i veri terroristi sono loro (1 Viewer)

Catullo

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Re: ...........

felixeco ha scritto:
.....immaginate se gli arabi prendessero in mano il petrolio

....gli africani i diamanti e l'oro


ce li hanno solo che i capi tribù e gli sceicchi sono troppo impegnati a comprarsi 20 Mercedes cadauno ecc. ,a comprarsi armi per ammazzare il vicino
(chiaramente con l'aito disinteressato dei bianchi............)

Arafat aveva un fiume di denaro ininterrotto , ma la sua gente è magari senza acqua............e questo non lo dice il mossad ,ormai lo sanno tutti
e la mogli stava negli hotel francesi.

Per questo fa sempre comodo aver milizie da mandare al macello.

Notato che nn si parla + del nucleare in Iran? da quando sono partiti i primi razzi Hezbollah..................come vedi è molto meno evidente sapere chi è il cattivo

Non riesco a seguirti............
Lasciando perdere il discorso:ha cominciato lui, no, ha cominciato lui....(le provocazioni israeliane sono all'ordine del giorno)
Una singola valutazione: non ti sembra sproporzionata la reazione israeliana?
Stiamo parlano di centinaia di civili massacrati per un paio di prigionieri....
Non si tratta di porgere l'altra guancia......qui si va ben oltre la legge del taglione.
Se fosse successo il contrario? 2 Libanesi rapiti e centinaia di civili ebrei massacrati; cosa avresti detto?
 

astro blu

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LA JIHAD E I WOLFOWITZ DI QUESTO MONDO

Tratto da : www.comedonchiscotte.org


LA JIHAD E I WOLFOWITZ DI QUESTO MONDO
Postato il Venerdì, 28 luglio @ 19:00:00 EDT di davide

Israele / Palestina DI GILAD ATZMON
Peace Palestine

Dunque, com’è potuto succedere? Com’è riuscito un piccolo gruppo paramilitare come l’Hezbollah a scuotere l'onnipotente stato ebraico appoggiato dagli americani; impresa in cui gli stati arabi hanno immancabilmente fallito per circa sei decenni?
In realtà ci si potrebbe porre una domanda simile a proposito dell'insorgenza irachena. Se è piuttosto evidente che l'esercito di Saddam è stato sconfitto dalla schiacciante forza distruttiva angloamericana, la resistenza islamica sta vincendo la battaglia sul campo sia in Iraq che in Afghanistan. Né l'America, né la Gran Bretagna sembrano capaci di fornire una scusa ragionevole per il numero crescente di attacchi mortali contro le loro forze d’invasione.
Anche se gli eserciti degli stati arabi sono talvolta sconfitti sul campo di battaglia, anche se capita che molti politici arabi seguano la strada tracciata da Washington con ferma determinazione, c'è la resistenza islamica, che non è riconosciuta in alcuna forma nazionale, a contrattaccare. Inoltre la sfida islamica è imbattibile.

Gli israeliani hanno guardato per più di due decenni il muro sempre più alto della resistenza musulmana. In Palestina è l'Hamas, in Libano l'Hezbollah. In questo contesto i militanti islamici assestano un colpo dopo l'altro ad Israele. Similmente, l'esercito americano è quotidianamente assillato dall'insorgenza, in Iraq e in Afghanistan. Come i ben più potenti sovietici, che fallirono in Afghanistan, né Israele né gli Stati Uniti né la Gran Bretagna hanno la capacità di reagire efficacemente all'emergente guerriglia islamica.

Dobbiamo affrontare questa realtà una volta per tutte. Gli arabi sono ben lungi dal dare il meglio quando operano sotto forma di 'stato nazionale'. Al soldato arabo può mancare la volontà necessaria a morire per una stupida bandiera. Sia nel caso dell'Iraq di Saddam che in quello dell'Egitto di Nasser, una volta cominciato un conflitto si manifesta subito un crescente divario tra il leader demagogico carismatico, assertivo e sopra le righe e un qualche inceppamento delle prestazioni sul campo di battaglia. Diversamente dai soldati americani, britannici, francesi ed israeliani che nella storia hanno sempre dimostrato una reale tendenza al suicidio collettivo in nome di poche vuote speranze plasmate in forma di 'ideologia', i soldati arabi rimangono leggermente indietro quando si tratta di esibire questa sorta di idiota zelo militante patriottico nazionale. Probabilmente sono troppo intelligenti per quel tipo di giochi mortali.

E dovrebbe sorprenderci? Niente affatto. Il nazionalismo è un concetto europeo, ha poco a che fare con la mentalità, la storia e gli affari generali degli arabi. Il patriottismo nazionale non si è mai fatto strada seriamente nella psiche araba. La divisione dell'Arabia e del Medio Oriente in piccoli stati nazionali con confini e bandiere non è mai stata un'evoluzione naturale degli stessi popoli arabi indigeni. È stata invece la conseguenza di manovre politiche internazionali imposte agli arabi dalle superpotenze. La suddivisione del vicino oriente, affettato in piccoli stati nazionali, era concepita per servire gli interessi delle forze imperiali occidentali. In pratica furono la Gran Bretagna e la Francia a tracciare i confini del Medio Oriente già nel 1916 (con l'Accordo Sykes-Picot) e fu poi l'America a unirsi ad esse nel ridisegnare quei confini per garantire al contempo la sicurezza di Israele e una costante fornitura di petrolio.

