Grilli non è Grillo (1 Viewer)

tontolina

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TAGLIADEBITO Quante contraddizioni ministro Grilli - Milano Finanza Interactive Edition
TAGLIADEBITO
Quante contraddizioni
ministro Grilli



Di Paolo Panerai

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Eccolo qua, il Grilli parlante... Sotto le domande incalzanti del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, il nuovo (si fa per dire, visto che era vice) ministro dell'economia è caduto in almeno due contraddizioni sul tema cruciale del Tagliadebito. Domanda de Bortoli, con il solito garbo ma anche con nettezza: "E' allo studio una terapia antidebito?" Il ministro premette che sarebbe felicissimo di dare un colpo secco al debito, pari al 123 per cento e (lo aggiunge MF-Milano Finanza) causa principale di uno spread a 480 punti. Bene, la premessa era buona ma già inclinava alla solita litania che non si può... Infatti, ha continuato Grilli: "...purtroppo non ci sono più gli asset vendibili dello stato e degli enti pubblici di 20 anni fa...".

E dove sono finiti, dove sono finiti gli asset che sono stati contabilizzati non più tardi di alcuni mesi fa in oltre 2 mila miliardi, a tranquillità dei creditori? Grilli non specifica, ma riparte con la litania che le esperienze precedenti sono fallite e che il patrimonio immobiliare esistente è di difficile valorizzazione "come insegnano", ha il coraggio di aggiungere, "le esperienze non felici di Scip 1 e Scip 2". Che coraggio, sì, per fare una affermazione del genere visto che in quel fallimento il neo ministro non era parte indifferente nel ruolo di Ragioniere generale dello Stato e primo consigliere del ministro Giulio Tremonti.

Quelle Scip
-po (il nome era un programma) sono fallite perché sono state gestite con gli amici degli amici, cedendo immobili invece che fare un grande fondo. Quel fondo deve essere gestito da gente seria e le sue quote vendute in cambio di titoli di Stato che quotano sotto la parità e che comunque dovranno essere rimborsati al nominale. Basterebbe anticipare quel valore e il ministro Grilli vedrebbe quanti italiani (visto che il fondo deve essere riservato categoricamente agli italiani, anche in barba alla Ue, tanto siamo in guerra, come dice Mario Monti) aderirebbero immediatamente.

Questione di fantasia, di coraggio e di determinazione. Ma poi le ricette possibili e già illustrate sono mille ormai, tutte o quasi sensate e razionali; quindi al ministro e al governo basterebbe scegliere quella che gli piace di più, per dare, come ha premesso lui, un colpo secco al debito, l'unico provvedimento che può far cadere lo spread.

Invece il ministro che cosa aggiunge? Che in realtà le vendite sono già iniziate, con il veicolo del demanio e le due società di gestione del risparmio (sgr) per gli immobili e le utilities degli enti locali. Ma allora qualcosa da vendere c'è (prima contraddizione). Peccato che non dica che questi strumenti (e non si sa perché non lo dica visto quanto annuncia dopo) sono stati programmati per circa 8 miliardi di euro. Numeri ridicoli rispetto alla mole di debito. E sì che de Bortoli lo aveva incalzato: “Ma sulle privatizzazioni potreste avere più coraggio, no?” E appunto per dimostrare coraggio Grilli parla dei tre strumenti per demanio e utilities, sottacendo appunto, si spera per pudore, l'importo delle tre vendite.

A questo punto anche il paziente de Bortoli non ce la fa più e sbotta: “Ma insomma un possibile percorso di rientro del debito c'e' o no?” E il ministro risponde: “Io non credo alle virtù dei prestiti forzosi, la mia cultura liberale fa sì che certe soluzioni non mi convincono...".

E chi ha mai proposto un prestito forzoso visto che si sta parlando non di indebitarsi ulteriormente, ma di tagliare il debito?

Che anche Grilli abbia letto la proposta del debito forzoso che circola in Germania in questi giorni diretta a stati superindebitati come l'Italia e di cui ha dato conto Orsi e Tori di sabato scorso?

