Monte Paschi SI (BMPS) gli affari di banca Monte dei Paschi (1 Viewer)

tontolina

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MUSSARI VOLÒ SULL’AEROPORTO DI SIENA - VENERDÌ IL GUP DECIDE SE RINVIARE A GIUDIZIO L’EX CAPO DI MPS, INDAGATO CON GLI ALTRI 16 DELLA BANCA E DEGLI ENTI LOCALI CHE NEL 2007 ASSEGNARONO L’APPALTO AL FONDO GALAXY DELLA CDP - “FT”: LA ROVINA DI MPS FU L’ACQUISTO DI ANTONVENETA PER 10 MLD - “SPIEGEL”: PERCHÉ A SANTANDER I MANAGER DI MPS “OFFRIRONO, NON RICHIESTI, DUE MILIARDI IN PIÙ”? GIÀ, PERCHÉ?...


1 - AEROPORTO DI SIENA, ALTRA TEGOLA SU MUSSARI...
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"

SEDE CENTRALE MONTE DEI PASCHI DI SIENA
Sudava, e non solo per la prima calura estiva. Quel 6 agosto del 2010 l'ex numero uno della banca Monte Paschi di Siena e presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, sulla scia delle indiscrezioni di un'inchiesta che lo riguardavano da vicino, a malincuore fu costretto ad annunciare alla stampa di aver «ricevuto una informazione di garanzia dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Siena» con la quale veniva informato «di essere sottoposto a indagini per concorso morale in ordine ai reati di falso e turbativa d'asta,relativamente alla procedura di privatizzazione dell'aeroporto di Siena», per la precisione ad Ampugnano, località Sovicile.
GIUSEPPE MUSSARI
Il neo presidente dell'Abi aggiunse di ritenersi «assolutamente estraneo alle ipotesi di reato ipotizzate dalla procura di Siena» ed esprimendo ciò che esprimono tutti gli indagati d'Italia, proclamò di «avere la massima fiducia nei confronti della magistratura senese».
Fu un brutto colpo per il rampante avvocato arrivato nella città del Palio dalla lontanissima Catanzaro, e qui cresciuto a pane e Pci, diventato poi adulto scalando coi Ds prima e il Pd poi i piani alti della banca più antica del mondo pur non essendo -lo ammise lui stesso - un banchiere. L'inchiesta che lo vedeva indagato insieme ad altre 15 persone, e che il prossimo 18 ottobre rischia anche di vederlo alla sbarra se il Gup riterrà la sua posizione meritevole di un processo, aveva preso il là due anni prima con ricorsi al Tar e presentazioni di esposti, il più duro stilato dal Comitato contro l'ampliamento dello scalo senese.
GIUSEPPE MUSSARI
Questi 16 indagati, chi più chi meno, in tempi e situazioni differenti, avrebbero avuto un ruolo rispetto alle poco limpide procedure con le quali nel 2007, l' annus horribilis dell'acquisto a 10 miliardi di euro di Antonveneta voluta da parte di Mps (cioè di Mussari), venne trovato il partner privato della società di gestione Aeroporti di Siena formata da Comune di Sovicile, Comune e Provincia di Siena, Camera di commercio di Siena, Aeroporto di Firenze e ovviamente Banca Mps.
L'oggetto delle investigazioni riguardava il sospetto che il vincitore finale dell'appalto, e cioè il fondo di investimenti francese Galaxy di proprietà della Cassa depositi e prestiti, avesse goduto quantomeno di una corsia preferenziale rispetto ai concorrenti. E i primi sentori di ciò agli inquirenti erano arrivati scoprendo contatti e frequentazioni, precedenti alla pubblicazione dell' «invito a manifestare interesse» per la gara, tra Galaxy e più soci dello scalo aeroportuale a 20 chilometri da Siena.
AEROPORTO SIENA
Rispetto alle consistenti modifiche di ampliamento ipotizzate per lo scalo (da 5mila a 100mila passeggeri) i dirimpettai dell'aeroporto alzarono le barricate guidati dall'erede del conte di Durham, Fred Lambton, arrivando a manifestare davanti alla National Gallery di Londra che ospitava una collettiva di maestri rinascimentali senesi.
La chiusura delle indagini, a fine novembre 2011.
Tra gli indagati anche il consigliere della Cassa depositi e prestiti Luisa Torchia, catanzarese come Mussari, già con incarichi in Mps, plurintercettata, che proprio per questo incidente -si dirà - verrà stralciata all'ultimo momento dalla lista dei ministri (Funzione Pubblica) del nascente governo Monti. Indagato per falso in atto pubblico invece l'Ad dell'aeroporto di Siena, Claudio Machetti, oggetto di telefonate con quel Mussari che nei momenti caldi dell'affare - annota la Gdf che ascolta le chiacchierate tra i due- si incontra con il senatore Pdl Franco Mugnai (mai indagato, vicinissimo all'ex ministro dei trasporti Altero Matteoli) beneficiario di una consulenza da 250mila euro pagata, a fronte di regolare prestazione, dall'aeroporto di Ampugnano. Lo stesso Matteoli ammetterà di essersi interessato allo scalo convocando una conferenza dei servizi.
AEROPORTO SIENA
Quando carabinieri e finanza irrompono nella Banca, nella Fondazione e all'Enac, oltre che nel suo ufficio, Mussari sbotta al telefono, sempre con Machetti: «Sono disposto a capire quando si parla della gente che ruba o prende mazzette o si corrompe ma in questo caso non si vede come si possa agire così». E dal brogliaccio sintetico delle intercettazioni così conclude lo sfogo: «A volte dice (Mussari, ndr) che gli viene voglia di non fare nulla per questo Paese ».
Un mese dopo sarà presidente dell'Associazione bancaria italiana. Nelle carte dell'inchiesta spuntano anomali dettagli che hanno fatto riflettere, e molto, gli investigatori. A un certo punto si dà conto dell'esame del computer personale del presidente della banca del Monte dei Paschi sequestrato da carabinieri e finanza. Nel libro Mussari Giuseppe, una biografia non autorizzata di Raffaele Ascheri si legge: «Una volta analizzato il contenuto gli inquirenti si accorgono di una cosa alquanto strana: c'è tutta la corrispondenza preestate 2007 e tutta quella successiva.
La gara d'appalto è del 10 settembre 2007. Tutta la corrispondenza della lunga e calda estate 2007 è letteralmente evaporata». Scrivono gli investigatori: «Durante la consultazione della copia certificata su hard disk esterno (...) emergono dubbi circa il fatto che siano state rimosse volontariamente e-mail nell'arco temporale che va dal 29 giugno al 13 ottobre 2007 (...).
Per tale motivo - continuano gli inquirenti -stante le precedenti perquisizioni già eseguite nei primi mesi del 2010 nei confronti di dirigenti di Banca Mps e Fondazioni Mps quali Rizzi Raffaele (l'avvocato del gruppo) e Biscardi Lorenzo, siano state cancellate mail riguardanti l'argomento aeroporto di Siena».
AEROPORTO SIENA
L'inchiesta, corposa e complessa, nel giugno scorso approda alla richiesta di rinvio a giudizio per Mussari. La procura di Siena fa sapere di aver anche informato i consigli dell'ordine degli avvocati di Siena, Roma e Milano e che per l'avvocato-presidente dell'Abi e per l'allora capo dell'ufficio legale di Monte Paschi «è stata esercitata l'azione penale». Adesso la parola passa al gup che venerdì dovrà esprimersi sull'indagato eccellente e sui coindagati minori, tra i quali il responsabile della procedura di selezione dei candidati dell'appalto di Ampugnano che dalle perizie tecniche risulta presente quando in realtà le celle del cellulare lo posizionano altrove.