In assenza di un rozzo ardore nazionalista, non è molto sorprendente che gli eserciti degli stati arabi non abbiano una buona riuscita sul campo di battaglia. Tuttavia l'Hezbollah, l'Hamas e gli insorti di Iraq e Afghanistan stanno tormentando gli eserciti occidentali. Riescono a farlo con i soli armamenti leggeri: senza carri armati, senza missili cruise, senza satelliti, senza una marina. Vincono senza aerei e senza l'appoggio di una superpotenza. Tutto quello che hanno a disposizione è semplicemente una fede, la Jihad.

Se guardiamo all'Iraq (o a quello che ne rimane), a Bin Laden (il mito), all'Hamas (il governo palestinese democraticamente eletto) e all'Hezbollah (il caso di successo più eclatante) è tutto molto chiaro. L'arabo vince esclusivamente quando combatte da musulmano, da credente. Diversamente dal superficiale soldato occidentale, che dà la vita per vuoti slogan creati dall'uomo, il musulmano darebbe la vita per una causa divina. Voglio dirlo apertamente: se c'è un’idea significativa dietro l'espressione "nazione araba", quell’idea è l'Islam. Il musulmano prende ordini dall'Onnipotente. Ammetto che se io stesso, pur essendo un laico, dovessi scegliere tra la chiamata di un presidente americano ritardato e quella del Signore, ovviamente seguirei quest'ultima.

Tuttavia è ovvio che i Wolfowitz di questo mondo mancano di comprendere che il nazionalismo arabo incarnato da stati indipendenti è fondamentalmente un mito. Erroneamente considerano il panorama territoriale arabo come un vero riflesso nazionale di una qualche autentica aspirazione etnica e di considerazioni geopolitiche. In realtà una tale percezione non ha niente a che vedere con la realtà. Il Libano e la Siria sono un unico paese, almeno agli occhi di moltissimi siriani e libanesi. Il nord della Palestina non è diverso dal Libano e la Cisgiordania è stata a lungo considerata un territorio unificato con la Transgiordania. Quando il Libano viene demolito dalla potenza aerea dello stato ebraico e circa un terzo della sua popolazione viene sfollata, i siriani sono i primi a fornire aiuto umanitario. Quando Gaza viene mortalmente e indiscriminatamente bombardata dall'Esercito di Difesa Israeliano, l'Hezbollah interviene per aprire un secondo fronte e per alleggerire la pressione sui fratelli palestinesi. Quando le forze espansionistiche di America e Gran Bretagna insistono nel rubare il petrolio iracheno, è la confraternita musulmana a fermarli, invece dell'esercito iracheno. La resistenza araba è in pratica un esercizio di fratellanza islamica. Per coloro ai quali ancora sfugge il quadro, la Jihad va ben oltre qualsiasi significato occidentale di patriottismo nazionale. La Jihad è cosmica, eppure personale.

Mentre i Wolfowitz di questa terra insistono nel voler dominare il mondo arabo nel nome della democrazia e di altre idee semi-liberali, è il combattente islamico per la libertà ad attraversare terre e mari unicamente per servire ai militari americani il non plus ultra della dedizione umana. Mentre i Wolfowitz di questo mondo insistono nel voler trasformare la Gran Bretagna e l'America in una forza di missione israeliana, è la confraternita musulmana che ci dà un buon motivo per credere che alla fine, quando i tempi saranno maturi, la pace prevarrà.

Per quelli di noi che si rifiutano di riconoscere il significato dell'Islam, dirò che la 'radice' araba della parola 'Islam' è Salama, che origina dalle parole Pace e/o Sottomissione, sottomissione a Dio e pace per tutta l'umanità.

La stessa parola Jihad si presta ad ulteriori analisi. Deriva dalla radice araba J-H-D, che significa 'sforzo'. Altre parole che derivano da questa radice sono 'impegno', 'fatica', 'travaglio'. Essenzialmente la Jihad è uno sforzo per praticare la religione nonostante l'oppressione e la persecuzione. Nella forma più alta significa combattere il nemico dei musulmani e dell'Islam. Certamente Condi, Bush, Olmert e il suo stato ebraico sono i nemici peggiori dell'Islam. E tuttavia l'Islam definisce i confini della Jihad.

Il Corano ci dice (2:190-193):

- Fate la guerra, per la causa di Dio, a coloro che vi fanno guerra ma non siate aggressori; Iddio non ama gli aggressori.

- Uccideteli dovunque li incontriate e cacciateli di donde vi hanno cacciati; il tumulto e l'oppressione sono peggiori dell'uccisione; ma non date loro combattimento presso la Moschea Sacra, a meno che essi (per primi) non vi abbiano dato combattimento lì; ma se vi attaccano, uccideteli. Tale è la punizione per i miscredenti.

- Se, però, la smettono, allora Dio è compassionevole e misericordioso.

- Combatteteli dunque, finché non vi siano più tumulto e oppressione, e prevalgano la giustizia e la fede in Dio; ma se la smettono, non vi sia ostilità che contro coloro che praticano l'oppressione.

