HO PASSATO UNA VITA A NON SENTIRMI ALL'ALTEZZA, ADESSO MI SDRAIO E VAFFA... (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
L’accordo verde europeo intende investire in un’economia climaticamente neutra e circolare

“Climaticamente neutra“ corrisponde all’adozione della logica del pareggio di bilancio (equilibrio tra entrate e uscite)
applicata alle emissioni di gas serra da compensare con interventi miranti al loro riassorbimento artificiale e/o naturale
in modo da giungere entro il prossimo trentennio ad una condizione di impatto climatico pari a zero (neutralità climatica).

Azzerare, dunque, le emissioni nette di gas a effetto serra in modo da ottenere zero impatto climatico.
Bello no!?
Ciò sarà possibile grazie all’adozione dei criteri propri dell’economia circolare che dovranno essere fatti propri da ogni Paese dell’Unione Europea
investendo in soluzioni tecnologiche realistiche, armonizzando gli interventi in settori fondamentali, quali la politica industriale,
la finanza o la ricerca e garantendo nel contempo equità sociale per una transizione giusta
.

La neutralità climatica è presentata come urgente e necessaria nonché come un’opportunità per tutto il continente
di contribuire ad un nuovo sviluppo tecnologico in grado di permettere lo sviluppo di nuovi mercati, aprendo la strada anche a nuovi settori occupazionali.

Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha annunciato:

«Vogliamo raggiungere emissioni zero entro il 2050. Non possiamo fallire. Il piano per gli investimenti sostenibili adottato oggi
dalla Commissione europea punta a mobilitare almeno mille miliardi di investimenti nei prossimi dieci anni
e invia un chiaro segnale a tutti: quando si fanno investimenti occorre pensare verde».


I costi economici in investimenti strutturali e contenimento dei costi sociali necessari all’ottenimento della transizione alla neutralità climatica
saranno affrontati grazie al Fondo per una transizione equa – Just Transition Fund che ha stanziato i primi 7,5 miliardi di euro;
grazie al cofinanziamento nazionale, al braccio finanziario InvestEu e alla Banca europea degli investimenti essi lieviteranno a 100 miliardi di euro.

Per Ursula Von der Leyen: Dobbiamo essere sicuri che nessuno rimanga indietro” perché
questa transizione funzionerà per tutti e sarà giusta, o non funzionerà affatto.

Le fa eco la commissaria ai fondi di coesione Elisa Ferreira: «Tutti i paesi europei riceveranno un aiuto.
L’allocazione dipenderà dall’intensità dei problemi ambientali»
.

La quota spettante all’Italia pari all’incirca a quella di Francia e Spagna sarà pari a poco meno di 400 milioni di euro (dei 7,5 miliardi).

La lotta al riscaldamento climatico di cui la Ue aspira a farsi protagonista, unendo virtuosamente ambiente ed economia,
rappresenterebbe l’occasione giusta per rilanciare la sua economia stagnante.

La transizione climatica si otterrebbe anche grazie ad un riorientamento dei fondi di coesione, dallo sviluppo all’ambiente
e a favore dell’occupazione che esclude qualsiasi sostegno alle fonti fossili, mentre sostiene la transizione verso un’economia libera da esse.

La condizione di emissioni zero, altrimenti detta di neutralità carbonica, consiste nel raggiungimento di un equilibrio tra emissioni ed assorbimento di carbonio (tra sorgenti e pozzi).

Quando si rimuove anidride carbonica dall’atmosfera si parla di sequestro o immobilizzazione del carbonio.
Le emissioni di gas serra, generate dall’uso di combustibili fossili, dovranno essere controbilanciate
da un equivalente assorbimento di carbonio attraverso l’attivazione di sistemi per la sua cattura
e fissazione in misura tale da compensare le emissioni o attraverso, ad esempio, la dismissione degli inceneritori
o la produzione pulita dell’acciaio, ottenuta usando idrogeno, entro il 2030.

L’obiettivo è di ridurre le emissioni dei gas serra del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990
e giungere ad un’economia climaticamente neutra entro il 2050 attraverso il sostegno ad una agricoltura più sostenibile (strategia “Farm to Fork”),
che riduca significativamente l’uso di pesticidi e concimi chimici, nonché quello degli antibiotici negli allevamenti finalizzati alla produzione animale,
la riforma del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE emission trading scheme (ETS) che includa anche il settore dei trasporti (navi e aerei compresi) e delle costruzioni.

