SINIBALDO
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Il governatore è un'anatra zoppa e con la sua ostinazione a rimanere azzoppa l'Italia.
Berlusconi dà ragione a Siniscalco: dimissioni opportune
È auspicabile che il Consiglio dei ministri di venerdì 2 settembre non sia un'occasione persa, dopo il Comitato per il credito e il risparmio.
Attenti al giudizio dei mercati.
Antonio Fazio è un'anatra zoppa che con la sua ostinazione azzoppa l'Italia.
Non è stato ferito da nessun attentatore dell'autonomia della Banca d'Italia, si è autoazzoppato e vuole continuare a zoppicare.
Incresciosa la partecipazione al Cicr del ministro della Giustizia, pare su sua richiesta.
Preludio alla messa sotto accusa di chi ha evidenziato violazioni nella scalata all'Antonveneta?
Sanzionabili solo amministrativamente, dice Fazio, eppure una sana e prudente gestione non tollera comportamenti scorretti.
Giampiero Fiorani, Emilio Gnutti, Stefano Ricucci e altri sono stati sospesi dalle loro funzioni dal gip del Tribunale di Milano; Fazio, che ha autorizzato le loro operazioni, si autoassolve, ed è stato assolto dal Cicr.
BERLUSCONI SUL CASO FAZIO: HA RAGIONE SINISCALCO
Il presidente del consiglio concorda col ministro dell'Economia: dimissioni opportune
«Il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco ha espresso una sua posizione personale che per molti versi si può ritenere fondata».
Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Cernobbio, a proposito delle affermazioni di Siniscalco sul caso Fazio.
Che ieri aveva sollecitato il governatore a rassegnare le dimissioni con parole che non lasciano adito a dubbi:
«In tutta coscienza, se io fossi stato Antonio Fazio, me ne sarei già andato da tempo».
Berlusconi ha detto anche che il ministro annuncerà presto passi formali per porre la questione delle dimissioni del governatore di Bankitalia in termini istituzionali.
Le passeggiate con Fiorani e Gnutti?
Autorizzare operazioni dubbie bollate dalla magistratura come atti di pirateria finanziaria?
Le distinzioni capziose tra dirigenti da sanzionare e affidabilità della banca?
La frattura tra i pretoriani del governatore e chi rifiuta di seguirlo?
I tentativi di rigirare la frittata, cercando di acchetare Giovanni Castaldi e Claudio Clemente, svilendo le indagini dei magistrati e le intercettazioni
telefoniche (che desolazione quando leggemmo la disiata fronte del governatore voler essere baciata da cotanto banchiere dalla pelle d'oca!) che hanno svelato illeciti connubi tra furbetti del quartierino e consorterie
che agivano su Antonveneta, Bnl, Rcs, Mediobanca, Generali, insieme ad altre smaliziate volpi, eludendo e contravvenendo leggi della Repubblica, della Unione Europea, del mercato?
«La Banca d'Italia ha scrupolosamente rispettato tutte le norme», «io non sbaglio mai».
Incorreggibile Fazio, pone addirittura condizioni per la riforma della Banca d'Italia:
«Quanto son difettivi sillogismi quei che ti fanno in basso batter l'ali».
Chi frequenta finanzieri chiacchierati deve lasciare la Banca d'Italia, dice Giuliano Amato.
L'opa dell'Antonveneta, aggiunge Karl Otto Poehl, ex presidente della Bundesbank, «ho l'impressione che non sia stata gestita in modo corretto da Fazio».
È traumatico rimuovere il governatore, peggio lasciarlo al suo posto.
Le prerogative devono essere esercitate e non devolute impropriamente, come avviene con l'espandersi di ragionamenti a pera.
Scelte istituzionalmente determinanti dovrebbero essere condivise da un'ampia maggioranza, ma, in ogni caso, il governo deve assumere le proprie responsabilità.
Fazio si è dimostrato inadatto a gestire Bankitalia fin dal 1999, allorché bloccò le opa di Unicredito e Sanpaolo verso Comit e Banca di Roma.
Altrove costruivano global player, Fazio coltivava i suoi bonsai, vigilante disattento sui bond dell'Argentina, nei crack della Cirio e della Parmalat, interventista indebito nell'opa Antonveneta.
Inutile sollecitare le dimissioni di Fazio facendo leva su interessi nazionali, sul senso dell'onore e della pudicizia, non decoroso promettergli l'onore delle armi, grottesco affidargli l'autoriforma della Banca d'Italia.
Fazio è un problema, non può essere la soluzione.
È opportuno sostituirlo subito con una personalità dalla reputazione impeccabile, con esperienze nazionali e internazionali adeguate.
Sono da rinnovare i vertici di Bankitalia emuli di Don Abbondio, da riformare la corporate governance e la struttura proprietaria, introducendo collegialità e trasparenza, mandato del governatore, primus inter pares, di otto anni, come per la Bce.
La proprietà passi allo Stato per evitare conflitti d'interessi tra controllore e controllati.
La vigilanza sul sistema creditizio resti a Bankitalia, la concorrenza all'Antitrust, il controllo del mercato alla Consob.
Se il governo abdica alle responsabilità sarà arduo recuperare credibilità e reputazione, saremo vieppiù sbertucciati dalla stampa d'ogni paese, presumibilmente declassati da agenzie di rating e dalle istituzioni internazionali, con gravi costi morali e monetari.
Sarebbe credibile Fazio se dicesse, puta caso, che i conti pubblici italiani sono buoni o i ratios delle nostre banche adeguati?
Irresponsabile tirare a campare con uso di pezze o pannicelli caldi, rinviando la riforma del risparmio e della Banca d'Italia, aspettando che passi la nottata, ma costringendo l'Italia a un lungo buio.
