Monte Paschi SI (BMPS) gli affari di banca Monte dei Paschi (1 Viewer)

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o faranno adc x venderla ad inv esteri o interviene cdp attraverso poss.fusione banco posta.vedremo.cordialita' .attenzione al prestito titoli
 

tontolina

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Declassate le Banche italiane tranne MPS: visto che le società di rating sono oneste,

Declassate le Banche italiane tranne MPS: visto che le società di rating sono oneste, corrette ed obiettive?

Declassate le Banche italiane tranne MPS: visto che le società di rating sono oneste, corrette ed obiettive? | Rischio Calcolato


Con notevole delicatezza e perspicacia, Fitch ha declassato quattro grandi banche italiane, ma ha conservato intatto il rating di Monte Paschi Siena, fiore all’occhiello del sistema bancario nazionale. Fulgido esempio di trasparenza gestionale, ovviamente perché di proprietà del Partito Democratico.

I maligni potrebbero pensare che sia per questo motivo che la stampa nostrana socialmente avanzata non abbia innalzato terribili lai e ben si sia guardata dal ripetere che le Società di Rating sono serve del kapitalismo aggressivo che trama la nostra rovina per soddisfare i suoi biechi e bassi interessi. Affamatore del proletariato, e via quant’altro.

Vedete quante cose possono accadere quanto la direzione generale passa ad un massone?
Il sordido é santificato. I ciechi vedono, i sordi odono, gli storpi camminano spediti, i morti resuscitano. I debiti sublimano.Ma poi, finiamola una buona volta di ripetere il ritornello che Mps é fallito: Chi lo ripetesse sarebbe davvero inaffidabile, come ben dice Santa Annunziata.

Anche Montepaschi Siena é diventato una banca solida e solvibile.
E tutto a costo zero!
Non mi venite a dire che non esistono i miracoli. Bersani santo, e subito!

Sole24Ore. 2013-03-19. Scure di Fitch sulle banche italiane: declassate Unicredit, Intesa, Agos e Bnl.
Dopo il declassamento dell’Italia, Fitch ha rivolto la propria attenzione alle banche italiane e «per riflettere l’impatto diretto del calo del rating dell’Italia» a BBB+ con outlook negativo dell’8 marzo scorso, ha declassato il rating a lungo termine Idr di Intesa SanPaolo e Unicredit a BBB+ da A- e il viability rating (Vr) a bbb+ da a-. L’outlook è negativo. I rating a breve dei due istituti di credito sono stati invece confermati a F2 e il rating di supporto a 2.
Abbassati anche il rating del debito a lungo Idr di Agos Ducato e Banca Nazionale del Lavoro ad A- da A con outlook negativo. Confermati invece i debiti a breve di queste due banche.
Confermati invece i rating di Mps e Banco Popolare, che hanno visto però il loro outlook passare da stabile a negativo.

