Eni (ENI) il cane a sei zampe (1 Viewer)

tontolina

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Eni - Torna in utile adjusted per 0,93 mld e riporta il dividendo sui livelli pre-Covid nel 2Q21 30/07/2021 11:14 - MKI
Eni ha chiuso il secondo trimestre 2021 con un utile operativo adjusted di 2 miliardi, in forte miglioramento rispetto alla perdita 434 milioni del 2Q20 e superiore agli 1,62 miliardi stimati dagli analisti.
Oltre le attese anche l' utile netto adjusted pari a 929 milioni (570 milioni), tornando sui livelli pre-Covid.
I risultati conseguiti, allo scenario di riferimento Brent di 65 dollari, hanno consentito di riportare il dividendo a livello pre-pandemia a 0,86 euro per azione e avviare un programma di acquisto azioni proprie da 400 milioni.
Nel secondo trimestre 2021 il fatturato consolidato di Eni e' raddoppiato a 16,3 miliardi, mentre il risultato operativo adjusted e' migliorato a 2,045 miliardi (1,62 miliardi il consensus) dalla perdita di 434 milioni del 2Q20 per effetto del miglioramento dello scenario upstream guidato dalla ripresa delle quotazioni del petrolio (Brent +130% in dollari) e del gas naturale, i cui effetti sono stati parzialmente compensati dalle minori produzioni per maggiore attivita' manutentiva.
Nel complesso la maggiore performance del Gruppo di +2,5 miliardi e' dovuta per 2,4 miliardi alla ripresa dello scenario energetico.
Il risultato netto adjusted e' passato da una perdita di 714 milioni nel 2Q20 a un utile di 929 milioni (570 milioni il consensus), per effetto della crescita dell’utile operativo, mentre nelle partecipazioni la migliore performance di Va'r Energi e' stata compensata dal risultato negativo di Saipem.
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Per quanto riguarda i singoli business, l' Exploration & Production ha riportato un incremento dell' Ebit adjusted del 34% rispetto al trimestre precedente a 1,84 miliardi, grazie al progressivo ribilanciamento dei fondamentali della domanda e offerta petrolifera globale, nonostante le fermate stagionali di alcune produzioni. Il confronto con il corrispondente trimestre 2020 riflette invece il consistente rimbalzo dalla fase piu' acuta della crisi con un incremento di risultato da una perdita di 807 milioni all' utile di 1.841 milioni, sostenuto dalla piena ripresa dello scenario petrolifero con il greggio di riferimento Brent aumentato di oltre il 130% (media secondo trimestre 2021 vs secondo trimestre 2020).
La produzione di idrocarburi e' diminuita su base annua del 7,6% di 1,597 milioni di boe/giorno, che si ridetermina in -5% a parita' di prezzo. La flessione e' dovuta ai maggiori interventi manutentivi in Norvegia, Italia e Regno Unito che nel periodo di confronto furono differiti, alla minore attivita' in Nigeria e al declino di giacimenti maturi. La forte crescita in Egitto guidata dal giacimento Zohr e sostenuta dalla ripresa internazionale della domanda gas e dal riavvio dell' impianto di liquefazione di Damietta, nonche' lo start-up di Merakes in Indonesia hanno in parte compensato tali riduzioni.
La produzione di petrolio nel trimestre e' stata di 779 mila barili/giorno (-9% a/a), mentre la produzione di gas naturale e' stata di 123milioni di metri cubi/giorno (-7% a/a)
Il settore Global Gas & LNG Portfolio ha riportato un utile operativo adjusted di 24 milioni, in calo rispetto alla performance dello stesso periodo 2020 (utile di 130 milioni) per effetto della significativa contrazione dello spread PSV-TTF e dell' impatto delle ottimizzazioni di portafoglio una tantum realizzate lo scorso anno, i cui effetti sono stati parzialmente compensati dai benefici da rinegoziazione dei contratti gas. contrazione dello spread PSV-TTF.
Il business Refining & Marketing ha registrato una perdita operativa adjusted di 12 milioni, in netto peggioramento rispetto al periodo di confronto (utile di 139 milioni nel 2Q20) a causa della perdurante crisi dello scenario di raffinazione dovuta alla pandemia, come evidenzia la lenta ripresa del trasporto aereo civile e altre dislocazioni di mercato. Positiva la performance del Marketing, che beneficia di maggiori volumi commercializzati, favoriti dalla progressiva riapertura dell' economia, in parte compensati dai minori margini.
Il business della Chimica ha registrato un utile operativo adjusted di 202 milioni, in netto miglioramento rispetto alla perdita di 66 milioni del 2Q20 grazie alla ripresa della domanda globale di commodity in settori finali chiave, sostenendo i volumi e i margini, nonche' del maggiore contributo della chimica rinnovabile. Inoltre, il settore ha potuto catturare volumi di vendite addizionali (volumi cresciuti del 12% nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo dell' anno precedente) grazie alla maggiore disponibilita' degli impianti, sfruttando il rimbalzo della domanda e il minore import da paesi produttori (USA e Medio Oriente).
Infine, il business retail gas&power e rinnovabili ha registrato un utile operativo adjusted in aumento del 27,1% a 108 milioni.
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Dal lato patrimoniale l' indebitamento finanziario e' pari a 15,3 miliardi, in calo rispetto ai 17,5 miliardi al 31 marzo 2021, con un leverage sceso a 0,38x da 0,44x, dopo un robusto flusso di cassa operativo di 2,8 miliardi a fronte di capex netti pari a 1,52 miliardi. Escludendo la lease liability - IFRS 16, l' indebitamento finanziario netto si ridetermina in 10 miliardi.
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Confermato l' outlook per il 2021 con una produzione di idrocarburi di circa 1,7 milioni boe/giorno, con una produzione nel terzo trimestre attesa a 1,68 milioni di boe/giorno
Previsto un cash flow operativo ante working capital superiore a 10 miliardi assumendo 65 $/bbl di Brent e un margine di raffinazione SERM leggermente negativo.
Capacita' rinnovabile installata e in costruzione in forte crescita con target a fine anno pari a 2 GW, in significativo aumento rispetto alla precedente previsione di circa 1 GW. Grazie anche alle recenti acquisizioni, si stima che la capacita' installata passi dal target iniziale di 0,7 GW a 1,2 GW a fine 2021.
Infine, il Cda di Eni, avendo valutato il miglioramento dei fondamentali dello scenario energetico e le prospettive di evoluzione del mercato, ha deliberato uno scenario di riferimento Brent di 65 $/bbl che in funzione della politica di remunerazione degli azionisti ha determinato un dividendo annuale 2021 di 0,86 euro per azioni, in crescita di oltre il 100% rispetto al 2020 e tornando a livelli pre-Covid. Avviato inoltre un programma di buy-back da 400 milioni per i prossimi sei mesi.
 