Secondo il commissario Gentiloni “Un sistema Ue di scambio delle quote di emissione più ambizioso,
finalizzato a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, dovrebbe essere integrato
da misure per evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e garantire il vantaggio competitivo dell’Unione”
.

Il governo italiano per sperare di aver accesso ai fondi a cui in ogni caso contribuisce con la sua quota di cofinanziamento
dovrà presentare un piano per la transizione e sperare nella sua approvazione vincendo la competizione con gli altri paesi europei che aspirano alle stesse risorse.
Se tutto andrà bene a questo livello, la competizione si sposterà tra le regioni italiane.

Si sosterranno, infatti, finanziariamente solo quelle regioni in grado di impegnarsi nella decarbonizzazione delle loro economie
presentando a loro volta piani territoriali finalizzati alla “giusta transizione“.

Più direttamente interessate potrebbero essere aree quali Taranto, Gela, Milazzo, Augusta, Siracusa, Livorno
così come quelle regioni ove insistono centrali a carbone come Brindisi, Civitavecchia, La Spezia, Monfalcone, Porto Torres, il Sulcis ecc.

Rimane, dunque, aperta la domanda se saremo in grado di non sprecare le risorse disponibili e soprattutto
se queste ultime saranno sufficienti ad una riconversione delle zone industriali inquinanti e alla loro successiva bonifica.

Si dice, però, che il Parlamento europeo avrebbe assunto una posizione ambiziosa per il nuovo Bilancio Europeo (NBE),
anche rispetto alla proposta della Commissione europea, che dovrebbe integrare i finanziamenti al Green new Deal.

Il Parlamento chiede che si aumenti il NBE all’1.3% del Prodotto Nazionale Lordo Ue (circa 180 miliardi…)
perché le risorse siano finalmente adeguate alle sfide che l’Unione deve affrontare.

Si spera così di rilanciare la crescita e gli investimenti e risollevare l’economia europea dalla stagnazione
accelerando la sua transizione verso la sostenibilità che prevede l’abbandono del sostegno alle fonti fossili e investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quando leggo di questi articoli mi vengono i brividi.

Leggete cosa sta scritto e ripensate a cosa sta scritto.

Questi sono dei paranoici.

Quando poi parlano di "equità sociale", questa è una gran presa per i fondelli.
Pensano solo all'arricchimento delle lobbies finanziarie. Degli operai e delle persone comuni non gliene frega nulla.

Chiudere gli inceneritori ? Ma dei residui cosa ne fai ? Li getti in mare ? Fai sorgere delle montagne di pattumiera ?
Con i gas che vengono poi sprigionati ?

E pensi di risolvere i problemi del gas serra lasciando fuori i paesi che saturano l'atmosfera con il gas serra ?
Poveri dementi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Come funzionerà il fondo
Il fondo dovrà finanziare in modo socialmente equo la transizione dei paesi più inquinanti dell’Unione
che dovranno presentare progetti infrastrutturali da sottoporre all’approvazione dell’esecutivo comunitario.

La transizione climatica sarà perseguita, attraverso una diversificazione delle attività economiche
in grado di far rientrare l’inquinamento che affligge quelle sedi che necessitano di essere recuperate all’equilibrio climatico, segnate dall’industria pesante;
operazione che dovrebbe generare nuova occupazione, anche attraverso adeguata formazione professionale.

La Commissione europea punta a mobilitare fino a 1.000 miliardi di euro per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica.
Se vi riuscisse si tratterebbe di una cifra pari a una media di circa un miliardo e 200 milioni a paese, all’anno, da oggi al 2050.

Effetto leva finanziaria
Denaro privato e pubblico in sinergia che scommettono sull’effetto leva finanziaria.
Dal bilancio comunitario 503 miliardi, 143 dal Fondo per una transizione equa, 279 da InvestEU più altri 114 dal co-finanziamento nazionale.
In pratica fondi dal bilancio UE combinati con prestiti della Banca europea per gli investimenti e garanzie derivanti dagli altri strumenti di finanziamento.

