HO PASSATO UNA VITA A NON SENTIRMI ALL'ALTEZZA, ADESSO MI SDRAIO E VAFFA... (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
I servizi segreti di 23 Paesi europei si sono incontrati a Zagabria il 26 febbraio per fondare l'”Intelligence College in Europe“.

Si tratta di una piattaforma di riflessione e dialogo tra i vari servizi che, però, non dovrebbe avere nulla di “operativo”.
Una sorta di ‘alleanza’, dunque, che punta a creare momenti di confronto tra gli 007 europei.

I servizi segreti a Zagabria
In Crozia si sono dunque ritrovati i vertici dei servizi segreti di Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca,
Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Norvegia,
Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito.

I 23 Paesi hanno firmato una lettera di intenti per dar vita al College.

La piattaforma, nata il 5 marzo del 2o19 a Parigi, avrà l’obiettivo di condividere e sensibilizzare su una vasta gamma di argomenti relativi all’Intelligence,
con il fine di contribuire allo sviluppo di una cultura di intelligence strategica in Europa.

Per il nostro Paese era presente il direttore del Dis, Gennaro Vecchione.

E proprio la parola “condivisione” per quello che riguarda le informazioni, è ricorrente nell’ambiente e non solo.
Un’operazione per certi versi storica se alle buone intenzioni faranno seguito i fatti.
Per il momento, forse si inizierà a “condividere” sul grande tema delle reti 5G e il ruolo della Cina?

Proprio il direttore del Dis, da Zagabria ha lanciato un seminario sull’argomento che potrebbe svolgersi in autunno a Roma.
Ma le preoccupazioni dell’intelligence riguardano anche le scalate ostili, ad esempio, che tendono ad acquisite asset
importanti di un Paese, il terrorismo e il mondo della cybersecurity in generale.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Da una parte, un governo raccogliticcio e irresponsabile che un giorno lancia l’allarme e il giorno dopo minimizza,
un giorno è pessimista e il giorno dopo troppo ottimista.

Un giorno applica scrupolosamente le regole sanitarie e il giorno dopo ne è insofferente.

Dall’altra, un’Italia timorosa, dubbiosa, incerta ma che, giustamente, vuole ripartire perché il turismo, la ristorazione,
il commercio e l’industria cominciano a risentire gravemente delle restrizioni.

Un Paese che deve fare i conti con un’emergenza sanitaria che non è chiara, tra chi dice che è solo un’influenza e chi dice che una pandemia…

È grande la confusione nella nostra povera Italia aggredita dal Coronavirus.
C’è una confusione che non tranquillizza, magari non spaventa, ma che rischia semmai di trasformarsi – ancora una volta – in rassegnazione.

Adesso siamo diventati noi gli “untori”, il mondo ci respinge e chi non ha fatto neppure un decimo dei nostri controlli se la ride. Grazie a chi?

Stiamo perdendo ogni speranza, anzi, purtroppo, una Speranza ci è rimasta… con la sua imperterrita faccia di tolla…
Si chiama Roberto e – anche se nessuno sa perché – sarebbe il nostro ministro della Salute.

Adesso è chiaro a tutti (tranne che ai media asserviti) che stiamo pagando a caro prezzo la scelta irresponsabile
di non aver voluto e non aver saputo prevenire l’avvento del virus.

A volte la prevenzione può non piacere (come quando si chiudono le scuole per un’allerta meteo e il giorno dopo pioviggina)
ma è indice di responsabilità; proprio quella che è mancata al governo in questa circostanza.

Quando, a gennaio, migliaia di cinesi sono rientrati nel nostro Paese si sono evitati i controlli
ripetendo fino alla nausea il mantra “meglio il virus che il razzismo”.

Risultato: Il razzismo non c’è il virus sì.

Eppure, ancora l’altro ieri il ministro ci ha lasciato… senza alcuna Speranza di chiarezza.

Tante sono state le cose non dette e nemmeno una parola di scusa per i troppi errori commessi.
Ha iniziato ringraziando i medici, gli infermieri e i professionisti sanitari…
Compresi – si suppone – quelli di Codogno contro cui il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, si era scagliato,
accusandoli ingiustamente di essere responsabili della diffusione del virus per non aver rispettato il protocollo.

Salvo poi dover fare marcia indietro perché non solo il protocollo era stato rispettato, anzi, i sanitari erano andai oltre.
Se si fossero limitati “al protocollo” il paziente uno non sarebbe stato identificato come affetto dal virus.


“Senza” Speranza ha poi proseguito spiegando che «le nostre scelte di queste settimane e degli ultimi giorni
sono state sempre adottate a partire da valutazioni di carattere tecnico-scientifico.
È la scienza e non la politica a orientare la nostra battaglia per arginare la diffusione del nuovo coronavirus».

