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Sotto i riflettori Enel. Il suo amministratore delegato Fulvio Conti, nel corso di un’intervista televisiva, ha descritto il presente e il futuro dell’azienda. Il manager ha parlato dell’aumento di capitale da 8 miliardi di euro, delle possibili sinergie con le attività all’estero e dell’evoluzione dell’ambiente tariffario nazionale.

La ricapitalizzazione, secondo quanto indicato da Fulvio Conti, è al servizio dell'espansione internazionale dell'azienda ed è finalizzato a “mantenere la stabilità finanziaria e la remunerazione degli azionisti”. Le attività estere sono fondamentali per il gruppo, che fattura nelle attività extranazionali “più o meno la metà” del giro d’affari totale. Quella che si prefigura in questi giorni, grazie all’acquisizione di Endesa, è “un'opportunità storica per diventare una tra le più grandi multinazionali dell'energia”. Con la possibilità di registrare “sinergie che aumentano il risultato netto e la redditività del gruppo”, principalmente grazie ad economie di scala e alla riduzione dei costi.

La strategia estera, comunque, è differente rispetto a quella nazionale. Fuori dai nostri confini, infatti, “esiste un mix diversificato”, visto che accanto al nucleare c’è la presenza di carbone, gas e altri prodotti fossili. In Italia, oltre che sulle tecnologie rinnovabili, Enel si focalizzerà sull’utilizzo del carbone, “che permette maggiori efficienze e un minor impatto ambientale”.
L'ipotesi ottimale, per Conti, evidenzia un mix produttivo composto per il 25% da energia nucleare, per il 30% di energia rinnovabile e il resto diviso tra carbone e gas.

Sul fronte tariffe, Conti prevede una nuova riduzione, da parte delle autorità di controllo a partire dal prossimo primo aprile. Nel frattempo il gruppo “continua a offrire posti di lavoro soprattutto ai giovani”. Le assunzioni, nel 2009, dovrebbero arrivare a 1.500 unità.

Nelle scorse ore, intanto, l’agenzia Standard & Poor’s ha confermato il rating “A-” sul debito a lungo termine del colosso elettrico, dopo la presentazione del piano industriale per il periodo 2009/2013. Tuttavia, le prospettive per i prossimi trimestri rimangono negative, in quanto resta incerta la tempistica relativa all’aumento di capitale.

Solo nei giorni scorsi l’agenzia Fitch aveva dichiarato che le linee guida contenute nel piano industriale del gruppo “vanno nella direzione di mantenere invariato il rating sul debito del gruppo”.

Un piano industriale che invece non è piaciuto agli analisti di WestLB
, che hanno peggiorato il giudizio su Enel e ora dicono di vendere le azioni del colosso elettrico, sulla base di un prezzo obiettivo di 2,8 euro. La banca d’affari tedesca stima che il titolo continuerà a trattare a sconto considerando i rischi associati al programma di cessioni.

Solo qualche giorno fa, infine, gli esperti di Ubs hanno deciso di tagliare il giudizio a “neutrale” dal precedente “buy” (acquistare). Secondo il broker elvetico gli obiettivi al 2013 sono “ottimistici” e le attese di generazione di flusso di cassa sono “eccessive”. In calo il target price, a 3,5 euro dai precedenti 5,3 euro
 

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Enel ha perso l’1,22% a 3,4475 euro. L’agenzia S&P ha confermato il rating “A-” sul debito a lungo termine del colosso elettrico, dopo la presentazione del piano industriale per il periodo 2009/2013. Tuttavia, le prospettive per i prossimi trimestri restano negative, in quanto resta incerta la tempistica relativa all’aumento di capitale. Intanto, il numero uno di Enel, Fulvio Conti, ha dichiarato che la società punta a un mix di produzione composto per il 25% di energia nucleare e per il 30% da fonti rinnovabili
 

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Sotto i riflettori Enel. Il suo amministratore delegato Fulvio Conti, nel corso di un’intervista televisiva, ha descritto il presente e il futuro dell’azienda. Il manager ha parlato dell’aumento di capitale da 8 miliardi di euro, delle possibili sinergie con le attività all’estero e dell’evoluzione dell’ambiente tariffario nazionale.

