Grasso si è girato dall'altra parte per fare carriera (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
non solo Grasso ma tutto il governo è divenuto squadrista ed assassino

Caso Uva, ministero Cancellieri avvia azione disciplinare per pm Varese

Lo scorso 8 ottobre il gip aveva respinto la richiesta di archiviazione e ordinato nuove indagini alla Procura nei confronti di poliziotti e carabinieri accusati di lesioni colpose respingendo l'istanza presentata dal pubblico ministero


di Redazione Il Fatto Quotidiano | 3 dicembre 2013Commenti (26)

giuseppe-uva-presidio.jpg







Lo scorso 8 ottobre il gip di Varese aveva respinto la richiesta di archiviazione e ordinato nuove indagini alla Procura nei confronti di poliziotti e e carabinieri accusati di lesioni colpose per la morte di Giuseppe Uva, respingendo l’istanza presentata dal pm Agostino Abate. Oggi arriva la notizia che il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha avviato un’azione disciplinare nei confronti del pubblico ministero. Uva morì nel giugno 2008 dopo essere stato trattenuto per due ore e mezzo all’interno di una caserma dei carabinieri di Varese.
“Non sbagliava Lucia Uva quando chiedeva e chiedeva, e ancora chiedeva, che la Procura di Varese indagasse seriamente sulla morte del fratello Giuseppe. E non esagerava nel denunciare, quasi da sola, le responsabilità di chi non aveva nemmeno voluto ascoltare un testimone oculare e non aveva accertato quanto era davvero accaduto nella caserma dei carabinieri di Varese in quella notte di giugno del 2008″ dice il senatore del Partito democratico Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama -. Finalmente l’operato del sostituto procuratore, Agostino Abate, arriva a un momento di verità. Il fascicolo con i risultati dell’indagine ministeriale è stato inviato alla Procura generale presso la Corte di cassazione per la formulazione dei capi a lui imputati da sottoporre al giudizio della sezione disciplinare del Csm. Sapremo così se vi sia stata negligenza nel modo con cui il Pubblico Ministero ha affrontato il caso della morte di Giuseppe Uva – conclude il presidente della Commissione Diritti Umani – come sembra emergere anche dai gravi rilievi con cui il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Varese ha chiesto la riapertura delle indagini”.
Lo scorso aprile la sorella della vittima aveva organizzato un presidio per denunciare il rischio della prescrizione delle accuse nei confronti degli indagati.

21 luglio 2014 Varese, caso Uva: sei poliziotti e un carabiniere a giudizio

Varese, caso Uva: sei poliziotti e un carabiniere a giudizio - Tgcom24
è stato picchiato in caserma ed è morto per le botte



è la pena di morte all'italiana applicata senza la sentenza di colpevolezza
 

tontolina

Forumer storico
Giuseppe Gulotta. Condannato all’ergastolo per la strage di Alcamo e reo confesso, di recente è uscito di galera a seguito di revisione. Si è dimostrato che era innocente, la sua confessione si deve alle torture subite in caserma. Insieme a lui finirono in carcere altri “rei confessi”, tra cui un certo Giuseppe Vesco che, dopo la confessione, fu trovato impiccato in carcere. Fu archiviato come suicidio, ovviamente, anche se Giuseppe aveva una mano sola, ed era quindi impossibile anche solo che riuscisse a fare il nodo.
Paolo Franceschetti: A proposito della strage di Motta Visconti e degli omicidi rituali
 

tontolina

Forumer storico
Ragazzo ucciso a Napoli, la sorella mette sui social le foto del cadavere

Anna Chiara Bifolco invia su Facebook le immagini del fratello Davide in cui si vede un foro di proiettile nella parte alta sinistra del torace



21:57 - La famiglia di Davide Bifolco ha diffuso alcune foto del cadavere del 17enne. In una di esse, postata sul profilo Facebook della sorella, si vede un foto nella parte alta e sinistra del torace. Si tratta - secondo i familiari del ragazzo - del foro di entrata del proiettile esploso dal carabiniere che ha colpito mortalmente Davide. Lunedì si svolgerà l'autopsia sul cadavere disposta dalla Procura di Napoli alla presenza del perito di parte.


