GERMANIA: la locomotiva tedesca rischia di travolgerci (1 Viewer)

tontolina

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ragionate. L’eurozona è già oggi in plateale stagnazione economica e non si vedono certo all’orizzonte praterie di ripresa. E lo stesso – anzi peggio, visto il loro carico debitorio e di esposizione alle leva – vale per Usa e Cina. Le quali però stanno facendo il pieno di liquidità fin da ora, pronte a lanciarsi in quella che è la loro finalità primaria: spolpare l’eurozona dai suoi gioielli. Industriali, manifatturieri, tech, chimici, infrastrutturali. Tutto. Quando qui la contrazione della crescita arriverà al punto di non ritorno, state certi che moltissime primarie aziende del continente subiranno le sempre più pressanti avanches di presunti e molto interessati “cavalieri bianchi” del Dragone e d’Oltreoceano, carichi di quel cash che qui manca. E pronti a scalare, senza troppa attenzione ai formalismi di rito e alle buone maniere.
SPY FINANZA/ Ci resta solo la Germania per non finire in mano a Usa o Cina
 

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Notizie indicatori economici
Manifattura Italia, deboli segnali ripresa in prossimi mesi - Prometeia-IntesaSP Da Reuters - 2 ore fa
ROMA (Reuters) - L'attività manifatturiera italiana dà segnali di una ripresa, per quanto debole, nel prossimo futuro sul mercato interno, secondo un'analisi di...

Germania, ordini industria in calo a dicembre su domanda zona euro debole Da Reuters - 6 ore fa
BERLINO (Reuters) - Gli ordini all'industria in Germania hanno registrato a dicembre un forte calo a sorpresa legato alla debolezza della domanda da parte di altri Paesi della...

Zona euro, vendite al dettaglio crollano a dicembre su rallentamento crescita Da Reuters - 05.02.2020
BRUXELLES (Reuters) - I consumatori della zona euro hanno stretto la cinghia a dicembre nonostante la stagione dello shopping natalizio, secondo le stime ufficiali sulle vendite al...

Italia, crescita servizi a gennaio superiore ad attese - Pmi Da Reuters - 05.02.2020
ROMA (Reuters) - In Italia il settore dei servizi è cresciuto a gennaio per l'ottavo mese di fila. L'indice Pmi del comparto si è portato a 51,4 da 51,1 di dicembre,...

Inflazione, nel paniere Istat auto elettriche e pasti a domicilio Da Reuters - 04.02.2020
ROMA (Reuters) - Nel paniere Istat entrano auto elettriche e ibride, trattamenti estetici per uomo, sushi take away e la consegna di pasti a domicilio. Sono alcune delle novità per...
 

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Il PEGGIOR CALO DA INIZIO 2009
Germania, industria in forte frenata: a dicembre produzione a -3,5%. Male anche la Francia
A dicembre 2019 la produzione industriale è scesa del 3,5% rispetto al mese precedente, pari a un -6,8% su base annua. Non accadeva dal gennaio 2009, nel pieno della crisi finanziaria globale

La locomotiva tedesca frena bruscamente a dicembre sulla produzione industriale - che registra il peggior cedimento in oltre un decennio - ma accelera sull'enorme surplus commerciale, mentre anche la Francia registra un netto calo dell’attività manifatturiera.

https://www.ilsole24ore.com/art/ger...e-produzione-35percento--calo-ordini-AC6vCqHB


Nell'ultimo mese del 2019 la produzione industriale tedesca è scesa del 3,5% rispetto al mese precedente, un risultato molto inferiore alle attese che rappresenta il calo più accentuato dal gennaio 2009 (nel pieno della crisi finanziaria globale). A livello tendenziale (su base annualizzata) la produzione è scesa del 6,8 per cento.

Sempre a dicembre, il surplus commerciale tedesco si è attestato a 19,2 miliardi di euro, sopra le attese degli analisti che indicavano una quota di 14 miliardi, in presenza di un aumento delle esportazioni peraltro limitato a un modesto +0,1%, cui fa riscontro una discesa delle importazioni dello 0,7 per cento.

Sulla Francia il peso degli scioperi
Negative le notizie anche dalla Francia, dove la produzione industriale ha registrato a dicembre 2019 una contrazione del 2,8% rispetto a novembre e del 3% nei confronti dello stesso mese del 2018 (-2,6% mese su mese) : dati inferiori alle previsioni degli analisti, su cui sembrano aver pesato in parte le diffuse proteste e scioperi contro la riforma pensionistica promossa dal presidente Macron. Male anche la produzione in Olanda e Spagna. A Madrid a dicembre la produzione industriale in teoria risulta in aumento dell'1,7% a dicembre rispetto a un anno prima, dopo il -0,8% anno su anno registrato a novembre, a se aggiustato a fattori stagionali e al numero delle giornate lavorative il dato di dicembre risulta in calo dell'1,4% su novembre. Nell'intero 2019 per la Spagna il risultato è a +0,6% (minimo in sei anni, ma sesto anno consecutivo di espansione).