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Cfs (Commonwealth fusion system), spin off del Mit di cui Eni è principale azionista dal 2018, ha condotto il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva Hts, creando le condizioni per confinare il plasma nei futuri reattori che saranno costruiti per produrre energia. Il cammino è ancora lungo: il primo impianto sperimentale vedrà la luce nel 2025 e solo nel 2031 la tecnologia sarà disponibile. Ma in Eni c’è grande aspettativa per lo sviluppo della tecnologia proprietaria


e i Russi si offendono
 
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Cfs (Commonwealth fusion system), spin off del Mit di cui Eni è principale azionista dal 2018, ha condotto il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva Hts, creando le condizioni per confinare il plasma nei futuri reattori che saranno costruiti per produrre energia. Il cammino è ancora lungo: il primo impianto sperimentale vedrà la luce nel 2025 e solo nel 2031 la tecnologia sarà disponibile. Ma in Eni c’è grande aspettativa per lo sviluppo della tecnologia proprietaria


e i Russi si offendono
Nucleare, Draghi ha un grosso problema con Putin
Maurizio Blondet 27 Settembre 2021

di Luigi Bisignani
Ignitor”: questo il nome del problema atomico di Draghi con Putin. Una questione che rischia di far slittare ancora il tanto agognato G20 straordinario sull’Afghanistan che sta consumando ogni energia di Super Mario. Il premier, nel campo della politica internazionale infatti non si trova a proprio agio, tuttavia la vicenda “Ignitor”, che ha scatenato i risentimenti verso l’Italia di tutto il mondo sovietico della scienza – che in Russia conta davvero – ora rischia di far scoppiare una nuova diaspora diplomatica.

