HO CHIESTO SE ALL'INFERNO C'E' POSTO PER ME. MI HANNO RISPOSTO CHE NON VOGLIONO PROBLEMI (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
L’infezione da Coronavirus ha raggiunto l’Europa: ci sono stati almeno tre casi in Francia, due a Parigi, uno a Bordeaux
(un cittadino francese di origine cinese tornato dal Wuhan) ed un terzo non meglio localizzato.

Questi casi seguono gli oltre 800 in Cina,dove il governo ha improvvisamente aggiornato il conto dei morti aggiungendone 15 e facendolo giungere a 41,
un segnale estremamente negativo che pone dei forti dubbi sulla qualità delle informazioni da quel Paese.

La capacità e la velocità di espansione sembrano elevatissime ed il Dipartimento di Stato USA
ha emesso un avviso in sconsiglia vivamente qualsiasi viaggio nel Wuhan, la regione dove si trova l’epicentro dell’infezione.

In Europa ed in Italia non si hanno molto informazioni su preparativi per quella che si preannuncia essere una pandemia epocale,
che in Cina ha messo in ginocchio il sistema sanitaria riempiendo gli ospedali ed esaurendo mascherine, guanti e medicinali antisintomatici in brevissimo termine.

Senza voler diffondere un timore eccessivo sarebbe comunque necessario predisporre o aggiornare dei piani di emergenza
per combattere l’eventualità di diffusione di virus attivi e pericolosi. Come reagirebbe il nostro sistema sanitario?

In quest’ottica Simona Baldassarre ha presentato un’interrogazione alla Commissione, firmata anche da Antonio Rinaldi
e con appoggio di Marco Zanni, su eventuali misure che la Commissione Europea ha preso contro questo tipo di contagio.

Misure preventive contro la diffusione dell’epidemia da Coronavirus nell’Unione Europea

La recentissima e violenta esplosione di un’epidemia di Coronavirus in Cina, malattia dall’elevatissima morbilità e con elevato rischio fatale,
ha portato già a 24 morti al momento della scrittura della presente interrogazione.

I casi acclarati sono ormai centinaia, con i primi malati in Thailandia, Usa, Russia e Messico.
La gravità del contagio ha perfino spinto il governo di Pechino a chiudere i trasporti urbani nella città di Wuhan e nelle aree circostanti, dove risiedono ben 11 milioni di abitanti.


Tutto ciò considerato, si chiede alla Commissione:

  • quali misure di controllo si intendano imporre alle frontiere per i viaggiatori provenienti dalla Cina e dai paesi oggetto di focolai di contagio;
  • quali misure siano state prese per evitare che il contagio possa eventualmente avvenire all’interno degli aeroporti e degli altri terminal dei trasporto dell’Unione Europea;
  • quali misure siano state prese per monitorare il periodo di incubazione dei ‘portatori sani’, per evitare che il contagio possa eventualmente avvenire nelle città di destinazione;
  • se non si consideri necessario imporre restrizioni ai viaggi da e verso le aree colpite dall’epidemia;
 

Val

Torniamo alla LIRA
Possono i tedeschi cercare di NON considerarci come dei bambini scemi,
incapaci di votare e di esprimere la propria volontà politica in modo compiuto?

No, non possono riuscirci.

Possiamo ben vederlo dal Welt.
L’articolo, superficiale , sostanzialmente espressione del solito criptorazzismo germanico.

Mettendo in confronto diretto la Grecia e L’Italia affermano che ora, “Dopo la crisi”
la Grecia ha prospettive molto migliori rispetto all’Italia e conseguirà una crescita del 2,3% annuo,
per cui questo spiegherebbe come mai il debito greco e quello italiano siano allineati nei rendimenti
ed inventandosi quindi, dopo lo spread BTP Bund, lo spread Grecia Italia





Quella del Confronto e “Dell’averlo più grosso” o meglio più piccolo (il rendimento) deve essere una sorta di mania germanica,
che andrebbe studiata anche dal punto di visto psico-sociologico.

Naturalmente ignorano che la “Salvata” Grecia ha visto 417 mila persone emigrare dal 2008 al 2005, quasi il 4 % della popolazione.

Tra l’altro la giustificazione della migliore prestazione ellenica è risibile:
non essendo un paese industriale non può risentire della crisi che colpisce Italia e Germania nella manifattura,
equiparando però, in questo modo, l’economia di Atene con quella di un paese neppure in via di sviluppo, ma letteralmente del terzo mondo.

A questo punto la soluzione sottilmente suggerita dal Welt qual’è? Tornare all’Europa rurale pre-industriale ?

Quindi la minaccia finale “Attenti che se votate male, poi le agenzie di rating vi bocceranno e abbasseranno il loro rating”, citando la revisione prossima di Fitch del 7 febbraio.

Alla fine la Welt non vuole che scrivere il solito articolo per”Consigliare” algi italiani di “Votare bene”, cioè di votare contro Salvini,
contro una politica nazionale e per proseguire con una politica filotedesca che ci ha solo portato al depauperamento della nostra economia
ed alla cancellazione della nostra politica estera. Il consiglio paramafioso del Welt, espressione della borghesia tedesca, è il solito:

“State attenti a votare male, o vi manderemo in crisi finanziaria”.

Invece sarebbe ora di mandarli, direttamente, a quel paese.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Onorata anche quest’anno la tradizione della Gibiana.
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il rumoroso corteo per le vie del paese, con tanto di campanacci e pentole per spaventare le streghe e invocare le forze del bene, come vuole l’antica usanza.

Secondo la tradizione la Gibiana era una bellissima castellana che si innamorò di un soldato nemico
a cui consegnò le chiavi del villaggio condannando così i suoi concittadini alla sconfitta e lei stessa alla morte.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Killed by drones

My mother, my father

My sister and my brother

My son and my daughter

Killed by drones

Our lives between your finger and your thumb


Can you feel anything?

