EURO: solo i microcefali non capiscono ancora (2 lettori)

tontolina

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Draghi sta usando la scusa della deflazione per aiutare Sud Europa"

Stampa Invia Commenta (7) di: WSI | Pubblicato il 13 gennaio 2015| Ora 07:28

L'accusa di Hans-Werner Sinn, responsabile dell'istituto economico tedesco Ifo.
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Il grafico mette in rilievo il trend del Brent con quello dell'inflazione in Europa.



ROMA (WSI) - L'accusa è pesante, ma non sarà certo una novità per il presidente della Bce Mario Draghi, abituato a dover fare i conti con le bacchettate varie tedesche. L'ultimo monito arriva da Hans-Werner Sinn, responsabile dell'Ifo, istituto economico della Germania che pubblica periodicamente l'omonimo indice.

"Il rischio di una deflazione è soltanto un pretesto per il QE, per dar vita a un programma di salvataggio per il sud Europa", ha detto Sinn, che motiva la sua dichiarazione affermando che il calo dell'inflazione è dovuto ai prezzi più bassi del petrolio e che, dunque, "non c'è bisogno che la Bce agisca".

Inoltre, un QE "conferirebbe alla Bce la funzione di prestatore di ultima istanza verso stati individuali" dell'Eurozona, ha aggiunto. Sinn ha aggiunto che il programma OMT della Bce - piano per l'acquisto di bond, annunciato da Draghi nel 2012, dopo la promessa di fare "qualsiasi cosa sia necessaria" per difendere l'euro, presenta ulteriori rischi per l'unità dell'area euro, sottolineando che l'Europa farebbe fronte a un grande problema costituzionale se il tribunale dell'Ue decidesse di dichiarare legale nella sentenza attesa (e non vincolante), che sarà resa nota domani, 14 gennaio.

La Corte Costituzionale tedesca ha stabilito l'anno scorso che attraverso il lancio dell'OMT, la Bce è andata probabilmente oltre il suo mandato e ha chiesto di conseguenza alla Corte di Giustizia europea di decidere sulla legalità del programma.

Sinn ha avvertito che la Germania potrebbe arrivare al punto di essere vincolata costituzionalmente a lasciare l'euro. "Qualcuno deve arrendersi e quel qualcuno dovrebbe essere la Bce, che dovrebbe rinunciare all'OMT volontariamente". (Lna)

Fonte: Bloomberg
 

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"L'euro è stato un errore. Non dovevamo entrarci"

L'affondo di Fassina: "Così la moneta unica ha spaccato l'Eurozona e sta portando il Vecchio Continente al naufragio"





Matteo Carnieletto - Mer, 04/03/2015 - 08:05




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Se vuole sopravvivere, l'Europa deve abbandonare l'euro. Così la pensa Stefano Fassina, economista e deputato Pd.