La ricapitalizzazione, secondo quanto indicato da Fulvio Conti, è al servizio dell'espansione internazionale dell'azienda ed è finalizzato a “mantenere la stabilità finanziaria e la remunerazione degli azionisti”. Le attività estere sono fondamentali per il gruppo, che fattura nelle attività extranazionali “più o meno la metà” del giro d’affari totale. Quella che si prefigura in questi giorni, grazie all’acquisizione di Endesa, è “un'opportunità storica per diventare una tra le più grandi multinazionali dell'energia”. Con la possibilità di registrare “sinergie che aumentano il risultato netto e la redditività del gruppo”, principalmente grazie ad economie di scala e alla riduzione dei costi.

La strategia estera, comunque, è differente rispetto a quella nazionale. Fuori dai nostri confini, infatti, “esiste un mix diversificato”, visto che accanto al nucleare c’è la presenza di carbone, gas e altri prodotti fossili. In Italia, oltre che sulle tecnologie rinnovabili, Enel si focalizzerà sull’utilizzo del carbone, “che permette maggiori efficienze e un minor impatto ambientale”.
L'ipotesi ottimale, per Conti, evidenzia un mix produttivo composto per il 25% da energia nucleare, per il 30% di energia rinnovabile e il resto diviso tra carbone e gas.

Sul fronte tariffe, Conti prevede una nuova riduzione, da parte delle autorità di controllo a partire dal prossimo primo aprile. Nel frattempo il gruppo “continua a offrire posti di lavoro soprattutto ai giovani”. Le assunzioni, nel 2009, dovrebbero arrivare a 1.500 unità.

Nelle scorse ore, intanto, l’agenzia Standard & Poor’s ha confermato il rating “A-” sul debito a lungo termine del colosso elettrico, dopo la presentazione del piano industriale per il periodo 2009/2013. Tuttavia, le prospettive per i prossimi trimestri rimangono negative, in quanto resta incerta la tempistica relativa all’aumento di capitale.

Solo nei giorni scorsi l’agenzia Fitch aveva dichiarato che le linee guida contenute nel piano industriale del gruppo “vanno nella direzione di mantenere invariato il rating sul debito del gruppo”.

Un piano industriale che invece non è piaciuto agli analisti di WestLB
, che hanno peggiorato il giudizio su Enel e ora dicono di vendere le azioni del colosso elettrico, sulla base di un prezzo obiettivo di 2,8 euro. La banca d’affari tedesca stima che il titolo continuerà a trattare a sconto considerando i rischi associati al programma di cessioni.

Solo qualche giorno fa, infine, gli esperti di Ubs hanno deciso di tagliare il giudizio a “neutrale” dal precedente “buy” (acquistare). Secondo il broker elvetico gli obiettivi al 2013 sono “ottimistici” e le attese di generazione di flusso di cassa sono “eccessive”. In calo il target price, a 3,5 euro dai precedenti 5,3 euro
 

tontolina

Forumer storico
da http://www.giornalettismo.com/archives/category/economia/ La crisi internazionale e le dubbie scelte industriali al centro dell’ andamento negativo dei titoli dei due gruppi elettrici nazionali.
(Luca Conforti è lo pseudonimo di un giornalista che lavora per uno dei più importanti quotidiani nazionali. La sua rubrica, Parco Buoi, si occuperà con cadenza settimanale di imprese, finanza e mercati, con un occhio al risparmiatore)

I due più grandi produttori nazionali di elettricità stanno deludendo in borsa, Enel ed Edison viaggiano con performance negative intorno al 20%, dopo

