E QUANDO PENSAVI DI AVER COMPLETATO L'ALBUM DEI CASI UMANI, ECCO CHE ESCONO LE FIGURINE SPECIALI (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
A Paolo Savona l’abito di presidente della Consob sta stretto.

Basta ascoltarlo per accorgersene.

Ieri l’altro, l’illustre economista ha pronunciato il rituale “discorso al mercato”
che annualmente compete al presidente della Commissione nazionale per le Società e la Borsa.

Avrebbe dovuto essere una relazione di carattere tecnico,
ma si è presto trasformato nella manifestazione di
un pensiero politico e filosofico-economico di un uomo che ha una visione.

Quando gli storici, tra molti decenni, analizzeranno il nostro tempo
non mancheranno di inserire nell’elenco degli errori catastrofici commessi dal presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, quello di aver impedito, all’atto della nascita del primo Governo Conte
retto dall’accordo Lega-Cinque stelle, la nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia.

Un inquilino della sua caratura in Via XX Settembre avrebbe impresso una diversa svolta agli eventi
che si sono susseguiti dall’estate del 2018.

Probabilmente non ci saremmo ritrovati Roberto Gualtieri,
un mezzemaniche soggiogato dal potere dell’eurocrazia, a dettare la politica economica dell’Italia.



I media di regime si sono limitati a riferire un passaggio dell’intervento di Savona
nel quale egli propone l’adozione di Btp perpetui esenti da imposizione fiscale e a rendimento fisso,
slegandolo dal ragionamento che è a monte della proposta.

Il “professore” parte da un dato di realtà nel presente tempo storico:

il compito di sanare le crisi che comportano nuovi costi per la collettività spetterebbe alle politiche fiscali;

invece, è stata la politica monetaria ha prendere il sopravvento.

Ne consegue che sistema finanziario e sistema reale dipendono dagli orientamenti della politica monetaria
che, per definizione, è meno democratica di quanto sia la politica fiscale
.

Affidare alla sola leva monetaria la stabilità finanziaria non è risolutivo,
in particolare in una fase caratterizzata dalla marcata “finanziarizzazione dell’economia”
che ha dato vita a “un’industria finanziaria sganciata dall’industria reale, che ha gonfiato i volumi di finanza,
facendole perdere la natura di ancella dello sviluppo del reddito e dell’accumulazione di ricchezza”.

L’effetto tangibile è il rovesciamento di quella che Savona chiama la “direzione di causalità tra l’azione politica e quella del mercato”,
avvantaggiando la seconda rispetto alla prima.

Ciò ha determinato l’indebolimento dell’osmosi tra i due pilastri della società capitalista: la democrazia e il mercato.

Il blocco del reciproco controllo ne ha ostacolato la piena funzionalità che, per l’uno, si sostanzia nel redistribuire il reddito;
per l’altro, nel produrlo e commutarlo.


La soluzione proposta da Savona guarda a una nuova architettura istituzionale
che miri al buon funzionamento dei mercati monetari e finanziari e che contenga gli strumenti di controllo
necessari ad arginare le fughe in avanti dell’industria finanziaria in continua evoluzione.

La Consob di Savona è proiettata a garantire il raccordo tra ciò che si muove nell’immediato sul piano globale,
e ancor più si muoverà nel futuro nell’Infosfera, e lo sviluppo economico dell’Italia
il cui modello si è formato dal dopoguerra in poi sul tipo “export-led” con l’esportazione a fare da traino.

A riguardo, per Savona lo stato di salute del segmento della produzione destinata all’estero è buono nonostante la crisi pandemica.

Nondimeno, le piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale dell’export italiano
devono essere aiutate finanziariamente per rilanciarsi sui mercati.

La presenza di grossa massa monetaria disponibile potrebbe agevolare le imprese purché il sostegno non si disperda in forme finanziarie errate.


Perché allora non approfittarne per tentare un esperimento di stimolo del capitale di rischio, alternativo all’indebitamento,
che coinvolga le Pmi impegnate nell’export?

È una rivoluzione copernicana quella che propone il politico Savona:

impostare la ripresa coinvolgendo il grande bacino del risparmio italiano.

Di là dalle leggende metropolitane di cui si nutre la pubblicistica dei media stranieri, gli italiani non sono cicale.

Al contrario, sono formiche piuttosto parche.

