il '900, stiamo per archiviare un secolo d'Arte? (1 Viewer)

Cris70

... a prescindere
Niente più che una sensazione nata dal leggere sempre più titoli di mostre e articoli che citano i "protagonisti" o "maestri" del '900.

Ho come l'impressione che si stiano iniziando a chiudere i conti con il secolo scorso ed anche velocemente.

In effetti il primo ventennio del '900 insegna che potrebbe anche essere vero. Peccato non vedere negli ultimi 40 anni segnali chiari come fu allora l'impressionismo.

Voi che ne dite?
Siamo abbastanza pronti e preparati?
Oppure è da presuntuosi solo pensarlo?
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Il secolo breve in arte è stato brevissimo.
Dal 1918 agli anni 60, massimo qualcuno negli anni 70/80

Non che prima non fosse interessante: ma allora occorre arretrare il secolo fino agli anni 70 dell'800.
Io preferisco chiamarla Belle Epoque, dove appunto dal 1910 circa, alla sua fine, nascono i fermenti del 900.
 

vecchio frank

could be worse...
Niente più che una sensazione nata dal leggere sempre più titoli di mostre e articoli che citano i "protagonisti" o "maestri" del '900.

Ho come l'impressione che si stiano iniziando a chiudere i conti con il secolo scorso ed anche velocemente.

In effetti il primo ventennio del '900 insegna che potrebbe anche essere vero. Peccato non vedere negli ultimi 40 anni segnali chiari come fu allora l'impressionismo.

Voi che ne dite?
Siamo abbastanza pronti e preparati?
Oppure è da presuntuosi solo pensarlo?

Già, e come li chiudiamo questi conti? La domanda è questa.
Il filosofo e storico dell'arte Arthur Danto, in un saggio del 1984, ha teorizzato come saprete la fine dell'arte.
Secondo la sua concezione, con la Pop-art è perlomeno finito un certo tipo di narrazione dell'arte cominciato con Vasari e proseguito fino a Clement Greenberg e basato su una logica progressiva
Per Vasari, Giotto è il superamento degli antichi, Masaccio il superamento di Giotto, Leonardo e Raffaello il superamento di Masaccio e il suo contemporaneo Michelangelo il punto di arrivo. Dopo Leonardo, Raffaello e Michelangelo, non era facile per gli artisti trovare altre vie, ci fu infatti la generazione dei Manieristi, ma poi arrivò lo sconvolgimento del Caravaggio e tutto si rimise in moto. Questa per dirla in soldoni, ovviamente.
Per Greenberg il punto di arrivo è la generazione degli espressionisti astratti newyorchesi degli anni '50.
Danto si chiede: come fa una Brillo Box di Andy Warhol ad essere opera d'arte quando essa è indistinguibile da una vera Brillo Box, cioè da una scatola di pagliette per cucina? Vuol dire che a questo punto non esiste più nessuna regola per definire un'opera d'arte, non c'è più una direzione univoca da seguire, anzi, non c'è più alcuna direzione.
Mi piacerebbe che il discorso si sviluppasse da qui.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Già, e come li chiudiamo questi conti? La domanda è questa.
Il filosofo e storico dell'arte Arthur Danto, in un saggio del 1984, ha teorizzato come saprete la fine dell'arte.
Secondo la sua concezione, con la Pop-art è perlomeno finito un certo tipo di narrazione dell'arte cominciato con Vasari e proseguito fino a Clement Greenberg e basato su una logica progressiva
Per Vasari, Giotto è il superamento degli antichi, Masaccio il superamento di Giotto, Leonardo e Raffaello il superamento di Masaccio e il suo contemporaneo Michelangelo il punto di arrivo. Dopo Leonardo, Raffaello e Michelangelo, non era facile per gli artisti trovare altre vie, ci fu infatti la generazione dei Manieristi, ma poi arrivò lo sconvolgimento del Caravaggio e tutto si rimise in moto. Questa per dirla in soldoni, ovviamente.
Per Greenberg il punto di arrivo è la generazione degli espressionisti astratti newyorchesi degli anni '50.
Danto si chiede: come fa una Brillo Box di Andy Warhol ad essere opera d'arte quando essa è indistinguibile da una vera Brillo Box, cioè da una scatola di pagliette per cucina? Vuol dire che a questo punto non esiste più nessuna regola per definire un'opera d'arte, non c'è più una direzione univoca da seguire, anzi, non c'è più alcuna direzione.
Mi piacerebbe che il discorso si sviluppasse da qui.
Credo di averlo scritto più volte nei forum.
Altro è il risultato artistico, l'oggetto, il quadro, chiamiamolo come vogliamo, e, di riflesso, il "godimento" dello spettatore.
Altro è l'operazione estetica, le teorie sul modo di guardare.
Per fare esempi semplici: i divisionisti partirono da una osservazione scientifica e produssero arte. Però un Signac rimane assai inferiore a Seurat, pur essendo la guida teorica la medesima.
Duchamp fece un'operazione di estetica, portò a osservare come la bellezza si possa nascondere negli oggetti della vita quotidiana, coinvolse il modo di guardare il mondo. Non produsse arte, ma stimolo estetico. Operazione analoga fecero gli happening degli anni 60. E pure la Pop Art della Brillo Box. Solo che essendo la Brillo Box non particolarmente armoniosa, si volle appiccicarvi una visione estetica (non artistica) cianciando di società dei consumi di massa e simili. In tal modo, a differenza di Duchamp, che evidenziava quantomeno anche il bello, la Pop Art evidenziava la decadenza del gusto estetico. In pratica, mostrava come, nell'abbondanza di brutture, il nostro gusto si fosse corrotto, la nostra capacità di operare discriminazioni visive spenta. Questo è esatto, ma non è un risultato artistico. Così come un quadro di denuncia del sistema capitalistico è altro se dipinto da Orozco o se prodotto da Eulisse.