Are you dead inside?

Now you can kill from the safety of your home with drones

Amen

Notizie fabbricabili ad alta risoluzione

Di recente è accaduto che un giornalista abbia utilizzato le immagini video di un gioco per spiegare la dinamica
con cui Qassem Soleimani è stato colpito e ucciso dall’attacco di un “MQ-9 mietitore“ che lo ha preso di mira,
insieme al convoglio che lo accompagnava, nel corso di una missione diplomatica in Iraq.

Si trattava della simulazione di una ripresa dall’alto, attraverso la telecamera di un drone, che è stata diffusa dai media come fosse reale;
un videogioco di guerra
per aiutare i lettori a immaginare come sia stato “terminato», per usare l’espressione di Donald Trump, il generale iraniano.

Da tempo, ormai, è possibile che ci siano raccontati eventi del tutto inventati con a corredo documentazione video di notizie fabbricate in laboratorio.

Cosa accadrà quando la realtà simulata dai sistemi di computer grafica diverrà quasi del tutto indistinguibile dalle normali riprese video di eventi realmente accaduti?

Più niente è come sembra

Philip M. Giraldi, un ex specialista antiterrorismo della Cia, su Herald Tribune, senza mezzi termini,
ipotizza come il sistema di difesa iraniano possa essere stato vittima di un attacco elettronico/informatico
in grado di attribuire false sembianze all’aereo civile, il volo 752 della Ukraine Airlines, abbattuto “per errore“
dalla difesa aerea iraniana l’8 gennaio scorso con 176 passeggeri a bordo e relativo equipaggio.

La guerra cibernetica condotta dagli Stati Uniti e forse dai governi israeliani avrebbe avuto come risultato l’abbattimento per un errore indotto
che avrebbe fatto si che gli operatori iraniani interpretassero l’aereo civile quale oggetto con intenzioni ostili.

Con le parole di Giraldi:

«Ciò che sembra attribuibile a errori umani e giudizi errati, tuttavia, include alcuni elementi che devono ancora essere chiariti.
Secondo quanto riferito, l’operatore missilistico iraniano ha subito un notevole ‘disturbo’ essendo che
il transponder degli aerei si è spento e ha smesso di trasmettere diversi minuti prima del lancio dei missili.
Ci sono stati anche problemi con la rete di comunicazione del comando di difesa aerea, che potrebbero essere stati correlati.

L’inceppamento elettronico, proveniente da una fonte sconosciuta, ha fatto sì che il sistema di difesa aerea dovesse essere guidato manualmente,
e il lancio dei missili affidati all’intervento umano diretto. Ruolo umano ha significato che un operatore fosse costretto a dare un rapido giudizio
in una situazione di pressione in cui il tempo per reagire era quasi nullo. L’arresto del transponder, che in condizioni di funzionamento normale
avrebbe segnalato all’operatore e all’elettronica Tor che l’aereo era civile, ha viceversa indicato l’oggetto volante come ostile.
L’operatore, essendo stato allarmato sulla possibilità di missili da crociera americani in arrivo, ha quindi sparato»

«Dato ciò che è accaduto quella mattina a Teheran, è plausibile supporre che qualcosa o qualcuno abbia interferito
deliberatamente sia con le difese aeree iraniane sia con il transponder sull’aereo,

probabilmente come parte di un tentativo di creare un incidente aereo che sarebbe stato poi attribuito al governo iraniano»

Philip M. Giraldi, ex specialista antiterrorismo della CIA e ufficiale dell’intelligence militare che ha prestato servizio
per diciannove anni all’estero in Turchia, Italia, Germania e Spagna rincara la dose affermando che:

«Il sistema di difesa Tor SA-15 utilizzato dall’Iran ha una grande vulnerabilità.
Può essere hackerato o ‘falsificato’, consentendo a un intruso di impersonare un utente legittimo e assumere il controllo del sistema.

Secondo quanto riferito, la Marina e l’Aeronautica degli Stati Uniti hanno sviluppato tecnologie ‘che possono ingannare i sistemi radar nemici
con obiettivi falsi e ingannevolmente mobili.
‘ Imbrogliare il sistema significa coinvolgere nell’inganno l’operatore umano.
Il Guardian ha anche riferito, in modo indipendente, come i militari degli Stati Uniti hanno da tempo sviluppato sistemi
che possono a distanza alterare l’elettronica e il targeting dei missili disponibili in Iran»
.

Una tecnologia militare in grado di alterare o persino mascherare il transponder su un aereo di linea civile in modo tale da inviare informazioni false sull’identità e sulla posizione.
Gli Stati Uniti hanno capacità di guerra informatica ed elettronica atte a bloccare e alterare i segnali relativi sia ai transponder dell’aereo di linea che alle difese aeree iraniane.

Giraldi, esperto di operazioni sotto falsa bandiera – false flag, ha avvertito, già dal 1994, circa la vulnerabilità di tutti i sistemi elettronici.

In particolare ha rivelato la vulnerabilità dei Boeing che consentono spegnimento da remoto di radio e transponder, e controllo e dirottamento dell’aereo effettuabili a distanza.

Difficile scacciare dalla mente l’associazione con i Boeing dirottati sulle Twin Towers l’11 settembre del 2001, che subirono, a loro volta, spegnimento e oscuramento dei transponder.

Si ricordi l’altro episodio accaduto il 13 giugno scorso, ossia l’attacco alle petroliere nel golfo dell’Oman, nello stretto di Hormuz,
che ogni anno vede il transito di 24000 navi cisterne (un terzo del transito mondiale), e che è stato attribuito dagli USA all’Iran.

In verità non è facile capire perché un paese militarmente circondato dovesse abbandonarsi a simili provocazioni.