Le famiglie italiane, a dati 2019, dispongono di una ricchezza immobiliare, monetaria e finanziaria netta
pari a 8,1 volte il loro reddito disponibile, “di cui 3,7 volte in forma di attività finanziarie, per un ammontare di 4.445 miliardi di euro”.

Nei mesi della pandemia il risparmio è cresciuto; la perdita di valore delle azioni quotate nella borsa italiana è stata in linea con le borse estere
ma – nota Savona – inferiore a quella delle altre borse europee.

La posizione finanziaria dell’Italia rispetto agli altri Paesi mantiene un sostanziale pareggio.


Il che ci porta al punto focale che Savona coglie segnando la distanza dalla fumosità dei discorsi dei politici al Governo:

“il nostro Paese non rappresenta un problema finanziario per il resto dell’Europa e del mondo,
ma una risorsa di risparmio a cui l’estero attinge in diverse forme per la sua crescita”.


Chiaro?

Le imprese tedesche, olandesi o finlandesi, per fare degli esempi,
crescono perché dal mercato finanziario attingono risorse provenienti anche dai risparmi degli italiani.

E le istituzioni comunitarie anziché riconoscere all’Italia un ruolo trainante dell’economia comunitaria
stanno a farci la predica sull’alto debito pubblico, come se fosse l’unico indicatore di sostenibilità di un sistema Paese.

Per uscire dall’impasse la politica economica deve prendere in considerazione gli effetti positivi
che scaturirebbero dall’utilizzo della leva finanziaria per la ricapitalizzazione delle imprese
e, sul fronte pubblico, quale alternativa all’indebitamento per la copertura del deficit da maggiore spesa corrente.

Per Savona l’aver concentrato gli interventi sulle garanzie e gli incentivi pubblici all’indebitamento ritarderà la ripresa produttiva.

Parimenti per il Bilancio dello Stato: se per sostenere le politiche di welfare si farà ricorso a

“prestiti obbligazionari pubblici e crediti ottenibili dall’Ue, tutti da rimborsare, il rapporto debito pubblico-Pil, già elevato, si innalzerà ulteriormente”.



E se il mercato non dovesse tenere in debita considerazione i fondamentali positivi della nostra economia,
per l’Italia la ripresa sarebbe messa a rischio, unitamente al merito di credito dei suoi titoli di Stato.

Da qui la proposta duplice di un Savona che supera di parecchie spanne le “mezzemaniche” del Governo penta-demo-renziano:

“a) emettere obbligazioni pubbliche irredimibili (Consols), strumento tipico delle fasi belliche,
alle quali la vicenda sanitaria è stata sovente paragonata: esse potrebbero riconoscere un tasso dell’interesse,
esonerato fiscalmente, pari al massimo dell’inflazione del 2 per cento che la Bce si è impegnata a non superare nel medio termine;

b) agevolare la formazione di capitale di rischio in sostituzione dell’indebitamento”.

Le sottoscrizioni sarebbero volontarie ma i cittadini dovrebbero essere informati delle conseguenze
in caso di rifiuto a percorrere la strada della responsabilizzazione verso il proprio Paese:

si creerebbero i presupposti per una pesantissima imposizione fiscale.

Diranno i soliti servi degli ottimati di Bruxelles: così si pagheranno più denari in interessi.

Sbagliato.

Il maggior onere sui titoli verrebbe ampiamente compensato dalla drastica riduzione della spesa pubblica
destinata a sussidiare il reddito delle persone e delle famiglie.
Tale orientamento concretizzerebbe l’obiettivo trasversale dell’autorità di vigilanza sul risparmio:

“ancorare nuovamente la finanza all’attività reale”.

Ieri l’altro, su Roma è volata un’aquila.


Peccato che i distratti di Villa Pamphilj, che a chiacchiere dicono di volere il bene dell’Italia, l’abbiano ignorata.
 

Val

Torniamo alla LIRA
A che ora è la la “vera” fine del mondo?

Non è bastato il Covid-19: vi ricordate la famosa profezia Maya
secondo cui tutto sarebbe dovuto finire il 21 dicembre di otto anni fa, nel 2012
?


Ecco, arrivati quasi al giro di boa di questo “fortunatissimo” 2020,
impazza ora anche la notizia che ci sarebbe stato un errore nei contiaiuto,
mancherebbero solo tre giorni alla “vera” fine del mondo, prevista per il 21 giugno 2020!

Mai dire Maya.

Tutta una bufala.
Ma è interessante analizzarla, perché la cosa più assurda è che i media online di mezzo mondo
si sono infoiati su questa fake news non sulla base di uno studio (seee… va beh),
o almeno sulla dichiarazione di un sedicente esperto in materia.