In breve, diversamente dalla brutale aggressione israeliana e dal fervore omicida americano, che non conoscono limiti, l'Islam limita la violenza, ed inoltre il suo scopo non è il dominio ma la pace. Questa ovviamente si verificherà quando avrà fine l'occupazione israeliana ed i palestinesi faranno ritorno alla loro terra e alle loro case. Ciò accadrà quando il colonialismo sionizzato angloamericano sarà completamente sconfitto. Questo messaggio è chiaro e non è aperto a negoziazioni.

Se guardiamo all'Hezbollah, all'Hamas e alla guerra di insurrezione in Iraq non viene lasciato molto spazio ai dubbi. Mentre molte nazioni arabe sono state sconfitte, la fratellanza araba, e cioè l'Islam, sta vincendo. Se fossi un israeliano che vive nella Palestina occupata sarei inquieto. L'uso eccessivo della forza e l'uccisione indiscriminata di libanesi, palestinesi e soldati delle forze di pace delle Nazioni Unite è la conseguenza diretta della profonda ansia israeliana. La tattica sionista sta fallendo e loro lo sanno. Il loro esercito non sa più il fatto suo. A questo punto siete in grado di capire perché. Il nazionalismo è estraneo agli ebrei quanto lo è agli arabi. Anzi, il sionismo ha cessato di essere un movimento nazionale locale molto tempo fa.

Fin dalla Dichiarazione di Balfour (1917) un numero sempre maggiore di sionisti opera come una lobby etnica ebraica che promuove interessi ebraici globali. Da tempo il sionismo non si limita a concentrarsi sull'Eretz Yisrael, e cioè la Terra Promessa, ma intende trasformare il nostro universo in un 'Universo Promesso'. Questa idea è nota come Neoconservatorismo, e i suoi ambasciatori rappresentati prevalentemente da Anziani Sionisti la diffondono attivamente a Londra (http://eustonmanifesto.org/), New York City e Washington (http://www.newamericancentury.org/).

Ma il tempo è agli sgoccioli per la filosofia neoconservatrice e per coloro che la praticano. Non so se la storia in generale tenda a ripetersi, ma in un certo modo, per quanto riguarda la Storia ebraica, si sta riscrivendo di continuo lo stesso racconto: è la storia di una volontà di potere ossessiva e instancabile che finisce immancabilmente in circostanze tragiche. Si è verificata nel Medio Evo in Spagna, nel diciassettesimo secolo in Polonia e in Ucraina (Bogdan Chmielnitzki), nell'Europa del ventesimo secolo, e sembra che ora stia per accadere qualcosa di drammatico in America.

Quando si considera che l'American Jewish Committee (AJC), il Comitato Ebraico Americano, è palesemente impegnato a trascinare l'America in una guerra in Iran nel nome della comunità ebraica mondiale (PDF), e quando si considera che i Wolfowitz di questo mondo sono stati gli architetti che hanno progettato la criminale guerra in Iraq, ci si può trovare a chiedersi se gli ebrei impareranno mai dalla loro storia. Preferisco davvero non pensare a quello che sarà l'esito dell'attuale ottuso bellicismo ebraico. Tenendo conto dell'emergente sconfitta americana in Iraq e del crescente isolamento internazionale, è solo questione di tempo prima che un personaggio carismatico americano si metta a puntare il dito contro la lobby israeliana.

L'aspetto piuttosto devastante consiste nel fatto che non saranno solo gli ebrei, la maggior parte dei quali completamente innocenti, a soffrire quando questo accadrà. Quando tutti i Wolfowitz di questo mondo si accorgeranno che è giunto il momento di sottrarsi alla vendetta americana (che può evolvere in una nuova tragedia per gli ebrei, e cioè il Coca-Colacausto), cercheranno probabilmente di fuggire in Palestina, Dio ne scampi.

Chiaramente i sionisti e il loro stato ebraico sono fortemente impegnati a perpetrare una nuova guerra mondiale, ed abbiamo buoni motivi per ritenere che Olmert non abbia escluso la possibilità che l'attuale conflitto in Libano possa condurre ad un'ulteriore escalation con la Siria e l'Iran. Ovviamente questo non l'ha fermato. Perché avrebbe dovuto? Non appena gli israeliani hanno cominciato a sganciare bombe su Beirut, Bush e Blair si sono affrettati ad appoggiare il diritto di Israele a difendersi.

I Wolfowitz di questo mondo hanno nomi diversi per il conflitto che loro stessi hanno creato. Lo definiscono spesso uno scontro culturale e sono piuttosto abili nel rivestire il loro nudo zelo assassino di ragionamenti semi-umanistici. Soprattutto amano presentarsi come i messaggeri della democrazia. E tuttavia, se la loro nozione di democrazia assomiglia alla 'Democrazia di una sola razza' praticata nel loro caro amato e omicida Israele, non è poi così sorprendente che queste idee non guadagnino terreno altrove.

Verosimilmente, pur di mantenere in vita il loro piccolo razzista stato ebraico, i Wolfowitz sono lieti di intraprendere una guerra integrale contro l'Islam. Per ora Condi, Bush e Blair stanno mostrando il loro appoggio. I Wolfowitz sono sul tetto ma, come dire, mezzo milione di libanesi per questo hanno perso le loro case.

