Fwd: Notizie esplosive tenute quasi segrete (1 Viewer)

sharnin

Forumer attivo
Fwd: Notizie esplosive tenute quasi segrete

Non ho visto nessun giornale o telegiornale - ma non li seguo tutti -mettere in prima pagina una notizia che campeggia da giorni sui quotidiani messicani on line. La Cina ha deciso di rinunciare al dollaro, per gli scambi internazionali, e di passare all'euro.
Una delegazione americana si è precipitata in Cina per chiedere un ripensamento, ma ha ottenuto solo tanti sorrisi e un deciso no.
Ora gli Usa stanno facendo pressione sull'Arabia Saudita, fornitrice di petrolio ai cinesi, perché li convinca a fare marcia indietro. Anche l'Iran ha adottato la stessa decisione: rinunciare al dollaro e passare all'euro. Lo aveva stabilito anche l'Irak prima dell'invasione.
Dal canto proprio i paesi dell'America Latina aderenti al Mercosur (Brasile,Argentina, Cuba, Bolivia e Venezuela, presto l'Ecuador) stanno progettando una moneta comune sostitutiva del dollaro.
La Russia tace, però pare che a sua volta intenda sganciarsi dal dollaro.Tutto ciò rischia di provocare negli Usa, entro poche settimane, un disastro finanziario inimmaginabile.
 

secoli

Utente Senior
Questa notizia data da sharnin mi sembra di notevole importanza, e credo vera perchè avvalorata dal rialzo che si può risconrtarare sugli etf della cina.

Anch'io nn ho letto ne sentito nessun notiziario al riguardo della spostamento di valuta (La Cina ha deciso di rinunciare al dollaro, per gli scambi internazionali, e di passare all'euro.)

I nostri analisti cosa pensano e/o prevedono per i mercati valutari e di conseguenza anche azionari?

Non credo che se confermata ed ufficializzata, le borse internazaionali se ne giovino.

Auguri di buone feste a tutti
 

tontolina

Forumer storico
CFNCNBC italia
ha da poco annunciato che anche l'Arabia saudita converità una parte delle sue riserve in dollari in euro

questo ha un effetto positivo sui mercati americani perchè potranno esportare di più in quanto il dollaro si svaluterà

:eek: :eek: :eek:
ma non erano per un dollaro forte?
:eek: :eek: :eek:
SONO PROPRIO DEI GRAN PALLISTI :lol: :lol: :lol:
 

tontolina

Forumer storico
però è strano anche il petrolio scende

PETROLIO: A NEW YORK APRE IN CALO SOTTO I 61 DOLLARI

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27 Dicembre 2006 16:03 ROMA (ANSA)


(ANSA) - ROMA, 27 dic - Prezzo del petrolio in ribasso dello 0,67% sotto i 61 dollari (a 60,67) in apertura a New York. (ANSA).


di solito quando il $ scende l'OIL sale
 

tontolina

Forumer storico
LA VARIABILE IMPAZZITA

di Galapagos
E' arrivata la conferma che l'economia Usa rallenta vistosamente. E come nel '85 con l'accordo del Plaza, a Washington non rimane che la via della svalutazione «pilotata» per ridare competitività agli Stati Uniti.


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24 Dicembre 2006 15:51 ROMA

http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?ART_ID=428685

(WSI) – La scorsa settimana è arrivata la conferma che l'economia statunitense sta rallentando vistosamente: il tasso di crescita del pil che nel primo trimestre marciava al ritmo annuale del 5,5%, nel terzo trimestre è sceso al 2%. Una decelerazione che non significa recessione visto che i numeri sono in ogni caso positivi.

Però l'economia Usa è in sofferenza: seguita a importare troppo; l'attività edilizia, dopo anni di boom, registra «abbondanti decrementi» - come ha commentato il Bureau of Economic Analysis - e c'è un forte rallentamento anche nell'accumulo di scorte, segnale anticipatore di un rallentamento della domanda.

Di più: sotto la spinta del forte rialzo delle quotazioni delle materie prime, l'inflazione si mantiene a livelli di guardia, tanto che convincere la Fed a non ridurre i tassi che in prospettiva potrebbe essere addirittura aumentati.

Eppure, lo abbiamo già accennato nei giorni scorsi, mai come nel 2006 i profitti delle imprese sono andati così bene: il rapporto tra fatturato e profitti si aggira sul 10%. Una cifra enorme che in molti analisti ha evocato lo spettro del '29. Anche allora i profitti si sfioravano il 10%. Poi, all'improvviso la grande bolla esplose e l'economia Usa (e non solo) precipitò nella più grande crisi economica dell'era moderna.

Al boom dei profitti fa riscontro una caduta della quota di reddito destinata al lavoro: nei primi 9 mesi del 2006 al lavoro è andato il 56,5% del Pil. Solo nel 2000 la quota era due punti più alta. La sintesi è una crescita della produttività molto legata ai bassi salari e una ridotta capacità di spesa per decine di milioni di famiglie che per mantenere inalterati o quasi i consumi sono costrette a indebitarsi sempre di più. Non a caso il risparmio delle famiglie da mesi è negativo.

