HOUSTON, M'ARRANGIO? (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
:brr::d:
Buona settimana a tutti :)
Accidenti... nemmeno il tempo di prendere polvere e già bisogna riutilizzarla sta scheda elettorale :confused:

Come promesso :melo:... ecco altre foto della Lapponia (compreso un hotel di ghiaccio :eek:)... tanto la calura estiva non ha ancora mollato e, immaginare i -30° della Lapponia, potrebbe essere di conforto :d:
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...
 

Val

Torniamo alla LIRA
E come questi ce ne sono a uffa di dipendenti che no sanno fare il proprio lavoro.
Personalmente, li licenzierei tutti.

Balla ancora, a distanza di due mesi dall'evento luttuoso, il certificato di morte di un cittadino lecchese "ostaggio"
della burocrazia o meglio di decisioni prima in un senso e poi in quello opposto.

Come avevamo già raccontato, l'Ufficiale di Stato Civile dell'Ente, l'11 giugno scorso, nel compilare l'atto avrebbe alterato
- per mero errore materiale - i dati anagrafici del defunto.


Lo scollamento tra l'identità riportata sul documento rilasciato dal Municipio rispetto alla reale identità dello scomparso
aveva portato il dirigente Vincenzo Russo ad annullare in autotutela il certificato di morte, avvertendo dell'avvenuto la Prefettura, la Procura e il Tribunale come da prassi.

Questione chiusa il 19 luglio? Macchè.

In data 8 agosto, infatti, il medesimo funzionario ha innestato la retro, ritirando la decisione assunta il mese prima.

Si legge, nella nuova pubblicazione (la 951) sempre a firma del dr. Russo:

In data 19.07.2019 è stata adottata la Determinazione Dirigenziale n. 850/2019 per l'annullamento di atto mediante ricorso all'autotutela.
Il successivo riesame della situazione ha condotto ad una diversa valutazione ritenendo corretto demandare all'Ufficiale di Stato Civile
l'attivazione del procedimento istruttorio e decisorio per la correzione dell'atto viziato
ex D.P.R. n.396/2000".

Insomma, ora la questione si risolverà nella stessa sede dove era nata.

Verrebbe da ridere, se non ci fosse un morto di mezzo.

(Perchè - si sappia - nella realtà, ancora oggi, un morto è vivo. Ed un vivo è morto).
 
Ultima modifica:

Val

Torniamo alla LIRA
Clima che cambia, riscaldamento globale, il mondo è sul piano inclinato della catastrofe.

Non sarà chiudendo le fabbriche e fermando automobili e centrali elettriche che fermeremo lo spostamento dell’asse terrestre.

Così è stato, è proprio il caso di dirlo, da che mondo è mondo.

Si sciolgono i ghiacciai, si alza il mare, cosa succederà?

Ci sta pensando qualcuno a una rilocalizzazione, che brutta parola ma esprime bene il concetto, o tutto finirà come con Doggerland?
Quando il mare salì tanto da sommergere un mezzo continente, una striscia di terra che collegava la Gran Bretagna alla Danimarca e alla Germania.
Anche allora era in atto un grande cambiamento climatico.

Ma quei poveri Neanderthal e Cro Magnon non avevano computer e tecnologie, solo le gambe per rifugiarsi in terre più sicure.
Non sapevano leggere e scrivere, quei nostri antenati e non ci hanno lasciato detto cosa accadde, in che tempi e in che modi.

Che il periodo di pace climatica, in atto da circa 20 mila anni, fosse persino troppo lungo,
gli scienziati lo sapevano da quando qualcuno ha cominciato a studiare climatologia.

Negli ultimi anni anche gli storici hanno prestato attenzione non solo a re e condottieri
ma anche agli effetti del clima su come è cresciuto ed è cambiato il mondo.

Allora il mondo era abitato da decine di milioni di esseri umani, nel 2050 sarete dieci miliardi.