Se ne è informato, ha fatto bene a mettere le mani avanti, ma proprio quella proposta fa capire che se il debito non verrà tagliato drasticamente, e subito, saranno i tedeschi a fare ingoiare all'Italia e agli italiani l'olio di ricino del prestito forzoso, tenuto conto che tutti gli altri provvedimenti, come anche i fondi del salva-Stati da destinare a protezione dello spread, anche se saranno varati davvero arriveranno a babbo morto, cioè troppo tardi.

E allora, incalza giustamente de Bortoli, “non potremmo vivere all'infinito con un fardello così pesante sulla testa degli italiani”. Risponde, serafico, il ministro: "La strada praticabile è quella di garantire, con un programma pluriennale, vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi, pari all'1% del pil...". Fantastico, signor ministro, ma allora i beni da vendere ci sono (ecco la sua seconda contraddizione). E perché, allora, non venderli tutti, almeno quelli che vede Lei, in un sol colpo con un bel fondo, dandolo in gestione a gente che sa valorizzarne il contenuto facendo fare un buon affare ai sottoscrittori?

Inevitabilmente, ancora una volta, de Bortoli incalza Grilli: “Un po’ poco, ministro”. E qui c'e' la performance peggiore di Grilli, che risponde letteralmente: "No, tutt'altro, se lei pensa che già abbiamo un avanzo primario, cioé prima del pagamento degli interessi del debito, del 5 per cento e calcoli una crescita nominale del 3 per cento, cioè tolta l'inflazione all'1, vorrebbe dire ridurlo del 20 per cento in 5 anni". Ma dove vive, Signor ministro? In Italia o in Cina? La Sua assumption, per usare il linguaggio a Lei familiare, si basa su tre presupposti: 1) che ci sia un avanzo primario del 5 per cento; 2) che si verifichi una crescita addirittura del 3 per cento nominale, evento che non succede da anni; 3) che l'inflazione sia al 2 per cento per cinque anni. Come dire..., il paese dei sogni, uno scenario sicuramente impossibile almeno per qualche anno. E nel frattempo, i mercati dovrebbero crederci? Per bene che vada lo spread non aumenterà dopo questo straordinario scenario che, a dargli credito, corrisponde al progetto del governo in carica.

Se fosse vero che il patrimonio pubblico non esiste più vorrebbe dire che l'Italia è fallita.

E l' affermazione di Grilli uno straordinario asset agli speculatori.

Ma invece, per fortuna, il patrimonio esiste; esiste quello classico degli immobili, anche se passati agli enti locali, i quali tuttavia concorrono al debito pubblico per circa 400 miliardi e quindi basterebbe una nuova legge per far loro mettere in vendita gli asset passati dallo stato; esistono partecipazioni in società straordinarie come l'Eni, certo da non far passare sotto il controllo di altri, ma mettendone una parte nel Fondo degli italiani il controllo non verrebbe meno; esiste il patrimonio artistico, inestimabile. Sarebbe scandaloso fare una legge per passare a fondi che li valorizzino la fontana di Trevi o il Colosseo?

Se le affermazioni del ministro Grilli le facesse al sistema bancario il capo di un'azienda in difficoltà, dopo pochi giorni pioverebbero richieste di fallimento. Signor ministro, veda di correggere subito il suo pensiero. Se vuole le pagine del quotidiano dei mercati finanziari sono a Sua disposizione. Per evitare che la situazione precipiti.

P.S. E si passi sopra alla Sua affermazione che le tasse sono state abbassate perché l'Iva non è stata ancora aumentata al 23 per cento. Se non sbagliamo, Lei ha detto che per evitarlo, deve trovare 6 miliardi per il bilancio. Oltre che ai flussi pensi allo stock, ma seriamente.
 

tontolina

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le tasse continuano ad aumentare e continuao a strozzarci peggiorando la recessione

però anche il debito pubblico continua a salire!


Ha comunque ragione Grilli quando dice che questo governo tecnico non ha aumentato la fisclità
infatti l'aumento dell'IVA fu votato dal PDL+LEGA proprio lo scorso anno nella manovra di agosto
inoltre anche l'IMU fu studiata ed approvata da PDL+LEGA ... questo governo l'ha solo scippata ai comuni ed ha incassato in loro vece! infischiandosene del federalismo fiscale.... e questo è sbagliato!
 

tontolina

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le tasse continuano ad aumentare e continuao a strozzarci peggiorando la recessione

però anche il debito pubblico continua a salire!