FinanzaOnLine. 2013-03-18. Focus di Fitch sulle banche italiane: tagliato giudizio su Intesa e UniCredit.
Fitch non perde tempo e, dopo il downgrade del merito di credito sovrano annunciato lo scorso 8 marzo, taglia anche Intesa Sanpaolo e UniCredit. L´agenzia di rating, che a causa del risultato “inconcludente” delle elezioni del 24-25 febbraio aveva ridotto la valutazione sul nostro Paese, oggi ha annunciato di aver allineato il giudizio sulle due maggiori banche italiane portandolo a “BBB+” dal precedente “A-” con prospettive “negative”. Confermato a “F2″ il rating di breve.
Invariato a “BBB” il giudizio su Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare, Iccrea e Ubi Banca anche se l´outlook sulle prime due da “negativo” passa a “stabile”. La conferma è da ricondursi al fatto che a dispetto della minore capacità dell´Italia “di fornire supporto alle due banche -si legge nella nota emessa da Fitch- la propensione a sostenere il comparto resta alta”. Ridotta infine la valutazione, da “A” ad “A-”, su Agos Ducato e Banca Nazionale del Lavoro.
Su Intesa e UniCredit pesa il deterioramento del contesto macro
Il downgrade di Intesa Sanpaolo “riflette la view che il profilo creditizio della banca è strettamente legato a quello sovrano [...] a causa dell´esposizione ai bond sovrani e al deterioramento del contesto macroeconomico“. “Quindi -continua il comunicato- il rating di Intesa Sanpaolo non può essere superiore a quello dell’Italia”. “Nonostante il moderato grado di diversificazione internazionale, il core business è italiano e rappresenta il primo driver per il rating”, riporta la nota.
Segno meno anche per il giudizio su Piazza Cordusio, “che a dispetto della significativa diversificazione geografica” presenta “una forte correlazione” con l´andamento dell´economia del Bel Paese.
Nel caso di Intesa, “la redditività della banca e la qualità degli asset rimarranno sotto pressione a causa dell´outlook negativo sull´andamento macro”, mentre la più internazionale UniCredit potrebbe, nel caso in cui il rating italiano dovesse essere tagliato nuovamente, “essere valutata un notch al di sopra del giudizio sovrano”.
 

tontolina

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tontolina

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CLAMOROSO: I MAGISTRATI SCOVANO IN INGHILTERRA LE PROVE CHE INCHIODANO TUTTI I VERTICI DI MPS, MA PROPRIO TUTTI!





giovedì 11 luglio 2013
ROMA - A pochi giorni dalla chiusura della indagini preliminari, arriva ad una svolta l'inchiesta della Procura di Siena sull'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps: il pm senese Aldo Natalini, accompagnato da ufficiali della Guardia di Finanza, ha compiuto una rogatoria in Gran Bretagna, trovando conferme significative alle argomentazioni dell'accusa, con conseguente aggravamento della posizione degli indagati.
Alla presenza di magistrati inglesi e assistito da un ufficiale della Guardia di Finanza di collegamento tra Italia e Gb e da militari del nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle, il pm Natalini ha interrogato alcuni funzionari di JP Morgan sull'operazione di acquisizione di Antonveneta e sull'emissione del Fresh da un miliardo indicato dai vertici della banca senese come aumento di capitale.
I funzionari di JP Morgan - secondo quanto e' trapelato - avrebbero confermato i sospetti dei pm e della Guarda di Finanza, spiegando che quel Fresh era in realta' consistito in un prestito vero e proprio e non in un aumento di capitale. Tale finanziamento e i contratti collegati (indemnity) - sempre secondo l'accusa - sarebbero stati sempre tenuti nascosti agli organi di vigilanza.


La rogatoria in Gb - che ha fatto seguito ad un'altra rogatoria compiuta di recente in Spagna - potrebbe essere stata uno degli ultimi atti prima della chiusura delle indagini preliminari, che dovrebbe avvenire entro fine mese, sulle presunte irregolarita' relative all'acquisizione di Antonveneta, che Mps compro' nel 2008 pagando 9,3 miliardi di euro al Banco Santander di Emilio Botin che, solo 3 mesi prima l'aveva comprata per 6,6 mld.


Gli indagati dovrebbero essere una ventina: tra questi i nomi principali sono quelli dell'ex presidente e dell'ex dg del Monte,
Giuseppe Mussari e Antonio Vigni,
dell'ex responsabile dell'area finanza Gianluca Baldassarri (l'unico tra gli indagati in carcere ormai da oltre 3 mesi)
e, tra gli ultimi iscritti nel registro degli indagati, l'ex manager executive per Europa e Medioriente di banca Nomura Sadeq Sayeed
e l'ex responsabile per l'Italia dell'istituto giapponese Raffaele Ricci.


