EVITATE GLI ASSEMBLAM... ASREMBLAM... ASSENBRAM... SPARPAGGHIATIVI!! (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Nuovo affondo di Carlo Nordio.

«L’impressione di disgusto per quello che è emerso è stata poi sostituita da un’impressione di pena
e per certi aspetti anche di compassione. Palamara non è l’unico a essere inserito in questo sistema
che lui stesso ha creato e ha contribuito a mantenere».

L’ex procuratore aggiunto di Venezia, ospite di Porta a Porta, ha commentato l’intervista di Bruno Vespa a Luca Palamara,
ex consigliere del Csm sotto inchiesta a Perugia per corruzione.

«Se fosse stato inserito il trojan in molti altri suoi colleghi di alti incarichi correntizi», ha aggiunto Nordio,
«sarebbero più o meno emerse le stesse cose. Il sistema delle correnti lo denunciamo da oltre 20 anni.
Nessuno lo ha mai corretto ed è un giocattolo che l’Anm vuol mantenere perché conferisce loro po

Però «emerge una cosa in queste intercettazioni», ha spiegato Nordio.

«Come tutte le intercettazioni, devono ancora essere trascritte con la garanzia della perizia.
E guarda caso, quando c’è qualcosa di… diciamo più succoso, il dischetto si rompe
».

Come «si ruppe più di 20 anni fa al bar Mandara, quando vi fu uno scandalo che coinvolse politici e magistrati».

In ogni caso, ha aggiunto Nordio, «che cosa emerge di brutto, quasi di sacrilego?».

Emerge «il contatto tra il dottor Palamara, che dice che bisogna attaccare un ministro benché sia innocente»,
e il fatto che «poi questo contatto non è limitato ad altri colleghi, ma pare si sia esteso addirittura al pm che indaga sul dottor Salvini».


«Ora, io non penso minimamente che in quel colloquio che è stato riportato dai giornali
con il dottor Patronaggio, pm di Agrigento, si sia parlato di Salvini. Però se si mettono insieme la frase che bisogna attaccarlo,
l’iscrizione nel registro degli indagati e il fatto che quel pm ha tenuto un comportamento un po’ stravagante…».

Stravagante «nel senso che è entrato nella nave Diciotti. Poi ha contestato il reato di sequestro di persona.
E ha lasciato le cose come stavano, senza sequestrare la nave e liberare i sequestrati.
Quindi rendendosi quasi concorrente nella commissione del reato, perché aveva il dovere giuridico di impedire che proseguisse».


Dunque, ha continuato Nordio, «mettendo insieme queste cose, io non credo minimamente che ci sia stata un’interferenza nel merito.
Però se fossi un imputato, un indagato, mi domanderei sempre se il mio giudice abbia avuto dei contatti
con il dottor Palamara come quelli che abbiamo sentito».


Le proposte di riforma di cui si sta discutendo in questi giorni?

«Se non si passa al sorteggio», ha detto Nordio, «resterà tutto inevitabilmente come prima.
Anche la formazione del collegio uninominale aggraverà il problema».

Questo perché «le correnti si spartiranno i posti, le sedi, le candidature, esattamente come nel 1994
e nel 1996 i partiti si spartirono i collegi uninominali con gli accordi di desistenza. Il sorteggio è l’unico modo».


Certo, ha concluso Nordio, «bisognerà cambiare la Costituzione. Ma la Costituzione non è il Vangelo, si può cambiare.
Se i Padri Costituenti risorgessero ora sarebbero i primi ad essere disgustati del malgoverno che questa magistratura,
o meglio, questa parte malata della magistratura, ha fatto della Costituzione.
Nell’intermezzo si può fare una riforma che possa coniugare il sorteggio con una sorta di elezione e renderla compatibile con la Costituzione».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Giuseppe Conte non ha potuto resistere e ha ceduto all’ennesimo attacco di “annuncite”
rifilando agli italiani un’altra conferenza stampa in diretta Facebook in cui appunto
ha annunciato che il governo giallofucsia farà praticamente di tutto.

Tanto da non disdegnare neanche l’ipotesi Ponte sullo Stretto.

Fuori tempo massimo, il premier ieri ha imbastito una serie improponibile di supercazzole
nel tentativo di far dimenticare ai cittadini che dopo mesi di lockdown sanitario, di serrata generale per l’economia,
oggi il governo ancora non ha i soldi per tamponare la crisi scatenata dall’emergenza coronavirus.

