Economia USA in RECESSIONE? (1 Viewer)

tontolina

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Su RT, l'ultimo rapporto Oxfam sulla povertà: ricchi sempre piú ricchi, poveri sempre più poveri, sparisce la classe media. La polarizzazione della ricchezza mette a rischio la coesione sociale e la democrazia: "rischiamo che vengano a cercarci coi forconi", avverte uno dei miliardari nel top 1%. Ma dall'inizio della crisi nulla è cambiato e si continuano a perseguire le stesse politiche pro-upper class che la crisi l'hanno innescata.




RT: L’incubo americano – soltanto ricchi e poveri, sparita la classe media
vocidallestero.it
 

big_boom

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hanno tenuto buoni i neri con Obama, vediamo ora che succede con la pazza Clinton al potere
la speranza e' che gli afroispanici si sveglino dal letargo e rovescino il governo Usa comprese le loro deviate lobby
 

tontolina

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I migliori indicatori macroeconomici per prevedere il futuro dei mercati



Indicatori macroeconomici, ovvero la sfera di cristallo per prevedere il futuro della Borsa. I media finanziari italiani ed internazionali non capendo una cicca di macroeconomia buttano alla rinfusa in prima pagina il flusso incessante dei dati dell' inflazione (CPI, PPI, etc.), tassi di interesse, PIL, e soprattutto per il mercato USA una caterva di dati che vanno dai permessi di construzione delle case, ai prezzi delle case, agli occupati ai disoccupati e a quelli in cerca di lavoro, alla produttività e chi più ne ha più ne metta. In realtà gli armadi delle biblioteche di economia sprofondano di studi che fanno un po' di luce su quali indicatori macroeconomici effettivamente servano e quali indicatori macroeconomici non servano a niente per cercare di illuminare il futuro dell'andamento dei mercati. In un interessante studio emesso da Barclays ieri viene analizzata la congiuntura attuale dei mercati azionari e gli analisti di Barclays riportano le correlazioni tra i tre migliori indicatori macroeconomici USA e l'andamento degli indici azionari USA. Guarda caso i 3 indicatori macroeconomici che vengono trattati sono quelli che di solito i trader considerano (non i giornalisti) e quindi questo paper riesce a dare una prospettiva concreta alla panoramica degli indicatori macroeconomici sostanzialmente cancellando dalla lista le decine di altri indicatori che solo ingombrano inutilmente le pagine dei giornali.

Nella fattispecie odierna dei mercati noi troviamo pochi segni di una recessione incombente se guardiamo al mercato del lavoro, che sarebbe infatti il primo semaforo rosso di una eventuale inversione del ciclo. Gli analisti di Barclays sono contini che i dati del mercato del lavoro USA infatti forniscano i migliori indicatori in tempo reale dell'attività economia, e questo è confermato da ricerche accademiche e dai paper della FED. Nel caso dei NON FARM PAYROLL (tradotto letteralmente "le buste paga non agricole") la crescita delle buste paga tende a decelerare prima di una recessione. Negli ultimi mesi la crescita delle buste paga invece ha accelerato negli USA e questo non è certo un segno di una minacciosa recessione (vedere grafico che segue, in grigio le aree di recessione degli USA):

NON%20FARM.png


Un altro indicatore macroeconomico per gli USA viene dal mercato immobiliare delle case residenziali. Il mercato immobiliare USA non mostra segnali recessivi, e come si nota dalla figura che segue ogni recessione (sempre indicata dall'area grigia) dal 1960 ad oggi è stata preceduta da un tasso di crescita negativo dei permessi per la costruzione di case. I dati rilasciati a dicembre per questo indicatore macroeconomico USA mostrano una crescita del 14% se paragonata ad un anno fa. E anche questo dato non è consistente con una recessione.

householdpermits.png
 

tontolina

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S&P500 La Grande Illusione (E non è Che in Europa sarà diverso)

Di FunnyKing , il 12 marzo 2016 11 Comment




La magia delle banche centrali, anzi…. della banca centrale ho funzionato. Indici in ripresa e ottimismo. Tuttavia la realtà bastarda è sempre li fuori.
Ovvero deflazione tecnologica e da debito, e profili demografici in peggioramento in tutti gli stati “occidentali”. Oltre a questo crisi nei paesi emergenti sia per il basso prezzo delle materie prima sia per una più che discutibile gestione politica (ho detto per caso Brasile o Sud Africa…. a proposito di Sud Africa, per me tornano alle guerre tribali)
Ad ogni modo non è che se un altra massa di denaro entra o rientra in borsa i problemi automaticamente scompaiono.
Anzi se guardiamo l’indice guida, ovvero lo S&p500 e il Dow Jones notiamo qualcosa che di solito avviene prima di un grosso crash di borsa;
SP-PE-GAAP-non-GAAP-650x423.jpg