Negli ultimi tre secoli la rivoluzione industriale ha cambiato il mondo, allungato la vita,
migliorato le condizioni di quasi tutti, ciascuno di noi oggi vive quasi meglio di un re di mille anni fa,
la scienza e l’industria hanno migliorato il mondo, non date retta ai vari Harari
che teorizza che si stava meglio quando si viveva di caccia e raccolta di piante selvatiche.

Purtroppo gli scienziati stanno zitti, lasciano la parola ai profeti.

L’ultima uscita, su Repubblica, cui questo genere piace assai, è stata quella di Pascal Acot, intervistato da Antonio Canciullo.
Solita litania, tutte cose vere, con un vizio di fondo.
Questo genere di profeti danno la colpa del cambio del clima alla scienza, al progresso, all’industria.
Sono una nuova versione dei preti di Cesare Pascarella: “Nemici de la patria e der progresso”.

Tutti presi dal loro odio anti industriale, mancano il grande obiettivo: come anticipare le conseguenze del cambiamento climatico.

I giornali appaiono poco preparati sul tema, se non per fare da cassa di risonanza alle tesi catastrofiste anti industriali.

L’opinione pubblica, fra raffiche di paura sui social network, è confusa e male informata.

Al fondo c’è sempre il sospetto che qualche potenza straniera, qualche forza occulta
impegnata nel tanto peggio tanto meglio tirino i fili di questo teatrino in cui si gioca al massacro.

Se pensate che vogliono dare il premio Nobel a Greta e che il Papa Francesco la prende sul serio, capite che qualcosa non gira nel senso giusto.

Come sul Titanic. La nave affonda e l’orchestra continua a suonare.
La Terra non finirà, come non è finita in questi milioni di anni. Ma la sensazione è che si continui a giocare con le parole, invece di agire.

Quando si parla di mutamento climatico, mi viene sempre in mente quel bellissimo film del 1961, E la terra prese fuoco.

Fu il primo film vietato ai minori che vidi. Ci lasciai il cuore perché il protagonista era un giornalista del Daily Express,
giornale mito dei miei sogni di aspirante giornalista, modello imitato dal Giorno di Baldacci e poi tradito da manager, direttori e grafici.
Rivisto mezzo secolo dopo non ha perso il suo fascino, anzi ha assunto una dimensione di grande attualità.

La storia si sviluppa sullo sfondo di una terra travolta da un riscaldamento globale ben più forte di quello che viviamo oggi.
L’asse terrestre si era spostato non per un fatto scritto nell’algoritmo fondativo del mondo e più o meno fissato nei cicli di Milankovitch.
La colpa all’epoca era attribuita agli esperimenti nucleari con cui americani e sovietici imbottivano la terra in quegli anni.
L’asse terrestre, alla fine del film, fu raddrizzato da una superbomba H, che rimise le cose a posto.
Ma erano giorni in cui ancora gli inglesi avevano qualcosa da dire e da fare.

Oggi possono solo sognare di diventare il cinquantunesimo Stato della loro ex colonia.
 

Val

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Ed eccoci vicini all'inciucio.
La verità. Non esiste la "democrazia".

Al Colle, nel mazzo delle ipotesi di governo, si mescolano quattro carte e, dopo la fine della prima fase delle crisi,
sarà compito del presidente della Repubblica decidere quale estrarre.

E non è il voto l'unica possibilità prevista per il prossimo esecutivo.


La prima ipotesi è quella di un "governo di garanzia elettorale".
S
i tratta di un esecutivo di transizione, che avrebbe l'obiettivo di portare il Paese alle urne.
Si tratterà di un governo elettorale, vista l'impossibilità di far fare la campagna come premier ai ministri.
E allora si vocifera sui nomi che potrebbero reggere questa fase di transizione:
nel toto nomine compaiono due ex presidenti della Corte Costituzionale, Valerio Onida e Giovanni Maria Flick,
ma anche quello di Giovanni Tria. Non solo. Perché potrebbe essere ancora Giuseppe Conte a vedersi assegnato l'incarico
. Il centrodestra, però, non approverebbe questa possibilità.

Un secondo esecutivo potrebbe essere quello "no Tax", che resti in carica almeno fino a febbraio e scriva la legge di Bilancio, rispettando i parametri europei.
Se venisse scelta questa ipotesi, il candidato premier più accreditato è Carlo Cottarelli.