Ha comunque ragione Grilli quando dice che questo governo tecnico non ha aumentato la fisclità
infatti l'aumento dell'IVA fu votato dal PDL+LEGA proprio lo scorso anno nella manovra di agosto
inoltre anche l'IMU fu studiata ed approvata da PDL+LEGA ... questo governo l'ha solo scippata ai comuni ed ha incassato in loro vece! infischiandosene del federalismo fiscale.... e questo è sbagliato!
6/07/2012 – Vendere i beni di Stato ci farà ridurre il debito? Il nuovo ministro dell'Economia, Vittorio Grilli (subentrato allo stesso Monti), ha concesso la sua prima intervista al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. Un testo pieno di spunti e particolarmente stimolante quando i due cominciano a parlare della possibilità di vendere patrimonio pubblico per fare cassa e diminuire il debito.

Ci conviene? Siamo sicuri? Il momento non è sbagliato?

Grilli ipotizza di vendere poco per volta, e forse non proprio tutto. Il problema è questo: il nostro debito è al 123% del Pil e le stime lo danno in crescita, almeno fino al 2014. Quest'anno pagheremo di interessi (stima contenuta nel Def, Documento economico-finanziario) 84,2 miliardi e se lo spread non scenderà dovremo tirar fuori 88,4 miliardi nel 2013 e quasi cento nel 2014. Questo aumento è facilmente spiegabile: man mano che scadono i vecchi titoli italiani, quelli caricati di interessi più bassi, ci restano sul groppone i titoli venduti per ultimi, dai rendimenti più alti. Le dico questo anche se Grilli ha sottolineato che «prima i rendimenti a breve termine erano superiori a quelli a lungo termine, oggi accade il contrario. I tassi a breve sono più bassi di quelli a lunga».

Mi sto perdendo.

Significa che sul debito che scade subito – fra tre mesi o fra un anno – pago meno, e questo è un vantaggio. Però Grilli ha aggiunto: «Sono comunque troppo alti anche questi».

Dunque?

Dunque, il vero problema è il debito e gli esborsi per interessi a cui ci costringe. Per gli interessi una strada è lottare per abbassare lo spread, via lunga e complicata, che ci ha fatto vedere la magica quota di 280 punti per troppo poco tempo. Adesso, come sa, oscilliamo intorno ai 480 e non va bene. L'altra via è quella di incidere la base su cui si calcola questo interesse, cioè il debito in sé. Qui una via è vendere e destinare i proventi all'abbattimento del debito. Tra l'altro i mercati, vedendo che stiamo seriamente lottando contro il debito, smetterebbero forse di dar via i nostri titoli, con vantaggio anche sullo spread. Come vendere, però? Perché buttare sul mercato tutto quel che abbiamo è insensato per due motivi: primo, vendendo a piene mani si deprimono i prezzi; secondo, il momento è disgraziato e i prezzi stanno giù. Quindi, l'idea: vendere a blocchi dell'1 per cento del Pil l'anno e farsi comprare gli asset dalla Cassa depositi e prestiti.

La Cassa depositi e prestiti non è pubblica? Che trucco è? Ci passiamo la roba dalla mano destra alla mano sinistra?

Beh, è una bella domanda. Tecnicamente la Cassa depositi e prestiti (chiamiamola Cdp) è considerata esterna al perimetro pubblico. I suoi debiti – per dire – non vengono calcolati nell'indebitamento italiano. I suoi interventi non sono considerati aiuti di Stato. Lo Stato, del resto, la possiede al 70%, mentre le analoghe tedesca e francese sono possedute dallo Stato al cento per cento. Il presidente della Cdp, Franco Bassanini, se fosse qui a chiacchierare con noi le spiegherebbe che Cdp non è pubblica perché non amministra denaro pubblico, ma il denaro dei 25 milioni di risparmiatori che mettono i loro soldi nei conti correnti postali.

Se non ci fosse il trucco sotto non ci sarebbe voluta tutta questa lunga spiegazione, no? Francesi e tedeschi hanno scaricato un sacco di loro problemi sulle rispettive Casse depositi. Perché non dovremmo fare lo stesso?