"L'euro è stato un errore. Non dovevamo entrarci" - IlGiornale.it




La moneta unica è stata imposta agli europei senza che ci fossero i presupposti politici e economici adatti. E i risultati di questa operazione sono stati disastrosi.
Onorevole Fassina, recentemente ha detto che l'«euro è finito». Anche l'Italia, secondo lei, dovrebbe abbandonare la moneta unica?
«L'euro è il tassello di una linea di politica e economica che non funziona e che sta portando l'Eurozona al naufragio. Come dimostra la Grecia, non ci sono le condizioni politiche per una correzione della rotta economica. Non è un problema dell'Italia o della Grecia. È un problema di tutti. Anche della Francia e della Germania».
L'errore è quindi a monte: abbiamo sbagliato a entrare nell'euro...
«Allora abbiamo fatto degli errori politici. Abbiamo pensato a uno scenario che non si è verificato. Si è sognato un'integrazione politica che non c'è stata. L'euro non solo non ha avvicinato i Paesi, ma anzi li ha allontanati. Ha divaricato le opinioni pubbliche degli Stati. L'integrazione politica è stata minata dall'euro stesso».
Dall'euro si passa alla Troika. Renzi ci va a braccetto, ma lei la critica. Non si sente un po' incoerente?
«Renzi per ragioni di consenso è quello meno disciplinato rispetto ai governi precedenti. Penso al governo Monti, per esempio. Il Jobs Act era nell'agenda della Troika, che interviene direttamente nella gestione dei governi. E quando non interviene direttamente, lo fa con le raccomandazioni delle commissioni. È evidente che vivo in contraddizione, ma provo a spostare quelle posizioni del Pd che non funzionano, che non aiutano il Paese a venire fuori dalla spirale di stagnazione, di disoccupazione e di aumento del debito pubblico».
Se da una parte la sinistra ha come punto di riferimento Renzi, dall'altra ha Tsipras che rappresenta un modello politico alternativo. Un modello più coerente con gli ideali e la tradizione di sinistra. Tsipras contrasta la Troika; Renzi invece no. Perché la sinistra italiana non riesce a smarcarsi?
«In Grecia hanno dovuto patire sofferenze economiche e sociali perché maturasse una linea alternativa. Da noi la sinistra non riesce a comprendere che con la svalutazione e l'austerità imposte dalla Troika non c'è alcuna prospettiva. Abbiamo idealizzato la funzione di Bruxelles senza riconoscere gli interessi nazionali che venivano colpiti. Ora facciamo fatica a uscire da un paradigma culturale che abbiamo seguito per troppo tempo».
Un'alternativa sembra essere quella di Landini...
«Landini pone problemi concreti. Il problema di un fronte sociale che riguarda il lavoro, i diritti, il bene comune. E pone anche una questione rilevante: quella di un'adeguata rappresentanza politica di un universo sociale che è stato segnato da questi anni di difficoltà. Le sue proposte però non devono essere strumentalizzate: non sta proponendo un partito. Pone delle domande serie alla politica. E credo che la sinistra le debba raccogliere».
 

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se il PD non supporta l'euro perderà il 10% di voti perchè chi vuole l'euro oggi sono quelli che hanno vitalizi in euro e da rendita da tasse e sono tanti
 

tontolina

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Spiegel: “L’euro è un pessimo affare anche per i tedeschi. Ora basta”

’autorevole quotidiano tedesco “Spiegel” si scaglia ancora una volta contro l’euro dimostrando come in realtà la moneta unica ha portato ad un calo generale del benessere.

Ogni volta che la crisi dell’euro si riaccende, scrive il settimanale “Spiegel”, i commentatori in Germania e all’estero si dilettano a dipingere i tedeschi come “profittatori dell’euro”.

L’introduzione della moneta unica avrebbe posto le basi per il boom occupazionale e dell’export, e solo grazie all’euro debole le imprese tedesche avrebbero conquistato quote di mercato e fatto crollare il settore produttivo negli altri paesi della zona euro.
Secondo gli stessi commentatori, proprio queste considerazioni impongono alla Germania un obbligo di solidarietà nei confronti dei vicini e l’interesse a salvare a tutti i costi la moneta unica.


A ben guardare, scrive oggi sullo Spiegel l’opinionista Daniel Stelter, si può notare che l’euro ha portato ad un calo del benessere tedesco e della competitività a lungo termine, non ad un miglioramento.
Ai tempi del marco, spiega Stelter, l’economia tedesca era sottoposta ad una costante pressione al rialzo. La moneta dei principali partner commerciali, il franco francese, la lira italiana o il dollaro Usa erano in costante svalutazione rispetto al marco.
Di conseguenza, l’economia tedesca era costretta a far fronte a continui incrementi di produzione. Negli anni precedenti all’introduzione dell’euro, infatti, la produttività tedesca è cresciuta molto più velocemente che negli anni successivi.


Dal 2000 ad oggi lo sviluppo della produttività in Germania è diventato più lento che nella maggior parte dei paesi industriali, inclusi i paesi più colpiti dalla crisi come la Spagna.

Di conseguenza, anche il pil pro capite – il fattore decisivo per lo sviluppo del benessere – è cresciuto più lentamente che nel periodo antecedente all’euro. Di conseguenza, si è iniziato a produrre a costi più bassi, a discapito della qualità della produzione; decisione che nel lungo termine peserà sullo sviluppo dell’economia tedesca.