2 - LO STUPORE DELLA STAMPA ESTERA: ANTONVENETA UNA ROVINA PER MPS...
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"


Il suicidio di Antonveneta avvenuto nel 2007 per volontà di Mps che pagò 10,3 miliardi di euro l'istituto del Nord est che solo due mesi prima era stato acquistato da Santander per 6,6, ha lasciato interdetta anche la stampa internazionale. La testata regina della City, il Financial Times , ha riservato per prima a Rocca Salimbeni un approfondimento che ne ha evidenziato la fragilità finanziaria paventando il rischio di una «nazionalizzazione totale o parziale»della banca.
AEROPORTO SIENA AMPUGNANO
In quanto l'istituto non sarebbe nelle condizioni di presentare piani credibili per il miglioramento del proprio capitale. Per il giornale londinese l'origine dei guai andrebbe ricercata nell'acquisto di Antonveneta, la cui valutazione è stata definita eccessiva «anche per i tempi in cui fu effettuata». La due diligence del Ft si è spinta, in realtà, ad analizzare il complesso di relazioni che l'azienda ha creato, in mezzo millennio, col territorio e con i soggetti economici locali.
Un rapporto di simbiosi che ha favorito, da un lato, una crescita esponenziale di un pil locale tra i più alti d'Europa ma che ha anche creato le condizioni di una generalizzata «pigrizia economica» pericolosa per l'affermazione di «meritocrazia e innovazione». Perché, un sistema come quello senese, ha sintetizzato il Ft , è un semplice scambiarsi soldi tra amici.
GIUSEPPE MUSSARI FABRIZIO VIOLA
In realtà,che esista il rischio di una perdita di controllo sull'istituto, da parte degli azionisti, ha confermato al Wall Street Journal lo stesso Ad di Mps, Fabrizio Viola, quando si è soffermato, in una recente intervista,sulla necessità di«rivitalizzare la banca» e di «ottenere un livello di rifinanziamento necessario a ripagare il debito nei confronti dello Stato in un tempo ragionevole». Il top-manager si riferiva ai 3,4 miliardi di Monti bond sottoscritti dal Tesoro che hanno dato un po' di ossigeno all'istituto per muovere qualche pedina.
Alessandro Profumo Fabrizio Viola
Anche per la «bibbia» della finanza yankee, i guai sono iniziati con Antonveneta, un'operazione che ha indebolito la tenuta finanziaria di Mps costringendolo a un indebitamento che oggi si sta rivelando una zavorra insopportabile. L'acquisizione di Antonveneta è stata fatta da «gente,che evidentemente s'intendeva poco di mercati finanziari, e molto di storia del Palio, di contrade e di altre cerchie di potere», è stato lo sferzante commento del settimanale Der Spiegel tradotto per i concittadini senesi dal blog Il Santo .
I tedeschi si chiedono quello che oggi si chiedono tutti: perché a Santander i manager senesi «offrirono, non richiesti, due miliardi in più» in una gara al rialzo che ha costretto Mps a finanziare l'acquisto di Antonveneta «anche con un aumento di capitale di cinque miliardi di euro, da reperire presso gli azionisti»? Già, perché?