Problema atomico
Sul piano della realpolitik dove si misurano i rapporti di forza punto e basta, il discorso è chiarissimo. I Paesi maggiormente interessati alla crisi Afghana (Russia, Cina, Pakistan, Tajikistan) si sono incontrati e coordinati subito dopo la caduta di Kabul in seno all’organizzazione regionale di sicurezza già esistente e non hanno alcun interesse a questo G20. Al centro dell’ ‘affaire’ Ignitor invece l’Eni di Claudio Descalzi. Nei giorni scorsi, il “cane a sei zampe” ha annunciato di aver condotto, con successo, assieme a CFS e al MIT di Boston, il primo test di un super magnete che dovrebbe gestire la fusione nucleare di deuterio e trizio a confinamento magnetico, in grado, in sostanza, di contenere l’effetto di un potentissimo fenomeno termonucleare. Tutto splendido se non fosse per la grave estromissione dei russi che è stata presa come un affronto.
Cos’è “Ignitor”
“Ignitor” nasce dall’intuizione di uno dei più grandi fisici italiani, il professor Bruno Coppi, che ha portato avanti questi studi con il supporto decisivo del governo italiano in stretta collaborazione con le massime autorità scientifiche e politiche della Russia. Per non parlare dell’impegno di due grandi fisici come Nicolò D’Amico e Giovanni Bignami che si staranno rivoltando nella tomba. Il progetto, sovrapponibile né più né meno a quello annunciato dall’Eni nei giorni scorsi, è stato uno dei successi del governo Berlusconi, che lo fece addirittura approvare dal Cipe, grazie al prezioso lavoro dell’allora ministro Maria Stella Gelmini, la quale in missione a Mosca aveva incontrato il gotha dei fisici sovietici, da M. V. Kovalchuk a Velikof Eugene e tutti quelli riuniti al Joint Institute for Nuclear Research. Intesa celebrata nei saloni della Rappresentanza a Mosca in Denezhnij Pereulok, in prossimità di uno dei quartieri storici della capitale dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi “Ignitor” fu persino oggetto di un protocollo speciale firmato a Villa Gernetto in Brianza, nel 2010, da Berlusconi e Putin in un vertice dedicato proprio alla collaborazione nel campo energetico che segnava anche una triangolazione importante tra Usa e Russia sotto la regia dell’Italia con la benedizione delle rispettive ‘intelligence’ CIA, GRU e DIS .
Le tensioni Draghi-Putin
Da qualche giorno, il disagio dei fisici italiani e di molte istituzioni governative che hanno lavorato al progetto così come le rimostranze russe, sono sul tavolo del capo del Governo che sta cercando di capire come mai questa iniziativa triangolare abbia preso poi un’altra strada, tagliando fuori proprio Mosca. Certamente non può essere frutto del noto filoatlantismo di Draghi, il quale probabilmente non ne sapeva nulla, travolto com’è dai vaccini e dai fondi del Pnrr in lista d’attesa per essere spesi. Anche perché, in verità, ha molto bisogno di recuperare con Putin se vuole averlo, quanto meno in streaming, nel G20. Ma a Mosca, oltre all’affronto su “Ignitor”, ricordano ancora con disagio le dure parole di Draghi a commento delle sanzioni europee contro la Bielorussia di Alexander Lukashenko, grande amico dello zar Vladimir: “Il livello delle interferenze russe sia con le spie che sul web è diventato allarmante”. Ed anche le esternazioni contro il ‘dittatore’ turco Erdogan su cui ci ha messo una pezza definitiva il ministro degli Esteri Luigi di Maio incontrando riservatamente a New York, a margine dell’assemblea generale dell’Onu, il suo collega di Ankara.