No, tutto è stato distorto dal tweet di un normalissimo studente universitario filippino
che vive in America
e che ha semplicemente sbagliato i conti.


Dando vita però a un errore talmente evocativo e suggestivo che la “Rete” l’ha fatto proprio,
metabolizzato, e – come spesso purtroppo accade – a tal punto amplificato che la balla è diventata realtà
grazie al passaparola mediatico: avete presente l’adagio secondo cui “più una bugia viene sbandierata e più la gente ci crederà”?


Tutto per un tweet (e un errore di calcolo)

Cosa è succcesso: niente, Paolo Tagaloguin, giovane studente filippino presso l’Università del Tennessee
ha semplicemente preso una cantonata sostenendo che dopo
l’introduzione del calendario gregoriano nel 1582 per sostituire quello giuliano,
sono stati “persi” alcuni giorni all’anno, 11 per la precisione, che sommati tra loro danno otto anni di scarto
e quindi fanno slittare la data della profezia Maya dal 21 dicembre 2012 al 21 giugno 2020.


Il fatto è che fra un retweet e una ribattuta, il ragazzo è diventato addirittura uno “scienziato”
e la bufala s’è ingigantita in maniera irrefrenabile, tanto che lo stesso studente
s’è trovato costretto a cancellare il proprio account Twitter.


Se dev’essere… il 2020 candidato “perfetto”

Il punto però è che la faccenda del passaggio di calendario dal giuliano al gregoriano
era già stata presa in considerazione già nel 2012… nessun errore.


Ma con la testa tanta che ci avevano fatto otto anni fa su sta presunta profezia,
figuratevi se già nel 2012 nessuno poteva accorgersi di conti così clamorosamente sbagliati…
e ora magicamente quanto improbabilmente rettificati da uno scolaro qualsiasi.


Evidentemente ha prevalso ciò che sarebbe stato quanto meno curioso vedere, rispetto a ciò che è.

Per carità, in effetti l’unica considerazione che sta in piedi in tutta questa assurda storia,
è il fatto che… visto l’andazzo, se proprio la fine del mondo dovesse arrivare, il 2020 sarebbe il candidato perfetto!
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ieri si è votato su quattro emendamenti a favore dei disabili proposti dal Gruppo Identità e Democrazia di cui fa parte la Lega.

Questi quattro emendamenti avrebbero dovuto entrare in un documento che, pur non essendo vincolante,
avrebbe guidato la politica della disabilità europea per i prossimi dieci anni.

Però questi emendamenti, che avrebbero di molto migliorato la qualità di vita dei bisognosi, non sono stati approvati.

I motivi?

I preconcetti ideologici:
infatti a favore anni votato ID, ovviamento, i Conservatori con Frateli d’Italia e, fra le altre formazioni,
la componente del PD e del M5s, perchè , probabilmente, hanno letto e capito le misure.

Però la sinistra e perfino il PPE hanno votato contro, di principio.

Si può, come PPE, partito dalla tradizione cristiana che include anche Forza Italia, essere contrari ai disabili?

Si, si può, quando si vota per preconcetto e guidati dai tedeschi e dagli austriaci…

“Ovviamente” i Verdi, noti paladini a difesa delle disuguaglianze a parole, nei fatti ha votato contro!
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quello che sto per scrivere sarebbe ironicamente divertente,
se non mettesse in luce l’enorme potere che Pechino esercita su Bruxelles,
con i cinesi che sono in grado di influenzare perfino i documenti ufficiali della commissione.

Il tutto riportato ufficialmente dal New York Times ed in Italia da La Verità.

L’ironia deriva dal fatto che proprio ieri si è parlato dell’influenza dei paesi stranieri sulla politica europea,
quando poi la Commissione stessa è l’ente più influenzabile di tutta Europa!


Spieghiamo cosa è successo:

la Commissione decide di predisporre un report sul Coronavirus
e sulle attività di disinformazione effettuate da Pechino per confondere le idee sul virus stesso,
renderne fumose le origini e distrarre da se le responsabilità.

Ci sono stati dei chiari esempi di un’attività di disinformazione diretta ed indiretta compiuta dai cinesi.

Non che il report avesse delle notizie particolarmente approfondite,
anzi era solo una collezione delle informazioni apparse sulla stampa internazionale.