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[16-10-2012]
 
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17/10/2012 10:48 MPS e l'affare immobiliare con Lehman Brothers

Nel 2008 il CdA del Monte vendette immobili alla Sansedoni-Lehman

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MPS e l'affare immobiliare con Lehman Brothers - siena, economia, finanza, montepaschi, mussari, lehman brothers, mps capital, vim, sansedoni spa, fondazione mps, - Il Cittadino Online

SIENA. La necessità di fare cassa per cercare di coprire il buco finanziario gigantesco provocato dall’acquisto di Antonveneta fu alla base, problabilmente, del tentativo di racimolare spiccioli fondamentali per far quadrare i bilanci, all'allora tandem Mussari & Vigni.
Il 4 luglio 2008 un comunicato congiunto a firma Sansedoni Spa e Lehmann Brothers (che di lì a poco sarebbe fallita, come tutti ben sanno) comunicò al mondo che le due società si erano aggiudicate il 100% di VIM Valorizzazioni Immobiliari, società fino ad allora controllata dal MPS che possedeva un patrimonio di 188 unità immobiliari, dal valore complessivo di allora 100 milioni di euro. L'obiettivo della joint venture sarebbe stato quello di valorizzare e procedere ad una vendita frazionata del patrimonio “nel breve e medio termine”.
Ora questa società si trova nella stessa situazione della speculazione Casal Boccone di Roma, dove l’aver rilevato un progetto immobiliare da Ligresti, per recuperare finanziamenti concessi a un ex-grande del mattone nazionale, si è trasformato in un boomerang di perdite finanziarie e di contestazioni della popolazione locale.

Con l’arrivo del nuovo sindaco in primavera, chiunque vinca le elezioni comunali a Roma, è certo che la società non otterrà mai i permessi a costruire: il prezzo che i candidati a sindaco dovranno pagare ai cittadini romani che non ne possono più di cementificazione.



Ma senza aspettare il domani, la Vim risulta essere in perdita da sempre, con necessità di ricapitalizzazione, e per di più indebitata fortemente con MPS Capital, una delle società del Monte.

Capital ha in pegno il 100% del capitale sociale di Vim, e nel probabile caso di insolvenza dovrebbe rivalersi sui soci dell’immobiliare, cioè Fondazione MPS e Monte stesso.

Una serie di atti giudiziari che cammineranno tra La Lizza e Banchi di Sotto per certificare il nulla e i crediti inesigibili infragruppo:

ma le ispezioni della Banca d’Italia come mai non vedevano nulla?

Possibile che l’utile del trimestre in MPS si facesse con simili operazioni farlocche e la creazione di debiti senza garanzie reali e Draghi non si accorgesse di nulla?
Sansedoni Spa fa capo alla Fondazione MPS:

Mancini sapeva, non sapeva oppure faceva sistema?

Anche perché ogni giorno che passa di certe scelte discutibili, quantomeno, ne escono fuori di nuove, al punto che si ipotizza che fosse un fatto sistemico che abbia contribuito a provocare il dissesto del gruppo. La banca che vendeva le case a se stessa chiudendo un buco di bilancio con l’apertura di un credito inesigibile perché il debitore era se stessa (e un socio sfortunato prossimo al fallimento) diventerà, probabilmente, un caso da manuale di fantafinanza.

Naturalmente, l’altro socio non è capiente.

