Guerra fredda tra USA e CINA (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Il calo delle esportazioni Usa in Cina da inizio anno
15 Settembre 2019, di Massimiliano Volpe
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Le esportazioni Usa in Cina sono diminuite del 18,2% nei primi sette mesi del 2019 e il flusso nella direzione opposta è sceso del 12,3%, secondo quanto rilevato dal dipartimento del Commercio statunitense.

Un dato che corrisponde allo 0,3% del Pil Usa e a una perdita di 300mila posti di lavoro. E’ questo il costo già pagato dagli Stati Uniti nella guerra dei dazi dichiarata dal presidente Trump alla Cina. La stima è di Moody’s Analitics, secondo il quale, a colpi di tariffe, le due superpotenze hanno affossato il proprio interscambio commerciale:


Gli analisti di Moody’s mettono in guardia dalla escalation della guerra commerciale, sottolineando come sia Trump che la sua controparte cinese Xi Jinping si siano lanciati in una pericolosa retorica, secondo la quale i rispettivi Paesi sarebbero abbastanza forti da reggere le conseguenze dello scontro.

Moody’s però avvisa che in questo gioco, o entrambi i Paesi fanno un passo indietro, e presto, oppure potrebbe diventare troppo tardi per evitare danni seri e una recessione globale.
 

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Forumer storico
Nuove accuse dagli Usa a Huawei: “I cinesi accedono di nascosto alle reti telefoniche”
di Chiara Merico

Secondo quanto rivela il Wall Street Journal, il colosso cinese avrebbe avuto la possibilità di accedere in segreto alle reti degli operatori telefonici attraverso un sistema destinato alle forze dell’ordine. Secca la smentita di Huawei

Gli Stati Uniti tornano a puntare il dito contro Huawei: il colosso cinese, come rivela il Wall Street Journal, secondo alcuni alti ufficiali statunitensi avrebbe avuto accesso di nascosto alle reti degli operatori telefonici attraverso un sistema a uso esclusivo delle forze dell’ordine, le cosiddette “back doors”.

INFORMAZIONI SEGRETE
Il quotidiano statunitense scrive che gli Stati Uniti hanno mantenuto segrete queste informazioni fino alla fine dello scorso anno, per poi condividerle con alcuni Paesi alleati, tra cui la Germania e il Regno Unito. Le “back doors”, letteralmente “porte sul retro”, sono previste dalla legge per consentire alle forze dell’ordine di avere accesso alle reti; accesso che invece è vietato alle aziende costruttrici.

DATI SENSIBILI
Secondo Washington, Huawei avrebbe invece mantenuto la capacità di accedere alle reti all’insaputa degli operatori. “Abbiamo le prove che Huawei ha la possibilità di accedere in segreto a informazioni personali e sensibili in sistemi che mantiene e vende in tutto il mondo, ha spiegato l’advisor per la sicurezza nazionale Robert O’Brien.

STRATEGIA PER IL 5G
Gli Stati Uniti non hanno fornito dettagli sulle loro accuse, se non che Huawei userebbe questi accessi vietati dal 2009, con le reti 4G. L’accusa, nota il Wsj, fa parte della strategia degli Usa per convincere quanti più Paesi possibile a escludere l’azienda cinese dalla costruzione delle reti 5G.

I CINESI RESPINGONO LE ACCUSE
La società cinese ha respinto seccamente le accuse: “Non abbiamo mai fatto e non faremo mai niente che possa compromettere o mettere in pericolo la sicurezza delle reti e dei dati dei nostri clienti”, ha fatto sapere Huawei in una nota. “Respingiamo queste nuove accuse, ancora una volta prive di fondamento, che vengono ripetute senza fornire alcun tipo di prova concreta”.
 

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gli Usa non vogliono Huawei perchè spierebbe l'occidente

ma gli USA che fanno?

