I concorrenti di Poste? (1 Viewer)

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La maggior attenzione sul costo del lavoro in Poste Italiane in realtà non è mai arrivata. Nonostante le richieste della Corte dei Conti di “porre attenzione all’incremento del costo del personale dirigente”, contenute nella relazione al bilancio 2013, la stessa Corte nell’analizzare i conti 2015 mette in evidenza come gli stessi siano cresciuti in due anni da 150 a 180 milioni (più 20%).
La Corte dei Conti bacchetta Poste. A Caio maxi bonus Ipo
 

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Poste Italiane: utile scende meno delle stime

I primi nove mesi 2017 di Poste Italiane si sono chiusi con un utile netto di 724 milioni, -10,3% rispetto a un anno prima. Gli analisti avevano stimato un calo più consistente a 672 milioni.

Il dato risente, riporta la nota della società, “dei maggiori oneri finanziari relativi alla perdita di 82 milioni di euro prima dell’effetto fiscale, sostenuta sul valore delle Contingent Convertible Notes sottoscritte nel dicembre 2014 da Poste Italiane ed emesse da Midco SpA, società che detiene il 51% della Alitalia SAI SpA”.
 

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Poste Italiane condannata a restituire investimenti ad alto rischio del fondo Europa Immobiliare 1
Di Gianluca Baldini 18 gennaio 2018, ore 15:08

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Nuova sentenza per i risparmiatori di “Poste Italiane”. Con sentenza n. 8 pubblicata il 15.01.2018 dal Tribunale Ordinario di Ragusa, sono stati chiariti in maniera assai esauriente i profili di responsabilità di banche e intermediari italiani, tema purtroppo sempre più attuale.

Sotto la lente, questa volta, c'è la vendita e la commercializzazione di "strumenti finanziari a rischio" a soggetti ignari e privi di minime competenze in materia; la sottoscrizione di moduli e prospetti informativi in bianco; la promessa di ottimi rendimenti a fini previdenziali.

Questi sono solo alcuni degli elementi che il Giudice di Ragusa contesta a Poste Italiane in qualità di intermediario accreditato. E ancora proposte contrattuali, dette "ordini" su fondi di investimento ad alto rischio, sottoscritte in bianco da pensionati con licenza elementare.

Il caso nasce dalla venidta di quote del Fondo “Europa Immobiliare n. 1”, ad alcuni clienti di un noto studio legale siciliano poi affidatosi allo “Sportello dei Diritti” e all’avvocato Francesco Toto. Dal Prospetto Informativo e dal Regolamento del fondo, entrambi ovviamente sconosciuti agli anziani pensionati, emersero subito alcuni fatti specifici degni di attenzione.

I risparmiatori non avevano ricevuto, nel contesto contrattuale, la dovuta nota informativa né le condizioni di polizza, né le informazioni riguardo alle prestazioni assicurate, men che meno sapevano che alla restituzione del capitale fossero collegati gli andamenti di titoli strutturati emessi da società quotate in Borsa.

Per questo il Tribunale di Ragusa ha condannato le Poste alla restituzione integrale del capitale originariamente versato oltre interessi, rivalutazione monetaria e spese di lite. Una sentenza la cui portata, per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, avrà riflessi per tutti quei risparmiatori che hanno vissuto analoghe vicende sia presso Poste Italiane che presso altri istituti bancari o d’intermediazione finanziaria come Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, MPS, e che evidenzia, ancora una volta la carenza dei controlli degli organi deputati tra cui Banca d’Italia e Consob.

Poste Italiane condannata a restituire investimenti ad alto rischio del fondo Europa Immobiliare 1
 

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Poste Italiane alza la cedola, 160 milioni al Tesoro

Poste Italiane alza la cedola, 160 milioni al Tesoro
Poste Italiane conferma una politica di dividendi in crescita e chiude il 2017 con tutte le principali voci di bilancio in crescita. La società guidata da Matteo Del Fante si prepara all’appuntamento con il nuovo piano industriale, previsto per il prossimo 27 febbraio, con tutte le carte in regola. «A luglio 2017 avevamo promesso una politica di dividendi stabile e in crescita e ora annunciamo la distribuzione per l’esercizio 2017 di una cedola in crescita del 7,7%, pari a 0,42 euro per azione» ha detto ieri l’ad a valle del cda di approvazione del bilancio. La quota per il Tesoro che ha in portafoglio il 29,26% delle azioni sarà quindi di circa 160,5 milioni, l’ assegno per Cdp (35%) sarà di circa 192 milioni.

Il management è riuscito a chiudere l’anno con un utile in crescita del 10,8%, pari a 689 milioni, nonostante che nei tre precedenti trimestri il risultato netto segnasse una flessione costante del 10% rispetto al trend del 2016. I ricavi totali segnano un andamento sostanzialmente stabile, a quota 33,4 miliardi (+1%), ma a fare la differenza per la bottom line è un combinato disposto tra maggiori entrate dalla gestione assicurativa e dal risparmio gestito (Del Fante ha accennato a un flusso positivo della raccolta dall’asset management per 700 milioni nel 2017) e l’efficienza sui costi, in calo del 2,9% (da 9,2 a 9 miliardi). A incidere sulla flessione del costo del lavoro (da 5,9 a 5,7 miliardi) anche gli esodi dal settore pacchi e recapiti, con un saldo di uscite per 4.700 persone a fine 2017. Il risultato operativo evidenzia una crescita del 7,8 per cento, a quota 1,123 miliardi, la raccolta aumenta del 2,7 per cento e raggiunge la soglia di 506 miliardi.

