HO PASSATO UNA VITA A NON SENTIRMI ALL'ALTEZZA, ADESSO MI SDRAIO E VAFFA... (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Chi sarà “Responsabile” ed andrà a salvare il governo “CONTE-CADORNA”, quello che accusa i medici e scappa di fronte alle proprie colpe?

C’è sempre una grande svendita di “Responsabili” in cerca di un seggiolino e questa volta sembra essere essere il turno di Renata Polverini,
ex governatrice della Regione Lazio passata alla storia per lo scandalo Batman.

Come fa notare Libero, lei, con un gruppo di peones disposti a tutto, ha incontrato Dario Franceschini che, oltre a ministro del governo Conte, è anche addetto alle assunzioni.

Fini ha fatto scuola in una certa destra e presto sarà divertente vedere colei che si è battuta il monumento al Generale Rodolfo Graziani,
capo di stato maggiore dell’esercito, quello si fascista, di Salò, soccorrere un governo sostenuto dai Post Comunisti di LeU e che , ora,
è il governo più a sinistra della storia della Repubblica.

Ormai la dignità e la coerenza sono prodotti lontani da questi tempi politici, e domani la vedremo allegramente abbracciare chi ieri la chiamava “Fascista”.

Camerata Renata ti salutiamo, non so se romanamente….

 

Val

Torniamo alla LIRA
A livello europeo esiste il principio di sussidiarietà, ex art 5 del Trattato UE che così recita:
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La sussidiarietà avrebbe dovuto offrire l’unico importante appiglio di sovranità nazionale agli Stati membri
consentendo loro di esercitare ancora la sovranità legislativa in quei settori in cui sia più “efficiente” realizzarla a livello nazionale,
ma in realtà non è così. E vi spiego perché.

La sussidiarietà può essere applicata in tutti quei settori non di “competenza esclusiva” dell’UE.
I settori di competenza esclusiva dell’UE sono, ex art 3 Trattati TFUE:

  1. l’Unione doganale
  2. la Concorrenza (definizione delle regole necessarie al funzionamento del mercato interno)
  3. Politica monetaria per gli Stati membri la cui moneta è l’euro;
  4. Conservazione delle risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca;
  5. Politica commerciale comune.
Sempre ai sensi dello stesso articolo, l’UE ha competenza esclusiva nella firma di trattati internazionali nell’ambito delle sue competenze.

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,

Ciò significa che per tutti i settori non di competenza esclusiva dell’UE (di cui sopra), i parlamenti nazionali possono esercitare in teoria il diritto di sussidiarietà.
Come?

Ai sensi del Protocollo n2 dei Trattati consolidati di funzionamento dell’Unione europea (TFUE), art. 6,
i parlamenti nazionali hanno otto settimane di tempo dalla data di trasmissione di un progetto di atto legislativo “nelle lingue ufficiali dell’Unione”
per inviare un parere motivato ai presidenti di Consiglio, Commissione e Parlamento europeo in cui si spiega perché non si ritiene che il progetto sia conforme alla sussidiarietà.

E’ mai stato applicato in Italia? Non mi risulta.

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Se il Parlamento ottiene un terzo dei voti a favore del parere motivato all’UE per infrazione della sussidiarietà
– previa la consultazione di eventuali parlamenti locali ove sia previsto – gli organi interessati da tale progetto legislativo
hanno il dovere di riesaminare il progetto ma, e qua arriva la chicca, comma 2 dello stesso articolo, al termine del riesame:

la Commissione o, se del caso, il gruppo di Stati membri, il Parlamento europeo, la Corte di giustizia, la Banca centrale europea
o la Banca europea per gli investimenti, se il progetto di atto legislativo è stato presentato da essi,
può decidere di mantenere il progetto, di modificarlo o di ritirarlo. Tale decisione deve essere motivata.