L'AZIENDA CRYPTO DEI SERVIZI CHE SPIAVA IL MONDO

In Svizzera la Crypto AG avrebbe spiato per decenni i Paesi occidentali e non solo. La Crypto Ag, con sede nel canton di Zugo, leader mondiale nella produzione di sistemi e macchine per decifrare messaggi crittografati, sarebbe stata acquistata dalla CIA e dalla BND (servizio segreto tedesco). Sotto il loro controllo l'azienda avrebbe condotto operazioni di spionaggio in tutto il mondo. La Crypto AG inoltre lavorava con governi di 120 Paesi, tra cui il Vaticano.

Guarda il video:
L'AZIENDA CHE SPIAVA IL MONDO - #MetaTg 7
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L'AZIENDA CRYPTO DEI SERVIZI CHE SPIAVA IL MONDO - #MetaTg 7
 

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FOXNEWS: LA CAUSA DEL CORONAVIRUS E’ LA GUERRA FREDDA FRA CINA ED USA
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Il fatto che il coronavirus sia nato non nel “Mercato del fresco” di Wuhan, dove si sarebbero venduti anche pipistrelli, ma in laboratorio, viene dato ormai per scontato negli USA, con Foxnews che ne parla in modo aperto in un suo articolo. Il cuore del discorso che si sta diffondendo oltreoceano è questo: il virus è partito dal laboratorio “Livello 4” di Wuhan, costruito con l’aiuto anche francese. Il laboratorio non aveva una funzione militare, cioè la Covid-19 non è il frutto di un’elaborazione in funzione bio-militare di un virus naturale, ma della volontà dei cinesi di dimostrare di essere bravi come, o anche più, degli americani, di combattere i virus, di analizzarli e di trovare contromisure.

Il laboratorio quindi, da quello che si capisce, non era un laboratorio militare, ma con finalità positive, se mai deviate nell’ambito di un confronto, sempre presente, fra Cina ed USA.
La “Guerra Fredda” fra i due blocchi, che spesso si esprime sotto altri aspetti, dal confronto militare a quello commerciale, ha scatenato anche un “Confronto sanitario” sulla capacità di far fronte ai virus, ma in questo caso questa corsa si è trasformata in una fuga del virus e quindi in un disastro sanitario mondiale.

FOX riconosce che effettivamente la Cina ha cercato di combattere la diffusione nelle prime fasi, ma la Cina ha anche cercato di distrarre l’attenzione pubblica, deviandola sul famoso “Mercato dei miracoli” dove si vendevano anche pipistrelli vivi. Il tutto per evitare di incolpare il laboratorio virologico che, evidentemente, aveva anche la propria grossa fetta di responsabilità.

Quindi il confronto USA-Cina sarebbe alla base del disastro del Covid,-19, anche se in modo indiretto. Se questo fosse vero ci sarà una forte spinta anche verso le cause contro il governo cinese come responsabile del disastro e quindi come debitore di un lauto risarcimento. Soldi che interessano a mezzo mondo.
 

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FOXNEWS: LA CAUSA DEL CORONAVIRUS E’ LA GUERRA FREDDA FRA CINA ED USA
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Il fatto che il coronavirus sia nato non nel “Mercato del fresco” di Wuhan, dove si sarebbero venduti anche pipistrelli, ma in laboratorio, viene dato ormai per scontato negli USA, con Foxnews che ne parla in modo aperto in un suo articolo. Il cuore del discorso che si sta diffondendo oltreoceano è questo: il virus è partito dal laboratorio “Livello 4” di Wuhan, costruito con l’aiuto anche francese. Il laboratorio non aveva una funzione militare, cioè la Covid-19 non è il frutto di un’elaborazione in funzione bio-militare di un virus naturale, ma della volontà dei cinesi di dimostrare di essere bravi come, o anche più, degli americani, di combattere i virus, di analizzarli e di trovare contromisure.