Il meccanismo dell'indebitamento era perfettamente oliato dalla crescita dei valori delle abitazioni che consentiva la rinegoziazione dei mutui e dai bassi tassi di interesse che consentivano la crescita del credito al consumo a poco prezzo. Ora queste condizioni sono al capolinea, i consumi frenano e l'economia rallenta.

A peggiorare la situazione si aggiunge la progressiva svalutazione del dollaro che rende più care le merci importate. Però la svalutazione sembra l'unica possibilità di uscita degli Usa dalla stagnazione. Certo, sarebbe possibile attuare politiche fiscali e di bilancio differenti. Ma queste non sembrano all'ordine del giorno e nemmeno nel programma dei democratici.

Allora, come nel '85 con l'accordo del Plaza non rimane che la via della svalutazione «pilotata» per ridare competitività e frenare l'import. Ma nei piani Usa potrebbe inserirsi una variabile impazzita: se l'Iran e altri paesi decidessero di convertire, come minacciato, le riserve in dollari in euro, potremmo assistere a un crollo improvviso della valuta Usa e la crisi potrebbe esplodere improvvisa.
 

killer

Forumer storico
Date troppa importanza all'America ed al dollaro nonché ai mercati europei sono anni e ne resto sempre più convinto che le redini del gioco ossia dell'economia mondiale nonché della ricchezza si sta sempre più trasferendo da Ovest ad Est. Chi detiene la maggior parte del debito pubblico USA? risposta: i cinesi e voi pensate che le regole del gioco lo possano dettare gli USA? come dire che un'azienda stra indebitata con una banca possa andare a far la voce grossa in filiale.... fin che c'è mondo e mondo chi comanda è il creditore non il debitore.
Chi conterà sempre di più in questo secolo sarà la Cina e le conseguenze sui mkts saranno più devastanti se e quando loro andranno in recessione e non gli Statunitensi, loro come noi siam destinati a bruciarci la ricchezza creata nello scorso secolo contrariamente agli asiatici e ad altri paesi emergenti che stanno vivendo quello che 40-45 anni han vissuto i nostri nonni e genitori. Se dieci anni fa qualcuno avesse detto che i russi sarebbero venuti in Italia a spendere e spandere e a fare i nababbi gli avreste riso in faccia oggi andate a Milano tra i locali più in voga e costosi e vi troverete fra russi e cinesi ed altri dell'Est.
Quindi la morale è semplice chi farà soldi in futuro saranno quelle aziende non che andranno a produrre in Cina ma quelle che venderanno ai cinesi o ad altri paesi emergenti già ora ad esempio le aziende del lusso dove hanno incrementato maggiormente il fatturato? In Europa o Cina e Russia? Il top della gamma BMW ha venduto di più in Usa o in Cina?

Ciaooooooooo
:D :D :D :D :D :D :D
 

killer

Forumer storico
Comunque e chiudo... è normale fa parte della storia economica è una ruota che gira...... un tempo i conquistadores erano i portoghesi, spagnoli, francesi, inglesi poi olandesi e così via siamo arrivati nel secolo scorso agli americani ora tocca ad altri... magari tra 50-100 anni sarà qualcun altro ma questo è il loro momento ed è sotto gli occhi di tutti


Ciaoooooooooo :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D
 

secoli

Utente Senior
Caro killer, qui nn si sta discutendo se è l'america , l'europa, la cina o chi chessia altra nazione che ha in mano l'economia mondiale, ma l'argomento era principalmente quali sono o saranno le conseguenze economiche sui mercati x lo spostamento come moneta di riferimento dal dollaro all'euro.

Chi può fare previsioni e quali conseguenze di questa "rivoluzione", perchè nn mi sembra un cambiamento da poco se confermato.

Saluti e buona giornata a tutti
 

killer

Forumer storico
secoli ha scritto:
Caro killer, qui nn si sta discutendo se è l'america , l'europa, la cina o chi chessia altra nazione che ha in mano l'economia mondiale, ma l'argomento era principalmente quali sono o saranno le conseguenze economiche sui mercati x lo spostamento come moneta di riferimento dal dollaro all'euro.

Chi può fare previsioni e quali conseguenze di questa "rivoluzione", perchè nn mi sembra un cambiamento da poco se confermato.