aver raggiunto entrambi il 10 marzo scorso il minimo annuale. Naturalmente pagano l’andamento generale dei mercati, e con loro stanno provando a risalire, ma alla base delle vendite ci sono serie perplessità sulle scelte industriali. Per risalire la china nella considerazione del mercato entrambe le società dovrebbero procedere a scelte clamorose: il cambio di amministratore delegato per l’Enel e un’azionista di maggioranza unico, Edf, per Edison.
- CONTI CHE NON TORNANO - Del piano taglia-debiti dell’Enel si è parlato molto, per la maggior parte del tempo lo ha fatto il suo stesso ideatore, Fulvio Conti, per oltre quattro ore con analisti e giornalisti e qualche giorno dopo in una lunga intervista al Corriere della Sera. Ricapitoliamo gli effetti negativi per gli azionisti dell’ultimo piano industriale e dell’aumento di capitale da 8 miliardi: aumento del 50% delle azioni in circolazione, che vuol dire riduzione proporzionale del valore per chi non vorrà/potrà partecipare all’aumento di capitale. Anche chi sborserà altri soldi sa già che il livello dei dividendi dall’anno prossimo scenderà del 30%, così come l’utile (2,4 miliardi nel 2010 contro i 4 del 2008). Il tutto si aggiunge a 12 miliardi d’investimento in meno (vale a dire meno crescita nel futuro). È un classico caso di trasferimento del valore dai soci all’azienda, che nel frattempo ha accresciuto il fatturato del 40%, ma si pone come obiettivo di miglioramento del proprio margine lordo solo l’8%-15% (in valore assoluto 300 milioni nel 2010). Da questo punto di vista l’acquisizione di Endesa non ha senso economico, far esplodere l’indebitamento oltre 61 miliardi di euro ancor meno. La difesa di Conti è che era l’unico modo per trasformare l’Enel in una delle grandi del settore, che i vantaggi di un passo del genere non si misurano in due o cinque anni, ma almeno in un decennio. E sottintende che il governo gli ha affidato questo mandato e lo ha implicitamente avallato sottoscrivendo l’aumento di capitale da 8 miliardi da lui proposto. Dunque, fin qui Conti si è mosso legittimamente, anche se i piccoli azionisti avrebbero meritato una comunicazione più chiara su quanto il management fosse disposto a sacrificare la solidità del gruppo in nome della crescita piuttosto che presentare il titolo come un porto sicuro soprattutto per le famiglie. Ma le vere ombre sono altrove.
- LA MOSSA FALSA E TENDENZIOSA - La ricapitalizzazione non si sarebbe resa necessaria, e con essa il taglio generalizzato di utili ed investimenti, senza l’acquisizione dell’ultimo 25% di Endesa in mano alla famiglia Entrecanales costato all’Enel 9 miliardi di euro più 3,6 di debito. Qualcosa di più della classica goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’esposizione finanziaria. Una scelta deliberata difficile da giustificare. Enel aveva un’opzione di acquisto a 40 euro ad azione per l’anno prossimo di quel 25%, il titolo ora quota 14-15 euro, quindi aveva interesse a ritardare il più possibile l’inevitabile minusvalenza. Poteva sperare che tra un anno i titoli avrebbero recuperato, più realisticamente poteva provare a rinegoziare quell’accordo sulla base del clamoroso cambio delle valutazioni determinato dalla crisi. Nel braccio di ferro l’azienda italiana poteva resistere più a lungo viso che Acciona avrebbe onorato con difficoltà i propri debiti senza liquidare velocemente il pacchetto Endesa. Conti ha rinunciato a questo vantaggio tattico per pagare subito e a prezzo pieno. Anche senza sconto tra un anno, il flusso di cassa gli avrebbe permesso di presentarsi con un debito di 3-4 miliardi più basso. Se tanto coraggio nell’imporre un aumento di capitale fosse stato utilizzato per un taglio una tantum del dividendo per il solo 2010 sarebbe ancora meglio. I vantaggi non compensano la spesa: non i 600-800 milioni di sinergie, non il pieno controllo di Endesa, peraltro spolpata da un dividendo straordinario da 6,2 miliardi e con 3 miliardi di asset in meno venduti ad Acciona. Le uniche che ci hanno sicuramente guadagnato dall’ultimo acquisto sono le banche creditrici di Entrecanales, Santander e Mediobanca su tutte, che ora hanno proprio l’Enel come creditore. Non rischiano di dover perdere i soldi prestati alla famiglia spagnola, i loro fondi non dovranno svalutare i bond dell’ex monopolista in cassa, incasseranno le commissioni per l’aumento di capitale e le numerose emissioni di obbligazioni presenti e future. Anche questo rientrava nel mandato di Conti? Paradossalmente avrebbe avuto più senso incassare una bocciatura dal rating e lasciare che fosse l’azienda a pagare sottoforma di maggiori interessi quello che ora i soci pagano con crollo del valore delle azioni e minori dividendi. Ma soprattutto la vicenda ha dimostrato quali interessi pesano di più nelle decisioni dell’ad: le banche, le agenzie di rating, il ministro dell’Economia, i propri manager e solo in fondo gli azionisti che posseggono il 70% del gruppo e che, se uniti, potrebbero mandarlo a casa.