Fino all’introduzione dell’euro, scrive Stelter, i consumatori tedeschi hanno tratto profitto dalle svalutazioni degli altri paesi: le merci importate e il turismo erano diventati più convenienti.
Ma dal 2000 la situazione è cambiata.
Le importazioni sono diventate più care e lo stesso è successo per le vacanze. Per poter viaggiare nuovamente a prezzi bassi, i cittadini tedeschi hanno dovuto scegliere mete al di fuori dell’eurozona, la Turchia al posto della Grecia. Così è calato anche il potere d’acquisto del tedesco medio.
L’euro ha inoltre prolungato la recessione in Germania, la crescita si è ridotta e i redditi ristagnano.

Lo Stato tedesco, così scrive Stelter, ha tagliato i suoi investimenti, l’economia tedesca si è concentrata sull’export mentre gli Stati dell’Europa meridionale facevano la bella vita accumulando debiti.
Adesso, conclude, i crediti che non possono essere ripagati ricadranno sulle spalle dei contribuenti tedeschi.



L’euro, quindi, è un pessimo affare per la Germania. Produce molti più danni che benefici, e il prezzo per continuare ad usarlo diventa sempre più alto. Non si potrà continuare così in eterno.
Leggi dalla fonte originale IlNord.it
 

big_boom

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l'europa starebbe bene come unione di regioni e nessun stato

l'euro e' destinato a fallire con questo schema dove gli stati gestiscono in maniera mafiosa e depravata il "bene" comune

io vorrei una europa delle regioni e poi mi scelgo una adatta a me:
- senza comunisti
- senza uomini vestiti da donne
- senza fanatici religiosi e senza preti e papi
- senza necessita' di lavorare come matti per pagare le tasse
- senza tasse su beni modesti come una normale casa da 100mq con giardino
- con poche auto e molti mezzi pubblici
- con scuole che insegnano le cose "sane", la vita e il rapporto equilibrato con la propria sessualita'
 

tontolina

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L'Unione Europea si fonda sul "Paradosso del Bugiardo"






Puoi guardarla partendo dalla testa e scrutarla in ogni dettaglio. Ma questa Europa, così com'è strutturata, non può funzionare. La Germania deve pagare una salatissima multa all'Unione Europea. Lo dicono le regole, che sono così bravi a far rispettare. Proprio loro, che da maestri ci bacchettano, hanno violato l'accordo sul Six-Pack. Oggi non è consentito che un Paese abbia per più di tre anni consecutivi un surplus delle partite concorrenti oltre il 6%, pena una sanzione dello 0,1% del PIL. La Germania è andata ben oltre e l'ha fatto per sette anni consecutivi, accumulato infrazioni per circa 25 miliardi di euro. Se tutti facessimo come loro, l'Europa non potrebbe esistere.
SE VOLETE APPROFONDIRE QUI CI SONO TUTTI I DATI CHE CONFERMANO LE INFRAZIONI DELLA GERMANIA. FONTE "COMMISSIONE EUROPEA"