In qualche modo, i Wolfowitz di questo mondo non riescono mai a interiorizzare il fatto che gli esseri umani sono creature moralmente orientate. Invero, le nazioni e le persone riescono a sopravvivere a epoche funeste. Non molti anni fa è successo in Germania, ora accade in America. E tuttavia gli esseri umani possiedono qualcosa che manca ai Wolfowitz. Hanno un meccanismo di correzione etica; gli umani rimpiangono i torti commessi, hanno una coscienza. L'America è passata attraverso il maccartismo ma si è ripresa, cerca ancora di fare i conti con il suo passato razzista e l'attuale discriminazione razziale, lo ha fatto con i suoi crimini di guerra in Vietnam. L'America senza dubbio si riscuoterà dalla sua omicida fase sionista. emplicemente non ha altra scelta. Quando accadrà, i Wolfowitz di questo mondo dovranno nascondersi dietro una pietra o un albero, e la pietra e l'albero diranno: "O americano, c'è un Wolfowitz nascosto dietro di me, ho paura, portalo via! Aiuto, aiuto!”

Gilad Atzmon
27.07.06

Originale da http://peacepalestine.blogspot.com/2006/07/jihad-abu-az-zamman-jihad-and.html

Tradotto dall'inglese in italiano da Mirumir e revisionato da Mary Rizzo, membri di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne l'autore e la fonte.
 

astro blu

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Gli oltraggiosi alleati

Tratto da : www.altrenotizie.org


Domenica, 30 Luglio 2006 - 00:59 -
di mazzetta

Che i politici israeliani siano ormai vittima di una pericolosa isteria, o di un ancor più pericoloso senso d'impunità derivato dalla protezione degli USA, si è potuto verificarlo al di là di ogni ragionevole dubbio poche ore dopo la Conferenza di Roma sul Medio Oriente. Il Ministro della Giustizia israeliano, dopo che il suo paese aveva anche schivato l'ennesima condanna dell'ONU (questa volta per aver bombardato una sua postazione uccidendo quattro caschi blu che per dieci volte avevano chiamato gli israeliani per dire che erano sotto il loro bombardamento), non ha trovato di meglio che dire che la dichiarazione rilasciata al termine del vertice era una autorizzazione per Israele a continuare l'aggressione al Libano. Un successo che Israele ha festeggiato bombardando anche Gaza, tanto perché i palestinesi non pensassero a un calo d'attenzione nei loro confronti.

Il Dipartimento di Stato ci ha pensato un po' e poi ha mandato un portavoce a leggere una dichiarazione nella quale si afferma che "Ogni dichiarazione di questo genere è oltraggiosa".
Oltraggiosa; quindi il ministro israeliano ha insultato tutti i paesi presenti alla Conferenza di Roma, Stati Uniti compresi. Ce ne sarebbe abbastanza per una crisi diplomatica tra i due paesi, ma sarebbe davvero una novità. Israele ha sempre avuto licenza di dire quel che voleva, salvo sollevarsi indignato se qualcuno nel mondo eccepiva, anche negli Stati Uniti. La cosa più significativa è che prima del Dipartimento di Stato USA solo la Finlandia aveva eccepito a questo evidente esercizio di plateale arroganza verso la comunità internazionale e soprattutto verso gli "alleati". Sarebbe curioso sapere se gli altri paesi hanno lasciato l'iniziativa agli USA o se hanno considerato la dichiarazione una stupidaggine che non meritava risposta.

A volte sfugge, umiliata dall'asimmetria delle relazioni, che Israele è de facto il primo alleato degli Stati Uniti e che insieme sono alleati ad una vasta schiera di paesi che ormai si tende ad identificare come il blocco Occidentale, anche se comprende il Giappone, la Corea del Sud e l'Australia tra gli altri. Sfugge anche perché è evidente a tutti che dal 9/11 gli USA si sono presi mano libera e hanno assunto il controllo totale di quella War on Terror che Bush ha dichiarato e che molti, anche al di fuori dell'Occidente, hanno accolto con entusiasmo. A questo schema fa eccezione Israele, come non mai necessario supporto all'attacco degli USA in Medioriente e Afghanistan.

Israele infatti ha preso alla lettera i piani della destra americana e ha capito di avere a sua volta mano libera o di potersela prendere a piacimento. Il primo effetto della War on Terror è stato che Israele ha tacitamente stracciato la Road Map e cominciato una severa repressione sui palestinesi; sono cinque anni infatti che i palestinesi parlano con un muro, un muro di cemento alto otto metri che Israele ha costruito all'evidente scopo di annettere parte dei Territori Occupati. Sharon ha pensato bene che la guerra in corso fosse un'occasione irripetibile per forzare la mano.

Dopo quattro anni di tormenti i palestinesi hanno votato in massa per Hamas, un comportamento decisamente comprensibile visto che dopo la morte di Arafat il successore aveva dovuto avere il gradimento di Washington e di Tel Aviv per andare al governo. Abu Mazen non ha potuto far altro che fare buon viso al gioco sporco di Sharon, potendo lamentarsi delle angherie israeliane solo dopo lunghe premesse obbligatorie nelle quali doveva biasimare il "terrorismo" . La situazione ricorda da vicino il premier iracheno Al Maliki, asceso all'incarico per grazia degli americani. Dopo cinque mesi dalle famose elezioni irachene il governo non c'era ancora. Alla fine l'accordo era stato raggiunto sul nome di Al Safari, però sgradito.