La realtà dei fatti è questa
, ma Conte – come in un mondo fatato dove le crisi sono l’occasione ideale per ripartire
e dove la stagione delle riforme si annuncia in attesa di avere qualche soldo per realizzare davvero qualcosa
– oltre ad aver ripetuto il solito ritornello - “attenzione al virus, indossate la mascherina, rispettate la distanza,
lavatevi le mani, il Covid uccide ancora” stavolta ha voluto strafare.


Sì, perché gli italiani non ne possono più, e non gli credono più (come dimostra il calo di popolarità e fiducia nei sondaggi).

All’ennesima promessa, all’ennesima supercazzola sul “faremo qui, faremo là”,
i cittadini hanno preso atto che gli annunci di Conte sono aria fritta.

Il premier è colpevole, perché continua a parlare di soldi che non ci sono
.

E’ colpevole perché non dice che i soldi li vuole chiedere all’Unione europea,
gettando l’Italia in una crisi ben peggiore di quella che sta attraversando
perché sarà costretta a restituire i prestiti alle condizioni e nei tempi imposti da Bruxelles.

E invece Conte che dice, mentendo?

Nel giorno della riapertura dei confini regionali, con i numeri della crisi economica che parlano chiaro
– dal crollo del Pil e dei consumi a quello della produzione, dal pericoloso calo degli occupati (nonostante il blocco dei licenziamenti) -,
all’indomani delle manifestazioni delle opposizioni contro il governo, il premier che dice?

La situazione è sotto controllo“.

Una frase improponibile, visto che la prima volta che la pronunciò l’epidemia di coronavirus stava esplodendo nel Paese.

Una frase altrettanto colpevole oggi, che l’economia è ferma.

E lo è perché il premier ci ha tenuti tappati in casa con i negozi chiusi per mesi mentre l’Europa ripartiva.

Insopportabile quindi – e lo si legge dalle reazioni di ira e di rabbia degli utenti su Facebook durante la diretta –
sentirsi dire ancora una volta che “abbiamo scelto di modificare le nostre abitudini di vita per evitare la diffusione del virus
e ci stiamo riuscendo. Ma il Covid non è sparito. Ci sono ancora dati, seppur in calo,
che dimostrano come il male sia ancora in giro“.

Ancora questo maledetto allarmismo con cui si giustifica l’immobilità.


Le menzogne sono spudorate:

Siamo tra i primi Paesi europei a riprendere le attività perché abbiamo accettato forti sacrifici“.

Questo quando nella Ue molte nazioni non hanno mai smesso di produrre, di consumare, di far girare i soldi, nonostante l’emergenza.

E poi Conte vuole davvero strafare: lancia la stagione delle riforme (senza soldi).

Così snocciola parole come digitalizzazione, innovazione, investimenti, lancia slogan vuoti e surreali come scuole nuove,
burocrazia cancellata, riforma fiscale, giustizia veloce, stati generali dell’economia,
transizione verso uno sviluppo sostenibile, treni veloci in Sicilia
e la ciliegina sulla torta:

“Nessun pregiudizio per il ponte sullo Stretto di Messina”.

I soldi non ci sono e Conte ammette che ci vorrà tempo.

Ma le sue lusinghe servili dei tecnocrati di Bruxelles sono surreali, oltre che irritanti:

La Ue è dalla nostra parte, grazie anche al lavoro del governo. Dobbiamo saper spendere questi soldi.
E da qui passa la credibilità del sistema Italia. Dovremo modernizzare il Paese”.

Conte chiederà i soldi in prestito alla Ue e accetterà pedissequamente i diktat su come spenderli e come restituirli.

Ma agli italiani dice Bruxelles è dalla nostra parte. Niente di più falso.


Conte è senza freni, si impelaga anche in una riforma della giustizia (che con questi giudici qua nessuno ha il coraggio di fare):

“Servono tempi brevi per i processi”, dice. E ancora: “Bisogna riformare il fisco per pagare tutti e pagare meno”.

Cerca di assicurarsi la poltrona per più tempo possibile, parlando di “un programma ampio che dovrà guidarci nei prossimi mesi”.

E poi l’ultima supercazzola che suona surreale oltre che un affronto ai cittadini senza soldi,
senza lavoro, senza futuro: “Sono consapevole che è un progetto davvero utile: richiede coraggio, lungimiranza, visione“.