(di A.Mereu)
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SINIBALDO
Berlusconi dà ragione a Siniscalco: dimissioni opportune
È auspicabile che il Consiglio dei ministri di venerdì 2 settembre non sia un'occasione persa, dopo il Comitato per il credito e il risparmio.
Attenti al giudizio dei mercati.
Antonio Fazio è un'anatra zoppa che con la sua ostinazione azzoppa l'Italia.
Non è stato ferito da nessun attentatore dell'autonomia della Banca d'Italia, si è autoazzoppato e vuole continuare a zoppicare.
Incresciosa la partecipazione al Cicr del ministro della Giustizia, pare su sua richiesta.
Preludio alla messa sotto accusa di chi ha evidenziato violazioni nella scalata all'Antonveneta?
Sanzionabili solo amministrativamente, dice Fazio, eppure una sana e prudente gestione non tollera comportamenti scorretti.
Giampiero Fiorani, Emilio Gnutti, Stefano Ricucci e altri sono stati sospesi dalle loro funzioni dal gip del Tribunale di Milano; Fazio, che ha autorizzato le loro operazioni, si autoassolve, ed è stato assolto dal Cicr.
BERLUSCONI SUL CASO FAZIO: HA RAGIONE SINISCALCO
Il presidente del consiglio concorda col ministro dell'Economia: dimissioni opportune
«Il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco ha espresso una sua posizione personale che per molti versi si può ritenere fondata».
Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Cernobbio, a proposito delle affermazioni di Siniscalco sul caso Fazio.
Che ieri aveva sollecitato il governatore a rassegnare le dimissioni con parole che non lasciano adito a dubbi:
«In tutta coscienza, se io fossi stato Antonio Fazio, me ne sarei già andato da tempo».
Berlusconi ha detto anche che il ministro annuncerà presto passi formali per porre la questione delle dimissioni del governatore di Bankitalia in termini istituzionali.
Le passeggiate con Fiorani e Gnutti?
Autorizzare operazioni dubbie bollate dalla magistratura come atti di pirateria finanziaria?
Le distinzioni capziose tra dirigenti da sanzionare e affidabilità della banca?
La frattura tra i pretoriani del governatore e chi rifiuta di seguirlo?
I tentativi di rigirare la frittata, cercando di acchetare Giovanni Castaldi e Claudio Clemente, svilendo le indagini dei magistrati e le intercettazioni
telefoniche (che desolazione quando leggemmo la disiata fronte del governatore voler essere baciata da cotanto banchiere dalla pelle d'oca!) che hanno svelato illeciti connubi tra furbetti del quartierino e consorterie
che agivano su Antonveneta, Bnl, Rcs, Mediobanca, Generali, insieme ad altre smaliziate volpi, eludendo e contravvenendo leggi della Repubblica, della Unione Europea, del mercato?
«La Banca d'Italia ha scrupolosamente rispettato tutte le norme», «io non sbaglio mai».
Incorreggibile Fazio, pone addirittura condizioni per la riforma della Banca d'Italia:
«Quanto son difettivi sillogismi quei che ti fanno in basso batter l'ali».
Chi frequenta finanzieri chiacchierati deve lasciare la Banca d'Italia, dice Giuliano Amato.
L'opa dell'Antonveneta, aggiunge Karl Otto Poehl, ex presidente della Bundesbank, «ho l'impressione che non sia stata gestita in modo corretto da Fazio».
È traumatico rimuovere il governatore, peggio lasciarlo al suo posto.
Le prerogative devono essere esercitate e non devolute impropriamente, come avviene con l'espandersi di ragionamenti a pera.
Scelte istituzionalmente determinanti dovrebbero essere condivise da un'ampia maggioranza, ma, in ogni caso, il governo deve assumere le proprie responsabilità.
Fazio si è dimostrato inadatto a gestire Bankitalia fin dal 1999, allorché bloccò le opa di Unicredito e Sanpaolo verso Comit e Banca di Roma.
Altrove costruivano global player, Fazio coltivava i suoi bonsai, vigilante disattento sui bond dell'Argentina, nei crack della Cirio e della Parmalat, interventista indebito nell'opa Antonveneta.
Inutile sollecitare le dimissioni di Fazio facendo leva su interessi nazionali, sul senso dell'onore e della pudicizia, non decoroso promettergli l'onore delle armi, grottesco affidargli l'autoriforma della Banca d'Italia.
Fazio è un problema, non può essere la soluzione.
È opportuno sostituirlo subito con una personalità dalla reputazione impeccabile, con esperienze nazionali e internazionali adeguate.
Sono da rinnovare i vertici di Bankitalia emuli di Don Abbondio, da riformare la corporate governance e la struttura proprietaria, introducendo collegialità e trasparenza, mandato del governatore, primus inter pares, di otto anni, come per la Bce.
La proprietà passi allo Stato per evitare conflitti d'interessi tra controllore e controllati.
La vigilanza sul sistema creditizio resti a Bankitalia, la concorrenza all'Antitrust, il controllo del mercato alla Consob.
Se il governo abdica alle responsabilità sarà arduo recuperare credibilità e reputazione, saremo vieppiù sbertucciati dalla stampa d'ogni paese, presumibilmente declassati da agenzie di rating e dalle istituzioni internazionali, con gravi costi morali e monetari.
Sarebbe credibile Fazio se dicesse, puta caso, che i conti pubblici italiani sono buoni o i ratios delle nostre banche adeguati?
Irresponsabile tirare a campare con uso di pezze o pannicelli caldi, rinviando la riforma del risparmio e della Banca d'Italia, aspettando che passi la nottata, ma costringendo l'Italia a un lungo buio.
(di A.Mereu)
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