Al Maliki è così diventato premier, l'ennesimo leader fantoccio nelle mani degli americani. Non è che Al Maliki e i suoi possano agire liberamente, il problema è che si danno parecchio da fare, ma poi gli USA dispongono diversamente. Al Maliki era riuscito a portare a casa un accordo unanime per un'amnistia ai combattenti che avrebbe dovuto essere la premessa per la fine delle violenze; l'unica ipotesi realmente praticabile nell'Iraq di oggi. L'ambasciata americana, barricata all'interno di un'immensa area requisita e recintata all'interno della Zona Verde ( estesa come il Vaticano, destinata ad ospitare 8.000 "diplomatici" americani…), ha detto che l'amnistia andava bene, ma non doveva essere concessa a chi aveva aggredito i soldati occupanti o la polizia irachena. Praticamente avrebbero avuto l'amnistia solo quelli che hanno ucciso sistematicamente i civili, con gli attentati, le esecuzioni sommarie o per rapine e vendette.

La cosa non ha funzionato e l'accordo è scemato. Non ha funzionato neanche il piano del governo (USA) per mettere in sicurezza Baghdad. Nonostante l'impiego di 40.000 uomini la violenza è aumentata. Ora a Washington hanno pensato di inviare altre truppe da combattimento - 8.000 americani e 8.000 iracheni - e di procedere per blocchi d'isolati a riportare la "sicurezza". Per la geniale iniziativa i soldati li hanno presi tra quelli impegnati a pacificare la provincia di Anbar, che è sotto attacco massiccio come la Falluja di qualche tempo fa; la coperta americana in Iraq è sempre stata corta. Il buon Maliki, allora, è andato a Washington a perorare la sua causa, ma al Congresso Israele è intoccabile anche per molti democratici, così è stato insultato nientemeno che da Howars Dean ( in precedenza candidato-internet alla nomination presidenziale) che gli ha detto che è un antisemita perché ha evitato di condannare Hezbollah. Condanna estorta dalla Rice agli alleati mediorientali, ma già ritirata e dimenticata sotto la pressione delle loro opinioni pubbliche.

Il resto dell'intervento americano, cioè la parte per la quale in teoria sono stati spesi miliardi di dollari ( secondo stime attendibili al guerra è costata a oggi un trilione di dollari: mille miliardi) è semplicemente evaporato. Nemmeno l'ospedale pediatrico, fiore all'occhiello della First Lady, è stato completato e langue come un qualsiasi ospedale italiano iniziato e mai finito. Non sono state costruite infrastrutture diverse dalle basi militari, la situazione di luce acqua e gas e rifornimenti di benzina è drammaticamente peggiore rispetto ai tempi di Saddam, quando il paese era sotto embargo.

Gli Stati Uniti in Iraq si sono coperti di tutte le vergogne possibili, dalle violazioni dei diritti umani degli iracheni al mancato adempimento dei doveri verso le popolazioni civili in tempo di guerra, all'uso di armi chimiche ( vietatissime), fino al totale annichilimento dei diritti dei prigionieri e per la tortura. A questo va aggiunta quella che è a tutti gli effetti la più grande rapina del secolo appena iniziato, quella dei fondi destinati all'Iraq e alla War on Terror.
Poi si dovrebbe anche considerare la violazione della privacy telefonica di tutti gli americani e di quella bancaria di tutte le aziende e di tutti i correntisti di tutto il globo.

Tutto questo gli Stati Uniti lo hanno realizzato nonostante i consigli da "amici" con i quali gli alleati, che poi si sarebbero sfilati uno ad uno, hanno cercato di richiamare l'attenzione degli alleati.
Lo stesso ha fatto Israele, che prima ha dichiarato l'annessione unilaterale di parte dei Territori spacciandola per un ritiro e poi ha aggredito Gaza e distrutto il Libano. Che incidentalmente è uno stato sovrano e una democrazia che non ha mai pensato di aggredire il potente vicino. Ora Israele ha "oltraggiato" gli Stati Uniti e probabilmente sarà l'ennesima pantomima con la quale gli americani si smarcano dagli errori della politica israeliana, troppo militarizzata per poter contemplare soluzioni civili.

Sarebbe sperabile che l'uscita degli USA fosse d'esempio agli europei, decisamente troppo timidi e che i contrasti si facessero più aperti e franchi, perché gli USA da tempo hanno bisogno di amici che dicano loro quanto stiano oltraggiandosi da soli, che sia per imperizia o per calcolo, giusto o sbagliato, poco importa. Fino a che tutti gli daranno ragione crederanno di essere nel giusto, fino a che gli alleati non avranno il coraggio di mettere all'ordine del giorno l'immane disastro della guerra voluta dagli americani, ne dovranno essere considerati complici. La situazione è paradossale, perché la guerra è sostenuta da una metà scarsa degli statunitensi, dagli israeliani in gran misura, ma per il resto è avversata con percentuali altissime in tutte le opinioni pubbliche mondiali. Eppure i rappresentanti democraticamente eletti di questa enorme maggioranza della popolazione mondiale, continuano a votare per una guerra che ha lo scopo ufficiale di costruire democrazie dove non ci sono mentre in realtà distrugge quelle che esistevano fino a ieri.
 