Grilli ha ragione. La Cdp, magari prendendo in prestito i soldi dalla Bce all'1% (Bassanini non lo ammetterà mai, ma lo hanno fatto, e a quanto pare per 20 miliardi), potrebbe comprarsi asset pubblici italiani al giusto prezzo, tenerseli in pancia e poi rivenderli, magari, quando giungessero tempi migliori. A colpi dell'1% cento l'anno, cioè facendo sborsare alla Cassa una ventina di miliardi a volta, si avrebbe una riduzione del debito di un quinto in cinque anni. Ci sarebbe un effetto positivo anche sullo spread. Badi che l'idea non è nuova. Il primo a immaginare operazioni sul debito adoperando il patrimonio pubblico fu il professor Giuseppe Guarino che nel 2006 illustrò al Senato la creazione di una Debiti spa in cui mettere beni per 465 miliardi e da piazzare poi in Borsa. Il debito pubblico si sarebbe ridotto a un migliaio di miliardi (in quel momento 75% del Pil), gli interessi da pagare sarebbero stati tagliati di netto. Guarino, quando Veltroni fece capire che la cosa gli piaceva, spiegò: «La parte del debito pubblico superiore al 60% (quota che secondo le regole di Maastricht non dovrebbe essere superata) comporta per l'Italia un esborso per interessi di circa 30 miliardi di euro l'anno (oggi di quasi 45, ndr); metà della somma va all'estero e senza questa spesa vi sarebbero ogni anno circa 30 miliardi da destinare all'economia. Inversamente, fino a quando il peso degli interessi sulla quota del debito che supera il 60% non verrà azzerata, mancheranno risorse per qualsiasi cosa, si litigherà per aver qualcosa di più, ma resteranno tutti con un pugno di mosche».
 

tontolina

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[ame=http://www.youtube.com/watch?v=8ejJ11lTNEA&feature=channel&list=UL]IL CAVALLO DI TROIKA - Claudio Messora su Mario Monti a Radio Padania - YouTube[/ame]
 

tontolina

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… dove sono finiti gli asset che sono stati contabilizzati non piu’ tardi di alcuni mesi fa in oltre 2 mila miliardi, a tranquillita’ dei creditori? Grilli non specifica, ma riparte con la litania che le esperienze precedenti sono fallite e che il patrimonio immobiliare esistente e’ di difficile valorizzazione “come insegnano”, ha il coraggio di aggiungere, “le esperienze non felici di Scip 1 e Scip 2″. Che coraggio, si’, per fare una affermazione del genere visto che in quel fallimento il neo ministro non era parte indifferente nel ruolo di Ragioniere generale dello Stato e primo consigliere del ministro Giulio Tremonti.
Quelle Scip (il nome era un programma) sono fallite perche’ sono state gestite con gli amici degli amici, cedendo immobili invece che fare un grande fondo. Quel fondo deve essere gestito da gente seria e le sue quote vendute in cambio di titoli di Stato che quotano sotto la parita’ e che comunque dovranno essere rimborsati al nominale. Basterebbe anticipare quel valore e il ministro Grilli vedrebbe quanti italiani (visto che il fondo deve essere riservato categoricamente agli italiani, anche in barba alla Ue, tanto siamo in guerra, come dice Mario Monti) aderirebbero immediatamente. Questione di fantasia, di coraggio e di determinazione

ITALIA: PATRIMONIO PUBBLICO E IL GRILLO …SPARLANTE!icebergfinanza | icebergfinanza
 

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ordine 11.110
Grilli vattene

UN GRILLI PARLANTE SOLO AL TELEFONO - NESSUNA RISPOSTA DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA, INTERCETTATO MENTRE CHIEDE RACCOMANDAZIONI PER DIVENTARE GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA A QUEL BEL TIPINO DI PONZELLINI - ESTREMA CAUTELA, NOMI IN CODICE SULL’AGENDA E UNA SFILZA DI POLITICI DA “AMMORBIDIRE” - IL TESTO DELLE TELEFONATE INTERCETTATE…

1- GRILLI NON RISPONDE AL "FATTO"
Marco Lillo per il "Fatto quotidiano"


