Etf s&p 500 quotati su milano (1 Viewer)

Ciao, sono un neofita del trading , ho preso delle quote di etf s&p quotati sulla borsa di milano ma non capisco le logiche di negoziazione. Se la borsa di milano apre alle 9.00 mentre quella americana è chiusa , le variazioni di prezzo sull etf s&p a cosa sono dovute ? se l' etf deve replicare passivamente l indice americano come fa a scontare i titoli americani che verranno negoziati a partire dalle 15.30 a ny ?
Grazie mille,
Fil
 

marofib

Forumer storico
quello che si diceva degli investimenti passivi...la rovina del mercato!
non ce l'ho col povero filo...che fa quello che gli dicono
 
Grazie stic per il chiarimento , quindi i gap rilevanti che spesso osservo in fase di preapertura sono dovuti al riallineamento tra quotazione di chiusura di milano delle 17 del giorno prima e successiva chiusura di New York ?
Marofib, sono curioso, perché dici che gli etf sono la rovina del mercato ?
 

marofib

Forumer storico
:D, perche' acquistate (non mi riferisco ovviamente a te) senza sapere dove sta l'alto o il basso...e questo crea bolle
 
Ah ok , beh su indici azionari , tipo s&p , non speculo intraday ma li uso come investimento di lungo periodo. Su altri etf tipo palladio in cui investo a breve in effetti probabilmente hai ragione eheh
 

marofib

Forumer storico
e' a momenti il sorpasso degli investimenti passivi su quelli attivi...del denaro sciocco vs informato....ci sara' da ridere...ovviamente faccio il gufo...sta roba non si puo' vedere
 

marofib

Forumer storico
tutti dentro nella bolla..anche quelli che non ci avevano creduto

Credit Suisse Asset Management è rientrato nel mercato europeo degli ETF con il lancio di tre fondi quotati a gestione passiva. Sette anni dopo aver venduto la sua attività ETF a BlackRock.Credit
 

zanna71

Nuovo forumer
tutti dentro nella bolla..anche quelli che non ci avevano creduto

Credit Suisse Asset Management è rientrato nel mercato europeo degli ETF con il lancio di tre fondi quotati a gestione passiva. Sette anni dopo aver venduto la sua attività ETF a BlackRock.Credit


Questo signore riferisce che non vi è nessuna bolla !!! Forse ha proprio ragione lui !!!


WALL STREET: CVD (come volevasi dimostrare)
Scritto il 10 febbraio 2020 alle 16:38 da Lukas
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Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali, hanno, per l’ennesima volta, clamorosamente frustato le aspettative della folta schiera di ribassisti. Aspettative di ribasso, rinverdite, peraltro, non da fattori economici, bensì da un virus di natura biologica. C’è addirittura chi ha visto nel coronavirus cinese il famoso “cigno nero”, che avrebbe vendicato tutte le delusioni patite ed accumulate, in questi lunghi 11 anni, dai cosiddetti “ emarginati dal listino ”, ossia da tutti coloro che non hanno, a torto, mai creduto nel più imponente bull market della storia dei mercati azionari. A fronte di tali nefaste aspettative, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, ha invece rimbalzato del 3,17 %, stabilendo addirittura i suoi nuovi record storici. Rimbalzo che testimonia, ancora una volta, che, nonostante la delicata situazione cinese, sono ancora molti, e forti, i fattori a supporto dei mercati azionari. Fattori qui elencati più volte, con dovizia di particolari, ma evidentemente non visti e non considerati dai più. Si continua, a mio avviso, a parlare, a sproposito, di bolla presente nei mercati azionari. Non ripeterò, per non annoiarvi, le mie contrarie considerazioni, già abbondantemente espresse in precedenti post. Faccio solo rilevare che, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, negli ultimi 20 anni, ha registrato un incremento complessivo pari al 192 %, ossia un incremento nominale, inferiore al 10 % all’anno. Da tale incremento nominale, bisogna decurtare il tasso d’inflazione, che è stato mediamente pari al 3 %. Effettuata tale elementare operazione, ci sì accorge che l’incremento reale delle quotazioni azionarie dell’ultimo ventennio, risulta ricompreso in un range del 6 barra 7 % all’anno, ossia sostanzialmente in linea con la ultra centenaria media storica. Dov’è dunque la bolla di cui parlano in tanti ? Costoro evidenziano solo gli ultimi 10 anni, ed ignorano quanto accaduto nei precedenti 10, ossia dall’inizio del 2000 al 2009, ossia i lunghissimi 10 anni nei quali i listini non solo non sono cresciuti, ma addirittura subirono un pesante storno e deprezzamento. Quanto accaduto dal 2009 in poi, in realtà, è per gran parte il recupero di quanto perso in precedenza. Rammento infatti che l’S&P 500 aveva raggiunto i 1.500 punti, già nel lontano anno 2000. In 20 anni ha raddoppiato il suo valore, a Voi sembra una bolla questa ? A me assolutamente NO.

