I concorrenti di Poste? (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
I concorrenti di Poste? Finecobank e Banca Generali

di Paola Valentini
http://www.milanofinanza.it/news/i-...inecobank-e-banca-generali-201510131200092346


Pur non esistendo società quotata nel mondo che abbia lo stesso mix diversificato di attività delle Poste (corrispondenza, servizi finanziari, servizi assicurativi) ci sono singoli nomi che il gruppo ha indentificato come più confrontabili con il proprio modello. I nomi?

Nel comparto di gestione del risparmio, in considerazione della composizione di ricavi, le Poste si indentificano nel comparto delle società di asset management italiane. E qui i titoli individuati sono Finecobank
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, Banca Generali
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e Mediolanum. Il price earnig (p/e) di questi titoli, in base agli utili 2014 e ai prezzi al 6 ottobre scorso, sono rispettivamente di 26,1, 19 e 16,1.
La media dei p/e di questi asset gatherer è di 20,4 a fronte di una forchetta per le Poste che va tra 37 e 46,2 in base all'intervallo di prezzo 6-7,5 euro definito in sede di Ipo dal gruppo guidato da Francesco Caio.



Sul fronte degli operatori postali, il p/e medio del campione considerato è di 14,2: si va ad esempio

da 6,5 dell'olandese PostNL,
al 14,1 della britannica Royal Mail,
al 15,1 della tedesca Deutsche Poste,
fino al 19,9 della portoghese Ctt-Correios de Portogal.





Guardando invece alle compagnie assicurative come modello più vicino a quello della Poste, in Italia sono chiamate in causa Generali
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(p/e di 15,5) e Mediolanum (p/e di 16,1).





All'estero i gruppi dal business model più simile a quello della prossima matricola di borsa sono
l'olandese Aegon
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(p/e di 10,8),

la britannica Old Mutual (16,3),

la svizzera Swiss Life Holding (8,9)

e la scozzese Standard Life (19,4).

In media, le compagnie assicurative citate da Poste come più comparabili con il proprio modello di business trattano a un p/e medio di 15,1.
 

tontolina

Forumer storico
Pacco e Contropaccotto, dopo il “Gioiellino” Fincantieri, tocca a Poste Italiane

Di FunnyKing , il 29 ottobre 2015 7 Comment
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Bravo Padoan.
Niente da dire, Padoan è come Marchionne anzi meglio. Marchionne almeno ha potuto vendere un “sogno” (a prezzi da sogno, anzi da amatore/collezionista, 52$ ad azione un genio) ovvero Ferrari.
Padoan invece, prima ha venduto un autentico incubo (Fincantieri) e poi una azienda che non si capisce bene cosa faccia esattamente ovvero Poste Italiane, la quale formalmente fa logistica, in pratica è un broker assicurativo e una banca. Tutto mischiato, e… comunque trattasi di quote di minoranza di un impresa Statale che usa criteri Statali nella selezione e nella gestione del personale, specie la parte dirigenziale.
Quindi bravo, ottimo incasso. E sotto col prossimo pacco.
p.s. probabilmente essendo ancora il terzo giorno, una manona stasera riporterà il prezzo di poste italiane al prezzo di IPO, ma da settimana prossima sono Crauti per tutti.
 

tontolina

Forumer storico
ALLORA LI METTO ALLA #POSTA?
Creato: Sabato, 09 July 2016 09:32
ALLORA LI METTO ALLA #POSTA?
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Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase: “Basta banche, li metto alla Posta” ?

Poste Italiane è sempre stato percepito come il classico "porto sicuro" dove allocare i propri risparmi nei momenti di turbolenza dei mercati, lontano dalle sirene dei listini azionari, ma negli ultimi giorni alcune segnalazioni da parte dei nostri lettori stanno minando anche questa certezza: difatti da alcuni anni a questa parte, il gruppo Poste italiane è stato messo in condizione di fare concorrenza alle banche, attraendo nuova clientela che si è sommata alla estesissima base di clientela retail già abituata all'utilizzo dei servizi postali più che di quelli finanziari.