Il coraggio che serve in realtà è quello che dovrebbe trovare il Pd, per esempio,
per mandare a casa questo illustre sconosciuto baciato dalla (s)fortuna dell’epidemia.

Sì, perché visto che Renzi con i suoi senatori decisivi per la tenuta della maggioranza
preferisce esercitare il suo potere fintanto che ha rappresentanti in Parlamento e ministri al governo
(dai sondaggi Italia Viva è messa molto male) e visto che il Movimento 5 Stelle in caduta libera da mesi
sa che se si tornasse al voto subirebbe una debacle devastante,
soltanto i dem potrebbero valutare la possibilità di togliergli la poltrona a cui Conte si aggrappa disperatamente,
visto che non stanno messi tanto male ma che potrebbero fare una brutta fine anche loro,
quando la crisi economica porterà tutti gli italiani a incolpare i giallofucsia, Pd compreso.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non sappiamo voi, ma noi non siamo più disponibili a riflettere intorno ai pistolotti di un premier
che ancora non si è accorto di essere a Palazzo Chigi da due anni, guidando due governi che hanno peggiorato il peggiorabile,
coi giallorossi poi non ne parliamo, un treno diretto verso il muro.

Insomma dopo l’anno bellissimo, le manovre poderose ed espansive, l’atto d’amore delle banche,
sentirci dire di sorrisi e allegria mentre il paese cola a picco, spaccato in due fra l’apparato statale coccolato e garantito
e quello privato abbandonato all’esasperazione, è il colmo.


Sentirci dire che non ci sono desideri statalisti e che la libera impresa è sempre possibile, è una provocazione,
sia perché è vero il contrario, lo statalismo è l’ossessione grillino comunista,
sia perché ci mancherebbe solo che la libera intrapresa diventasse una concessione di Giuseppe Conte e della sua coalizione,
anziché un punto fermo tutelato dalla costituzione.

Ascoltare di un’Italia tutta da rifare quando da due anni si procede in senso opposto,
aggravandola di sbagli, sperperi, leviatano, blandizie burocratiche, forcaiole, fiscalmente persecutorie e assistenzialiste è un non senso.


Per non dire che sull’atto d’amore delle banche verso il paese si fa il contrario,
perché l’ossessione di colpire i contanti a vantaggio dei bancomat è solo fatturato assicurato per gli istituti di credito

e un aiuto poderoso allo sfoltimento occupazionale delle agenzie, del personale di sportello.

Colpire l’uso del contante, mortificare la moneta, è una manovra a vantaggio del sistema del credito e non dei cittadini,
che dovrebbero essere liberi di pagare a piacimento come succede in tutti i più grandi paesi occidentali.


Insomma in America, in Germania e cosi via dove l’uso delle carte di credito di ogni tipo è stimolato ed elevato,
l’uso del contante è illimitato, perché la libertà economica significa anche questo, l’una cosa non esclude l’altra,
è la gente che decide e non l’ipocrisia.

Stessa musica per la corsa sfrenata, che si è creata con la task force, allo Smart working,
alla digitalizzazione, perché uno Stato per funzionare bene deve essere, essenziale, asciutto,
c’è poco da informatizzare se l’apparato è un gigante flaccido e inoperoso
pieno di uffici, enti, dipartimenti, per posti inutili e nullafacenti.



Prima di digitalizzare bisognerebbe tagliare con l’accetta la burocrazia generata ad hoc in decenni di statalismo cattocomunista,
che ha creato il mito del posto fisso per la clientela, assunzioni pubbliche a gogò, posti assegnati in aziende,
organismi, uffici, società che non servivano a niente ma che si sono messe in piedi pur di coltivare il bacino elettorale.

Il cattocomunismo della serie giallorossa è proprio quello che ha devastato le casse pubbliche
a partire dalla previdenza e dall’assistenza, utilizzate non per garanzia sociale,
ma per la sinergia sindacale elettorale delle parrocchie, dalle baby pensioni, agli scivoli, ai regali contributivi,
per una infinità di enti ed apparati statali.

Per questo ci ritroviamo con le pensioni d’oro, con chi è andato in quiescenza a 40 anni,
con chi ha versato per 10 anni e il resto se lo è ritrovato regalato a suon di privilegi di stato,
con chi ha ottenuto il cumulo di trattamenti, con 2 oppure 3 pensioni contemporaneamente, per non citare i furbetti.