Ciò detto e precisato, passo ad esaminare cosa ci indica al momento, il più vasto scenario intermarket. Il dollar index, nell’ultima ottava è fortemente rimbalzato ( + 1,33 % ), confermando la sua forza, che assicura stabilità all’intero sistema finanziario internazionale. Le commodities, espresse in dollari, arrestano la loro discesa, cedono infatti solo lo 0,11 % in termini nominali, ma grazie all’apprezzamento della valuta Usa, risultano più care di 7 giorni orsono. La tenuta delle loro quotazioni ci fa ritenere che il coronavirus cinese non avrà probabilmente un effetto devastante sulla domanda mondiale, e di conseguenza sugli equilibri economici internazionali, nonché sui conti delle singole imprese. I tassi d’interesse, risultano anch’essi, in lieve progresso. Il bond decennale americano, guadagna infatti 8 basic points, e risale a quota 1,58 %. Il bond Usa a 2 anni, guadagna anch’esso 8 bps, ed offre un rendimento dell’1,40 %. L’inclinazione della yield curve americana si mantiene pertanto ancora debolmente inclinata positivamente, e ciò ci fa escludere a breve una recessione per l’economia Usa. I mercati azionari, pertanto, non hanno allo stato sufficienti motivi per stornare in maniera consistente. Non a caso hanno immediatamente reagito al moderato storno delle scorse settimane, e sono tornati nuovamente sui massimi.

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 34.137

Large Traders : + 32.225

Small Traders : + 1.912



Si riconferma, pertanto, senza scosse, l’assetto in auge già da alcuni mesi, nel mercato dei derivati azionari Usa. Rispetto alla scorsa ottava, le variazioni, nelle posizioni dei diversi operatori sono state davvero esigue, pari a soli 2.245 contratti. In particolare, i Large Traders, acquistano l’intero lotto dei 2.245 contratti long, e consolidano ulteriormente la loro attuale posizione, Net Long. I Commercial Traders, invece, cedono 1.569 contratti long, e consolidano la loro abituale posizione di copertura, Net Short, che si mantiene comunque bel al di sotto della loro media storica. Gli Small Traders, infine, cedono anch’essi altri 676 contratti long, e riducono ancor più la loro già timida posizione Net Long. Le esigue movimentazioni di quest’ultima settimana, confermano quanto abbiamo detto nelle scorse settimane, ossia che gli operatori del mercato dei derivati azionari Usa, non sembrano nutrire, allo stato, eccessive preoccupazioni per gli effetti economici del coronavirus cinese. Le Mani Forti, infatti, accrescono solo lievemente il loro livello di copertura, che si mantiene, come detto, ben sotto la loro media storica. Gli Small Traders inoltre, non palesano alcuna pericolosa esuberanza. Anzi contraggono ancor più la loro esposizione e minacciano addirittura di tornare Net Short. Un tale assetto del mercato dei derivati azionari Usa, in passato, non ha mai preannunciato storni consistenti e significativi dei mercati primari, al massimo un aumento dell’incertezza e della volatilità sugli stessi. Riconfermo pertanto la mia moderata view rialzista ed il mio personale target di 3.500 punti per l’S&P 500 a fine anno.
 

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