I commi 3a e 3b completano il cappio alla sovranità e alla democrazia degli Stati nazione:
per ritirare il progetto di legge contestato ci vuole la maggioranza del parlamento europeo o il 55% dei voti del Consiglio che è costituito dai ministri competenti.

Quindi per concludere, i parlamenti nazionali possono esercitare la sussidiarietà solo per finta
visto che i loro pareri motivati non sono vincolanti e che solo una votazione a maggioranza del Consiglio o del Parlamento europeo
può ritirare una legge che non rispetti la sussidiarietà in una materia non di competenza esclusiva dell’Unione.

Ma c’è di più: per le materie di “competenza concorrente” con gli Stati membri,
questi ultimi possono legiferare in modo vincolante solo nella misura in cui l’UE non abbia esercitato la sua competenza o l’abbia cessata.

Ciò significa che si può dire tutto, tranne che gli Stati membri hanno una competenza concorrente,
visto che è subordinata all’esercizio di tale competenza da parte dell’UE: quindi il linguista oops scusate il giurista avrebbe dovuto chiamarla “subordinata” perché questo è.

E quali sono queste competenze cosiddette “concorrenti” ma in realtà subordinate degli Stati membri?

Ce lo dice l’articolo 6 del TFUE. Niente meno che quelle dei seguenti settori:

a) mercato interno;
b) politica sociale, per quanto riguarda gli aspetti definiti nel trattato;
c) coesione economica, sociale e territoriale;
d) agricoltura e pesca, tranne la conservazione delle risorse biologiche del mare;
e) ambiente;
f) protezione dei consumatori;
g) trasporti;
h) reti transeuropee;
i) energia;
j) spazio di libertà, sicurezza e giustizia;
k) problemi comuni di sicurezza in materia di sanità pubblica, per quanto riguarda gli aspetti definiti nel presente trattato.

La cessione di sovranità è quindi ancora più mostruosa di quanto non potessimo immaginare mentre il paese dormiva,
cullato da media soporiferi e intellettuali del tutto peri-patetiche che tuttora continuano a non guardare in faccia a nessuno
quando si tratta di briciole di esibizionismo personale o di qualche mollica di pane in più nella ciotola.


Una lotta intestina tra i cosiddetti “intellettuali” della dissidenza sta infestando l’ambiente impedendo in tutti i modi
la formazione di un vero movimento coeso e organico che possa, con la consapevolezza, la volontà e la strategia,
esercitare la vera sovranità, a tutti i livelli, che sia personale, nazionale o europeo.

Sebbene i pareri motivati non siano vincolanti, ritengo che i parlamenti nazionali debbano cominciare a intasare gli organi dell’UE di pareri motivati sull’infrazione del principio di sussidiarietà.

Da un attento esame dei Trattati, in realtà, si potranno cogliere tutti gli strumenti da ostentare per far valere la Carta dei diritti fondamentali,
vincolante dal 2009 a tutti gli effetti e quanto i Trattati stessi, nonché tutte le loro contraddizioni con la Carta,
oltre che le incoerenze interne e i principi degli stessi disattesi negli atti legislativi dell’UE, tali da poterne richiedere la nullità o il riesame;
motivarne la protesta politica e disporre di uno strumento negoziale importante al momento di volere strappare importanti deroghe nazionali a livello europeo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Mezzo mondo ormai ritiene , a torto o a ragione, l’Italia il lazzaretto del mondo ,molto più della Cina dove là il contagio ha avuto inizio
e dove i morti, e morti per il morbo, si contano a migliaia.

Una politica nazionale incapace di comunicare unita ad una mania di controllo che percorre il nostro modo di essere ha fatto si che,
a fronte di un alto numero di controlli, abbiamo avuto anche un alto numero di positivi (non di malati, di test positivi), siamo diventati i Paria d’Europa e di mezzo mondo.

Ogni giorno una compagnia aerea cancella dei voli, se non proprio interrompe i contatti conil nostro Paese:
si è iniziato con il Kuwait, per poi passare a Israele, quindi vedere Turkish Airways e America Airways cancellare i voli per il nostro paese.
Le compagnie europee non osano cancellare tutti i voli, ma li hanno ridotti per almeno il 50%.

