Gli oncologi si farebbero la chemio? (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
da Nuova Medicina Germanica - STAMPA LIBERA
La mia vita sottosopra.. e se Hamer avesse ragione?

di: Fabiola Ceccato

Si, avete letto bene, parlo della mia vita collegata ai miei studi, perchè l’anno che più è stato importante, per la mia crescita personale, è stato l’anno della mia laurea. Da tre anni bazzicavo nelle corsie degli ospedali, chidendomi un pò il perchè di tutta quella sofferenza e soprattutto il “cosa posso fare” per quell’innato istinto da crocerossina che da sempre mi distingue, credendo che la “malattia” fosse sinonimo di “sfiga” e che capita quando meno te lo aspetti, senza motivo…
Al momento di scegliere un argomento per la tesi, ho pensato di utilizzare quel tempo per qualcosa che potesse arricchirmi, cosi ho iniziato un percorso accanto ai pazienti oncologici terminali, a domicilio, quei pazienti che sentono di non avere speranze, quelli che ti raccontano tutta la loro vita a ciclo continuo e dai quali speso i camici sfuggono.. “ah, quella del LETTO 35 mamma mia che pare che mi ha raccontato anche oggi..” quante volte ho sentito e odiato frasi del genere.


Ho iniziato ad ascoltare quelle storie, anche se a volte era difficile seguirle, ho notato che c’erano dei punti in comune, fatti simili accaduti tra persone di ceti, nazionalità, e vissuto completamente diverso..
La curiosità è stata tanta..

e tra una ricerca bibliografica alternativa ho scoperto autori e loro scuole di pensiero davvero sbalorditivi..tra questi Claudia Rainville con la sua Metamedicina®, Lise Bourbeau e le sue cinque ferite, Carl Simonton con il suo ritorno alla salute e Gerald Hamer e la Nuova Medicina Germanica…

e che è successo?
Hanno messo la mia vita sottosopra.. studiosi, medici, biologi persone provenienti da parte diverse del mondo, chi dal canada, dalla germania, dalla francia ecc.. andavano tutte nella stessa direzione..
Era come se la medicina tradizionale, che basa tutto sull’evidenza scientifica, cioè su prove statistiche, fosse incompleta..

una serie di informazioni e conoscenze limitate, che cos’è che mancava al quadro? La persona.
Il vissuto particolarissimo, personale, emozionale della persona, che condiziona la sua salute.


Con la mia tesi ho ascoltato storie di vite rinchiuse in un corpo devastato dalla malattia con un grande senso di impotenza .. perchè?

perchè ci hanno sempre abituato a pensare che la malattia è un disturbo che NON dipende da noi..
ecco che la colpa è del virus, del batterio, della cella impazzita… il paziente non c’entra mai, perchè per il medico non esiste è solo un corpo da studiare, da analizzare.
Tante domande, tanta voglia di risposte.. la mia carriera infermieristica andava avanti.. laurea, assunzione, reparti turni, colleghe… se provavo a discutere con qualcuno dei miei dubbi il risultato era quello di uno sguardo indifferente..

“sono 20 anni che si fa in questo modo perchè cambiare?” – sempre frasi che aprono il cuore…
Poi la decisione: mi sono licenziata dall’ospedale perchè il dubbio era sempre più forte..
ho iniziato a pensare davvero che Rainville, Bourbeau, Simonton e Hamer potessero avessero ragione, avevo bisogno di sapere, di pensare, di prendere tempo per me, cosi ho intrapreso un percorso personale nella conoscenza..
Le malattie sono dei messaggi che il corpo ci trasmette in relazione a blocchi emotivi che abbiamo subito.
Sapere la causa di una disarmonia ci dà una “strada” per risolverla, ma non basta, dobbiamo agire, come?
qui sta a ognuno di noi, non ho la soluzione in tasca, ma so cosa serve a me..
Io ho scelto di essere me stessa, di seguire le mie emozioni…
solo un consiglio.. prendete in mano la vostra vita, awake the giant within!
con affetto.
F.
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dobbiamo ritrovare noi stessi e capirci
[ame=http://www.youtube.com/watch?v=TudCPNmX0CM&feature=related]YouTube - il silenzio è l'unica realtà[/ame]
 