Capisco di scrivere controcorrente. Gli adoratori della ruota di bicicletta capovolta la troveranno un prodotto artistico. Io no: vedo una proposta estetica.
Per riallacciarci a quanto scriviamo su altro 3d, il prodotto artistico attiva le varie facoltà dell'uomo mettendole in armonia (non un'armonia statica e paradisiaca, ma dinamica, in quanto legata al proprio tempo). La proposta (meglio sarebbe: proposizione) estetica si rivolge alla mente e alla coscienza, ma non alle altre parti, se non in forma temporalmente e sostanzialmente subordinata.
Si potrebbe anche dire che l'artistico muove le operazioni dello spettatore in forma costruttiva verso la vita (parlavo di anabolismo, ma qui meglio dire armonia tra anabolismo e catabolismo), mentre il teorizzare estetico muove meritevolmente la comprensione mentale delle cose, però, agendo preminentemente sul piano del pensiero, mostra un agire quasi del tutto nel catabolismo. Che non è un "male", e tuttavia non è nemmeno l'agire "artistico".

Possiamo dunque dire che nel '900 è nata una nuova figura, che non è un critico, non è un artista, ma un critico che si esprime con opere piuttosto che con parole. Un altro campo, uno in più, nel territorio della cultura.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Questo interessante 3d è stato dimenticato nella polvere. Magari è colpa mia, per averlo bombardato di parole e concetti che hanno fatto scappare i forumisti come le pernacchie esplosive del nonno facevano scappare i piccioni, Buum!, e si salvi chi può.
Credo che l'argomento sia ottimo. Riapriamo? :-D
 

Heimat

Forumer attivo
E' un thread che merita sicuramente di essere aperto. Non sono d'accordo con la tua teoria che limita agli anni '60 il secolo breve. Ci dimentichiamo di Kiefer, Polke
ed altri? Riapriamo la discussione.
 

