Giorgio Griffa (1 Viewer)

RedArrow

Forumer storico
Io l'avevo capito visto il tenore di precedenti interventi... Ma rispondo perchè chi legge non è detto conosca la "visione" dei partecipanti e voglio resti anche una lettura alternativa, anche se capisco la mia sia per molti troppo "partigiana" e meno apprezzabile di @Cris70. :rolleyes:
Si fa ironia senza denigrare nessuno, intendiamoci.
Allargo il discorso, senza dover fare necessariamente riferimento a Griffa, per farti notare che si discute se il tale autore faccia parte oppure no della tale corrente, come se la cosa fosse davvero importante e come se non fosse invece un 'parlarsi addosso'. Leggo poi che è necessario leggere il manifesto del tale teorico del movimento altrimenti non è possibile capire la poetica degli artisti che ne fanno parte.
Cioè in pratica è fondamentale leggere il prima e il dopo, sapere cosa c'è prima, oltre, al di fuori e al di qua dell'opera ma le opere che vediamo non parlano mai da sole, non hanno mai niente di forte da dire se non arriviamo già abbastanza informati prima.
Niente di male, è una certa cultura che è molto vicino all'arte concettuale la quale infatti mi ha sempre interessato poco, e i cui appassionati sono sempre col fucile puntato a dire "sei solo un ignorante che non capisce".
A proposito di quest'ultimo atteggiamento mi limito a citare uno dei più grandi pensatori della storia:
"Domandare se una scienza sia possibile presuppone metterne in dubbio la realtà. Un tal dubbio però offende chiunque per avventura abbia l'intero suo tesoro fatto di tali presunti gioielli; e però chi tal dubbio si lascia sfuggire, convien pure che si prepari a resistere a tutti i lati"
Ovviamente basta sostituire "scienza" con "arte".
 

Loryred

Forumer storico
Non mi sono mai posta nell'ottica di giudicare nè di convincere qualcuno o di "sponsorizzare" un autore del quale oltretutto non ho nemmeno un'opera. Non mi interessa farlo, ho semplicemente puntualizzato rispetto ad affermazioni in aperto contrasto con quanto dichiarato da un artista che ho approcciato. Per me quello fa fede al di là di suggestive interpretazioni e lo applico a tutti.
Nel caso specifico:
1) non si tratta di "corrente" proprio perchè non esiste un manifesto, ma un critico/teorico che ha trovato un comune denominatore rispetto ad un gruppo di artisti che ha condiviso mostre e temi di ricerca in un determinato periodo;
2) inquadrare un artista in un contesto storico/filosofico è determinante per comprenderne collocazione e evoluzione, anche al di là dell'opera, soprattutto quando è considerato il riferimento di quello specifico gruppo;
3) non voglio fare la maestrina e tornare ancora al tema trito e ritrito di arte come "linguaggio" al quale ci si approccia con quel codice, non forzandolo a parametri diversi o ad una ns. chiave di lettura;
4) non so cosa significhi per te "forte"... e come ti rapporti con artisti "eversivi" e protagonisti della storia dell'arte da Malevic a Fontana in cui l'opera assume significato proprio perchè in rapporto ad un contesto/periodo senza arrivare ai concettuali o ai poveristi che ti risulteranno immagino parecchio indigesti.
 

