Monte Paschi SI (BMPS) gli affari di banca Monte dei Paschi (4 lettori)

tontolina

Forumer storico
SCANDALO
da La voragine nei conti di Deutsche Bank - ECONOMIA

La voragine nei conti di Deutsche Bank

Nel mirino di Stati Uniti e della Consob tedesca. Perquisita dalla polizia e invischiata nel buco Mps.
E ora anche in profondo rosso.


di Barbara Ciolli
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La Consob americana e tedesca alle costole, per speculazioni con mutui, tassi d'interesse e derivati. La Bundespolizei negli uffici, per sospetto di frodi fiscali e riciclaggio. Infine, un buco gigante di quasi 3 miliardi di dollari (2,2 miliardi di euro) in perdite appurate, solo nell'ultimo trimestre del 2012.
Se le rivelazioni alla Sec (l'autorità di controllo sulle società del governo americano) di tre dipendenti silurati si dimostrassero vere, potrebbe essere la punta dell'iceberg di un rosso abissale mascherato negli anni, pari a oltre 12 miliardi di dollari.
La Deutsche Bank, il maggiore gruppo bancario dell'Unione europea, resta un monolite della finanza in Germania. Ma è sempre meno difendibile e intoccabile, anche dagli inquirenti di Berlino. E non solo per il maxi-derivato Santorini da 1,5 miliardi di euro, disegnato su misura nel 2008 per il Monte dei Paschi di Siena, così da coprire - speculandoci sopra - i bond in pancia all'istituto toscano.
NEL MIRINO DEGLI USA. I primi a incriminare la storica banca tedesca, dalla gestione sempre più americana, sono stati il Tesoro e le autorità di vigilanza degli Usa. Mastini con cui il colosso finanziario ha patteggiato multe miliardarie, ammettendo frodi fiscali e speculazioni sul mercato immobiliare statunitense, esploso poi nel 2007 con la bolla dei mutui sub-prime (quelli cioè forniti senza sufficienti garanzie).
In collaborazione con la Financial services autority (Fsa) inglese, su Deutsche Bank indaga anche il Fbi, per far luce sulla manipolazione internazionale del Libor, il tasso medio d'interesse cui le banche si prestano denaro sulla piazza di Londra. Uno scandalo gemello a quello dell'Euribor (il tasso interbancario in euro), per il quale, a gennaio 2013, anche l'autorità di controllo finanziaria tedesca Bafin ha ordinato approfondimenti verso l'istituto di credito di Francoforte.
Si indaga per riciclaggio, frode sui derivati e manipolazione dei mercati

(© Epa) Circa 500 gli agenti tedeschi, impegnati nella perquisizione di Deutsche Bank.

Nel mirino degli investigatori c'è il tandem dei super-capi: lo squalo Anshu Jain, cresciuto nel quartier generale londinese dell'investment banking di Deutsche Bank, e il braccio destro Jürgen Fitschen, trait d'union con i poteri forti della Germania.
Entrambi in forze dell'istituto dopo l'uscita di scena, nel maggio 2012, dell'ex chief executive Josef Ackermann, i due boss negano la diretta responsabilità nelle irregolarità del gruppo. Attribuite invece, nelle indagini interne a trader e top manager ingordi e spericolati.
In realtà, a detta delle gole profonde e a giudicare dai nulla osta rilasciati dalla Commissione sui rischi globali del mercato di Deutsche Bank, almeno per il pacchetto Santorini, i vertici non potevano non essere a conoscenza delle manovre spregiudicate dei loro uomini.
IL BLITZ DELLA POLIZIA. Di questo sembrano esserne convinti anche gli inquirenti tedeschi. Sotto inchiesta in Germania - ma anche dal tribunale di Milano per un contratto con il Comune - per la vendita di pacchetti creativi e rischiosi di derivati sui tassi d'interesse swap a enti e aziende, diverse procure scavano per risalire al coinvolgimento dei piani alti dell'istituto in operazioni illecite.
A dicembre 2012, con uno spettacolare blitz, 500 agenti della polizia federale e tributaria hanno rastrellato gli uffici delle torri gemelle di Francoforte e le sedi periferiche di Berlino e Düsseldorf, disponendo cinque ordini di arresto, per un totale di 25 indagati per frode fiscale e riciclaggio, tra i quali spiccano il nome di Fitschen e di quello del responsabile finanziario del board Stefan Krause.
FRODE SULLE EMISSIONI. I reati sotto la lente dei magistrati risalgono a una falsa dichiarazione al fisco tedesco del 2009, per una truffa di oltre 230 milioni di euro, con il traffico internazionale di certificati dei titoli sulle emissioni di anidride carbonica.
Un anno prima, i poliziotti tedeschi avevano setacciato la stanza del dimissionario Ackermann, spediti in quel caso dai procuratori di Monaco di Baviera che indagano sulla bancarotta del gruppo Kirch. Un vecchia storia di coperture, nella quale i vertici del colosso bancario sono accusati di falsa testimonianza e corresponsabilità nel crac.
Una montagna di «collaterali» per coprire i buchi di bilancio

(© Dapd) I due capi di Deutsche Bank Anshu Jain e Juergen Fitschen, successori di Josef Ackermann.


Se la cessione a caro prezzo (6 miliardi di euro), nel febbraio 2012, delle filiali della Deutsche Post al gruppo di Francoforte ricorda l'acquisto salato del Monte dei Paschi di Antonveneta, ha fatto scalpore anche la notizia della voragine di perdite di 2,17 miliardi di euro, a bilancio negli ultimi tre mesi del 2012.
Certo, il rosso era atteso, sia per la crisi sia per le spese legali e le multe dei vari processi giudiziari. Ma è l'importo record del buco (nel quarto trimestre del 2011 limitato a 351 milioni di euro) e il dato che anche i profitti dell'istituto siano risultati al ribasso di oltre 2,5 miliardi di euro a spaventare gli analisti.
VIA 1.400 POSTI DI LAVORO. All'orizzonte, per Deutsche Bank si profila una sforbiciata di 1.400 posti di lavoro e una riduzione, fino al 2015, di 4,5 miliardi di costi annuali. In vista della pesante ristrutturazione, i circa 25 mila dipendenti tedeschi hanno dovuto rinunciare all'atteso aumento di stipendio.
Peccato che negli stessi giorni le cronache internazionali riferissero di 500 milioni di euro di utili, accumulati nel 2008 attraverso operazioni su tassi d'interesse come il Libor. Dai documenti interni, consegnati al Wall Street Journal da un ex dipendente della banca, non c'è prova che i soldi siano frutto di manipolazioni illecite. Ma certo i margini di guadagno nel comparto - e le possibili perdite - sono ampi.
Tra i lavoratori, comprensibilmente, ribolle il malcontento per la gestione disinvolta del gruppo. Con gli scandali sui bond della morte e su altri derivati ad alto rischio, venduti nelle filiali ai clienti tedeschi, anche tra i correntisti il crollo di fiducia verso Deutsche Bank era stato enorme.
VATICANO, ALLARME RICICLAGGIO. Per l'indagato Fitschen, la responsabilità del colpo all'immagine è tutta delle perquisizioni «disastrose». Ma continuare a nascondere la testa sotto la sabbia potrebbe portare all'implosione di un colosso, cresciuto oltre misura con le acrobazie della finanza.
Troppi occhi sorvegliano la Deutsche Bank. A Roma, Bankitalia vigila anche su un sospetto flusso di riciclaggio in Vaticano, attraverso pagamenti elettronici su bancomat e conti del gruppo tedesco. In Germania, incalzato da Bruxelles e dall'Eba (l'Autorità bancaria di vigilanza), il governo studia come risanare il sistema bancario. Spesso infarcito - come la storia di Deutsche Bank dimostra - di titoli tossici e conti truccati, attraverso una mole di «operazioni collaterali».
Citando tutte le inchieste, lo Spiegel ha chiamato questo castello di carta (e di miliardi volatilizzati) «il lato oscuro della Deutsche Bank». Che la misura, anche per la prima banca d'Europa, sia colma?
Giovedì, 31 Gennaio 2013
 

tontolina

Forumer storico
Monte dei Paschi di Siena: perdita colossale di 3,17 miliardi

di: WSI Pubblicato il 28 marzo 2013| Ora 17:41
Monte dei Paschi di Siena: perdita colossale di 3,17 miliardi





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Buco totale in 24 mesi: -7,9 miliardi. La banca senese, la piu' a rischio del sistema italiano, annuncia un bilancio 2012 ben peggiore rispetto alle stime, per le perdite sui prodotti strutturati (quelle su cui sta indagando la Procura). Il portafoglio titoli e derivati a fine dicembre ammonta a 38,4 miliardi, di cui 26,5 miliardi in Btp.
Esposizione debitoria netta verso la Bce: 27,5 miliardi. Ingrandisci la foto
La sede di Mps, il palazzo di Rocca Salimebrni



ROMA (WSI) - Banca Mps ha chiuso il 2012 con una perdita di 3,17 miliardi di euro dopo aver rettificato crediti per 2,7 miliardi e per effetto della contabilizzazione delle perdite sui prodotti strutturati di anni precedenti, su cui sta indagando la Procura di Siena.

Nel 2012 i costi sono calati del 3,7% mentre i ricavi sono in calo del 6,2%. I crediti deteriorati a fine dicembre ammontano a 17 miliardi, in crescita del 30% sul 2011. Lo si legge in una nota della banca senese al termine del consiglio di amministrazione.