Non aspettatevi di vedere delle perle di sapienza a Bruxelles che, mediamente, prepara dei documenti molto deludenti.

Però qualche frase un po’ pepata c’era, come questa:

“La Cina ha continuato a condurre una campagna di disinformazione globale per deviare la colpa
per lo scoppio della pandemia e migliorare la sua immagine internazionale”,
“Sono state osservate sia tattiche palesi che segrete”.



Tutta roba che farebbe sorridere Trump, ma che per la diplomazia alla glicerina europea è tantissimo,
al punto che Pechino si è messa in moto perchè questa frase scomparisse.

Lutz Güllner, diplomatico dell’unione Europea, ha subito cercato di spegnere il fuoco affermando che “I cinesi reagiranno”.

Qualche forte pressione deve essere stata fatta perchè, stranamente, anche questa frase sparisce dal report.

Non solo,, ma, come nota La Verità, l’analista che aveva predisposto il rapporto, Monika Richter,
infastidita dalle pressioni di Pechino e dall’accondiscendenza della Commissione alla modifica del suo rapporto,
decide di dare le dimissioni dalla commissione.

Il report che ne esce è talmente dolce che può essere perfino pubblicato sui media cinesi.

Un grande successo per la diplomazia del Partito Comunista Cinesi, un segno dello scarsissimo coraggio della diplomazia europea.


Però a questo punto la notizia è già filtrata sulla stampa internazionale e la patata bollente è nelle mani di Josep Borrell,
il “PESC”, cioè l’alto rappresentante (si fa per dire) per la politica estera dell’Unione.

Naturalmente questi ha negato che ci siano state delle pressioni che andassero al di fuori della “Normale dialettica diplomatica”,
però questo significa che, per Borrell, la normale dialettica consista nel piegarsi a 90 gradi,
oppure che la linea di politica estera dell’unione sia morbida come lo stracchino, il formaggio che si spalma con un grissino.


La cosa divertente è che l’unione dovrebbe tutelare i singoli stati, ma, come dimostra questo caso
in realtà Bruxelles riesce a concentrare il peggio della nostra tradizione diplomatica occidentale,
soprattutto in tema di servilismo verso i poteri forti e di inconsistenza morale.


PS, però Borrell farà contenti Grillo ed il Dibba, gli amici del Partito Comunista Cinese
 

Val

Torniamo alla LIRA
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Val

Torniamo alla LIRA
“Potenza di Fuoco!” o “Impotenza di Fuoco!”.

Ancora ieri in parlamento il caro Giuseppi Conti si vantava dei soldi che il suo governo
avrebbe messo a disposizione delle aziende 400 miliardi, una “Potenza di fuoco mai vista”,
ma, in realtà, quanto è giunto alle aziende?

In modo impietoso ItaliaOggi ci dice la verità sulle affermazioni bellicose del governo,
ed è una verità molto amara.

Vediamo i dati:
  • solo il 41,4% di chi ha richiesto il prestito a garanzia totale dello stato, fino a 25 mila euro, ha ricevuto la cifra in questione.
  • Notiamo che si tratta di soldi che dovrebbero arrivare in automatico, dato che la burocrazia e l’istruttoria sono ridotti al minimo;

  • solo il 24% di chi ha chiesto oltre 25 mila euro, quindi con anche parziale garanzia dell’azienda, ha ottenuto la liquidazione del prestito;

  • solo il 27,1% di chi ha fatto richieste dei prestiti con garanzia SACE ha ottenuto i prestiti stessi.

La cifra deriva da un’indagine dei Consulenti del Lavoro effettuata fra il 12 ed il 17 giugno, quindi si tratta di dati relativamente aggiornati.

Il basso tasso di erogazione viene anche a variare a seconda dell’area geografica:

per i prestiti sino ai 25 mila euro al Centro l’erogato si attesta al 45,1%,

al Nord scende al 41,5%

e al Sud al 39,4%.

Per i prestiti di importo superiore, invece, a fronte del 32,7% di erogazioni del Nord,
il valore si colloca attorno al 20% al Centro e al Sud.


Quindi tutta la “Potenza di Fuoco” è, in realtà, Impotenza, incapacità di erogare fondi, tra l’altro non stanziati, all’economia reale.

Il fenomeno era facilmente prevedibile dato che fra il 2018 ed il 2019 si era già assistito
ad un crollo del 7%-8% dei crediti verso le imprese del sistema bancario:

infatti lo stock di finanziamenti alle imprese sotto forma di società era sceso di 46 miliardi da 696 miliardi
a 650 miliardi tra agosto 2018 ed agosto 2019, mentre sono diminuiti di quasi 6 miliardi i crediti alle imprese familiari, da 83 a 77 miliardi (-7%).