È il cattocomunismo che ci ha consegnato l’impresa pubblica infilata in ogni ramo, quelle confezionate apposta,
quelle acquisite con salvataggi assurdi, quelle partecipate per assegnare appalti concordati,
ci siamo accollati una marea di spese senza ritorno, senza progetti industriali di sviluppo,
perché lo stato non ingrassa il cavallo, lo sfianca e basta.

Per non dire del fisco, ieri Conte ha attaccato Carlo Bonomi sulle tasse, accusandolo di parlare solo di riduzione dell’imposizione,
confermando sia il concetto grillino comunista del paese che tassa per sperperare in assistenza anziché per sviluppare,
e poi il principio forcaiolo e pauperista della sinistra sulle imposte, colpire la produzione di ricchezza purché sia, anziché il contrario.


Bonomi ha ragione, è il sistema fiscale l’artefice dello sviluppo dell’impresa, dei consumi, del mercato,
in un sistema liberale e sano, la produzione di ricchezza va stimolata piuttosto che espropriata per pagare i posti e le poltrone,
servizi inefficienti, stipendi di una enormità di inutili inservienti, costi pubblici inverecondi.


Basterebbe pensare alle municipalizzate, al ripianamento dei buchi delle nazionalizzate,
ai salvataggi sulla pelle dei cittadini anche delle banche che hanno fatto mala gestione,
insomma le tasse sono persecutorie perché lo stato costa e paga un’eresia ciò che non serve all’economia, anzi la danneggia.

Ecco perché il rilancio del sistema Italia, la sua rinascita, non può avvenire con questo governo, coi cattocomunisti,
con gli eredi di Palmiro Togliatti del Pci-Pds-Ds-Pd, non è con loro che si faranno le grandi riforme della burocrazia,
della giustizia, del fisco, del welfare, delle istituzioni, la malattia non si cura con chi l’ha generata, cresciuta e coltivata,
ma con l’antidoto liberale.

Con la cura di questo governo per la crisi epocale, ci ritroveremo il Far west autunnale, fallimenti,
ci ritroveremo con una disoccupazione devastante che la digitalizzazione,
il pagamento elettronico, l’informatizzazione gli scucirà un baffo.


Serve uno shock fiscale, di libertà dalla burocrazia, di cantieri aperti senza l’ossessione dei permessi e delle carte,
servono ventate di autodeterminazione e semplificazione, altroché discorsi giallorossi, elemosina,
prestiti centellinati, navigator per il lavoro che non c’è, reddito da divano, bonus agli statali, l’aumento dello stato fino all’inverosimile.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La miglior risposta per l’ennesimo discorso del facente funzioni Giuseppe Conte
la potrebbe dare Er Monnezza con suo figlio, voce di Ferruccio Amendola e visto di Tomas Milian

Si può decantare i propri incredibili successi quando questi soldi non sono arrivati
neanche alla metà dei cassaintegrati ed i quattro soldi di bonus neppure sono giunti a tutti i lavoratori autonomi?

Sinceramente, Chi se ne frega se lui è cosciente delle difficoltà, quando non fa in realtà nulla.


Un discorso auto-celebrativo in mezzo alle difficoltà ed alle miserie degli italiani,
decantando le proprie “Capacità” , il proprio “Progetto”, il “Piano di rinascita” che di rinascita non ha nulla.

Le solite cazzate sulla digitalizzazione, sui pagamenti elettronici, ed altre amenità tutto spinto al futuro.

Mai una volta la capacità di dire “Ho fatto”, sempre “Faremo”, “Dovremo” “Faremo”.

Intanto i soldi non sono arrivati, la gente è in miseria, non ci sono vendite.

Un mio caro amico, consulente aziendale in uno dei cuori vivi industriali, proprio oggi mi diceva che si,
le aziende sono aperte, ma nella migliore delle ipotesi lavorano al 50% e stano valutando il da farsi.



Poi l’arroganza del voler riformare il Codice Civile , nato si nel 1942, ma rivisto più volte,
e comunque il problema dei tribunali non è nel Codice Civile, ma nel Codice di Procedura e nella magistratura.

Pensiamo che questo è perfino un docente di diritto!!!



Poi il Sigillo del Cazzaro: il Ponte sullo Stretto di Messina, che sarà valutato dal governo che tutto può.