Il laboratorio quindi, da quello che si capisce, non era un laboratorio militare, ma con finalità positive, se mai deviate nell’ambito di un confronto, sempre presente, fra Cina ed USA.
La “Guerra Fredda” fra i due blocchi, che spesso si esprime sotto altri aspetti, dal confronto militare a quello commerciale, ha scatenato anche un “Confronto sanitario” sulla capacità di far fronte ai virus, ma in questo caso questa corsa si è trasformata in una fuga del virus e quindi in un disastro sanitario mondiale.

FOX riconosce che effettivamente la Cina ha cercato di combattere la diffusione nelle prime fasi, ma la Cina ha anche cercato di distrarre l’attenzione pubblica, deviandola sul famoso “Mercato dei miracoli” dove si vendevano anche pipistrelli vivi. Il tutto per evitare di incolpare il laboratorio virologico che, evidentemente, aveva anche la propria grossa fetta di responsabilità.

Quindi il confronto USA-Cina sarebbe alla base del disastro del Covid,-19, anche se in modo indiretto. Se questo fosse vero ci sarà una forte spinta anche verso le cause contro il governo cinese come responsabile del disastro e quindi come debitore di un lauto risarcimento. Soldi che interessano a mezzo mondo.
PUBMED: provato scientificamente il nesso tra 5g e coronavirus
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Il 16 luglio è stato pubblicato uno studio su PubMed, sito NON complottista ma considerato scientifico da tutti, sull’induzione di coronavirus nelle cellule del derma da parte del 5 G


Abstract
In questa ricerca, si dimostra come millimetriche onde 5G possano essere assorbite dalle cellule del derma, che fungono da antenne, essere trasferite ad altre cellule e svolgere un ruolo principale nella produzione di coronavirus dentro le biocellule. Il DNA è costituito da elettroni e atomi carichi e ha una struttura simile a quella di un induttore. Questa struttura potrebbe essere divisa in induttori lineari, toroidali e rotondi. Gli induttori interagiscono con le onde elettromagnetiche esterne, si muovono e producono alcune onde extra all’interno delle cellule. Le forme di queste onde sono simili alle forme delle basi esagonali e pentagonali della loro fonte di DNA. Queste onde producono alcuni fori nei liquidi all’interno del nucleo. Per riempire questi buchi, vengono prodotte alcune basi esagonali e pentagonali extra. Queste basi potrebbero unirsi l’una all’altra e formare strutture simili a virus come il Coronavirus. Per produrre questi virus all’interno di una cellula, è necessario che la lunghezza d’onda delle onde esterne sia più corta della dimensione della cellula. Così le onde di 5G millimetriche potrebbero essere utilizzate per la costruzione di strutture simili a virus come i Coronavirus (COVID-19) all’interno delle cellule.

Il resto dello studio qua 5G Technology and induction of coronavirus in skin cells - PubMed
Altri articoli
 

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Forumer storico
La ‘guerra’ USA-Cina passa per Huawei, TikTok e Premier League
Forti tensioni USA-Cina, con ritorsioni reciproche che coinvolgono i colossi del business. E TikTok in America starebbe per essere bannato.
di Giuseppe Timpone , pubblicato il 24 Luglio 2020 alle ore 07:37