La Lehman Brothers entrò in Joint Venture con Sansedoni Spa attraverso la sua consociata lussemburghese, che risulta avere la procedura fallimentare ancora aperta presso il Tribunale di Lussemburgo.
 

tontolina

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Banca MPS: L'intervento Di Mauro Aurigi All'assemblea Dei Soci


di Michele Pinassi

Siena - Signori azionisti,
mi chiamo Mauro Aurigi. Ho passato 42 dei miei 74 anni al Monte, tra il 1957 e il 1999. Sono soprattutto gli anni della costruzione del Grande Monte banca pubblica, ricca, stimata e potente che nel recentissimo passato tutti abbiamo conosciuto. Una costruzione corale senza geni d'impresa o di finanza e soprattutto una costruzione silenziosa, schiva dei clamori che invece l'hanno subito caratterizzata non appena privatizzata. La piccola città di Siena, isolata fisicamente e culturalmente da tutto il mondo che conta, con le sue sole forze aveva compiuto un'impresa che probabilmente non ha l'eguale: la sua banca era una delle più grandi d'Italia, la più solida tra le grandi banche europee, quella con la massima valutazione da parte delle agenzie anglo-sassoni. Di quell'incredibile cinquantennio postbellico io sono stato testimone e, oserei dire, modestissimo protagonista, anche se protagonista non è il termine giusto, perché in mezzo millennio di protagonisti il Monte non ne aveva mai avuti fino a Mussari. E s'è visto come è andata a finire. Così io me ne sono andato in pensione volontariamente a soli 60 anni perché mi era diventato insopportabile assistere alla devastazione materiale e morale del vecchio amatissimo Monte.
Scoprire quello che stava succedendo tuttavia non fu una sorpresa. Tra il 1993 e il 1995 ebbi parte attiva nel movimento di resistenza alla privatizzazione della banca. Sapevamo esattamente quello che sarebbe successo dopo e lo denunciammo pubblicamente: in 20 anni la banca sarebbe stata azzerata. Ci sbagliavamo, a Mussari e Mancini gliene sono bastati 13. I rischi maggiori che avevamo denunciato, poi regolarmente diventati tragica realtà, erano nell'ordine:
la de-senesizzazione,
la perdita della redditività che ne é derivata (se avessi tempo vi spiegherei il nesso),

quindi la svendita del patrimonio per comunque soddisfare l'avidità degli azionisti (in testa l'azionista "privato" Fondazione, ineffabile strumento di disastroso clientelismo politico).
Ma il rischio che più di ogni altro paventavamo era un altro.
Finché la Città avesse conservato il suo ruolo plurisecolare di dominus del Monte, essa stessa e la banca sarebbero state salve.
Ma con la privatizzazione sarebbe stata la Banca o, meglio, il suo "padrone" a dominare la Città: Siena come Torino sotto la Fiat o Taranto sotto l'ILVA. E una Città dominata è una città serva e servi diventano i suoi cittadini. Da padroni della banca a suoi servi! E una comunità servile non ha futuro. Anzi peggio: se ha, come la comunità senese, un passato di ricchezza culturale e materiale, quella se la vedrà evaporare velocemente tra le mani, ma gli mancherà la forza di reagire. Perché i servi possono solo ubbidire.
Bene, tutto ciò è regolarmente avvenuto.
Ed ora che il disastro è completo, chiedo alla Fondazione, vecchia proprietaria della Banca, ma ormai in rovina anch'essa, anzi chiedo al suo presidente Mancini: " dov'è che avete pescato Profumo e Viola o, meglio, dal cappello di chi sono usciti questi due nomi, sconosciuti o poco conosciuti e, stando alla stampa, in maniera neanche troppo entusiasmante? Che esperienza hanno di salvataggio di banche in difficoltà? Lei se n'è accertato?"
Nessun'altra città al mondo ha una presenza percentuale di dirigenti bancari tornati comuni cittadini come Siena. Tutti, o quasi tutti, non solo protagonisti dei successi del cinquantennio dopoguerra, ma esperti di recupero di banche in difficoltà.

Perché questo ha fatto il Monte più di ogni altra banca italiana, nella seconda metà del secolo scorso: rimettere in sesto banche dissestate o fallite: la Banca Toscana e la Cassa Risparmi di Prato tanto per citare le maggiori.

Perché, presidente Mancini, non vi siete rivolti a queste persone, che oltretutto davano garanzie di attaccamento alla banca e al territorio che due mercenari della finanza come Profumo e Viola mai potranno dare?
Ed ora per dare il colpo di grazia alla Banca e soprattutto alla Città, lei Mancini dà a Profumo tutti i poteri di disporne come vuole. Evidentemente lei è tetragono all'esperienza e non ha imparato niente da ciò che è successo quando lo stesso potere lo dette al Mussari, tanto da poter esclamare sulla stampa, tutto eccitato e giulivo, la mattina dell'acquisto dell'Antonveneta (vado a memoria): "Ha fatto tutto Mussari in sole 24 ore. Anche io l'ho letto dai giornali. Che splendida, fulminea operazione!".