Notiamo che ha citato tutti lavori pubblici da Roma in giù, soprattutto per il suo PERSONALE collegio elettorale.

Sarebbe bello sapere che ne dice il M5s sulla materia del Ponte, visto che non si farà una galleria in Piemonte,
ma un grosso ponte in area sismica si. Tra l’altro una BALLA colossale sulla materia,
perchè i fondi che arriveranno non saranno per opere di questo genere, e lui lo sa benissimo.
Il Ponte lo pagherà lui, così come l’alta velocità per andare in Basilicata….


Quindi la conferma del detto “Dio li fa e poi li accoppa” (cit Elio): accoglie “L’invito ” di Napoletano,
l’ex direttore del Sole 24 Ore (quello dei dati di vendita falsi, quello delle bistecche portate in redazione e poi buttate via, tanto per capirci)
per fare gli “Stati generali dell’economia
“, ennesima passerella del potere incapace
nel quale questo adulerà le proprie capacità , applaudito dai soliti mantenuti.


Oggi si è visto uno spettacolo francamente squallido. Speriamo di essere alle ultime puntate.


Se volete rovinarvi la digestione…. guardate qui
 

Val

Torniamo alla LIRA
Con il mercato dei combustibili che sta sperimentando un crollo senza precedenti,
indicato anche da prezzi del petrolio che hanno sfondato la soglia del negativo
a causa della crisi globale del Coronavirus, gli scenari futuri appaiono incerti.


Di questo si è discusso ieri in occasione del webinarWhere is oil heading to? Prices, volumes and alternative energy sources“,
che ha visto la partecipazione di due importanti esperti del settore:
Carole Nakhle (CEO di Crystol Energy) e Michael C. Lynch (Presidente dello Strategic Energy & Economic Research).


Nel seminario online moderato da Carlo Stagnaro, i due relatori hanno analizzato la situazione attuale,
facendo inoltre dei raffronti con le crisi avutesi nel passato.

Successivamente hanno discusso delle possibili conseguenze future, sia sul versante delle minacce poste alla ripresa del mercato
da un’eventuale risposta di policy invasiva che sul piano delle opportunità rappresentate dalla ricerca
nell’ambito dei combustibili fossili e delle fonti rinnovabili, senza perdere di vista i pro e i contro nell’ottica dei benefici per consumatori e produttori.

 

Val

Torniamo alla LIRA
Leggete cosa riescono a scrivere. Cose dell'altro mondo.
Un virus influenzale in .....acqua. Probabilmente nuota.


Si può tranquillamente fare il bagno in mare senza paura di restare contagiati.

A rassicurare gli italiani ci ha pensato l’Istituto superiore di Sanità (Iss)
che ha spiegato come sia “trascurabile” il rischio di contagio in acqua da
eventuali reflui infetti provenienti da scarichi o imbarcazioni.



Nel ‘Rapporto sulle attività di balneazione in relazione alla diffusione del virus SARS-CoV-2’
pubblicato sul sito dell’Iss viene spiegato che

“assume scarsa rilevanza il rischio correlato alla potenziale contaminazione delle acque da reflui
o da escreti infetti presenti a monte dell’area di balneazione o diffusi da imbarcazioni.
Le misure di controllo e monitoraggio a carattere ambientale e sanitario applicate in base alla normativa vigente,
infatti, ma anche la suscettibilità del virus alle variabili ambientali rendono trascurabile il rischio“.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ma guarda un po'. Che strano. Non avevo mai visto un virus influenzale....d'estate.

Con buona pace dei catastrofisti e pessimisti di ogni genere, il virus sta oggettivamente perdendo di potenza.

Probabilmente nessuno, non più tardi di un mese fa, poteva immaginare
una situazione che è migliorata progressivamente in maniera netta rispetto ai primi di maggio,
quando c'erano ansie e timori di ogni genere per l'inizio della Fase 2.

Attenzione, il Covid non è scomparso nè si è estinto.

È sempre presente tra noi, da nord a sud, ma fortunatamente ha perso gran parte della sua "virilità".

Come mai?

Si parla di presunte mutazioni genetiche ed una carica virale meno forte, ma soltanto una di queste due affermazioni è vera.

Quale?


Lo abbiamo chiesto al Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'ospedale San Raffaele di Milano.