Ragazzo ucciso a Napoli, la sorella mette sui social le foto del cadavere - Tgcom24




Insomma... ma la condanna a morte per presunti reati minori è in vigore in Italia?
e c'è solo per gli italiani?
 

tontolina

Forumer storico
sto ascoltando questa trasmissione radiofonica registrata Border Nights, puntata 137 (11-11-2014) | Border Nights | Spreaker
d ve si accenna a questo episodio che ricerco subito e trovo

Dodici donne un solo assassino




Dodici donne un solo assassino. Da Emanuela Orlandi a Simonetta Cesaroni.


Il libro di Otello Lupacchini e Max Parisi (edizioni Koinè) prende in considerazione dodici delitti irrisolti nella Roma degli anni 80. Dieci morti e due sparizioni, tra cui quella di Emanuela Orlandi, dietro cui ci sarebbe un’unica mano. La mano è quella di una persona che viene chiamata “l’uomo della Ferrari”, o anche “l’uomo della Avon”. Quest'uomo, che secondo gli autori ha un nome e cognome ed è ancora libero di uccidere, fu individuato dagli inquirenti, ma la pista venne “misteriosamente” abbandonata.
Si tratta di una persona – ben individuata - che avrebbe avvicinato tutte queste donne prima della loro morte o della loro scomparsa, con la scusa di farle collaborare per una nota marca di cosmetici.
Il libro delinea molto bene i depistaggi, l’incuria, la mancata volontà (sia dei giornalisti che degli inquirenti) nell’individuare veramente il colpevole, nonostante in tutti questi delitti ci fossero delle analogie così forti da indurre ben più di qualche sospetto.
Diamo brevemente conto dell’interessante libro dei due autori (un magistrato e un giornalista RAI) aggiungendo alcune nostre considerazioni.

Riepiloghiamo i fatti e le vittime, tralasciando la scomparsa di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi, che ci porterebbe a complicare troppo la questione.

7.4.1982 Rosa Martucci. Strangolata. Colpita ripetutamente con un oggetto contundente che non viene trovato. La perizia accerta che la vittima è stata uccisa in un luogo diverso da dove fu ritrovato il cadavere, senza violenza sessuale. Mancano alcuni vestiti che l’assassino ha portato con sé, tra cui uno stivale. I giornali diranno che era una drogata, ma la notizia si rivela non vera.

Nei mesi successivi e con le stesse modalità moriranno: Augusta Confaloni, Bruna Vattese, Lucia Rosa, Giuliana Meschi, Fernanda Durante, Caterine Skerl, Cinzia Travaglia, Marcella Giannitti, Giuditta Pennino. E, infine, Simonetta Cesaroni.
Non viene trovata l’arma del delitto, la vittima è sempre uccisa in un luogo diverso dal ritrovamento e, cosa molto importante, i delitti avvengono nella stessa zona di Roma.

Tutte queste morti presentano un’altra particolarità.
Le vittime, dati i colpi che ricevono, perdono una quantità notevole di sangue, ma per la maggior parte di esse non vengono trovate tracce di sangue nei dintorni, in certi casi il cadavere sembra addirittura “lavato”, come dicono gli autori.

Lupacchini e Parisi giustamente individuano un movente rituale in questi delitti. Ma resta da individuare il rituale.

A nostro parere risulta evidente che si tratta di delitti rituali dell’organizzazione massonica ed esoterica chiamata Rosa Rossa.
Per fare questo dobbiamo fare il calcolo del valore numerico delle date, e analizzare altri dati.