Terza possibilità per Mattarella è quella di decidere per un "governo tecnico", che prevede il voto a maggio 2020
e avrebbe in programma l'approvazione della legge di Bilancio, il taglio dei parlamentari e correzione della legge elettorale.
In questo caso, il toto nomina si arricchisce di nomi: in lista ci sarebbero Elisabetta Casellati, presidente del Senato, e Roberto Fico.
Ma Mattarella potrebbe proporre anche la vicepresidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia.

Infine, l'ultima ipotesi è quella che presuppone un accordo politico e il governo così formato resterebbe in carica fino al 2022.
E il futuro premier più gettonato, se andasse in porto questa possibilità, sarebbe Mario Draghi,
che a novembre lascerà la guida della Bce. Ma si vocifera anche (ancora) di Giuseppe Conte.
 

Val

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In tutti i casi, la Lega sarebbe all'opposizione.
....e allora altro che il 35%....
ma il 40% non serve più. Hanno cambiato la legge elettorale.

Due sistemi ormai radicalmente differenti per Camera e Senato, il Parlamento ha deciso di dotarsi di una legge nuova: il Rosatellum.

Questa legge non prevede alcun premio di maggioranza.
Di conseguenza, non sono previste delle soglie minime necessarie per garantirsi la maggioranza in Parlamento.

Ma allora, perché tutti continuano a parlare di questo 40%?
Semplice: perché potrebbe essere in effetti la percentuale minima da raggiungere per ottenere la maggioranza parlamentare.
Il Rosatellum è in grande parte (due terzi) proporzionale, ma ci sono due meccanismi che potrebbero essere una fonte di disproporzionalità.

In primis la soglia di sbarramento del 3%.
Non è una soglia molto alta, ma certo esclude dal riparto dei seggi alcuni partiti e quindi le liste che superano la soglia godranno di qualche seggio in più. Ma non è abbastanza.

Il maggior fattore di disproporzionalità risiede nel secondo meccanismo,
ossia la quota di seggi che saranno assegnati in collegi uninominali maggioritari a turno unico,
che potrà garantire ai partiti un bottino maggiore di seggi, tanto da incrementare
quelli ottenuti in base alla percentuale ottenuta nel proporzionale e sperare perciò di arrivare oltre il 50%.

Nessun partito/coalizione sembra in grado di arrivare a quei numeri.
Ma, se proviamo per ipotesi ad aumentare il risultato di Pd, centrodestra e Movimento 5 Stelle, rispettivamente,
scopriamo che per sperare di avere almeno il 50% + 1 dei seggi per tutti e tre i poli la soglia minima si aggirera proprio intorno al 39%-40%.

In una situazione del genere, quindi, ognuno dei tre poli sembrerebbe poter avere i numeri necessari per governare da soli.

Ma, giova ripeterlo, non si tratta di una soglia tassativa, indicata dalla legge.

Nel Rosatellum non si fa menzione ad alcuna soglia.

È il funzionamento dei collegi uninominali maggioritari che fa dire alle nostre proiezioni
che per evitare una situazione di hung parliament sarà necessario avvicinarsi il più possibile a quella soglia.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Barbara Palombelli ha rilasciato una bella intervista a Pietrangelo Buttafuoco sul Fatto Quotidiano.

Sempre misurata ed equilibrata, ha il polso politico di una situazione in fieri attraverso il programma Stasera Italia,
condotto quotidianamente con saggezza ed onestà intellettuale.

Da questo pulpito non ha risparmiato critiche alla sinistra ed ha evidenziato quello che anche dal Fatto rivendica.
Il governo gialloverde ha mantenuto le sue promesse, dice:
«Il 95% degli italiani voleva un freno all’immigrazione clandestina, un altro 95% chiedeva un aiuto per i poveri,
mi meraviglia che la sinistra non abbia votato a favore del reddito di cittadinanza».