"Non abbiamo trovato mutazioni significative del virus. È per questo che ci siamo rivolti ad altro",
ha spiegato Clementi. "I ricoverati in Italia in terapia intensiva erano oltre 4.500, adesso sono intorno ai 400,
c'è stato un cambiamento totale. Di fronte a questa chiara evidenza clinica bisogna capire perché,
cosa è successo dal punto di vista virologico", ci ha detto.

Cos'è "altro"?

Prima di scendere nel dettaglio, dobbiamo fare un passo indietro. Al San Raffaele è stata creata una 'biobanca',
"una banca dei campioni clinici di tutti i pazienti ricoverati al San Raffaele.
La spinta per ricercare quello che abbiamo trovato è venuta dall'osservazione clinica"

Un altro illustre ospedale milanese, il 'Sacco', aveva dato il via alla creazione di una banca biologica
per conservare tutti i campioni prelevati da pazienti Covid, così da avere una "memoria storica"
e vedere come il virus si evolverà nel tempo.

La stessa cosa, da marzo ad oggi, è avvenuta e sta avvenendo al San Raffaele, ed i risultati sono sorprendenti.

"Un'altra caratteristica importantissima del virus, poco discussa, è la sua virulenza:
quanti virus servono per fare un danno al tessuto?

È un elemento che introduce la quantificazione dei virus, bisogna saperli quantificare
per dire ' qua ne servono mille, diecimila o anche solo dieci virus' per avere un certo effetto dannoso per l'ospite",
ha spiegato Clementi nel dettaglio.

Ed ecco che si scopre l'arcano: quindi, nonostante il Covid-19 non sia mutato genetivamente è comunque meno potente,
ha perso tutta la forza che aveva quando è esploso.

Sono stati i tamponi conservati nella biobanca a rivelare la verità.

"Abbiamo avuto la possibilità di prendere alcuni tamponi effettuati nella prima metà di marzo,
ad inizio della pandemia italiana, e quelli della seconda metà di maggio, e li abbiamo confrontati. La differenza è abissale", ha spiegato Clementi.


Per provare a spiegare i motivi, il professore ci ha detto che la malattia, al momento, è composta da due fasi:

la prima, indistinguibile dalle altre malattie virali e quella successiva, chiamata 'tempesta citochinica'
perché "c'è una grossa componente infiammatoria che porta all'insufficienza respiratoria ed alla necessità del ricovero in terapia intensiva".

Questa fase, come detto prima, è in via di netto miglioramento, sta perdendo l'aspetto più grave.

Se, comunque, il virus non è scomparso, in qualche modo ha cambiato modo di attaccare e non sta accadendo soltanto in Italia.

"Parlando con altri colleghi anche non italiani, è venuto fuori che anche loro stanno osservando questo fenomeno
perché avviene è da capire: accade tutto molto velocemente, la scienza non ha questi tempi
ma è chiaro che siamo sulla strada giusta per capire cosa sta cambiando,
se questo virus si sta adattando all'ospite e se questa è una manifestazione dell'adattamento".

In pratica, virus ed ospite (il nostro organismo) si stanno "co-evolvendo", ecco spiegata la minore cattiveria di Covid
rispetto al primo impatto con la specie umana.

Ma, chiaramente, anche questa è un'ipotesi perché "è un virus che l'uomo non aveva mai visto prima", sottolinea Clementi,
che ha fatto paragoni con altri virus del passato spiegandone il loro decorso.

"Quando gli spagnoli sono arrivati in Messico, gli Aztechi li hanno infettati con il vaiolo sterminandoli;
i naviganti inglesi del '600 infettavano con il virus del morbillo.
Quando una popolazione incontra un virus per la prima volta, ne subisce molto di più il potere patogeno.
Quando poi si adatta a viverci, cambia. È possibile che il virus si stia evolvendo insieme all'ospite",

afferma, sottolineando come sia "passato pochissimo tempo" per poter avere certezze assolute in questo momento.

Però, oltre alla tesi dell'adattamento, un fattore in questo momento determinante potrebbe essere l'aspetto del clima,
certamente più caldo dei mesi scorsi e con un ruolo molto importante dettato anche dal sole.

"Viviamo in un momento in cui c'è più caldo e più irraggiamento ultravioletto. Questo potrebbe essere un fattore che incide".

Alcuni scienziati del Maryland hanno osservato l'andamento della pandemia cercando di provare la correlazione con le fasce climatiche.