Premettiamo che nella ritualistica massonica, i numeri da collegare agli omicidi sono in genere i seguenti:
- 7, il numero perfetto. Che è anche il numero di elezione della Rosa Rossa.
- 8 (che nella Cabala simboleggia la giustizia, quindi uccidere qualcuno significa fare giustizia),
- 11 (che ha assunto lo stesso significato dell’otto nella ritualistica rosacrociana della Golden Dawn, l’ordine magico ed esoterico al cui interno è nata la Rosa Rossa),
- 13 (che simboleggia la morte e la trasformazione)
- infine quasi tutti i multipli di 11, in particolare il 33, che oltre ad essere il numero 11 moltiplicato per tre, è anche il numero del massimo grado dell’iniziazione massonica. E ricordando che, a parte i multipli dell’ 11 e il numero 13, tutti gli altri numeri vanno sempre ricondotti a un numero di una cifra (cioè 8 o 7; ad esempio se il valore numerico di una data è 24, occorre poi sommare nuovamente 2 e 4, quindi il totola che ne risulta è 6).

Ora, calcolando il valore numerico delle singole date, vedremo che ogni data ha un significato rituale. Infatti:

14.8.1982. Augusta Confaloni. Valore numerico della data: (1+4+8+1+9+8+2) =33.

19.2.1983. Bruna Vattese. Valore numerico: 33

5.7.1983. Tea Stroppa. Valore: 33.

14.7.1983. Lucia Rosa. Valore. 33.

31.10.1983. Fernanda Durante. Il valore numerico della data questa volta è 8. C’è una particolarità: qui viene ritrovata l’arma del delitto. L’altra cosa curiosa è che i giornali sbagliano l’età della vittima. Non dicono 53 anni ma…. 33. Il cadavere è colpito con 35 coltellate ma non vengono trovate macchie di sangue, come se la vittima fosse stata uccisa in un altro posto. “Sembrava lavato”, scrivono gli autori del libro.
Per chi non è abituato al calcolo dei numeri, spieghiamo che non è sempre possibile uccidere in una data il cui valore sia 33. Ad esempio nel 2008 nessun giorno ha questo valore. Nel 1983, a partire dal mese di ottobre, nessuna data avrebbe potuto avere questo valore, quindi necessariamente doveva farsi ricorso ad una simbologia numerica diversa, quindi 8 o 11.

21.1.1984. Caterine Skerl. Valore: 8.

28.6.1984. Cinzia Travaglia. Valore: 11.

21.10.1984. Marcella Giannitti. Valore: 8.

14.9.1986. Giuditta Pennino. Valore: 11.

7.8.1990. Simonetta Cesaroni. Qui il valore numerico è sette. Forse perché sette è il numero perfetto. Il numero che si riferisce alla legge del settenario, a cui, nel sigillo di Salomone, conducono le somme di tutti gli altri numeri e che chiude tutti gli altri delitti (Oswald Wirth, I Tarocchi, pag. 84; vedere anche Papus, La scienza dei numeri, pag. 90). Forse è solo una coincidenza. Certo però che troppe sono le altre coincidenze, come il lavaggio del corpo, la posizione ritualistica del cadavere, e ancora una volta, il collegamento con l’uomo della Ferrari.

Veniamo al libro. Gli autori non prendono in considerazione l’ipotesi che i delitti in questione siano delitti rituali dell’organizzazione esoterica e massonica denominata Rosa Rossa.
Eppure per chi conosce, sia pure poco, questa organizzazione, la cosa è di tutta evidenza.
Quanto al sangue, non fu trovato perché, trattandosi di delitti rituali, la vittima è stata uccisa da un’altra parte.
E’ stata uccisa lentamente perché una regola di questi riti è che la vittima deve soffrire, affinché il sangue e l’arma del delitto siano impregnati dell’energia e della paura della vittima.
Se le nostre premesse sono giuste, allora, il cadavere non è stato semplicemente “lavato”, ma il sangue è stato prelevato per essere usato nei riti esoterici dell’organizzazione .