baleng

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E' un thread che merita sicuramente di essere aperto. Non sono d'accordo con la tua teoria che limita agli anni '60 il secolo breve. Ci dimentichiamo di Kiefer, Polke
ed altri? Riapriamo la discussione.
Poche rondini non fanno primavera. Negli anni 60, primi 70 è finito il periodo dell'arte come proposta, iniziato con Cubismo e Futurismo. Questa la caratteristica principale del turbinoso 900. Poi, e dico chiaramente secondo me, inizia un periodo di ripensamento, di rivisitazioni, di arte sull'arte, cioè di decadenza generale (che non implica assenza di capolavori, ma rabbuia il futuro, cui poco propone). Certamente artisti che anche prima erano validi e proponevano, continuano a farlo, come per esempio Kiefer stesso, o Corneille, Fuchs, Arik Brauer, ma nel segno comunque di una certa continuità.
Quello che manca sono nuove proposte vitali. A questo proposito, tuttavia, avrei potuto citare, smentendomi, la transavanguardia e i neo espressionisti tedeschi, che secondo me ampliano ancora per un poco il mantello del secolo fin entro gli anni 90.
Il secolo breve caduto a terra che, con loro, allunga un braccio verso il XXI secolo :daisy::eeh:. E tuttavia, già parte della transavanguardia si basa su rivisitazioni e riconsiderazioni, per esempio Chia.
 

giustino

Art is looking for you
Poche rondini non fanno primavera. Negli anni 60, primi 70 è finito il periodo dell'arte come proposta, iniziato con Cubismo e Futurismo. Questa la caratteristica principale del turbinoso 900. Poi, e dico chiaramente secondo me, inizia un periodo di ripensamento, di rivisitazioni, di arte sull'arte, cioè di decadenza generale (che non implica assenza di capolavori, ma rabbuia il futuro, cui poco propone). Certamente artisti che anche prima erano validi e proponevano, continuano a farlo, come per esempio Kiefer stesso, o Corneille, Fuchs, Arik Brauer, ma nel segno comunque di una certa continuità.
Quello che manca sono nuove proposte vitali. A questo proposito, tuttavia, avrei potuto citare, smentendomi, la transavanguardia e i neo espressionisti tedeschi, che secondo me ampliano ancora per un poco il mantello del secolo fin entro gli anni 90.
Il secolo breve caduto a terra che, con loro, allunga un braccio verso il XXI secolo :daisy::eeh:. E tuttavia, già parte della transavanguardia si basa su rivisitazioni e riconsiderazioni, per esempio Chia.

Parecchie cose negli anni 90 trovano una loro messa a punto e queste sono soprattutto quelle che pongono al centro del fare artistico le dinamiche relazionali e sociali.:gossip:

L'era di internet, dei social network sta per nascere ed allora c'è chi si accorge con un certo anticipo che le sfide, comprese quelle dell'arte, non si affrontano più da soli ma attraverso la rete delle competenze ed il lavoro condiviso.:ola:

Dunque io individuo (non solo perchè ne sono stato e ne sono parte) nelle pratiche partecipate, plurali, relazionali... le esperienze e proposte più interessanti dell'ultimo decennio del secolo scorso.:)

Questo anche alla luce di quello che è successo negli anni successivi con l'esplosione di internet che ci ha reso tutti quanti protagonisti e di conseguenza il diffondersi a macchia d'olio delle pratiche artistiche partecipate.

:invasion:
 
Ultima modifica:

baleng

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Parecchie cose negli anni 90 trovano una loro messa a punto e queste sono soprattutto quelle che pongono al centro del fare artistico le dinamiche relazionali e sociali.:gossip:

L'era di internet, dei social network sta per nascere ed allora c'è chi si accorge con un certo anticipo che le sfide, comprese quelle dell'arte, non si affrontano più da soli ma attraverso la rete delle competenze ed il lavoro condiviso.:ola:

Dunque io individuo (non solo perchè ne sono stato e ne sono parte) nelle pratiche partecipate, plurali, relazionali... le esperienze e proposte più interessanti dell'ultimo decennio del secolo scorso.:)

Questo anche alla luce di quello che è successo negli anni successivi con l'esplosione di internet che ci ha reso tutti quanti protagonisti e di conseguenza il diffondersi a macchia d'olio delle pratiche artistiche partecipate.