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da Come si costruiscono le statistiche sul cancro e sui risultati della chiemioterapia
Tutte quelle discussioni fatte in televisione di volta in volta su chemio o medicine alternative hanno un solo scopo: confondere le idee e annebbiare le menti della gente. In verità la questione è di una semplicità lapalissiana e disarmante. Vogliamo sapere se la chemio è una terapia valida o no? E’ molto facile saperlo; basta fare quello che si fa con qualsiasi altra cosa di qualsiasi genere per sapere se funziona o no: si osservano i RI-SUL-TA-TI. Su di essa esistono studi, statistiche, dati ufficiali accurati. E’ vero che gli oncologi, con la complicità dei media, creano su di essi una cortina fumogena, ma non è per niente difficile averli; poi basta leggerli. lo li ho trovati e ve li posso comunicare. Ripeto: questi non sono i miei dati, sono i dati ufficiali dell’oncologia ufficiale. Confrontateli con le centinaia di ore di chiacchiere televisive trionfalistiche di Tirelli & C
 

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loro proclamano che: ogni 100 persone che si ammalano di cancro, 50 guariscono; in altre parole ciò significa soltanto che 50 muoiono entro 5 anni dalla diagnosi, le altre dopo.

In verità le cose stanno perfino molto, ma molto peggio di così. Se lasciamo perdere le chiacchiere televisive e le cialtronate per ottenere offerte e finanziamenti e ci riferiamo a ciò che effettivamente è scritto e provato, troviamo che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di “tumore certo” è mediamente del 7%.



Ma perfino questi dati sono troppo ottimistici! Un lavoro scientifico pubblicato nel 2004, prende in esame dieci anni di statistiche mediche australiane e americane (gennaio 1994-gennaio 2004) sui risultati della chemio nella cura del cancro. I risultati, usciti dallo spoglio di un campione immenso e più che rappresentativo di circa 227.800 casi di tumore, sono catastrofici: in media, solo il 2% dei pazienti sottoposti alla chemio risulta essere ancora vivo dopo 5 anni dall’inizio del trattamento “terapeutico”.
 

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Il Prof. Luigi Di Bella qualche anno fa avvertì che “se una persona viene dimessa dall’ospedale, si dice che è in remissione. Quando ritorna viene curata e viene dimessa un’altra volta. Se ogni dimissione viene considerata come un dato positivo, i conti aumentano. E siccome non si può morire più di una volta, se un individuo è stato dimesso 9 volte ed è morto una volta sola si avrà un 90% di guarigione e il 10% di mortalità. La fortuna dei medici è che si muore una volta sola“.
 

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Estremamente importante in questo contesto è la vasta indagine condotta lungo 23 anni dal Prof. Hardin B. Jones, fisiologo presso l’Università della California, e presentata già nel 1975 al Congresso di Cancerologia, presso l’Università di Berkeley. Oltre a denunciare l’uso di statistiche falsificate, egli prova che i cancerosi che non si sottopongono alle tre terapie canoniche (chemio, radio e chirurgia N.d.A.) sopravvivono più a lungo o almeno quanto chi riceve queste terapie. Come dimostra Jones, le malate di cancro al seno che hanno rifiutato le terapie tradizionali, mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete.
 

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da Le autopsie rivelano che i tumori?

Le autopsie rivelano che i tumori…


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17 giugno 2010 |
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Autore: Alessandra Drago | Stampa questo articolo
Marcello Pamio – tratto da “Cancro Spa”
Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi conosciuti a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere: «Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori regrediti e neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla patologia tumorale»[1].
«Se la tanto conclamata diffusione delle patologie cancerose negli ultimi decenni – si chiese Luigi De Marchi – in tutto l’Occidente avanzato fosse solo un’illusione ottica, prodotta dalla diffusione delle diagnosi precoci di tumori che un tempo passavano inosservati e regredivano naturalmente? E se il tanto conclamato incremento della mortalità da cancro fosse solo il risultato sia dell’angoscia di morte prodotta dalle diagnosi precoci e dal clima terrorizzante degli ospedali, sia della debilitazione e intossicazione del paziente prodotte dalle terapie invasive, traumatizzanti e tossiche della Medicina ufficiale. Insomma, se fosse il risultato del blocco che l’angoscia della diagnosi e i danni delle terapie impongono ai processi naturali di regressione e guarigione dei tumori?”.[2]
 