Una parte è dovuta al calo della domanda, ma una parte, come ad esempio quelle da Israele, sono legate ad una paura.

Sarò divertente vedere, fra qualche mese, la nostra TV piena di pubblicità per visitare “Le due città, Tel Aviv e Gerusalemme”.

Non bisogna dimenticare chi ci è stato amico e chi ci ha voltato le spalle.

Soprattutto, in questi giorni sono proseguiti gli sbarchi delle navi di “Salvataggio” delle ONG nordiche,
sempre impegnate nel loro quotidiano e regolare lavoro di traghettamento dal Nord Africa alle coste italiane.
Ora, dato che l’Italia è così appestata e piena di virus letali, dato che non riusciamo a contenere il contagio,
è necessario tutelare le vite dei Migranti, anche irregolari e sbarcarli in porti VERAMENTE sicuri, come quelli francesi:

Macron ha infatti assicurato che la Francia è prontissima a combattere il Virus, quindi 50 o 100 migranti in più o in meno non cambieranno nulla.

Ci aspettiamo che siano le stesse ONG a prendere questa decisione. Non vorranno mica mettere a rischio le vite dei migranti ?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il nostro paese è semplicemente privo.

Privo di classe politica adeguata.

Privo di dignità nazionale.

Privo di qualsiasi capacità di reazione.

Privo di un popolo attento e reattivo,

In sostanza: un paese privo del minimo necessario per essere definito paese, stato, nazione.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il MES o Meccanismo europeo di stabilità è uno strumento di stabilizzazione finanziaria entrato in vigore nel 2012
per rispondere agli shock dei debiti sovrani dell’eurozona, sostituendo i precedenti
FESF (Fondo europeo di stabilità finanziaria) e MESF (Meccanismo europeo di stabilità finanziaria).

Tecnicamente si tratta di una organizzazione intergovernativa europea con sede in Lussemburgo e una complessa gerarchia di Governors, Directors e un direttore generale.

Il fondo interviene o dovrebbe intervenire per concedere prestiti ai paesi in difficoltà finanziaria
quando il loro sbilanciamento macroeconomico possa portare gravi ripercussioni all’area euro.

Il fondo raccoglie capitali sia dal mercato, con l’emissione di obbligazioni (Bond), sia attraverso il finanziamento da parte degli Stati membri
sulla base della loro importanza economica, e questo fa sì che il peso dell’Italia, un paese economicamente importante, ammonti al 17,9 %,
superato solo dalla Francia (20,3) e dalla Germania (27,1%). In cifre, l’Italia ha sinora versato 14,3 miliardi di Euro.

La concessione dei prestiti avviene a seguito della stipula di un “memorandum of understanding”,
nel quale agli Stati che hanno bisogno del prestito vengono chieste una serie di specifiche riforme, in tre macro aree:
1) consolidamento fiscale (riduzione della spesa pubblica, efficientamento della PA, privatizzazioni),
2) riforme strutturali miranti alla crescita economica e aumento dell’occupazione,
3) riforma del settore finanziario, volte a rafforzare la vigilanza ed a favorire la capitalizzazione delle banche.

Il Mes prevede due linee di credito, una delle quali destinata ai Paesi con un rapporto debito/pil superiore al 60%,
ai quali non viene (né sarebbe ipotizzabile) richiesto quale presupposto “indispensabile”, per accedere al prestito, una riduzione del debito pubblico,
ma in ogni caso il fatto che tale elemento esista è utilizzato come arma per spingere i Paesi reticenti ad attuare forti riforme strutturali.