Gentiloni chiede che si faccia un’eccezione accettando, udite udite, che gli aiuti di Stato, costantemente demonizzati, siano dichiarati leciti nel caso degli investimenti verdi;
il commissario europeo si spinge addirittura a proporre lo scorporo della spesa verde dal calcolo del deficit.

La proposta di modifica delle attuali regole di bilancio ha però trovato la pronta opposizione della presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen di forte osservanza ordoliberista.




Ventisette paesi su 28 aderiscono alla neutralità climatica ad eccezione della Polonia preoccupata dai costi della transizione
.
I fondi previsti dal meccanismo di giusta transizione hanno, infatti, incoraggiato Ungheria e Repubblica Ceca,
che si erano precedentemente mostrate restie, ad aderire grazie al sostegno finanziario ai settori più vulnerabili, coinvolti nel cambiamento.
Gli aiuti essendo finalizzati ad attenuare l’impatto sociale nella transizione verso un’economia a zero emissioni.

Prevista la tassazione di quelle imprese estere che importano i propri prodotti nell’Unione da paesi dotati di leggi ambientali più permissive di quelle vigenti in Europa.

Lo strumento fiscale avrà la forma di una carbon tax di frontiera, dazi verdi, che colpiranno in particolare la Cina già sottoposta al protezionismo statunitense.

La Von der Leyen ha dichiarato che questa border tax sarà attivata nel 2021, nel rispetto delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio,
a partire da un “numero di settori selezionati” dimenticando che secondo gli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici
, i paesi più ricchi dovrebbero assumersi maggiori responsabilità nella riduzione delle emissioni.

Gentiloni è favorevole a introdurre un’imposta sul carbonio alle frontiere, che “dovrà essere accuratamente studiata per esercitare una pressione politica
che spinga anche i più restii a prendere le misure necessarie, affinché le imprese dell’Ue possano competere in condizioni di parità
e nel pieno rispetto delle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio”
.

In risposta, Zhao Yingmin, viceministro cinese per l’Ambiente, ha recentemente dichiarato che

«bisogna impedire all’unilateralismo e al protezionismo di danneggiare le aspettative di crescita globale e la volontà dei paesi di combattere insieme i cambiamenti climatici».
 

Val

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A cosa mira la "diversificazione delle attività economiche ?

Io la vedo come forma di coercizione verso le nostre piccole e medie imprese che sono la
struttura portante del nostro pil.

Dall'entrata in funzione dell'euro questo è stato l'obbiettivo di Francia e Germania.
ELIMINARE la nostra capacità di adattabilità alla produzione di prodotti, attraverso
il nostro capillare sistema produttivo.

Se chiudi aziende, come fai ? In che settori opererai ?
per "un'operazione che dovrebbe generare nuova occupazione" ?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Geopolitica, risorse e transizione energetica dal fossile alle rinnovabili. Il caso cinese

I maggiori fornitori di combustibili fossili della Cina sono il Venezuela, l’Iran e la Russia (VIR), che hanno le più grandi riserve al mondo di idrocarburi.

La Cina, infatti, sul suo territorio dispone solo di carbone.
La Cina, però, mentre utilizza a piene mani le risorse dei paesi VIR si prepara con un piano governativo per la transizione energetica alle rinnovabili
che la renderà energeticamente autosufficiente entro il 2050, consentendole di produrre il 90% dell’elettricità mondiale da fonti rinnovabili.

Il piano prevede investimenti per una cifra pari a 50 mila miliardi di dollari in 30 anni!

Inutile sottolineare l’importanza di questo piano per i destini dell’umanità, non solo dal punto di vista dell’emancipazione dalle fonti fossili
e del suo contributo agli equilibri ambientali, ma anche alla pace.

Oggi, infatti, i paesi VIR, nel mirino Usa-Nato, subiscono punitivi embarghi tendenti a isolarli dal commercio mondiale.

In particolare per Venezuela ed Iran tali sanzioni economiche mirano a suscitare il malcontento popolare a sua volta strumentalizzabile dall’esterno a fini di destabilizzazione politica.

Si consideri che la Cina ha un Pil di circa 14 trilioni di $ ormai prossimo a raggiungere quello dei paesi Ue.

