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baleng

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Il quadro rotondo più famoso è certamente il Tondo Doni di Michelangelo. Esso comunica una forte impressione di movimento trattenuto, di forza spirituale non particolarmente contaminata da dolcezze terrene, anzi tendente a durezze. Ci si può chiedere per quali vie l'autore ottenga questo risultato. Esiste una descrizione basata sui contenuti, per la quale i nudi rappresentano il mondo pagano, separato da un muro che lo relega nel passato, mentre il presente cristiano è rappresentato dalle tre figure in primo piano (+ il S. Giovannino a destra). Va bene, ma non risponde alla nostra questione.
Per vie puramente formali troviamo invece che: 1) ancora prima di raggiungere con l'occhio il centro del quadro (per i motivi sopra descritti) veniamo deviati leggermente verso l'alto (= ascesa spirituale), dove però 2) incontriamo le tre teste a formare un triangolo con punta verso il basso, a sua volta accompagnato da altre forme triangolari sempre puntate verso il basso (triangolo centrale di spalle e gomito sinistro di Maria, braccio+gomito destro di Maria, e persino il gomito del Gesù) 3) persino l'insieme delle tre figura si riassume in un grande triangolo irregolare con punta verso il basso che tocca il bordo inferiore del tondo. 4) i movimenti delle figure adulte, Giuseppe e maria, vanno piuttosto nel senso di accogliere il bimbo che cala verso il bassi, cioè si incarna.
Queste forme, e soprattutto la loro direzione verso il basso, spingono anche l'occhio e il cuore dello spettatore a ritornare in ambito terreno. Che il capo del Bambino stia all'altezza di quello di Giuseppe come vertice del triangolo delle teste, blocca nella simmetria tra bimbo e anziano qualunque tentazione emotiva di intenerimento. L'insieme risulta severo, e persino i nudi sul fondo finiscono per apparire "tristi", dimenticàti.
Allora, tornando al fatto che il quadro rotondo tende a farci percepire un qualcosa di noi stessi prima ancora della realtà oggettiva, Michelangelo fa sì che noi non ci perdiamo in sentimenti gioiosi, ma ci costringe a riflettere con serietà sull'immenso impegno legato alla condizione umana e cristiana, e lo fa non con il racconto, ma con le scelte formali con cui ci accoglie.

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PS un post scriptum sui nudi dello sfondo. Per la loro disposizione essi alludono, o sottintendono, una specie di possibile fregio. Per quanto si legge qui sotto sul fregio, Michelangelo allude quindi pittoricamente ad una condizione di perdita di riferimenti, cioè il mondo antico sperduto e privo di riferimenti confrontato con la forte presenza del cristianesimo in primo piano. Si noti che non si tratta di una allusione per contenuti, per simboli, ma solo formale, relativa alla pura disposizione delle figure, perciò dal messaggio molto più forte e profondo. Si spiega così anche l'inconsueto contrasto tra la forte tridimensionalità scultorea del gruppo cristiano e una certa bidimensionalità debole, quasi nostalgica, del gruppo di fondo. Il contrasto è rilevabile anche negli atteggiamenti, quello molle ed edonistico dello sfondo contrapposto all'asciutta forza dei tre protagonisti. Si può anche notare come questi ultimi siano fortemente individuati e differenziati tra di loro, mentre i nudi dello sfondo sono simili tra loro, quasi intercambiabili, portatori di un io debole.
 
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baleng

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La Lunetta

Per motivi non del tutto evidenti, la lunetta appare formato adatto ad "apparizioni". Di per sé la forma fu usata in architettura per simboleggiare l'infinito, dall'Alfa all'Omega, appunto. Molte chiese veneziane presentano in facciata questa curiosa forma, in cui sono presenti una curva e una retta soltanto. Che sia una forma adatta a rappresentare apparizioni può essere forse spiegato con l'irruzione della curva superiore, cioè del cielo, nell'ambito della retta inferiore, la terra.

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Qui, nel mosaico ravennate, lo si vede bene, in basso sono elementi terreni, al centro del semicerchio, verticale, cioè portatore dell'io, sta la divinità.

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In questa lunetta vi è l'apparizione fantastica delle sirene, a destra, in un paesaggio naturalistico, reso solo un po' minaccioso dalle ombre atmosferiche.