Una media delle stime di analisti sentiti da Reuters indicava una perdita 2012 vicina a 2,5 miliardi dopo che nel 2011 la banca ha chiuso in rosso per 4,7 miliardi. (Reuters)

Complessivamente Mps ha una esposizione debitoria netta verso la Bce pari a 27,5 miliardi, su una esposizione complessiva netta nella raccolta interbancaria pari a 33,8 miliardi. E' quanto emerge dalla presentazione dei risultati di bilancio 2012 di Mps. (ASCA)

(ANSA) - MILANO, 28 MAR - Mps chiude il 2012 con una perdita netta di 3,17 miliardi dopo rettifiche su crediti, effettuate anche su pressing della Banca d'Italia, per 2,67 miliardi, di cui 1,37 miliardi nel solo quarto trimestre. Il rosso e' superiore alle attese degli analisti. Il portafoglio titoli e derivati a fine 2012 ammonta a 38,4 miliardi di euro in aumento di 1 miliardo rispetto al precedente esercizio con un'esposizione concentrata sui titoli di stato italiani.(ANSA).

(ASCA) - Siena, 28 mar - ''Ribadiamo l'intenzione di ridurre il nostro portafoglio immobilizzato compatibilmente con le condizioni di mercato''. Cosi' Fabrizio Viola, Ad di Mps, parlando del rilevante portafoglio di Btp del Monte dei Paschi (26,5 miliardi), le cui perdite avevano indotto l'Eba a richiedere alla banca senese un rafforzamento patrimoniale. La riserva Afs grazie al recupero dei titoli di Stato resta negativa a -2,6 miliardi, ma migliora rispetto a -3,2 miliardi del settembre 2011.

(ASCA) - Siena, 28 mar - ''E' un bilancio di svolta che rendiconta tutte le azioni di discontinutita'. E' stato un esercizio difficile per tutti. C'e' stata una accelerazione del piano industriale. C'e' un nuovo management, c'e' una nuova organizzazione. Prima di procedere sul percorso del piano triennale si e' proceduto in una operazione di trasparenza sui prodotti strutturati, la corretta contabilizzazione di alcune spese del personale relative a precedenti esercizi, nonche' la svalutazione degli avviamenti. Si e' concluso anche il rafforzamento patrimoniale''. Cosi' Fabrizio Viola, Ad del Monte dei Paschi di Siena, presentando i risultati del 2012 chiusi con una perdita di 3,17 miliardi.

Firenze , 28 mar. (TMNews) - "Il lavoro dal punto di vista della finanza si è concluso". Lo ha sottolineato l'amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, in conference call, riferendosi all'analisi dei prodotti finanziari effettuata dall'attuale dirigenza nei confronti della gestione precedente. "E' una notizia da valutare in modo positivo perché dà certezze per il futuro e -ha continuato Viola- ci consente di essere una delle banche, se non la banca, con la percentuale di illiquid assets cosiddetti più bassa del sistema. Questa categoria di titoli pesa per lo 0,13% contro la media dello 0,9 per i principali concorrenti domestici".

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Il CDA approva i risultati al 31 dicembre 2012

28 Marzo 2013 h.17:40

Risultati reddituali condizionati dal difficile contesto macroeconomico e da importanti elementi straordinari e di discontinuità

Accelerata l’execution delle azioni di Piano Industriale finalizzate al miglioramento dell’efficienza operativa.

Apportate le correzioni ai saldi contabili precedenti delle operazioni strutturate e dei costi del personale.

Forte impegno del management a riqualificare le basi per il futuro:
· Solida base patrimoniale: Core Tier 1 all’11,3% proforma[1] vs 9,4% media competitors[2]
· Elevato NPL coverage: 57,9% vs 51,3% media competitors2
· Miglioramento profilo di liquidità: L/D ratio a 105 bps da 107 bps di settembre
· Riduzione delle attività finanziarie -11,4% a/a
· Riduzione degli attivi di livello 3 (-40% a/a); livello più basso tra le principali banche italiane
· Completato l’audit sul portafoglio finanza · Forte contenimento costi: -3,7% a/a vs -2,7% a/a media competitors2
· Risultato netto negativo per € 3,17 miliardi post svalutazioni avviamenti e intangibili

Prime positive evidenze dalle azioni di Piano Industriale:
· Concluso il riassetto organizzativo con la realizzazione del progetto "unica rete" con l’approvazione della fusione di Banca Antonveneta e MPS Gestione Crediti Banca in Banca Monte dei Paschi e la cessione di Biverbanca
· Aumento delle quote di mercato dei prodotti Bancassurance (a 8,66% in crescita di 194 bps rispetto al 31/12/2011)
· Chiuse 200 filiali, 50% del target 2015 del Piano Industriale
· Uscita anticipata dal servizio di oltre 1.000 dipendenti e concordata l’uscita di ulteriori 660 entro luglio 2013. Attivazione del Fondo di Sostegno al Reddito prevalentemente finanziato con riduzioni ‘one off’ del costo del lavoro attraverso la ‘solidarietà’
· Avviato nuovo processo di revisione della spesa che prevede (ad oggi) un recupero di efficienza sulle Altre Spese Amministrative per il 2013 di circa € 130 milioni

Utile influenzato da un contesto di mercato eccezionalmente difficile e da numerose poste non ricorrenti.
· In calo i ricavi (-6,2% a/a) sia per effetto della riduzione del margine di interesse (-18,1% a/a) che sconta il brusco calo dei tassi di mercato e, nel quarto trimestre, la contabilizzazione degli interessi sul Tremonti Bond e i mutati criteri di consolidamento di Banca Popolare di Spoleto a seguito del venir meno del controllo congiunto, sia per effetto della riduzione delle commissioni nette (-7,4% a/a) che scontano prevalentemente i costi della garanzia governativa necessaria per l’accesso alle operazioni di rifinanziamento in BCE (LTRO), a fronte di una lieve crescita delle componenti commerciali
· Oneri operativi in calo del 3,7% a/a grazie alle manovre sul personale sia in termini di dimensionamento che in termini di efficientamenti contrattuali
· Rettifiche su crediti in crescita a € 2,7 miliardi con tasso di provisioning pari a 188 bps nel quadro di una politica degli accantonamenti coerente con il contesto economico
· Coperture dei crediti in sofferenza al 57,9%, in crescita di 250 bps rispetto al 31/12/2011 in considerazione del perdurare della crisi e delle incertezze sulle prospettive future
· Oneri di ristrutturazione/Oneri una tantum pari a € 311 milioni da ricondurre agli incentivi agli esodi del personale in esubero (per una significativa parte recuperabili nel prossimo triennio con iniziative di solidarietà già contrattualizzate) a seguito dell’accordo con le organizzazioni sindacali, all’uscita di 106 dirigenti e agli accantonamenti a fronte della chiusura di circa 400 filiali prevista dal Piano Industriale · Risultato netto negativo per € 3,17 miliardi post svalutazioni complessive per circa € 1,6 miliardi, di cui € 1,5 miliardi per avviamenti e circa € 110 milioni su intangibili

Migliora la struttura patrimoniale del Gruppo ed il profilo di liquidità
· La dinamica della raccolta diretta ha risentito della flessione della raccolta con controparti istituzionali mentre si è mantenuta sostanzialmente stabile la raccolta commerciale (-1,6% a/a)
· In calo gli impieghi (-1,6% a/a), con riduzione concentrata sui mutui (-9% a/a), da mettere in relazione sia al ciclo economico recessivo che alla forte attenzione posta al tema della liquidità
· In forte crescita la posizione di counterbalancing capacity a circa € 16,5 miliardi (€ 9,5 miliardi a dicembre 2011)
· Tier 1 ratio all’11,9% proforma, Core Tier 1 all’11,3% proforma[3]

Siena, 28 Marzo 2013 – Il Consiglio di Amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena SpA ha approvato oggi i risultati dell’esercizio 2012.

Nel 2012 il Gruppo Montepaschi ha operato in un contesto di mercato straordinariamente difficile caratterizzato da un progressivo rallentamento della crescita economica e dall’acuirsi della crisi del debito sovrano nell’area Euro che ha determinato un brusco aumento degli spread creditizi e la chiusura dei mercati interbancari ed istituzionali, innescando al contempo una spirale negativa sulle quotazioni di borsa e dei titoli di stato italiani. I tassi di interesse hanno registrato una forte discesa (l’Euribor ad 1 mese è diminuito nell’anno di circa 90 bps, raggiungendo il minimo attorno agli 11 bps) e le curve per scadenza si sono notevolmente appiattite. Per le banche italiane, le condizioni di raccolta sui mercati all’ingrosso si sono confermate molto difficili per gran parte dell’anno, pertanto le operazioni di rifinanziamento a lungo termine con garanzia statale, attivate dalla BCE nel primo trimestre 2012 (LTRO), hanno significativamente contribuito a garantire la liquidità del sistema. La sfavorevole congiuntura, unitamente al permanere dell’instabilità finanziaria e ad un ridotto clima di fiducia delle imprese e delle famiglie, hanno determinato un eccezionale peggioramento della qualità del credito: a ottobre, a livello di sistema bancario, la quota dei prestiti alle imprese in temporanea difficoltà (esposizioni incagliate e ristrutturate) sul totale dei finanziamenti ha raggiunto quasi l’8%.

Tale scenario ha fortemente condizionato l’attività dell’intera industria bancaria e ha avuto notevoli ripercussioni sulle dinamiche patrimoniali e reddituali del Gruppo Montepaschi.

