E NEMMENO QUESTA MATTINA Mi SONO SVEGLIATA IN POLINESIA A SORSEGGIARE COCKTAIL SULLA (1 Viewer)

tatteo

Forumer storico
buongiorno
 

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Val

Torniamo alla LIRA
Chiamatela pure arte. Ma blasfema. Al Photolux Festival di Lucca, dal 21 novembre al 13 dicembre prossimi, verrà esposta "Piss Chirst", una fotografia realizzata da Andres Serrano, fotografo statunitense, che ha immortalato un crocifisso immerso in un bicchiere pieno della sua urina.
Sono anni che l'opera crea scandalo. Succede dalla sua prima esposizione nel lontano 1987 negli Usa. In quel caso due senatori repubblicani portarono il caso anche in Parlamento. Da noi, invece, il Pd ha deciso addirittura di patrocinare la mostra in cui verrà esposta. Il simbolo della regione Toscana, infatti, campeggia su volantini e sul sito della mostra internazionale di di fotografia.


Secondo il direttore del festival, Enrico Stefanelli, invece, l'opera ha pieno diritto ad essere esposta. "Lo spirito del festival - ha detto - è quello dell'equilibrio in un contesto di libertà". "Quell'opera - continua - non è nata come un oltraggio o una contestazione del Cristo, quanto piuttosto della mercificazione delle immagini. Poi dobbiamo collocarla nel periodo storico in cui è stata realizzata, negli anni '80".

Sarà. Ma mentre il crocifisso nell'urina merita di essere visto e pubblicizzato, solo ieri in una scuola di Firenze ad alcuni bambini è stata vietata la mostra con dipinti raffiguranti il Cristo perché i crocifissi "urtano i non cattolici". Allora facciamo una proposta: si annulli anche questa che urta i cattolici. Anche se già sappiamo che i buonisti ci diranno di no ed utilizzeranno i soliti due pesi e due misure. Le ragioni dei cattolici, per loro, non hanno ragione d'esistere.
 

Val

Torniamo alla LIRA
L’assurdo è successo a Torino in una classe di quarta elementare alla scuola “Gozzano”, nel quartiere periferico Lucento.

La mobilitazione di papà e mamme è nata dopo una riunione spontanea auto-convocata alcune sere fa dopo che più di un bambino era tornato a casa in lacrime per essere stato ripreso in classe dalla maestra, una cinquantenne che aveva accettato un incarico di supplenza fino alla fine dell’anno.

«Non la vogliamo più», avevano detto i genitori a gran voce fuori dai cancelli dell’istituto in corso Toscana. Addirittura, c’è chi parla di «maltrattamenti psicologici» che i loro bambini avrebbero subito nell’ultimo periodo.
La manifestazione, però, è stata più concitata del previsto quando l’insegnante è uscita, dopo essere rimasta a lungoasserragliata in classe, e ha trovato i genitori davanti a sé; ne è nato un parapiglia, con l’intervento della polizia a tenere le parti separate.

La donna ha raccontato di essere stata colpita da unpugno ed è rientrata all’interno della scuola fino a quando la direttrice del circolo scolastico, Maria Pisciumeri, non ha parlato con i genitori.
«Di sostituirla non se ne parla», ha detto.
«Quella è una classe problematica e sono gli stessi genitori a incitare i loro figli a ribellarsi».

Oggi, però,i genitori l’hanno avuta vinta con la “resa incondizionata” dell’insegnante, che, dopo essersi fatta refertare in ospedale, ha chiesto di restare a casa per malattia e, secondo quanto trapelato, pare decisa a non tornare a scuola fino alla fine del periodo di supplenza. Sarà necessario dunque trovare una nuova supplente.

E pagarne due :lol::lol::lol:
 

Val

Torniamo alla LIRA
«Questo è il sistema giudiziario italiano. Sono stato assolto in primo grado e condannato in appello a una pena maggiore di quella che chiedeva l’accusa. Evidentemente c’è qualcuno che mi vuole vedere fuori dal Parlamento».