Sono stati sequestrati complessivamente beni per oltre 40 milioni, anche se quello piu' pesante (1,8 mld) chiesto per Nomura ha avuto uno stop dal gip e ora occorrera' attendere il riesame e, quasi certamente, la Cassazione.
Dall'inchiesta principale sono derivati anche altri filoni investigativi, tuttora all'esame della procura di Siena.


Tra questi, quello relativo alla cosiddetta 'banda del 5%', la percentuale che, per l'accusa, Baldassarri e alcuni personaggi a lui legati (dentro e fuori la banca) si sarebbero fatti dare da chi voleva fare affari con il Monte; e quello per la ristrutturazione del derivato Alexandria - operazione fatta con Nomura che per i magistrati nasconde i reati di usura e truffa aggravate - e su altri prodotti finanziari simili.


Sembrano destinati ad una richiesta di archiviazione altri due filoni investigativi dei pm senesi: quello su un'ipotesi di insider trading (aperta i primi di marzo dopo una denuncia dei nuovi vertici di Mps) e quello sulla morte di David Rossi, l'ex capo area comunicazione gettatosi dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni la sera del 6 marzo scorso.
A Siena, intanto, il nodo dell'abolizione del tetto di voto del 4% per i soci Mps, che l'Assemblea della banca dovra' votare il 18 luglio, approda prima in Consiglio comunale e surriscalda gli animi delle forze politiche. (ANSA).
 

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Monte Paschi: indagato il pm Natalini, spiegava al telefono come difendere il PD