Nel 2019 è stata avviata una fase di riforma del MES che ha destato grande preoccupazione per il forte impatto (diretto)
che lo stesso avrebbe su una serie di settori fondamentali per la sovranità economica e finanziaria del nostro Paese,
in particolare per la considerazione che, visto lo sbilanciamento del debito rispetto al PIL, le nuove regole di fatto
ci escluderebbero dall’accesso al credito se non a fronte di una ristrutturazione del debito pubblico
(che, nel nostro caso, significherebbe una riduzione del valore dei BOT e BTP posseduti dalle famiglie italiane).

La riforma del MES impatterà, poi, sul settore privato (ma di fondamentale importanza economica),
posto che è stata prevista l’introduzione del c.d. backstop, ovvero la possibilità di usare il MES
come fondo per le ristrutturazioni bancarie, che verrebbero gestite da autorità indipendenti.

Questo desta preoccupazioni perché la Germania avrebbe tutti i requisiti per attivare il prestito per le sue banche
(che hanno notoriamente un problema di sottocapitalizzazione a fronte del possesso di una enormità di titoli deteriorati),
in virtù del proprio rapporto virtuoso debito/PIL, mentre l’Italia, per potere attivare il prestito,
dovrebbe di fatto cedere parte della propria sovranità di politica economica.

Il rischio è dunque quello che il versamento (ingente) di risorse italiane nel fondo serva soltanto a finanziare uno strumento del quale l’Italia non potrà mai servirsi,
perlomeno senza cedere grandi quote di sovranità economica (cosa che avverrebbe senza peraltro passare per gli istituti democratici,
che – questi soli – potrebbero legittimamente autorizzare tale scelta).

In un paese in cui la sovranità economica dello Stato è considerata seriamente, quale la Germania,
nel 2012 si pronunciò la Corte costituzionale tedesca per poter dare il via libera al fondo salvastati nella sua prima edizione.
Via libera che venne comunque condizionato sia ad un tetto massimo di contribuzione della Germania (190 miliardi),
sia ad un obbligo di informativa del parlamento tedesco delle decisioni del fondo.

Questo in quanto, a differenza di quella italiana, la costituzione tedesca dedica uno specifico articolo all’Unione europea.
L’importanza dell’articolo emerge anche dalla stessa collocazione attribuitagli, subito dopo quelli dedicati ai diritti fondamentali
e a quello dedicato ai partiti e quello dedicato alla bandiera.

La costruzione linguistica della citata disposizione tedesca incardina concettualmente il controlimite nella stessa struttura portante della norma attributiva di sovranità all’Unione europea.

Così infatti recita l’art. 23, 1 comma della costituzione tedesca:

“Per la realizzazione di un’Europa unita la Repubblica federale di Germania collabora allo sviluppo dell’Unione Europea

che è fedele ai principi federativi, sociali, dello Stato di diritto e democratico nonché al principio di sussidiarietà
e che garantisce una tutela dei diritti fondamentali sostanzialmente paragonabile a quella della presente Legge fondamentale
.
La Federazione può a questo scopo, mediante legge approvata dal Bundesrat, trasferire diritti di sovranità
”.

Partendo da tale struttura normativa la Corte costituzionale tedesca si è pronunciata in due fondamentali sentenze
(prima la sentenza “Lisbona” e poi la sentenza “Honeywell”) nelle quali la Corte di Karlsruhe ha avocato a se il controllo sugli atti ultra vires della UE
e la funzione di tutela del “nucleo sostanziale intangibile dell’identità costituzionale”, competenza che la Corte tedesca radica nel diritto costituzionale,
ma subordinandone l’esercizio al principio del favore per il diritto europeo (Europarechtsfreundlichkeit),
in tal modo evitando un contrasto diretto con il principio della leale collaborazione (cfr. art. 4 TUE-Lisbona).

In sostanza, nella ricostruzione della Corte tedesca la stessa cessione di sovranità alla UE si fonda su un riconoscimento da parte della stessa
del nucleo sostanziale intangibile dell’identità costituzionale;
dunque la tutela di tale identità da parte della Corte di Karlsruhe non costituisce una violazione dei trattati, ma attuazione degli stessi.

