ESISTONO DUE TIPI Di DONNE: QUELLE CHE CREDONO ANCORA NELL'AMORE E QUELLE CHE (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Barboni due....
La ripresa di Renzi: 10mila imprese fallite


Nei primi sei mesi del 2015 sono fallite, in media, 53 aziende al giorno (considerando i giorni lavorativi).

A fronte dello stesso dato, Imola Oggi titola “Italia verso il baratro”, il sito Crif.it, una posizione sopra nella ricerca di Google, ha un titolo di segno opposto: “Calano i fallimenti in Italia”.

Allora siamo al baratro o alla ripresa? Questa semplicissima ricerca su Google, inserendo le tre chiavi “2015 aziende fallite”, è la dimostrazione che vale la regola del bicchiere a metà, che può essere sempre visto come mezzo pieno o mezzo vuoto.
Per questa volta non ce la sentiamo di dar torto a Imola Oggi e al suo bicchiere mezzo vuoto.
Se 53 aziende al giorno portano i libri in tribunale, ogni giorno che passa, non abbiamo certo il quadro di un Paese felice.
Sono meno aziende fallite rispetto alle 15mila del solo 2014, ma forse anche perché chi ha dovuto chiudere i battenti lo ha già fatto l’anno scorso.
Visto che siamo in vena di detti e motti, è anche la dimostrazione che è proprio vero che chi si contenta gode.
E che non esistono neppure più le mezze stagioni, ma solo inverno, dunque accontentati se c’è un po’ meno neve e un po’ meno freddo rispetto agli altri giorni.
 

Val

Torniamo alla LIRA
In compenso, stando ai dati freddi di questi sette anni di crisi, l’Italia ha bruciato 1 milione di posti di lavoro, a seguito del fallimento di 82mila aziende, a cui vanno aggiunte le 7.293 imprese fallite solo nei primi sei mesi del 2015 (circa 10mila, nei primi nove mesi). È possibile parlare di ripresa, con cognizione di causa, di fronte a una realtà tanto deprimente? Tutto è possibile.

Si può parlare di ripresa se, appunto, il numero di fallimenti è inferiore a quello dell’anno prima, oppure, usando un dato macroeconomico come prova, affermando giustamente che abbiamo registrato una crescita di poco superiore allo 0 (+0,2% secondo le stime di agosto) e che la disoccupazione media si è assestata attorno al 12%. Dimenticando volutamente, però, che il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il livello record del 44,2%.
Parlare di ripresa, in queste condizioni, è possibile solo a due condizioni: non voler disturbare il manovratore (il governo Renzi) oppure dimostrare un ottimismo sfrenato per il prossimo futuro, quando le riforme appena avviate inizieranno a produrre i loro risultati.

Va detto, infatti, che l’effetto delle riforme si misura solo nel lungo periodo.

Anche i riformatori più drastici, come Margaret Thatcher, iniziarono a raccogliere i frutti della loro politica solo al quinto anno di governo.

Parlare adesso di ripresa è quanto meno un atto di fede per quello che avverrà in futuro. Quindi togliamocelo dalla mente: non esiste alcuna ripresa. Non ancora, per lo meno.

In questa condizione, l’ideale è tacere e rimboccarsi le maniche.

Troppo ottimismo, infatti, fa male ai mercati tanto quanto l’eccesso di pessimismo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Rimboccarsi le maniche, per fare cosa?

Per tornare ad essere ottimisti, prima di tutto. Fattivamente ottimisti, che è il nostro primo dovere, come ripeteva sempre il filosofo liberale Karl Popper.

Ottimismo, nel privato, vuol dire accettare la distruzione creativa. Accettare il fallimento come un passaggio, come una lezione di vita e ripartire creando una nuova azienda sulle ceneri della vecchia.

Nel pubblico vuol dire accettare che i privati seguano la distruzione creativa, alleggerendo la legislazione contro i fallimenti (per permetterli, senza reprimerli come fossero sempre di natura criminale) e facilitando la nascita di nuove imprese, detassando i redditi, detassando il lavoro, deregolamentando.