La domanda che sorge spontanea è allora: come mai la Cina può permettersi di investire 50 volte di più dell’Unione europea
nella transizione energetica che dovrà condurre l’umanità verso l’era postfossile?

La BCE col suo Quantitative easing ha messo in circolazione, a partire dal 2012,
3trilioni di moneta di banca centrale non per finanziare l’economia reale né per finanziare investimenti verdi ma per sostenere la ripresa del sistema finanziario
(la city di Londra e le banche private) e soccorrere, seppure indirettamente, i debiti pubblici dei paesi della zona euro
messi in estrema difficoltà dalle politiche ordoliberiste e dalle ripercussioni della crisi finanziaria del 2007.



Per finanziare un progetto così giustamente urgente ed ambizioso come il New Deal verde su scala nazionale,
avremmo bisogno di un meccanismo che non preveda né l’aumento delle tasse né la crescita di disavanzi e debiti pubblici

. L’uso di moneta privata a debito, della quale siamo costretti a rifornirci sui mercati finanziari, ci impedisce di avere risorse sufficienti ed adeguate
ad affrontare la transizione energetica in modo efficace senza peggiorare ulteriormente i nostri conti pubblici e la nostra condizione economica.

Avremmo altresì bisogno di ricostruire una rete di banche pubbliche (le abbiamo svendute negli anni 90)
in grado di valorizzare al meglio il risparmio italiano (4300 miliardi secondo BdI) in progetti di crescita verde e sostenibile.

È proprio il fatto di aver rinunciato ad esercitare la nostra sovranità monetaria che ci impedisce di avere, ad esempio,
un nostro piano energetico finalizzato alla transizione, concepito, discusso, migliorato e messo in opera nel nostro Paese costringendoci, oltretutto,
a sperare nelle briciole che ci arriverebbero dai fondi europei secondo criteri e modalità che ci penalizzano
pur essendo l’Italia da sempre contributore netto rispetto alle richieste di contribuzione che abbiamo sempre puntualmente onorato.

Una nuova fonte di denaro per investimenti, quindi, che non implichi imposte più elevate o disavanzi pubblici,
finché non riusciamo a liberarci della trappola Ue, è identificabile nelle statonote, moneta non a debito, legale entro i confini del territorio italiano,
compatibile con i vincoli imposti dai trattati europei, già sperimentata con le 500£ di A.Moro (biglietti di Stato della Repubblica Italiana, emessi dal Tesoro),
che ridarebbero senso compiuto alle scelte politiche e di programmazione economica di Governo e Parlamento,
il primo impegnato ormai da troppo tempo in finti piani economici che non fanno altro che togliere risorse da una parte per riallocarle da un’altra,
incrementando al contempo le imposte al paese ormai oltre qualsiasi livello di sostenibilità
mentre il Parlamento si limita ad accogliere e ratificare direttive provenienti da Bruxelles,
compito per il quale bastano anche meno parlamentari di quelli che ci resteranno dopo la prevista riduzione del loro numero.

Qualche ingenuo o finto tale, tra cui la commissione europea, spera nei Green Bonds, ma in borsa, da vent’anni a questa parte
si investe per sfruttare la volatilità dei titoli sperando di continuare a guadagnare dalla loro compravendita,
non più da dividendi e rendimenti portati a scadenza.

La speranza, d’altronde è ben riposta, almeno sino a quando il fiume di liquidità immesso dalle banche centrali
riusciranno a gonfiare ulteriormente la bolla speculativa globale al fine di spostare più avanti possibile
il momento del prossimo crollo borsistico che travolgerà tragicamente questo insostenibile stato di cose.

Tanti paragonano a sproposito il Green New Deal al New Deal di Roosevelt.

Quest’ultimo è stato in gran parte finanziato da un istituto finanziario pubblico, la Reconstruction Finance Corporation (RFC),
già istituito dal presidente Hoover che ha finanziato attraverso una rete di banche pubbliche (come la Cina oggi)
infrastrutture viarie, dighe, ospedali, scuole, università, uffici postali, energia elettrica, fattorie ecc.
La fonte di finanziamento dell’RFC è stata la vendita di obbligazioni che hanno generato un utile netto per il governo.