L’omissione degli autori è abbastanza logica in realtà. Quella ipotizzata da noi è una visione quasi fantascientifica, per chi non conosce questa organizzazione, e non sa che essa è ramificata fino ai vertici più alti dello stato. Così come pare fantascientifica l’idea di rituali fatti col sangue e le parti anatomiche delle vittime.
D’altronde, in un dialogo ipotetico con gli autori chiederei loro quale delle due ipotesi è più fantascientifica:
1) che un solo uomo la faccia franca dodici volte in dodici delitti diversi, che gli investigatori siano tutti incapaci, che i giornali volutamente evitino SEMPRE di indagare su una notizia che – in fondo – potrebbe pure essere interessante da esplorare dal punto di vista giornalistico….
2) Oppure è più fantascientifico parlare di un’organizzazione complessa, che copre sempre e sistematicamente tutti i delitti commessi dai loro affiliati, e con ramificazioni tanto in alto da arrivare ai massimi vertici delle istituzioni?

Scrivono gli autori del libro: “Affinché qualcuno ci possa convincere che furono coincidenze fortuite, si prepari a fornirci argomenti ponderosi (pag. 145)”.
La stessa cosa diciamo noi. Affinché qualcuno ci possa convincere che la mancata individuazione dei colpevoli, il lavaggio del sangue, i depistaggi, ecc. sono solo una coincidenza, si prepari a fornirci argomenti ponderosi. E chi è esperto in matematica, ci dica quante possibilità esistono che, prendendo in considerazione alcuni delitti a caso, senza nessun nesso tra loro, possano ricorrere gli stessi valori numerici i quali – guarda caso – sono anche numeri simbolici per la massoneria.

Vi consigliamo di acquistare il libro perché non solo offre un buon quadro di insieme degli apparati investigativi e dell’informazione in Italia, ma fornisce anche numerosi spunti e collega questi delitti a quello di Emanuela Orlandi, offrendo motivi di riflessione molto interessanti a chiunque non si accontenti della verità preconfezionata dei giornali e delle televisioni.

***

PS. Questo libro mi ha fatto tornare in mente una poesia sulla Rosa Rossa che gira in Internet. Inizio a pensare che sia stata composta da qualcuno che la Rosa Rossa la conosce bene, e che non sia solo uno scherzo. Una poesia che si intitola "L’Ordine della Rosa Rossa" e che dice:
13 morti romane e misteriose
13 degli apostoli le accuse
13 il numero di Fatima e del suo segreto
13 i livelli della piramide, alla cui cima il veto
la rosa rossa cospira per governare nel sangue. Ecc…

Vero che secondo gli autori del libro le morti sono dodici, ma pure gli apostoli, a quanto ci è stato tramandato, erano dodici. E, a meno che la poesia non sia un falso come quello di Modigliani, magari un significato ce l’ha.
 

tontolina

Forumer storico
Magherini morto dopo l’arresto. Il 118 al medico: ‘Ha due carabinieri sopra, è nudo’

Il calciatore è deceduto nella notte tra il 2 e il 3 marzo per strada a Firenze. Era stato fermato dalle forze dell'ordine. Nei 50 minuti di chiamate i militari e i soccorritori descrivono quanto sta succedendo. L'avvocato prepara la denuncia nei confronti di paramedici e carabinieri


di Luca Pisapia | 28 aprile 2014Commenti (459)








Martedì mattina l’avvocato Fabio Anselmo presenterà al Tribunale di Firenze una denuncia nei confronti dei paramedici e dei carabinieri presenti durante gli ultimi istanti di vita di Riccardo Magherini, l’ex calciatore della primavera della Fiorentina morto la notte tra il 2 e il 3 marzo scorso a Firenze dopo avere incontrato sulla sua strada una pattuglia di carabinieri.

Il tutto dopo che settimana scorsa, in una conferenza stampa al Senato, i legali della famiglia avevano mostrato un video atroce nel quale si vedeva Riccardo, schiacciato a terra da quattro carabinieri, gridare: “Aiuto, non ammazzatemi, ho un figlio piccolo”.
E si sentiva la voce di un testimone inveire contro i militari che, a suo dire, lo stavano prendendo a calci. Insieme al video erano anche state mostrate delle foto di una violenza inaudita, in cui il cadavere di Riccardo presentava ecchimosi ed escoriazioni, sulle braccia, le gambe, le tempie, l’addome e, soprattutto, alla schiena. Per questo la famiglia chiede giustizia, e ha deciso di procedere con la denuncia contro noti.


