"stabilità e solidità della finanza pubblica sono essenziali, tanto nel presente quanto nel tempo a venire", e che "non sono possibili sviluppo economico ed equilibrio democratico senza stabilità e solidità della finanza pubblica". "Non ci sono più spazi per ambiguità e per incertezze, la politica di rigore fiscale non è temporanea, non è conseguenza imposta da una congiuntura economica negativa, e non è nemmeno "imposta dall'Europa", ma è invece "la" politica necessaria e senza alternative per gli anni a venire". Dunque, è il messaggio finale, governo, Parlamento e parti sociali "devono evitare illusioni, supponendo una presunta alternativa tra rigore e crescita: la crescita non si fa più con i deficit pubblici". Quindi, i cordoni della borsa restano serrati. Entro il 2014 l'impegno irrinunciabile resta quello di raggiungere un sostanziale pareggio di bilancio, abbattendo il rapporto deficit/Pil dal 3,9% del 2011 allo 0,2% e perseguendo, nello stesso tempo, il "sistematico incremento del surplus primario" e la "progressiva riduzione del debito pubblico". Non solo: sul piano ordinamentale conferma la volontà di "introdurre nella Costituzione il vincolo della disciplina di bilancio", per renderlo più precisamente e direttamente codificato "in conformità con le nuove regole di bilancio europee". Per questo, come prevede il Def, "sarà presentato e discusso in Parlamento un appropriato testo di riforma costituzionale".