Oggi sarebbe necessario un sistema di banche pubbliche e un Qe verde se non europeo almeno su scala nazionale per il finanziamento degli investimenti pubblici necessari non solo quelli verdi.

Le banche pubbliche locali o regionali potrebbero aiutare a finanziare la transizione concedendo prestiti a bassissimo interesse o nullo o negativo per, ad esempio:
la costruzione e il potenziamento delle infrastrutture necessarie a trasformare ogni edificio in una unità, non solo di uso dell’energia,
ma anche di produzione, adattando la rete per la sua distribuzione (smart grid) alla distribuzione di risorse energetiche pulite
che ci si scambierebbe in una grande “internet dell’energia“ come, da tempo, propone J.Rifkin, impianti ad energia rinnovabile decentrati e ad alta efficienza energetica;

la trasformazione della nostra agricoltura in agroecosistemi (foreste edibili) insieme alla sostituzione delle importazioni
valorizzando i nostri sistemi di produzione alimentare che risparmierebbero l’inquinamento derivante dalle necessità di trasporto finalizzate all’import/export e altri progetti.

Allo scopo sarebbe auspicabile la capitalizzazione di una rete di banche pubbliche verdi,
stabilendo standard di responsabilità socioambientale per i programmi di prestito o vincolando gli incentivi fiscali alla partecipazione ai prestiti delle banche pubbliche.

Il tutto utilizzando moneta non a debito.

Il denaro basato sul debito deve, infatti, essere continuamente rimborsato con gli interessi.

Dato che il denaro viene continuamente rimborsato, è necessario generare nuovo debito se si vuole mantenere l’offerta di moneta…

Questo crea una dinamica di crescita nell’offerta di moneta che vanifica gli obiettivi di coloro che cercano di raggiungere un’economia più socialmente ed ecologicamente sostenibile.

I banchieri privati delle grandi banche d’affari che si sono insinuati nel nostro sistema bancario
non restituiscono i loro profitti alle economie locali a differenza delle banche pubbliche, che dovrebbero reinvestire i loro profitti per le esigenze locali.

Le grandi banche d’affari investono, piuttosto, nei mercati finanziari speculativi,
estraggono valore che inviano all’estero o nei paradisi fiscali offshore e preparano il terreno
per la ulteriore colonizzazione da parte delle grandi multinazionali e i loro grandi centri commerciali fisici e on line.
 

Val

Torniamo alla LIRA
“Non è una banale influenza e non è neanche la pesta bubbonica. Ma al momento non abbiamo una terapia specifica.
Non abbiamo un vaccino per contenere ora l’infezione. Quello che possiamo fare ora è contenere la diffusione del virus”.

Sono le parole pronunciate dal professor Antonio Pesenti, direttore del dipartimento di emergenza urgenza del Policlino di Milano, nonché docente universitario.

“Non è una banale influenza perché si stanno verificando tante polmoniti che colpiscono soprattutto gli anziani.
C’è un’alta percentuale di pazienti che richiede il ricovero in terapia intensiva e questo impatta molto sulle strutture sanitarie.
Questa malattia richiede un grande impegno dei sanitari, richiede isolamento.
Credo che per quanto la Lombardia abbia tutta la tecnologia, tutti i sanitari e le competenze per trattare questa infezione
che ci viene da lontano, il principale modo per evitare il disastro sanitario che le proiezioni ci fanno intravedere è contenere la diffusione del virus.
E per farlo dobbiamo impegnarci a prevenire l’infezione. Quello che dobbiamo fare oggi è contenere”.

“Non è una situazione facile e scordiamoci che possono essere velocemente risolta”.

E' una premessa importante quella fatta dal professor Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all'università di Milano
e direttore del reparto all'ospedale Sacco questo pomeriggio durante la conferenza stampa in Regione.

“Dobbiamo assolutamente ridurre la diffusione del virus per passare dai 2/ 2,2 casi per ogni infettati a meno di uno. E questa non è una cosa che si fa da sola”.

Per Galli l'emergenza coronavirus sta mettendo in crisi la routine ospedaliera:

“Gran parte dei letti di rianimazione sono occupati da pazienti affetti da questa patologia in una situazione in cui
continuano a esserci chiaramente persone colpite da infarto o da altre patologie che implicano il ricorso a un letto di terapia intensiva”.