Paradossalmente l’unico comparto in crescita era quello dei prestiti verso le famiglie , per consumo,
che cresceva da 536 a 545 miliardi, indice anche di una progressiva maggiore difficoltà dei nuclei famigliari.

In questa situazione, con le aziende che godevano di credito di poco più di 700 miliardi,
era irrealistico poter pensare di aggiungerne altri 300-400 da un momento all’altro.


La domanda che bisogna farsi è :

chi sta consigliando Conte?

Chi gli propone queste idee francamente demenziali,
come che si possa aumentare in un mese il credito erogato del 70%?

Nel frattempo le aziende chiudono, licenziano, e portano al risultato peggiore: la perdita strutturale di capacità produttiva.

Il tutto per un governo imprevidente che pretendeva di far fare il proprio lavoro ad altri, al sistema bancario.

Ora conte potrà prendersela coi banchieri, ma la colpa è solo sua.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La rivoluzione è finita sull’altare del matrimonio tra Pd e Cinquestelle.

Lo scontro interno ai grillini è tutto qui.

Nel partito di Zingaretti le voci di dissenso ormai sono state ridotte a zero: e quando gli ricapita più il potere senza elezioni.

I pentastellati vivono la fine del loro sogno con tonalità diverse.

Da una parte ci sono i governisti a prescindere, quelli che sopporterebbero il Conte tre, quattro e cinque
pur di continuare a stare a palazzo Chigi a fare il contrario di quel che avevano promesso agli elettori.
Di Maio e Bonafede ne sono i capofila. La casta.
lg.php

Poi ci sono i poltronisti semplici, quelli che si preoccupano del futuro – il mutuo da pagare –
e si accontentano della seggiola parlamentare per la quale farebbero qualunque cosa.
Perilli docet.

Dopo di loro ci sono i coerenti a convenienza.
Quelli che sono fieri sostenitori delle regole – esempio i due mandati – pronti a cedere
non appena si accorgeranno che si salveranno anche le loro natiche.
Roberta Lombardi ne è la capa.

A seguire i duttili. Si dice così di quelli alla Paola Taverna.
Restano memorabili i suoi insulti al grido di ladri, mafiosi e altro rivolti al Pd,
rapidamente tornati in gola pur di evitare il trasloco verso casa.

Poi, i traditi.
Tra i quali il capofila di nuovo conio si chiama Alessandro Di Battista,
che ha preferito ingaggiare il duello addirittura con Beppe Grillo,
completamente cambiato da quando gli è capitata la brutta disavventura giudiziaria del figlio.
Il comico è aggrappato al Pd e non fa più ridere.

Dibba è arrabbiato proprio col Pd, non lo manda a dire e sta sulla riva del fiume ad aspettare.

Chiude la serie dei gironi quello degli appesi.
Virginia Raggi ne è l’emblema, e non sa ancora come sbarcherà il lunario dalla prossima primavera in avanti.

Ecco, costoro e i loro derivati sono in guerra – distruggendo le speranze di chi li aveva votati per portarli a governare –
perché ciascuno nel suo ruolo si sono innamorati del comando.

In solitaria o in partnership con la Lega prima e il Pd poi,
la stanza dei bottoni è diventata per essi la finalità politica e non uno strumento di cambiamento della società.

Se conviene il Pd viva il Pd.

Al massimo, sono cambiati loro, come dimostrano le cronache quotidiane.


Su tutto e tutti campeggia la sfrenata ambizione di Giuseppe Conte,
a cui i maggiorenti tra i Cinquestelle si sono aggrappati nel loro patto suicida col Pd.

Conte li comanda anche senza essere iscritto al Movimento,
perché ha capito prima di loro il valore della moneta di Palazzo Chigi.

L’unico sincero – che pure stava nello stesso circo fino a poco tempo fa – appare Gianluigi Paragone, che sta lì a tessere la trama dei delusi.

Si fida di Di Battista, dice, ma ci stia attento, che pure quello è un furbo di tre cotte
pronto a rientrare nei ranghi nel caso di mala parata.

Paragone vuole fare un nuovo partito, antieuropeista.

Ma era la stessa parola d’ordine dei grillini di un tempo
mentre ora non si può più vedere lo spettacolo della genuflessione a Bruxelles.