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la Scuola di Atene di Raffaello, consiste in una presentazione scenografica dei filosofi che ha comunque molto dell'apparizione, la quale dunque non è necessariamente legata ad un personaggio soprannaturale, ma al fatto semplice di rendere appunto "apparizione" una scena - aiutandosi anche con la forma a lunetta - portando l'osservatore a ritrovare una certa eccezionalità nell'evento descritto.
A riprova aggiungo un'Ultima Cena del Tintoretto a Lucca, in cui la lunetta viene appositamente ricreata per meglio presentare un fenomeno in cui compare il soprannaturale che agisce nel naturale.

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baleng

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Tradizionalmente esseri divini sono rappresentati entro la forma ogivale detta a mandorla.

non possiamo prescindere dal citare la celebre Mandorla Mistica o Visica Piscis, la cui rappresentazione si ritrova frequentemente nelle lunette dei portali delle cattedrali tardo-romaniche e goriche. Si tratta di un simbolo di forma ogivale, ottenuto dalla sovrapposizione di due cerchi aventi lo stesso raggio, che intersecandosi nel centro danno origine a due archetti perfettamente speculari.

possiamo considerare i due cerchi come la rappresentazione dei due mondi su cui si basa la creazione dell’Universo, ovvero il Divino e l’Umano, diversi tra loro ma pur sempre legati a doppio filo l’uno all’altro

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Naturalmente si può spesso trovare una somiglianza con l'ovale verticale, cui rimando, ma quando si incontrano i due angoli curvi acuti, in alto e in basso, siamo più chiaramente in presenza di qualcosa di diverso. Modernamente potremmo dire che il personaggio sacro si ritaglia nello spazio della rappresentazione uno spazio interno che esce fuori dalle coordinate del quotidiano, o del terreno. Nel bassorilievo di S. Trophime ad Arles addirittura il sacro "nasce" come da una vagina cosmica, e alle spalle del Benedicente si può intuire un vuoto vertiginoso, l'aldilà, direi.
Qui il senso dell'apparizione, che appare sospesa, irruzione da fuori di tempo e spazio, all'interno di una figura che in situazione materiale di gravità non starebbe in piedi, è dunque diverso da quello della lunetta, che ispira invece un'apparizione dello spirituale entro le coordinate del materiale.
 

baleng

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A questo punto mi preme specificare che quanto sin qui asserito sui rapporti tra forme del quadro ed effetto psicologico non lo si trova su nessun testo. Che il formato marina tenda a buttarci in avanti fuori di noi perdendo coscienza e il verticale viceversa stimoli la coscienza, che il cerchio ci porti a rispecchiarci, l'ovale sia affine al sogno e la lunetta richiami di per sé un'apparizione, che il rettangolo o il quadrato siano più aderenti ad una rappresentazione materiale dell'esteriore rispetto a tutte le altre forme, tutto ciò non è divulgazione ma solo farina della personale ricerca di chi scrive. Pertanto, quando conversando a qualcuno scapperà di rifarsi a tali categorie provocando le risa o lo sdegno dell'interlocutore, scarichi pure la colpa su un certo mai conosciuto Baleng e se ne tiri rapidamente fuori. Eviterà così sonori cachinni e affermazioni "scientifiche" del tipo:
dimostramelo. Peraltro, non dimentichi poi di versare un congruo diritto d'autore, se non al mio IBAN, che posso fornire in MP, ma almeno, in alternativa, sotto forma di monetina data al primo mendicante seduto su cui inciamperà. Farà così felice l'Unione Europea, anche se incorrerà nelle ire della Siae, che certo si farà presto viva per reclamare il suo jus primae noctis, ma non certo per passarlo a me.
 

baleng

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Altra forma di rappresentazione è quella del fregio. Il fregio è una specie di narrazione o descrizione che si evolve in orizzontale, in sostanza una specie di rettangolo allungato, o fascia, talora sino al punto di estendersi sino a creare un continuum, per esempio in un'anfora o sulle quattro pareti di una stanza, e dunque di non poter dire veramente dove inizia o dove finisce.
Quando si guarda un fregio facilmente si è portati a cercare un ordine, diciamo così, gerarchico da dare all'osservazione: non sempre l'autore ci aiuta in questo, e allora siamo invitati ad entrare nella situazione stessa rappresentata, che a quel punto, attenzione, diventa più propriamente un racconto, anche perché siamo noi stessi ad inserirvi il fattore durata nel tempo dell'osservazione (questo nel caso di fregio da cui si sia circondati; nel caso dell'anfora, in cui invece è il fregio a guardare verso l'esterno coprendo un oggetto "maneggiabile", il senso del racconto, sì, permane, ma è. come dire, da noi ricreato dall'esterno, non più subìto).
Per la sua funzione architettonica il fregio conserva sempre una imperdibile funzione decorativa, anzi, talora si limita a quella.