La presenza dei contro limiti nel tessuto normativo scritto, conferisce dunque al nucleo di valori e diritti fondamentali della Costituzione tedesca
una resistenza passiva all’invasività del diritto UE nettamente superiore a quella che, nel nostro ordinamento, viene ricavata dal lavoro, pure meritevole, della Corte costituzionale.

Tale minore resistenza passiva del nucleo valoriale della nostra Costituzione rispetto allo “ius mercatorum” europeo
non è argomento da prendere alla leggera, crogiolandosi nella falsa credenza che la UE sia “patria di diritti” e che, dunque, possa solo aggiungere, e mai togliere tutele ai cittadini.

Infatti, seppure l’appartenenza all’Unione europea abbia comportato per i cittadini italiani l’ampliamento dei propri diritti in un’ampia serie di settori e circostanze della vita,
non si deve trascurare la circostanza che la natura di ius mercatorum dell’Unione sembra ultimamente anteporre, sempre più di frequente,
le esigenze del mercato e quelle di tutela del gettito dell’Unione ai diritti fondamentali dei cittadini
,
taluni innegabilmente appartenenti a quel nucleo fondamentale di diritti che costituiscono parte fondamentale della costituzione, come tale incomprimibile.

Il “difetto genetico” che limita e caratterizza negativamente l’ordinamento UE ha portato, infatti, nella storia recente all’emergere di tutta una serie di situazioni di conflitto
tra diritti considerati fondamentali degli individui negli ordinamenti interni e tutela del funzionamento di quel mercato che è faro e cardine dello ius mercatorum europeo.

Si pensi al superamento del principio della intangibilità del giudicato (caso Lucchini, in materia di aiuti di Stato, poi esteso anche all’IVA seppur con limitazioni),
oppure si pensi al principio del legittimo affidamento che, declinato in chiave comunitaria, non garantisce i cittadini degli Stati membri
di potersi fidare delle statuizioni della autorità pubbliche dei propri Stati membri, in quanto, se in contrasto con il “mercato unico”,
le stesse non valgono (se non a giustificare il risarcimento di danni eventualmente subiti, peraltro di difficilissima dimostrazione),
e si pensi – da ultimo – all’impatto che potrebbe avere il MES sul contratto sociale che lega lo Stato al titolare di un titolo di debito pubblico,
che potrebbe vedersi autoritativamente ridotto il proprio credito sulla base di accordi imposti da organi non eletti e accettati da altri.

Tutto ciò ci porta da tempo a sostenere che sarebbe auspicabile approvare una modifica della Costituzione italiana
che introduca e specifichi nel testo costituzionale i limiti all’armonizzazione europea, sulla falsariga di quanto previsto nella costituzione tedesca
.

La modifica potrebbe consistere:

  • nell’inserimento nell’articolo 11 della Costituzione di un secondo comma, che recitasse:
  • “Al fine della realizzazione di un’Europa unita l’Italia collabora allo sviluppo dell’Unione Europea che è fedele ai principi democratici,
  • sociali e dello Stato di diritto nonché al principio di sussidiarietà e che garantisce una tutela dei diritti fondamentali sostanzialmente paragonabile a quella della Costituzione.
  • La Repubblica Italiana può a questo scopo, mediante legge, autorizzare il trasferimento di diritti di sovranità”.