La sensazione è che siano tutti pronti per il macero.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nel nome dell’anti-schiavismo e dell’anti-razzismo e per simbiosi dell’anti-colonialismo e dell’anti-fascismo,
nell’Occidente civile, laico, liberale e democratico si è scatenata l’iconoclastia, con masse inferocite che distruggono,
vandalizzano o ottengono la rimozione delle statue di personaggi storici accusati di essere razzisti e colonialisti,
tra cui spiccano Cristoforo Colombo e Winston Churchill.

Siamo di fronte alla follia suicida dell’Occidente che odia se stesso al punto da rinnegare
e voler annientare il proprio passato senza cui non ci sarebbe stata la civiltà che salvaguarda la vita,
la dignità e la libertà di tutti, compresi questi nuovi barbari nemici della nostra civiltà
dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe
Cari amici, l’episodio scatenante della follia iconoclasta suicida dell’Occidente è stato l’uccisione
per soffocamento da parte di un poliziotto «bianco» di George Floyd, cittadino «nero»,
indicato nel lessico ufficiale come «afroamericano», lo scorso 25 maggio a Minneapolis nel Minnesota,
dopo che un negoziante aveva denunciato alla Polizia che Floyd spacciava banconote false.
Strumentalizzando un caso specifico e la responsabilità singola di un poliziotto,
in poche ore Floyd è stato elevato a «martire» e simbolo dell’anti-razzismo da parte del Movimento «Black Lives Matter»,
che significa «Le vite dei neri contano».

E sull’onda di un’ondata di una violenza terrificante, con il dilagare del teppismo urbano,
l’assalto e la devastazione dei negozi e delle proprietà private, il ferimento e l’uccisione di cittadini innocenti,
l’America si è inginocchiata di fronte alla violenza, in un atto di sottomissione che ha coinvolto la Polizia,
autorità politiche, americani «bianchi» che pubblicamente in ginocchio hanno chiesto coralmente scusa
non solo per l’uccisione di Floyd ma per l’insieme dello schiavismo, del razzismo e del colonialismo presenti nella Storia degli Stati Uniti.

La condanna dell’uccisione di Floyd non può che essere assoluta e il poliziotto omicida deve essere sanzionato a norma di legge.

Ma non si può non tener presente che Floyd era stato un criminale che aveva trascorso buona parte della sua vita in carcere,
condannato per ben 5 volte a pene detentive per possesso e spaccio di droga, furto a mano armata,
e che nel 2007 aveva fatto irruzione nella casa di una donna incinta
e l’aveva minacciata colpendola alla testa e alla pancia con la pistola carica.


Dall’autopsia è risultato che Floyd il giorno della sua morte, oltre ad essere positivo alla Sars-Cov-2,
era strafatto di fentanyl e metanfetamine, droghe più letali dell’eroina.
Sconvolge pertanto che un personaggio autorevole come l’ex vice presidente Joe Biden,
candidato democratico alla Casa Bianca, si è fatto ritrarre in ginocchio per commemorare Floyd
e nel suo videomessaggio al funerale di Floyd, dopo aver affermato che «ora è il momento della giustizia razziale»,
si è spinto a sostenere che Floyd «ha cambiato il mondo».
La Presidente della Camera Nancy Pelosi, anche lei ritratta in ginocchio per commemorare Floyd,
ha chiesto la rimozione delle statue di undici soldati degli Stati Confederati dal Campidoglio, sede del Congresso americano:

«Monumenti a uomini che hanno promosso la crudeltà e la barbarie per raggiungere un fine così chiaramente razzista
sono un grottesco affronto agli ideali americani di democrazia e libertà. Queste statue sono un omaggio all’odio e non un’eredità.
Devono essere rimosse».

A Londra il Sindaco Sadiq Khan, musulmano praticante di origine pachistana,
ha annunciato l’istituzione di una commissione per revisionare tutte le statue della città
e accertare che rispettino «gli standard di diversità».

La «Commissione per la diversità esaminerà le statue, i murales, l’arte di strada, i nomi delle vie e altri monumenti
e valuterà quali lasciti debbano essere celebrati», ha detto il Sindaco Khan, aggiungendo:

«È una scomoda verità che la nostra nazione debba gran parte della propria ricchezza al suo ruolo nel commercio di schiavi,
ma mentre ciò si riflette nel nostro regno pubblico, il contributo di molte delle nostre comunità alla vita nella nostra capitale
è stato volontariamente ignorato».
Nadhim Zahawi, Sottosegretario di Stato per il business, cittadino britannico del Partito conservatore di origine curdo-iracheno,
ha dichiarato che non dovrebbero esserci effige di schiavisti in Gran Bretagna:
«La mia opinione è che qualsiasi commerciante di schiavi non dovrebbe avere una statua
ma non infrangerei la legge per abbattere le statue, dovrebbe essere fatto attraverso il nostro processo democratico»
Cari amici, che succederà ora?