IL PARADOSSO DEL BUGIARDO
I tedeschi vogliono che gli altri paesi rispettino i vincoli imposti dai trattati, non considerando che sono gli stessi vincoli a generare gli squilibri. La Germania pretende di mantenere l'unione monetaria, ma è la stessa unione monetaria che - proprio in virtù dell'export tedesco - tende all'implosione. La crisi indotta dai trattati nei paesi del Sud ha favorito i teutonici in quanto godono di un Euro sottovalutato per la loro economia. E' su questo paradosso (che in logica viene chiamato "Il Paradosso del Mentitore") che l'Unione Europea affonda le sue radici.
Il SOFISMO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE
E quali sono le conseguenze di un sistema fondato sul paradosso? Ne abbiamo avuto un altro esempio pochi giorni fa: grazie all'insistenza del governo francese contro i burocrati di Bruxelles, la Commissione Europea non ha potuto far altro che concedere altri due anni ai transalpini per far rientrare il loro rapporto deficit/PIL nei parametri europei (< 3%). E' la terza volta che succede. Ma proprio in virtù di ciò che dicevamo, continuerà a succedere. Della serie, grandi con i piccoli e piccoli con i grandi.
LA SOLUZIONE
"Chi enuncia una frase insolubile, non dice letteralmente nulla e pertanto la proposizione deve essere cassata" (Aristotele). La prospettiva da cui i burocrati di Bruxelles guardano il problema è sbagliata a livello intrinseco. Se il surplus tedesco viola i trattati e divora le economie del Sud, è palese che la soluzione non sia l'imposizione dell'austerità a Stati come Grecia, Spagna o Italia. E' attaccando il primo vincolo (un vincolo di cambi fissi, cioè l'Euro) che il castello di carte può crollare.
DIPENDE DA NOI
Cosa siamo disposti ad accettare? In questo momento, dicevamo, la Troika è in grado di fare la voce grossa con i piccoli, ma è incapace di attaccare e far rispettare i trattati ai grandi. Stiamo lentamente, ma inesorabilmente, smantellando lo stato sociale di tutto il Sud Europa (Italia chiaramente compresa). Assistiamo impauriti a ciò che ci sta capitando attorno, cedendo giorno dopo giorno pezzi della nostra sovranità pur di non assumerci le responsabilità delle nostre azioni. Tutto in nome di quello che oltre 2000 anni fa era stato studiato come un semplice paradosso. Usciamo dall'Euro, riacquistiamo il controllo delle nostre azioni e delle nostre economie. Non è difficile, basta solo guardare i problemi da un'altra prospettiva.


L'Unione Europea si fonda sul "Paradosso del Bugiardo" - Parlamento europeo 5 Stelle Europa - MoVimento 5 Stelle Parlamento Europeo - Gruppo EFDD
 

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Grecia, ora Tsipras è davvero un eroe. Contro la dittatura finanziaria







Non sono mai stato un fan di Tsipras, però devo dire che questa volta è stato bravissimo. Un leader che ha il coraggio di pronunciare le parole che pubblico qui sotto merita rispetto:
“Chiedo a voi di decidere – in nome della sovranità e della dignità che la storia greca richiede – se noi greci dobbiamo accettare un ultimatum dai fini estorsivi che impone una severa e umiliante austerità senza fine e senza la prospettiva di poter reggerci di nuovo sulle nostre gambe economicamente e socialmente. Il popolo deve decidere liberamente se accettare o no il ricatto”.
Tsipras ha avuto molto coraggio e tocca il cuore del problema. L’Unione europea, il Fondo monetario internazionale e la Banca Centrale europea conducono da tempo una politica il cui scopo non è di rilanciare l’economia dei singoli Paesi europei tantomeno di “salvarli” ma di perseguire un disegno politico che mira a schiacciare i singoli Stati, a spazzare via lo stato di diritto, la democrazia, la sovranità, la libertà economica, la sicurezza sociale.

Tutti quei valori che i popoli europei hanno faticosamente costruito dopo gli orrori della Guerra mondiale.
Gli italiani non devono illudersi e tanto meno gli spagnoli, i portoghesi, gli olandesi, i belgi, persino i francesi: quel che accade oggi ai greci, domani toccherà anche a loro.
Ricorrendo a un referendum, il premier greco Tispras rende responsabile l’intero popolo com’ è giusto che sia in democrazia.
Decidano i greci se vogliono essere schiavi per sempre o continuare ad essere liberi, anche a costo di sfidare le ire dei veri potenti di questa terra e l’inevitabile bufera finanziaria che si abbatterà su di loro e che quei potenti vorranno per ammonire gli altri popoli a non osare altrettanto.
La sfida è davvero tra una nuova forma di dittatura e la democrazia.
E mi auguro di cuore che i greci abbiano la forza e il coraggio di indicare agli altri popoli la retta via.
Viva la Grecia, viva la libertà, viva la democrazia.
Seguimi anche su Facebook: Marcello Foa


 

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