Nel frattempo è stato anche possibile di accedere alle telefonate intercorse di tra i carabinieri e il 118, dalla 1.21 di quel maledetto 3 marzo, quando nella prima telefonata i militari che hanno immobilizzato Riccardo chiedono l’intervento dei medici, fino alle 2.12 quando il medico comunica alla centrale del 118 che l’uomo è in “arresto cardiaco”.

Grazie a questo materiale a disposizione, ora diventa anche possibile raccontare cosa successe quella notte in un ordine cronologico abbastanza lineare.

Alle 1.21 un carabiniere chiede l’intervento del 118 spiegando che sono intervenuti su una persona “che sta completamente fuori, a petto nudo, e urla”.

L’ambulanza parte pochi minuti dopo ma, evidentemente, non riesce a trovare la via, tanto che alla 1.31 i militari richiamano il 118 spiegando che sentono le sirene ma nessuno è ancora arrivato sul posto, e che “l’uomo continua a fare il matto”.

Tre minuti dopo, alla 1.34 uno dei volontari dell’ambulanza della Croce Rossa inviati sul posto chiama il centralino del 118, dice di essere arrivato e che l’uomo “ha reagito in maniera violenta, gli sono addosso in due per tenerlo fermo e vogliono il medico”.
Parole strane, che contrastano con la drammaticità della situazione riportata dal video, e con le numerose testimonianze che vogliono, a quell’ora, Riccardo Magherini essere già inerte e silenzioso. Forse morto. Tra l’altro da queste ed altre testimonianze pare che uno dei paramedici sul posto abbia cercato il suo battito cardiaco di Riccardo, collegando l’apposita macchinetta al dito e, non ricevendo risposte, se non una linea piatta, abbia detto: “Sarà rotta la macchinetta anche perché sembra che respiri”.

Poco dopo questa telefonata infatti, la centralinista del 118, del tutto inconsapevole della gravità della situazione, chiama il medico dicendo: “Ci vogliono due uomini forti, c’è uno che ha tirato le manette ai carabinieri, ha due carabinieri sopra, è nudo”.
Alla 1.44 infine giunge la seconda ambulanza, stavolta con il medico a bordo, che arriva credendo di dover sedare Magherini, e invece si trova a dovere fare un lungo massaggio cardiaco ad una persona che non dà più segni di vita.
L’ultima chiamata alle 2.12 è quella del medico che chiama il 118 per comunicare che “il ragazzo che era stato immobilizzato dai carabinieri è in arresto cardiaco, sono per strada”.

Quando il medico ipotizza che il ragazzo abbia una trentina di anni, l’interlocutore gli chiede: “Ha preso roba?”. Il medico risponde: “Poi ne parliamo”.
Invece sulla vicenda cala il silenzio, Riccardo è l’unica persona che viene indagata, per morte in conseguenza di altro reato (probabilmente spaccio), in quella che il presidente della Commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi, definisce una ‘doppia morte’.

“La morte fisica – spiega – è seguita da una seconda morte, una stigmatizzazione del defunto che deve deformare la vittima agli occhi dell’opinione pubblica, per potere poi dire: se l’è cercata”.