Ma vediamo, grazie al nostro Ufficio Studi il fatto:

alla fine dell' anno 2005 Poste Italiane, in pieno boom del settore immobiliare, lancia il suo Fondo Immobiliare Chiuso, chiamato “OBELISCO” (Isin IT0003896922), collocando (anche grazie ad un'ottima campagna pubblicitaria) in un batter d'occhio tutte le quote a disposizione e garantendosi laute commissioni da parte della società di gestione del suddetto fondo; ma purtroppo, dal momento che la storia ci insegna che i mercati sono imprevedibili e non è tutto oro quel che luccica, la cattiva gestione del patrimonio immobiliare (metà degli immobili non sono messi a reddito), la contrazione del mercato con conseguente forte deprezzamento del mattone, e la tassazione alle stelle (Imu e Tasi incidono per circa il 34% sui ricavi) portano la gestione a delle performances letteralmente disastrose: chiunque infatti avesse sottoscritto quote del Fondo Obelisco per un controvalore di 200.000 Euro 11 anni fa, oggi vedrebbe il proprio capitale ammontare a circa 48.000!!!
Il grafico parla chiaro:

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Un continuo calo delle quotazioni, che è purtroppo accompagnato dalle difficoltà per chi volesse vendere le proprie quote ad un determinato prezzo, vista la scarsa liquidità del fondo a oggi. Esattamente quello che sta avvenendo in questi giorni in UK dopo il risultato del referendum della BREXIT con 6 fondi immobiliari che hanno annunciato di non voler restituire a tempo indeterminato quanto versato ai sottoscrittori.

Per cercare di trovare un rimedio, il Fondo Obelisco ha prorogato la propria naturale scadenza dal 2015 al 2018 allo scòpo di vendere a prezzi migliori alcuni immobili, ma nell'anno 2016 ancora una volta i risultati sono stati l'ennesimo disastro, evidenziando una perdita netta di circa 18 milioni di Euro, come da bilancio depositato:

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Non sappiamo se nei prossimi ultimi due anni di vita il "FONDO OBELISCO" recupererà l'80% delle perdite accumulate, anche se sinceramente ci sembra piuttosto irrealistico che nell'arco del periodo soprindicato il valore degli immobili contenuti a bilancio possa salire di 4 volte per ritornare al valore iniziale...

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L'unico dato certo è che i sottoscrittori continueranno a versare per altri 2 anni, le commissioni alla società di gestione e di conseguenza a Poste Italiane.

Vi sono inoltre segnalazioni in merito al comportamento di BancoPosta nell’ambito del collocamento del Fondo, forse censurabile da un punto di vista legale in quanto aumentano le lamentele derivanti dal fatto che all’atto del collocamento, conformemente all’articolo 30 del Regolamento intermediari del 1998, Poste Italiane non avrebbe stipulato con i risparmiatori un contratto-quadro.

La mancata stipula del contratto–quadro, tuttavia, non esonerava Poste Italiane dalle ulteriori regole di comportamento previste ed in particolare dal raccogliere le informazioni sulla propensione di rischio del risparmiatore ai sensi dell’articolo 28 del Regolamento Consob del 1998 e dal segnalare la inadeguatezza dell’operazione ove il profilo fosse stato basso, medio basso o medio, atteso che al Fondo era stato indicato nello stesso prospetto informativo un grado di rischio medio-alto.

Morale della favola: nel 2016, in piena era di TASSI A ZERO, di "porti sicuri" non ce ne sono più e occorre scegliere MOLTO ATTENTAMENTE quelli che meglio ci permettono di "ormeggiare" il nostro patrimonio.

E' doveroso quindi ribadire ancora una volta ai lettori e ai nostri Associati che prima di sottoscrivere qualsiasi prodotto proposto da QUALSIASI INTERMEDIARIO o Ente si debbono adottare le necessarie cautele, ancor più visto quel che sta capitando sul mercato in questo periodo con la normativa del BAIL IN già in essere.

L'Ufficio Studi Assodir è a disposizione di tutti i propri Associati per fornire chiarimenti in merito ed invita tutti i lettori del blog ad associarsi, al fine di predisporre la necessaria educazione finanziaria, con l'aiuto di professionisti qualificati ed evitando così di commettere leggerezze che potrebbero visto il periodo rivelarsi fatali nella gestione dei propri risparmi.
 

tontolina

Forumer storico
POSTE ITALIANE: RADDOPPIA L'AZZARDO E DIMEZZA IL RENDIMENTO
Creato: Martedì, 19 July 2016 08:18
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Buongiorno e benvenuti a questa nuova inchiesta nel fantastico mondo di Poste Italiane che tanto sta terrorizzando i risparmiatori italiani in questo periodo.