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da Metodo Di Bella

Sciroppo Di Bella, dilaga la moda di Vincenzo Brancatisano


Dilaga il consumo dello sciroppo ai retinoidi ideato dal professor Luigi Di Bella e, con esso, alcune preoccupazioni. Il farmaco fa parte da decenni dell’omonima multiterapia anticancro, basata anche su somatostatina, melatonina e minidosaggi di chemioterapico. Per le proprietà curative e preventive dei suoi componenti, sempre più confermate dalla medicina in varie patologie, la soluzione ai retinoidi viene prescritta da molti medici non dibelliani e venduta da un numero crescente di farmacie, anche al di fuori della cura del cancro:
Se ne vende a Sassuolo, a Nonantola, a San Felice e in tutta Italia. Da poco la Farmacia del Collegio di Modena reclamizza sulla sua vetrina la vendita dello sciroppo, preparato secondo lo schema di Di Bella dalla stessa farmacia che, come si evince dal suo sito Internet, si è attrezzata dei costosi macchinari per la preparazione del farmaco galenico. ll motivo della preoccupazione è legato alla presenza di alte dosi di acido trans retinoico, un derivato della vitamina A: in un litro di vitamina E ne sono sciolti 0,5 grammi, per un dosaggio giornaliero di circa 3 milligrammi. L’acido retinoico si deposita nei grassi, come la vitamina A, ed è tanto efficace nella lotta ai tumori che il foglietto illustrativo del farmaco commerciale Vesanoid promette la remissione totale di una forma di leucemia.
Però i farmaci commerciali, a differenza dei galenici, sono accompagnati da un foglietto ilustrativo, Quello del Vesanoid avverte che l'assunzione dell'acido trans retinoico ha una controindicazione assoluta per le donne in gravidanza e in quelle in età fertile, a causa della sua potentissima capacità teratogena, cioè quella di far generare figli malformati, tipica dei retinoidi e della vitamina A, come emerge dai ritrovamenti della sostanza su molti feti deformi. “L’impiego del farmaco” recita il foglietto in linea con quanto riportato unanimemente dalla letteratura “è quindi controindicato nelle gestanti e nelle pazienti che potrebbero iniziare una gravidanza nel corso della terapia ed entro un mese dalla sua sospensione”.
Se durante la terapia insorge una gravidanza, «il rischio di malformazioni fetali è molto elevato ed è indipendénte dalla dose o dalla durata del trattamento». La terapia in pazienti «di sesso femminile in grado di procerare deve essere iniziata solo se vengono rispettate le seguenti condizioni» e cioè che la donna sia stata informata dal suo medico sui rischi di una gravidanza insorta nel corso della terapia e un mese dopo la sua sospensione e che si ain grado di attenersi alle indispensabili misure contraccettive. Secondo altri il periodo finestra è ancora più lungo e Di Bella talvolta sconsigliava l’uso del suo sciroppo fino a 18 mesi prima della gravidanza.
Medici e farmacisti hanno l’obbligo, certamente rispettato, di rendere consapevoli le donne del rischio connesso ai retinoidi, rischio di cui abbiamo già riferito. La teratogenicità della vitamina A, peraltro utilissima in generale, emerge anche dal fatto che un notissimo integratore maltivitaminico da banco, che ora sarà venduto nei supermercati, preveda, per le donne in attesa, un omologo dalla denominazione più amorevole e affettuosa.
Tanta premura non è legata solo al maggior dosaggio di acido folico, cioè la vitamina B9 raccomandata alle gestanti, come ci hanno spiegato lacunosamente alcuni farmacisti modenesi, ma anche alla presenza, al posto della vitamina A, del suo innocuo precursore beta-carotene che l’organismo trasforma invitamina A solo se, e quando, ne nota una pericolosa carenza.
Il farmaco ideato da Di Bella è rappresentato da un litro di vitamina E in cui sono sciolti mezzo grammo di acido retinoico, 2 grammi di betacarotene e mezzo grammo di axeroftolo palmitato, altro derivato della vitamina A, anch'esso teratogeno.
 

tontolina

Forumer storico
ma pur di far numero

posti articoli del 2006 ??? su di bella ????
no
non ti assomiglio
e non desidero far numero come spesso fai tu che non argomenti mai una cippa
ma provochi solo per litigare... non hai altro da fare alla tua veneranda età

qualche giorno fa ho letto un articolo medico in cui si certficava circa i progressi nella sperimentazione delle vit A+B nella cura del cancro


e mi sono ricordata che la terapia Di Bella si basava proprio sul loro utilizzo

svegliaaaaaaaa
alla tua età dovresti impiegare meglio il tempo che ti è rimasto di vivere.....
sei peggio delle rebighine olandesi
 

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