Inoltre, non si riesce ancora a comprendere come mai l’Eni, che prospera comprando miliardi di metri cubi di gas metano dalla Russia, possa aver fatto una tale gaffe relazionale. Forse l’annuncio urbi et orbi del nuovo super magnete per la fusione nucleare voleva far passare in secondo piano alcune criticità del gruppo di San Donato, ormai in costante inseguimento dell’Enel di Francesco Starace su tutti i fronti delle energie alternative, dal fotovoltaico, alle pale eoliche passando per l’eolico marino. Questa volta, per riallacciare con Putin, a Super Mario farebbe comodo qualche dritta di Berlusconi; il professor Giavazzi, così prodigo di consigli con tutti, dovrebbe ricordargli che Vladimir andò persino a trovare il suo amico Silvio a domicilio quando era confinato ai servizi sociali e, in un clima più che familiare, si mise addirittura a tirare la pallina a Dudu. Questa volta a Draghi, al posto del solito fuoco, toccherà usare il miele per ricucire i rapporti con l’orso russo.
Luigi Bisignani per Il Tempo 26 settembre 2021
 

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Quanto alla nuova distribuzione del dividendo relativo al 2022, fissato in 0,88 euro per azione,
Eni ha deciso di adeguarsi alla prassi delle altre big oil.
Sono previste 4 tranche di 0,22 euro, che verranno pagate a settembre 2022, novembre 2022, marzo 2023 e maggio 2023.
 

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Eni, in Kenya la prima produzione di olio vegetale per bio-raffinazione

DaMaria Corsi
18 Luglio 2022


Milano – Eni ha completato la costruzione dello stabilimento per la raccolta e spremitura di semi oleaginosi (agri-hub) a Makueni, in Kenya, e avviato la produzione del primo olio vegetale per le bio-raffinerie.
Il primo agri-hub avrà una capacità installata pari a 15mila tonnellate con una produzione prevista nel 2022 di 2.500 tonnellate.
“Questo progetto incarna tutti i pilastri dell’approccio di Eni alla sostenibilità – ha detto Claudio Descalzi -. La neutralità carbonica, perché la bio-raffinazione è un elemento importante nel nostro percorso verso le zero emissioni al 2050. L’eccellenza operativa, perché abbiamo concluso i lavori nei tempi previsti, a un anno dall’accordo con il governo kenyota e a sei mesi dall’avvio del cantiere, in totale sicurezza con più di 200mila ore lavorate senza alcun incidente.
Lo sviluppo sociale, con benefici in termini occupazionali: abbiamo coinvolto 25mila agricoltori e impiegato fino a 200 persone al giorno nella costruzione del centro”.

“Nel nostro modello di integrazione verticale – ha concluso l’Amministratore Delegato di Eni – la coltivazione dei semi è demandata agli agricoltori locali in modo da promuovere l’accesso al mercato garantendo l’accesso alla terra”. L’agri-hub lavorerà semi di ricino, di croton e di cotone per estrarre olio vegetale. Si tratta di materie prime sostenibili, agri-feedstock che non sono in competizione con la filiera alimentare perché provenienti da coltivazioni resistenti all’aridità e adatte a crescere su terreni degradati, appunto ricino, semi raccolti da piante spontanee (croton) e co-prodotti della filiera del cotone in un’ottica di economia circolare.
Nell’impianto, inoltre, si produrranno mangimi e bio-fertilizzanti, derivati dalla componente proteica dei semi, a beneficio delle produzioni zootecniche e alimentari, fornendo un contributo alla sicurezza alimentare. Il centro funzionerà anche come polo di formazione e supporto tecnico agli agricoltori.
Eni Kenya, la sua filiera e tutti gli agri-feedstock sviluppati sono stati certificati secondo lo schema di sostenibilità ISCC-EU (International Sustainability and Carbon Certification), uno dei principali standard volontari riconosciuti dalla Commissione europea per la certificazione di biocarburanti (RED II).

