Educare il gusto (1 Viewer)

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Carissimo Gino, innanzitutto il mio discorso non vuole essere - assolutamente - una critica alle tue splendide lezioni, anzi il contrario, e in secondo luogo non vorrei alcun tipo di compiacimento nella storica, e falsa, competizione tra cuore e cervello.
Il cuore è una semplice pompa, non serve che a pompare il sangue e per niente a farti innamorare della biondina al secondo banco; tutti i processi umani partono dai cinque sensi e attraverso le varie parti neuronali del nostro organismo assumono propri indirizzi e risultanze, comprese quelle che chiamiamo emozioni, passioni, sentimenti.
Per il resto sono d'accordo con te al 101%.
Grazie per l'apprezzamento (ma: discorsi, non "lezioni", per piacere!) però la frase in grassetto ignora la realtà. Il cuore è un organo in evoluzione, è un muscolo involontario, ma composto di fibre muscolari caratteristiche dei muscoli volontari. E non è nemmeno una pompa, non è il cuore a mettere in movimento il sangue, bensì qualcos'altro. I battiti del cuore sono come le pale del mulino, che girano con la corrente e la usano, ma non sono loro a crearla. Purtroppo è un discorso troppo OT. Quello che posso indicare è che il cuore è appunto destinato a divenire un organo cosciente, volontario, nell'evoluzione, e a sviluppare certe qualità, in particolare, come insegna la lingua stessa, il c(u)oraggio.
Se non fosse che gli organi umani non venissero sviluppati per qualche scopo evolutivo (in questo e altri casi ottenere qualità morali) a che pro non rimanere semplici semplici come i moscerini? Molti insetti (non so se tutti) respirano facendosi attraversare dall'aria, che entra di qua ed esce di là. I mammiferi, l'uomo buttano l'aria da dove è venuta. L'uomo così può esprimersi in suoni, e così esterna il sentire della sua anima. Non è un caso.

Insomma, mio caro, ascolta di più la sapienza del linguaggio, ben più profonda di quella della scienza, che scopre molte cose ma ne capisce assai poche.
 

sans souci

Nuovo forumer
……..

Insomma, mio caro, ascolta di più la sapienza del linguaggio, ben più profonda di quella della scienza, che scopre molte cose ma ne capisce assai poche.

Ovvero, come sempre inteso in termini poetici: "le coeur a ses raisons que la raison ne connaît point".
E questo va anche bene, nel linguaggio comune, per stabilire un confine accettabile tra il razionale, freddo preciso spiegabile, e l'istintiva irrazionalità del sentire. Il conto del salumiere contro il profumo di una rosa.

Quando parliamo di "emozione" nell'osservazione di un prodotto artistico, tuttavia, non possiamo inserirla d'ufficio nella categoria del cuore, proprio perché risulta una commistione tra cultura, sensazioni, linguaggio, piacere sensuale, interpretazione. Tutto un mondo di vita vissuta personale che si compendia nel godimento della lettura.
E la neuroscienza comincia da una ventina d'anni a spiegarci il meccanismo. Siamo solo indietro con i tempi.


 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Ovvero, come sempre inteso in termini poetici: "le coeur a ses raisons que la raison ne connaît point".
E questo va anche bene, nel linguaggio comune, per stabilire un confine accettabile tra il razionale, freddo preciso spiegabile, e l'istintiva irrazionalità del sentire. Il conto del salumiere contro il profumo di una rosa.

Quando parliamo di "emozione" nell'osservazione di un prodotto artistico, tuttavia, non possiamo inserirla d'ufficio nella categoria del cuore, proprio perché risulta una commistione tra cultura, sensazioni, linguaggio, piacere sensuale, interpretazione. Tutto un mondo di vita vissuta personale che si compendia nel godimento della lettura.
E la neuroscienza comincia da una ventina d'anni a spiegarci il meccanismo. Siamo solo indietro con i tempi.
Caro @sans souci,preferisco andare avanti con l'argomento specifico. Capisco benissimo la tua posizione. Per me è piuttosto legata alla cultura tradizionale, o a quella scientifica: credimi, sono ambedue superficiali quando si deve andare all'essenza delle cose. Però non vale la pena di cercare uno scontro su questo. Piuttosto, procediamo.
Tra l'altro, intendo riprendere pure il 3d dei neuroni specchio, perché anche lì educare il gusto significa soprattutto difendersi dai tranelli. Si vedrà.