I risultati di conto economico di Gruppo nell’esercizio 2012

Nell’esercizio 2012 il Gruppo Montepaschi ha conseguito un Margine della gestione finanziaria e assicurativa di circa € 4.995 milioni, in calo del 6,2% rispetto al 2011, con un contributo del 4° trimestre 2012 di circa € 778 milioni (-44,7% sul 3° trimestre 2012). Più in dettaglio:

· Il Margine di interesse è risultato pari a circa € 2.830 milioni, in flessione del 18,1% sull’anno precedente, con un contributo del 4° trimestre di circa € 435 milioni, in calo del 40% rispetto al 3° trimestre 2012. La dinamica dell’aggregato risente di alcuni elementi di discontinuità sopraggiunti nel 4° trimestre 2012, tra i quali si evidenziano:
- la contabilizzazione degli interessi sui c.d. Tremonti Bond per l’intera quota di competenza 2012 (pari a circa € 171 milioni);
- l’eliminazione della commissione di istruttoria urgente e la modifica della modalità di calcolo degli interessi in caso di sconfinamento[4];
- i mutati criteri di consolidamento di Banca Popolare di Spoleto a seguito del venir meno del controllo congiunto.
Al netto di tali fattori, la variazione trimestrale dell’aggregato si attesterebbe attorno a -5%, imputabile prevalentemente alla flessione dei tassi di mercato (Euribor 1 mese medio del 4° trimestre 2012 attorno a 11 bps, in riduzione di ulteriori 5 bps rispetto al valore medio registrato nel 3° trimestre 2012), parzialmente compensata da un effetto volumi positivo collegato soprattutto alla ricomposizione delle masse, in impiego e raccolta, verso forme a breve termine più remunerative. La variazione rispetto al 31/12/2011 si porterebbe, invece, a -11% da attribuire, anche in questo caso, alla contrazione dei tassi di mercato (calo dell’Euribor 1 mese medio 2012 di circa -86 bps rispetto a quello 2011), cui si aggiunge un effetto volumi negativo riconducibile prevalentemente alla diminuzione dell’attivo fruttifero.

· Le Commissioni nette pari a circa € 1.633 milioni, hanno registrato una flessione del 7,4% sull’anno precedente con un contributo del 4° trimestre di € 383 milioni (-7,3% sul 3° trimestre 2012). L’evoluzione rispetto al 2011 risente prevalentemente degli oneri connessi alla raccolta istituzionale (in particolare commissioni garanzia governativa per l’accesso alle operazioni di rifinanziamento a lungo termine sulla BCE, c.d. LTRO). Registrano, invece, una lieve crescita i proventi netti correlati all’attività commerciale grazie alle componenti relative alla gestione del risparmio (aumentano, soprattutto, le commissioni per servizi di gestione, intermediazione e consulenza; quelle di distribuzione di prodotti, in particolare gli assicurativi; quelle correlate all’attività di ricezione e trasmissione di ordini), parzialmente compensate dalla riduzione dei proventi netti da servizi, che risentono prevalentemente della ridotta domanda di finanziamenti.

· Per quanto riguarda i Dividendi, proventi simili e utili (perdite) delle partecipazioni, il saldo è risultato positivo per € 75,1 milioni (€ 70,8 milioni nel 2011; € 18,5 milioni il contributo del 4° trimestre 2012), riconducibili soprattutto agli utili delle partecipazioni consolidate al patrimonio netto al cui interno il contributo del comparto assicurativo di AXA-MPS è di circa € 69 milioni.

· Il Risultato netto da negoziazione-valutazione-riacquisto di attività/passività finanziarie si è attestato a circa € 454 milioni, rispetto ai € 72 milioni del 31/12/2011. All’interno dell’aggregato:
- il Risultato di negoziazione positivo per € 118,7 milioni (€ -103,6 milioni al 31/12/2011), da riconnettere alle opportunità offerte dai mercati finanziari nel corso del 2012;
- il Risultato da cessione/riacquisto di crediti e passività/attività finanziarie disponibili per la vendita, pari a circa € 218 milioni (€ 171 milioni al 31/12/2011) riconducibile prevalentemente alla plusvalenza realizzata a seguito dell’operazione di offerta pubblica di scambio conclusa nel mese di luglio[5];
- il Risultato netto delle attività/passività finanziarie valutate al fair value pari a € 117 milioni (€ 4,7 milioni al 31/12/2011) quale effetto della diminuzione di valore di alcune obbligazioni subordinate di BMPS collocate presso clientela istituzionale.
Nel 4° trimestre 2012 il risultato netto da negoziazione-valutazione-riacquisto di attività/passività finanziarie è stato negativo per circa € 60 milioni, scontando soprattutto l’aggiornamento (contemplato anche dal nuovo impianto normativo prudenziale CRD IV e in linea con la "best practice" di mercato) del c.d. Credit Value Adjustment a fronte della componente di rischio di controparte relativa al fair value dei derivati OTC non collateralizzati, ad integrazione della svalutazione collettiva precedentemente adottata dal Gruppo.

· Il Risultato netto dell’attività di copertura è positivo per € 3,1 milioni (€ -32,2 milioni nel 2011), con un contributo di € 1,6 milioni nel 4° trimestre 2012.

Le Rettifiche nette di valore per deterioramento di crediti sono pari a circa € 2.672 milioni (circa € 1.297 milioni al 31/12/2011), con un’incidenza del 4° trimestre 2012 pari a circa € 1.372 milioni. La variazione su base annua è riconducibile sia alla dinamica dei crediti deteriorati lordi, che all’adeguamento dei fondi rettificativi effettuato nel 4° trimestre 2012 su posizioni a sofferenza ed incaglio. Infatti, il prolungarsi della crisi e le prospettive di ripresa ancora incerte, hanno indotto all’applicazione di criteri di particolare prudenza nella valutazione della recuperabilità dei crediti anomali. Di conseguenza, al 31/12/2012 la percentuale di copertura delle sofferenze è salita al 57,9% (+290 bps su 30/09/2012), quella degli incagli al 21,9% (+160 bps) e quella delle posizioni ristrutturate al 13,8% (+280 bps), collocandoci tra i best in class nel panorama bancario italiano. Il rapporto tra le rettifiche di periodo annualizzate e gli impieghi verso clientela, esprime un tasso di provisioning di 188 bps, in crescita di 98 bps rispetto a quello registrato nel 2011.

Le Rettifiche di valore nette per deterioramento di attività finanziarie sono negative per € 222,6 milioni (€ -93,2 milioni nel 4° trimestre 2012), in crescita rispetto ai € -153,4 milioni del 31/12/2011 per effetto prevalentemente di svalutazioni su partecipazioni (€ 58 milioni circa), titoli di capitale/debito (€ 93 milioni circa), OICR (€ 59 milioni circa), e altri strumenti (€ 13 milioni circa).

Conseguentemente, il Risultato della gestione finanziaria ed assicurativa si attesta a circa € 2.101 milioni (circa € 3.876 milioni al 31/12/2011), con un contributo negativo del 4° trimestre 2012 di circa € 687 milioni (rispetto al risultato positivo di € 931,7 milioni del 3° trimestre 2012).

Il totale degli Oneri operativi è pari a circa € 3.296 milioni (-3,7% sull’anno precedente). Nel dettaglio:
- i Costi del personale, pari a circa € 1.989 milioni, segnano una riduzione di € 143 milioni rispetto all’anno precedente (-6,7% a/a). Sulla dinamica dell’aggregato hanno inciso oltre gli effetti dell’evoluzione degli organici, anche le conseguenze del nuovo Contratto Collettivo di Lavoro e della Contrattazione di Secondo Livello, da cui sono attesi (ad oggi) ulteriori benefici nel 2013;
- le Altre spese amministrative, (al netto dei recuperi spese da clientela), pari a circa € 1.108 milioni, risultano in crescita dell’1,1% sull’analogo periodo dell’anno precedente, soprattutto per effetto dell’aumento della componente ICT e delle imposte per IMU, fenomeni parzialmente compensati dalla riduzione delle spese per sponsorizzazioni, rappresentanza, fonia e logistico-economali;
- le Rettifiche di valore nette su attività materiali ed immateriali si attestano a circa € 199 milioni (€ 193 milioni al 31/12/2011, +3% a/a).

Per effetto delle dinamiche sopra descritte, il Risultato Operativo Netto risulta negativo per circa € 1.195 milioni (era positivo per circa € 455 milioni al 31/12/2011) con un’incidenza del 4° trimestre 2012 di circa € -1.519 milioni (era positivo per circa € 110 milioni nel trimestre precedente).

Il cost-income si attesta al 66% (64,2% nel 2011).

Alla formazione del Risultato di esercizio concorrono inoltre:
· Accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri e altri proventi/oneri di gestione, che si attestano a circa € -326 milioni (erano circa € -346 milioni al 31/12/2011), con un’incidenza del 4° trimestre 2012 di circa € -185 milioni, in aumento rispetto al trimestre precedente che era stato pari a € -47,1 milioni. L’aggregato al 31/12/2012 risulta composto da:
- Accantonamenti al fondo rischi e oneri pari a circa € -274 milioni, concentrati prevalentemente su cause legali/revocatorie e altri accantonamenti effettuati con criteri di particolare prudenza;
- Altri oneri/proventi di gestione per € -52 milioni circa (circa € +14 milioni nel 4° trimestre 2012), sui quali incidono soprattutto gli oneri per transazioni su cause passive e gli ammortamenti per migliorie beni di terzi e, in positivo, i proventi relativi alla "commissione di istruttoria veloce" (CIV).

· Perdite da partecipazioni, pari a € 58,1 milioni, nel cui ambito si segnala la svalutazione della partecipazione in Banca Popolare di Spoleto (circa € 39 milioni), Sansedoni (circa € 10 milioni), MPS Ventures (circa € 5 milioni) e altre partecipazioni (circa € 4 milioni).