In particolare, Eni è la prima azienda al mondo a certificare il ricino e il croton ad uso biocarburanti sotto lo schema ISCC-EU e ha permesso per la prima volta a un cotonificio africano di raggiungere tali standard certificativi, offrendo agli agricoltori locali nuove opportunità di mercato anche per la fibra. Eni Kenya ha avviato inoltre – in partnership con ISCC all’interno di un progetto Horizon 2020 – le azioni per ottenere la certificazione Low ILUC (basso rischio di cambiamento diretto ed indiretto della destinazione d’uso dei terreni) già a partire dai prossimi mesi.
La prima fase del progetto in Kenya prevede la realizzazione di un secondo impianto che consentirà di raggiungere nel 2023 una capacità complessiva di 30mila tonnellate all’anno di olio vegetale e lo sviluppo delle filiere agricole associate. L’avvio della produzione in Kenya rappresenta il primo passo per le iniziative nella catena agro-industriale di Eni. Nel corso dell’ultimo anno sono stati firmati accordi in diversi Paesi tra cui Congo, Mozambico, Angola, Costa d’Avorio, Benin, Kazakistan e Ruanda. Per questi Paesi, così come per l’Italia, sono stati avviati studi di fattibilità con l’obiettivo di condurre nelle realtà più mature una prima fase di attività agricola a partire dal 2022 per poi procedere con la costruzione di impianti di spremitura di semi per la bio-raffinazione.
 

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Eni: risultati del quarto trimestre e dell’esercizio 2022
23 FEBBRAIO 2023 - 7:40 AM CET

Il Consiglio di Amministrazione di Eni, riunitosi ieri sotto la presidenza di Lucia Calvosa, ha approvato i risultati consolidati dell’esercizio e del quarto trimestre 2022 (non sottoposti a revisione contabile).
Esaminando i risultati, Claudio Descalzi, AD di Eni, ha commentato:
“Nel 2022 ci siamo fortemente impegnati non solo nel progredire nei nostri obiettivi di sostenibilità ambientale, ma anche nel garantire la sicurezza energetica all’Italia e quindi all’Europa, costruendo una diversificazione geografica e delle fonti energetiche. I risultati operativi e finanziari che abbiamo raggiunto sono stati eccellenti, così come la capacità di garantire in tempi rapidi forniture stabili all’Italia e all’Europa e il progresso nei piani di decarbonizzazione. Durante l’anno abbiamo concluso una serie di accordi e di attività per rimpiazzare in modo definitivo il gas russo entro il 2025, potendo contare sulle nostre solide relazioni con i paesi produttori e sul nostro modello di sviluppo accelerato, che ci consentiranno di incrementare i flussi di gas da Algeria, Egitto, Mozambico, Congo e Qatar. L’ultima operazione con la società di stato libica NOC per lo sviluppo del progetto “Strutture A&E” e i recenti successi esplorativi nelle acque di Cipro, Egitto e Norvegia andranno a rafforzare la diversificazione geografica della nostra catena integrata di forniture. Questa pronta reazione alla crisi del gas e l’integrazione con le attività upstream sono stati un importante fattore alla base dei risultati del settore GGP, in grado di onorare gli impegni di vendita diversificando le fonti. Plenitude ha raggiunto 2,2 GW di capacità rinnovabile, il doppio dello scorso anno, e sarà affiancata dalla neo costituita Eni Sustainable Mobility nel portare avanti il piano di azzeramento delle emissioni dei clienti. Questo veicolo, facendo leva sulla forte presenza nel settore dei biocarburanti, offrirà soluzioni per una mobilità sempre più decarbonizzata ai clienti in Italia e in Europa. In un contesto di mercato favorevole, i risultati 2022 sono stati sostenuti dalla disciplina finanziaria e dal controllo dei costi, dall’efficacia operativa e dall’attenta gestione dei rischi derivanti dalla volatilità dei prezzi e dalla carenza di offerta. La forte generazione di cassa organica con un flusso di €20,4 mld ci ha permesso di finanziare gli investimenti e la crescita, di ridurre il rapporto di indebitamento al minimo storico di 0,13 e di remunerare gli azionisti con €5,4 mld attraverso i dividendi e l’esecuzione di un programma accelerato di riacquisto delle azioni proprie. Le nostre priorità strategiche restano confermate: continueremo a investire per assicurare la stabilità e regolarità delle forniture per soddisfare il fabbisogno energetico e per decarbonizzare le nostre attività e l’offerta ai clienti, mantenendo la disciplina finanziaria indispensabile per garantire ritorni attrattivi agli azionisti.”