nic.73

Forumer attivo
Scusate, qualcuno ha visto in giro quei co...ni con le bandiere arcobaleno dell'arcigay a fare girotondi e a manifestare contro le guerre?
ah, dimenticavo, è cambiato il governo, non protesta più nessuno.
 

tontolina

Forumer storico
nic.73 ha scritto:
Scusate, qualcuno ha visto in giro quei co...ni con le bandiere arcobaleno dell'arcigay a fare girotondi e a manifestare contro le guerre?
ah, dimenticavo, è cambiato il governo, non protesta più nessuno.
infatti
fanno davvero schifo questa specie di pseudo"umanitari" a comando


LIBANO, FALSO SCOPO PRIMA DELL'ATTACCO ALL'IRAN

di Giulietto Chiesa

Il potente “uno-due” degli israeliani, a sud e a nord, ha tutta l'aria di voler dare l'avvio a uno stato di guerra permanente nell'area medio-orientale, che prelude all'attacco contro Teheran. Quando avverrà, sarà perché Washington lo avra' deciso.
30 Luglio 2006 18:16 NEW YORK

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – La conferenza di Roma – evento sicuramente positivo nelle intenzioni – si è conclusa con un insuccesso. L'insuccesso è un mancato accordo per la cessazione del fuoco. Era il minimo e non è stato raggiunto.

La conferenza non poteva avere certo il compito di risolvere una crisi così grave e così profonda come è quella cui stiamo assistendo. Ma va subito detto che la premessa esplicita su cui essa si è poggiata - e cioè che una soluzione della crisi che sia basata sul postulato che “Hezbollah è il problema” è una premessa sbagliata, illusoria, e quindi destinata ad aggravare il problema anziché risolverlo.

Premessa sbagliata perché Hezbollah non è il problema. Come minimo si può dire che non è “il solo problema”. Necessario dire che il problema è essenzialmente Israele.

La prima considerazione realistica sarebbe stata – e sarà – di non separare la crisi “libanese” da quella “palestinese”, essendo l'offensiva israeliana contro il Libano la seconda tappa di un'operazione a più vasto raggio, il cui primo risultato è già stato quello di aver fatto dimenticare a tutto il mainstream informativo mondiale, Fox News e CNN in testa, e dietro tutti gli altri, lo scempio di ogni prospettiva di pacificazione a Gaza e in Cisgiordania.

La comunità internazionale ha assistito in silenzio a quello scempio, dopo averlo favorito accettando di fatto il blocco israeliano di Hamas, vincitore inequivocabile delle elezioni palestinesi, cioè legittimo rappresentante del popolo di Palestina. Ogni spazio per la mediazione diplomatica è stato così bruciato. Hamas non ha neppure avuto il tempo di manifestare sostanziali correzioni della sua politica, che aveva già perfino annunciato. In tal modo l'Europa – che pure quelle elezioni ha voluto – ha fatto capire a Israele che vi era lo spazio per un'offensiva. Israele l'ha colta al balzo.

Il secondo obiettivo Israele non l'ha ancora raggiunto del tutto, ma lo sta raggiungendo, con l'aiuto degli Stati Uniti. Intanto vediamo quali sono gli obiettivi israeliani. La miglior loro definizione l'ha fornita Michael Oren, storico israeliano e fellow dello Shalem Center di Gerusalemme. “Noi stiamo giocando, in un certo senso – ha detto a International Herald Tribune, che ne ha rilevato la “grande ironia” – un vecchio gioco dell'OLP. Quello di far precipitare la instabilità regionale e poi cercare di promuovere l'intervento internazionale.(…) Israele ora capisce che non può fare da sola. E Israele sa di avere un amico nell'America e di avere una più grande comprensione da parte dell'Europa”.

La descrizione è perfetta e fa da sola giustizia del risibile pretesto del rapimento di due soldati israeliani. Nel momento in cui Israele ha capito che poteva colpire, esso ha colpito. Per questo si era preparato da tempo. Come ha rilevato il premier libanese Siniora nella conferenza stampa di ieri, Israele ha decine di prigionieri libanesi nelle sue carceri, e da molto tempo. E ancora occupa parti del sud del Libano, da cui non si è mai ritirato. La tecnica è quella della rappresaglia, uno contro duecento. Se il problema fosse soltanto Hezbollah, allora come si potrà definire il bombardamento a tappeto della popolazione civile libanese? I trecentomila profughi libanesi che fuggono verso la Siria, i 500 mila profughi iracheni in Libano che non sanno dove scappare?

Prima dell'indignazione morale conta, o dovrebbe contare, il realismo. Questo “Nuovo Medio Oriente” di cui parlano George Bush e la sua inviata Condoleeza Rice (e qui veniamo all'obiettivo degli Stati Uniti, perseguito di comune accordo con Israele e con una opportuna divisione dei compiti) dovrebbe essere basato sulla liquidazione delle resistenze della nazione araba e sull'instaurazione di nuovi rapporti di forza in tutta la regione, a vantaggio degli Stati Uniti e, in subordine, di Israele.

E' un obiettivo realistico? Molte cose dicono che non lo è. Non ha funzionato mettere gli sciiti iracheni contro i sunniti iracheni. Non ha funzionato l'ipotesi che si sarebbero potuti colpire i sunniti palestinesi, contando sulla passività degli sciiti libanesi. Non funziona usare i regimi sunniti reazionari di Egitto e di Arabia Saudita contro il regime sciita di Teheran.