Gli utili reali, ovvero secondo i principi contabili standard dove “un costo” è “un costo” (linea blu) sono in forte calo. Mentre reggono (calano di poco) gli utili inventati dal mangement secondo la teoria che quello che conta è l’utile togliendo i costi non ripetibili e straordinari (line rossa).
Questa in effetti è la nuova religione (non saprei come definirla altrimenti) seguita dai manager e analisti per valorizzare le azioni in borsa.
Se disaggreghiamo meglio i dati:
SP-write-offs_0.jpg


lg.php


Si può notare coem i “costi non ripetibili, straordinari, one time, etc etc” che vengono esclusi dal calcolo dell’utile (religioso) NON-Gaap sono in forte salita e non ce ragione di credere che non lo saranno anche nel 2016.
Il sospetto (o la certezza) è che i manager delle imprese stiano utilizzando una pratica che può essere lecita in condizioni realmente straordinarie (la ristrutturazione di una società) per mascherare la realtà, ovvero che la corporate america non produce più utili e soprattutto non en produce più abbastanza per sostenere l’indice.
La vera differenza che passerà fra questo intervento di Draghi e i due precedenti è una sola: il tempo.
Ovvero in quanto tempo fallirà, perchè fallirà certamente in quanto non sposta una virgola per quello che riguarda produttività ed efficienza ed anzi, come mi sforzo di spiegare senza successo, non farà altro che accentuare le differenze in Europa fra i sistemi che possono usufruire del credito perchè in grado di restituirlo e i sistemi che fanno fatica a produrre Business plan credibili. E francamente i tedeschi in questi giorni mi sono sembrati campiono mondiali del Chiagni e Fotti, visto e considerato che alla fine sarà il sistema industriale tedesco il primo beneficiario in termini comparati delle misure di Draghi.
Secondo voi la BCE quali obbligazioni corporate almeno BBB comprerà? Pensate che ne esistano in Italia, il cui tessuto industriale è fatto di PMI che al massimo possono emettere minibond.
E se i tedeschi sono campioni mondiali del Chiagni e Fotti,

i cittadini italiani, si sono ancora una volta fatti fregare dalla loro stampa asservita alle banche e che esulta alle misure di Draghi. Se ne accorgeranno presto, anzi non se ne accorgeranno. Come sempre.
 

tontolina

Forumer storico
BORSA USA: volano i default ma i mercati sono vicini ai massimi
Scritto il 30 marzo 2016 alle 14:18 da Danilo DT

Wall Street cerca di rompere la trendline ribassista. Ma il grafico riporta diverse linee d’ombra. Intanto però il numero di default nel settore corporate USA raggiunge i massimi (colpa dello shale oil), secondi solo al periodo del 2008. Ma il sistema finanziario non risulta, al momento “stressato”. Ma per quanto?
Proprio ieri mattina vi ho scritto dell’importante situazione quantomeno “contradditoria” tra l’andamento dei profitti e la borsa.
Il post a cui sto accennando, lo potete rivedere cliccando QUI e credo rappresenti una valida istantanea della situazione attuale.
Non dimentichiamo MAI che Wall Street comanda ed il tenore dei consumi USA resta determinante non solo per lo SP500 ma per tutte le borse mondiali. Infatti, per chi non lo avesse ancora capito, lo SP 500 è un indice che rappresenta le principali 500 società USA ma…attenzione. La maggior parte di queste aziende ormai sono totalmente globalizzate: non è un caso che circa il 35% dei loro profitti arrivi già dai mercati emergenti. Quindi ormai più che un listino USA, lo Spoore è un antagonista del MSCI World.
Intanto però un dato interessante. Complice sicuramente la crisi del petrolio che ha fatto saltare molte aziende del settore “shale oil”, il numero di aziende che hanno fatto default, al momento (stiamo parlando di 3 mesi) hanno raggiunto il massimo dai tempi di Lehman Brothers.



With five more defaults last week, the global default tally for 2016 now totals 31 issuers, compared to 25 at this point last year, according to S&P. As is clear in the chart, 2016 has the most YTD defaults since 2009, at the height of the post-Lehman financial convulsions.