Secondo l’accusa l’ex direttore avrebbe utilizzato in maniera impropria la carta che gli era stata fornita dall’azienda per le spese di rappresentanza, consegnando sì le ricevute ma senza giustificare il motivo delle spese per i pasti, per un importo di circa 65mila euro.
Minzolini era stato assolto dal tribunale di Roma in primo grado il 14 febbraio 2013 con la motivazione che non avesse consapevolezza di stare spendendo impropriamente denaro pubblico in quanto la stessa Rai gli aveva messo a disposizione la carta di credito che credeva una compensazione per l’esclusiva inserita nel contratto con la Rai.
Era stato poi condannato dalla Corte d’Appello di Roma il 27 ottobre 2014.
Da qui il ricorso in Cassazione presentato dal difensore dell’ex direttore, l’avvocato Franco Coppi.

Confermata anche quindi l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena, come stabilito dalla Corte d’Appello di Roma il 27 ottobre 2014.

«Sono allibito. In appello sono stato condannato da un giudice che è stato sottosegretario con i governi Prodi e D’Alema
 

tatteo

Forumer storico
L’assurdo è successo a Torino in una classe di quarta elementare alla scuola “Gozzano”, nel quartiere periferico Lucento.

La mobilitazione di papà e mamme è nata dopo una riunione spontanea auto-convocata alcune sere fa dopo che più di un bambino era tornato a casa in lacrime per essere stato ripreso in classe dalla maestra, una cinquantenne che aveva accettato un incarico di supplenza fino alla fine dell’anno.

«Non la vogliamo più», avevano detto i genitori a gran voce fuori dai cancelli dell’istituto in corso Toscana. Addirittura, c’è chi parla di «maltrattamenti psicologici» che i loro bambini avrebbero subito nell’ultimo periodo.
La manifestazione, però, è stata più concitata del previsto quando l’insegnante è uscita, dopo essere rimasta a lungoasserragliata in classe, e ha trovato i genitori davanti a sé; ne è nato un parapiglia, con l’intervento della polizia a tenere le parti separate.

La donna ha raccontato di essere stata colpita da unpugno ed è rientrata all’interno della scuola fino a quando la direttrice del circolo scolastico, Maria Pisciumeri, non ha parlato con i genitori.
«Di sostituirla non se ne parla», ha detto.
«Quella è una classe problematica e sono gli stessi genitori a incitare i loro figli a ribellarsi».

Oggi, però,i genitori l’hanno avuta vinta con la “resa incondizionata” dell’insegnante, che, dopo essersi fatta refertare in ospedale, ha chiesto di restare a casa per malattia e, secondo quanto trapelato, pare decisa a non tornare a scuola fino alla fine del periodo di supplenza. Sarà necessario dunque trovare una nuova supplente.

E pagarne due :lol::lol::lol:

quasi ogni giorno litigo con i genitori delle classi dei miei pargoli, qua a torino.
facendo i calcoli statistici. Ogni classe ha in media 25 studenti. quindi 50 genitori. Se i rompico...son meno di 5 si può vivere, altrimenti si rischia la rissa continua.
E non ci son piu le maestre di una volta:D

ps: dire che la scuola gozzano sia in zona problematica, è ancora dire poco.... diciamo che non è molto distante dal gobbodromo di venaria.:-o:D
 

Val

Torniamo alla LIRA
Povera Italia...subito lo "Stato Federale".

Salta il “Dream team” per il Giubileo.
Ovvero, la tecnostruttura che, nella mente di Renzi, doveva affiancare il prefetto Franco Gabrielli nella gestione dei fondi che il governo si appresta a elargire.
Domani i duecento milioni previsti per Roma dovrebbero essere stanziati dal Consiglio dei ministri.

Fatto sta che lo stanziamento delle risorse viene anticipato da una decisione che desta qualche sorpresa.
Ufficialmente l’eliminazione del pool di super-esperti viene fatto risalire a difficoltà tecnico-giuridiche. Ragioni che, con la presenza di Ignazio Marino, esautorato dalla sue funzioni quando l’ex sindaco era ancora in carica, non sussistevano.
Ma ora che in Campidoglio si è insediato il commissario Paolo Tronca, quelle difficoltà sono diventate insuperabili.

“Con la presenza di un ruolo tecnico in Comune – rivela una fonte accreditata al Messaggero – è venuta a cadere la necessità di nominare una squadra ad hoc. In più si rischiavano duplicazioni o di svuotare le competenze del prefetto Tronca”.

