EURO: solo i microcefali non capiscono ancora (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Oggi vi parlo di un qualcosa che dovrebbe interessarvi, e dovrebbe interessarvi molto.
Abbiamo visto che le riforme (con riforme intendo dire: aumento della pressione fiscale, distruzione della domanda interna, disoccupazione dilagante etc.) dell’ex Premier Mario Monti sono servite a salvare l’euro (se qualcuno non lo ha capito è sempre un problema suo).
C’è un precedente che molti hanno dimenticato, per distrazione o chissà per quali altri motivi. Beh, io non l’ho dimenticato.
Di qui il titolo: SM€-MORATI.
Lo SME, lo ricordate?
L’euro non è affatto una novità. Il suo antesignano si chiamava SME (“Sistema Monetario Europeo”). Lo SME venne istituito nel 1979. Si trattava di un accordo monetario nel quale i paesi aderenti accettavano il cambio “fisso”, prendendo come riferimento l’ECU (European Current Unit), una moneta scritturale il cui valore era dato dalla media delle valute dei paesi partecipanti. C’era in realtà la possibilità, in caso di forti squilibri, di riallineare il cambio rivalutando o svalutando, ma questa possibilità fu abolita nel 1987 quando iniziò il periodo dello SME “Credibile”: di fatto una moneta unica.

Cosa accadde?
Nel 1992 ci fu una crisi valutaria molto forte – di fronte ad un cambio fisso insostenibile e alla speculazione finanziaria – che costrinse l’Italia ad uscire dallo SME e svalutare la lira.




SM?-MORATI ? Il blog di Alessandro Greco
 

tontolina

Forumer storico
Ue: Iva digitale sta mandando sul lastrico migliaia di Pmi

Sono trascorsi solo sei mesi dall'entrata in vigore delle nuove norme, che inizialmente erano pensate per colpire le multinazionali e non le micro imprese.



BRUXELLES (WSI) - Le nuove norme fiscali europei in materia digitale si sono rivelate un disastro. Sono trascorsi solo sei mesi dall'entrata in vigore della nuova legge sull'Iva digitale e migliaia di piccole e medie imprese sono già state costrette a chiudere.

La nuova legge in materia fiscale minaccia seriamente di compromettere gli obiettivi iniziali del piano per il mercato digitale, una strategia studiata dalle autorità europee per creare opportunità nel digitale per cittadini e imprese, rafforzando la posizione dell'Europa in qualità di leader dell'economia digitale mondiale.
BRUXELLES (WSI) - Le nuove norme fiscali europei in materia digitale si sono rivelate un disastro. Sono trascorsi solo sei mesi dall'entrata in vigore della nuova legge sull'Iva digitale e migliaia di piccole e medie imprese sono già state costrette a chiudere.

La nuova legge in materia fiscale minaccia seriamente di compromettere gli obiettivi iniziali del piano per il mercato digitale, una strategia studiata dalle autorità europee per creare opportunità nel digitale per cittadini e imprese, rafforzando la posizione dell'Europa in qualità di leader dell'economia digitale mondiale.

In un primo momento è sembrato logico spostare l'Iva sulla fornitura di servizi digitali al luogo dove vive il cliente. Altrimenti le grandi multinazionali avrebbero continuato a trarre profitti dalla residenza in regime fiscali vantaggiosi, che prevedono un'imposta sui consumi contenuta.

Ma la Commissione Ue e un gran numero di deputati europei hanno ora constatato che sono le società più piccole ad essere rimaste intrappolate nella rete fiscale europea e non i pesci più grossi, come Apple o Google.

Negli ultimi otto anni le analisi della Commissione e degli stati membri del blocco a 29 ha completamente ignorato le problematiche delle microaziende. Le autorità erano convinte che le piccole imprese non vendessero beni digitali direttamente ai clienti, ma che lo faccessero solo tramite piattaforme terze, e che non vendessero beni su scala internazionale, sebbene Internet non abbia dei confini nazionali.