- EDISON - Se l’attivismo di Conti è eccessivo fino ad essere inesplicabile, Edison affonda stretta nella morsa dei suoi azionisti. Il 51% è bloccato in Transalpina Energia dove oltre a Edf convivono un gruppo di municipalizzate: A2A, Enia, Sel e Dolomiti di Energia. Ora Edison dovrebbe crescere nella distribuzione e nel mercato libero, andando a togliere i clienti proprio alle municipalizzate di Milano, Brescia e nelle altre ricche piazze del Nord. Quindi siamo alla resa dei conti: i francesi di Edf vogliono continuare a crescere, per fare concorrenza alla pari ad Enel, mentre le municipalizzate frenano. Ago della bilancia sarà la quota del 10% di Edison che è nelle mani della Carlo Tassara di Romain Zaleski, teoricamente in vendita. Se la più grande delle aziende comunali: A2a, l’acquisterà, vuol dire che vuole giocare alla pari con Edf. Ma l’obiettivo non sarebbe la crescita, ma la divisione di Edison per isolare i francesi e mettere le basi per un’ipotetica “municipalizzata nazionale” frutto di successive fusioni di tutte le società del settore, sull’esempio della tedesca Rwe. Un progetto su cui si discute da anni, ma senza costrutto. Dal punto di vista del consumatore, meglio che vincano i francesi perché Edison diventerebbe un vero concorrente di Enel su gran parte del territorio nazionale. Se vincessero le municipalizzate ognuno manterrebbe il proprio piccolo monopolio comunale o provinciale, difficile da scalfire anche per i nuovi entranti.
 

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Enel produce e distribuisce elettricità principalmente in Europa, Nord America e America Latina. Ha circa 53.000 Megawatt di capacità produttiva e 32 milioni di clienti nell'elettricità. Enel è anche il secondo distributore di gas naturale in Italia, con oltre 2.2 milioni di clienti e una quota di mercato del 12% circa. Lavorano in Enel circa 52.000 persone che gestiscono 46 centrali termoelettriche, 500 idroelettriche, 32 geotermiche, 17 eoliche e 4 fotovoltaiche e oltre un milione di chilometri linee di distribuzione.

Analisi titolo Enel
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Le azioni Enel fanno parte del paniere S&P/Mib e rientrano nel segmento Blue Chips.
Enel mostra una rischiosità inferiore a quella del mercato (beta minore di 1) riflettendo la presenza in un settore poco correlato al ciclo economico e la diversificazione geografica delle attività.
Negli ultimi 3 anni il titolo Enel ha registrato una performance negativa (-52,2%, dovuto anche alla distribuzione di consistenti dividendi) ma migliore del -61,5% dell'indice Mibtel: l'andamento del triennio è stato caratterizzato da una iniziale fase di rialzo con un doppio massimo a giugno e dicembre 2007 (+20% circa rispetto all'inizio del periodo), successivamente il titolo è stato influenzato dalla crisi dei mercati con i prezzi che sono scesi in linea con l'andamento dei mercati.
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Commento ai dati di bilancio

Nel triennio 2006-2008 Enel ha mostrato una crescita del fatturato del 58,9% (determinata in gran parte dall'acquisizione e dal consolidamento della spagnola Endesa) mentre il margine operativo lordo ha avuto un progresso del 72,9% grazie a margini rialzo di circa due punti; il risultato operativo è salito oltre quota 9,5 miliardi di Euro (+64%) mentre l'utile ha superato i 6 miliardi. La redditività del capitale migliora a livello di ROE (passato dal 16,3% al 22,9%) mentre il ROI scende dal 17,4% al 12,1%. L'indebitamento finanziario netto ha risentito delle acquisizioni effettuate con un debt to equity passato da 0,61 a 1,90.

Ipotesi Valutazione e Sensitivity Analysis


Nell'applicazione del metodo dei flussi di cassa scontati e dell'Economic Value Added si sono ipotizzati:
- una riduzione dei ricavi nel biennio 2009-2010 (che vedrà la riduzione delle tariffe elettriche e la cessione di attività non strategiche) ed una crescita al 1% negli anni successivi;
- margini sulle vendite in diminuzione di circa 2,5 nel periodo 2009-2013;
- un stabilità degli altri parametri determinanti la redditività operativa con un ROI di lungo periodo del 9,2%
Infine si prevede un tax rate al 35% su tutto il periodo di previsione, un costo del debito medio del 5,5% ed un payout del 80% nell'esercizio in corso in riduzione al 60% a partire dal 2010.
I risultati del modello convergono su un valore per azione di circa 5,2 € che tende a crescere (ridursi) di 0,7 € per ogni punto in più (in meno) del margine sulle vendite come mostrato nella figura seguente.

Sensitivity Analysis Enel
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