VITTORIO GRILLI Non risponde. Il ministro dell'Economia Vittorio Grilli ci ha fatto sapere tramite il suo portavoce, Filippo Pepe, che non ha alcuna intenzione di rispondere al Fatto Quotidiano sulle richieste di raccomandazione a destra e sinistra, intercettate dalla Guardia di Finanza nell'estate del 2011 mentre indagava il suo interlocutore, l'allora presidente della Banca Popolare di Milano, Massimo Ponzellini.



http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-67165/350323.htm In quelle telefonate, la cui trascrizione è pubblicata integralmente sul sito del Fatto Quotidiano, Grilli tiene poco a mente i doveri di autonomia e indipendenza insiti nella carica alla quale aspirava (per fortuna invano) quella di Governatore della Banca d'Italia. A dire il vero sembra un film già visto. Grilli rifiutò di commentare anche il contenuto di una conversazione imbarazzante tra Giuseppe Orsi e Ettore Gotti Tedeschi.
Il presidente di Fin-meccanica il 23 maggio 2012, mentre era intercettato da una microspia dei Carabinieri del Noe, confidava all'allora presidente dello Ior di avere sistemato i problemi della ex compagna di Grilli mediante alcune consulenze ‘fittizie'. Orsi e la ex compagna di Grilli hanno smentito ma quelle frasi sono riportate in atti giudiziari.
MARIO DRAGHI

Come se non bastasse ora arriva la seconda intercettazione imbarazzante per Grilli. La storia è nota: il 29 giugno 2011 (non il 29 luglio come scritto finora) il Governatore uscente Mario Draghi incontra Silvio Berlusconi e i maggiorenti del Pdl per parlare del suo successore. Ponzellini informa subito Grilli sull'atteggiamento di Draghi che era stato gelido e Grilli replica: "Comunque Berlusconi ha tenuto e ha detto: il nome è Grilli", poi aggiunge: "Secondo me più che altro adesso se al Consiglio Superiore arriva un nome secco, come possono dire di no?".
Grilli punta anche su Gianni Letta "Mi sembra che una volta ha detto a Draghi il mio nome... secondo me lui dovrebbe fare un giro di telefonate con l'opposizione per fargli presente le indicazioni del governo, me lo ha detto Berlusconi al Quirinale".



http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-67165/415293.htm Grilli non lascia nulla al caso: "Con Casini che è molto amico di Draghi" e si chiede più volte: "Non so come far arrivare il messaggio a Bersani di essere perlomeno neutrale". Per fortuna c'è il presidente della Bpm, Ponzellini, che individua la soluzione: "Su Bersani noi chiamiamo, noi in banca abbiamo tanti dei suoi".
Il problema è che quando accetta l'aiuto della Banca Popolare di Milano, Grilli sa bene che Bpm è sotto ispezione da parte della Banca d'Italia. Il 7 giugno del 2011 su Repubblica si leggeva "la sequenza di incongruenze rilevate dagli ispettori è impressionante", poi l'articolo riportava tra virgolette il contenuto del rapporto Bankitalia: "Le verifiche a campione hanno fatto emergere sofferenze, incagli, ristrutturate e previsioni di perdita rispettivamente per 736 milioni, 1460 milioni, 742 milioni e 810 milioni, rispetto alle risultanze interne di 98 milioni, 454 milioni, 491 milioni e 162 milioni".


Monti Napolitano

Tra le anomalie più rilevanti, in testa c'era l'esposizione verso il gruppo B-plus del re delle slot machine Francesco Corallo, che nel maggio del 2012 si darà alla latitanza inseguito dall'ordinanza di arresto che ha colpito anche Ponzellini.
Vittorio Grilli il 29 giugno chiede a Ponzellini di raccomandarlo con i politici per diventare il controllore del sistema bancario grazie all'aiuto della banca al centro di una delle ispezioni più delicate. La consapevolezza di Grilli è provata dalla successiva telefonata del 2 luglio, nella quale l'allora direttore generale dell'economia chiede all'amico "Massi" di stare attento perché a Milano circola la notizia che se lui va, "la Banca d'Italia si tranquillizza tutto con la Bpm" quindi: "Massima attenzione ... tu smentisci tutto ovviamente". Anche se Grilli (che non è mai stato indagato) aggiunge che "questi sono argomenti falsi e tendenziosi" è evidente la paura che si sappia in giro dell'attivismo politico di Ponzellini.
Per questo, Grilli raccomanda a Ponzellini "acqua in bocca" e il presidente di Bpm, dopo aver premesso sull'ispezione: "Credo che si stia trovando bene con la Tarantola (allora vicedirettore generale della Banca d'Italia e ora presidente Rai, ndr) stiamo andando avanti, in effetti abbiamo ricevuto cose, insomma io sono estremamente collaborativo", chiude la telefonata garantendo a Grilli che non si farà vedere spesso a Roma perché altrimenti dicono "ecco, allora Ponzellini è molto amico, capisci?".