  • nell’inserimento di un terzo comma all’art. 127 Cost., che recitasse: “Il Governo, quando ritenga che una norma UE crei una situazione di potenziale violazione
  • dei principi fondamentali dell’ordinamento repubblicano, può promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale
  • [cfr. artt. 134, 136] entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione sulla GUCE”;

  • nell’inserimento, nell’elenco dell’art. 134, di un punto aggiuntivo a quelli che “la Corte costituzionale giudica” ovvero:
  • sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle norme europee in contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale”.
Ove l’Italia si dotasse di una struttura costituzionale più forte testualmente nella tutela dei principi fondamentali,
quale quella proposta sulla falsariga della Costituzione tedesca, la Corte italiana potrebbe tutelare con più facilità la sovranità italiana nel dialogo con la Corte UE
( ad esempio in casi quali il pendente “Taricco”, nel quale i giudici italiani si sono limitati a tutelare la “prevedibilità” della abolizione retroattiva della prescrizione,
di fatto accettando il soccombere della stessa – principio fondamentale della civiltà giuridica del nostro ordinamento – di fronte agli interessi finanziari UE e al principio di effettività unionale).

Con le ulteriori modifiche proposte all’art. 127 e 134 Cost. sarebbe anche lo stesso Governo a poter sollevare in via principale
la questione di costituzionalità sulle norme europee potenzialmente lesive dei principi fondamentali, in questo modo garantendo
al nostro ordinamento uno strumento di tutela della sovranità statale molto più incisivo.

Tale esigenza di riforma, di fronte all’incombere dell’entrata in vigore del MES con i suoi corollari di cessioni non democratiche di sovranità economica, sembra essere diventata oltremodo urgente.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ci si sta avvicinando a quota mille positivi solo in Lombardia: il bilancio ad oggi - fornito come sempre dall'assessore Giulio Gallera - è di 984 contagiati
di cui 405 ricoverati in ospedale oltre a 106 assistiti in terapia intensiva.

375 le persone in stato di isolamento domiciliare in quanto asintomatiche pur essendo riconosciute come portatrici della patologia. 24 i decessi.

73, invece, i "dimessi al domicilio", soggetti che hanno superato la polmonite da coronavirus ma non si sono ancora negativizzati
e, dunque, dovranno rimanere altri 14 giorni in casa, pur non necessitando più di cure ospedaliere.

9 mila - infine - le persone in sorveglianza a carico delle ATS, in quanto venute in contatto diretto con positivi.

"Si tratta di una mole importante di persone che deve essere seguita" ha sottolineato il delegato al Welfare,
sottolineando come Regione Lombardia si sia attivata per il reclutamento di personale sanitario aggiuntivo
anche con la collaborazione degli operatori privati ai quali è stato anche chiesto di rallentare del 70% l'attività ordinaria
per liberare posti in rianimazione nonché accelerando l'assunzione di infermieri neo-laureati, anticipando a marzo le tesi in discussione a aprile.

Accorato l'appello agli over 65 della Regione, affinché limitino la loro vita sociale a scopo precauzionale, essendo la fascia di popolazione potenzialmente più a rischio.

Al riguardo Gallera ha anticipato che domani incontrerà i presidenti delle conferenze dei sindaci per mettere a punto un piano di appoggio agli anziani,
sulla scia dei piani “caldo” e “freddo” che scattano in estate e in inverno per permettere ai soggetti più deboli di ricevere assistenza a casa, senza dover uscire per la spesa o altre necessità.

Annunciati altresì investimenti per 40 milioni nella sanità per fronteggiare l'emergenza di cui 10 milioni per la sola assunzione di personale aggiuntivo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ci hanno lasciati soli. Lo dicono i medici e il personale sanitario impegnato in prima linea contro quello stramaledetto virus,
giustamente incazzati perché oltre a non riposarsi praticamente mai da più di sette giorni,
a ricevere in ritardo le mascherine e ad essere i più esposti al rischio di contagio, sono stati anche attaccati dal presidente del consiglio
e, di conseguenza, sottoposti a indagine da parte della Procura.

Lo dicono gli abitanti della zona rossa, che si sentono abbandonati al proprio destino, confinati, ignorati e financo umiliati,
perché in molti casi hanno dovuto perfino trovare il modo per giustificare la propria assenza al datore di lavoro, visto che INPS e compagnia cantante erano all’oscuro di tutto.