Una delle due petroliere batteva bandiera giapponese. Durante l’evento l’Iran stava ospitando il primo ministro giapponese Shinzo Abe,
che si trovava lì per una mediazione; strano che l’Iran potesse scegliere proprio quell’occasione per attaccare una petroliera giapponese.

Il successivo sconfinamento del drone Usa RQ4 nello stretto di Hormuz, abbattuto dalla contraerea iraniana rafforza l’ipotesi
che si tratti di una messinscena che ha rischiato, però, di portare i due paesi ad un passo dalla guerra e che forse mirava a guastare preliminarmente
l’incontro tra Putin e Trump al G20 previsto per il 28 e il 29 giugno ad Osaka.

Trump, come colto di sorpresa dagli eventi è apparso restio a rispondere militarmente; ha dichiarato di essere stato lui stesso a fermare all’ultimo momento
i caccia ordinando l’arresto di una rappresaglia militare già in atto contro l’Iran «Trovo difficile credere che sia stato intenzionale»
forse anche perché i suoi prossimi impegni elettorali lo sconsigliano fortemente ad imbarcarsi in una tale avventura.

In quella occasione da entrambi le parti sembrerebbe aver prevalso la ragionevolezza tesa ad evitare perdite umane:
150 quelle iraniane che sarebbero state causate dalla risposta delle forze USA, 35 quelle americane, nel mirino iraniano,
militari statunitensi a bordo dell’aereo da pattugliamento P8 Poseidon che affiancava il drone.

Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa, a spingere per l’attacco sono stati il segretario di stato Mike Pompeo (ex capo CIA),
il consigliere alla sicurezza nazionale John Bolton e il direttore della Cia Gian Haspel.

A frenare sarebbero invece stati i funzionari del Pentagono.

L’Iran è stato, inoltre, incolpato dell’attacco, con droni e missili, alle installazioni petrolifere saudite a settembre scorso.

Anche un drone reaper italiano (20 milioni di euro) è stato abbattuto mentre era in volo sulla Libia in missione segreta
all’insaputa del nostro Parlamento sempre più privato di potere decisionale sulla politica militare ed estera.


Per tornare all’oggi è bene soppesare la dichiarazione del segretario di Stato americano, Mike Pompeo
presso l’Hoover Institute della Stanford University in un intervento dal titolo “The Restoration of Deterrence: The Iranian Example”:

“Qassem Suleimani è stato ucciso come parte di una più ampia strategia di dissuasione delle sfide da parte dei nemici degli Stati Uniti che si applica anche a Cina e Russia” .
 

Val

Torniamo alla LIRA
L’evoluzione del modo della guerra

Come affermato dal The New York Times del 25 aprile 2015 e riportato da M. Dinucci sul «il Manifesto» del 28 aprile dello stesso anno:
i droni killer sono ormai «integrati nel modo americano di fare guerra».

Cyberwar
e droni assassini sono strumenti che, per loro natura, si prestano ad essere utilizzati per operazioni sotto falsa bandiera (false flag) dal Deep State,
funzionali allo stato di polizia all’interno e ad una guerra senza fine all’estero.

Da tempo è attivo un programma di «uccisioni mirate» che hanno quale strumento d’elezione i droni killer
secondo logica e strategia non dissimili da quelle di mafiosi e terroristi; un programma inscritto in una «kill list» dalla trinità:
Casa Bianca, Pentagono e CIA che sfrutta la tecnologia di pattern ricognition, una primitiva forma di intelligenza artificiale applicata al riconoscimento dei volti che,
come accade con le ultime generazioni di iPhone che si sbloccano grazie al riconoscimento del volto del proprietario,
scannerizza e archivia i volti di ciascun abitante del pianeta con accesso alla rete, anche grazie alle mille foto del nostro volto che quotidianamente pubblichiamo sui social, un FACE-book globale…).



Mini killer drones, che stanno nel palmo di una mano, sono dotati di una quantità di esplosivo sufficiente ad essere utilizzabili per esecuzioni mirate, uccisioni a distanza, stragi di massa.

Ed «È lo stesso Presidente degli Stati uniti (Obama) ad approvare la «kill list», aggiornata di continuo,
comprendente persone di tutto il mondo che, giudicate nocive per gli Stati uniti e i loro interessi,
sono condannate segretamente a morte con l’accusa di terrorismo»




I droni stanno cambiando le modalità della guerra e della sua provocazione.
Le missioni aeree convenzionali sono sostituite da operazioni pilotate da remoto su obiettivi puntuali effettuate con droni.
Il loro uso potrà scatenare ritorsioni effettuate con gli stessi strumenti quando disponibili oppure con strumenti convenzionali.
Da strumenti di sorveglianza a strumenti di sorveglianza e/o offesa stanno rapidamente cambiando le modalità di conduzione delle ostilità belliche tra paesi in conflitto.

Secondo stime di analisti nel prossimo decennio verranno acquistati in tutto il mondo oltre 80.000 droni di sorveglianza e almeno 2.000 da attacco.

Il nostro paese
consolida la sua partecipazione alla Alleanza per la Sorveglianza della Terra «Alliance Ground Surveillance» (AGS).
Complici 15 paesi, sentinelle armate: Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia
con il nostro in prima linea, a supporto del guardiano globale, gli Stati Uniti.



Sigonella: nella foto il sottosegretario alla difesa Giulio Calvisi: «Con l’impiego di questi sistemi siamo in grado di avviare un percorso
di grande importanza per rafforzare la capacità di controllo e difesa. Un progetto di alto contenuto tecnologico,
certamente ambizioso dal punto di vista scientifico ed industriale, sviluppato nel corso di un lungo periodo e che ha raggiunto la sua operatività nelle scorse settimane».

Il sistema di questi aeroplani – ha dichiarato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg – può aiutarci nelle missioni contro il terrorismo internazionale
e a portare aiuto umanitario e sostegno dopo disastri naturali.