PIER FERDINANDO CASINI

Il presidente di Bpm aggiunge "infatti all'invito di martedì sera sull'agenda ho scritto Dompé", come se volesse fare intendere che lui non è così fesso da scrivere Grilli. Su tutto questo nessuno pone domande a Grilli.
Eppure Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera, nei giorni in cui Grilli telefonava a Ponzellini, scriveva: "La sua persona è uno degli specchi sui quali si riflette l' immagine dell'Italia in Europa, che fortunatamente non è solo quella dell' on. Milanese o del ministro Bossi. Abbia un po' di amor proprio, professor Grilli: per proteggere questa immagine e la sua reputazione, è giunto il momento che si sottragga a questo gioco perverso.
Dica che non accetta di essere candidato alla posizione di Governatore solo perché è milanese e amico del ministro Tremonti. È il consiglio che gli davamo il 26 giugno, quando ricordavamo che suoi predecessori illustri come Mario Sarcinelli non esitarono a dimettersi pur di non sottostare al gioco perverso della politica". Oggi Francesco Giavazzi è diventato consulente di Mario Monti e di Vittorio Grilli, che non somiglia a Sarcinelli.

2- INTERCETTAZIONI GRILLI-PONZELLINI: "EVITO DI VENIRE A ROMA SE NO VEDONO CHE SIAMO AMICI"
Da "il Fatto Quotidiano"

Il testo di due telefonate tra l'attuale ministro Vittorio Grilli (all'epoca aspirante governatore di Bankitalia) e Massimo Ponzellini, allora presidente della Banca Popolare di Milano, oggi ai domiciliari.



http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-67165/402132.htm Ponzellini: Pronto!
Grilli: Eccomi Max!
(P): L'incontro c'è stato stamattina alle 11...
(G): Ah, c'è già stato? ah!
(P): Sì... presenti Berlusconi, Bonaiuti, Alfano, il Presidente naturalmente... (...)
(P): no... no... eh... il nome... eh... l'autore è stato Alfano... perché in quel momento parlava lui... se voi sapete... poi Berlusconi ha detto no... no... ma per noi... scelta fantastica, ottimo... oltretutto è... ideale... il ministero dell'Economia perché un conto è l'autonomia... e siamo d'accordo... un conto è che noi abbiamo vissuto in questi anni e questo certamente non è una cosa che ti ha reso la vita facile con un forte... antagonismo, a volte anche incomprensioni, opposizioni, difficoltà di rapporti tra la Banca d'Italia e il ministro dell'Economia... e questo...
(G): ... questo forse doveva evitarlo perché Draghi andrà dal Quirinale e dirà... questi vogliono Grilli...
(P): ...sai com'è... Berlusconi com'è fatto... però voglio dire, hai ragione... a un certo momento (...)
(P): No, ascolta... no, quello non lo vedo... il problema è... il problema è l'assenza di Letta... si vede che non c'era Letta...
(G): ...e allora che cosa vuoi dire?
(P): non vorrei che lui giocasse da una parte autonoma... che lì l'anello debole è quello li secondo me