Lo dicono professionisti e imprenditori, che sono basiti per il dilettantismo che giorno dopo giorno sta causando la demolizione del brand più importante al mondo
– quello dell’Italia – e si sentono presi in giro dall’entità ridicola delle misure che sono state adottate a sostegno di lavoro autonomo e impresa.

Lo dicono le persone che vivono dentro e fuori le regioni più colpite dall’emergenza, che a distanza di oltre una settimana
stanno ancora aspettando un discorso alla Nazione da parte del Capo dello Stato, che si è limitato a intervenire a margine di eventi di altro tipo,
dimostrando che probabilmente nemmeno lui sa che pesci pigliare.

Lo dicono tanti rappresentanti delle istituzioni locali, ma anche delle associazioni di volontariato e di categoria,
che vivono nella certezza che l’incertezza di questo governo continuerà fin tanto che questo governo starà in vita.

Lo direbbero anche i nostri figli, se non ce ne curassimo, se non trascorressimo del tempo insieme a loro,
se non gli insegnassimo l’educazione e l’amore per le cose belle della vita e, soprattutto, se non gli stessimo accanto nei momenti di difficoltà.

Giuseppe Conte è probabilmente il primo ministro ideale per un sistema come il nostro:

senza storia e ideali,

senza vergogna nel passare da Salvini a Zingaretti,

senza remore nell’accettare qualsiasi compromesso al ribasso pur di salvare la poltrona,

senza l’umiltà per ammettere che fu un errore non prendere i provvedimenti restrittivi che chiedevano le regioni un mese fa,

senza un briciolo del carisma che servirebbe per guidare non un governo tenuto insieme soltanto dalle poltrone, ma una Nazione come l’Italia.

Che questo governo avrebbe fatto più danni del Coronavirus stesso e, ve lo garantisco, oggi sarei felicissimo se potessi dire che mi sbagliavo.

Purtroppo i fatti mi danno ragione, anche se non è che ci volesse Nostradamus per prevedere che un governo
composto da persone che non vanno d’accordo praticamente su nulla non sarebbe stato in grado di gestire un’emergenza di questa portata.

Provate a pensare a cosa sarebbe accaduto a New York se a gestire l’emergenza dell’11 settembre non ci fosse stato un Sindaco come Rudy Giuliani.

Ve lo dico io: una tragedia nella tragedia.

Ora provate a pensare cosa sarebbe accaduto in Italia se non ci fosse stato il governo conte a gestire la crisi causata dal Coronavirus.

Ecco, vi siete già risposti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Salgono a 1577 i casi di contagio da Covid 19 in Italia.

Lo ha confermato il capo della Protezione civile Angelo Borrelli: settecentonovantotto (pari al 51%) sono in isolamento domiciliare e non hanno sintomi
– ha continuato – 639 sono ricoverati con sintomi (41%), 140 di cui 106 in Lombardia sono in terapia intensiva.

Cresce anche il numero dei guariti: sono 83. Rispetto alla giornata di sabato, sono 33 in più.

Solo in Lombardia sono stati rilevati 984 casi, 406 i ricoverati. Le vittime sono 34.

I contagi in Germania
Il virus fa paura non solo in Italia.
Sono 117 i casi di contagio in Germania, in chiaro aumento rispetto ai 66 casi riportati precedentemente.Lo ha riferito oggi l’istituto Robert Koch.

Per i Land del Baden-Wurtemberg e della Baviera, intanto, è scattato per gli alunni che rientrano da zone a rischio
il provvedimento di rinvio del rientro a scuola dopo le vacanze di carnevale

. Inoltre sono stati cancellati diversi grandi eventi in programma per i prossimi giorni.

I Land finora interessati dall’emergenza sono la Baviera, il Baden-Wurtemberg, l’Assia, la Bassa Sassonia, il NordReno Westfalia,
Amburgo, Brema, Schleswig-Holstein e Renania-Palatinato.

Non si sono verificati casi nel Saarland e nei Land nati dai territori già parte della Repubblica democratica tedesca.
 

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