Highlight finanziari
  • L'utile operativo adjusted (EBIT adjusted) di gruppo nell’esercizio 2022 di €20,4 mld raddoppiato rispetto al 2021 riflette l’eccellente andamento dei settori E&P, GGP e del business R&M.
    - E&P ha conseguito un incremento di EBIT di oltre il 70% a €16,4 mld grazie all’elevato grado di leva operativa rispetto allo scenario delle materie prime;
    - GGP ha realizzato un EBIT di €2,1 mld, provvedendo alla sostituzione di gas russo con gas equity o da paesi ove operiamo ed assicurando la continua ottimizzazione del portafoglio gas e GNL in un contesto di offerta insufficiente, garantendo stabilità e sicurezza degli approvvigionamenti per i clienti e la gestione dei rischi finanziari;
    - R&M ha ottenuto il migliore risultato di sempre con un EBIT di €2,2 mld, rispetto a un risultato in pareggio nel 2021, grazie alla disponibilità degli impianti e all’ottimizzazione dei prodotti cogliendo le opportunità della ripresa dello scenario di raffinazione, mentre le misure di efficienza hanno attenuato l’impatto dell’incremento dei costi energetici;
    - Plenitude ha raggiunto gli obiettivi operativi e finanziari del 2022 con un EBIT di €0,34 mld e una capacità rinnovabile di 2,2 GW, nonostante lo sfidante scenario di mercato;
    - Versalis ha operato in un contesto fortemente competitivo e con una domanda di mercato debole, con l’ulteriore aggravio dei costi energetici indicizzati al prezzo del gas, chiudendo l’anno con una perdita di €0,25 mld.
  • L'utile netto adjusted di competenza degli azionisti Eni per l'esercizio 2022 di €13,3 mld è aumentato di €9 mld rispetto all'esercizio 2021 grazie agli eccellenti risultati della gestione industriale e al notevole contributo delle partecipate valutate con il metodo del patrimonio.
  • L'utile netto di competenza degli azionisti Eni per l'esercizio 2022 è stato pari a €13,8 mld evidenziando un notevole incremento rispetto all'esercizio 2021 dovuto al miglioramento della gestione industriale, attenuato da minori proventi straordinari netti relativi principalmente alla valutazione delle scorte. Nel 2022 gli oneri straordinari hanno riguardato principalmente accantonamenti ambientali e di bonifica per €2 mld, di cui €0,3 mld di accantonamenti al fondo smantellamento di alcuni impianti e strutture ausiliarie di raffinazione, svalutazioni di attività per €1,1 mld relative a proprietà oil e gas e impianti chimici, imposte straordinarie sui profitti delle imprese energetiche a titolo di contributi solidaristici pari a €1,7 mld, di cui €1 mld pagato nel 2022. Tali oneri sono stati compensati da plusvalenze di €2,5 mld relative all'operazione Azule e di €0,4 mld relativi al collocamento in borsa di un’interessenza nella collegata Vår Energi e dalla rilevazione di imposte differite attive di €1,6 mld.
  • L'EBIT adjusted di gruppo del quarto trimestre 2022 è stato pari a €3,6 mld, con una flessione di €0,2 mld rispetto al corrispondente trimestre 2021 per effetto della riclassifica di Azule Energy (attività Eni E&P in Angola) nelle partecipazioni, della minore produzione di idrocarburi e dei proventi one-off 2021 di GGP, in parte compensati dal robusto andamento dell’attività R&M.
  • L'utile netto adjusted di competenza degli azionisti Eni del quarto trimestre 2022 è stato pari a €2,5 mld, registrando un aumento di quasi il 50% rispetto al corrispondente periodo 2021, quindi un incremento di €0,8 mld, per effetto dei maggiori risultati delle società valutate al patrimonio netto che riflette in parte l’avvio dalla JV Azule, più che compensando il minore risultato operativo.