http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-67165/414469.htm (G): eh ma però quello che abbiamo visto ieri... a lui ha telefonato (ride) o no? e mi sembra che... cioè...
(P): sì...
(G): ... cioè Letta... dopo che gli hanno detto di altre volte dall'altra parte del Tevere se ancora prende lui iniziative... cioè... (...)
(G): ...cioè secondo me quello che c'è lui dovrà fare un giro di telefonate... lui me lo ha detto Berlusconi al Quirinale ha detto di fare un giro di telefonate con l'opposizione per fargli sent ... presente e informarlì delle indicazioni che il governo vuole prendere, no! e quindi ora con Casini che è molto amico di Draghi e quello stesso ambiente di cui stiamo... prima far arrivare un messaggio... mi chiedo... chi è che può parlare con... con Bersani... questo è quanto...
(P): Casini... ehh... chi ci parla?
(G): ... perché Draghi è già andato li e gli ha detto non mi è arrivata ... o che è arrivata una pressione pazzesca e lui ha fatto questo stigma che tu ti cambi i dati che ho visto sono ottimi, stiamo attenti a non umiliare, no, la struttura e tutti l'hanno letto a favore di Saccomanni...no.
(P): Certo!
(G): ... però io ho detto a Ettore, magari di fargli presente che cioè lui e un altro azionista che non è Draghi che forse la vede diversamente, no?
(G): ... eh, d'accordo ... io non so però come fa ad arrivare il messaggio a Bersani... di essere per lo meno neutrale, ecco, di non essere ...
(P): ... su Bersani noi chiamiamo... in banca abbiamo tanti dei suoi, eh ...
(G): cioè, dirgli... di non pretendiamo che dici fantastico al miglior candidato... uno può dire
(P): ...però scusa...
(G): ...uno all'interno però è un'ottima persona, capiamo... una roba del genere...



http://www.dagospia.com/mediagallery/dago_fotogallery-67165/375777.htm
In quest'altra telefonata, Grilli e Ponzellini parlano delle voci secondo cui la nomina di Grilli potrebbe rendere "tranquilla" la posizione di Bpm, di cui Ponzellini è presidente.
(G): Ti avevo chiamato prima perché mi hanno detto da Milano, no? che circola di nuovo questa cavolo di voce... che tutto... dice che se vado io la Banca d'Italia si tranquillizza tutto, con la Popolare di Milano, questa diventa... cioè, continua a far circolare sta voce per poi ovviamente colpire me, no. (...)
(G): Bè sai... di fatto che... acqua in bocca e anzi lì cerchi di fare in modo che in qualche modo, indirettamente gli arrivi il messaggio che tutta una banda insomma, questo qua ... (...)
(P): No, ma infatti, io tendo anche, capisci, a non venire a Roma, non far ... capisci? non ...
(G): No, no, ma questo vengono da Milano, capito?
(P): Sì, sì, no, ma sai, che uno mi vede spesso a Roma stessa da te e dice ecco allora Ponzellini è molto amico, capisci...d'altra parte...
(G): Certo, certo... certo, volevo dirti questo perché oggi, oggi m'han chiamato a Bruxelles, mentre ero là mi han detto: e no, ancora...
(P): Sì, infatti, io anche alla, la, all'invito di martedì sera sull'agenda ho scritto Dompè.
 

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ordine 11.110
Grilli dimettiti

1- GRILLI NEL MIRINO DELLA CASTA DEGLI ECONOMISTI

La casta degli economisti,composta in gran parte da accademici invidiosi e da profeti inattendibili, si è finalmente svegliata e ha cominciato a prendere posizione sulla brutta vicenda del ministro Grilli.
Quando il 10 settembre scorso a Cernobbio una giornalista insolente si permise il lusso di chiedere al responsabile del Tesoro qualche notizia sulle presunte consulenze di Finmeccanica all'ex-moglie americana, Grilli senza muovere un muscolo liquidò la questione dicendo che si trattava delle solite notizie messe in giro dalla macchina del fango.

Se non fosse stato per quel sito disgraziato di Dagospia che si diverte a punzecchiare il potere, tutto sarebbe finito lì anche perché la piccola questione domestica è stata ripresa soltanto da qualche giornale come "Il Fatto" perche' intorno al ministro è stata stesa subito una rete di protezione che andava dai maggiori organi di informazione al mondo degli accademici.
Poi è scoppiata la vicenda ben più grave delle telefonate pubblicate da "Repubblica" in cui il pallido Grilli è stato beccato a dialogare in un modo poco istituzionale con Massimo Ponzellini, l'ex-banchiere, bolognese e leghista, con il quale il ministro cercava protezione nella battaglia per la nomina a Governatore della Banca d'Italia.
9rau38 vit grilli mo lisa