Quella conferenza stampa in Senato – le dure parole di Manconi e dell’avvocato Anselmo che paragonavano la morte di Riccardo a quelle di Uva, Aldrovandi, Ferulli – non è andata giù alla Procura della Repubblica, che ha subito diffuso un comunicato in cui si sosteneva “nei filmati in possesso di questo ufficio non si evidenziano violenze di alcun genere nei confronti di Magherini”.
Eppure da quanto emerso qualche giorno fa su Repubblica il 17 marzo il pm Luigi Bocciolini, incaricato delle indagini, mandava all’allora legale della famiglia Magherini, Luca Bisori una mail privata in cui era scritto: “Sotto il profilo del segreto investigativo, Le rappresento la situazione: vi è in fondato (questo errore di battitura sta per infondato? o forse: il fondato? o ancora, data la vicinanza delle lettere sulla tastiera, di: un fondato? ndr) motivo di ritenere che almeno uno dei militari intervenuti abbia colpito il ragazzo con dei calci al fianco mentre era a terra ammanettato. Non appare essere, allo stato, una condotta influente sotto il profilo eziologico con l’evento “morte”, ma le indagini proseguono per individuare il militare (quanto meno sussiste l’art. 581 c.p., percosse)”.
Un cambiamento di verso piuttosto curioso e repentino, che l’avvocato Fabio Anselmo, mentre prepara la denuncia che sarà depositata domattina, a ilfattoquotidiano.it spiega così: “Siamo basiti da questo atteggiamento contraddittorio della Procura di Firenze, sono curiose dichiarazioni scadenzate che sembrano essere dirette all’opinione pubblica dimenticando che della vicenda ci sono molti testimoni. Qui nessuno vuole mettere in dubbio il prestigio dell’Arma dei Carabinieri, si parla piuttosto di un arresto immotivato e ingiusto, che per giunta ha portato alla morte di un uomo. Se tutti i cittadini italiani che, in un momento di difficoltà, necessitano assistenza psichiatrica devono essere condotti alla morte, allora lo stato di diritto è finito”.
twitter @ellepuntopi

mi pare che siano 7 i rinviati a giudizio
4 poliziotti che hanno preso a calci anche se lui chiedieva "aiuto"
e 3 volontari della croce rossa che non c'entrano niente

la gente ha ripreso tutto con i telefonini e pare che la polizia sia sempre più violenta e meno disposta ad aiutare le persone innocenti
Caso Magherini: legale famiglia, processo e' passo in avanti

16:32 03 FEB 2015

(AGI) - Firenze, 3 feb. - "C'e' il processo, questo e' importante. Prima non avevamo il processo, ora ce l'abbiamo, e' un passo molto in avanti rispetto a prima". Cosi' l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Magherini, al termine dell'udienza preliminare che si e' conclusa con il rinvio a giudizio dei 7 indagati, quattro carabinieri e tre volontari della Croce Rossa Italiana, imputati per l'omicidio colposo di Riccardo Magherini. Accompagna, dall'inizio, la vicenda giudiziaria della famiglia Magherini Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. "La notizia e' importantissima - ha dichiarato Ilaria riferendosi al processo che si terra' l'11 giugno 2015 - sono emozionata e commossa come se riguardasse me. In aula, mi auguro, le cose di svolgeranno in maniera giusta. In queste aule - ha concluso - e' sempre tutto molto difficile".
.
 

tontolina

Forumer storico
LA SENTENZA

Aldrovandi, gli agenti dovranno pagare
560.000 euro di risarcimento al ministero


La decisione della Corte dei conti a favore del Viminale che pagò i danni alla famiglia. La Procura aveva chiesto 1,8 milioni



515288-kW9H--180x140@Corrieredibologna.jpg

BOLOGNA - La Corte dei Conti ha deciso che gli agenti condannati per il caso Aldrovandi devono risarcire con oltre 560mila euro il ministero dell’Interno, che pagò i danni alla famiglia.
Enzo Pontani e Luca Pollastri
devono versare ciascuno 224.512 euro,
Paolo Forlani e Monica Segatto, 56.128 euro.