Invece avrebbe dovuto licenziarlo in tronco per tanta intraprendenza non autorizzata.

Ma ci vuole spiegare perché gli azionisti, ossia la proprietà, dovrebbero ancora una volta spontaneamente rinunciare ai propri diritti di gestione sulla banca per darli a un mercenario che non sappiamo neanche se è azionista?
Lei purtroppo non ha mai lavorato, è stato sempre un dipendente della politica. Capisco quindi che le sia difficile capire che è suicida, sempre, dare a degli estranei la piena disponibilità del proprio patrimonio.

Ma come può pensare che quest'uomo venuto giù con la piena appena ieri, disponendo di tutti i poteri, appena licenziato o sottomesso Viola - perché due galli non possono stare nello stesso pollaio - possa fare gli interessi di Siena e della Banca?

Scenda coi piedi per terra Mancini.

La Banca non è neanche proprietà sua, è proprietà in maggioranza relativa della Fondazione che è una emanazione di questo territorio. E' l'ora di finirla che si possa disporre dei beni comuni come se fossero proprietà privata di uno o di pochi.

Perché ciò che è successo con voi politicanti che vi siete arrogati il diritto di gestire beni che non sono vostri come se lo fossero, è che Siena, la sua terra e l'intera Regione, grazie al vostro passaggio dopo la privatizzazione, sono oggi più povere di 15 miliardi di euro e c'è chi dice che ne manchino perfino di più. Un buco del genere oggi metterebbe in terribili difficoltà anche uno stato come la Germania, figuriamoci una piccola città come Siena.

Ha la più pallida idea della massa enorme di disoccupati che produrrà? Insomma in 17 anni sono evaporati 15 miliardi di ricchezza. Quasi un miliardo, ossia quasi 2000 mld di lire, ogni anno!

Tanto ci è costata la perdita per colpa vostra dell'autonomia politica e finanziaria.
Lo capisce, Mancini, che se dà tutto il potere a Profumo vedremo evaporare anche quel poco che è rimasto?

Ci ripensi perché lei, insieme ai suoi sodali, già sarà ricordato come l'azzeratore della Banca, della Fondazione e della Città.

Già avete ottenuto il risultato di consentire a Firenze, dopo mille anni che ci provava, di diventare finalmente l'unica capitale della Toscana e di confinare il Comune di Siena in provincia di Grosseto. I Senesi sono stati intontiti in questi 17 anni di vostra dittatura, ma non hanno perso l'uso della memoria: se lo ricorderanno.
Per quello che mi riguarda personalmente, se oggi approva le proposte che stiamo valutando, non avrò pace finché non saranno chiarite le responsabilità morali e materiali, e se necessario anche quelle penali, di ciò che è avvenuto, e finché il nome di voi tutti resti storicamente legato alla definitiva rovina del sogno senese, dopo mille anni di storia gloriosa.

Banca MPS: L'intervento Di Mauro Aurigi All'assemblea Dei Soci - Siena
 

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VIENI AVANTI, SEVERINO! - LA CALTAMINISTRA DELLA GIUSTIZIA SPUNTA NELLE INTERCETTAZIONI SUL CASO MUSSARI-AMPUGNANO - L’EX PRESIDENTE DI MPS E ABI RISCHIA IL RINVIO A GIUDIZIO ANCHE SULL’“AFFAIRE” DELL’AMPLIAMENTO DELL’AEROPORTO SENESE - INTERCETTATO, SMUOVE MARI E MONTI E CHIAMA IN CAUSA LA SEVERINO, LEGALE DI CALTAGIRONE, VICE PRESIDENTE MPS - I COLLOQUI TRA LA MINISTRA E IL LEGALE DI MUSSARI LUISA TORCHIA, INDAGATA, CHE FU IN LIZZA PER ENTRARE A FAR PARTE DEL GOVERNO MONTI…



Gian Marco Chiocci per "il Giornale"
Paola Severino

Un guaio tira l'altro, come le ciliegie.
Non a caso è giudiziariamente alla frutta l'ex presidente del Monte dei Paschi di Siena e poi dell'Abi, Giuseppe Mussari, protagonista dell'incredibile operazione a perdere di Antonveneta e in second'ordine sui «derivati», proprio oggi a rischio di rinvio a giudizio per un'altra brutta storia: quella dell'ampliamento dell'aeroporto senese di Ampugnano che lo vende indagato per concorso morale per i reati di falso e turbativa d'asta.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PAOLA SEVERINO