Sono i 29 alleati che decidono come usare questa capacità. Siamo molto grati per il sostegno all’Italia, nazione ospitante
.

«L’Italia ha sempre creduto nel progetto Ags – ha sostenuto il sottosegretario Calvini –
Non è un è un caso che siamo il terzo Paese contributore finanziario e che garantiamo l’essenziale sostegno logistico, infrastrutturale e tecnico-operativo a Sigonella».

Il programma prevede che ci si doti di altri 5 Falchi Globali – RQ-4 Global Hawk – acquisiti dalla statunitense Northrop Grumman
e relative apparecchiature per il controllo presso la base aerea italiana di Sigonella attraverso due stazioni terrestri fornite dalla Leonardo.

Si tratta dello stesso tipo di drone che l’Iran ha abbattuto lo scorso giugno (vedi sopra).

Globale perché il suo spazio operativo è l’intero pianeta.
È dotato, infatti, di una autonomia di volo di 30 ore – può percorrere 22 mila chilometri a velocità sino a 600 chilometri orari senza essere rifornito.
Può portarsi a più di 18 chilometri di quota, il tutto senza pilota, guidato a distanza da tre operatori a terra.

Che bello! Che fico! Che bravi!

W la guerra e i suoi virtuosi attrezzi senza cui non avremmo benefiche ricadute in altri campi:
grazie ai droni militari potremo raccogliere dati scientifici sulla distruzione dello strato di ozono
(destabilizzato prima che dai fluoroclorocarburi, dai test nucleari in atmosfera) e studiare le alterazioni climatiche.

A Sigonella sono dislocati anche droni Usa Predator e Reaper (mietitori).

A
vete presente l’iconografia della morte che brandisce la sua falce ebbene i droni mietitori sono armati di missili e bombe a guida laser e satellitare.
Il sistema di comunicazioni satellitari militari ad altissima frequenza, il Muos di Niscemi (Caltanissetta) permette al Pentagono di controllarli e guidarli sugli obiettivi assegnati in qualsiasi parte del mondo.

Negli ultimi tre anni droni Reaper sono stati dispiegati in oltre 2.400 missioni, quasi due al giorno.

Il Segretario Generale della Nato Stoltenberg, ha ringraziato l’Italia e il Ministero della Difesa, e i comandanti della base aerea di Sigonella:
“Ho appena incontrato alcuni piloti eccellenti, tecnici e analisti di dati di molte diverse nazioni alleate. Ci sono voluti tempo e sforzi per consegnare il sistema.



Ma questo ci ha aiutato a sviluppare il nostro processo di certificazione dell’aeromobile, con l’eccezionale sostegno del Ministero della Difesa italiana.
Oggi la Nato sta colmando un aspetto importante di intelligence, di sorveglianza e di capacità di ricognizione.
Il Sistema risponde all’esigenza dell’Alleanza di dotarsi di una propria capacità operativa, basata su tecnologia radar,
esclusivamente per sorveglianza del territorio
. Il programma prevede l’acquisizione di 5 velivoli da ricognizione Global Hawk
e la realizzazione presso la base aerea italiana di Sigonella delle apparecchiature per il controllo.

“Un’occasione di sviluppo tecnologico per l’industria della difesa” ha precisato Calvisi che ha aggiunto
“Oggi inauguriamo un sistema di alto contenuto tecnologico, l’anello di congiunzione mancante tra un satellite e un aereo di ricognizione.
Si tratta di un elemento importante e innovativo. Un programma ambizioso dal punto di vista scientifico e industriale, sviluppato in un lungo periodo di tempo.
Come paese abbiamo sempre creduto nella “ALLEANZA PER LA SORVEGLIANZA DELLA TERRA“ al punto che siamo il terzo paese contributore
di questo programma in termini finanziari e ospitiamo i sistemi a Sigonella, dando sostengo infrastrutturale, logistico e tecnico”.

Il raid con il drone con cui gli Stati Uniti hanno ucciso il generale iraniano, il drone killer Mq-9 appartiene alla categoria dei UAV [veicoli aerei senza equipaggio],
equipaggiato con missili fuoco dell’inferno “Hellfire“ a guida laser, è un aereo senza pilota del costo di 64 milioni di dollari, con apertura alare di venti metri,
in dotazione anche all’aviazione italiana. Tecnologia “stealth” degli aerei invisibili, un Reaper.

Uno dei grandi utenti di questa tecnologia è stato il premio nobel per la Pace Barack Obama
che ha avuto due mandati a disposizione, durante i quali, secondo i dati del Bureau of Investigative Journalism,
ha lanciato 563 attacchi in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Somalia e Yemen con piccoli inevitabili effetti collaterali: trecento civili assassinati.

I primi ad usare i droni, Stati Uniti, Regno Unito e Israele, hanno esteso l’invito a seguirli al resto del mondo
a cominciare naturalmente dai loro stretti alleati: Pakistan e Turchia quest’ultima contro i gruppi curdi in Siria e contro il separatista PKK curdo.

La Cina si è velocemente adeguata ed inserita nel mercato con i suoi droni Wing Loong e la serie CH di cui rifornisce gli Emirati Arabi Uniti – utilizzati in Libia.

Droni di tutti i tipi sono stati apparecchiati dagli Stati Uniti in Afghanistan, Pakistan in Iraq, Yemen, Somalia, Libia e Siria.

La spesa complessiva che il nostro paese ha sinora sostenuto nel settore, costi operativi esclusi,
è stata pari a circa un miliardo e mezzo di euro oltre naturalmente alla ospitalità fornita dalla principale base logistica operativa nel mediterraneo, non solo Sigonella, ma la Sicilia intera.