La tensione tra USA e Cina sale di giorno in giorno e raggiunge vette allarmanti. L’ultima notizia in tal senso è arrivata da Washington, dove il governo americano ha intimato a Pechino di chiudere il consolato a Houston. Per tutta risposta, il governo cinese sta chiudendo alcune realtà diplomatiche americane sul suo territorio. A giorni, la popolare app di video-sharing TikTok rischia di essere messa al bando negli USA, dove un’agenzia per la sicurezza nazionale ha riscontrato criticità nella gestione dei dati degli utenti, apparentemente condivisi con le autorità cinesi.
TikTok, il social che spaventa gli USA e non solo, privacy a rischio?
TikTok è diventata molto diffusa nel mondo negli ultimi mesi, salendo al secondo posto dopo Facebook per numero di minuti trascorsi nel mese di marzo in media dall’utente: ben 476. Consente di caricare e visualizzare video brevi, della durata massima di 15-60 secondi. Molti teenager la usano per riprendersi mentre ballano o cantano. Fatto sta che nel mondo vi si sono registrati in 800 milioni, di cui 150 negli USA. E sono 2 miliardi i video scaricati.
L’India ha già messo al bando questa app e a trarne vantaggio è stata Triller, una società concorrente, che in un solo giorno ha visto crescere il numero degli utenti di 40 milioni. TikTok è controllata dalla cinese ByteDance, il cui capitale è parzialmente in mano ad alcuni investitori americani, i quali adesso stanno cercando di correre ai ripari, trattando con le autorità USA per acquisire la maggioranza della società, così da evitare il ban.
Il colpo grosso su Huawei
Quali dati sensibili potrebbero essere condivisi con il governo americano, trattandosi di un’app perlopiù usata da ragazzini? Poco importa, perché l’amministrazione Trump ritiene che sia un cavallo di Troia per insinuarsi sul mercato americano a spese dei concorrenti tramite il furto dei dati.

A giugno, migliaia di utenti usarono questa applicazione per registrarsi gratuitamente al primo comizio per la rielezione del presidente, salvo non presentarsi allo stadio di Tulsa, in Oklahoma, lasciando molti posti a sedere vuoti e provocando un grave danno d’immagine alla Casa Bianca, tant’è che i quotidiani parlarono di flop della manifestazione.

Probabile che dietro al sabotaggio non ci sia stata alcuna mano cinese, ma certo è che agli occhi del governo americano quanto accaduto ha accresciuto i dubbi sul social. Non è il primo gigante cinese, tuttavia, che finisce nel mirino di Donald Trump, il quale sta cercando di impedire a Huawei l’accesso all’infrastruttura del 5G per ragioni di sicurezza nazionale, al contempo premendo sull’Europa per ottenere un simile embargo. E già ha trovato orecchie attente nel Regno Unito, dove l’esclusione per legge è arrivata nei giorni scorsi. La reazione di Pechino non si è fatta attendere nemmeno stavolta, con la TV di stato cinese che ha oscurato le partite della Premier League.
Siamo solo agli inizi
Il calcio inglese non dipende dai diritti televisivi in Cina, ma punta su questo mercato per le immense prospettive di crescita ed è evidente che l’avvertimento lanciato dal presidente Xi Jinping a Londra sia stato tutt’altro che secondario: l’economia britannica post-Brexit verrebbe colpita al cuore se Downing Street continuasse a fare il compare di Washington, usando “parole e toni sbagliati”. E dalle ritorsioni non sfuggirebbero nemmeno i colossi tech americani, a partire da Apple, che oltre a fatturare in Cina circa un sesto del totale, ha qui diversi stabilimenti per la produzione, la cui chiusura durante i “lockdown” ha inferto un duro colpo nei mesi scorsi, così come alla gran parte delle multinazionali USA.
Siamo solo all’inizio di una “guerra” diplomatica, commerciale e con conseguenze dirimenti sulla globalizzazione come l’abbiamo sin qui conosciuta negli ultimi 20-30 anni.

Trump punta al “reshoring”, un processo di relocalizzazione delle imprese nelle aree di provenienza, non necessariamente nei paesi di origine. L’obiettivo sarebbe la suddivisione del mondo in macro-regioni economiche omogenee e tali da contenere la concorrenza tra aziende e stati in condizioni macro e legislative abbastanza simili. La Cina vede un tale scenario come un’enorme minaccia alla propria superpotenza, essendo assurta a seconda economia mondiale proprio grazie alla concorrenza spietata verso qualsivoglia realtà e ignorando le regole del gioco, pur facendo parte del WTO.