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però naturalmente tutto dipende dalle scelte e dalle capacità dell'autore.
Lo splendido fregio di G.A. Sartorio a Montecitorio conserva piena espressione artistica, pur rimanendo anche decorativo in funzione della sua sola forma a nastro.

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In questo esempio l'autore ha voluto ritmare fortemente la rappresentazione, introducendo delle gerarchie visive e molti elementi verticali che aiutano lo spettatore a mantenere una certa coscienza (anche se i risultati, poi, sui deputati, risultano molto deludenti :piazzista: ).

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mantegna

Forumer attivo
Mi sembrano riflessioni profonde, non avevo mai pensato al rapporto tra forma dell'opera ed espressione, in effetti è vero che il contorno dà sensazioni diverse e che i grandi maestri sappiano sfruttare al meglio i limiti fisici per colpire la psicologia dell'osservatore.

Osservazioni preziose da approfondire :tutti:
 

baleng

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Mi sembrano riflessioni profonde, non avevo mai pensato al rapporto tra forma dell'opera ed espressione, in effetti è vero che il contorno dà sensazioni diverse e che i grandi maestri sappiano sfruttare al meglio i limiti fisici per colpire la psicologia dell'osservatore.

Osservazioni preziose da approfondire :tutti:
Si può anche considerare come la forma del lato superiore ad arco (tra le quali la più semplice è quella a lunetta, cioè senza i lati) sia stata molto usata nelle chiese, favorendo in qualche modo la "discesa" del divino nel quadro attraverso l'addolcimento della parte alta. Dopo un periodo maggiormente materialistico, tra 7 E 800, ritroviamo con frequenza tale forma alla fine dell'800, che quindi mostra di avere caratteristiche mistiche non indifferenti. Il Simbolismo, per esempio, già guarda verso realtà non solo naturalistiche, e quindi, di conseguenza, anche spesso mistiche, religiose o spirituali in generale. Lo stesso "Quarto stato" di Pelizza da Volpedo si carica di maggior forza spirituale avendo una parte superiore curva.
Con Redon
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lo stesso arco gotico esprime una funzione simile.
Richiamiamo ancora Sartorio con il suo "Le vergini savie e le vergini stolte"
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dove il richiamo ai polittici del cinquecento è particolarmente esplicito
 

baleng

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(continua)


Segantini
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in cui troviamo anche un interessante caso di figura all'interno dell'ovale-mandorla, cui solo l'inclinazione riduce la divinizzazione della figura, accentuandone gli aspetti sentimentali e dunque portandola un po' verso l'umano.
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baleng

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A un certo punto questi eccessi di simbolizzazione e spiritualità iniziarono a stancare gli artisti, così come il pubblico. Dopo la carneficina della prima Guerra Mondiale forse nessuno più aveva voglia di sentir parlare di spiritualità o religiosità, collegando tutto ciò ai disastri in cui erano sfociate. Pertanto, dopo la guerra, con l'avvento di nuovi movimenti, le presenze delle forme a lunetta superiore quasi scomparvero. Non solo la forma era passata di moda, ma anche i contenuti da essa trasmessi. La secchezza del Futurismo ovviamente tendeva ad ignorare un tale "morbido" mezzo espressivo, e favoriva invece l'aggressività dell'angolo, retto o anche ottuso/acuto, come in questo esempio in cui, assai curiosamente, residua nella cornice una specie di lunetta superiore, che tuttavia non esprime tanto spiritualità quanto un desiderio abbastanza gratuito di variazione sul tema.

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baleng

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Non posso non ricordare, a questo punto, che tutte le forme, sia visive che auditive o altro, sono essenzialmente un modo voluto per guidare la nostra attenzione. Il fatto che ne sortiscano effetti di un tipo o di un altro è certamente legato anche alla storia degli usi e costumi, dei materiali, della cultura: ma di fondo resta che l'effetto immediato, diretto, inconscio, dillo come vuoi, di queste forme sulla nostra attenzione/corpo/emozione è tendenzialmente poco mutabile e legato ad una comunicazione profonda, dove i contenuti (figure, oggetti, idee ...) contano relativamente poco. Basti immaginare una stessa opera presentata con forma di rettangolo o con forma a lunetta superiore, o circolare: la comunicazione "a pelle" apparirà differente, e dico quella stessa comunicazione per cui, mi si scusi il francesismo, l'udire lo scrosciare dell'acqua, anche solo dal rubinetto, provoca di riflesso un desiderio o bisogno di orinare.
 
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