L'esperto ha aggiunto:

” Alcuni ospedali sono in grave crisi: Cremona e Lodi sono sovraccarichi di pazienti.
La necessità di circoscrivere il problema non può fermarsi solo alla zona rossa.
Dobbiamo tenere l'intera grande area metropolitana fuori dai guai.
E' una medicina amara da inghiottire, ma dal mio punto di vista non ci sono alternative”.
 

Val

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Sono 821 i contagiati da Coronavirus in Italia.

Lo ha fatto sapere il Capo della Protezione Civile Nazionale Angelo Borrelli nel consueto appuntamento con i giornalisti alle ore 18.

Di questi 821 46 sono guariti e 21 deceduti.

“Sui deceduti – ha precisato Borrelli – specifico nuovamente che va stabilito se sia stato a causa del Coronavirus o di patologie pregresse poi aggravate.
Oggi sono decedute tre persone, di cui due ultra ottantenni e un ultra settantenne.
Sarà compito dell'Istituto Superiore di Sanità fare le verifiche opportune e stabilire se la causa del decesso è proprio il Coronavirus”.

Borrelli ha quindi specificato che sul totale dei contagiati la metà di loro, 412 persone in totale, risultano asintomatiche
o, comunque, presentano una sintomatologia lieve che non ha reso necessario il ricovero ospedaliero.
 

Val

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Il Coronavirus ha messo in secondo piano la visita di Macron a Napoli in occasione del bilaterale.

Un peccato, perchè sarebbe stato interessante rendere pubblici i risultati del bilaterale nel suo complesso e dei singoli colloqui,
soprattutto quello fra il ministro Gualteri e Le Maire, con il secondo che parlava ed il primo che non capiva.

Però una cosa è certa: con questo bilaterale “DI Successo” l’Italia piega la sua natura filoamericana al nuovo corso Macroniano,
che guarda in una direzione diversa, cioè in quello dell’Eurasia in cui l’Europa viene ad essere un partner di Russia e Cina.

Prima di tutto Naviris, la partnership Fincantieri – Naval Group che parteciperà alle varie gare europee.
Naval Group si toglie di mezzo un pericoloso concorrente, ma Leonardo Finmeccanica,
che sinora partecipava alle varie gare e sviluppi con Finmeccanica, resta da sola e questo è una perdita per il nostro sistema industriale. Eppure si va avanti.

Naviris è fortemente voluta da Macron perchè coerente con la sua idea di passaggio da una politica atlantista,
che non ha mai apprezzato, ad una che vede l’Europa in gioco in un altro settore.

Attualemtne Macron è forse il miglior amico della Cina in occidente e sta cercando di ricostruire una buona relazione con Putin.

In un’Europa che non ha una politica estera Macron ha una visione, ma questa è interessante ed utile per noi?

L'Italia, nel bene o nel male, è da 70 anni un buon alleato degli USA.

Alcuni dicono anche troppo,ma , con alti e bassi, la nostra posizione è sempre stata quella,
se mai accompagnata da buone relazioni generali con la Russia.

Siamo pronti ad abbandonare questa posizione per un lido “Europaista” alleato non tanto con la Russia, ma con la Cina,
un paese che comunque è una dittatura tecnocratica attualmente rafforzata da una forte applicazione della AI.

Attualmente già vediamo una forte restrizione delle libertà personali, economiche, di espressione e politiche in Europa, con varie scuse.

Siamo pronti a metterle in soffitta per allearci ad una superpotenza che non ha avuto molte remore a perseguitare i medici che hanno diffuso le notizie su SARS e COVID-19?

Quindi Conte, per avere l’appoggio di Macron alla propria piccola, tenue, figura politica svende la posizione politica dell’Italia e ci spinge in mari ignori.

Dopo le cavolate con il Coronavirus, si sottomette a posizioni politiche per noi innaturali.

Fino a quando andrà bene a Trump?
 

Val

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Ma del discorso dei debiti del padre della fidanzata, com'è finita? Silenzio?

Stesso silenzio del figlio stupratore grillo

Và che caso eh? Il paese degli stracciaroli che si stracciano le vesti su quel che conviene.

..... Domanderei ; fino a quando potrà andar bene agli italiani .... ???

A perenne ricordo.
conte-macron.jpg
 

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