Mentre spesa ed investimenti pubblici sono falcidiati dai programmi di spending review e di austerity,
la spesa nel settore militare continua a crescere portandosi alla cifra record di 87 milioni di euro al giorno,
tutto in estrema coerenza col programma neoliberista che con Milton Friedman, “l’eroe della libertà”,
consigliere delle politiche economiche del dittatore Pinochet e ispiratore delle attuali politiche economiche iperliberiste della Ue ci ricorda che:

“Qualunque cosa si faccia per abbassare la spesa pubblica è ben fatta eccetto che
per alcune spese molto selezionate come quelle per la difesa militare di cui abbiamo reale necessità”

Il programma di fondo essendo quello dello Stato minimo neoliberista, ossia con funzioni circoscritte al monopolio della gestazione
e della gestione monetaria fintamente pubblica affidata alle grandi banche centrali privatizzate nonché al monopolio della forza militare,
sotto comando centralizzato (il Pentagono Usa con i suoi 3 milioni di dipendenti è il più grande datore di lavoro pubblico al mondo),
al servizio delle élite per il controllo del/i popolo/i, non più a loro difesa, ma a garanzia dell’esercizio della proprietà, del rispetto, ad ogni costo,
delle loro direttive in forma di leggi imposte a Parlamenti sempre più esautorati e al mondo intero.
Uno stato minimo che si limita ad intervenire per rimediare ai disordini di piazza e ai fallimenti di mercato, come di recente con i grandi salvataggi delle banche centrali,
in soccorso alle grandi banche d’affari e al complesso del sistema finanziario; salvataggi pubblici, senza i quali il castello di carte della finanza speculativa globale sarebbe già imploso.

I signori della guerra si appropriano a loro uso e consumo dei risultati della ricerca scientifica e tecnologica di intere generazioni di fisici,
matematici, informatici, ingegneri, nonché delle risorse pubbliche che dovrebbero essere destinate alla crescita del Bene Comune.

Nel frattempo, il magistrato Nicola Gratteri, la cui azione meritoria è maturata in 250 pagine piene di capi di imputazione
ed un maxi blitz che ha portato al fermo di 334 persone facendo emergere l’alleanza della mafia con la massoneria (la santa)
che ha potenziato enormemente la Ndrangheta (La Santa aveva preso il controllo completo della politica e della amministrazione pubblica),
denuncia
come la giustizia sia sempre più disarmata, colpita dal blocco delle assunzioni che ha causato un ammanco di 20mila unità,
tra carabinieri e poliziotti, nelle forze di pubblica sicurezza nonché 8mila finanzieri in meno.

Un comandante militare di un Paese sovrano, in azione diplomatica, è stato assassinato con questo tipo di tecnologia, rischiando di scatenare una escalation senza eguali.
Non si dimentichi che l’assassinio di Q. Soleimani è seguito all’indomani di una grande esercitazione militare navale condotta in tandem da Iran, Cina e Russia, nel golfo di Hormuz.
È un messaggio al mondo che afferma che chi attaccherà l’Iran dovrà vedersela con Russia e Cina.

Ma la stessa “strategia“ applicata all’Iran, Pompeo, pretende ora di applicarla direttamente a Cina e Russia!
Sarà anche per questo che gli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists hanno deciso di avvicinare le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse a soli 100 secondi dalla mezzanotte.

Droni, droni assassini, sorvolano i cieli del pianeta.
Volano alla ricerca di “nemici” da eliminare, omicidi, al di fuori di qualsiasi processo giudiziario o dichiarazione di guerra.
Nel loro mirino anche il diritto internazionale o quel che ne rimane.

Ci chiediamo: perché nessuno propone una moratoria internazionale primo passo verso la completa messa al bando dell’uso e della ricerca militare intorno ai droni?

Alleanza per la sorveglianza della terra o alleanza per salvare la nostra convivenza col pianeta che ci ospita insieme alle meravigliose creature che lo abitano?





Reapers – The Muse

Home, it’s becoming a killing field

Casa mia sta diventando un campo di battaglia

There’s a crosshair locked on my heart

C’è un mirino puntato sul mio cuore

With no recourse, and there’s no one behind the wheel

Senza rifugio, e non c’è nessuno dietro al volante

Hellfire you’re wiping me out

Fuoco dell’inferno mi stai spazzando via

Killed by

Ucciso da

Drones!

Droni!

Killed by

Ucciso da

Drones!

Droni!

Killed by

Ucciso da

You rule with lies and deceit

Tu governi con bugie e inganno

And the world is on your side

E il mondo è dalla tua parte

You’ve got the CIA babe

Hai la CIA tesoro

And all you’ve done is brutalize

E hai solo vandalizzato

Drones!

Droni!

War, war just moved up a gear

Guerra, guerra solo muovendo un ingranaggio

I don’t think I can handle the truth

Non penso di poter sopportare la verità

I’m just a pawn, and we’re all expendable

Sono solo una pedina, e siamo tutti sacrificabili

Incidentally electronically erased

Accidentalmente elettronicamente cancellato

By your

Dai tuoi
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ormai Brexit è deciso: il Parlamento inglese ha votato, la Regina ha firmato, manca solo la delibera del Parlamento Europeo, questa settimana, ed i giochi sono fatti.

Certo, ci sarà un anno di trattativa per definire l’accordo commerciale fra le due parti.
Ci saranno delle discussioni complesse, come quelle per i diritti di pesca, ma un Hard Brexit sembra scongiurato, almeno su tutti i campi,
anche se non è detto che su qualche tema specifico non si giunga ad un accordo e si esca brutalmente.

A Bruxelles ed a Strasburgo non ci saranno festeggiamenti, perfino l’ora in cui verrà calata la bandiera viene mantenuta segreta.

A Londra invece ci saranno grandi celebrazioni, monete commemorative, ed il Regno Unito festeggerà.

La cosa non sarà tutta rose e fiori: ad esempio la camera dei Lord, non eletta, che rappresenta l’élite unionista, cercherà di mettersi per traverso, ma sembra ormai che il cammino sia tracciato.

Chi esce perdente, completamente perdente?