Ecco a voi il nuovo mantra, ripetuto a reti unificate da politici di maggioranza e giornalisti minorati:

“la SCIENZA”. “Fidiamoci della scienza”, “Si ascolti solo la scienza”, “La scienza ci salverà…”.

Talmente potente “la scienza” da non essere in grado di spiegare praticamente nulla;
neppure perché, a parità di affezione, ci sono gli asintomatici, i sintomatici leggeri e i sintomatici gravissimi…

Intanto, il ministro ha taciuto sul fatto che, quando “gli scienziati” chiedevano misure severe di controllo per tutte le persone provenienti dalla Cina, sono stati ignorati.

Quindi il passaggio clou:

«Sulla base dei dati che provengono anche da altri Paesi europei, risulta evidente che aumentano quotidianamente sia le aree di contagio
che il numero dei soggetti risultati positivi al nuovo coronavirus.
È un quadro in continua evoluzione, non solo nel nostro Paese, che non si presta a facili previsioni».

In poche parole, nessuna Speranza… solo rassegnazione, fatalismo e slogan futili come: «L’Italia è forte»

Ma quale “Italia forte” se, subito dopo, il ministro ha affermato:

«Descrivere l’Italia in modo sbagliato può comportare un danno grave alle nostre imprese, al turismo, al nostro sistema Paese».

Il danno causato dai ritardi, dall’inettitudine, dall’incertezza perenne di chi ci governa è già stato fatto.

Ovvio che ora siano gli italiani “gli untori” senza peraltro che nessuno abbia fatto un passo per scoprire “chi” ha portato il virus nel nostro Paese.
Il famoso “paziente zero” (probabilmente più di uno) sparito nel nulla evocando le famose battute sui funerali dei cinesi che nessuno ha visto mai…

Dinanzi a tanta inettitudine politica bisognerebbe trovare il giusto equilibrio almeno nell’informazione.

Invece, dopo l’ondata di allarmismi e drammatizzazioni, con reportage “dalla zona rossa” che sembravano provenire dal Vietnam
adesso si è passati all’eccesso di ottimismo: La Repubblica (“La settimana che ci ha cambiato”), Libero (“La normalità è vicina”),
Il Giorno e Il Manifesto (“I numeri caleranno. E non è un trucco”).
Altri cercano il “pareggio”: Corriere della Sera (“Virus, crescono anche i guariti”), Il Messaggero (“Più guariti, virus mutato in Italia”).
Infine, la sintesi emotiva di Avvenire (“C’è voglia di ripartire”).

La voglia di ripartire è importante, purtroppo da sola non basta.

Si capisce la smania del ”sindaco dei ricchi”, Beppe Sala, di riaprire al più presto le attività miliardarie e per lui lucrose di Milano,
ma è corretta la prudenza del presidente della Regione, Attilio Fontana (in auto-quarantena al 38° piano del Palazzo della Regione):

«Se il professor Ricciardi mi dicesse che è tutto finito sarei il primo a esserne felice.
Non abbiamo preso quella decisione per penalizzare i cittadini lombardi. Abbiamo fatto quello che ci è stato chiesto di fare».

Insomma, l’immagine è quella di una Regione, di una Nazione e di un popolo in bilico tra emergenza sanitaria ed emergenza economica,
sballottati tra notizie contraddittorie e privi di una guida seria e credibile.

Tutto questo per non aver capito l’importanza della prevenzione a causa di preconcetti “politically correct”.

Adesso bisognerà ricominciare: speriamo… senza Speranza.
 

Val

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"Facciamo delle ipotesi....

E se una ipotesi potrebbe essere che qualche mese fa il covid19 era già in circolazione e avendo dei sintomi più o meno di una influenza nessuno ci ha fatto caso.... ?

Nel momento in cui la notizia è trapelata e in Cina hanno avuto questa epidemia di covid19 ,
in Europa si sono preoccupati, ma mai quanto il governo italiano incapace di gestire la situazione.

La prima cosa che ha fatto è stata quella di effettuare a tappeto migliaia e migliaia di test e trovare così centinaia di positivi e sbandierarli ai 4 venti.

Ma la maggior parte dei positivi sono anche asintomatici!

Per cui o sono già guariti o il loro sistema immunitario ha difeso subito l'organismo o ........ stanno cercando un virus differente...

In compenso l'Europa ha visto e preso l'Italia per un popolo di "appestati" con tutte le conseguenze economico/sociali del caso...

