Approfondimento
07 Oct 2008
Le economie sviluppate si avviano verso una recessione sincronizzata, migliori le prospettive per i mercati emergenti. Analisi di John Greenwood, Chief Economist di Invesco
Le prospettive economiche mondiali sono sensibilmente peggiorate dopo i fallimenti, i quasifallimenti e i salvataggi che nelle scorse settimane hanno interessato importanti istituzioni finanziarie e la principale difficoltà consiste nel prevedere quando cadrà l’ultima tessera del domino. Secondo John Greenwood, Chief Economist di Invesco, resta solo da sperare che il piano di salvataggio da 700 miliardi di dollari approntato dal Tesoro USA sia sufficiente ad arginare l'ondata di fallimenti che sta spazzando l'intero sistema finanziario statunitense e a evitare ogni possibile effetto tsunami nel resto del mondo.
"Di fronte a una fuga di capitali di tale portata, l'unica risposta possibile è una soluzione globale e sistemica che rimuova la causa stessa del problema, i crediti inesigibili delle banche, e inietti più capitali nel sistema bancario", scrive Greenwood nel suo "Economic Outlook" sul quarto trimestre 2008. Il Chief Economist di Invesco avverte che "se i mercati non si affretteranno a esprimere fiducia nella fattibilità del piano", la stretta creditizia si protrarrà nel tempo, la crisi si aggraverà e la ripresa economica tarderà.
Secondo Greenwood, la recessione sta colpendo la maggior parte delle economie sviluppate di tutto il mondo, dove aumentano gli effetti di traboccamento dell'edilizia abitativa, la stretta creditizia, gli effetti ricchezza e l'effetto moltiplicatore negativo causato dal processo di deleveraging avviato dal settore finanziario e dalle famiglie. Il Chief Economist di Invesco prevede in particolare che Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia e alcuni paesi dell'area euro sperimenteranno un prolungato periodo di crescita inferiore al tasso potenziale. Poiché l'indebolimento della domanda globale dovrebbe causare un nuovo calo dell'inflazione il prossimo anno, Greenwood prevede per i mesi a venire una riduzione dei tassi di interesse negli Stati Uniti, nell'area euro e in Gran Bretagna, pur ritenendo che le pressioni causate dal ridotto accesso al credito, dai vincoli alla spesa al consumo e dal protrarsi del processo di deleveraging prevarranno sulla capacità delle banche centrali di allentare la politica monetaria e le condizioni di credito.
Anche per il Giappone, sostiene Greenwood, vi sono poche speranze di una ripresa a breve termine, in quanto il paese è ancora afflitto da una domanda interna stagnante e dalla debolezza della produzione industriale e delle esportazioni. Abbastanza positivo, invece, il parere dell'esperto sulle prospettive di alcune economie emergenti asiatiche che presentano ancora elevati tassi di crescita: nonostante preveda un temporaneo rallentamento dovuto all'inflazione e all'indebolimento della crescita delle esportazioni che hanno di recente interessato tali economie, Greenwood ritiene assai poco probabile un ristagno dell'attività economica interna.
"A parte i tassi sottostanti di crescita e i tassi di risparmio elevati, durante il recente boom economico queste economie non hanno raggiunto livelli di indebitamento paragonabili a quelli delle economie sviluppate, di conseguenza perderanno meno tempo a risanare i bilanci e a ripristinare la stabilità economica", sostiene Greenwood. A suo parere, le economie asiatiche sono "ben posizionate ...
http://www.fondionline.it/indicecms.php?idpagina=art&idart=18651