Bisogna stare attenti al nome delle cose, in questo caso i prodotti finanziari che vi propongono.

Usano le parole, le coniugano in modo che quello che vi offrono appaia ai vostri occhi necessario, importante e per il vostro bene.

NON FANNO NIENTE PER IL VOSTRO BENE.

Ma fanno tutto per i loro INTERESSI.

In questo articolo vi sveliamo i finti raddoppi del nulla di Poste Italiane che attraverso belle parole, rating farlocchi e numeri a caso, ha bruciato una buona fetta di investirori e risparmiatori italiani che gli hano creduto.

Non dovete crederci sulla parola, ma per il vostro bene, vi consigliamo di non essere mai soli nelle scelte importanti soprattutto, in quelle finanziarie. Quelle scelte che se errate vi condannano alla povertà a vita.

Circondatevi di persone altamente qualificate quando state per fare un scelta importante!

Seguiteci.

Il nostro Ufficio Studi della Assodir dopo aver sviscerato i danni causati dal Fondo Obelisco di Poste Italiane

ha ricevuto nuove segnalazioni in merito ad alcune polizze emesse sempre dalle Poste vari anni or sono e che sembravano in grado di offrire ritorni davvero interessanti, ricorderete tutti infatti i tempi d'oro in cui i Buoni Fruttiferi (grazie ad una inflazione molto alta) raddoppiavano nel giro di 10 anni, ebbene nell'anno 2002 Post italiane tenta lo stesso gioco, e lancia una serie di Polizze Index-Linked, cioè legate all'andamento di alcuni indici azionari, precisamente al Dow jones e all' Eurostoxx, ma presentando tali prodotti con campagne pubblicitarie e assegnando ad essi dei nomi molto più “tranquillizzanti”:

- Classe 3A Valore Reale, collocata dal 07/01/2002 al 09/02/2002 -
- Ideale, collocata dal 18/03/2002 al 20/04/2002 -
- Raddoppio, collocata dal 03/06/2002 al 10/07/2002 -
- Raddoppio Premium, collocata dal 12/08/2002 al 21/09/2002 -
- Index Cup, collocata dal 21/10/2002 al 16/11/2002

Il termine “Raddoppio” era chiaramente all'epoca usato per richiamare alla memoria dei sottoscrittori i medesimi rendimenti dei Buoni Fruttiferi, ma, come vedremo più avanti, ciò non si verificò poichè si trattava di prodotti non diversi, ma addirittura quasi antitetici.

In primis vogliamo segnalare cosa riportava la Nota Informativa in tema di facoltà di recesso, roba da far venire i brividi a chiunque l'abbia letto, ma quanti l'hanno fatto secondo voi?

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Segnaliamo dopo un attento studio dei vari prospetti informativi che la componente obbligazionaria era costituita non da semplici obbligazioni, bensi' da cartolarizzazioni (tecnicamente da CDO sintetici), e riteniamo molto ma molto probabile che tale DETTAGLIO possa essere sfuggito al risparmiatore medio che si è sempre rivolto a Poste Italiane:

Ma cosa sono i “CDO sintetici” ?

Questa sigla indica i "Collateralized Debt Obbligations". In pratica si tratta di prestiti obbligazionari creati, usando la tecnica della cartolarizzazione, impacchettando una serie di bonds o di derivati.

I CDO sono emessi in varie tranches (con rating e rischiosità a scalare) da speciali società-veicolo: il loro rimborso e le loro cedole sono garantite dal portafoglio sottostante di obbligazioni o di prestiti o di derivati. I Cdo possono avere strutture molto complesse, che creano anche un effetto leva.

Alcuni Cdo sono "gestiti": cosicchè l'emittente abbia la facoltà di sostituire i titoli sottostanti posti in garanzia in corso d'opera.

L'investimento in Cdo comporta vari rischi (e ovviamente pari rendimenti): c'è il rischio che il portafoglio sottostante posto in garanzia vada in default, almeno in parte. C'è poi un rischio di "concentrazione": se i titoli sottostanti sono concentrati in settori simili o nello stesso settore. E c'è un rischio di "struttura": un investitore può infatti acquistare la tranche migliore (con il rating più elevato) o quella peggiore. La tranche più rischiosa in un'emissione di Cdo è quella definita equity: quella che va ad assorbire le prime perdite del portafoglio sottostante
.