«L’integrazione non si fa con lo Ius Soli»
La Palombelli sottolinea che l’esecutivo gialloverde ha anche smentito tutti i suoi detrattori,
che non hanno fatto altro che ingenerare paure, come i “mutui alle stelle” con l’impennata dello spred.

Ma i colpi più duri la Palombelli li riserva alla sinistra, come già in un post su Fb di qualche giorno fa.
Demolisce poi un chiodo fisso della sinistra, lo Ius soli, dando una lezione su cosa significhi vera integrazione.

Lo fa, lanciando un paragone su cui riflettere: «Io, di mio, sono appassionata dell’ accoglienza, ma ne ho altrettanta per la legalità.
La sinistra sorvola sulla sua stessa memoria ma dell’integrazione dei meridionali nelle città industriali del nord
se ne faceva carico il servizio d’ordine del Pci: “e non si toccano le donne, e le mogli possono lavorare, devono avere la loro libertà…”;
l’integrazione si faceva con le caserme, con i figli dei proletari arruolati nell’Arma, e non con lo Ius soli».

In un passaggio si definisce “allieva” di Ida Magli e rievoca una profezia che si è avverata proprio in questi ultimi tempi:
«Lo sapevo dal 1997 che il sovranismo sarebbe risorto contro un’Europa che annulla le identità…».

Palombelli: «La sinistra (e il Papa) non capiscono che…»
Sulla crisi osserva che se la mossa di Salvini rischia di essere un azzardo,
l’inciucio tra M5s e Pd sicuramente manderà i due partiti gambe all’aria.

Striglia la sinistra che non ha capito che gli italiani, soprattutto i più giovani, vogliono riscoprire “l’identità”.

Il riferimento va anche a Papa Francesco, che mobilta tutti contro la Lega e Salvini, interloquisce Pietrangelo Buttafuoco.
«Ma non funziona più così – spiega Palombelli – una cosa è l’identità, e dunque il santo in processione, altra cosa è il potere cattolico».

Ne ha soprattutto per il Pd. «Incredibile come il politicamente corretto abbia ridicolizzato le paure delle moltitudini,
tutto un insistere sullo stesso mantra – la pancia degli italiani ci fa schifo».
 

Val

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Et Voilà. Il cerchio si sta chiudendo. Si cerca la quadra.
E' meglio. Molto meglio così....perchè - prima o poi - al voto si torna
ed allora si mette all'incasso la cambiale.

La proposta dem – L’unico interlocutore è il Pd “ufficiale”, che però chiede la testa di premier e Di Maio, la nomina europea e di rivedere il dl sicurezza.
 

Val

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Eheheheh, il sistema migliore, sembra la TAV tanto è lineare.

La proposta di Renzi è una proposta di buon senso.
Si tratta di mettere al centro l’interesse dell’Italia e di fare poche cose essenziali
in modo da traghettare il Paese a un voto che non sia drammatico.
Non mi pare un ostacolo il fatto di dover mettere assieme forze politiche
che si sono sfidate in questo governo tremendo. Del resto, Lega e M5s
sono stati avversari prima del 4 marzo 2018 e hanno continuato a essere avversari anche dopo“.

Sono le parole della deputata Pd, Alessia Morani, nel corso di una intervista telefonica.
 

Val

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Termino.
La realtà è che Salvini ha fregato tutti,
alla fine è stato lui ha creare la crisi di governo lasciando il problema agli altri,
ma siccome per il PD non è accettabile che vada il centro destra a governare,
si punterà all'inciucio con il movimento. Anche per salvare le poltrone.

Da una parte il movimento forse e dico forse riuscirà a portare a casa alcuni successi,
oltre al taglio dei parlamentari si spera di trovare le risorse per scongiurare l'aumento dell'iva,
ma dall'altra.... dall'altra sarà un suicidio politico, visto che il PD
coerentemente alla sua connotazione politica chiederà la destituzione dei decreti sicurezza Salviniani
che se pur non porteranno enormi differenze dal punto di vista dell'immigrazione
ne porteranno dal punto di vista dell'immagine e dei voti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non è una bufala, Carola ha detto proprio così:

“Berlino ha insistito per registrare i migranti della Sea Watch in Italia”
 

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