In mattinata è prevista udienza davanti al gup e a meno di un nuovo rinvio presto sapremo se Mussari andrà alla sbarra insieme ad altre 14 persone per la vicenda Galaxy, dal nome del fondo di investimenti francese (nell'orbita della Cassa depositi e prestiti) che stando all'accusa avrebbe usufruito di una corsia preferenziale per vincere la gara d'appalto del settembre 2010, annus horribilis del crac per l'acquisizione da parte di Mps della banca del nord est.
Giuseppe Mussari

REGISTA OCCULTO NELL'OPERAZIONE
Per i pm di Siena, Mussari avrebbe ricoperto un ruolo di primo piano nell'operazione anche se la questione «non avrebbe dovuto riguardarlo - scrivono i carabinieri - a meno che l'ipotesi investigativa, cioè che la privatizzazione dell'aeroporto di Siena sia avvenuta a seguito di accordi maturati in seno agli istituti bancari senesi e la Cassa deposito e prestiti, non sia corretta». Che Mussari possa essere stato una sorta di regista occulto, è la Gdf a sottolinearlo: «Alcune intercettazioni attestano la preoccupazione degli indagati e soprattutto il ruolo verticistico di Giuseppe Mussari che segue con attenzione la vicenda e cerca di rassicurare gli altri protagonisti dell'operazione».
GIUSEPPE MUSSARI

Si preoccupa per gli altri, e per se stesso anche se non poteva/doveva sapere delle indagini sul suo conto, e nemmeno immaginare che era intercettato con persone a lui riconducibili. Ma nell'ottica di rassicurare tutti, spulciando fra migliaia di atti dell'inchiesta del pm Nastasi, spunta questo passaggio sul suo sospetto iperattivismo che nelle carte finisce per incrociare il nome dell'attuale ministro della Giustizia, Paola Severino:
AEROPORTO SIENA

«Particolarmente significativa è poi l'intercettazione tra Mussari e l'avvocato De Martino, difensore di fiducia dell'avvocato Rizzi Raffaele Giovanni; non si comprende davvero lo spirito del Mussari, che non sapendo di essere indagato dispone direttamente dei difensori degli altri indagati impartendo dei veri e propri ordini; si deve far presente per comprendere il senso della conversazione sottostante che il presidente della banca ha personalmente e direttamente incaricato l'avvocato Paola Severino di seguire la vicenda e di coordinarsi con gli altri difensori Fabio Pisillo e Enrico De Martino in una sorta di vero e proprio muro contro muro con la Procura della Repubblica, cercando di ingaggiare una vera e propria partita».
AEROPORTO SIENA AMPUGNANO

LA GUERRA AI PM E IL RUOLO DELLA SEVERINO
Voleva la guerra ai magistrati, Mussari. Al telefono sbotta: «Sono il braccio armato del comitato (l'associazione contro l'aeroporto, ndr) e questo merita una reazione (...). Possono fare quello che vogliono, intercettare, guardare nei conti correnti, quello che vogliono ma devono rispettare le regole e noi per difendere noi stessi dobbiamo chiedere il rispetto delle regole. Serve una reazione (...). Nel pomeriggio arriverà la collega da Roma (Paola Severino)» per fare il punto e coordinarsi.
LUISA TORCHIA


Per la sua strategia, a detta della Gdf, Mussari punta sull'avvocato Severino, formalmente incaricata di difendere (oggi non più) un coindagato di Mussari, Raffaele Rizzi, responsabile dell'ufficio legale di Mps nonché componente della Commissione di Valutazione della procedura di evidenza per la privatizzazione dell'aeroporto. L'attuale ministro viene intercettato mentre parla con un altro avvocato, Luisa Torchia (indagata anch'essa) persona di assoluta fiducia di Mussari, «consulente legale di Mps, della Fondazione Mps, di Aeroporto Spa nel procedimento di privatizzazione, consigliere Cassa deposito e prestiti», e soprattutto predestinata a occupare la poltrona di ministro della Funzione pubblica col governo Monti.


TORCHIA, LA PROF CHE MONTI VOLEVA FARE MINISTRO
L'incarico è andato poi a farsi benedire per l'insorgere e il deflgarare di questi strascichi giudiziari. La Torchia entra in fibrillazione subito dopo l'invito a presentarsi in caserma. È agitatissima. Telefona a tutti, freneticamente. A cominciare da Mussari («Volevo che tu lo sapessi...») e successivamente alla Severino («mi hanno chiamato i carabinieri...») che prova a calmarla: «Ricordati che come avvocato e consulente della società sei tenuta al segreto professionale».
PAOLA SEVERINO E MARIO MONTI

Le due colleghe entrano nel «tecnico» della vicenda di Ampugnano, discutono di pareri e memorie, di banche e società, dello svolgimento della gara. «Luisa Torchia - si legge in un'informativa - richiama l'avvocato Paola Severino che l'aveva cercata in precedenza perché è stata incaricata dal Mps di fare una istanza di riesame quindi le chiede se può farle una memoria e darle copia dei documenti relativi alla gara».
Poi la Severino rassicura la spaventata collega per le domande fatte dai carabinieri sulla sua consulenza. «La Severino dice di essere sconvolta che il maresciallo non sappia che la Torchia è così conosciuta per la sua competenza di amministrativista (...). Commenta ironicamente di portare un proprio curriculum a questi signori che forse non sanno con chi hanno a che fare...».
 