I nomi dei prodotti e le note informative erano ingannevoli.

Il primo titolo (3A, "tripla A") richiamava esplicitamente il massimo rating, cioe' la massima sicurezza ed affidabilità unita all'espressione "Valore Reale" poiche' il titolo prometteva di restituire a scadenza almeno il valore dell'inflazione piu' un rendimento aggiuntivo legato alla variazioni di indici finanziari di mercato. Nella nota informativa si leggeva: "La classificazione minima imposta dall'ISVAP per questo tipologia di contratti e' di A-. Il titolo Classe 3A valore reale index Linked ha attualmente un rating AAA di Fitch. Il rating "AAA" secondo Fitch, determina in assoluto il piu' basso livello di rischio di credito.

E' assegnato solamente nei casi di capacita' eccezionalmente elevata di solvibilita' e si ritiene che anche eventi particolarmente avversi non lo possano influenzare negativamente. A titolo di esempio lo Stato Italiano ha attualmente rating AA-, secondo Fitch".

Il rating "tripla A" emesso da Fitch era ad uso privato. Lo stesso Ken Gill, Responsabile CDO di Fitch Ratings, e' rimasto sorpreso, nello scoprire due anni dopo, che Poste Italiane avevano strumentalizzato il loro rating in questo modo ed ha sottolineato che: "Siamo di fronte a titoli estremamente sofisticati. Che siano adeguati ad investitori retail e' discutibile. Ma questo e' responsabilita' di chi li vende".

Essendo stati collocati presso oltre 70.000 risparmiatori (la fonte è proprio Poste Italiane) nel 2002 ed avendo un orizzonte temporale di 10 anni, tali polizze si trovarono nel bel mezzo della crisi del 2007 (Lehman Brothers) con gli indici azionari che crollarono letteralmente.

Iniziavano i primi declassamenti, ma i risparmiatori non venivano informati. Il tracollo della situazione finanziaria ha fatto il resto. Il titolo "Classe 3A Valore Reale" poco prima di arrivare alla sua naturale scadenza VALEVA CIRCA LA META' ed il titolo "Ideale", addirttura UN TERZO DEL VALORE INIZIALE.

Cosa fece Poste Italiane all'epoca per tentare di rimediare al disastro in atto? (Perchè di disastro si deve parlare, considerando che la stragrande maggioranza della clientela delle Poste nel 2002 vedeva tale Ente come una certezza granitica).

Creò ad hoc nuove polizze in cui far confluire i capitali dimezzati (o peggio) delle polizze del 2002, la cui linea si chiama “PostaFuturo”: morale della favola, l'orizzonte temporale scelto dal cliente è venuto improvvisamente a saltare causando disagi a chi avrebbe necessitato quantomeno del proprio capitale alla scadenza naturale delle polizze! Chi ha sottoscritto la migrazione del capitale quindi ha dovuto cambiare scadenza adattando le proprie esigenze ai pessimi rendimenti delle polizze di Poste Italiane.

Chi sottoscrisse ed ahinoi ancor oggi abbia mantenuto in essere le polizze di questa linea, subì invece, come da prospetto informativo, i seguenti costi di accesso:

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Non ci vuol molto a capire che pagare il 3% di costi in un periodo in cui il reddito fisso offre tassi a zero è qualcosa di davvero poco conveniente, senza contare che sono presenti altri costi che possono essere ammortizzati solo dopo molti anni: quindi, chi ha affidato i propri risparmi nel 2002 alle poste e ha subìto la crisi degli indici azionari, ha vissuto un vero e proprio calvario.

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Chiudiamo con una delle testimonianze di chi ha liquidato il tutto a dicembre 2015:

In data 8 giugno 2002 ho sottoscritto la polizza in oggetto per € 1.500,00. Su indicazione delle Poste ho accettato la proposta di trasformazione della polizza in Postafuturo ad hoc per raddoppio in data 20 giugno 2009 (visto che il capitale era sceso a 1.083,75 euro). A scadenza di tale polizza (31/12/2015) il capitale risulta di 1.575,00. Quindi dopo 13 anni e mezzo mi trovo con un aumento di capitale di 75,00 euro lordi." (Piergiorgio F. da Schio)

Raddoppio? Non con Poste Italiane.