Pubblicato da ImolaOggi CRONACA, NEWS ago 7, 2013
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7 ago – Le gravi confidenze con l’amico avvocato Samuele De Santis (arrestato per uno scandalo nella Tuscia) su come procedessero le indagini sulla Banca senese. L’avviso di garanzia sarebbe stato consegnatogli dal procuratore di Viterbo Massimiliano Siddi davanti all’allibito omologo di Siena, Tito Salerno. Il tutto è stato tenuto, ovviamente, sotto silenzio
Quando Marcello Veneziani, su “il Giornale” di lunedì scriveva “chi tocca la sinistra muore” (parlando in quel caso della condanna a Silvio Berlusconi) certamente lo affermava con cognizione di causa, ma senza sapere che aveva davvero ragione da vendere.
C’è uno scandalo giudiziario che sta scuotendo una tranquilla cittadina del centro Italia. Quello riguardante la più antica banca del Paese, il Monte dei Paschi di Siena. La vicenda si ingigantisce un po’ di più ogni giorno. E la cosa è di per sé inevitabile. Ma, siccome riguarda il più “rosso” degli istituti di credito, si racconta forse solo un terzo di quanto si dovrebbe.
Esiste, anzi esisterebbe, infatti uno scandalo nello scandalo che alberga nella Procura della Repubblica di Siena, coinvolgendo uno dei pm titolari delle indagini su Mps e che si chiama Aldo Natalini. Bene, pare che il magistrato sia stato raggiunto da un avviso di garanzia, per violazione del segreto istruttorio, perché avrebbe serenamente chiacchierato al telefono dell’inchiesta che coinvolge i vertici dell’Istituto di credito senese, oltre che quelli del Pd. Ma andiamo con ordine.
“Genio e sregolatezza” Più di un anno fa, nell’inverno del 2012, un’inchiesta giudiziaria della Procura di Viterbo fa emergere un sistema di appalti truccati nel capoluogo laziale. L’indagine viene chiamata “genio e sregolatezza”. Lo scorso maggio viene arrestato addirittura un avvocato, Samuele De Santis. L’accusa per lui è pesantissima: estorsione e falso. Cosa c’entra però un legale viterbese con lo scandalo color “rosso terra di Siena”? Ve lo spieghiamo subito. Perché mentre la procura laziale indaga sugli appalti truccati in città, pensa bene di intercettare uno dei principali indiziati, cioè lo stesso De Santis. Il quale ha frequentato la facoltà Giurisprudenza niente meno che con Natalini. Proprio quel pm che segue l’inchiesta Mps. I due non solo sono coetanei e colleghi di studi, ma anche intimi amici. Così capita che, nel corso di una telefonata fra i due, Natalini racconti per filo e per segno alcuni retroscena dello scandalo che sta travolgendo il Monte dei Paschi. Ma c’è di più e c’è di peggio.
Chiacchiere fra vecchi amici Forte del fatto che crede di star semplicemente facendo una chiacchierata fra amici, il pm senese parla apertamente delle strategie legali che si potrebbero intraprendere nel caso venissero coinvolti nell’inchiesta anche i vertici del Partito Democratico. Spiegando, da un punto di vista strettamente giuridico, quali sarebbero le eventuali eccezioni cui fare ricorso laddove le indagini andassero a colpire l’alta dirigenza del Pd. Quindi Natalini non solo spiega come si possa difendere Giuseppe Mussari e Fabrizio Viola, ma anche tutti i membri dei “democrat” che direttamente o indirettamente influenzano le sorti della Banca “rossa”. Il pm si sarebbe anche fatto sfuggire anche qualche considerazione in merito alla legittimità del “modus operandi” del pool senese nel corso delle indagini su Mps.
Il precedente Nei giorni scorsi era già stato reso noto di come il Gip titolare dell’inchiesta sul Monte Paschi, Ugo Bellini, avesse sempre negato l’autorizzazione ad intercettare i principali indagati. Ivi compreso il sindaco di Siena Franco Ceccuzzi. Il primo cittadino che ha ricostruito per filo e per segno le riunioni dei “big” del centrosinistra nei quali si discuteva dell’amministrazione del Monte dei Paschi. E c’erano proprio tutti: da Piero Fassino a Francesco Rutelli, passando per Massimo D’Alema e Walter Veltroni. In un passaggio si parla perfino di Pierluigi Bersani.
L’avviso di garanzia Ma torniamo per un attimo alla telefonata che ha incastrato il pm sense. Stando a quanto sostengono fonti bene informate, il magistrato che ha indagato sull’avvocato De Santis, il procuratore di Viterbo Massimiliano Siddi (lo stesso che ha interrogato Franco Fiorito in un’indagine connessa a quella principale che aveva coinvolto il “batman” della Regione Lazio) ha ritenuto di dover approfondire la vicenda. E ha preso così a cuore le dichiarazioni di Natalini, da iscriverlo nel registro delle notizie di reato con l’ipotesi di violazione di segreto istruttorio. Poi, il capo dei pm viterbesi avrebbe anche personalmente consegnato l’avviso di garanzia a Natalini proprio davanti al procuratore capo di Siena Tito Salerno. Il tutto, ovviamente, senza che la stampa ne sapesse niente. Natalini avrebbe scelto come difensore l’avvocato e docente di diritto penale David Brunelli, del foro di Perugia. Il quale, però, non è raggiungibile. Almeno al telefono del suo studio.
Ora, se queste indiscrezioni venissero confermate, lo scandalo sarebbe talmente grave ed eclatante da minare le fondamenta dell’inchiesta Mps. Insomma, la bomba “rossa” potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Federico Colosimo - ilgiornaleditalia
 

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I
I manager della Montepaschi che finanziavano le casse del Pd: nomi, cognomi, cifre dello scandalo