· Oneri di ristrutturazione/Oneri una tantum, pari a circa € -311 milioni relativi agli incentivi agli esodi del personale in esubero a seguito dell’accordo con le organizzazioni sindacali (circa € 300 milioni), in virtù del quale entro il 1° semestre 2013 usciranno anticipatamente dal servizio circa 1.660 dipendenti (di cui circa 1.000 già usciti nel 1° trimestre 2013), e agli oneri di ristrutturazione accantonati a fronte della chiusura di circa 400 filiali prevista dal Piano Industriale (circa € 11 milioni).

· Utili da cessione investimenti pari a € 7,3 milioni (€ 34,6 milioni al 31/12/2011) riconducibili alla plusvalenza realizzata a seguito della cessione di un cespite immobiliare.

Per effetto delle dinamiche sopra evidenziate, al 31/12/2012 il Risultato dell’operatività corrente al lordo delle imposte risulta essere in perdita per circa € 1.883 milioni (utile di circa € 93,9 milioni nel 2011), con un contributo negativo del 4° trimestre per circa € 2.040 milioni.

Incidono sul risultato di esercizio anche i seguenti aggregati:

· Imposte sul reddito dell’esercizio dell’operatività corrente, positive per circa € 385 milioni (erano negative per € 223 milioni circa al 31/12/2011). L’aggregato ha risentito dell’effetto positivo relativo alla rilevazione di crediti d’imposta per circa € 125 milioni, derivante dalla deducibilità ai fini IRES, dell’IRAP relativa alla quota imponibile delle spese di personale per gli esercizi d’imposta precedenti il 2012.

· Utile dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte, pari a € 10,8 milioni, comprende essenzialmente il risultato dell’esercizio di Biverbanca e la plusvalenza realizzata a seguito della sua cessione a Banca Popolare di Asti.

· Utile (perdita) di pertinenza di terzi, pari a € 21,6 milioni comprende essenzialmente le perdite di pertinenza di terzi.

Il risultato d’esercizio consolidato ante effetti della Purchase Price Allocation (PPA) e degli impairment relativi ad avviamenti, intangibili e svalutazione partecipazione AM Holding, registra pertanto una perdita pari a € 1.465,7 milioni (€ -337,8 milioni la perdita al 31/12/2011).

In considerazione del perdurare di uno scenario macroeconomico negativo e tenuto conto dell’attuale difficile contesto operativo del settore bancario in generale, l’impairment test degli avviamenti del Gruppo, già effettuato nell’ambito della relazione semestrale 2012, è stato predisposto anche con riferimento al bilancio annuale 2012. Tale test è stato eseguito sulla base del Piano di Ristrutturazione approvato dal CdA nel corso del mese di dicembre 2012, che aggiorna le proiezioni del Piano Industriale di Gruppo presentate alla comunità finanziaria nel mese di giugno 2012, in relazione al mutato scenario macroeconomico, all’affinamento delle azioni previste nel Piano Industriale e al differente ammontare richiesto del nuovo strumento di patrimonializzazione governativa; peraltro, gli obietti economici per l’anno 2015 del Piano di Ristrutturazione risultano sostanzialmente allineati a quelli previsti nel Piano Industriale. Il test di impairment effettuato sugli avviamenti del Gruppo non ha determinato ulteriori svalutazioni rispetto a quelle contabilizzate nella relazione semestrale 2012, quando si è proceduto ad una svalutazione dell’avviamento consolidato per € 1.528 milioni, attribuibile per € 1.436 milioni alla CGU Privati BMPS e per € 92 milioni alla CGU Privati BAV.
Si ricorda inoltre che nel corso dell’esercizio 2012 si è provveduto alla svalutazione integrale del valore del marchio Banca Antonveneta per € 15,2 milioni netti. Alle rettifiche di valore anzidette si devono poi aggiungere: la svalutazione della partecipazione detenuta in AM Holding (€ 14,3 milioni) e quella delle attività immateriali relativa ad alcuni applicativi software (circa € 97 milioni netti) dovuta alla sopravvenuta obsolescenza tecnologica.

Considerando gli effetti netti della PPA (circa € 50 milioni) e le svalutazioni sopracitate (complessivamente pari a € 1.654 milioni), la perdita del 2012 ammonta a circa € 3.170 milioni (€ -4.694,3 milioni la perdita registrata al 31/12/2011)[6].

Gli aggregati patrimoniali di Gruppo nel 2012

Per quanto riguarda gli aggregati di raccolta, al 31 dicembre 2012 i volumi complessivi sono circa € 250 miliardi, in calo del 9,3% sull’anno precedente e del 3,2% sul 30 settembre 2012.

La Raccolta Diretta, pari a circa € 136 miliardi, è risultata in contrazione rispetto all’anno precedente (-5,7% a/a) soprattutto a causa della riduzione delle obbligazioni con controparti istituzionali per il sostanziale blocco dell’accesso ai mercati del funding internazionale. Per quanto riguarda la raccolta con clientela commerciale, le masse hanno registrato nell’anno una flessione contenuta (circa -1,6% a/a, di cui -1,4% a/a clientela privati e -2,5% a/a clientela corporate), con una ricomposizione tra conti correnti e depositi vincolati (Conto Italiano di Deposito). Sulla dinamica dell’aggregato hanno, peraltro, inciso due elementi di discontinuità rispetto alla rilevazione dei saldi dei trimestri precedenti: la raccolta diretta, infatti, dal 31/12/2012 ha registrato, in aumento, il valore dei c.d. Tremonti Bond (circa + € 1,9 miliardi, inclusi nella voce "Obbligazioni") classificati come strumento di debito anziché di capitale[7] e, in diminuzione, l’apporto di Banca Popolare di Spoleto (circa - € 0,6 miliardi), per la quale è stato adottato il criterio di consolidamento al patrimonio netto, anziché quello proporzionale, in seguito al venir meno del controllo congiunto. La quota di mercato del Gruppo si è attestata al 6,24% (in flessione di 47 bps rispetto a fine 2011).

La Raccolta Indiretta, pari a circa € 114 miliardi, ha registrato una riduzione del 13,1% rispetto a fine 2011 e del 6,7% sul 30/09/2012. Più precisamente:

· il Risparmio Gestito ha chiuso l’esercizio con volumi pari a € 44,5 miliardi, sostanzialmente stabile sul trimestre precedente, ma in calo dell’1,6% sul 31/12/2011, beneficiando di un effetto mercato positivo, che ha compensato deflussi netti per oltre € 2 miliardi in linea con le dinamiche di Sistema. La quota di mercato del Gruppo si è attestata al 4,69% (-15 bps sul 31/12/2011). All’interno dell’aggregato:
- La componente assicurativa, pari a € 22,4 miliardi (-4,6% rispetto fine anno precedente; -0,2% su 3° trimestre 2012) ha beneficiato di una raccolta premi pari a circa € 3,6 miliardi, sostenuta dai prodotti Unit Linked. La performance del comparto ha permesso di incrementare la quota di mercato del Gruppo all’8,66% (+194 bps su 2011);
- I Fondi Comuni di Investimento e Sicav, pari a € 15,8 miliardi, crescono dello 0,9% rispetto al 31/12/2011 grazie all’effetto mercato a fronte di una raccolta netta negativa di circa € 0,9 miliardi, con una quota di mercato del Gruppo pari a 4,19% (-52 bps rispetto al 2011);
- Le Gestioni Patrimoniali, caratterizzate da deflussi annui per circa € 0,3 miliardi, crescono del 3,4% su fine anno precedente, attestandosi a quota € 6,3 miliardi, con una quota di mercato di Gruppo che sale al 4,87% (+160 bps su 2011).

· il Risparmio Amministrato, pari a € 69,6 miliardi, presenta un calo del 10,3% sul 30/09/2012 e del 19,2% sul 31/12/2011 da ricondurre, prevalentemente, a movimenti delle custodie azionarie di grandi clienti del Gruppo ai quali peraltro sono associati impatti economici non significativi.

I Crediti verso la clientela si sono attestati a circa € 142 miliardi, con una dinamica in calo dell’1,6% sul 31/12/2011 e del 2,3% sul 30/09/2012, da mettere in relazione al ciclo economico recessivo, che ha comportato una ridotta domanda di finanziamenti da parte di famiglie e aziende, ed una particolare attenzione del Gruppo nell’attività di selezione degli impieghi. Con riferimento alle forme tecniche, tale scenario ha determinato una flessione significativa per mutui (-9% rispetto al 31/12/2011; -3,1% sul 30/09/2012), penalizzati anche dal calo delle compravendite immobiliari, e conti correnti (-5,5% rispetto al 31/12/2011; -2,8% sul 30/09/2012).

Relativamente al credito specializzato erogato dal Gruppo tramite società prodotto dedicate, nel 2012:
- MPS Capital Services ha erogato nuovi finanziamenti per € 1,3 miliardi, in flessione rispetto all’anno precedente (-37,7% a/a), con un contributo del 4° trimestre 2012 di circa € 321 milioni (+2,6% sul 3° trimestre 2012);
- Il flusso annuo dello stipulato Leasing è risultato pari a circa € 862 milioni (-32,1% a/a) con un gettito del 4° trimestre di circa € 181 milioni in calo del 6,4% rispetto al 3° trimestre 2012;
- Il Turnover Factoring, pari a circa € 8 miliardi, è risultato in flessione del 14,7% rispetto all’anno precedente (€ 1,9 miliardi il contributo del 4° trimestre 2012; +17,2% sul 3° trimestre 2012);
- Sul fronte del credito al consumo, nel 2012 sono stati erogati finanziamenti per complessivi € 2,4 miliardi (-7,6% a/a), con un’incidenza del 4° trimestre di circa € 657 milioni che cresce rispetto al trimestre precedente (+15,4% t/t) grazie al positivo andamento dei prestiti personali.