Ora vorrei ripartire da quanto detto sui temperamenti
Colori chiari vengono associati alla gioia, cupi alla tristezza, brillanti alla vitalità, opachi alla riflessione. Che poi magari potremmo accompagnarli ai 4 temperamenti, rispettando l'ordine: sanguinico, malinconico, collerico, flemmatico.

Colori chiari temperamento sanguinico Giallo Bianco
Colori cupi temperamento malinconico Blu, Nero, Violetto
Colori brillanti temperamento collerico Rosso, Arancio
Colori opachi temperamento flemmatico Verde

Il temperamento sanguinico vola sulle cose, cammina leggero, tende a non approfondire. I suoi colori stanno ad una estremità, sono i più chiari
Il malinconico sente il peso del suo corpo materiale, come un anziano. Anche i suoi colori stanno ad una estremità, quella dei più scuri
Il collerico impone molto la forza del suo io, tende a comandare. I suoi colori sono quelli che più colpiscono l'occhio.
Il flemmatico riflette e considera, percepisce molto la sua digestione. I suoi colori non sono ad alcuna estremità, il verde ha luminosità mediana (però con la luce gialla solare un certo verde chiaro è in realtà il colore più luminoso) ed esprime equilibrio.

Sapere questo a che serve? A capire che, a seconda delle nostre caratteristiche caratteriali, avremo delle preferenze personali verso quadri dove domina un colore piuttosto che un altro, talora per simpatia e identificazione, talaltra al contrario per la legge degli opposti. Così, esprimendo un giudizio, non occorre proprio reprimere le proprie preferenze, per carità, ma prendere coscienza che potremmo essere sedotti più del necessario dal dominio di un certo colore. Questo fa parte delle preferenze personali, ma siccome sostengo che "non è bello ciò che piace, è bello ciò che è bello", averne coscienza può equilibrare non il piacere che riceviamo, ripeto, quello teniamocelo stretto, ma la valutazione dell'opera rispetto alla molteplicità delle preferenze. Ottenendo così un quadro più obiettivo, quasi fosse la risultante del giudizio di 4 persone rappresentanti i 4 temperamenti.
 

RedArrow

Forumer storico
Posto intanto qui un intervento dall'altro forum così non ci perdiamo niente, appena ho tempo proseguo cercando prima di rileggere gli interventi precedenti.
Sicuramente non ho intenzione di seguire due forum (al massimo qualche intervento occasionale di là), non ne ho assolutamente il tempo e nemmeno la voglia.

Silvio Ceccato collegava la percezione della bellezza, o meglio della qualità artistica, al fatto che i nostri occhi (le pupille) venissero spinti a muoversi con una certa ritmicità, in analogia con quanto accade nel rapporto passeggiare / passo di danza, dove, alla grossa, passeggiare è prosa non artistica e passo di danza è poesia.
L'attitudine a creare immagini che conducano, per così dire, l'occhio in modi ritmici sarebbe dunque più spiccata nel grande artista (non assolutizziamo il concetto, cerchiamo il positivo). Il critico vede sinteticamente tali caratteristiche e le esprime nel concetto di qualità, ma esse possono essere analizzate anche singolarmente. A queste, tra l'altro, mi riferivo in commento precedente.
Si può pure notare, per esempio in caso di restauri, come il restauratore sia spesso cosciente di tutto ciò, ma proprio la volontà di ricreare un'armonia lo spinga a soluzioni più semplici e certe rispetto a quelle che avrebbe scelto un grande artista, normalmente più complesse ed imprevedobili.
Da queste considerazioni, più altre, va da sé, applicate al "Bottiché?" in questione si può pian piano giungere ad una risposta "scientifica", magari la stessa cui rapidamente giunse operando allo stesso modo, ma con minore coscienza, il grande critico.
Risposta, a mio vedere, qui negativa rispetto all'attribuzione più elevata.
Di passaggio, si tratta di strumenti che possono far scoprire capolavori ancora ignoti (o viceversa demolire certe "scoperte"), ma anche più bassamente, cogliere ai mercatini occasioni sfuggite ai più, tra cui (mia personale esperienza) noti galleristi e collezionisti di antico pelo.
 