Michel Barnier e la burocrazia ottusa di Bruxelles. Barnier, un francese dalla visione rigida,
la persona meno indicata per la missione, era stata scelta con un obiettivo preciso:


Revealing words from Michel Barnier in 2016, quoted in @LePoint. "I would have succeeded in my task if, in the end, the deal is so hard on the British that they’ll prefer staying in the EU.” https://t.co/G7aw0RAAjF pic.twitter.com/XNn22Aeqkc


— Owen Paterson (@OwenPaterson) January 19, 2019

Io avrò avuto successo nel mio mandato se potrò porre delle condizioni talmente dure ai britannici che avrebbero preferito restare nell’Unione“.

Per lui, per Bruxelles, gli inglesi erano dei disertori da punire duramente, in modo che nessun altro potesse neppure pensare a seguire l’esempio britannico.

Invece gli è andata male, il Regno Unito esce , e questo è sicuro, e nonostante due anni di tira e molla, di minacce , di ricatti,
di imposizioni le condizioni non saranno neanche tanto dure quanto avrebbe voluto il “Negoziatore” , anzi, saranno tutto sommato soft.

Gli inglesi dovranno pagare un riscatto, ma tutto sommato contenuto, sui 27 miliardi di euro, a scalare negli anni , più una somma per le pensioni dei funzionari della Comunità.

Il deputato conservatore Dan Hannan afferma che tre paesi saranno i prossimi ad uscire ,
con in testa Italia, per motivi economici, e Paesi Bassi, con un referendum “Brexit style”
.

Comunque l’unione è agli sgoccioli, in qualsiasi modo si veda la cosa.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ormai siamo giunti ad oltre 2000 contagiati ufficiali con oltre 56 morti, ma i dati pare che non siano realistici.

Come riporta ZH molti morti sono registrati come deceduti non per nCoV (come è definito il Coronavirus), ma per “Polmonite virale”,
nel tentativo del governo di far apparire come meno grave il contagio.

Però, in questo modo, nonostante la dichiarata volontà di trasparenza, si vengono a falsare tutti i dati di mortalità del virus.
Attualmente si aggirano attorno al 3%, ma sono dati veri, oppure questo valore è più alto o più basso?

Il 24 gennaio sono stati fatti alcuni calcoli previsionali sulla diffusione del virus:




Si prevedono 255 mila contagiati in Cina il giorno 4 febbraio 2020,
ma se il numero di contagi di partenza è superiore allora questa stima è sbagliata e si rischia di arrivare anche al doppio del numero totale di contagi.

Comunque già con 255 mila contagi ed una mortalità del 3% siamo oltre 7500 morti, nell’arco dei prossimo 8 giorni.

Le grandi pestilenze sono tradizionalmente giunte dall’oriente:
la Peste di P e quella di Giustiniano giunsero dall’Asia Centrale o dalla Cina.
La Morte Nera, la peste del XIV secolo, giunse dalla Cina, dopo aver colpito India , Medio Oriente, attraverso la Turchia (assedio di Trebisonda),
quindi Genova e da li sud Europa, esclusa Milano, quindi Francia, Germania Inghilterra e Nord Europa.
In quel momento la malattia sterminò un terzo della popolazione europea, causando una profonda crisi economica, sociale, morale e religiosa.

Cosa abbia causato questa nuova infezione e come sia passata dagli uccelli all’uomo rimane un mistero, anche se ci sono due teorie:

  • quella ufficiale, che vorrebbe il passaggio dovuto alla pessima novità nata in Cina di mangiare i pipistrelli, portatori di malattie pericolose per l’uomo;

  • la possibilità che questa sia nata in un laboratorio dell’università di Wuhan collegato allo studio ed allo sviluppo dei virus, anche per finalità militari,
  • e sia collegato anche ad un noto episodio di spionaggio biologico che ha visto il Coronavirus conservato nel National Microbiological Laboratory di Winnipeg, Canada
  • misteriosamente comparire in Cina dopo l’arrivo di una ricercatrice cinese, Xiangguo Qiu, successivamente scortata dala polizia fuori dal laboratorio ed espulsa con la sua famiglia.
  • Il Coronavirus sarebbe quindi stato elaborato come arma biologica nello Wuhan, e qualcosa sarebbe andato storto, da cui il contagio.
Gli effetti economici saranno pesantissimi e li vedremo da subito.

Consideriamo che la SARS portò ad una modifica del PIL di Hong Kong dal +1,8% al -2% nell’arco di un trimestre.

La cancellazione dei trasporti a lunga percorrenza, delle celebrazioni del Capodanno Lunare, dei viaggi in comitiva,
tutto questo darà un duro colpo al PIL e potrebbe essere l’elemento esterno che può far entrare in crisi l’economia mondiale.

Così impariamo che l’illusione di controllo mondiale dei super statim o delle super organizzazioni mondiali è quello che è: un’illusione.

Xi si gioca la sua sopravvivenza politica e così gli altri leader.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Un recente pezzo di Stefano Sylos Labini e Biagio Bossone pubblicato su Micromega si esercita sulla questione “Euro sì, euro no”
che è poi il tema dei temi del primo ventennio di questo secolo.

I due autori rilanciano una modo alternativo (quello della cosiddetta “moneta fiscale”) per uscire dal pantano in cui ci hanno cacciato i paletti e le “regole” di Maastricht e Lisbona.

I certificati di credito (o di compensazione) fiscale vennero proposti inizialmente con un Manifesto del 2014 a firma, tra gli altri, degli stessi Bossone e Sylos Labini.

Quel progetto si è ora trasformato in una proposta di legge (C2075) presentata alla Camera da due deputati 5Stelle, Cabras e Trano.


Il disegno ha lo scopo di sottrarci al giogo soffocante di quel micidiale sistema di cambi fissi irrevocabili noto con il nome di euro,
restituendoci – per vie traverse e in modo surrettizio, ma legale – il potere di stampare moneta.