A fine dicembre 2012 il Gruppo ha registrato un’esposizione netta in termini di crediti deteriorati pari a circa € 17 miliardi, con una crescita di oltre il 30% rispetto al 31/12/2011 da riconnettere anche all’abbassamento delle soglie di segnalazione del Past Due da 180 a 90 giorni, con un peso rispetto agli impieghi complessivi verso clientela pari al 12,25% (+301 bps sull’anno precedente).
Nel corso del 4° trimestre l’aggregato è rimasto pressoché stabile, per effetto di un incremento dei crediti deteriorati lordi sostanzialmente bilanciato da maggiori accantonamenti, che hanno accolto oltre alle svalutazioni dei nuovi flussi in ingresso, anche l’adeguamento dei fondi rettificativi. Infatti, il prolungarsi della recessione economica e l‘incertezza sulle prospettive della domanda hanno indotto l’applicazione di criteri di particolare prudenza nella valutazione della recuperabilità dei crediti anomali e quindi all’incremento delle percentuali di copertura.

Lo stock del portafoglio titoli e derivati del Gruppo al 31/12/2012 è risultato pari a € 38,4 miliardi, in aumento di circa € 1 miliardo rispetto al 31/12/2011. Nel 4° trimestre l’aggregato ha beneficiato della ripresa di valore dei titoli valutati al fair value, in relazione alla riduzione dello spread Italia (che ha impattato prevalentemente sul portafoglio Titoli di Stato, classificati AFS) e di nuovi investimenti in posizioni a breve scadenza, compensati da dismissioni di strumenti caratterizzati da maggiore assorbimento di capitale. La componente HFT è rimasta sostanzialmente sui livelli del trimestre precedente mentre sul comparto L&R il calo è riconducibile soprattutto a titoli giunti a scadenza naturale.

L’esposizione del portafoglio è concentrata su titoli di Stato Italiani, prevalentemente allocati nella componente AFS del portafoglio e in misura minore nella componente HFT. Tale impostazione riflette la politica che il Gruppo ha seguito negli esercizi passati finalizzata al sostegno del margine di interesse attraverso investimenti sia di carattere strategico che di breve durata, in un contesto di mercato caratterizzato da un’elevata pendenza della curva dei rendimenti.

Al 31/12/2012 il Patrimonio di Vigilanza del Gruppo si è attestato a € 12.800 milioni, con un Core Tier 1 Ratio (comprensivo dei € 1,9 miliardi di Tremonti Bond) all’8,9% (8,8% al 31 dicembre 2011), un Tier 1 Ratio al 9,6% (10,3% al 31 dicembre 2011) e un Total Capital Ratio al 13,8% (14,9% al 31 dicembre 2011). Considerando la totalità dei Nuovi Strumenti Finanziari emessi a febbraio 2013, i ratios si attesterebbero: Core Tier 1 all’11,3% proforma, Tier 1 all’11,9% proforma e il Total Capital Ratio al 16,1% proforma[8].

Con riferimento ai segmenti operativi di natura commerciale del Gruppo Montepaschi, individuati sulla base del principio contabile IFRS 8, riportiamo i risultati della Direzione Commerciale, che al suo interno è articolata nei comparti Retail Banking e Corporate Banking:

Totale Direzione Commerciale

- Ricavi: € 5.403 milioni (+8,3% a/a), con un contributo del 4° trimestre di circa € 1.215 milioni (+29% t/t).
- Raccolta Diretta: € 96.874 milioni in flessione sull’anno precedente (-1,6% a/a)
- Crediti "vivi" verso clientela: € 123.879 milioni in calo sull’anno precedente (-3,9% a/a). Al suo interno:

Direzione commerciale/Retail Banking

• Ricavi: € 3.321 milioni (+5,9% a/a).
• Raccolta Diretta: € 75.689 milioni (-1,4% a/a; +0,3% t/t).
• Crediti "vivi" verso clientela: € 60.042 milioni (-4,3% a/a; -1,1% t/t).

Direzione commerciale/Corporate Banking

• Ricavi: € 2.081 milioni (+12,4% a/a).
• Raccolta Diretta: € 21.185 milioni (-2,5% a/a; -8,1% t/t).
• Crediti "vivi" verso clientela: € 63.837 milioni (-3,6% a/a; -3,0% t/t).

Si segnalano inoltre i risultati delle principali società, già compresi nella totalità dei settori di attività (Direzione commerciale Retail & Corporate Banking e Corporate Center), in conformità a quanto richiesto dal principio contabile IFRS 8.

Banca Antonveneta

· Risultato Operativo Netto: € 19,5 milioni. · Risultato d’esercizio influenzato dall’impairment su avviamenti e ammortamento intangible.
· Raccolta Diretta Commerciale: -3,3% a/a e +1,4% t/t; Crediti vs clientela: +0,3% a/a e -0,5% t/t.

Consum.it:

· Risultato Operativo Netto: € 16,7 milioni. · Utile (Perdita) Netto d’esercizio: € 9,7 milioni.

MPS Capital Services Banca per le Imprese:

· Risultato Operativo Netto: € 75,5 milioni. · Utile (Perdita) Netto d’esercizio: € 1,3 milioni.

MPS Leasing & Factoring:

· Risultato Operativo Netto: € -28,3 milioni. · Utile (Perdita) Netto d’esercizio: € -32,9 milioni.


Eventi Societari di rilievo del 2012
Aprile
Insediamento del nuovo Consiglio di Amministrazione.
Maggio
Nomina dell’Amministratore Delegato Fabrizio Viola.
Varo della nuova struttura di Capogruppo.
Giugno
Avvio del nuovo Piano Industriale 2012-2015.
Luglio
Disdetta dell’accordo parasociale con la società Spoleto-Credito e Servizi relativo alla partecipazione detenuta dalla Banca in Banca Popolare di Spoleto.
Ottobre
Attribuzione della delega al CdA ad aumentare il capitale sociale per un importo massimo di € 1 miliardo.
Modifica dello Statuto. Le modifiche hanno riguardato le disposizioni relative alle autorizzazioni assembleari di atti gestori, la definizione delle materie rimesse alla competenza del CdA e l’individuazione, tra queste, di quelle che possono essere oggetto di delega ad altri organi sociali.
Novembre
Riorganizzazione della Rete commerciale. Autorizzazione del CdA per l'emissione di Nuovi Strumenti Finanziari governativi computabili nel patrimonio di vigilanza Core Tier 1, per un importo massimo complessivo di € 3,9 miliardi. Tale importo è comprensivo tra l’altro di € 500 milioni a copertura dei possibili impatti patrimoniali di alcune operazioni strutturate effettuate in esercizi precedenti.
Dicembre
Cessione della partecipazione del 60,42% del capitale sociale della Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli (BiverBanca) alla Cassa di Risparmio di Asti.
Raggiunta ipotesi di accordo con le organizzazioni sindacali sul Piano Industriale.
La correzione retrospettiva di errori nella rappresentazione contabile in bilancio delle operazioni in derivati "Alexandria", Santorini e "Nota Italia" e di alcuni disallineamenti nei costi del personale, ha determinato una rettifica dei saldi dell’esercizio precedente, con negativi impatti patrimoniali.

Fatti di rilievo intervenuti dopo la chiusura dell’esercizio

Gennaio
Attribuzione al CdA, da parte dell’Assemblea straordinaria, delle deleghe per aumentare il capitale sociale, fino a un massimo di € 4,5 miliardi, al servizio esclusivo dell’esercizio della facoltà, da parte della Banca, di convertire i Nuovi Strumenti Finanziari governativi. Depositati i progetti di fusione per incorporazione nella Capogruppo di Banca Antonveneta e Mps Gestione Crediti Banca. L’agenzia di rating Dominion Bond Rating Service (DBRS) ha avviato la copertura su BMPS. La valutazione è iniziata con rating investment grade a lungo termine a ‘BBB’ con outlook negativo e rating a breve termine ‘R-2(mid)’ con outlook stabile. Tale giudizio è stato confermato in data 8 febbraio 2013.
Moody’s ha posto sotto osservazione per un possibile downgrade il rating di lungo termine "Ba2" di Banca Monte Paschi di Siena. Standard&Poor’s ha abbassato il rating a lungo termine a BB da BB+, mantenendo un Outlook negativo.
Febbraio
Completata l’emissione dei Nuovi Strumenti Finanziari governativi per un ammontare complessivo di € 4.071 milioni di euro.
Marzo
Completato il processo di accoglimento integrale delle richieste dei dipendenti di aderire al Fondo di Solidarietà, a seguito del quale usciranno anticipatamente dal servizio 1.660 dipendenti. Avvio da parte del CdA di azioni di responsabilità e risarcitorie in relazione ad alcune operazioni strutturate effettuate in esercizi precedenti.
Fitch Ratings ha confermato i rating a lungo e a breve termine a BBB/F3, rivedendo l'Outlook da "stabile" a "negativo".
 

tontolina

Forumer storico
DA MILANO A PALERMO, IMPERVERSA LA CRICCA DEI TITOLI TOSSICI

Altro che la “banda del 5%” di MPS: politici e burocrati degli enti locali di tutta Italia hanno intascato tangenti milionarie per acquistare prodotti finanziari che hanno distrutto le casse pubbliche - Tutte le inchieste sugli affari di Nomura, Merril Lynch, JpMorgan, Deutsche… - -



Paolo Biondani e Luca Piana per "l'Espresso"
DERIVATI

Altro che banda del 5 per cento. Una serie di inchieste giudiziarie che attraversa l'Italia da Milano a Palermo sta portando alla luce una colossale cricca dei titoli tossici che ha contribuito a minare l'economia del Paese. Ci sono politici e burocrati che hanno incassato tangenti milionarie per acquistare prodotti finanziari disastrosi.