Debolezza dell’industria
Si conferma dunque la debolezza dell'industria manifatturiera tedesca, già evidenziata ieri dai dati sugli ordinativi all'industria in dicembre, scesi del 2,1% rispetto al mese precedente, specialmente a causa di una debolezza della domanda da parte di altri Paesi europei. Sui mercati valutari non a caso si stanno registrando pressioni al ribasso sull'euro nei confronti del dollaro.

7 febbraio 2020

Da tempo l'economia tedesca, che è riuscita a evitare per poco una recessione, soffre per le conseguenze delle tensioni commerciali internazionali, delle incertezze legate alla Brexit e del rallentamento di una industria automobilistica in fase di grande trasformazione.

Surplus eccessivo
Se la locomotiva tedesca rallenta, anche altri Paesi europei ne subiscono le conseguenze:
nel quarto trimestre l'l'Eurozona ha frenato fin quasi a fermarsi, sulla scia delle contrazioni del Pil in Francia e Italia. Per contro, l'enorme surplus commerciale tedesco, che si riflette sulla bilancia dei pagamenti, è considerato da molti economisti un fattore negativo di squilibrio in Europa: di recente anche l'opinione pubblica tedesca sembra orientarsi più che in passato a chiedere al governo di allargare i cordoni della Borsa , utilizzando parte dell'ampio spazio fiscale a disposizione, per supportare una economia ormai a rischio di stallo, anche per via dei nuovi fattori negativi emersi di recente come l'epidemia da coronavirus (pericolosa, sul fronte manifatturiero, specialmente per l’industria automobilistica). La coalizione che sostiene Angela Merkel è divisa tra chi invoca tagli alle tasse e chi preferisce investire in infrastrutture il surplus del budget statale.
 

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Indici europei, apertura contrastante dopo dato su stagnazione tedesca
La prima economia europea mostra il fianco proprio
mentre
si attende l’impatto dell’epidemia di coronavirus

La locomotiva d’Europa si è fermata nell’ultimo trimestre del 2019: il Pil tedesco del 4T ha infatti segnalato una crescita pari a zero, a fronte di un’aspettativa (comunque più bassa rispetto al dato precedente) di un +0,1%.
Sono scesi i consumi e la spesa pubblica, ma a pesare è soprattutto il preoccupante dato sull’industria manifatturiera tedesca, indebolita in gran parte per via delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti.

La guerra commerciale ha infatti trovato una sorta di conclusione con una tregua caduta con particolare tempismo. La firma dell’accordo commerciale è avvenuta il 15 gennaio; pochi giorni dopo, Pechino avrebbe annunciato i primi, preoccupanti dati sull’espandersi del coronavirus, che ha messo la sanità globale in stato di emergenza e minaccia di affossare le economie globali. Eppure ancora si scontano le ricadute della guerra dei dazi sull’industria tedesca, soprattutto quella automobilistica.

In quali condizioni versa l’economia tedesca?
L’unica buona notizia è che, allo stesso tempo, è stato rivisto al rialzo il dato del trimestre precedente, passato dallo 0,1% di crescita allo 0,2%.
L’ufficio federale di statistica ha osservato un aumento degli acquisti nel settore delle costruzioni, al contrario della spesa per macchinari e altri materiali, che hanno registrato una flessione rispetto all’estate.
Male l’export, che a dicembre ha registrato un aumento del solo 0,1% (a fronte di previsioni di crescita dello 0,5%), dopo un calo del 2,2% di novembre, mentre sia gli ordini all’industria che la produzione industriale hanno registrato una flessione anno su anno rispettivamente del 6,68% e dell’8,7%.

Cosa si prevede per il futuro?
Nelle ultime settimane si sono levate sempre più voci a chiedere uno stimolo fiscale da parte del governo centrale, considerate necessarie per sbloccare l’empasse dell’industria tedesca.

D’altra parte, quello di Angela Merkel è un governo che si avvia verso il tramonto - proprio nello stesso periodo in cui si sconteranno gli effetti dell’epidemia di coronavirus sull’economia tedesca. In realtà, secondo gli analisti, tale impatto si registrerà soprattutto nel primo trimestre del 2020; eppure molto dipende da quando l’epidemia raggiungerà il suo picco di espansione – e, dunque, da quando comincerà a scemare: alcuni esperti hanno parlato di una possibile recessione ad aprile.

Dunque, sebbene al voto manchino ancora parecchi mesi (le elezioni sono previste a ottobre del 2021), all’interno della Cdu i lavori per un cambiamento della leadership sono già iniziati – mettendo in pericolo tra l’altro la tenuta della Grande Coalizione con la Spd, che ha già minacciato elezioni anticipate. Le turbolenze nella politica interna si sono fatte ancora più forti dopo che, lunedì scorso, la candidata più plausibile alla cancelleria, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha annunciato il proprio ritiro dalla presidenza della Cdu.