Ottimismo, soprattutto, vuol dire non considerare pregiudizialmente come un delinquente o un criminale chi vuole fare impresa.

E questo dovrebbe valere sia per i sindacati che per la magistratura.
Tutto questo e molto altro è l’ottimismo vero.

Al contrario, ripetere continuamente che “va tutto bene” quando la nave sta affondando, è roba da comandanti scellerati.
 

Val

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Avviata la privatizzazione di Poste italiane.
Da oggi la società viene presentata ai possibili investitori.
Il 26 o il 27 ottobre, il 40 per cento delle sue azioni, per oggi tutte statali, sarà collocato nella borsa di Milano.

Lo ha annunciato l’amministratore delegato e direttore generale Francesco Caio.
Ogni titolo dovrebbe costare tra i 6 e i 7,5 euro.
Potranno comprarli investitori istituzionali, privati e dipendenti.
L’operazione frutterà allo stato dai 2,7 ai 3,7 miliardi.
 

rotolo

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:rolleyes::eeh::-o:sad:
Barboni due....
La ripresa di Renzi: 10mila imprese fallite


Nei primi sei mesi del 2015 sono fallite, in media, 53 aziende al giorno (considerando i giorni lavorativi).

A fronte dello stesso dato, Imola Oggi titola “Italia verso il baratro”, il sito Crif.it, una posizione sopra nella ricerca di Google, ha un titolo di segno opposto: “Calano i fallimenti in Italia”.

Allora siamo al baratro o alla ripresa? Questa semplicissima ricerca su Google, inserendo le tre chiavi “2015 aziende fallite”, è la dimostrazione che vale la regola del bicchiere a metà, che può essere sempre visto come mezzo pieno o mezzo vuoto.
Per questa volta non ce la sentiamo di dar torto a Imola Oggi e al suo bicchiere mezzo vuoto.
Se 53 aziende al giorno portano i libri in tribunale, ogni giorno che passa, non abbiamo certo il quadro di un Paese felice.
Sono meno aziende fallite rispetto alle 15mila del solo 2014, ma forse anche perché chi ha dovuto chiudere i battenti lo ha già fatto l’anno scorso.
Visto che siamo in vena di detti e motti, è anche la dimostrazione che è proprio vero che chi si contenta gode.
E che non esistono neppure più le mezze stagioni, ma solo inverno, dunque accontentati se c’è un po’ meno neve e un po’ meno freddo rispetto agli altri giorni.
 

tatteo

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danyyyyy!!!!:D
 

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PILU

STATE SERENI
sera a tutti..è unico.. passare le serate con lui sarebbe uno spasso senza fine ...:D:up:

C'è il commendator Bestetti che lavora nel suo ufficio, come tutti i commendatori milanesi - esordisce il Cav, e già la platea si scalda - quando la moglie entra come una furia e gli dà le borsettate e dice: So tutto, vai al night tutte le sere, L'è minga ver, si difende l'uomo". Alla fine, la moglie trascina al night il povero Bestetti. Arrivati, tutti lo salutano come un habitué e lui ribatte imbarazzato: "Giusto qualche volta". "La faccio breve - si carica Berlusconi -, c'è lo striptease di prammatica, la signorina si toglie il reggiseno, lo rotea e dice: Questo a chi lo do? Tutti in coro: Al commendator Bestetti". La moglie infuriata, fugge, lui la rincorre e salgono al volo su un taxi: "Basta adesso è finita". E qui la stoccata: "Il tassista frena - conclude l'ex premier, tra gli sghignazzi -, si volte e fa: Commendator Bestetti, noi di ***** ne abbiamo caricate tante, ma una bruta, vegia e cattiva come questa, mai!". Apoteosi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Sa fare 2 cose molto bene.
Far ridere e non rubare.......non come qualcun altro.....600.000 euro di spese pagate da comune e provincia .....:lol::lol::lol::lol: uno sberleffo per il povero marino :lol::lol::lol::lol:
 

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