Un format elegante ed efficace al tempo stesso.

Infatti, esso permetterebbe allo Stato di immettere nuova liquidità a beneficio dei cittadini sotto forma di titoli di sconto sulle future imposte.

I titoli non sarebbero “spendibili” in sede di dichiarazione dei redditi prima di qualche anno,
ma nel frattempo potrebbero tranquillamente passare di mano in mano come una specie di moneta alternativa.

Il minor gettito futuro per l’erario sarebbe ultra-compensato dall’aumento del PIL conseguente alla circolazione dei certificati medesimi.

Una soluzione inattaccabile sul piano giuridico.

Non si tratterebbe, infatti, di moneta a corso legale in concorrenza con l’euro (e quindi in violazione dell’articolo 128 del TFUE) proprio perché strumento di natura fiscale.

I titoli non sarebbero neppure considerabili alla stregua di nuovo debito perché lo Stato non si assumerebbe l’obbligo di rimborsare in euro i relativi certificati (ma solo di accettarli a saldo delle imposte).

Infine, vi sarebbe anche la garanzia di accettazione fiduciaria reciproca da parte dei consociati i quali non avrebbero alcun motivo di rifiutare uno mezzo di scambio valido, per definizione, a pagare le tasse.

Tutto bene? Fino a un certo punto.

Infatti, questa e altre consimili strategie rischiano di rivelarsi controproducenti se impiegate con “cattive intenzioni”.
Nel senso, cioè, di spalmare un balsamo provvidenziale sulla piaga purulenta di un corpo malmesso (la nostra democrazia nazionale),
facendoci perdere di vista l’esito comunque letale cui quel corpo è destinato. Ci spieghiamo meglio.


Che la moneta fiscale sia un astuto stratagemma per aggirare i cogenti divieti dei trattati, in materia monetaria, è evidente.

Da questo punto di vista, potrebbe davvero funzionare. E quindi rinvigorire un’economia asfittica, implementare la crescita, rilanciare l’occupazione.

In ultima analisi, persino portare a una progressiva riduzione del rapporto debito/PIL, che è poi la nostra palla al piede più pesante.

Ma poi? Qual è lo step successivo? Dove pensano di approdare i promotori di tali meritorie iniziative?
Perché le strade sono sempre e solo due: andare gradualmente avanti sulla strada della unificazione; oppure tornare lentamente indietro recuperando l’originaria indipendenza repubblicana.

Ecco, sotto questo aspetto l’articolo di Sylos Labini e Biagio Bossone è tutt’altro che tranquillizzante.

Il suo titolo, infatti, suona così: “L’Italia e l’euro: solo SuperMario può trovare la quadra”.

Gli autori individuano – udite, udite – in Mario Draghi l’uomo giusto per farsi carico della svolta salvifica:
“La guida di Draghi sarebbe garanzia di riuscita di quello che il programma di Moneta fiscale può realizzare:
permettere all’Italia di tornare a crescere e agli italiani di tornare a credere in un futuro migliore”.

Capite bene che qualcosa non torna.

E non ci riferiamo al pregevolissimo escamotage della moneta fiscale in sé;
ma al fatto che possa essere usato per consegnarci definitivamente, e irrimediabilmente, all’euro e all’Unione europea.

In realtà, il nostro primo, e vero, problema non è la crescita.

È, piuttosto, l’autentica “emergenza democratica” in cui versa l’Italia; da quando una serie di strappi costituzionali successivi,
e sempre più laceranti, l’ha tradotta in ceppi lungo una via crucis con capolinea “Stati Uniti d’Europa”.

Illuderci che il nostro obbiettivo sia soltanto quello di “tornare a crescere” – nel pieno rispetto dei trattati –
significa ignorare la catastrofe abbattutasi sul nostro Paese nell’arco di un trentennio.

E sì che ci hanno messi sull’avviso in tutti i modi possibili e da ogni pulpito, non solo economico: accademico, giuridico, filosofico, politico.

Lo storico Alessandro Barbero ha, di recente, lanciato l’ennesimo allarme: “Io non sono sicuro che l’Europa sia democratica come i singoli Stati che ne fanno parte”.

L’insigne giurista Giuseppe Guarino aveva scritto, in tempi non sospetti: “Il 01.01.99 è stato effettuato un colpo di stato con fraudolenta astuzia”.

Il filosofo Jurgen Habermas definì la caduta di Berlusconi del 2011 “a quiet coup d’etat(un tranquillo colpo di stato).

Ce lo hanno detto da destra e da sinistra.

Così si espresse l’ex ministro Orlando parlando della approvazione del Fiscal Compact:
“I fatti che si determinano a livello sovranazionale, i soggetti che si sono costituiti a livello sovranazionale,
spesso non legittimati democraticamente, sono in grado di mettere le democrazie di fronte al fatto compiuto”
.

Mentre il leghista Massimo Garavaglia denunciò il brutale ricatto di due ispettori della BCE nell’imminenza della nomina di Monti:
“Se voi non sosterrete il governo Monti, noi non compriamo i vostri titoli per due mesi e voi andate in fallimento”.

Ce lo ha ricordato persino un “esperto in materia”, Vladimir Bukovskij, dissidente di una dittatura conclamata e “certificata” come l’U.R.S.S.:
“Lo scopo ultimo dell’Unione Sovietica era quello di creare una nuova entità storica, il popolo sovietico, in tutto il mondo.
Lo stesso vale per l’UE oggi. Stanno cercando di creare un nuovo popolo. Chiamano questo popolo ‘europei’, qualunque cosa questo significhi”.


Per concludere, i certificati di credito fiscale sono un ottimo strumento, ma solo laddove impiegato
come primo passo di una lunga marcia di “redenzione”, emancipazione e recupero della sovranità smarrita.