baleng

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Posto intanto qui un intervento dall'altro forum così non ci perdiamo niente, appena ho tempo proseguo cercando prima di rileggere gli interventi precedenti.
Sicuramente non ho intenzione di seguire due forum (al massimo qualche intervento occasionale di là), non ne ho assolutamente il tempo e nemmeno la voglia.

Silvio Ceccato collegava la percezione della bellezza, o meglio della qualità artistica, al fatto che i nostri occhi (le pupille) venissero spinti a muoversi con una certa ritmicità, in analogia con quanto accade nel rapporto passeggiare / passo di danza, dove, alla grossa, passeggiare è prosa non artistica e passo di danza è poesia.
L'attitudine a creare immagini che conducano, per così dire, l'occhio in modi ritmici sarebbe dunque più spiccata nel grande artista (non assolutizziamo il concetto, cerchiamo il positivo). Il critico vede sinteticamente tali caratteristiche e le esprime nel concetto di qualità, ma esse possono essere analizzate anche singolarmente. A queste, tra l'altro, mi riferivo in commento precedente.
Si può pure notare, per esempio in caso di restauri, come il restauratore sia spesso cosciente di tutto ciò, ma proprio la volontà di ricreare un'armonia lo spinga a soluzioni più semplici e certe rispetto a quelle che avrebbe scelto un grande artista, normalmente più complesse ed imprevedobili.
Da queste considerazioni, più altre, va da sé, applicate al "Bottiché?" in questione si può pian piano giungere ad una risposta "scientifica", magari la stessa cui rapidamente giunse operando allo stesso modo, ma con minore coscienza, il grande critico.
Risposta, a mio vedere, qui negativa rispetto all'attribuzione più elevata.
Di passaggio, si tratta di strumenti che possono far scoprire capolavori ancora ignoti (o viceversa demolire certe "scoperte"), ma anche più bassamente, cogliere ai mercatini occasioni sfuggite ai più, tra cui (mia personale esperienza) noti galleristi e collezionisti di antico pelo.
Caro Red, ti ringrazio per aver riportato qui un discorso fatto altrove dietro la spinta di contestazioni necessarie a chi ritiene che solo un distintivo particolare possa concedere diritto di parola e di critica. In effetti hai scelto di citarlo in un 3d opportuno, che penso di riprendere non appena incarcerato in assurde quarantene di Confusionlandia. Se ci riesco. Perché pare che per rientrare in Italia esista una specie di comma 22 (un pazzo viene esentato dal servizio, ma se uno chiede di essere esentato dal servizio non è pazzo). Praticamente si deve mostrare un tampone eseguito non prima di 48 ore, ma chi lo fa ti dà il risultato dopo 72 ore.
E meno male che è caduto il governulo. Chissà che tra le maglie di un tessuto così mal costruito si possa sgusciare senza danno.
Mah
 