E, si legge nelle carte delle tante inchieste, «centinaia di dirigenti» bancari che si sono spartiti ricchissime creste ai danni dei loro stessi istituti (articolo a pagina 34).
NOMURA

"L'Espresso" presenta le conclusioni di un dossier che analizza i risultati delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza. Dietro le operazioni ad alto rischio intraprese da molte regioni e città non c'era semplice imperizia o la furberia di aggiustare i bilanci per scaricare le perdite sulle amministrazioni future. C'era un sistema che ha garantito ad alcune banche guadagni stratosferici, con enormi «costi occulti» per gli enti pubblici.
JPMORGAN

E che ha alimentato un flusso di pagamenti offshore che spesso è servito a nascondere mazzette milionarie. Con il risultato che ancora oggi la Banca d'Italia stima perdite future per almeno 1.200 milioni di euro, su una montagna di debiti finanziari da oltre 11 miliardi che zavorra i conti di 214 amministrazioni locali. Un livello record, nonostante la crisi e le stesse inchieste abbiano portato negli ultimi anni a chiudere con pesanti passivi più di metà dei derivati.


CALABRIA. Per capire come è nata l'emergenza dei titoli tossici si può partire dalla figura di Massimiliano Napolitano, indagato prima a Milano e poi a Catanzaro, dove la procura è pronta a chiedere una serie di rinvii a giudizio. Nato a Roma nel 1967, Napolitano una decina d'anni fa si afferma in Calabria, dove vanta rapporti eccellenti. Fa parte dello staff di un politico locale. E soprattutto è amico di un alto dirigente della Regione, Mauro Pantaleo, capo del settore Bilancio, di cui è stato addirittura socio.
Come consulente privato, Napolitano contribuisce a vendere i primi derivati a vari enti locali calabresi. Poi fa il botto. La Deutsche Bank lo ingaggia nel 2005, quando fa acquistare a una società regionale i crediti dei fornitori verso la sanità calabrese. Gli affari più grossi, però, il consulente rampante li fa con la banca giapponese Nomura. La Calabria ha un pacchetto di 325 milioni di debiti: semplici mutui a tasso fisso che scadranno nel 2020. Pantaleo viene incaricato di negoziare con Nomura un cosiddetto swap: una specie di scommessa sull'andamento dei tassi, che la Regione accetta sperando di pagare meno.
Merrill Lynch

Quel contratto prevede però clausole che i magistrati considerano illecite. In primo luogo la banca è così sicura di guadagnarci da mettere subito a bilancio dei mega-profitti: 34,3 milioni, con le rinegoziazioni dello swap. Ma c'è di peggio. Con quegli utili, Nomura è costretta a pagare provvigioni per 5,6 milioni a una rete di società offshore. Tre milioni finiscono a Napolitano, che in teoria doveva assistere la Regione. E ora è indagato con Pantaleo per corruzione e truffa aggravata. Tra gli altri beneficiati, nessuno dei quali risulta aver svolto alcun lavoro, 200 mila euro finiscono a due protagonisti di un altro scandalo dei titoli tossici.
Logo "Ubs"

SICILIA. «Ricambio gli auguri di buon anno, sperando d'iniziarlo con un bello swap...». È un messaggio inviato da Andrea Giordani, banchiere di Nomura, a Massinelli e Reina. Il primo, in teoria, è consulente della Regione. Ma l'augurio del banchiere è profetico. Tra il 2004 e il 2006 Nomura realizza a Palermo profitti che la Guardia di Finanza calcola in 104 milioni. Come in Calabria, però, la banca paga provvigioni altissime: 16,3 milioni, in gran parte versati sul conto londinese di una società controllata da Massinelli e Reina.
Uomini vicinissimi all'allora governatore Salvatore Cuffaro: sono i tesorieri delle sue campagne elettorali. Gli investigatori seguono le tracce dei bonifici esteri. E scoprono che 800 mila euro sono finiti su un conto in Lussemburgo intestato a Armando Vallini, banchiere di Nomura e «interlocutore principale di Massinelli e Reina». C'è una cresta, insomma. Ma c'è anche un fiume di soldi per gli amici di Cuffaro: da Londra una fetta del tesoro passa a Lugano, dove 5,8 milioni vengono prelevati in contanti da due spalloni, che li consegnano in Italia a Massinelli e Reina.
ROBERTO FORMIGONI AL PIRELLONE CON UNA DELLE SUE DIVISE

In attesa delle prime verità giudiziarie, tutti vanno considerati innocenti. Certo è che quei derivati hanno lasciato un conto salato per i cittadini. La Sicilia, stando agli ultimi dati, è ancora esposta per 303 milioni di euro con Nomura. Che resta oggi il maggior creditore della Regione.




LIGURIA . Tra il 2004 (centrodestra) e il 2006 (centrosinistra) anche questa Regione approva tre prestiti obbligazionari con Nomura: per coprire i deficit precedenti, la Liguria s'indebita fino al 2034 per 320 milioni. Per garantire il rimborso, versa ogni anno una rata, che la banca investe in titoli pubblici. La Procura di Milano scopre che Nomura ha comprato obbligazioni ad alto rischio (ad esempio titoli greci) e chiede le carte di quel derivato, che però la Regione non consegna.
Nel 2010 il pm Alfredo Robledo sequestra il contratto. Analizzando le clausole, gli specialisti della Guardia di Finanza svelano che Nomura ha scaricato tutti i rischi sulla Regione: se i titoli producono utili, incassa la banca; se invece vanno in perdita o in bancarotta, la Liguria deve risarcire l'istituto «in contanti». E per il derivato più sospetto del 2006, due ex funzionari di Nomura testimoniano che la banca considerava già acquisito «un profitto immediato di circa 20 milioni»: il 10 per cento di quel prestito. Di qui l'accusa di truffa per la squadra di funzionari capeggiata da Giordani: gli stessi indagati della Calabria.
Totò Cuffaro novembre

In Liguria finora non sono emerse tangenti. Ma un rivolo di pagamenti sospetti c'è anche qui.
Nel 2004, infatti, la banca americana Merrill Lynch ha versato 80 mila euro a una società off-shore controllata da altri due superconsulenti, Gianpaolo e Maurizio Pavesi, giustificandoli come «provvigione per l'affare dell'11 novembre 2004». Proprio quel giorno la Regione Liguria aveva siglato un bel derivato da 80 milioni di euro con Merrill Lynch e Dexia.




LOMBARDIA. I fratelli Pavesi vivono a Napoli ma hanno agganci in tutta Italia. Nell'ottobre 2002, ad esempio, la giunta Formigoni s'indebita con un maxiprestito strutturato da Merrill Lynch e Ubs: un miliardo di dollari da restituire nel 2032. La Procura, forte di una perizia, accusa le banche di aver incamerato subito, contro ogni regola, un«profitto illecito di 95 milioni di euro».
Anche qui il rimborso finale è garantito da acquisti annuali di obbligazioni. E l'anomalia, come sempre, è che la Regione ci mette i soldi, le banche estere scelgono cosa comprare, ma il rischio di ritrovarsi pieni di titoli-spazzatura è a carico dell'ente pubblico. E intanto la Guardia di Finanza scopre che Merrill Lynch ha versato 959 mila dollari, nel giorno del "Pirellone bond", alla società irlandese Achernar dei fratelli Pavesi, la stessa del caso ligure.
GIUSEPPE SCOPELLITI

Ma in cambio della provvigione all'estero, che lavoro hanno fatto i due consulenti italiani? Gli inquirenti setacciano tutti gli archivi, ma non trovano «nessun documento»: solo «riferimenti generici a consulenze imprecisate». In compenso i Pavesi sfoggiano «rapporti confidenziali» con i burocrati regionali che decidono sui derivati. Un giro di email documenta perfino una saga di conflitti d'interessi: nel 2009, quando la giunta lombarda deve rispondere alle critiche dell'opposizione sulla «convenienza» dei derivati, i funzionari pubblici girano i quesiti all'Ubs, cioè alla teorica controparte privata. La banca svizzera chiede i dati alla Fincon, cioè ai famosi superconsulenti: «Come rispondiamo?».
Ma la società dei Pavesi non sa che dire e si fa mandare la risposta, «come sempre», dai banchieri di Merrill Lynch. A quel punto la procura ha indagato per truffa anche i rappresentanti delle banche. Sono due italiani: Daniele Borrega per Merrill, Gaetano Bassolino, figlio dell'ex sindaco di Napoli, per Ubs Londra. La giunta Formigoni ha criticato l'inchiesta, ma poi ne ha approfittato per ricontrattare il derivato: la transazione però è rimasta segreta. Di fronte a un reato del 2002, la procura alla fine ha dovuto archiviare per «intervenuta prescrizione». Ma ha denunciato tutto alla Corte dei Conti: il caso resta aperto.
IL PROCURATORE AGGIUNTO DI MILANO ALFREDO ROBLEDO

DA MILANO A POZZUOLI. Proprio Bassolino junior è uno dei nove banchieri condannati in primo grado nel primo processo-pilota sui derivati-truffa del Comune di Milano. Il tribunale ha punito anche le banche: Jp Morgan, Deutsche Bank, Depfa e Ubs si sono viste confiscare «profitti illeciti» per 90 milioni. I contratti, approvati dal centrodestra (con i sindaci Albertini e Moratti), sono stati chiusi dalla giunta Pisapia: il Comune ha risparmiato 455 milioni di euro.
Le inchieste hanno svelato che i fratelli Pavesi, dal lontano 1986 fino alle perquisizioni del 2009, erano diventati «gli specialisti» nella vendita di derivati a «decine di comuni, province e regioni». In Italia, con la società Fincon, hanno incassato 4,2 milioni da Merrill Lynch e altri 1,4 da Ubs, sempre per «consulenze non documentate con enti pubblici non precisati».
Gaetano bassolino