Not surprising, oil & gas companies lead the pack re defaults, with 10, according to S&P. (Source)

Il tutto avviene proprio nel momento in cui il mercato si aggira sui nuovi massimi. Certo, voi mi direte che molti dei default in ambito “shale oil” sono già localizzati e per certi versi “digeriti” dal mercato. Ma siamo così sicuri che non ci siano particolari conseguenze per il mondo finanziario da questo deterioramento dello scenario corporate? In altri termini, questo quadro sta “stressando” il sistema oppure no? Utilizzando uno dei vari “financial stress index”, nella fattispecie quello della FED di St. Louis, possiamo notare che il sistema al momento non è PER nulla stressato. La scommessa sta nel capire se in futuro potrebbe cambiare qualcosa, visto che solo negli ultimi giorni, sono 5 le società di dimensioni importanti che hanno portato i libri in tribunale.



E le borse sono assolutamente in linea con questo indice di stress. Infatti il Dow Jones Industrial Average attacca la trendline e cerca di superarla. Piccola nota: buttate un occhio a volumi e RSI. Forse allora è meglio non cantare vittoria troppo presto.


STAY TUNED!

Danilo DT
 

tontolina

Forumer storico
Curve prezzi FORWARD: mix di backwardation e contango
Scritto il 29 marzo 2016 alle 11:10 da Danilo DT
Quello che l’investitore è abituato a vedere è la quotazione di una determinata asset class in versione “spot”, ovvero con la consegna “immediata”: contratto SPOT infatti si intende quel contratto che prevede la consegna dopo un apio di giorni (per chi voleva sapere cosa significa contratto SPOT).
Questo ti podi contratto diferisce da quello a termine, ovvero forward, che prevede sempre il pagamento nell’immediato, ma la consegna avverrà ad una data stabilita, al prezzo deciso oggi. Prezzo che non è quasi mai uguale a quello spot, proprio perché il “fattore tempo” ha un valore che a volte rappresenta un costo oppure un guadagno, a seconda della tipologia dello scenario.

Se ragionate un attimo, quando un particolare bene ha un prezzo forward maggiore del prezzo spot, è perché si hanno delle buone speranze che il bene aumenti il suo prezzo. Viceversa invece quanto il prezzo forward è inferiore al prezzo spot. E’ un segnale di allerta perché sottointende un rischio correzione per il bene.
Tutta questa introduzione perché proprio l’altro giorno ho provato a guardare alcune curve dei prezzi future di alcuni indici ed ho notato delle interessanti scenari.

Tanto per cominciare, buna parte delle curve che ho analizzato hanno una configurazione in “contango” (ovvero con prezzi spot minori di quelli forward). Segno che il mercato intravede la possibilità di ritrovarsi con delle rivalutazioni.
Ad esempio, eccovi il petrolio WTI:

Curva forward petrolio WTI: contango


Come vedete la curva valuta il petrolio a 43 $/bar a inizio 2016, 45.80 $/bar ecc. La cosa che però più conta è l’impostazione della curva. Se è in contango è un buon segnale per il sottostante.
E come il petrolio eccovi il rame:

Curva forward rame: contango


In questo caso il rialzo del breve è addirittura più aggressivo per poi stabilizzarsi nel futuro. E poi ancora l’oro.

Curva forward oro: contango


La cosa che vorrei farvi notare, però, è la differenza di prezzo tra lo spot ed il forward. Nulla di eclatante. Segno che il mercato spera nel rialzo ma ha le idee ancora poco chiare?
Intanto però ecco la curva forward del benchmark azionario per antonomasia, lo SP500.

Curva forward SP500: parte iniziale in backwardation


E’ evidente che qualcosa, qui, è diverso. Tanto per cominciare è una curva in “backwardation” in quanto i prezzi spot sono maggiori rispetto a quelli forward, quantomeno fino al 2017… Dite che conta poco? Forse si, ma non è un bel segnale per il mercato.

STAY TUNED!

Danilo DT
 

big_boom

Forumer storico
stanno comprando tutti azioni usa perche' ci sara' un contraccolpo sul valore del dollaro che innescherà' inflazione
la speranza e' l'ultima a morire come i fessi che al contrario ...
fra un po arriviamo a 20.000 e li vicino puff ... andranno giu' di 4.000 in due giorni con un dollaro rivalutato del 20% ...
chf e yen sono li che aspettano, il chf sembra sovraesposto con l'euro ma si sa l'euro andra' giu' del 10% sul dollaro poi faranno il solito giochino di rincorrersi con i tassi di interesse mentre l'euro sprofonderà fino a 0.7
dopo un 12% sullo yen liscio mi faccio un bel 20% sulla valuta del diavolo e magari ci scappa la vacanza in svizzera che sono stufo del caldo!!
 
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