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Tutta l'Europa è paese!

Rodrigo Rato (Bankia)
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Rodrigo Rato (Bloomberg)


Rodrigo Rato di Bankia è accusato, tra le altre cose, di frode e appropriazione indebita dopo il clamoroso collasso della banca spagnola. Fino a che è stato in sella, Bankia ha millantato utili per 309 milioni di euro. Dopo le sue dimissioni ha ammesso perdite per 3 miliardi.
da Rodrigo Rato (Bankia)
 

tontolina

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Da InvestireOggi


Scandalo MPS: 10 domande imbarazzanti a Bersani, Monti e Berlusconi

Sullo scandalo che sta travolgendo Monte dei Paschi la politica tradizionale non dovrebbe scagliare nessuna pietra ma solo fornire tante risposte a tutti gli italiani. Mentre i faziosi rivolgono le loro domande solo ai movimenti avversi, noi le rivolgiamo certamente al Pd ma anche al PdL e a Monti. Nessuno è immacolato in questa vergognosa vicenda


Link: Scandalo MPS: 10 domande imbarazzanti a Bersani, Monti e Berlusconi - Attualità - Investireoggi.it





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MPS, specchio di un sistema, due operatori chiariscono come Siena abbia agito nella consuetudine

Non è MPS, è il modo di lavorare dei Manager aggressivi, sono i controlli che non vengono applicati, la mancanza di etica, un sistema totalmente marcio, quello che ora possiamo solamente intravedere.

MPS, specchio di un sistema, due operatori chiariscono come Siena abbia agito nella consuetudine | Verdemoneta


MPS e Beppe Grillo: lo Tsunami all’assemblea degli azionisti

La ricetta del leader del Movimento 5 Stelle: nazionalizzare la Banca, a pagare sia chi ha rubato e non i cittadini


Link: http://www.investireoggi.it/attuali...i-allassemblea-degli-azionisti/#ixzz2IzYpdtCP


MPS potrebbe vendere allo Stato Italiano la sua partecipazione in BANCA d'ITALIA

 

tontolina

Forumer storico
LA FALLACIA DEI SALVATAGGI BANCARI
Feb 04, 2013 02:56 pm | weierstrass88
Non meraviglia il fatto che la politica si immischi nella gestione di una banca (ovviamente portandola verso il fallimento). Non meraviglia neanche il fatto che la politica usi i soldi dei cittadini per salvarla, al fine di continuare a mantenerne il controllo. Stupisce invece che qualcuno tenti di giustificare tutto ciò. Il fantomatico “bene comune” colpisce ancora...le tasche dei contribuenti.



Le risorse (manodopera, macchinari, energia etc) sono scarse. Perciò il mercato cerca di allocarle nella maniera più efficiente, investendole in progetti che producano beni e servizi utili ai cittadini. Se sono davvero utili, producono profitti. Se non sono utili, generano perdite. Se alcune risorse sono state impiegate male, il danno è fatto; l’unica cosa da fare è liquidare il cattivo investimento, cosicché non vengano sprecate ulteriori risorse. Si tratta di buon senso. Quindi il mercato, cioè l’insieme delle innumerevoli azioni economiche individuali, si comporta in maniera razionale: estromette le attività economiche improduttive, di modo che altre ne prendano il posto.



Queste considerazioni, benché generali (e quindi applicabili ad ogni attività economica), vengono puntualmente disattese in merito a determinati settori. La recente vicenda del Monte dei Paschi di Siena, per esempio, ha visto proliferare numerose fallacie a supporto di un intervento statale – il cui fine è ostacolare i processi di mercato suddetti. Si sostiene che l’attività bancaria sia essenziale per un’economia sviluppata, che il fallimento di una grande banca causerebbe danni ancora maggiori, che si potrebbe scatenare un “contagio” verso altre banche. Quindi la “ricetta” consiste nell’evitarne a tutti i costi il fallimento, magari introducendo nuove forme di controllo con cui i politici e burocrati possano evitare il ripetersi di questa situazione. Una telenovela già vista, insomma.