  • L'utile netto di competenza degli azionisti Eni del quarto trimestre 2022 di €550 mln è stato ridotto per effetto del fair value dei derivati sulle materie prime per €1,1 mld (rispetto a un provento di €1,7 mld dell'esercizio precedente), delle svalutazioni di attività per €0,9 mld (rispetto alle rivalutazioni di €0,5 mld dell'esercizio precedente) e dalla rilevazione di imposte straordinarie a titolo di contributo solidaristico di €0,7 mld, in parte compensato dallo stanziamento di imposte differite attive di €1,6 mld. Tutte queste voci sono state classificate come special item.
  • Nel quarto trimestre 2022 il flusso di cassa operativo adjusted del Gruppo prima del capitale circolante al costo di rimpiazzo è stato di €4,1 mld. Su base annua ha raggiunto €20,4 mld, al netto di €8,5 mld di imposte pagate, con un incremento del 60% rispetto al 2021: dopo aver finanziato gli investimenti organici di €8,2 mld, cresciuti del 42% per effetto del rafforzamento del dollaro USA e della programmata ripresa delle attività di progetto post-lockdown, e la copertura del fabbisogno di capitale circolante, il Gruppo ha conseguito un free cash flow organico di €12,8 mld, che sono stati impiegati per finanziare la manovra di portafoglio, ridurre l'indebitamento finanziario netto di €2 mld e remunerare gli azionisti con €5,4 mld mediante il pagamento dei dividendi e il riacquisto di azioni proprie (buy-back).
  • Nei mesi di settembre e novembre Eni ha pagato la prima e la seconda tranche trimestrale del dividendo 2022 di €0,22 per azione ciascuna, pari a €1,47 mld. La terza tranche di €0,22 per azione sarà messa in pagamento il 22 marzo con stacco cedola il 20 marzo 2023.
  • Nel mese di novembre Eni ha completato l’annunciato programma di acquisto di azioni proprie da €2,4 mld, corrispondenti a 196 mln di azioni ritirate dal mercato.
  • Nel gennaio 2023 Eni ha lanciato con successo il primo prestito obbligazionario legato alla sostenibilità per il mercato retail in Italia dell’ammontare di €2 mld. Ricevuti ordini per oltre €10 mld rispetto a €1 mld inizialmente offerto, stabilendo il record italiano per un'emissione obbligazionaria corporate a tranche singola destinata al retail. L'offerta è stata chiusa in anticipo in soli 5 giorni, termine minimo fissato nel prospetto informativo.
  • L'indebitamento finanziario netto ex-IFRS 16 al 31 dicembre 2022 è pari a €7 mld, in diminuzione di €2 mld rispetto al 31 dicembre 2021. Il leverage di gruppo a 0,13, rispetto allo 0,20 al 31 dicembre 2021.
Principali sviluppi di business

 

tontolina

Forumer storico
utile netto di 13,8 miliardi
diviso il flottante 3.571.487.977

fa 3,8639€uro per azione

per trovare il valore minimo moltiplichiamo per 5 l'EPS e otteniamo 19,32€uro

e invece oggi scende, ieri scendeva.....
posto il grafico che mostra una resistenza tra 14,5-15,0 che regge dal settembre 2019
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NoToc

old style
utile netto di 13,8 miliardi
diviso il flottante 3.571.487.977

fa 3,8639€uro per azione

per trovare il valore minimo moltiplichiamo per 5 l'EPS e otteniamo 19,32€uro

e invece oggi scende, ieri scendeva.....
posto il grafico che mostra una resistenza tra 14,5-15,0 che regge dal settembre 2019
Vedi l'allegato 702383

oggi scende come ieri perchè le attese sono per una discesa del greggio nel medio-lungo periodo , a mio sommesso parere
 

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