Ma i sospetti più gravi riguardano le parcelle incassate su conti esteri non dichiarati: altri 5,4 milioni ricevuti per «procacciare affari» alle banche, tra il 2001 e il 2005, con le Regioni Abruzzo, Umbria, Toscana, Puglia e Lazio, la Provincia di Milano e i Comuni di Firenze e Venezia. Nei computer sequestrati, però, è spuntata la traccia di una massiccia distruzione di documenti sui rapporti con politici e burocrati: temendo le perquisizioni, una dipendente di Fincon informava già nel 2007 di aver «controllato tutta la posta eliminando soprattutto i messaggi da cui si evince che incontravamo l'ente da soli».
E nella stessa email invitava i fratelli Pavesi a completare la cancellazione dei messaggi più compromettenti che riguardano «i comuni di Padova, Roma, Venezia, Torino, Napoli, Verona» e poi «Lombardia, Sicilia, Campania, Lazio Marche, Veneto, provincia di Trento, Acegas, Finlombarda, Fondazione Banco di Sicilia».
Nella trappola dei titoli tossici sono rimasti imprigionati perfino piccoli centri come Scalea, 10 mila abitanti, o Filadelfia, con solo 5 mila anime. E per vendere derivati al Comune di Pozzuoli, Nomura nel 2007 ha versato 450 mila euro a una misteriosa "Fadal". La solita stecca, il sigillo dell'ultima tangentopoli che peserà per decenni sulle tasche degli italiani.
 
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tontolina

Forumer storico
MPS Antonveneta: il consulente Goldman Sachs era Letta... Gianni

MPS Antonveneta: il consulente Goldman Sachs era Letta... Gianni - Crisis
da Cobraf.com

C'è un articolo di Sandro Mela su Rischio Calcolato oggi sul MontePaschi dove nota che a maggio ci saranno le elezioni locali a Siena e in base ai sondaggi il PD perderà il controllo del Comune e di riflesso del MontePaschi che è controllato dalla maggioranza politica. Quasi tutto quello che ha fatto Bersani e il PD negli ultimi mesi era dettato dall'esigenza di mantenere il controllo sul Montepaschi e coprire lo scandalo e il buco di MPS. Ma se a fine maggio perdono la maggioranza e il M5S vincesse a Siena poi potrebbe scoperchiare la pentola del maggiore scandalo bancario dai tempi di Calvi e Banco Ambrosiano

C'è un report qui sulle banche italiane con elaborazioni di dati di bilancio di Merril Lynch che mostra come MontePaschi sia l'unica banca italiana a non coprire con il capitale i crediti problematici (le perdite potenziali). Tanto per dire, Intesa lo copre di 4 volte e mezzo e Unicredito di 2 volte e mezzo, MontePaschi nemmeno una volta

C'è qui una notizia Reuters del 24 aprile sul fatto che MontePaschi ha dovuto mettere fuori 3 miliardi circa di euro come "pegno" con le banche estere per le sue posizioni in derivati con Nomura e Deutsche. Non capendo bene come funzionano questi "repo" la magistratura ha sequestrato 1.8 miliardi a Nomura e dei documenti a JP Morgan. Sembra che i magistrati abbiano congelato questi miliardi a Nomura per aiutare MontePaschi ("Nomura seizure order meant to stem Monte Paschi losses: document", cioè hanno bloccato i conti a Nomura per ridurre le perdite a MontePaschi! Hanno fatto qualche cosa di illegale perchè non capiscono come funzionava il repo di MontePaschi per cui questa confisca dovrebbe essere prima o poi invalidata.

Morale: il bubbone MontePaschi dovrebbe scoppiare presto



 

mototopo

Forumer storico
di Davide Vecchi -
Dalla fondazione Ravello, oggi presieduta dall’attuale capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, alla Giuseppe Di Vittorio della Cgil. Dai circoli Arci alla fondazione Craxi, fondata e presieduta da Stefania. Dai bonifici per l’ex senatore del Pdl, ora candidato sindaco a Pisa e storico braccio destro dell’ex ministro Altero Matteoli, Franco Mugnai (legale nel caso Ampugnano). Poi fondi a tutte le amministrazioni a guida Pd della Toscana. A partire dalla Regione fino a numerosi Comuni. Tranne uno: Gagliole, l’unico con un’amministrazione di centrodestra.
A scorrere le 400 pagine di estratto conto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, degli anni compresi tra il 2007 e il 2009, si ricostruisce la fitta rete di sovvenzioni ed erogazioni distribuite ad amici e non. Per lo più si tratta di fondazioni, enti, amministrazioni targate centrosinistra. Ma Giuseppe Mussari, già passato alla guida di Rocca Salimbeni, guardava a Roma. All’Abi, dove approda nel 2010, ma anche al Palazzo nel quale sa di poter confidare in rapporti trasversali, da Giuliano Amato a Giulio Tremonti. Siena doveva essere solo un trampolino di lancio, come spiegano negli atti i pm titolari dell’inchiesta sull’acquisto Antonveneta, Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso. Banca e fondazione un utile portafoglio. Si sponsorizza tutto. Dai circoli ricreativi alle associazioni politiche, come la Karl Popper che, di matrice socialista, appoggia, negli anni, i due sindaci Maurizio Cenni e Franco Ceccuzzi. Quest’ultimo costretto a rinunciare a ricandidarsi perché avrebbe raggiunto un accordo di spartizione con Denis Verdini. L’indagine è ancora in corso.
Da Siena i soldi vanno anche a Lecce: arcidiocesi (120 mila euro), varie onlus e 50 mila euro alla provincia. Guidata da Antonio Maria Gabellone, ex Dc oggi Pdl, legato a Vincenzo De Bustis e, in particolare a Lorenzo Gorgoni, membro del Cda di Mps. Ma è anche terra politica di Massimo D’Alema e della Banca 121 acquistata da Rocca Salimbeni. I versamenti sono compresi tra i diecimila euro e i due milioni, che vanno alla fondazione Ravello, per un importo complessivo che sfiora il miliardo e che si perde nel totale delle uscite della Fondazione: 17.983.686.939 euro complessivi di movimentazione in 36 mesi. Per lo più dovuta alle operazioni di compravendita sui mercati in vista dell’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta.
Alimentata dai fondi versati all’Università cittadina, alle società del Comune e di sviluppo, alla diocesi, alle contrade del Palio. Fino ad assottigliarsi e perdersi in mille rivoli con bonifici da 50 mila euro anche a singoli preti. Meglio assicurarsi la buona parola di tutti. Tra i 3 miliardi versati per l’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta ai piccoli bonifici ci sono, ad esempio, uscite per dieci milioni alla Cressidra Sgr Spa, un gestore di fondi chiusi riservati nonché azionista di Anima Sgr insieme a Banca Popolare di Milano, Credito Valtellinese e la stessa Banca Monte dei Paschi. Rocca Salimbeni condivide con Anima il presidente dei sindaci: Tommaso Di Tanno, oggi indagato. Tra i più noti tributaristi italiani, legato ai Ds, in particolar modo a D’Alema e Vincenzo Visco, di cui è stato consigliere economico in via XX Settembre, Di Tanno non si è accorto della voragine che Mussari, Gianluca Baldassarri e Antonio Vigni, hanno creato in Mps. E’ stato anche revisore dei bilanci dei partiti per Montecitorio.
L’elenco delle uscite è infinito. L’estratto conto è negli atti del processo per l’aeroporto Ampugnano che vede Mussari rinviato a giudizio per falso ideologico in concorso e turbativa d’asta. Parte della documentazione raccolta durante le indagini, in particolare quella relativa alla Fondazione e a Mps, è confluita nell’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta. Nulla, al momento, sarebbe stato rilevato di anomalo nelle operazioni partite dal conto corrente della Fondazione. A subire il contraccolpo maggiore è stata la città, dal Comune all’Università, dall’azienda ospedaliera alle contrade del Palio, che si sono ritrovate private, da un anno all’altro, delle laute erogazioni. Se ne sarà fatta ormai una ragione, invece, la fondazione oggi presieduta da Brunetta. La fondazione Ravello, che stava a cuore a Mussari anche per la presenza di Filippo Patroni Griffi nel consiglio generale di indirizzo, non riceve più nulla. Così come la fondazione Craxi: ultimo bonifico ricevuto 15 mila euro nel marzo 2009. L’anno successivo le erogazioni concesse si sono fermate a complessivi 109 milioni e su un totale di 2657 domande presentate solamente 779 sono state soddisfatte. Nel 2012 sono state ulteriormente ridotte a 21 milioni e per il 2013 è previsto lo stanziamento di appena cinque milioni di euro. Da Mps, del resto, non arrivano più i dividendi frutto del “maquillage bilancistico” di Mussari e la banda del 5 per cento.
[email protected]
da Il Fatto Quotidiano






Tratto da: Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta: tutti i regali di Monte Paschi | Informare per Resistere Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta: tutti i regali di Monte Paschi | Informare per Resistere
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
 

tontolina

Forumer storico
Adesso é ufficiale: Monte Paschi Siena é ko. Si salvi chi può!

10 maggio 2013 Di Giuseppe Sandro Mela

Giuseppe Sandro Mela.