Prima di analizzare tali argomenti, è utile ricordare i motivi per cui sono dannosi i salvataggi statali: 1) impediscono il riallocamento delle risorse; 2) premiano chi ha investito male (gli azionisti dell’azienda da salvare); 3) puniscono chi ha investito bene (i contribuenti che, tramite tassazione, dovranno pagare il costo di tali salvataggi). I salvataggi pubblici non curano i danni arrecati al sistema produttivo, ma ne trasferiscono il costo da chi li ha causati al resto dei cittadini. Inoltre pongono le basi per ulteriori danni, incentivando gli imprenditori a prendere rischi eccessivi (di cui potranno godere i profitti e scaricare su altri le perdite). Questi motivi sono validi anche nel caso del settore bancario, dunque non vedo come si possano auspicare a cuor leggero forme di sostegno pubblico a una banca (come i “Monti bond” di cui usufruirà MPS o i “Tremonti bond” di cui ha già beneficiato).


L’attività bancaria serve ad allocare risorse in maniera efficiente. Se quest’ultime vengono usate bene, ciò porta un notevole beneficio alla prosperità del paese. Ma se vengono impiegate male, ciò porta un notevole danno. Dunque l’attività di una banca è essenziale fintanto che produce buoni investimenti, mentre è deleteria quando ne produce di cattivi. Non ha alcun senso sostenere che sia essenziale a priori. Qualora fallisca una banca, le altre si contenderanno la sua fetta di mercato. O magari nasceranno nuove banche, le quali saranno più avvedute della precedente. Peraltro il salvataggio non diminuisce i danni arrecati dai cattivi investimenti: il fallimento è il sintomo, non la causa. Se (per esempio) la banca ha investito nella costruzione di immobili rimasti invenduti, il danno consiste nelle risorse (tempo, materiali etc) consumati inutilmente da tale lavoro. Non esiste trucco monetario che permetta di tornare indietro nel tempo ed impedire tale spreco di risorse.
Il rischio di contagio dipende dall’esistenza o meno di investimenti fallimentari messi in atto dalle altre banche. Se una banca è solida, cioè ha avuto una condotta prudente, non ha nulla da temere. Non avrebbe alcun senso che i suoi clienti corressero a richiedere i soldi dei loro conti correnti. Per quale motivo logico dovrebbero farlo? L’unico motivo sarebbe la presenza di perdite tali da mettere a repentaglio la situazione finanziaria dell’ istituto di credito, dunque non si tratterebbe affatto di una banca solida. Questo dice il buon senso. Questo dicono le evidenze storiche (interessante, da questo punto di vista, il terzo capitolo di “Abolire le banche centrali” – Kevid Dowd). Del resto, una banca che volesse rassicurare i propri clienti potrebbe semplicemente far revisionare i propri conti da una terza parte esperta in tali pratiche.
Infine, l’idea che nuove regole o un maggiore controllo politico possano evitare il ripetersi di crisi bancarie è altamente discutibile. Il controllo politico di MPS (o di altre banche italiane, spagnole e tedesche) non ha portato risultati particolarmente buoni, anzi. Le regole più efficaci, quelle di mercato, sono state messe fuori gioco da tempo. La minaccia di corse agli sportelli era un deterrente automatico e forte all’assunzione di rischi eccessivi da parte delle banche; è stata eliminata grazie all’assicurazione obbligatoria sui depositi. Un altro deterrente era la minaccia di perdite elevate per gli azionisti, ma grazie alla Consob e ai suoi arbitrari divieti sulle vendite è stato annacquato anche quello. Il fallimento, poi, viene escluso a priori per mezzo di varie garanzie (implicite e non) da parte dei Governi. Quindi le regole burocratiche non servono ad impedire le cattive condotte, ma solo a giustificare i successivi interventi di salvataggio. “Abbiamo rispettato tutte le regole che avete richiesto, quindi non è colpa nostra. E’ il capitalismo che tende a fallire”. Tutto vero, eccetto che non si tratta di capitalismo.

Di Weierstrass
Contributor EconomiaeLiberta.com
pz6l5rUB-F0
 

tontolina

Forumer storico
UN “BANCHIERE NERO” SEMPRE AL CENTRO DEGLI INTRIGHI - IL CAPO DI ROTHSCHILD ITALIA, ALESSANDRO DAFFINA, DA CONSULENTE DI SANTANDER HA “SUGGERITO” A MUSSARI LA LETTERA PER PROPORSI COME COMPRATORE DI ANTONVENETA - INTERROGATO DUE VOLTE A SIENA, FU PROTAGONISTA, CON GUIDO ROSSI, ANCHE DELLO SCANDALO DEI “FURBETTI DEL QUARTIERINO” CHE PORTO’ ALLE DIMISSIONI DI FAZIO - L’AMICIZIA CON ALEMANNO DAI TEMPI DELLA DESTRA GIOVANILE…

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