Saluti e buona giornata a tutti


Ho risposto: per me nessuno tranne che il dollaro dovrebbe essere più debole ma non di certo perché non più come moneta di riferimento ma perché semplicemente l'economia Usa non sarà più la locomotiva di 20-30 anni fà



Saluti :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D
 

sharnin

Forumer attivo
Cina 2007, segreti e bugie dalla meteorologia all'economia
Angela Pascucci

Mala tempora currunt in Cina. E' il caso di dirlo, sia pure con qualche ironia, dopo aver appreso che dall'anno prossimo sarà vietato a società ed enti stranieri elaborare previsioni del tempo al di fuori del controllo degli organi ufficiali del governo cinese. Raccolta dati ed elaborazioni di previsioni illegali avvenute in passato «hanno violato la sovranità e minacciato la sicurezza del paese» hanno stabilito l'Ufficio meteorologico di Cina e l'Amministrazione nazionale per la Protezione dei segreti di stato che hanno elaborato i nuovi regolamenti.
Messo il futuro del clima sotto chiave, potrebbe presto avvenire che anche le previsioni economiche siano sottoposte allo stesso trattamento, vista la notoria scarsa attendibilità dei dati ufficiali. Che cosa c'è di più sensibile, per la Cina di oggi, che l'andamento della sue economia?
Ieri è arrivato da Pechino il primo outlook ufficiale, che dipinge un 2007 piuttosto roseo: crescita robusta ma non eccessiva, del 9,5%, nessuna ombra di inflazione. Lo ha reso noto il Centro statale per l'informazione, che fa parte della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma. Anche gli investimenti in capitale fisso, dice il rapporto, saranno mantenuti al 20%, grazie alle misure prese dal governo di contenere questa voce chiave, arrivata nel 2006 a toccare un incremento del 31% rispetto all'anno precedente.
In realtà le previsioni ufficiali cinesi di fine anno somigliano un po' ai buoni propositi per Babbo Natale, destinati ad essere disattesi, se la volontà d'animo non sorregge. E la volontà d'animo cinese non dipende più dalle intenzioni del governo centrale, nonostante l'esistenza in vita dei piani quinquennali da economia pianificata che oggi, quando dice bene, riescono solo a indicare al più delle «linee guida». A riprova basterebbe solo ricordare che nel marzo del 2006, in occasione dell'Assemblea plenaria del Parlamento, il premier Wen Jiabao aveva delineato un nuovo modello economico, più attento alla qualità che alla quantità, più orientato verso l'uso efficiente delle risorse (particolarmente quelle energetiche) con una crescita più bilanciata che per ogni anno fino al 2010 non avrebbe dovuto suprerare il 7,5% di incremento annuo. Detto e non fatto. Nei primi tre quarti dell'anno il Pil è cresciuto del 10,7 e nonostante la stretta monetaria decisa a luglio, che avrebbe dovuto incidere sulla seconda parte dell'anno, la crescita economica per l'intero anno si attesterà probabilmente intorno al 10,5%.
Tutta la questione della crescita cinese sta assumendo un aspetto paradossale. Come le scarpette rosse di Andersen che, tanto desiderate, costringevano la protagonista a una forsennata, inarrestabile corsa. Perché uno sviluppo tra i più veloci mai registrati nella storia dell'umanità sta portando a costi ambientali insopportabili, mostrando peraltro al pianeta l'insostenibilità del modello. Perché i costi delle materie prime, sempre più scarse proprio per l'entrata in scena della Cina, stanno aumentando (nella provincia del Jiangsu, dove si trova Shanghai) nella prima metà dell'anno i prezzi di combustibile ed energia sono aumentati del 15,7%, quelli dei materiali da costruzione del 72,5%, mentre i costi complessivi di produzione sono aumentati del 30%. L'etichetta di «fabbrica del mondo» comincia poi a gravare sulla Cina in diversi modi. Il surplus commerciale con il resto del mondo, 120 miliardi di dollari nel 2006, ha attratto il risentimento universale, anche se la maggior parte della produzione «made in China» al dunque è opera di multinazionali che usano il paese soprattutto per la sua manodopera che resta a buon mercato, nonostante che nelle zone calde, come il Guangdong, si sia deciso di aumentare il salario minimo del 18% (810 yuan, circa 80 euro, al mese). Da quando la Cina è entrata nel Wto, nel 2001, e fino al giugno di quest'anno, 31 paesi e territori del mondo hanno lanciato un totale di 288, fra azioni antidumping e misure di salvaguardia, contro i prodotti cinesi.
Ultimo aspetto negativo, e non certo il minore, del modello di sviluppo cinese, la «produzione» di ineguaglianza. Il rapporto sullo sviluppo sociale diffuso ieri dall'Accademia nazionale delle scienze segnala che il coefficiente di Gini (misuratore delle disparità nella distribuzione del reddito) è aumentato quest'anno a 0,496 dallo 0,47 dello scorso anno. Un coefficiente superiore allo 0,4% segnala una situazione patologica. In danaro sonante, significa che i cinesi più ricchi guadagnano in media il 18% in più dei cinesi più poveri. Secondo il Rapporto sulla ricchezza nell'Asia Pacifico stilato da Merryl Lynch e Capgemini, la Cina ha 320mila straricchi che nel 2005 hanno concentrato nei loro forzieri oltre 1500 miliardi di dollari, i due terzi del Pil del paese. Ciò significa che in media, ciascuno di loro detiene ricchezze per 5 milioni di dollari, laddove la media Usa si attesta intorno ai 3,8 milioni di dollari.
 

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