Come si presenta la situazione nell’UE?
Nel frattempo, in mattinata sono stati pubblicati anche i dati sulla crescita economica trimestrale dell’Eurozona. Il pil degli ultimi tre mesi del 2019 ha registrato una crescita dello 0,1%, confermando le aspettative di una flessione rispetto al dato del trimestre precedente (+0,3%). Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, invece, si registra una flessione dello 0,9%, lo 0,01% in meno rispetto al risultato atteso.

Come hanno reagito gli indici europei?
Nonostante i dati negativi, le Borse europee aprono per lo più in rialzo: il Dax guadagna al momento lo 0,24%, mentre il Ftse 100 lo 0,11% e l’Ibex lo 0,31%. Viaggia quasi sulla parità Piazza Affari, mentre Parigi registra una flessione dello 0,14%.

I dati negativi sull’economia tedesca hanno comunque provocato solo un indebolimento della moneta unica,
raggiungendo quota 1,0828, il livello più basso dal aprile 2017. Al momento, il cambio EUR/USD viaggia a quota 1,0846.
 

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“PERCHÉ PROPRIO ADESSO IL RALLY?”

Weekly note for VONTOBEL
https://www.facebook.com/antoniociolipuviani/posts/10222079015188184


Quest’inverno girando in moto per Bologna ho avuto bisogno solo un paio di volte di infilarmi i guanti. Belle giornate di sole ma – considerata la stagione - assurde, spie di un cambiamento climatico che definire preoccupante può risultare eufemistico. Analogamente i mercati finanziari scoppiano di salute: si acquistano azioni, asset tradizionali di rischio, in un contesto macro e geopolitico avverso.
Vero è che l’economia yankee tiene botta, ma PIL e produzione industriale dei tre Paesi più importanti dell’EU - Germania, Francia e Italia - danno segnali di cedimento importante, inutile dilungarci sui potenziali ulteriori problemi che porterà il coronavirus, ne ho già parlato, ne parlano tutti, non ho voglia di annoiarvi ancora.

A dispetto di una situazione quantomeno precaria i mercati continuano a migliorare i loro record. Il Nasdaq 100, che solo un paio di settimane fa, il 31 gennaio, chiudeva a 8991, adesso si trova a 9623, l’ennesimo record storico, con un balzo di oltre il 7% solo nella prima metà di febbraio.
Nuovi record storici anche per S&P 500, Dow e Xetra Dax, l’Italia vicinissima ai 25000 punti, livelli che non vedevamo da ottobre 2008.

Ma come è possibile che proprio in concomitanza di eventi drammatici ed anche potenzialmente negativi per l’economia e non solo cinese si abbia avuto questo rally dei mercati azionari?
Keynes nel Capitolo 12 della Teoria generale (1936) sottolinea come decisivo per la formazione dei prezzi il ruolo “perverso” esercitato dagli “esperti professionali”. Questi tendono infatti a finalizzare le proprie energie non già a “compiere migliori previsioni a lungo termine sul rendimento probabile di un investimento per tutta la durata della sua vita”, bensì a “prevedere variazioni della base convenzionale di valutazione con un breve anticipo rispetto al grosso pubblico”, tentando di anticipare il livello al quale il mercato valuterà l’investimento “sotto l’influenza della psicologia di massa, fra tre mesi”. In sostanza Keynes attribuisce alla speculazione professionale la capacità di muovere i mercati con lo “scopo privato” del to beat the gun, quello che consiste nel riuscire - ai nastri di partenza - a scattare in anticipo sul segnale. La speculazione quindi esercita un’attività esclusiva volta a prevedere la psicologia del mercato: nulla più.
Va da sé quindi che la speculazione più accorta abbia approfittato delle situazioni di precarietà (guerra commerciale prima, poi conflitto Iran Usa, e adesso coronavirus) per comprare (con la pressante e determinante complicità delle banche centrali) convinta che chi si fosse astenuto dagli acquisti, prima o poi, sulla definizione e poi relativa soluzione dei problemi, si tuffasse nel comprare per non perdere un treno che sembrerebbe non fermarsi più. In sostanza “quelli bravi” fanno il pieno quando il mercato si trova nella situazione percepita di massima instabilità, per poi scaricare agli investitori assetati di rendimenti in un contesto che sembra privo di alternative.
Questo giochino si è trasformato in un loop senza fine dove paradossalmente ogni negatività a livello fondamentale si tramuta in propellente per ulteriori acquisti.

Non ho mai scritto di “crolli” delle borse, non convengono a nessuno e le banche centrali hanno ancora un residuo di credibilità per evitarlo.
Credo altresì che l’unica via certa per un crack sia quello di mandare ulteriormente i mercati in orbita a tassi di crescita del 5%-10% al mese. A quel punto il crollo sarebbe inevitabile.
Questo rischio è ben conosciuto dalle Banche centrali e quindi – come già successo all'ultimo FOMC del 29 gennaio – mi attendo un Powell molto guardingo per evitare ulteriori esagerati allunghi degli indici yankee.
 

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