La Procura aveva chiesto 1,8 milioni. «È la giustizia che va avanti», è il primo commento di Patrizia Moretti, la madre di Federico. Il 18enne venne ucciso in un parco a Ferrara il 25 settembre 2005 durante un controllo di polizia. LA DECISIONE - La decisione è della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per l’Emilia Romagna, nel collegio composto dal presidente Luigi Di Murro, dal consigliere Francesco Pagliara e dal consigliere relatore Massimo Chirieleison. I quattro poliziotti, condannati in via definitiva a tre anni e sei mesi - la Cassazione è del giugno 2012 - per eccesso colposo nell’omicidio colposo di Aldrovandi, erano stati citati in giudizio dalla Procura contabile. I Pm contestavano ai quattro un danno patrimoniale per 467.733 euro ciascuno e l’udienza si era tenuta il 28 gennaio. I giudici hanno anche disposto che il sequestro conservativo, autorizzato dal presidente della sezione a suo tempo, si converta in pignoramento per le somme che Pontani, Pollastri, Forlani e Segatto dovranno risarcire.


LE MOTIVAZIONI - Dalla lettura degli atti del processo penale, «si evince che il comportamento» dei quattro poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi «risulta essere stato incontestabilmente ed inequivocabilmente gravemente contrario ai propri doveri d'ufficio». Il danno subito dall'Amministrazione, proseguono i giudici contabili «costituito dalla somma pagata a titolo di risarcimento per il danno subito dagli eredi» del giovane morto nel 2005 «costituisce conseguenza diretta e immediata del comportamento gravemente colpevole dei convenuti».
I giudici, che hanno condannato Pontani e Pollastri a pagare ciascuno 224.512 euro, contro i 56.128 di Forlani e Segatto, spiegano che hanno ritenuto di differenziare «il quantum di danno risarcibile dai poliziotti facenti parte del primo equipaggio, rispetto ai componenti della seconda pattuglia, in relazione alla tempistica dell'operazione di Polizia, così come desunta dagli atti del processo penale, che vedeva gli agenti Pollastri e Pontani intervenuti per primi sul posto». Rispetto all'eccezione difensiva sulla mancata partecipazione degli agenti alla transazione tra Ministero e famiglia, il collegio, citando giurisprudenza, osserva che la transazione «resta un mero fatto che il giudice contabile non può ignorare, ma da cui non resta vincolato ai fini della determinazione della responsabilità e del quantum da porre a carico del convenuto».
27 marzo 2015
 

tontolina

Forumer storico
Silurato il capitano Ultimo. Nelle sue indagini i nomi di Renzi, Napolitano e D’Alema
ultimo-pp1.jpg

Silurato il capitano Ultimo. Nelle sue indagini i nomi di Renzi, Napolitano e D’Alema

Il 4 agosto il colonnello Sergio De Caprio, meglio noto con il nome di capitano Ultimo, è stato sollevato dal comando del Noe. Solo un mese prima Il Fatto Quotidiano aveva pubblicato l’intercettazione tra il numero 2 della Gdf Adinolfi e il premier Renzi nell’ambito dell’inchiesta di Napoli sulla Cpl Concordia, condotta proprio dal Noe.
Sconcertanti le modalità del siluramento di Ultimo, fatto fuori con una lettera del Comando generale dei carabinieri datata 4 agosto viene sollevato dalla guida operativa dei suoi duecento uomini del Noe, addestrati a perseguire reati ambientali, ma anche straordinari segugi capaci di scovare tangenti, abusi, traffici di denari e di influenza.
La firma sulla lettera è del generale Tullio Del Sette, il numero uno dell’Arma.
Stabilisce che da metà agosto il colonnello De Caprio non svolgerà più funzioni di polizia giudiziaria, manterrà il grado di vicecomandante del Noe, ma senza compiti operativi.
Motivo? Non specificato, normale avvicendamento.
Anzi: “Cambiamento strategico nell’organizzazione dei reparti”.
Cioè? Frazionare quello che fino ad ora era unificato: il comando delle operazioni.
Uomini che stanno nel cuore delle più clamorose inchieste di questi ultimi anni sull’eterna sciagura italiana, la corruzione ad esempio quella sul tesoriere della Lega Francesco Belsito,


ADVERTISEMENT
Scontata la reazione di De Caprio che in data 18 agosto, prende commiato dai suoi reparti con una lettera avvelenata contro i “servi sciocchi” che abusando “delle attribuzioni conferite” prevaricano “e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere”. Lettera destinata non a chiudere il caso, ma a spalancarlo in pubblico.