RedArrow

Forumer storico
Caro Red, ti ringrazio per aver riportato qui un discorso fatto altrove dietro la spinta di contestazioni necessarie a chi ritiene che solo un distintivo particolare possa concedere diritto di parola e di critica. In effetti hai scelto di citarlo in un 3d opportuno, che penso di riprendere non appena incarcerato in assurde quarantene di Confusionlandia. Se ci riesco. Perché pare che per rientrare in Italia esista una specie di comma 22 (un pazzo viene esentato dal servizio, ma se uno chiede di essere esentato dal servizio non è pazzo). Praticamente si deve mostrare un tampone eseguito non prima di 48 ore, ma chi lo fa ti dà il risultato dopo 72 ore.
E meno male che è caduto il governulo. Chissà che tra le maglie di un tessuto così mal costruito si possa sgusciare senza danno.
Mah
Volevo riprendere uno spunto per ricostruire idee sparse e dare una risposta alla solita domanda semplice semplice: quali criteri ci portano comunemente a dire che l'opera è brutta o bella, e quali invece dovremmo adottare. E' fin troppo evidente che in certi forum la critica, o quella che alcuni credono essere tale, viene fatta copiando spezzoni di discorsi estrapolati da (fornite) biblioteche private senza metterci niente del proprio.
Circa la caduta del governo non mi faccio illusioni, oggi addirittura leggevo di un possibile posto per Di Battista come ministro.
 

baleng

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Direi che il bianco-nero (tipicamente le acqueforti, ma anche litografie) rappresenta nel, diciamo, acquirente il momento della ricerca, dello studio, della volontà di conoscenza, mentre il colore (perlopiù lito, acquetinte) si afferma nel momento del "piacere", della rilassatezza, del "mi godo la vita".
Ovviamente i 2 momenti possono tranquillamente essere compresenti nell'animo dell'appassionato.

Più interessante rispetto alla psicologia individuale è il prevalere dell'una o dell'altra posizione nelle epoche storiche (questo è meglio valutabile in epoche recenti, quando la grafica ha migliorato le sue possibilità di essere a colori, cosa che fino al 700 era da considerarsi una eccezione, e dovuta ad interventi manuali sulla singola stampa).
Solo per esempio, proprio nella Belle Epoque si moltiplicarono sia le ricerche per creare stampe a colori, sia la produzione delle stesse. Il pubblico voleva un po' godersela. Negli anni 70 del 900, almeno in Italia, si affermò una visione in bianco-nero legata ad un prevalere della politica di sinistra più teorizzante, soprattutto dopo la crisi petrolifera del 1973 e, attenzione, la conseguente famosa "austerity".

Poi gli anni 80 e 90 si sbilanciarono, sempre in Italia, verso il colore, ma con sottesa una drammatica superficialità. Anni della Milano da bere ...
 

baleng

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Ritengo non inutile postare qui una visione che non soddisferà pienamente nessuno di noi, eppure a molti darà un appoggio morale non da poco. DISCUTIAMONE !!
 

giustino

Art is looking for you
La mia idea è che non si può fare di ogni erba un fascio.
Come sappiamo con l'avvento della fotografia, del cinema, della TV... l'arte figurativa non poteva più essere la stessa
e quindi il suo evolvere verso l'astratto e il concettuale e tutto ciò che ne consegue non può essere messo in discussione.
Discutibile è il metodo di giudizio che viene usato per valutare un'opera
che non corrisponde più ai canoni estetici validi fino a fine '800 e che invece necessita
di un aggiornamento continuo vista la velocità in cui succedono le cose adesso.

Dovremmo ricordarci che siamo nel 2023 e che di acqua ne è passata molta sotto i ponti (nonostante la siccità) e quindi dovremmo interrogarci, al di là dei discorsi critici, su quali potrebbero essere i nuovi parametri che possano aiutare a distinguere la qualità e il valore di un'opera.

Io ho sviluppato i miei parametri e per questo motivo sono solo parzialmente d'accordo con quanto detto nel video.
Ho visto opere di Rotko, Kline, Twombly, Albers... dal vivo e devo dire di aver avuto anch'io qualche perplessità.
Ho anche visto opere di Mondrian, Fontana, Pollock, Schifano (quelle storiche)... e la mia reazione è stata invece di grande apprezzamento.

L'analisi fra l'altro si riferisce ad artisti del secolo scorso e quindi trascura tutto quello che è successo negli ultimi decenni quindi consiglierei
all'autore di aggiornarsi un po' e di ricordarsi sempre che il nostro momento è adesso, e adesso, e adesso...
 
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