Sulla base di atti in possesso sia della Guardia di Finanza sia della magistratura che sta indagando sulle operazioni finanziarie del Monte dei Paschi di Siena, risulterebbero le seguenti emissioni di bonifici bancari a favore del Partito Democratico: da parte di Giuseppe Mussari, presidente della banca, un versamento di 246.000 euro; da parte del vice-presidente della banca, Ernesto Rabizzi, 125.000 euro; da parte di Saverio Carpinelli, presidente della società “Monte dei Paschi di Siena Capital Service”, la cifra di 176.063 euro destinata nello specifico alla federazione del Partito Democratico di Siena; da parte di Riccardo Margheriti, presidente di “Monte dei Paschi di Siena Banca Verde” la cifra di 132.890 euro con la specifica destinazione per investimenti nel settore della green economy a fronte dei quali non esiste nessuna fattura emessa; da parte di Alessandro Piazzi, consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la cifra di 161.400 euro. Cifre che risultano incassate manon sono state immesse nel bilancio del Pd, quindi non si può sapere per quale motivo e a quale titolo siano stati versati questi soldi al partito.
Risulta inoltre agli atti che il presidente del Monte dei Paschi di Siena abbia provveduto a far avere al gruppo politico Ds, nell’arco di dieci anni dal 1999 al 2009, la cifra complessiva di 682.000 euro, eppure tale cifra non risulta iscritta in bilancio né in uscita presso la banca né in entrata presso il gruppo DS, tuttora esistente nonostante sia estinto. E che il presidente della fondazione bancaria abbia “personalmente” versato la cifra di 703.000 euro alla federazione del Pd di Siena. Altri 23 attuali o ex manager del Monte dei Paschi di Siena hanno versato negli anni
la bellezza di 2 milioni di euro al partito.
Un sistema di finanziamento basato su una regola molto semplice: il Pd manda i suoi uomini nei cda di aziende pubbliche e private, in cambio queste persone sono obbligate a destinare parte dei loro congrui guadagni alle casse del partito. Anche e soprattutto a Siena funziona così, il Pd non lo nasconde neppure, l’articolo 28 del regolamento finanziario del coordinamento territoriale di Siena del Partito Democratico recita infatti quanto segue:
Art. 28 – Doveri degli eletti, designati e nominati

Gli eletti e/o nominati presso enti pubblici e gli incaricati e designati presso altri soggetti pubblico o privati, ai sensi dell’ art. 23 comma 2 dello statuto nazionale nonché dall’ art. 36 comma 8 dello statuto regionale hanno il dovere di contribuire al finanziamento del partito, versando alla tesoreria una quota dell’indennità e degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta con i criteri e nella misura di cui ai successivi articoli. Il mancato o incompleto versamento del contributo previsto dal regolamento finanziario territoriale, è causa di incandidabilità a qualsiasi altra carica o e designazione da parte del Partito Democratico e comporta comunque l’applicazione di cui al successivo articolo 37, con le modalità ivi previste. Ai sensi e in applicazione del regolamento nazionale per il tesseramento, in osservanza del presente regolamento è giusta causa per la sospensione del rilascio dell’adesione il non aver adempiuto agli obblighi di contribuzione al partito stabiliti in questo regolamento.
Posti di lavoro e ricchi stipendi, a prescindere dalle competenze, in cambio di donazioni e finanziamenti a bonificare le casse del Pd. Pena il ricatto dell’incandidabilità a qualsiasi altra carica o designazione da parte del partito. Non è solo il “sistema Siena”, ma è proprio il modello finanziario-populista-assistenzialista del Pd, che ha fatto, fa e farà del clientelismo e del voto di scambio i propri cavalli di battaglia.
A Siena però qualcosa sta andando storto. Il crack della banca rischia di mandare sul lastrico pure le famiglie di risparmiatori che hanno investito sul titolo quotato in Borsa. Lo scandalo sta per scoppiare, pure a livello giudiziario. Bersani, prima di “sbranare” chiunque parli a ragion veduta di connivenze tra Pd e Mps, dovrà spiegare molte cose. A cominciare dalle donazioni da parte dei dirigenti e manager della banca nominati dal partito.

