Eni (ENI) il cane a sei zampe (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
però quota a sconto del 38% sul valore minimo che dovrebbe avere
ok
il mkto comanda

io le ho in portfoglio da marzo 2020 [le avevo già prima e ho avuto il coraggio di raddoppiarle .... un qulo]
e le guardo com la gallina dalle uova d'oro
ne ho una buona quantità che mi garantisce un'introito ben superiore alla pensione
e in questo periodo di grande inflazione ringrazio dio di avermi aiutato [ringrazio anche Lupin/Lothar/Cip che mi hanno insegnato l'arte di investire]

comunque l'azione è andata a testare il primo supporto dinamico e l'ha siringato
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tontolina

Forumer storico
Niente... hanno il braccino corto.... speravo almeno 1€uro secco e invece

Eni, in piano al 2026 investimenti +15%, cedola 2023 sale a 0,94 euro

gio 23 febbraio 2023 2:24 PM CET


MILANO (Reuters) - Il gruppo Eni alza il velo sul piano strategico al 2026, incentrato su sicurezza energetica e riduzione delle emissioni, stimando una crescita della produzione Upstream a un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2026, per poi stabilizzarsi fino al 2030, con la quota di produzione del gas che salirà al 60% entro il 2030.
Secondo quanto riporta una nota della major petrolifera, gli investimenti in dollari sono attesi in crescita del 15% rispetto al piano precedente, principalmente per nuove opportunità e ampliamento dei progetti caratterizzati da elevati ritorni. Il Capex 2023 è atteso a circa a 9,5 miliardi e a 37 miliardi nell'arco di piano.
Per quanto riguarda la remunerazione degli azionisti, il dividendo sul bilancio 2023 aumenta del 7% a 0,94 euro per azione e il buyback è fissato a 2,2 miliardi con lancio quest'anno, pari circa il 4,5% delle azioni in circolazione all'attuale prezzo.

Andando nel dettaglio del piano che l'AD Claudio Descalzi sta presentando alla comunità finanziaria a Roma, Eni conferma gli obiettivi di riduzione delle emissioni Scope 1, 2 e rispetto al 2018: -35% entro il 2030; -80% entro il 2040; e net zero entro il 2050.
Il gruppo prevede che la capacità di generazione rinnovabile di Plenitude (la controllata attiva nella vendita di energia elettrica e gas al retail e la produzione da rinnovabili) aumenterà a oltre 7 GW entro il 2026 e a oltre 15 GW entro il 2030. Il comunicato sottolinea che la società ha come obiettivo di più che raddoppiare i punti di ricarica entro il 2026 e si prevede che l'Ebitda di Plenitude aumenti per il 2026 di tre volte rispetto al 2022, fino a 1,8 miliardi a fine piano.
Eni genererà un CFFO (flusso di cassa operativo) di oltre 17 miliardi nel 2023 e di oltre 69 miliardi nel corso del piano, con un aumento del 25% nel 2026 rispetto al 2023, allo scenario costante del 2023. Ciò consente di finanziare organicamente gli investimenti e di potenziare la remunerazione agli azionisti, mantenendo il leverage tra il 10-20%, si legge nel comunicato.

A tal proposito, la politica di remunerazione degli azionisti viene semplificata e potenziata, con il 25-30% del CFFO da distribuire in dividendi e buyback.

Per quest'anno l'Ebit è atteso a 13 miliardi, il secondo migliore risultato in 10 anni dopo il record del 2022, sottolinea il comunicato.

(Giancarlo Navach, editing Francesca Piscioneri)
 

tontolina

Forumer storico
sono andata a vedere il rapporto prezzo/utili di Xom, BP, shell, total, chevron e nessuno scende sotto i 5
bene ecco invece ENI
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tontolina

Forumer storico
GUERRA DELL’AUTO/ L’Italia (con la Germania) manda ko il mercato dell’elettrico coi biocarburanti
Pubblicazione: 08.03.2023 - Marco Pugliese
La votazione europea sul bando ai motori benzina e diesel dal 2035 è slittata per l’opposizione (tra gli altri) di Italia e Germania, che hanno un asso nella manica

Lo slittamento della votazione che avrebbe messo al bando i motori termici nel 2035, fortemente voluta in seno all’Ue, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a non poche imprese italiane.

L’Italia si è messa di traverso (con al seguito Polonia e altri Paesi dell’Est) e la Germania ha fatto altrettanto: i due Paesi, infatti, stanno puntando sui biocarburanti che potrebbero mettere ko il mercato dell’elettrico. Un colpo che porterebbe aziende produttrici come Eni all’apice della piramide economica europea e soprattutto tale scelta darebbe all’Italia l’opportunità di diventare un vero e proprio hub energetico.

