EURO: solo i microcefali non capiscono ancora (1 Viewer)

big_boom

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dopo pochi mesi del governo delle tasse di sinistra risultati:
"Oggi è uscito il dato del pil che dice meno 0,3%, è un numero devastante, una sconfitta netta rispetto anche alla previsioni, un tre a zero in casa".
Renzi, è una sconfitta devastante
Pil: Renzi, è una sconfitta devastante - Ultima Ora

mi tocca dare ragione a Renzi che è il solo politico oggi che ha evidenziato questo crollo
sarà devastante il collasso economico con la castrazione fiscale applicata da questo governo
 

big_boom

Forumer storico
chi ha perso con l'euro e UE

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big_boom

Forumer storico
per quelli che l'euro e' irreversibile

l'euro (e i comunisti al potere) ha distrutto l'Italia
""The Italian economy is not growing," says Carlo Cottarelli, an Italian economist and former director of the International Monetary Fund. "The Italian per capita income is the same as it was 20 years ago. In terms of economic growth, this past decade has been the worst since 1861."
NPR Choice page
 

@221

Forumer attivo
Dal bolg Basta con l'Eurocrisi di Marco Cattaneo, l'economista ideatore dei CCF (Certificati di Credito Fiscale)
link: bastaconleurocrisi.blogspot.com/2020/02/litalia-che-non-vuole-la-produttivita.html

L’Italia che non vuole la produttività ?


Leggo quanto scrive un “euroausterico” (un appartenente alla tribù che, a dispetto di ogni evidenza contraria, continua a sostenere che la crisi economica italiana non ha niente a che vedere con l’euro e con le sue regole di funzionamento).

Un commentatore straniero fa notare che è perfettamente normale un alto livello di risentimento e di disamore della popolazione italiana nei confronti della UE, visto che il PIL ristagna dall’euroaggancio in poi e che non sono stati ancora recuperati i livelli del 2007 (tredici anni dopo !).

Il nostro baldo euroausterico afferma, con rimarchevole sprezzo del ridicolo, che “è quanto accade quando ci si rifiuta di affrontare per decenni il problema della produttività stagnante”.

Non ho dubbi sulla sincerità di questa affermazione. Ma ci vogliono veramente due fette di mortadella spesse un metro sugli occhi, per non accorgersi che la combinazione tra un cambio sopravvalutato (per l’Italia) e politiche di costante compressione della domanda interna, ULTERIORMENTE RAFFORZATE DAL 2011 in poi (quando gli effetti della crisi Lehman non erano stati ancora superati), implicano:

minor potere d’acquisto
crisi della domanda interna
delocalizzazione delle aziende
disincentivo a investire e a spendere in ricerca e sviluppo
emigrazione di giovani talenti (centinaia di migliaia).

e che tutto questo retroagisce negativamente sullo sviluppo della produttività.

Qui trovate alcuni dati e alcune riflessioni difficilmente (mi pare) contestabili.

Il dato di fatto è che la produttività del lavoro e il reddito procapite italiano tenevano perfettamente il passo con le medie UE15, o addirittura guadagnavano terreno. E che c’è un momento temporale in cui tutto questo si è interrotto ed è iniziata la divaricazione (in negativo, ahinoi).

Il momento è la seconda metà degli anni Novanta. Rivalutazione della lira e contenimento della domanda interna, il tutto finalizzato a “centrare l’aggancio con l’euro”. Deciso poi nel 1997 e reso definitivo il 1° gennaio 1999.

Secondo gli euroausterici, invece, gli italiani si sono svegliati una mattina e hanno deciso che non avevano più voglia di migliorare la loro produttività.

Ergo come si risolve il problema ? facendosela venire, questa voglia scomparsa ? con quali azioni ? mistero fitto.

E chi le dovrebbe attuare, visto che dal 2011 in poi (con la breve mezza parentesi del governo gialloverde, mezza visto che il Ministro dell’Economia comunque non rispondeva alla maggioranza parlamentare) l’Italia ha avuto solo governi strettissimamente ossequiosi a Bruxelles (la fonte del verbo delle “riforme strutturali”, secondo gli euroausterici) ?

Non so più se definire l’euroausterismo una religione o una forma di negazionismo. Le due cose non si escludono, ovviamente.
 
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tontolina

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PAUL KRUGMAN CI SPIEGA IL “MIRACOLO SPAGNOLO”: la conferma del fallimento dell’euro che già conoscevamo


Paul Krugman, il noto Premio Nobel per l’economia americano, durante una sua vacanza spagnola con due semplici tweet ci rivela la triste verità dietro il cosiddetto ” miracolo spagnolo”, cioè la crescita della Spagna con l’introduzione dell’euro. Il caso spagnolo viene spesso citato come un caso di crescita virtuosa anche nell’euro, contrapposto all’Italia, vista invece come la pecora nera della moneta unica.

Ecco il primo tweet dell’economista americano
I'm still in Madrid, and people are asking me about Spain's economic recovery and whether it validates the euro. So here's what you need to know. Spain has indeed been clawing its way back via massive "internal devaluation" — lower inflation than its partners 1/ pic.twitter.com/QRT1pkVFGv
— Paul Krugman (@paulkrugman) February 18, 2020

Il grafico mostra come la crescita della Spagna sia stata frutto di una inflazione molto minore rispetto a quella della Germania. Quindi i minori prezzi spagnoli, all’interno dell’Unione monetaria, hanno permesso una crescita dell’economia di questo paese ed una ripresa dopo la crisi del 2009. La Spagna ha spiazzato gli altri paesi.


In un secondo tweet però Krugman ci spiega come questo risultato sia stato raggiunto e chi mi abbia pagato il prezzo.
How did it achieve this internal devaluation? Through years of intense economic suffering. Even now the unemployment rate is far above the pre-crisis level 2/ pic.twitter.com/s26Z9lilC4
— Paul Krugman (@paulkrugman) February 18, 2020

La bassa inflazione, come mostra questo secondo grafico, è stata ottenuta attraverso una esplosione della disoccupazione che ha permesso il contenimento della dinamica salariale. A pagare il costo della maggiore competitività sono stati i lavoratori spagnoli attraverso una disoccupazione che, ancora oggi, è superiore al momento per crisi. Seguire le politiche europee può permettere una ripresa dell’economia, ma solo a scapito dei salari e dei laboratori, che ne pagano il prezzo tramite la disoccupazione.


Ed ecco l’ovvia conclusione
If this is a success story, it's a Pyrrhic one; a few more successes like this and Spain would be a wasteland 3/
— Paul Krugman (@paulkrugman) February 18, 2020

Come giustamente nota Krugman la ripresa della Spagna è una vittoria di Pirro. Il prodotto interno lordo sarà aumentato, ma questo è successo a capito delle classi sociali più deboli. Si è scambiato l’arricchimento di pochi con la devastazione dei molti. Ancora un paio di vittorie economiche così e della società spagnola non resterà nulla.
 

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