RedArrow

Forumer storico
Non mi sono mai posta nell'ottica di giudicare nè di convincere qualcuno o di "sponsorizzare" un autore del quale oltretutto non ho nemmeno un'opera. Non mi interessa farlo, ho semplicemente puntualizzato rispetto ad affermazioni in aperto contrasto con quanto dichiarato da un artista che ho approcciato. Per me quello fa fede al di là di suggestive interpretazioni e lo applico a tutti.
Nel caso specifico:
1) non si tratta di "corrente" proprio perchè non esiste un manifesto, ma un critico/teorico che ha trovato un comune denominatore rispetto ad un gruppo di artisti che ha condiviso mostre e temi di ricerca in un determinato periodo;
2) inquadrare un artista in un contesto storico/filosofico è determinante per comprenderne collocazione e evoluzione, anche al di là dell'opera, soprattutto quando è considerato il riferimento di quello specifico gruppo;
3) non voglio fare la maestrina e tornare ancora al tema trito e ritrito di arte come "linguaggio" al quale ci si approccia con quel codice, non forzandolo a parametri diversi o ad una ns. chiave di lettura;
4) non so cosa significhi per te "forte"... e come ti rapporti con artisti "eversivi" e protagonisti della storia dell'arte da Malevic a Fontana in cui l'opera assume significato proprio perchè in rapporto ad un contesto/periodo senza arrivare ai concettuali o ai poveristi che ti risulteranno immagino parecchio indigesti.
Il tema per me merita di essere approfondito a partire dal punto 4).
Distinguo cioè 1) le opere che parlano da sè dalle 2) opere che hanno qualcosa da dire perchè si pongono in un certo modo rispetto alla storia dell'arte, tradizione ecc..., e questo modo è inevitabilmente il ripartire da zero, l'azzeramento delle convenzioni e così via. Nel caso 1) non è possibile prescindere da una qualche bellezza, nel secondo caso se ne può anche prescindere del tutto. Inoltre nel primo caso siamo nel dominio della pancia mentre nel secondo caso siamo nel dominio della testa.
C'è una opzione preferibile all'altra? Ovviamente non esiste una risposta ma per quanto mi riguarda preferisco l'opzione 1). Non disdegno l'opzione 2) ma alla fine arriva sempre il momento che me ne vado. Fontana ce l'avevo e l'ho anche appeso a parete ma poi quando avevo bisogno di soldi l'ho venduto. Poi l'ho ricomprato e alla fine anche questo farà la stessa fine. Ultimamente ho preso una ceramica di Picasso e senza nemmeno portarla a casa (cioè è ancora in negozio) mi sono già informato su come venderla. D'altra parte spendo volentieri per cose che mi portano ad approfondire eppure non hanno nessun mercato.
Come vedi sono radicale nell'arte come nella vita (e in amore ;)).
 
Ultima modifica:

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Mi sono spesso chiesto come avrei reagito, fossi stato là allora con la mia testa, all'avvento dell'Impressionismo, o del Futurismo, o dell'arte astratta. Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che la mia prima reazione sarebbe stata assai dubbiosa, se non negativa. Probabilmente avrei pensato anch'io "qui non c'è disegno" "questo lo fa anche un bambino" eccetera. Però sono anche certo che non mi sarei fermato là. Perché le novità richiedono un tempo di degustazione, ed ho nel mio bagaglio l'imperativo di non avere preconcetti. Avrei dunque cercato nelle opere qualcosa che mi arricchisse, ma non solo di un piccolo lampo, bensì di un modo di esistere. Probabilmente avrei aderito subio alla visione simbolista, e poco dopo, con alcuni dovuti quanto errati :confused: distinguo, anche a quella impressionista. Credo che avrei fatto molta più fatica ad accogliere il futurismo, ma di fronte ai quadri di Boccioni avrei sicuramente ceduto :wow: Speriamo che sarebbe stato così.:rolleyes:
Ma già di fronte ai lavori di Duchamp avrei detto: troppo poco. Qui siamo di fronte alla proposizione di una visione estetica, ma non artistica. Di Malevic mi sarei fatto beffe, esattamente come se ne faceva Chagall. Avrei avuto qualche tolleranza in più verso El Lissitzky, considerandone in trasparenza il lavoro di ricerca, ma forse non gli avrei comprato nulla :ciapet: , o comunque poco.
Col tempo avrei nutrito molte perplessità su certi lavori di Pollock, ma alla fine accettandoli, magari non ai prezzi cui sono poi arrivati :d:

Questa la premessa per parlare di Griffa. E di Kounellis.
Griffa mi propone di rivivere il gusto "iniziale" dello scorrere sulla tela con i colori, nella loro trasparenza. Il gioco tra materia grezza e materia fine. OK. Questo lo posso apprezzare. Solo che questo è più uno strumento che un risultato. Un po' come Arman che ci squaderna davanti i tubetti di colore schiacciati senza però aggiungervi quasi nulla. A questo punto penso che l'artista abbia colto un punto di partenza che poteva essere interessante e portare a qualcosa di nuovo. Disgraziatamente si è fermato lì. E' un bel punto di partenza, come no! Solo che lo strumento è diventato un fine. Ciò ha una certa analogia con la psicanalisi di Lacan, che non cura nessuno, ma si parla addosso con notevole virtuosismo. O con certi ristoranti dall'ambiente estremamente piacevole dove poi non si mangia nemmeno. E, infine, con i lavori di Kounellis, dove pure c'è un'idea iniziale analoga a quella di Griffa, ma stavolta non giocata sulle trasparenze, bensì sulle tracce opache e grevi dell'uomo. Anche in Kounellis lo strumento, interessante in sé, diventa scopo. E io perdo l'interesse. Perché un bel libro, splendidamente impaginato, rifinito ecc è un mezzo, ma se contiene il poco o nulla, io non trovo poesia. Trovo un atteggiamento di "calligrafismo", bensì apprezzabile, ma insoddisfacente, se cerco arte.
"Bella questa Ferrari. Quanto fa all'ora?"
"Eh, ci manca il motore!"
 