Cosa sono efuel e biocarburanti?
I carburanti sintetici (efuel) usano energia per scomporre l’acqua in ossigeno e idrogeno, ricombinandolo con CO2 per ottenere e-metanolo. I biocarburanti invece utilizzano le biomasse ricavate dagli scarti vegetali e alimentari. La CO2 necessaria a generarli arriva dall’atmosfera e terminato il ciclo tornerà da dove viene, di fatto proponendo una notevole sostenibilità ed emissioni fortemente ridotte.

La convenienza
Per l’utilizzo non serve modificare le auto, non sono necessarie colonnine ad hoc, il trasporto costa poco e permette lunghi tragitti. L’emissione d’ossidi d’azoto e particolato è ridotta rispetto alla normale benzina o diesel. Questa soluzione non è una panacea ecologia, ma ci eviterà la distruzione industriale, in attesa di poter utilizzare delle batterie migliori, smaltibili senza i processi odierni e soprattutto in grado d’interessare il traffico pesante commerciale (cosa oggi praticamente impossibile).

In Italia l’Eni ha lanciato (già presente in pompa) un biodisel che si chiama HVOlution ed è composto al 100% da olio vegetale e idrogenato. Rappresenta un gasolio rinnovabile prodotto da materie prime di scarto, residui vegetali e da oli generati da colture (non in competizione con la filiera alimentare), oltre a olio esausto (altro brevetto italiano che l’Ue ha sempre snobbato, datato anni ’80, che di fatto ricicla l’olio esausto, eliminato tramite inquinante combustione da Germania e Francia…).
Per ottenere questa miscela speciale, Eni ha siglato accordi e partnership mondiali in diversi Paesi dell’Africa, come Kenya, Mozambico e Congo. In queste aree, la società sta sviluppando alcuni agri-hub che serviranno per produrre parte del carburante che verrà successivamente trattato nelle raffinerie italiane, com quella di Gela. HVOlution non è un carburante a zero impronta carbonica, ma la stima di riduzione dell’emissione di CO2 è tra il 65% e il 94% con i motori di nuova generazione che verranno prodotti (se l’Ue non blocca il tutto…).
Attualmente il prezzo alla pompa equivale al diesel, ma è “retto” dagli attuali euro 5 e 6 diesel. Le stime che davano gli efuel tra i 3 e i 4 euro al litro sono state disattese, anzi il prezzo potrebbe scendere già nei prossimi mesi.

L’asse Italia-Germania
Eni ha messo l’Italia in una posizione di vantaggio tecnologico e visto che anche la Germania produce biocarburanti la partita potrebbe essere giocata da Berlino e Roma, in vantaggio su Parigi (il resto d’Europa sarebbe solo mercato di vendita, produzioni e brevetti sono saldamente in mano italiana e tedesca).

Per fare questo salto serve un passaggio legislativo in seno all’Ue, la nostra governance politica deve impegnarsi mettendo al centro dell’agenda l’interesse nazionale.

Non è solo una questione di biocarburanti, Eni e Leonardo in partnership stanno lavorando a un propellente per i razzi spaziali, altro aspetto d’interesse nazionale che proietta il nostro Paese tra i leader della space economy, che ormai è la vera sfida del prossimo decennio. Serve riportare l’Italia al centro dell’Europa, serve visione e applicazione della nostra genialità.
 

tontolina

Forumer storico
ENI è sempre più GREEN da quando l'EU ha stabilito che l'energia nucleare è VERDE


Giovedì, 9 marzo 2023
Energia da fusione, Eni sigla accordo di cooperazione con CFS
Descalzi (Eni): "Vedremo realizzata la prima centrale elettrica di CFS basata sulla fusione a confinamento magnetico all’inizio del prossimo decennio"
di Redazione Corporate
Energia da fusione, Eni sigla accordo di cooperazione con CFS


Eni, firmato accordo di cooperazione con CFS: l'obiettivo è accelerare l’industrializzazione dell’energia da fusione
Eni ha siglato oggi un accordo di cooperazione con Commonwealth Fusion Systems (CFS), spin-out del Massachusetts Institute of Technology: l'obiettivo della collaborazione è quello di accelerare l’industrializzazione dell’energia da fusione. Eni è stata tra le prime aziende energetiche a investire nella ricerca sulla fusione a confinamento magnetico, ed è il primo e il maggiore azionista del progetto CFS.
Consapevole del grande valore strategico della fusione e della solidità del progetto di ricerca del CFS, nel 2018 Eni ha infatti investito 50 milioni di dollari nella società. A fine 2021 ha inoltre partecipato al nuovo round di finanziamento di CFS. Oltre a fornire il proprio sostegno finanziario, Eni fa parte del Consiglio di Amministrazione e assicura il proprio contributo anche in termini di risorse e know how industriale.

Per Eni, la fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale tra le tecnologie per la decarbonizzazione in quanto potrà, in prospettiva, consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia a zero emissioni e con un processo sicuro e virtualmente illimitato.
 

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