Verranno distrutte tutte le statue e i monumenti egizi, sumeri, fenici, greci e romani
perché legittimavano e praticavano la schiavitù, la discriminazione razziale, il colonialismo
e si fondavano su regimi autocratici assimilabili al fascismo?


E per le stesse ragioni verranno distrutte tutte le statue e i monumenti di epoca coloniale e fascista?

Significherebbe la cancellazione di tutta la nostra Storia antica, medioevale, moderna e contemporanea.

Di fatto ci comporteremmo come chi si sveglia al mattino e dice:

«La Storia inizia oggi con me. Tutto ciò che mi ha preceduto deve essere annullato».

È esattamente quello che fece Maometto che ha annullato tutta la Storia precedente l’imposizione dell’islam,
condannandola come «Jahiliya», ovvero «ignoranza» o «oscurantismo».

I nuovi barbari che stanno distruggendo, vandalizzando o esigendo la rimozione delle statue
si comportano come Maometto e i terroristi islamici dei Talebani e dell’Isis.


Noi condanniamo sia la violenza del poliziotto che ha ucciso George Floyd,
sia l’ondata di violenza scatenata da teppisti anti-razzisti che hanno ucciso dei civili e devastato le città,
sia l’istigazione all’odio e alla cancellazione della nostra Storia per purificarci da qualsiasi traccia di schiavismo,
razzismo, colonialismo o fascismo, sia la follia iconoclasta di masse fanatiche che ci fanno toccare con mano
la vocazione al suicidio di un Occidente che odia se stesso.

Noi ci vogliamo del bene, ci riconosciamo nell’insieme della civiltà che ci ha generato
pur prendendo atto delle realtà che non ci appartengono più, aspiriamo ad un futuro in cui anche i nostri figli e nipoti
potranno beneficiare dei valori inalienabili della vita, dignità e libertà.
 

candythief

Forumer attivo
A che ora è la la “vera” fine del mondo?

Non è bastato il Covid-19: vi ricordate la famosa profezia Maya
secondo cui tutto sarebbe dovuto finire il 21 dicembre di otto anni fa, nel 2012
?


Ecco, arrivati quasi al giro di boa di questo “fortunatissimo” 2020,
impazza ora anche la notizia che ci sarebbe stato un errore nei contiaiuto,
mancherebbero solo tre giorni alla “vera” fine del mondo, prevista per il 21 giugno 2020!

Mai dire Maya.

Tutta una bufala.
Ma è interessante analizzarla, perché la cosa più assurda è che i media online di mezzo mondo
si sono infoiati su questa fake news non sulla base di uno studio (seee… va beh),
o almeno sulla dichiarazione di un sedicente esperto in materia.


No, tutto è stato distorto dal tweet di un normalissimo studente universitario filippino
che vive in America
e che ha semplicemente sbagliato i conti.


Dando vita però a un errore talmente evocativo e suggestivo che la “Rete” l’ha fatto proprio,
metabolizzato, e – come spesso purtroppo accade – a tal punto amplificato che la balla è diventata realtà
grazie al passaparola mediatico: avete presente l’adagio secondo cui “più una bugia viene sbandierata e più la gente ci crederà”?


Tutto per un tweet (e un errore di calcolo)

Cosa è succcesso: niente, Paolo Tagaloguin, giovane studente filippino presso l’Università del Tennessee
ha semplicemente preso una cantonata sostenendo che dopo
l’introduzione del calendario gregoriano nel 1582 per sostituire quello giuliano,
sono stati “persi” alcuni giorni all’anno, 11 per la precisione, che sommati tra loro danno otto anni di scarto
e quindi fanno slittare la data della profezia Maya dal 21 dicembre 2012 al 21 giugno 2020.


Il fatto è che fra un retweet e una ribattuta, il ragazzo è diventato addirittura uno “scienziato”
e la bufala s’è ingigantita in maniera irrefrenabile, tanto che lo stesso studente
s’è trovato costretto a cancellare il proprio account Twitter.