RedArrow

Forumer storico
Dall'asta Borromeo, per gli interessati:

1594654578085.png
 

Cris70

... a prescindere
Mi sono spesso chiesto come avrei reagito, fossi stato là allora con la mia testa, all'avvento dell'Impressionismo, o del Futurismo, o dell'arte astratta. Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che la mia prima reazione sarebbe stata assai dubbiosa, se non negativa. Probabilmente avrei pensato anch'io "qui non c'è disegno" "questo lo fa anche un bambino" eccetera. Però sono anche certo che non mi sarei fermato là. Perché le novità richiedono un tempo di degustazione, ed ho nel mio bagaglio l'imperativo di non avere preconcetti. Avrei dunque cercato nelle opere qualcosa che mi arricchisse, ma non solo di un piccolo lampo, bensì di un modo di esistere. Probabilmente avrei aderito subio alla visione simbolista, e poco dopo, con alcuni dovuti quanto errati :confused: distinguo, anche a quella impressionista. Credo che avrei fatto molta più fatica ad accogliere il futurismo, ma di fronte ai quadri di Boccioni avrei sicuramente ceduto :wow: Speriamo che sarebbe stato così.:rolleyes:
Ma già di fronte ai lavori di Duchamp avrei detto: troppo poco. Qui siamo di fronte alla proposizione di una visione estetica, ma non artistica. Di Malevic mi sarei fatto beffe, esattamente come se ne faceva Chagall. Avrei avuto qualche tolleranza in più verso El Lissitzky, considerandone in trasparenza il lavoro di ricerca, ma forse non gli avrei comprato nulla :ciapet: , o comunque poco.
Col tempo avrei nutrito molte perplessità su certi lavori di Pollock, ma alla fine accettandoli, magari non ai prezzi cui sono poi arrivati :d:

Questa la premessa per parlare di Griffa. E di Kounellis.
Griffa mi propone di rivivere il gusto "iniziale" dello scorrere sulla tela con i colori, nella loro trasparenza. Il gioco tra materia grezza e materia fine. OK. Questo lo posso apprezzare. Solo che questo è più uno strumento che un risultato. Un po' come Arman che ci squaderna davanti i tubetti di colore schiacciati senza però aggiungervi quasi nulla. A questo punto penso che l'artista abbia colto un punto di partenza che poteva essere interessante e portare a qualcosa di nuovo. Disgraziatamente si è fermato lì. E' un bel punto di partenza, come no! Solo che lo strumento è diventato un fine. Ciò ha una certa analogia con la psicanalisi di Lacan, che non cura nessuno, ma si parla addosso con notevole virtuosismo. O con certi ristoranti dall'ambiente estremamente piacevole dove poi non si mangia nemmeno. E, infine, con i lavori di Kounellis, dove pure c'è un'idea iniziale analoga a quella di Griffa, ma stavolta non giocata sulle trasparenze, bensì sulle tracce opache e grevi dell'uomo. Anche in Kounellis lo strumento, interessante in sé, diventa scopo. E io perdo l'interesse. Perché un bel libro, splendidamente impaginato, rifinito ecc è un mezzo, ma se contiene il poco o nulla, io non trovo poesia. Trovo un atteggiamento di "calligrafismo", bensì apprezzabile, ma insoddisfacente, se cerco arte.
"Bella questa Ferrari. Quanto fa all'ora?"
"Eh, ci manca il motore!"