E' uno schema sbagliato, sempre che s'immagini che esso serva a riportare la pace in Medio Oriente. Infatti non porterà la pace, ma altro disordine, altra guerra. Ecco: se lo si esamina da questo altro punto di vista, questo schema potrebbe rivelarsi molto utile, anche se “sbagliato”.

Il potente “uno-due” di Israele, a sud e a nord, ha tutta l'aria di voler dare l'avvio non a un “Nuovo Medio Oriente”, ma a uno stato di guerra permanente, che prelude all'attacco contro l'Iran.

In questo contesto occorre ricordare quello che Dick Cheney disse un anno fa: “Una delle preoccupazioni che esistono è che Israele potrebbe farlo [attaccare l'Iran, ndr] senza che nessuno glielo chieda”. In realtà la sola idea che Israele faccia una mossa del genere senza avere il via libera di Washington appare una sciocchezza madornale. Se avverrà, quando avverrà, sarà perché Washington ha deciso e, in ogni caso, con la decisiva partecipazione statunitense.

Ma fare questo in condizioni di pacificazione, negoziato, non sarà possibile. Dunque a Israele è stato affidato il compito di creare le condizioni di completa destabilizzazione dell'area. E non basta nemmeno questo.

L'altro, potente obiettivo, non solo di Israele, ma soprattutto di Washington, è “tirare dentro” l'Europa, coinvolgerla come partner militare. Per questo la Nato andrebbe a meraviglia come “forza d'interposizione combattente”. Non a proteggere un confine, che Israele protegge fin troppo bene, come stiamo vedendo, ma a combattere in territorio libanese contro la maggioranza dei libanesi.

Come ha dichiarato un portavoce israeliano, “i caschi blu con il binocolo non c'interessano”.

Per farlo capire meglio li hanno bombardati per una giornata intera (ha detto Kofi Annan ieri a Roma), fino a che non ne hanno ammazzati quattro, sebbene “decine di contatti telefonici tra il comando Onu e il comando israeliano” avessero chiarito che sotto le bombe c'erano osservatori disarmati delle Nazioni Unite. Hanno bombardato i binocoli.

Con queste premesse, se l'Europa non dirà chiaramente la sua indisponibilità, si andrà in guerra, trascinati per i capelli. Bisogna saperlo. Fingere di non saperlo è irresponsabilità.

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felixeco

Forumer storico
Re: ...........

Catullo ha scritto:
Non riesco a seguirti............
Lasciando perdere il discorso:ha cominciato lui, no, ha cominciato lui....(le provocazioni israeliane sono all'ordine del giorno)
Una singola valutazione: non ti sembra sproporzionata la reazione israeliana?
Stiamo parlano di centinaia di civili massacrati per un paio di prigionieri....
Non si tratta di porgere l'altra guancia......qui si va ben oltre la legge del taglione.
Se fosse successo il contrario? 2 Libanesi rapiti e centinaia di civili ebrei massacrati; cosa avresti detto?



leggo solo ora.


E' vero quello che dici, se non fosse che gli edifici da cui partono i razzi sono quelli bombardati.E che in mezzo ci lascino civili non gliene frega niente agli Hezboll che li usano come scudi e deve fregargliene ad israele?
Se noti per la prima volta non c'è un pacifista israeliano che protesti:perchè sanno cos a vuol dire avere razzi in casa tutti i giorni senza motivo e notare che da anni il Libano non vedeva soldati in casa sua
L'iran ha deciso che vuole il nucleare e per distogliere il mondo ha scatenato i suoi guerrieri di dio.Sai cosa sono 15000 razzi puntati di cui diverse migliaia sono già partiti?
Non so cosa e giusto e cosa no.Ma nn mi piace chi spara per primo o chi vuole sterminare un popolo perchè infedele
 

astro blu

Forumer attivo
Re: ...........

felixeco ha scritto:
leggo solo ora.


E' vero quello che dici, se non fosse che gli edifici da cui partono i razzi sono quelli bombardati.E che in mezzo ci lascino civili non gliene frega niente agli Hezboll che li usano come scudi e deve fregargliene ad israele?
Se noti per la prima volta non c'è un pacifista israeliano che protesti:perchè sanno cos a vuol dire avere razzi in casa tutti i giorni senza motivo e notare che da anni il Libano non vedeva soldati in casa sua
L'iran ha deciso che vuole il nucleare e per distogliere il mondo ha scatenato i suoi guerrieri di dio.Sai cosa sono 15000 razzi puntati di cui diverse migliaia sono già partiti?
Non so cosa e giusto e cosa no.Ma nn mi piace chi spara per primo o chi vuole sterminare un popolo perchè infedele