Il nostro Ufficio Studi è a disposizione dei propri Associati (pui trovare tutto quello che ti serve a questo link) per esaminare insieme tutte quelle situazioni che ritengono meritorie di analisi approfondita.

Essere un nostro associato fa sì che da questi disastri ci si trovi molto ma molto lontani, con conseguente protezione dei propri risparmi ma non solo. Far parte di un associazione, significa far parte di un Gruppo coeso che ha come obiettivo finale lo sviluppo di tutti gli associati e soprattutto, il benessere e la protezione.

Ecco perchè vi invitiamo nuovamente ad associarvi se non volete correre questi rischi ogni volta che vi recate allo sportello, segnalandoci le proposte che ricevete!

Vi ringraziamo anticipatamente per l'aiuto che ci date nel diffondere queste notizie a tutte le persone a voi care.

UFFICIO STUDI ASSODIR

#POSTE ITALIANE: RADDOPPIA L'AZZARDO E DIMEZZA IL RENDIMENTO
 

tontolina

Forumer storico
Rendimenti record sui buoni fruttiferi ma Poste non pagano
28 settembre 2016, di Alessandra Caparello

ROMA (WSI) – Chi possiede i buoni fruttiferi della serie M,N, O, P, emessi tra il 1974 e il 1986, ha in tasca biglietti della lotteria vincenti visto che i rendimenti sono da record. Il problema è che le Poste e la Cassa Deposti e prestiti, sono disposti a liquidarne solo metà importo.

Un problema che è venuto alla luce ad ottobre scorso quando il tribunale di Savona ha dato ragione ad un uomo che nel 1983 aveva investito un milione delle vecchie lire in un buono fruttifero delle Poste che ora ha raggiunto il rendimento di 16mila euro, ma le Poste Italiane si sono dichiarate disposte a pagarne solo la metà, 8mila. Da qui il ricorso in appello. Dalle stesse Poste ammettono che tali buoni fruttiferi sono i più remunerativi mai venduti da un ente pubblico.

“Sono i titoli di risparmio più remunerativi mai venduti da un ente pubblico, con tassi demenziali già per i tempi, basati su previsioni sull’andamento dell’inflazione anno per anno che si sono rivelate semplicemente sbagliate”.

Il pasticcio è nato nel 1 luglio 1986 quando il governo ha adeguato i rendimenti dei buoni all’inflazione che dal 16% del 1976 era scesa in dieci anni al 6%. Il riferimento è al decreto ministeriale 148, noto anche come decreto “Gava-Goria” per cui tutti i buoni emessi dopo il 1 luglio 1986 – serie Q e successive – producono rendimenti dimezzati rispetto a prima, una mannaia che si è applicata anche retroattivamente sui buoni emessi dal 1974 in poi. Chi ha buoni trentennali emessi tra il ‘74 e il ‘75 non può più incassarli, visto che erano pagabili entro 10 anni dalla scadenza. Chi invece possiede buoni emessi tra il 1976 e il luglio 1986 può ancora recarsi ad un ufficio postale e chiederne il saldo.

Il problema è proprio qui: all’atto della richiesta, le Poste erogano metà dell’importo. Da qui il ricorso di numerose associazioni dei consumatori ai tribunali di tutta Italia.

Ma le stesse Poste minacciano:
“Consigliamo ai risparmiatori di non spendere gli importi che il giudice di primo grado dovesse riconoscere loro, visto che in ogni caso faremo ricorso in appello e potrebbero essere costretti a restituirceli”.
 

tontolina

Forumer storico
Poste I.: per Pioneer lavora a finanziamento 2 mld (fonti)


ROMA (MF-DJ)--Poste I. starebbe lavorando a un finanziamento pari a circa 2 mld per l'eventuale acquisizione di Pioneer da Unicredit in cordata con Cdp e Anima H.

Fonti vicine al dossier sottolineano, inoltre, che le valutazioni riportate sull'asset di piazza Cordusio sono distanti dai valori rappresentati in fase di offerta non vincolante.

gug

[email protected]

(END) Dow Jones Newswires

October 18, 2016 08:23 ET (12:23 GMT)
 

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