Ultimo ha trasformato i Nuclei operativi ecologici a sua immagine, macinando indagini, rivelazioni e facendo cadere nella sua rete nomi altisonanti:

l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito,

Giuseppe Orsi, l’amministratore delegato di Finmeccanica,
Luigi Bisignani discusso finanziere,
Alfonso Papa, deputato Pdl.
Le sue ultime indagini riguardavano il tesoro di Massimo Ciancimino seguito fino in Romania;
quelle su una banda di narcotrafficanti a Pescara,
Roberto Maroni, il presidente di Regione Lombardia, accusato di abuso di ufficio per aver fatto assumere due sue collaboratrici grazie a un concorso appositamente truccato

e , infine, quella sulla Cpl Concordia, ricca cooperativa rossa che incassava appalti in mezza Italia, distribuiva consulenze e teneva in conto spese il sindaco pd di Ischia, Giosi Ferrandino, e comprava vino e libri da un amico speciale, l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema. a
ppartengono a queste indagini due intercettazioni importantissime; quella tra Renzi e il generale della Gdf Adinolfi, nella quali l’allora soltanto leader del Pd svelava l’intenzione di fare le scarpe a Enrico Letta per spodestarlo da Palazzo Chigi

e quella relativa a un pranzo tra lo stesso Adinolfi, Nardella (allora vicesindaco di Firenze), Maurizio Casasco (presidente dei medici sportivi) e Vincenzo Fortunato (il superburocrate già capo di gabinetto del ministero dell’economia) in cui si faceva riferimento a ricatti attorno al presidente Napolitano per i presunti “altarini” del figlio Giulio.

“Tutto vanificato”- scrive Il Fatto Quotidiano-” ora per il “cambiamento strategico nell’organizzazione dei reparti”. Motivazione d’alta sintassi burocratica che a stento coprirà gli applausi della variopinta folla degli indagati (di destra, di centro, di sinistra) e la loro gratitudine per questa inaspettata via d’uscita che riapre le loro carriere, mentre chiude quella di Sergio De Caprio.





La lettera di Ultimo ai suoi uomini contro i "servi sciocchi": "Grazie per la lotta ai poteri forti" - Il Fatto Quotidiano
Ho il dovere di ringraziarvi per come avete lottato contro una criminalità complessa, contro le lobby e i poteri forti che la sostengono, senza mai abbassare la testa, senza mai abbassare lo sguardo di fronte a loro e senza mai nulla chiedere per voi stessi. Da Ultimo, vi saluto nella certezza che senza mai abbassare …
Salva

Il Fatto Quotidiano · 7.628 condivisioni · 21 agosto 2015








Noe, esautorato dal comando il capitano Ultimo. Coordinava indagini su mafia, politica e coop - Il Fatto Quotidiano
Astutamente nascosta nelle pieghe più calde dell’estate una lettera del Comando generale dei carabinieri datata 4 agosto spazza via il colonnello Sergio De Caprio, nome in codice Ultimo, dalla guida operativa dei suoi duecento uomini del Noe, addestrati a perseguire reati ambientali, ma anche straordinari segugi capaci di scovare tangenti, abusi, traffici di denari e di influenza. …
Salva
Il Fatto Quotidiano · 26.821 condivisioni · 21 agosto 2015








RIMOSSO DAL COMANDO IL CAPITANO ULTIMO. SALTA DOPO L'INTERCETTAZIONE ADINOLFI (GDF)-RENZI...
La comunicazione del generale Del Sette all’ufficiale che arrestò Riina e coordinava le inchieste del Noe: niente più funzioni di polizia giudiziaria. Salta il 4 agosto dopo l'intercettazione Adinolfi (Gdf)-Renzi pubblicata il 10 luglio
Salva
infodifesa.it · 11.745 condivisioni · 21 agosto 2015
 

Users who are viewing this thread

Alto