Da www.peacereporter.net

Israele - Palestina - 29.7.2006
Messaggi di pace
Intervista ad Avi Mograbi, regista israeliano, che firma un appello con alcuni colleghi per la pace



scritto per noi da
Erminia Calabrese

“Noi registi israeliani salutiamo tutti i registi arabi riuniti a Parigi per la Biennale del cinema arabo. Ci opponiamo categoricamente alla brutalità e alla crudeltà della politica israeliana. Niente può giustificare il bombardamento della popolazione civile in Libano e a Gaza”.
Avi Mograbi è un regista israeliano. Con altri 40 suoi colleghi connazionali ha firmato questo messaggio di amicizia e solidarietà ai colleghi libanesi e palestinesi e alle popolazioni civili colpite dalla guerra. Da anni, Mograbi lotta contro l'occupazione israeliana. Nel 1982 si rifiutò di partire per la guerra in Libano, pagando la sua scelta con la prigione. In occasione della biennale del cinema arabo, in corso a Parigi dal 22 al 30 luglio e organizzato dall'Istituto del mondo arabo, dove vengono presentati un centinaio di film, questo messaggio testimonia il suo impegno continuo per la pace.

avi mograbiCome è nata l'iniziativa di lanciare un appello di solidarietà? E quanto crede che l'opinione pubblica in Israele condivida la vostra iniziativa?

Questa idea nasce innanzitutto dalla lunga relazione di amicizia che abbiamo con molti registi arabi, specialmente libanesi e palestinesi, poi sicuramente quello che è successo nelle ultime settimane è stato determinante. Non potevamo non farlo vedendo quello che succede ai nostri amici. Avevamo molte informazioni riguardo quello che succede nei Territori Occupati, ma molto meno per quello che riguarda il Libano. Eravamo contrari all'iniziativa presa dal nostro governo e abbiamo deciso di inviare questa lettera per far capire che non tutte le persone in Israele sono d'accordo con la linea politica intrapresa dal premier Olmert.

Quanto i film di registi libanesi e palestinesi sono diffusi in Israele e di quanta popolarità godono?

I film libanesi non vengono diffusi qui. Alcune persone li hanno perché li comprano in Francia dando così l'opportunità di conoscerli. I film palestinesi sono più conosciuti. Assieme ad altri registi palestinesi abbiamo creato un club che si chiama ‘occupation club’, dove trasmettiamo film palestinesi e a volte, quando si può, il regista viene e parla del suo lavoro. Per esempio il film Paradise now è stato molto visto in Israele.


Nei suoi film molto spesso ha denunciato la politica del governo israeliano. Come si sente in questo momento lei che ha rifiutato, nell'82, di andare in Libano a combattere? Ritiene che Israele attaccando il Libano abbia fatto un passo indietro?

Certamente questo è un deja vu. Domenica scorsa ci sono state manifestazioni contro la guerra. Come nell'82, sono i libanesi a pagare il prezzo maggiore.

la locandina della biennale del cinema arabo a parigiCome spiega che in Israele, almeno stando ai dati diffusi dai giornali, la gente è convinta che questa guerra sia giusta e sia di difesa?

Non posso spiegare questo in poche parole. Il nostro è un paese militare, l'educazione è militare. Si diffonde, tra la gente, la paura che si possa andare incontro ad un nuovo Olocausto. Il governo usa la storia ebraica per creare miti e far pressione sulla gente, così ogni piccolo incidente, come il caso dei due soldati rapiti, può portare una totale crisi esistenziale e dopo, quando Hezbollah agisce, allora il governo non ha bisogno di spiegare più niente, ha raggiunto il suo scopo: far capire che l'unica cosa che resta da fare è combattere.

Oltre al messaggio a Parigi, quali altre sono le sue attività di solidarietà in questo periodo?

Organizziamo manifestazioni e attiviamo petizioni perché la guerra si arresti.

I registi libanesi e palestinesi hanno risposto al vostro messaggio invitando i colleghi di tutto il mondo a montare cortometraggi per rendere possibile il festival Ayyam Cinemai di settembre 2006, a Beirut. Ha già pensato a qualcosa? Parteciperà?

Per ora non ho niente in testa. Di questi tempi è molto difficile fare arte. Ma anche se io farò qualcosa non sono sicuro che i libanesi siano pronti a mostrare un film israeliano a Beirut che parla della nuova distruzione del Libano. Ma ora a me questo non interessa, quello che voglio è che tutto finisca e che si prenda un'altra strada perché così non andremo da nessuna parte.


31.7.2006 19:27:00
Idf: distrutti 2/3 deirazzi a lunga gittada di Hezbollah
Il ministero della Difesa israeliano stima di aver distrutto almeno due terzi dei missili a lunga gittata di Hezbollah. I missili di fabbricazione iraniana, chiamati Zelzal-2, possono avere una gittata di 200 chilometri.



1154371117vauro317006.jpg
 

ciro

Banned
Re: ...........

felixeco ha scritto:
.....immaginate se gli arabi prendessero in mano il petrolio

....gli africani i diamanti e l'oro


ce li hanno solo che i capi tribù e gli sceicchi sono troppo impegnati a comprarsi 20 Mercedes cadauno ecc. .....).....


Fino a quando gente come te crede alle favole di Bush e Berluska...

Che i mafiosi siano quelli con la lupara...

Che polizia e carabinieri siano sempre il bene...

Che il negro per sua natura è ladro...



Che il petrolio è degli arabi (CAXXXXATA DA INCORNICIARE)....



Beh....



VI FARANNO LA COLONSCOPIA DALLA MATTINA ALLA SERA E VI GUARDERETE ALLO SPECCHIO DICENDO.....

........................che bello .....urca che bello...




ISRAELE = NAZISTI
 

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