Certo è che il passaggio di consegne nelle mani del prefetto venuto da Milano non deve essere stato molto semplice.
Tra le tante anomalie che si sono venute sommando nel corso della lunga e ridicola gestione del caso Marino da parte del Pd e del premier, c’è anche quella di aver messo il prefetto di Roma, Gabrielli, a svolgere un ruolo di regia e di coordianamento del Giubileo.
Scelta forse oculata per controllare Marino e lanciare un segnale diverso dopo le gaffe e gli inciampi dell’ex sindaco.
Ma ora che Roma di prefetti in Campidoglio ne ha due, la questione della distribuzione dei poteri è diventata molto più problematica.
Fino al punto che lo stesso Tronca ha rimandato il conferimento delle deleghe ai sub commissari fino a quando non si fosse sciolto il dilemma.

Se le cose non dovessero cambiare all’ultimo momento, Tronca gestirà appalti, trasporto pubblico, viabilità, pulizia cittadina, decoro.
Mentre Gabrielli si occuperà della sicurezza.
Così, il “Dream team” svanisce.

Ed ora sembra che a Palazzo Chigi stiano studiando il varo di una struttura di missione per la Capitale.
Una struttura dotata di fondi e di personale con incarichi temporanei che consentirebbe di spostare la “cabina di regia” di Roma nelle mani di Renzi.

Rientrerebbe, così, dalla finestra ciò che è uscito dalla porta.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Eccolo qui :lol::lol::lol: nella sua posa migliore :lol::lol::lol:
Imagoeconomica_8214971.jpg


Con i suoi 95 anni in via di compimento, pur potendo spingersi per ragioni anagrafiche addirittura a Benito Mussolini, e volendo paragonare a qualcuno il buon Matteo Renzi, a lei chiaramente indigesto, Marisa Cinciari Rodano ha chiamato il presidente del Consiglio, e segretario in carica del Partito Democratico, “Matteo Craxi”.
Per la vedova Rodano, comunista tanto convinta da essersi fermata nella sua militanza politica all’esperienza dei Ds, rifiutando la confluenza nel Pd con quella parte della Dc pur proveniente dalla sinistra più aperta al Pci, non c’è quindi modo peggiore di trattare Renzi che paragonarlo a Bettino Craxi. Che fu ed è ancora, per quanto morto da più di 15 anni, l’uomo, e non solo il socialista, più odiato dai comunisti. I quali non gli hanno mai perdonato, oltre all’autonomia rivendicata e praticata rispetto al Pci, lo stesso obbiettivo perseguito oggi da Renzi: la modernizzazione di una sinistra troppo a lungo inchiodata alla lotta di classe, in un mondo peraltro in cui le classi sono tanto cambiate e si sono tanto mescolate che pensare di poterle ancora mettere le une contro le altre, e scommettere su un simile scenario, sa di caverna, non di società.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Renzi viene dal mondo e dalla cultura democristiana. E non da quella che fu la sinistra della Dc, ma dalla cultura e dalla pratica dei dorotei, campioni, nel bene e nel male, del pragmatismo e della capacità di conservare il potere. Staccandosi da quella corposa corrente democristiana, la più grossa del partito, e volendone descrivere la natura, secondo lui troppo opportunistica, Paolo Emilio Taviani raccontò che nella sua Genova, allo stadio, non sapendo più come inveire contro l’arbitro i tifosi gli gridarono del doroteo, appunto. Dai dorotei uscì poi anche Aldo Moro, non perdonando loro di averlo in tutti i modi frenato al governo, fra il 1963 e il 1968, nei rapporti col Psi di Pietro Nenni, salvo concedere poi ai socialisti tutto quello che avevano imposto a lui di rifiutare, una volta allontanatolo da Palazzo Chigi per sostituirlo con Mariano Rumor. Che formò il suo governo, sempre di centro-sinistra con i socialisti, nel frattempo passati sotto la guida di Francesco De Martino, chiamandolo “più incisivo e coraggioso” di quello consentito al suo predecessore.
I più giovani non mi crederanno, ma ci sono momenti in cui Renzi mi ricorda proprio Rumor per la disinvoltura con cui, per esempio, fresco di elezione a segretario del Pd, sostituì Enrico Letta alla guida del governo per fare ciò che egli aveva contribuito ad impedirgli: la detassazione vera della prima casa, la responsabilità civile dei magistrati, il taglio dell’articolo 18 sui licenziamenti ed altro ancora.
Ci sono poi momenti in cui Renzi mi ricorda Amintore Fanfani per il pugno col quale guida il partito, almeno a livello nazionale, visto che in periferia le cose vanno diversamente. E momenti infine in cui egli riesce a ricordarmi perfino Moro, il più distante sicuramente da lui per temperamento e stile.
 

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