Fonte: Qelsi
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Sulla base di atti in possesso sia della Guardia di Finanza sia della magistratura che sta indagando sulle operazioni finanziarie del Monte dei Paschi di Siena, risulterebbero le seguenti emissioni di bonifici bancari a favore del Partito Democratico: da parte di Giuseppe Mussari, presidente della banca, un versamento di 246.000 euro; da parte del vice-presidente della banca, Ernesto Rabizzi, 125.000 euro; da parte di Saverio Carpinelli, presidente della società “Monte dei Paschi di Siena Capital Service”, la cifra di 176.063 euro destinata nello specifico alla federazione del Partito Democratico di Siena; da parte di Riccardo Margheriti, presidente di “Monte dei Paschi di Siena Banca Verde” la cifra di 132.890 euro con la specifica destinazione per investimenti nel settore della green economy a fronte dei quali non esiste nessuna fattura emessa; da parte di Alessandro Piazzi, consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la cifra di 161.400 euro. Cifre che risultano incassate manon sono state immesse nel bilancio del Pd, quindi non si può sapere per quale motivo e a quale titolo siano stati versati questi soldi al partito.
Risulta inoltre agli atti che il presidente del Monte dei Paschi di Siena abbia provveduto a far avere al gruppo politico Ds, nell’arco di dieci anni dal 1999 al 2009, la cifra complessiva di 682.000 euro, eppure tale cifra non risulta iscritta in bilancio né in uscita presso la banca né in entrata presso il gruppo DS, tuttora esistente nonostante sia estinto. E che il presidente della fondazione bancaria abbia “personalmente” versato la cifra di 703.000 euro alla federazione del Pd di Siena. Altri 23 attuali o ex manager del Monte dei Paschi di Siena hanno versato negli anni
la bellezza di 2 milioni di euro al partito.
Un sistema di finanziamento basato su una regola molto semplice: il Pd manda i suoi uomini nei cda di aziende pubbliche e private, in cambio queste persone sono obbligate a destinare parte dei loro congrui guadagni alle casse del partito. Anche e soprattutto a Siena funziona così, il Pd non lo nasconde neppure, l’articolo 28 del regolamento finanziario del coordinamento territoriale di Siena del Partito Democratico recita infatti quanto segue:
Art. 28 – Doveri degli eletti, designati e nominati

Gli eletti e/o nominati presso enti pubblici e gli incaricati e designati presso altri soggetti pubblico o privati, ai sensi dell’ art. 23 comma 2 dello statuto nazionale nonché dall’ art. 36 comma 8 dello statuto regionale hanno il dovere di contribuire al finanziamento del partito, versando alla tesoreria una quota dell’indennità e degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta con i criteri e nella misura di cui ai successivi articoli. Il mancato o incompleto versamento del contributo previsto dal regolamento finanziario territoriale, è causa di incandidabilità a qualsiasi altra carica o e designazione da parte del Partito Democratico e comporta comunque l’applicazione di cui al successivo articolo 37, con le modalità ivi previste. Ai sensi e in applicazione del regolamento nazionale per il tesseramento, in osservanza del presente regolamento è giusta causa per la sospensione del rilascio dell’adesione il non aver adempiuto agli obblighi di contribuzione al partito stabiliti in questo regolamento.
Posti di lavoro e ricchi stipendi, a prescindere dalle competenze, in cambio di donazioni e finanziamenti a bonificare le casse del Pd. Pena il ricatto dell’incandidabilità a qualsiasi altra carica o designazione da parte del partito. Non è solo il “sistema Siena”, ma è proprio il modello finanziario-populista-assistenzialista del Pd, che ha fatto, fa e farà del clientelismo e del voto di scambio i propri cavalli di battaglia.
A Siena però qualcosa sta andando storto. Il crack della banca rischia di mandare sul lastrico pure le famiglie di risparmiatori che hanno investito sul titolo quotato in Borsa. Lo scandalo sta per scoppiare, pure a livello giudiziario. Bersani, prima di “sbranare” chiunque parli a ragion veduta di connivenze tra Pd e Mps, dovrà spiegare molte cose. A cominciare dalle donazioni da parte dei dirigenti e manager della banca nominati dal partito.

Fonte: Qelsi
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