Monte Paschi SI (BMPS) gli affari di banca Monte dei Paschi (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Il crollo di Mps deciso a tavolino da tre fondi speculativi americani


Renzi: “Banca risanata, ora è un ottimo affare comprarla”

gianluca paolucci


inviato a siena
Il crollo di Mps deciso a tavolino da tre fondi speculativi americani - La Stampa



Una gigantesca operazione montata a tavolino da alcuni grandi hedge fund americani ha rischiato di affondare Monte dei Paschi. Sembra quasi la trama di un film: i tre giorni che hanno fatto tremare il governo e allarmato seriamente Bankitalia, Bce e sistema bancario italiano sono il frutto di una spericolata scommessa messa in piedi da almeno tre fondi speculativi americani dall’enorme dotazione finanziaria. Difficile sapere i nomi, dato che sono controparti molto importanti in tutte le sale operative. Alla base di tutto, secondo quanto ricostruito, il calcolo fatto sulla garanzia pubblica ipotizzata per le sofferenze di Mps la scorsa settimana. Una percentuale tra il 18 e il 20% a carico della Cdp. Indiscrezione che ha trovato conferma in ambienti governativi, con il Mef che tiene da tempo un canale aperto con alcuni grandi hedge fund per la partita della bad bank, nell’ottica di trovare acquirenti per i prestiti non performanti delle banche italiane.

L’OPERAZIONE
Fatti due conti,

dati i 24 miliardi di sofferenze nette della banca senese

e i circa 10 miliardi di patrimonio netto,
quella garanzia copre fino a 4/5 miliardi.

Ne mancano una decina e dunque l’equity (il capitale, ovvero le azioni) di Mps vale zero.

Da qui l’operazione: scommessa al ribasso sul titolo, scommessa al rialzo sul Cds Italia nella convinzione che un dissesto o una risoluzione di Mps avrebbe portato all’aumento dello spread italiano, e pronti comprarsi le sofferenze Mps che, se la scommessa fosse risultata vincente, avrebbe portato prezzi estremamente convenienti sulle quelle stesse sofferenze “coperte” dalla garanzia della Cdp.
A questo punto, però, c’è ancora un piccolo problema: il divieto di vendite allo scoperto imposto dalla Consob.

Problema facilmente aggirabile comprando da una delle banche «market maker» sulla Borsa Italiana delle opzioni Put sul titolo. A quel punto la banca deve “coprirsi” per le opzioni che ha venduto, e in qualità di market maker può vendere titoli allo scoperto senza incorrere in sanzioni per garantirsi sulle opzioni Put comprate dall’hedge fund.

Lunedì parte l’operazione e a Piazza Affari il titolo affonda. Contemporaneamente lo spread dell’Italia torna a salire, con balzi come i venti punti registrati nella seduta di martedì. Mercoledì è forse la giornata peggiore: il titolo affonda fino al 22%. Alla fine Mps vale poco più di 1,5 miliardi di euro. La terza banca del Paese vale quanto Iren, la multiutility del Nord Ovest. Poco più di Cerved, che fornisce dati e informazioni societarie. La metà dei piumini di Moncler.

IL CAMBIO
Poi mercoledì pomeriggio succede qualcosa. Il Tesoro fa sapere ai suoi interlocutori che la situazione è cambiata. La garanzia non sarà della Cdp ma direttamente del Tesoro, che mette sul piatto 40 miliardi di euro. Sarà attivata caso per caso, a richiesta delle banche, e la quantità di copertura dipenderà dal fabbisogno dei singoli istituti.

Ecco che la scommessa non vale più.

Nella seduta di ieri sono partite le ricoperture, con massicci acquisti di titoli e il prezzo che sale del 43% e chiude a 0,73 euro dai 51 centesimi della vigilia.

La capitalizzazione torna a 2,14 miliardi e tutti possono tirare un respiro di sollievo.
Il titolo scambia l’8% del capitale.

Il Governo, con il premier Matteo Renzi che la definisce risanata e «un ottimo affare» per l’eventuale compratore.

Bankitalia e Bce, allarmate da una crisi bancaria dagli esiti imprevedibili per tutti. La banca stessa, che intanto in un’ottica di trasparenza per rassicurare mercato e correntisti ha deciso di anticipare al 28 gennaio i conti del 2015 previsti per il 5 febbraio.
 

tontolina

Forumer storico
Mps, pm chiede 8 anni per Mussari e Vigni, oltre 400 mln euro a testa a Deutsche e Nomura
16 mag
MILANO, 16 maggio (Reuters) – Al termine della requisitoria al processo Mps in corso al Tribunale di Milano, il pubblico ministero Giordano Baggio ha chiesto la condanna a otto anni di reclusione per l'ex presidente della banca Giuseppe Mussari e per l'ex direttore generale Antonio Vigni, oltre a 4 milioni di euro di multa a testa, e 6 anni e 1,5 milioni per l'ex responsabile dell'area finanza Gianluca Baldassarri.

Il pm ha inoltre chiesto la confisca di 441 milioni di euro a Deutsche Bank (sede centrale, mentre per la sede di Londra ha chiesto l'assoluzione) e di 445 milioni di euro per Nomura, considerati il provento del reato.

Su 13 persone imputate, è stata chiesta l'assoluzione solo per due ex funzionari di Deutsche, Ivor Scott Dumbar e Matteo Vaghi, mentre per tutti gli altri, a parte gli ex vertici Mps, la procura ha chiesto condanne fino a sei anni di reclusione.

Dalla prossima udienza prenderanno il via le arringhe difensive dei legali di tutti gli imputati.

Al centro del processo, i cui atti sono stati trasmessi dalla procura di Siena a quella di Milano per competenza nel 2015, ci sono presunte irregolarità in operazioni finanziarie che, dal dicembre 2008 al settembre 2012, sarebbero servite a occultare le perdite causate dall'acquisto di Antonveneta, costata circa 10 miliardi di euro nel 2008.

I capi di imputazione vanno dalle false comunicazioni sociali all'aggiotaggio all'ostacolo all'Autorità di vigilanza, cioè a Consob e Bankitalia. Sul banco degli imputati, come detto, ci sono 13 persone – oltre agli ex vertici Mps anche sei ex dirigenti Deutsche Bank e due ex manager di Nomura – e tre società: Nomura e la sede di Londra e la sede centrale di Deutsche. La banca senese uscì dal processo con un patteggiamento nel 2016.

Oggetto del processo, in particolare, sono state le operazioni sui derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh e sulla cartolarizzazione Chianti Classico. Tutte operazioni che secondo l'accusa sarebbero state utilizzate per nascondere perdite per oltre 2 miliardi di euro.

Tutti gli imputati hanno sempre respinto gli addebiti, sostenendo che non ci fu nessun ostacolo alle autorità di vigilanza, perché nulla fu occultato delle operazioni, e nessun trucco contabile, perché i principi contabili su come registrare le operazioni sarebbero stati conformi a quanto prescritto da Bankitalia e Consob.

(Redazione Milano, [email protected], +390266129720, fax +3902 801149, Reuters messaging: [email protected])
 

Users who are viewing this thread

Alto