"Il clima è una possibilità che aiuta molto: gli altri coronavirus, cugini del Covid, che danno infezioni banali come il raffreddore,
hanno tutti e quattro una stagionalità invernale e d'estate scompaiono", ci ha detto il professore.

Se anche il Covid si comportasse come gli altri, quindi, dovrebbe soffrire questo periodo a cui stiamo andando incontro.

"La pandemia si è mossa dalla Cina verso l'emisfero nord, all'inizio non infettato l'emisfero Sud,
quando lì erano in piena estate, ma dalla Cina si è mossa verso il Medio-Oriente,
poi l'Europa e poi Stati Uniti, si è mossa da est verso ovest", ha affermato.

Come dargli torto, è accaduto esattamente così ed è difficile che sia una semplice casualità.
 

Val

Torniamo alla LIRA
C'è chi lavora sul campo e chi fa altro.........

La tesi di Zangrillo.
Per tutti i motivi menzionati sopra, non si può prevedere come, quando e se il Coronavirus scomparirà,
o se acquisterà nuova potenza in autunno.

"Chiunque per le più svariate ragioni si possa permettere di dire che la seconda ondata
ci sarà in autunno o in settembre o prima di Natale, dice delle cose che non hanno senso dal punto di vista scientifico"

Ma Zangrillo, altro non aveva fatto che riprendere la tesi del Prof. Clementi, che con il suo team
ha realizzato uno studio condotto all’Ospedale San Raffaele di Milano
ed in via di pubblicazione sulla rivista scientifica specializzata Clinical Chemistry and Laboratory Medicine
su quanto ci ha rivelato poco fa riguardo il cambiamento del virus.

Le tesi contrarie.
Nonostante i dati del San Raffaele siano basati su dati scientifici, c'è chi non crede che il virus abbia perso di potenza.

È il caso della virologa Ilaria Capua, che ha affermato com il virus non sia cambiato ma
"noi abbiamo imparato a proteggerci. Clinicamente non è scomparso, ma siamo diventati bravi a gestirlo".

Un altro virologo, Andrea Crisanti, ha attaccato Zangrillo affermando che
"se il professor Zangrillo fosse andato a Vo' nella prima settimana di gennaio e avesse visto le persone
che magari erano positive al virus avrebbe detto che il virus clinicamente non esisteva. Poi si è visto quello che ha fatto".

Insomma, sembra una bagarre degna di Montecitorio più che un'osservazione attenta della realtà.

Indebolito o meno, è un dato di fatto l'avere sempre meno contagi e sempre meno malati in terapia intensiva,
oltre ad una minore forza quando il Covid attacca nuovi pazienti.

Con buona pace dei catastrofisti e pessimisti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Barbara Balanzoni è anestesista in un reparto di terapie intensive
e laureata anche in giurisprudenza, medico forense, si pone domande sul divieto di autopsie ripetuto nel decreto di maggio.


“Certamente un corpo vivo è più contagioso di un corpo inanime”


 

Val

Torniamo alla LIRA
Finalmente è arrivata la App Immuni per il tracciamento dei contatti,
che dall’8 giugno sarà operativa in quattro regioni italiane (Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria)
per una prima fase di rodaggio, poi dalla metà del mese su tutto il territorio nazionale.

La App è gradevole, ben fatta e Bending Spoons ha dimostrato di saper fare il proprio lavoro, ma non è tutto oro quel che luccica.


Le trombe della propaganda governativa fanno notare che al secondo giorno
sono già stati effettuati un milione di download e questo, certamente, dovrebbe far ben sperare.

Speranza che però rischia di essere vana, perché raggiungere una diffusione nella popolazione del 60% è praticamente impossibile.


Si pensi ad esempio che WhatsApp ha una diffusione proprio del 60% ed è utilizzata, nell’immaginario collettivo, da tutti quanti.

Ovviamente fatto 100 il totale vanno esclusi i troppo giovani, senza un dispositivo mobile come cellulare o tablet,
i troppo anziani, che sono preda purtroppo del digital divide, chi non ha un telefonino
o è senza una connessione ad Internet e chi è semplicemente refrattario,
e solo così si arriva a questa percentuale monstre del 60%!


Pensare che Immuni, soggetta solo alla libera installazione del cittadino,
venga installata da una percentuale così elevata della popolazione sembra perciò essere davvero
solo la fantasia di qualche burocrate poco avvezzo al mondo del digitale ma molto alla parola,
specialmente quella senza controllo.