Anche in questo caso la cintura di protezione ha funzionato e da parte dei grandi quotidiani come il "Corriere della Sera" si è preferito imboccare la strada del silenzio. A rompere la cortina di omertà è arrivato il solito Luigi Zingales, l'economista che passa più tempo in Italia che in America e si diverte a rompere i coglioni con un sadismo e un linguaggio inconsueti nel mondo ovattato e prudente degli accademici.
Così ha preso carta e penna e nel suo furore iconoclastico ha sparato sul "Sole" un'autentica cannonata nel basso ventre del ministro del Tesoro scrivendo a chiare lettere che il comportamento di Grilli nei confronti di Ponzellini e di una banca come la Bpm ,che nel marzo 2011 era stata ispezionata da Bankitalia, si poteva configurare "come un pericoloso do ut des", una sorta di pactum sceleris per il quale se Grilli fosse diventato Governatore avrebbe dovuto pagare un prezzo al massiccio ex-banchiere bolognese.

Fino a quel momento Grilli si era ben guardato dal prendere posizione sulla vicenda e non aveva tenuto in nessun conto le critiche feroci che cominciavano a dilagare sui siti, primo fra tutti il solito Dagospia.
A fargli saltare i nervi è stato l'articolo di Zingales, la scheggia impazzita e incontrollabile, con la sua accusa esplicita di un potenziale ricatto. A questo punto anche il pallido ministro si è deciso a prendere carta e penna e ieri sul "Sole 24 Ore" ha scritto una lunga lettera in cui dopo aver negato categoricamente qualsivoglia tipo di intervento a favore dell'ex-moglie Lisa Lowenstein, ha dedicato molte righe al rapporto con Paraponzi-Ponzellini.
Nella missiva al direttore del giornale di Confindustria, Grilli compie una specie di miracolo perché riesce a sdoppiare la sua personalità separando il suo ruolo istituzionale dal rapporto "amicale con Ponzellini e con la sua famiglia iniziato quasi venti anni fa quando lui Ponzellini era vicepresidente della Bei ed io sedevo nel cda della Banca europea degli investimenti".

Dopo aver evocato la chiave amicale e privata che traspare dalla lettura delle intercettazioni, il ministro ha un colpo di reni e definisce "obbrobrio e voce diffamante" tutto ciò che può far pensare a un allentamento dei controlli della Vigilanza sulla banca di Ponzellini nel caso fosse riuscito a salire sulla poltrona di via Nazionale.
Al Grilli , dimezzato come Medardo, il personaggio inventato da Italo Calvino ne "Il visconte dimezzato", il direttore del "Sole 24 Ore" Roberto Napoletano ha risposto con un corsivo rispettoso che comunque richiama la necessità di non lasciare zone d'ombra e di "fare tesoro di quella che resta almeno una leggerezza".
Poteva finire qui ma ecco spuntare oggi dalla casta degli economisti la voce di Tito Boeri, il professore che le studentesse della Bocconi chiamano Richard Gere. Dopo Zingales anche lui si è svegliato per mettere il dito sulle lacune nella difesa di Grilli e si allinea alle posizioni polemiche del furetto Zingales attribuendogli il merito di aver sollevato la questione di un potenziale ricatto qualora Grilli fosse stato nominato a Bankitalia.

Scrive Boeri: "avremo avuto un Governatore che in partenza aveva un debito da saldare con l'entità da lui stesso regolata", perche', spiega l'economista fighetto della Bocconi "quando si chiede un favore a chi sarà sottoposto alla propria vigilanza, ci si mette nelle condizioni di non poter operare serenamente il proprio mandato". Il ragionamento è identico a quello del do ut des di Zingales rispetto al quale la risposta di Grilli pubblicata sul "Sole 24 Ore" appare per lo meno ingenua e poco istituzionale.
La casta degli economisti si è svegliata ma è un peccato che non solo lo abbia fatto con grave ritardo ,ma abbia dimenticato il nome delle fonti che da giorni avevano posto la questione attraverso i meccanismi infernali di internet. Eppure Boeri è l'uomo che con altri 28 studiosi ha messo in piedi il sito "LaVoce.info",un sito che non risparmia le critiche. Evidentemente preferisce raccogliere la provocazione di un collega economista e far sentire la sua voce su "Repubblica", il giornale di Carletto De Benedetti, figlio di quel Rodolfo Debenedetti al quale è intitolata la Fondazione di cui Boeri è direttore.
 

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