Se dev’essere… il 2020 candidato “perfetto”

Il punto però è che la faccenda del passaggio di calendario dal giuliano al gregoriano
era già stata presa in considerazione già nel 2012… nessun errore.


Ma con la testa tanta che ci avevano fatto otto anni fa su sta presunta profezia,
figuratevi se già nel 2012 nessuno poteva accorgersi di conti così clamorosamente sbagliati…
e ora magicamente quanto improbabilmente rettificati da uno scolaro qualsiasi.


Evidentemente ha prevalso ciò che sarebbe stato quanto meno curioso vedere, rispetto a ciò che è.

Per carità, in effetti l’unica considerazione che sta in piedi in tutta questa assurda storia,
è il fatto che… visto l’andazzo, se proprio la fine del mondo dovesse arrivare, il 2020 sarebbe il candidato perfetto!

:reading::accordo: :lol:

MAI DIRE MAYA è geniale :winner: :)

soundtrack inevitabile :band:

 

Val

Torniamo alla LIRA
Per capire chi veramente domina il parlamento e le istituzioni europee e per quali motivi,
basta leggere i temi in discussione.

Oggi il Parlamento europeo vota per la creazione di una Commissione d’Inchiesta
che dovrà raccogliere i casi di denuncia e violazione delle norme comunitarie.


  • Si tratta di una Commissione sulla povertà in Europa e sull’ignavia dei governi ad affrontarla?
  • NO, questo non merita una commissione d’inchiesta!

  • Si tratta di una Commissione sulla lentezza nel pagamento della Cassa Integrazione in Italia,
  • non arrivata per lo meno ad un milione di lavoratori, che vivono nella miseria più nera?
  • NO, questo non merita una commissione d’inchiesta!

  • Si tratta di una Commissione che denunci chi è dietro gli sporchi traffici di vite umane nel Mediterraneo
  • ed ai confini con la Grecia, illeciti che costano la vita a centinaia, anzi migliaia , di migranti illegali e che sono incentivati dalle ONG?
  • NO, questo non merita una commissione d’inchiesta!

  • Si tratta di una Commissione che denunci gli abusi della polizia durante le manifestazioni dei Gilet Gialli nel 2019 in Francia ?
  • NO, questo non merita una commissione d’inchiesta.

  • Si tratta di una Commissione che studia la ricaduta economica negativa della creazione dell’Eurozona
  • per spiegare il rallentamento della crescita nell’area euro a seguito dell’introduzione della moneta unica
  • e la relativa esplosione della disoccupazione nelle aree mediterranee?
  • NO, questo non merita una commissione d’inchiesta.
  • Alla fine si tratta solo di poveri italiani, spagnoli e greci…

No il Parlamento ha costituito una commissione d’inchiesta ….

Incaricata di esaminare le denunce di infrazione nell’applicazione del diritto dell’Unione in relazione al trasporto degli animali“.

Questa commissione, che si occupa di fatti di cui, normalmente, si occupano le forze di polizia nazionali,
con grande capacità per altro e con l’appoggio, in Italia, dei servizi veterinari delle ASL,
oltre alla collaborazione di associazione di tutela degli animali, non è altro che una tangente politica
che viene pagata dal PPE, dai Liberali e dalla Sinistra
ai Verdi del Nord Europa, lobby potentissima, senza la quale non ci sarebbe la Commissione Von Der Leyen.

La responsabilità è soprattutto della CDU Tedesca, dove la Merkel è succube in patria dei Verdi
con cui, probabilmente, costituirà la prossima maggioranza.




Questa norma è puramente politica e sarà la base della criminalizzazione delle produzioni agricole animali
che porteranno alla fine della dieta mediterranea, in cui salumi e formaggi hanno una parte essenziale,
a favore delle soluzioni industriali ed artificiali così amati nei paesi nordici.

Meglio un finto Tofu di finta soia piuttosto che un pezzo di Parmigiano, di Jamon iberico o di Pecorino romano,
questo è il pensiero dei vari verdi tedeschi, svedesi etc
.

Che poi questo significhi la devastazione delle aziende agricole mediterranee per loro è ininfluente, anzi, è un bene:
alla fine esiste un razzismo esiziale di queste persone verso i bruti e spendaccioni italiani e spagnoli!


Quindi il Parlamento si occuperà del trasporto degli animali, non del benessere degli uomini.

Benvenuti nell’Unione del Green Deal. L’Inferno Verde.
 

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