In caso contrario – laddove sfruttato per oliare gli ingranaggi farraginosi dell’euro – esso potrebbe addirittura rivelarsi
come l’ultima rondella per inchiavardare definitivamente le sbarre della prigione.

L’alternativa, si badi bene, non è uscire subito dalla gabbia dell’Unione, ma organizzare un ragionato processo di “de-escalation” progressiva.
Grazie al quale ritornare sul sentiero della nostra perduta libertà: per gradi e in virtù di una “riappropriazione collettiva” delle competenze esclusive sottratte allo Stato.

Oggi, per la prima volta dal secondo dopoguerra, siamo noi – e non qualche colonia del terzo mondo –
a dover a gran voce invocare il principio di autodeterminazione dei popoli consacrato nella Carta delle Nazioni Unite.

Ergo, paradossalmente, persino strategie oculate e innovative come la moneta fiscale possono tramutarsi in un autogol.

Non perché sbagliate di per se stesse, ma per il motivo opposto. Sono assolutamente “giuste”.

Talmente giuste da poter essere manovrate con successo persino dai più ferventi europeisti.

Se non stiamo attenti, ci serviranno solo per vivere più comodamente da servi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il Calcio. Considerando il gioco in senso assoluto, i dati che riguardano la popolarità, ci dicono che lo sport è attualmente al primo posto,
primato assoluto seguito però a breve raggio dal gioco d’azzardo e in particolare dalle slot machine, sia di tipo fisico che digitale.

Importante anche il rapporto di interconnessione che si è creato tra il mondo del calcio e quello del gioco d’azzardo.

Non è un caso se molte squadre di calcio di serie A e B hanno sottoscritto contratti di sponsorizzazione in esclusiva
con aziende che operano nel settore del gambling europeo.

In particolare il circuito del betting online è stato capace di creare in questi anni un legame stretto tra le platee più importanti del calcio europeo
e il settore delle scommesse sportive, che mostra come vi sia una rapida espansione, stando ai numeri prodotti e al fatturato realizzato nel corso degli ultimi cinque anni.

In Italia il gioco delle slot machine ha quasi raggiunto come numero di giocatori quello degli appassionati di lotterie,
come gratta e vinci e tutte le lotterie nazionali, come potrete vedere facilmente cliccando qui per accedere al gioco direttamente da smartphone tablet o PC fisso.

Secondo un censimento gestito dal gruppo Gedi, durante il 2017 il volume di traffico delle slot machine
ha superato di gran lunga tutti gli altri vettori che riguardano il gioco, comprese le scommesse sportive.

Per quanto riguarda lo sport, i contratti di esclusiva per le dirette delle partite in streaming stanno assicurando che molte squadre di serie A e di B di calcio,
riescano a mantenere i bilanci in attivo, potendo quindi investire nella campagna acquisti al fine di potenziare il loro organico e di risanare il bilancio.

La cosa assume connotati ancora più rilevanti, quando una squadra di serie A partecipa con continuità alle coppe europee e in particolare alla Champions League.

Non è un caso se oggi, l’obiettivo di molte squadre più che vincere lo scudetto, sia proprio quello di centrare la qualificazione per il torneo più prestigioso e seguito a livello europeo.

Così l’offerta per le gare di calcio è aumentata in modo esponenziale, grazie a nuovi sistemi di streaming on demand, come Dazn,
che in Italia ha già ottenuto un grande successo in termini di spettatori paganti.

Il mercato del gioco da parte sua si sta orientando sempre più verso una nuova dimensione data dalle app di gioco che possono essere praticate direttamente dal proprio smartphone.

Per capire le dimensioni e il volume d’affari del gioco d’azzardo in Italia basta leggere nel dettaglio le cifre che riguardano gli ultimi tre anni:
5 miliardi di euro in più durante gli ultimi 2 anni, mentre dal 2014 a oggi la cifra è aumentata di oltre 15 miliardi di euro.


Questo dimostra come i metodi di sponsorizzare e pubblicizzare il gioco siano sempre più efficaci,
capaci di avere una ricaduta reale ed effettiva per l’industria del gambling italiano.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il mondo del basket e dello sport in generale piange la morte di Kobe Bryant,
uno dei più famosi cestisti della storia dell'Nba.

Secondo i media statunitensi il 41enne ex fuoriclasse dei Los Angeles è deceduto in California
a seguito di un brutto incidente con il suo elicottero personale.

A riportare questa tragica notizia è stato il sito TMZ Sports che ha informato come tutte le persone a bordo siano decedute, tra cui anche la figlia.
.

L'ex stella dei Los Angeles Lakers e della nazionale americana si è schiantato con il suo elicottero a Calabasas:
con lui a bordo c'erano altre quattro persone, tra cui la figlia 13enne Gianna, che sono tutte decedute.

Le autorità, infatti, hanno già affermato come nessuno dei membri a bordo sia risultato vivo sfortunatamente.

L'ex leggenda dell'Nba, vincitore di cinque anelli, due volte Mvp delle Finals, Mvp per una volta nella stagione regolare,
questa mattina si era complimentato con LeBron James che l'ha sorpassato come terzo massimo realizzato di sempre dell'Nba.

Black Mamba aveva anche vinto un Oscar e due Olimpiadi nel 2008 a Pechino e nel 2012 a Londra con la maglia della nazionale a stelle e strisce.

Kobe era nato negli Usa ma aveva trascorso la sua infanzia in Italia per gli impegni di lavoro del padre:
era un grande tifoso del Milan, parlava correttamente l'italiano ed era un grande padre di famiglia
che lascia tristemente la moglie Vanessa e altre tre figlie Natalia Diamante di 17 anni, Bianka Bella di tre anni e Capri Kobe nata solo 7 mesi fa.

http://www.ilgiornale.it/news/sport...ia-gianna-era-lui-sullelicottero-1817254.html
 

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