«I risultati preliminari 2017 evidenziano la forza di Poste Italiane e la sua capacità di generare redditività, di fornire servizi di qualità ai clienti e nello stesso tempo di creare valore per gli azionisti e i dipendenti – ha commentato ieri De Fante -. Il 2017 ha inoltre registrato un consistente aumento della raccolta BancoPosta e del risultato operativo di PosteVita. Incoraggiante l’aumento dei ricavi nel comparto pacchi, segno della capacità dell’azienda di cogliere le crescenti opportunità dello sviluppo dell’e-commerce in Italia. Tale incremento mitiga il calo previsto dei ricavi per il settore postale, legato alla attuale diminuzione dei volumi di corrispondenza».

In occasione della call, il cfo Roberto Giacchi, ha fornito previsioni molto positive sugli effetti del nuovo accordo siglato con la Cdp. «Il nuovo sistema di commissioni (in particolare viene introdotta anche una remunerazione upfront, dunque anticipata e non a fine anno, ndr) è basato su target alla nostra portata per cui posso affermare sin da ora che già nel 2018 potremmo portare i proventi della gestione della raccolta per conto di Cdp da 1,5 miliardi attuali a 1,8 ».

Il settore assicurativo e del risparmio gestito ha contribuito con 24,4 miliardi di ricavi totali (+2,4%). Confermato l’obiettivo di espandere l’attività nelle polizze unit linked e index linked. Stabile il settore finanziario (5,2 miliardi) mentre i servizi postali e commerciali hanno registrato ricavi pari a 3,6 miliardi, -5,0% rispetto al 2016, con i ricavi del comparto pacchi (pari a 693 milioni, in aumento del 6,7%) che hanno mitigato gli effetti della riduzione dei volumi sulla corrispondenza (oltre che di 23 milioni di accantonamenti a fronte di una multa comminata dall’Antitrust). Gli investimenti sono saliti da 451 a 467 milioni: in particolare su IT e pagamenti digitali. Il management ha annunciato ieri una nuova possibile ricapitalizzazione del Bancoposta e una diversa rappresentazione del bilancio a partire dal 2018.
 

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BUONI FRUTTIFERI POSTALI: dopo la truffa, arriva la Legge che dà ragione ai risparmiatori
Scritto il 16 marzo 2018 alle 16:29 da Danilo DT

Il tribunale dà ragione a chi ha citato in giudizio Poste Italiane che, teoricamente, ha applicato la legge, ma non ha comunicato ad ogni singolo possessore il cambiamento delle condizioni del rendimento.
L’argomento “Buoni Fruttiferi Postali” è già stato protagonista di tanti articoli su questo blog. Siamo stati tra i primi ad interessarci della questione ed a segnalare la “furbata” (che poi sarebbe relativa in quanto le Poste Italiane “avrebbero applicato la legge”) che ha fregato i risparmiatori,
L’antefatto è molto semplice. Si tratta di buoni postali che avevano interessi fissi e già definiti addirittura sul mantello dello stesso buono fruttifero postale, quindi stampato sul documento. Per vedere i vecchi post sull’argomento cliccate QUI, e QUI.

Peccato che ad un certo punto, I signori di Poste Italiane hanno iniziato a considerare tale rendimento “antieconomico”, si è capito che quel rendimento era “fuori mercato” e quindi era giusto dare un “taglio” allo stesso.
Vi sembra un atteggiamento corretto? Assolutamente no. E’ un po’ come se ad un BTP che ha un tasso del 5% si decidesse, d’ufficio, un taglio del rendimento al 2,5%.
Finalmente la giustizia si muove ed ecco la soluzione per poter ottenere il giusto rimborso.

I buoni di cui stiamo parlando in questo caso (serie M, N, O emessi dal 1974 al 1986) si presentavano come gli assegni da «Un Milione» nei vecchi fumetti del Signor Bonaventura: erano dei pezzi di carta con su scritto l’importo (ovviamente in lire) e sul retro avevano una complicata serie di simboli che spiegava come il capitale fosse destinato a rivalutarsi, anno dopo anno, in tre decenni. Ma nel 1986 un decreto del governo ha dimezzato i rendimenti. La quasi totalità dei risparmiatori non se n’è accorta fino al momento di incassare.

(…) Le Poste dicono di essere state corrette, ed è vero: hanno applicato la legge. Ma il giudice ha obiettato che era la legge a essere sbagliata. Infatti la modifica delle condizioni è comparsa in Gazzetta ufficiale ma non è mai stata comunicata nominativamente agli interessati, né sono state fornite tabelle aggiornate. La variazione unilaterale dei tassi, secondo il giudice Grammatico, rappresenta «una evidente violazione degli obblighi contrattuali e del principio di buona fede contrattuale». (…) [Source]

Questa caratteristica deve essere segnalata a TUTTI i possessori dei buoni fruttiferi postali. Quindi vi chiedo di FARE GIRARE QUESTO POST il più possibile. In questo modo i risparmiatori possono far valere le loro ragioni.

E agli stessi possessori di Buoni Fruttiferi Postali posso solo dire di NON firmare liberatorie o controproposte. Avete diritto a tutti i vostri interessi. Lo dice la legge con una sentenza. Esiste il cosiddetto “diritto di recesso”. Le Poste Italiane quindi avrebbero dovuto contattare i singoli risparmiatori e concedere loro la possibilità di recedere dal contratto, almeno quello. Invece ci si è limitati ad una comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale, condizione INSUFFICIENTE per far valere i diritti del cambio delle condizioni del Buono Fruttifero Postale.
Ora lo sapete, se volete fare valere i vostri diritti, avrete la strada spianata.

STAY TUNED!

Danilo DT
 

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