Le norme sembrano semplici, ma sono invece molto complesse. La maggior parte delle micro imprese non ha accesso ai dati richiesti per dimostrare quale e dove si trova il luogo a cui vengono forniti i servizi. A quel punto devono capire quale delle oltre 80 aliquote diverse devono sborsare, prima di compilare la dichiarazione nella lingua, valuta e modulo corretti.

Le imposte fiscali e le complicazioni che portano con sé comportano costi di gran lunga superiori ai ricavi ottenuti dalla vendita di servizi digitali. Da gennaio migliaia di micro aziende ha dovuto chiudere i battenti o abbandonare la strategia digitale.


Le leggi sono troppe complesse per i loro sistemi di software ed economicamente non possono permettersi nuovi programmi. Le aziende che sono sopravvissute hanno dovuto affidarsi a piattaforme terze, perdendo fino al 70% del loro fatturato complessivo, perdendo peraltro mesi di tempo.

Fonte: Euroactiv




http://www.wallstreetitalia.com/article/1824239/fisco/ue-iva-digitale-sta-mandando-sul-lastrico-migliaia-di-pmi.aspx?utm_source=Facebook&utm_medium=link&utm_campaign=Facebook:%20WallStreetItalia








Una vera genialata europa
e dire che basterebbe unificare l'IVA a livello europeo


una moneta una tassa!
ma i parassiti di bruxelless sono perspicaci solo quando sono pieni di vino
 

tontolina

Forumer storico
Uno studio di Natixis osserva come i mercati finanziari, allo stato attuale, non sembrano scontare nel futuro un crollo dell’euro; tuttavia, sulla scorta di alcuni precisi indicatori, la nota banca di investimento conclude che, a essere realisti, la probabilità di un crollo dell’euro non è affatto da escludere





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vocidallestero.it
 

tontolina

Forumer storico
Forse l’euro non è ancora morto, ma sicuramente i paesi che lo adottano lo sono. Se la miopia degli investitori li porterà a rivalutare la moneta europea nei confronti del dollaro come protezione ultima, allora il loro risveglio sarà molto più che brusco. È probabile che nel breve periodo possa anche accadere una cosa del genere, ma le bombe ad orologeria economiche all’interno della zona Euro garantiscono un futuro tutt’altro che roseo per coloro che decidono di scommettere sull’euro.


L'euro non è ancora morto - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato
 

tontolina

Forumer storico
sono le uniche nazioni che non hanno adottato l'Euro ed hanno un PIL in forte crescita


Quella che vi sto raccontando è, per molti versi, una storia di figli e figliastri: insomma, duole dirlo, una tipica storia europea.
Intanto, fa riflettere il fatto che un’azienda che nasce in Svezia, paese che ha reagito alla crisi del 2008 svalutando del 20% la propria corona, venga a casa nostra a svalutare del 20% i salari dei dipendenti.[come più volte ci ha insegnato il prof. Bagnai o svaluti la moneta o svaluti i salari... ecco la dimostrazione che quel che dicce è purtroppo VERo]
I paesi europei che sono rimasti fuori dalla gabbia dell’euro volano, e in alcuni casi (come la Polonia o la Repubblica Ceca) sono anche beneficiari netti dei fondi europei.

Gli abitanti dei paesi che, come l’Italia, hanno aderito senza precauzioni all’euro “che ci protegge”, hanno un destino segnato: la svalutazione del nostro lavoro.


Chi opera in settori esposti alla concorrenza estera, come la manifattura, ci passa prima (pensate al caso Electrolux), ma anche chi opera nei settori cosiddetti “protetti”, come il commercio o l’insegnamento (ricordate “La buona scuola”?), non è al sicuro.
Quando la crisi spinge la disoccupazione verso l’alto, è facile trovare chi sia disposto a lavorare per meno soldi.
C’è poi un altro dettaglio che interesserà i tanti che attribuiscono aprioristicamente agli abitanti del Nord patente di virtù.

L’Ikea è riuscita a scandalizzare perfino l’Economist



asimmetrie.org | Le scuse dell?Ikea per tagliare i salari dei dipendenti del 30%


 

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