:invasion:
Giustino
può darsi che il tuo lavoro sia l'inizio di un periodo nuovo, crei un terreno di coltura per l'arte che verrà, in questo secolo o addirittura in quello futuro. Potrebbe essere uno dei segnali di cui parla Cris nel primo post.
Ma è certo che, se, come dice Cris, dobbiamo ormai fare i conti con il 900, l'arte partecipata ne sia fuori, anche se cronologicamente viene prima del fatidico 2000.
Non è detto sia uno svantaggio :cinque:
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Già, e come li chiudiamo questi conti? La domanda è questa.
Il filosofo e storico dell'arte Arthur Danto, in un saggio del 1984, ha teorizzato come saprete la fine dell'arte.
Secondo la sua concezione, con la Pop-art è perlomeno finito un certo tipo di narrazione dell'arte cominciato con Vasari e proseguito fino a Clement Greenberg e basato su una logica progressiva
Per Vasari, Giotto è il superamento degli antichi, Masaccio il superamento di Giotto, Leonardo e Raffaello il superamento di Masaccio e il suo contemporaneo Michelangelo il punto di arrivo. Dopo Leonardo, Raffaello e Michelangelo, non era facile per gli artisti trovare altre vie, ci fu infatti la generazione dei Manieristi, ma poi arrivò lo sconvolgimento del Caravaggio e tutto si rimise in moto. Questa per dirla in soldoni, ovviamente.
Per Greenberg il punto di arrivo è la generazione degli espressionisti astratti newyorchesi degli anni '50.
Danto si chiede: come fa una Brillo Box di Andy Warhol ad essere opera d'arte quando essa è indistinguibile da una vera Brillo Box, cioè da una scatola di pagliette per cucina? Vuol dire che a questo punto non esiste più nessuna regola per definire un'opera d'arte, non c'è più una direzione univoca da seguire, anzi, non c'è più alcuna direzione.
Mi piacerebbe che il discorso si sviluppasse da qui
.
Avevo risposto con la distinzione, ormai canonica, tra espressione artistica e teorizzazione estetica, quest'ultima dalla parte dei Duchamp e dei Warhol. Mi pare che, sulle regole, @giustino risponda non tanto con teorie ma con una prassi. Credo che @HollyFabius risponderebbe che la direzione la darà in gran parte l'evoluzione della tecnica. Credo, eh.
Poi, si potrebbe scatenare la fantasia futuristica e pensare, per esempio, che l'opera d'arte del futuro non sarà oggetto esteriore, ma produzione interiore (stimolata), come la realtà virtuale o i sogni. Perché, se alla fine il quadro è un supporto per il mio operare estetico, il quale trova che l'opera sia artistica quando si senta soddisfatto, può anche darsi che l'arte futura lavorerà direttamente su questo mio operare, sostituendo il supporto con un'azione diretta. Talora il cinema fa proprio questo: l'aura emotiva in cui nuotiamo per un po' dopo aver visto un film lo dimostrerebbe. Gli artisti che nel primo 900 si interessarono del cinema come di un atto a loro congeniale percepivano probabilmente anche questo. Poi se ne sono allontanati, il cinema si è specializzato, diciamo, un po' più in basso, per esigenze commerciali.

Ultimamente sono passato attraverso delle esperienze di realtà virtuale "da baraccone", visioni ardite accompagnate da scuotimenti sincronizzati del sedile, per cui si poteva avere la sensazione di volare, precipitare ecc ecc. Cose ormai ipersperimentate. Ed anche con una certa valenza estetica, o artistica, non so. Bisogna vedere se tutto ciò farà la fine del fotoromanzo, mai asceso nell'Olimpo, oppure raggiungerà altre vette. Il fumetto qualche passo l'ha fatto.
Ma questo è solo l'esempio, e di una sola via.
 

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