Ci sono paesi esteri dove il loro ministero della sanità effettua il test solo su persone con una sintomatologia conclamata ben definita
e comportamenti/relazioni attribuibili a ipotetici contatti con questo virus, gli altri anche se hanno il raffreddore si prendono una aspirina
e se ne stanno a letto per un po', non viene fatto il test!

Per cui non è detto che se anche facessero il test a tutti , questi test darebbero risultato 0....magari avrebbero 1000 o 10000 positivi!

A questo punto però mi chiedo quale comportamento è "migliore" per il bene di una nazione,
anche perché all'estero i telegiornali e i giornali già hanno detto che l'Italia è tutto un focolaio e la colpa è attribuibile
ad un ospedale del nord in un paese che si chiama Codogno...(purtroppo una brutta pubblicità),
gli italiani sono entrati in panico e abbiamo già bruciato miliardi di euro.

Se avessi la certezza che in tutta Europa ogni paese ha 1000 positivi (e io penso che siano anche di più, ma non li verificano e comunque non lo dicono)
allora mi arrabbierei tanto ma tanto ma veramente tanto, con il governo per questa manifesta incapacità di aver gestito il problema in Italia
e aver creato confusione, un danno di immagine, un danno economico che l'Italia potrebbe pagare per i prossimi 10anni. Che dite? "
 

Val

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"Sono 1.128 le persone risultate positive al Coronavirus, di questi il 52% è in isolamento domiciliare, le persone ricoverate con sintomi sono 401, il 10% sono in terapia intensiva".

Lo ha detto il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, nel corso del punto stampa sull'emergenza coronavirus.

Con gli otto nuovi decessi di oggi salgono quindi a 29 i morti, mentre arrivano a 50 i guariti"
 

Val

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Val

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Gli effetti dell’epidemia da coronavirus intaccano e cambiano (anche) il calendario fiscale.

Il decreto legge approvato dal governo dal Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2020
con le prime misure di pronto intervento per far ripartire l’economia ha sposta (in avanti) i termini del Modello 730.

Per il Modello 730 arriva uno slittamento al 30 settembre.

La norma per rinviare la consegna a dopo l’estate era già stata approvata con l’ultima Manovra fiscale,
che però prevedeva il nuovo calendario fiscale a partire dal 2021.

L’emergenza coronavirus ha fatto anticipare di un anno la «riforma» del calendario.
 

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Alessandro Meluzzi si schiera con Zaia.

Hanno scatenato polemiche le parole di Luca Zaia che ha puntato il dito contro certe abitudini alimentari dei cinesi.

«Li abbiamo visti tutti mangiarsi topi vivi», ha affermato il governatore del Veneto. È scoppiato il putiferio.
E alla fine Zaia è stato costretto anche a scusarsi.

Ma girando sul web si trovano alcuni video. Compreso questo che potete vedere qui sotto – fate attenzione, le immagini sono forti –
che mostra, appunto, degli asiatici mangiarsi dei topolini vivi.

Un video a cui Alessandro Meluzzi ha messo un “cuoricino” su Twitter, contribuendo dunque a diffonderlo.


«Penso che in questo Paese ci si dovrebbe preoccupare di più di quelle che sono tutte le partite del coronavirus
che parlare della mascherina di Fontana o delle parole di Zaia».

Alla domanda di Antenna 3-Nord Est se si corra il rischio di incrinare i rapporti con la Cina, Zaia ha replicato:
«I miei no. Io cos’è che ho detto? Ho detto semplicemente che il virus è stato anticipato da una montagna di video, di fake news.
Forse avrò fatto troppa sintesi e ho detto “li han visti tutti i cinesi che mangiano i topi”
.

#MasterChef Asiatico. #RadioSavana #CoronaVirus #Zaia pic.twitter.com/ZETw4IOgpC
 

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Art. 2
(Misure urgenti di contenimento del contagio nelle regioni di cui all’allegato 2)

1. Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 nelle regioni di cui all’allegato 2 sono adottate le seguenti misure di contenimento:

a) sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, sino all’8 marzo 2020, in luoghi pubblici o privati.
Resta consentito lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento,
all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, nei comuni diversi da quelli di cui all’allegato 1 del presente decreto.
È fatto divieto di trasferta organizzata dei tifosi residenti nelle regioni di cui all’allegato 2 per la partecipazione ad eventi e competizioni sportive che si svolgono nelle restanti regioni;

b) sospensione, sino all’8 marzo 2020, di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato,
ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose;

c) sospensione, sino all’8 marzo 2020, dei servizi educativi dell’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado,
nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani,
ad esclusione dei medici in formazione specialistica e tirocinanti delle professioni sanitarie, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative svolte a distanza;