Su Griffa sono giunto alle stesse conclusioni.
Su Kounellis "il motore" è l'uomo, la sua vita, le sue paure e le sue speranze. Non penso che tutto questo possa stare dentro il cofano di una macchina.
 

giustino

Art is looking for you
Mi sono spesso chiesto come avrei reagito, fossi stato là allora con la mia testa, all'avvento dell'Impressionismo, o del Futurismo, o dell'arte astratta. Non ho nessuna difficoltà ad ammettere che la mia prima reazione sarebbe stata assai dubbiosa, se non negativa. Probabilmente avrei pensato anch'io "qui non c'è disegno" "questo lo fa anche un bambino" eccetera. Però sono anche certo che non mi sarei fermato là. Perché le novità richiedono un tempo di degustazione, ed ho nel mio bagaglio l'imperativo di non avere preconcetti. Avrei dunque cercato nelle opere qualcosa che mi arricchisse, ma non solo di un piccolo lampo, bensì di un modo di esistere. Probabilmente avrei aderito subio alla visione simbolista, e poco dopo, con alcuni dovuti quanto errati :confused: distinguo, anche a quella impressionista. Credo che avrei fatto molta più fatica ad accogliere il futurismo, ma di fronte ai quadri di Boccioni avrei sicuramente ceduto :wow: Speriamo che sarebbe stato così.:rolleyes:
Ma già di fronte ai lavori di Duchamp avrei detto: troppo poco. Qui siamo di fronte alla proposizione di una visione estetica, ma non artistica. Di Malevic mi sarei fatto beffe, esattamente come se ne faceva Chagall. Avrei avuto qualche tolleranza in più verso El Lissitzky, considerandone in trasparenza il lavoro di ricerca, ma forse non gli avrei comprato nulla :ciapet: , o comunque poco.
Col tempo avrei nutrito molte perplessità su certi lavori di Pollock, ma alla fine accettandoli, magari non ai prezzi cui sono poi arrivati :d:

Questa la premessa per parlare di Griffa. E di Kounellis.
Griffa mi propone di rivivere il gusto "iniziale" dello scorrere sulla tela con i colori, nella loro trasparenza. Il gioco tra materia grezza e materia fine. OK. Questo lo posso apprezzare. Solo che questo è più uno strumento che un risultato. Un po' come Arman che ci squaderna davanti i tubetti di colore schiacciati senza però aggiungervi quasi nulla. A questo punto penso che l'artista abbia colto un punto di partenza che poteva essere interessante e portare a qualcosa di nuovo. Disgraziatamente si è fermato lì. E' un bel punto di partenza, come no! Solo che lo strumento è diventato un fine. Ciò ha una certa analogia con la psicanalisi di Lacan, che non cura nessuno, ma si parla addosso con notevole virtuosismo. O con certi ristoranti dall'ambiente estremamente piacevole dove poi non si mangia nemmeno. E, infine, con i lavori di Kounellis, dove pure c'è un'idea iniziale analoga a quella di Griffa, ma stavolta non giocata sulle trasparenze, bensì sulle tracce opache e grevi dell'uomo. Anche in Kounellis lo strumento, interessante in sé, diventa scopo. E io perdo l'interesse. Perché un bel libro, splendidamente impaginato, rifinito ecc è un mezzo, ma se contiene il poco o nulla, io non trovo poesia. Trovo un atteggiamento di "calligrafismo", bensì apprezzabile, ma insoddisfacente, se cerco arte.
"Bella questa Ferrari. Quanto fa all'ora?"
"Eh, ci manca il motore!"

Siccome ho vissuto personalmente quel periodo posso dire che quando Griffa nel 1972 fece quella dichiarazione: «Io non rappresento nulla, io dipingo» rimasi molto colpito e affascinato. Era anni dove la pittura era scomparsa, si diceva addirittura che fosse azzerata, addirittura morta.
Fare il pittore quindi era anacronistico e non c'era molto spazio di azione.
Ri-pensare alle basi, ai fondamentali della pittura poteva quindi essere un modo per riprendere il discorso interrotto dal dilagare dell'arte concettuale...
L'attenzione quindi agli strumenti, al supporto (la tela), il telaio, il colore, i pennelli... era senz'altro un modo interessante per esplorare delle nuove possibilità per la pittura. Ed anche l'azzeramento del significato ridotto proprio al «Io non rappresento nulla, io dipingo» era davvero qualcosa di estremamente forte.

Ma quello doveva essere un punto per ripartire, per rifondare in modo nuovo l'atto del dipingere ma, purtroppo devo constatare che l'impressione di @baleng sia più che legittima perchè nella maggior parte dei casi quello, oltre ad essere un punto di ripartenza è stato un punto di arrivo.

Nello stesso tempo però ci sono stati artisti che hanno ripreso successivamente quelle istanze e sono andati oltre quell'assunto iniziale che ha avuto comunque il merito di aver aperto nuovi spazi al fare pittura impensabili prima.
 

Users who are viewing this thread

Alto