Sono infatti molti gli esperti di tecnologie che sostengono che la percentuale di diffusione di Immuni
raggiungerà al massimo le due cifre percentuali, attorno al 10% della popolazione
,
ed è in effetti abbastanza sospetto che proprio a ridosso del lancio della App
siano uscite dichiarazione di epidemiologi, virologi ed esperti delle materie affini,
i quali sostengono che anche un uso limitato potrebbe comunque portare a dei vantaggi per la lotta al covid-19.

Che strana coincidenza.


Uno dei motivi tecnici che limiterà la diffusione di Immuni, è il fatto che la App necessita delle ultimissime API di Google e Apple
installate sul proprio dispositivo per la rilevazione (via Bluetooth “Low Energy”) dei contatti,
quindi tutti quelli che non potranno aggiornare la versione del sistema operativo saranno tagliati fuori.

E gli utenti sanno bene che quando un dispositivo non è più giovanissimo sia Apple che Google
impediscono per vari motivi (obsolescenza programmata) l’aggiornamento con i nuovi sistemi operativi.

Un motivo invece non tecnico, che però potrebbe essere superato nei mesi a venire,
è che le persone non hanno nessun vantaggio nell’installare l’applicazione e sarà necessario,
se si vuole aumentare la diffusione, introdurre qualche tipo di convenienza sociale, che spinga anche i più retrivi ad installarla.

Ad esempio, una via preferenziale ai tamponi potrebbe essere un ottimo motivo per spingere le persone ad utilizzarla.


Un’altra contestazione assai pertinente è che la App sarà di fatto “tampone-dipendente”:
meno tamponi si faranno e meno utile sarà la App.

Ed è sotto gli occhi di tutti che la limitazione dei tamponi è una strategia precisa e malcelata
di modificare i numeri a vantaggio di un minore impatto economico sul territorio.


Del resto si sa che i numeri possono essere torturati a dovere per fargli confessare qualunque cosa.


Sul fronte della sicurezza (meno della privacy) ci affidiamo alle numerose note, tutte uguali,
nel documento di valutazione del team di selezione delle App di tracciamento, in cui più volte compare sempre la stessa dicitura:
(i test di sicurezza saranno affidati al comparto Intelligence)”, segno che la nostra Intelligence
è la “manina” che provvederà alla sicurezza di tutto il sistema composto non solo dalla App
,
che tecnicamente rappresenta un “front-end”, ma anche di tutto il back-end, ossia la parte server
(Sogei) che gestisce in modo anonimo i contatti positivi da e verso la App.


Per gli appassionati di tecnologia la App è sviluppata in Swift per iOS e in Kotlin per Android,
la parte server invece in Python 3: tutti linguaggi e piattaforme “mainstream” che però lasciano qualche perplessità
sulla possibile expertise nella auspicata revisione di sicurezza del codice.

Per intenderci, ci domandiamo quanti e quali tool siano stati utilizzati per la code review di sicurezza,
ben sapendo che revisioni manuali del codice sono praticamente insostenibili almeno in questa prima fase.



Citavamo poc’anzi la nostra Intelligence e ci chiediamo, inoltre, se abbiano “catechizzato” o meno a dovere
tutti gli attori in campo, perché nella giornata di ieri, ad un tweet di LulzSec Italia
(gruppo di hacker noto alle cronache per diversi attacchi
), il CEO di Bending Spoons, Luca Ferrari,
si è dimostrato del tutto aperto ai loro contributi in termine di sicurezza.

Certo potrebbe essere una raffinata strategia di contro-trolling di Bending Spoons,
talmente raffinata da essere scambiata per una vera e propria gaffe!


Ma @bendingspoons, @luke10ferrari.. una breve ma intensa chiacchierata in privato sulla vostra sicurezza la vogliamo fare? Giusto per darvi qualche consiglio
— LulzSecITA (@LulzSec_ITA) June 3, 2020




In conclusione, questa App rischia di essere la cartina di tornasole di una strategia di governo sul digitale confusa e ondivaga,
che ha di fatto copiato l’iniziale approccio intrapreso da altri paesi come la Corea del Sud (oggi con nuovi cluster che la loro App non ha contenuto)
in uno slancio sul digitale che, forse, andava messo in secondo piano rispetto ad una strategia di contact tracing “manuale”.

Questa sì, mai avviata seriamente.
 

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