Il Coronavirus è la tempesta perfetta che mette fine alla globalizzazione?
[email protected]
 

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RELAZIONI INTERNAZIONALI
USA-Giappone, patto contro Pechino
Nella prima missione all'estero della nuova amministrazione Biden, i due Ministri di Washington hanno raggiunto Tokyo, una scelta non casuale, con l'obiettivo di inviare un messaggio esplicito alla Cina
l segretario di Stato Usa Antony Blinken e il capo del Pentagono Loyd Austin hanno confermato oggi alla controparte giapponese - Toshimitsu Motegi e Nobuo Kishi - l'impegno «incrollabile» degli Stati Uniti a rafforzare l'alleanza bilaterale con il Giappone, esprimendo «serie preoccupazioni» per il comportamento «coercitivo» della Cina nella regione e in altre aree del mondo. Nella prima missione all'estero della nuova amministrazione Usa di Joe Biden, i due ministri di Washington hanno raggiunto Tokyo, una scelta non casuale, con l'obiettivo di inviare un messaggio esplicito alla Cina, sempre più aggressiva sullo scacchiere internazionale: Stati Uniti e Giappone hanno capacità, piani e concetti operativi per fornire un deterrente credibile nei confronti di Pechino e di chiunque intenda attaccare i loro interessi nazionali.

Durante il loro incontro nella capitale giapponese, Kishi ha ribadito la tesi che la prima visita oltremare del capo del Pentagono «rappresenta un messaggio forte che riflette la solidità dell'alleanza nippo-americana». Da parte sua, il segretario alla Difesa Usa, nelle sue osservazioni di apertura, ha affermato che l'alleanza tra Stati Uniti e Giappone costituisce la pietra angolare per preservare una regione indo-pacifica libera e aperta e contrastare le minacce alla stabilità.

In una dichiarazione congiunta, Blinken, Austin e le controparti giapponesi, Motegi e Kishi hanno espresso «serie preoccupazioni» per il comportamento della Cina a Hong Kong, nello Xinjiang e in altre regioni del pianeta, nonché «sui recenti sviluppi dirompenti nella regione, come la legge della Guardia costiera cinese».

La legge della Guardia costiera implementata il primo febbraio scorso ha sollevato preoccupazioni in Giappone poiché le navi della Guardia costiera cinese si sono ripetutamente introdotte nelle acque giapponesi intorno all'arcipelago delle Senkaku nel tentativo apparente di minare il controllo di Tokyo.

Secondo l'agenzia Kyodo, i ministri hanno confermato di avere discusso anche «l'impegno incrollabile» di Washington per la difesa del Giappone nel Mar Cinese Orientale, e hanno ribadito la loro opposizione alle rivendicazioni marittime «illegali» della Cina nel Mar Cinese Meridionale.

«Gli Stati Uniti e il Giappone restano contrari a qualsiasi azione unilaterale che cerchi di cambiare lo status quo o di minare l'amministrazione giapponese delle isole» Senkaku, hanno detto i ministri nel comunicato congiunto rilasciato dopo i loro colloqui a Tokyo.

I ministri hanno poi ribadito il loro impegno per la denuclearizzazione della Corea del Nord e hanno esortato Pyongyang a rispettare i suoi obblighi ai sensi delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo un alto funzionario del Dipartimento di Stato, l'amministrazione di Joe Biden sta attualmente conducendo, in consultazione con il Giappone e la Corea del Sud, una revisione «approfondita» della politica statunitense nei confronti della Nordcorea che dovrebbe essere completata nelle «prossime settimane». L'amministrazione Usa starebbe cercando canali di comunicazione diretta con Pyongyang da metà febbraio, senza tuttavia nessun riscontro per ora.

Dopo l'incontro due più due, il primo del genere dall'aprile 2019, i ministri statunitensi incontreranno il primo ministro giapponese Yoshihide Suga. Quindi, Blinken e Austin si recheranno a Seoul, nella giornata di domani, per colloqui con le loro controparti sudcoreane.

(con fonte Askanews)
 

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