Grecia, scoperta “Mafia capitale” in salsa ateniese. La mente è ex ministro Difesa
Ancora
l’ombra della lista Lagarde sulle elezioni elleniche? Non bastava il
rischio-dracma e le tre banche greche in apnea di contante, ecco che i nuclei investigativi della
polizia hanno sgominato un’organizzazione criminale dedita all’estorsione e agli attentati nei confronti dei giudici. Una sorta di
Mafia Capitale in salsa ellenica, che ha portato all’arresto di 37 persone coinvolte nel più grande sodalizio criminale che abbia mai agito finora in
Grecia. Come mente del pericoloso gruppo spicca il nome dell’ex ministro della difesa
Akis Tzochatzopoulos, già in carcere per
tangenti legate alle armi comprate dalla
Germania e creatore di società off-shore per 100 milioni di euro, oltre che braccio destro di
Andreas Papandreou, padre padrone della Grecia per 30 anni.
E’ accusato di aver organizzato gli
attentati incendiari contro
Ioannis Sbokos, capo della polizia finanziaria
Sdoe, ripetutamente minacciato nel 2012 per via delle indagini sulla
lista Lagarde, l’elenco degli illustri evasori ellenici che hanno portato in Svizzera circa 25 miliardi di euro, frutto di tangenti e malaffare, pubblicata per la prima volta dall’inchiestista greco Kostas Vaxevanis sulla rivista Hot Doc. Il giornalista, che per questo fu arrestato e processato per
direttissima, quella notte in tempo reale su Twitter diede la notizia del suo arresto e vinse così il Premio internazionale di giornalismo
Julio Parrado. La lista era stata inviata per corriere diplomatico ad Atene dall’allora ministro delle finanze del governo Sarkozy,
Christine Lagarde, attuale numero uno del Fmi. Ma nessuno dei due ministri delle finanze ellenici l’aveva protocollata:
Giorgios Papacostantinou (atteso dal giudizio della commissione parlamentare il prossimo 10 febbraio e presente nella lista con due parenti) e
Evangelos Venizelos, attuale vice premier e leader del partito socialista Pasok.
Uno scandalo che negli ultimi tre anni ha fatto anche delle vittime, come l’ex ministro
Leonidas Tzanis, trovato impiccato nella sua residenza di
Volos nel 2012 mentre il Parlamento votava il memorandum della
troika, il trafficante internazionale di armi e sodale di Tzogatzopoulos,
Vlassis Karambouloglu, trovato morto due anni fa a Jakarta in una stanza d’albergo, e, prima di tutti, il giornalista
Sokratis Giolias freddato nel 2010 sull’uscio di casa da un non meglio precisato gruppo rivoluzionario combattente, di cui si sono ben presto perse le tracce.
Secondo alcuni era stato il primo a seguire la traccia del denaro portato in Svizzera. Oltre all’ex ministro
Tzogatzopulos, coinvolti nella maxi operazione anche grossi nomi di avvocati, funzionari carcerari e
agenti di polizia di altissimo livello: tutti accusati a vario titolo di estorsione, corruzione e complicità in corruzione.
Inoltre da un’intercettazione risulterebbe anche che un detenuto del
giro criminale parlava dell’omicidio dei due membri di
Alba dorata avvenuto nell’ottobre 2013, in risposta all’uccisione del rapper
Pavlos Fyssas. Quest’ultimo, secondo la versione conosciuta fino ad oggi, sarebbe stato fraddato da due crisiavghites. Una conversazione in cui il detenuto allude ad altre mani che avrebbero premuto il
grilletto, professionalmente, contro i due ragazzi del partito nazista greco, il cui intero gruppo parlamentare è attualmente agli arresti: unico caso in
Europa. Ciò avvalorerebbe la tesi sostenuta da alcuni analisti, secondo cui gli omicidi non sarebbero stati commessi né da frange di sinistra né di destra, ma da terzi per fomentare il conflitto tra i gruppi estremi e foraggiare la destabilizzazione interna del Paese.