«Moody’s ha tagliato il rating a lungo termine di Monte dei paschi da Ba2 a B2».
«L’azione di downgrade ha interessato anche gli strumenti subordinati a lungo termine della banca, nonché la controllata Mps Capital Services, il cui rating è stato portato allo stesso livello della banca senese
«Proprio in merito ai Monti bond, Moody’s nutre qualche dubbio sulla capacità della banca di restituire gli aiuti di Stato»
«L’agenzia di rating ritiene poi che l’obiettivo di un utile pre-tasse di 1,2 miliardi al 2015, contenuto nel piano industriale di Rocca Salimbeni , non sarà semplice da conseguire».
* * * * *
«dubbio sulla capacità della banca
di restituire gli aiuti di Stato»
significa
insolvenza e fallimento.

Ecco spiegate le coliche addominali del Partito Democratico.

Yahoo Finanza. 2013-05-10. Moody’s taglia il rating di Mps a B2, outlook negativo.
Moody’s ha tagliato il rating a lungo termine di Monte dei paschi da Ba2 a B2. L’outlook è negativo e riflette principalmente le pressioni dell’impegnativo contesto operativo in Italia sul profilo di credito della banca senese. L’azione di downgrade ha interessato anche gli strumenti subordinati a lungo termine della banca, nonché la controllata Mps Capital Services, il cui rating è stato portato allo stesso livello della banca senese.
Infine, il rating standalone BFSR è stato riconvertito nella scala BCA a caa3 da caa1 per l’aumentata pressione sulla redditività di Mps, sulla qualità dei suoi asset e sulla patrimonializzazione, nonostante i 4,1 miliardi di sostegno pubblico, sotto forma di Monti bond.
Proprio in merito ai Monti bond, Moody’s nutre qualche dubbio sulla capacità della banca di restituire gli aiuti di Stato dati gli interrogativi sulla generazione di capitale, attraverso l’attività gestionale, e le incerte prospettive di raccogliere capitale dall’esterno attraverso l’esercizio della delega per l’aumento di capitale da un miliardo di euro.
L’agenzia di rating ritiene poi che l’obiettivo di un utile pre-tasse di 1,2 miliardi al 2015, contenuto nel piano industriale di Rocca Salimbeni , non sarà semplice da conseguire perché i tagli dei costi preventivati a oltre 400 milioni entro il 2015 “raggiungibili seppur sfidanti” potrebbero “essere neutralizzati dai ricavi più bassi legati al deleveraging della banca, al contesto economico e ai bassi tassi di interesse”.
Ma l’agenzia di rating teme anche che la recessione possa rendere difficile per Mps ridurre il costo del credito come previsto dal piano industriale. Secondo Moody’s infatti i crediti problematici, che attualmente rappresentano il 16% del portafoglio crediti del gruppo bancario, cresceranno ulteriormente quest’anno e il prossimo a causa del contesto economico negativo. Comunque a Piazza Affari il titolo Mps non risente affatto del downgrade di Moody’s e sale dell’1,14% a 0,2218 euro, in sintonia con il mercato (+1,4% l’indice Ftse Mib (Milano: FTSEMIB.MInotizie) ) e con le altre banche italiane.
 

tontolina

Forumer storico
Mps: Rizzo incastra banda 5%. i Tedeschi vogliono farlo fuori

E' accaduto all'ex operatore di Dresdner, che rivela le operazioni illecite. "Urge trovare una motivazione urgente per licenziarlo", scrive in una mail Garbi, capo attività in Italia. VIDEO ESCLUSIVO
Mps: Rizzo incastra banda 5%. Tedeschi vogliono farlo fuori






L'ex operatore di Dresdner, Antonio Rizzo ha svelato ai suoi superiori le triangolazioni illecite di Mps. Banca tedesca voleva licenziarlo.


ROMA (WSI) - "Con Baldassarri c'era uno che gli faceva il lavoro sporco, si chiamava Cantarini. Dentro Mps li chiamavano la banda del 5%.
Pigliano stecche da anni, è risaputo". Il dirigente di Dresdner Bank, Michele Cortese, in una fredda sera milanese di metà dicembre 2007, non sapeva che questa confidenza fatta al collega Antonio Rizzo, tra un piatto di pesce e un bicchiere di vino d'annata, avrebbe scatenato la maggiore inchiesta finanziaria degli ultimi anni, e scoperchiato una teoria di scandali che hanno portato al salvataggio pubblico della più antica banca del mondo.

Non sapeva, Cortese, che Rizzo lo stava riprendendo. E quel filmato di un minuto e quaranta secondi, depositato qualche settimana fa alla procura di Siena, è uno dei documenti più preziosi su cui i magistrati senesi lavorano da due anni, per far emergere le operazioni illecite che avevano come perno il Monte dei Paschi, ma si ramificavano a decine di intermediari finanziari. La registrazione sembra sia stata fatta con una penna-telecamera che Rizzo, tra i grandi accusatori della "banda del 5%" di cui Gianluca Baldassarri, (indagato e in carcere da tre mesi) è stato il regista. Dalla conversazione emergono i ruoli rilevanti di Matteo Pontone e Alberto Cantarini, ex colleghi del capo della direzione finanza del Monte finiti nell'indagine.

I due finanzieri che parlano nel filmato all'epoca erano in forza a Dresdner Bank, controparte tra le più rilevanti della passata gestione senese, anche nell'architettura del derivato tossico Alexandria, poi girato a Nomura e ristrutturato da Mps a prezzo di perdite ingenti e blocco di quasi 2 miliardi di liquidità. Un filone cardine dell'inchiesta senese, vicina al termine.

Secondo le ricostruzioni basate sugli atti degli inquirenti di Milano (fin dal 2008), Lugano e Siena, nel 2007 a Rizzo era stato richiesto da colleghi di Dresdner di caricare - su una transazione con Siena per conto della banca - commissioni relative ad altre operazioni tra tedeschi e Mps. Anomale. Per questi motivi, e consigliato dai suoi legali, Rizzo aveva registrato alcune conversazioni tra lui e altri funzionari della banca tedesca in cui si parlava di Mps. In particolare, una cena con Cortese in cui quest'ultimo affermava che "Baldassarri e Pontone (capo area finanza e responsabile ufficio di Londra Mps, ndr) avevano percepito una commissione indebita dell'operazione per il tramite di Lutifin". Cortese, sentito dai magistrati, aggiunse che "i due erano conosciuti come la banda del 5% perché su ogni operazione prendevano una percentuale".

All'inizio del 2008 Rizzo denunciò le cose di cui era venuto a conoscenza alla funzione interna dei controlli di Dresdner. E come aveva temuto, la banca tedesca avviò una serie di procedimenti contro di lui, anziché fare chiarezza sulle operazioni sospette con epicentro Siena.

Un anno dopo, nel disfacimento di Dresdner che veniva assorbita da Commerzbank, Rizzo lasciò la società. Forse nulla sarebbe mai emerso se pochi mesi prima, indagando sul fallimento di Lutifin - una piccola finanziaria luganese con frequenti contatti con l'area finanza Mps, e che fu misterioso quanto inutile intermediario tra Dresdner e Siena nell'operazione citata - i magistrati svizzeri non avessero chiesto la collaborazione dei colleghi milanesi, che avevano trovato le denunce di Rizzo nella banca tedesca, e lo avevano convocato, ottenendo nomi e dettagli sul "sistema 5%".

Agli atti sono depositate anche le comunicazioni tra superiori e colleghi della "gola profonda" di Dresdner, che attestano come la banca abbia fatto molto per liberarsi di quel collega divenuto scomodo.

Una mail del 6 guigno 2008 di Gianluca Garbi - oggi a capo di Banca Sistema, ndr - riassume la sua conversazione con l'avvocato Trifirò, un nume del diritto del lavoro. "Trifirò ritiene inaccettabile che un datore di lavoro permetta a un dipendente di registrare conversazioni - scrive Garbi - secondo lui dovremmo immediatamente licenziarlo per giusta causa, e anzi l'avergli mandato una lettera così dura senza conseguenze potrebbe far pensare che abbiamo qualcosa da nascondere, o che la banca vuole comprare il suo silenzio".

Secondo Trifirò, Dresdner aveva fatto degli errori nella gestione del caso Rizzo: "Trifirò - aggiunge Garbi, preannunciando un parere pro veritate del legale - pensa che dobbiamo trovare urgentemente un motivo per licenziare un dipendente che ha perso la nostra fiducia".
 

tontolina

Forumer storico
B.Mps: Profumo, pensiamo di riuscire a farcela SIENA (MF-DJ)--Il presidente di B.Mps, Alessandro Profumo, e' fiducioso che la banca senese riesca a rilanciarsi, a ripartire e a rimborsare i Monti Bond.
"Pensiamo di riuscire a farcela" ha dichiarato l'ex a.d. di Unicredit, parlando ai giovani del convegno "Crescere tra le righe" in corso a Borgo La Bagnaia.
In particolare, riferendosi ai Monti Bond, Profumo ha ribadito di aver "detto con chiarezza come vogliamo rimborsarli: rendendo la banca piu' redditizia, riqualificando i ricavi e tagliando i costi, con un aumento di capitale che certamente dovremo fare".
Inoltre per il top manager sara' di fondamentale importanza "riposizionare la banca vicino alla famiglia e alle piccole e medie imprese in una serie di territori italiani". alb/ofb
(END) Dow Jones Newswires
May 24, 2013 11:46 ET (15:46 GMT)
 

generali1984

Forumer storico
B.Mps: Profumo, pensiamo di riuscire a farcela


un aumento di capitale che certamente dovremo fare".

)


lui ce la fa sicuro con quello che si pappa di stipendio :rolleyes:


per l'adc sono in trepida attesa :D
e anche gli azionisti che sono ancora sotto del 50% dall'ultimo fatto
mi li immagino tutti smaniosi che non vedono l'ora di sottoscrivere :-o
son curioso sull'importo e sul raggruppamento pre adc
son curioso anche su dove la fondazione prenderebbe i dindini per partecipare all'adc
 

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