d) mantenimento dell’obbligo di chiusura dei musei e dei luoghi culturali o soppressione dell’obbligo di chiusura, a condizione che detti istituti e luoghi
assicurino modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni
e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico e garantendo il mantenimento di una distanza di almeno un metro tra visitatori (cosidetto “criterio droplet”);

e) sospensione delle procedure concorsuali pubbliche e private ad esclusione dei concorsi per il personale sanitario,
ivi compresi gli esami di stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, ferma restando l’osservanza delle disposizioni
di cui alla direttiva del Ministro per la pubblica amministrazione n. 1 del 25 febbraio 2020;

f) apertura di tutte le attività commerciali condizionata all’adozione di misure organizzative tali da consentire un accesso ai predetti luoghi con modalità contingentate
o comunque tali da evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico,
e garantendo il mantenimento di una distanza di almeno un metro tra visitatori (cosidetto “criterio droplet”);

g) limitazione dell’accesso dei visitatori alle aree di degenza, preferibilmente una persona per paziente al giorno, da parte delle direzioni sanitarie ospedaliere;

h) limitazione dell’accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali per non autosufficienti;

i) sospensione dei congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale.
 

Val

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Senza parole. Ma stamattina i carabinieri - sede comando provinciale - dove erano ?????

Secondo una prima ricostruzione eseguita dall’Arma, il militare si trovava in auto con la fidanzata in via Generale Orsini quando si è avvicinato uno scooter.

In sella c’era la vittima che, con un complice, armato di pistola e con il volto travisato con scaldacollo e casco, avrebbe tentato di sottrargli l’orologio.

Il militare, minacciato con una pistola che gli sarebbe stata puntata alla tempia, dopo essersi qualificato
, ha esploso tre colpi con la pistola d’ordinanza, ferendo il 15 enne, che è deceduto poco dopo in ospedale.

Ogni tentativo di salvarlo è risultato vano all’ospedale Pellegrini, dove in seguito al decesso si è scatenata la furia dei familiari della vittima.

I parenti hanno distrutto il pronto soccorso, creando danni così ingenti da costringere il direttore dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, a chiuderlo.

“Con riferimento a quanto in oggetto questa notte, a seguito del decesso di un giovane ferito da arma da fuoco (U.R., 10.04.2004)
– ha comunicato l’Asl Napoli 1 Centro - il PS del P.O. dei Pellegrini è stato devastato (!!!) dalla rabbia dei parenti".

Sono stati danneggiati macchinari, barelle, mezzi di soccorso

. "Nel corso del sopralluogo eseguito alle ore 7,00, constatato danni ad arredi e attrezzature, nonché l’assenza delle condizioni igienico-sanitarie,
tali da non permettere lo svolgimento delle attività assistenziali di emergenza in sicurezza sia per i pazienti che per gli operatori,
alle ore 7,30 abbiamo dichiarato la sospensione del servizio di Pronto Soccorso P.O. dei Pellegrini”, ha chiarito l'Asl,
che ha poi rivolto il suo messaggio di solidarietà agli operatori sanitari che hanno subito aggressioni fisiche e insulti.

L’interruzione forzata ha obbligato al trasferimento in altri presidi ospedalieri di otto pazienti che erano presenti al pronto soccorso.

Sono ora in corso le indagini, affidate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli e coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli.

I militari dovranno risalire anche agli autori della "stesa" che si sarebbe verificata questa mattina all’esterno della caserma Pastrengo,
sede del comando provinciale di Napoli, dove dopo la notizia della morte del 15enne
sarebbero accorsi diversi scooter con a bordo uomini armati che avrebbero esploso in aria dei colpi d’arma da fuoco.
 

Val

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L’euro compie 18 anni e diventa, così, maggiorenne.

Giusto il primo marzo del 2002, infatti, la moneta unica faceva le esequie alla Lira
(dopo due mesi di convivenza tra le due valute) e diventava la sola a corso legale nel nostro territorio.

Potremmo cogliere l’occasione della simbolica ricorrenza per una domanda provocatoria:

oggi va festeggiato il compleanno dell’euro o va commemorato il funerale della Lira?

Dobbiamo essere felici oppure tristi?

Deve prevalere l’entusiasmo per la moneta “adolescente”, col futuro in poppa, oppure il rimpianto per quella “anziana” ingloriosamente defunta?


Diverse, troppe, circostanze ci inducono a pensare che il primo marzo 2020 sia un giorno di lutto, non di gala.

Ed i motivi sono tre: uno di carattere empirico, uno di carattere economico e l’ultimo, il più importante, di carattere giuridico.
 

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