Discutiamo di P L A G I O (1 Viewer)

vecchio frank

could be worse...
Dall'articolo del Corriere:
"Il giudice dunque, vista «l’illiceità della riproduzione dell’opera di Isgrò senza il consenso dell’autore», ha quindi imposto alla Sony una penale di 100 euro per ogni violazione o inosservanza successiva del provvedimento del Tribunale."

Il punto è questo. Il Tribunale evidentemente intende "opera" in senso esteso, cioè il complesso dell'opera di Isgrò, perché Waters non ha copiato (se ha copiato) una specifica "opera" di Isgrò. Questo secondo me è sbagliato. Un'idea può venire a chiunque, e voglio vedere quale tribunale sarà in grado di dimostrare il contrario (anche se secondo me Waters dev'essere benissimo a conoscenza dell'opera di Isgrò).

Purtroppo, una volta di più devo dare ragione a quell'odioso e antipatico personaggio che è Sgarbi:
"Chi non è per nulla d’accordo con la decisione del Tribunale è Vittorio Sgarbi che aveva presentato anche una perizia in prima istanza: «Ineccepibile peraltro. E come se gli eredi di Leonardo avessero dovuto querelare Duchamp per la Gioconda coi Baffi». I casi sono due secondo il critico: « Waters potrebbe non essersene accorto perché la posizione delle parole nei due manufatti è diversa e il gioco di una frase per sottrazione può farlo chiunque». Ma nemmeno nell’altro caso l’idea di Waters sarebbe deprecabile: «Sarebbe un bellissimo omaggio che rende merito al lavoro di Isgrò, nulla di più, nulla di meno. Anche perché si tratterebbe di due categorie merceologiche diverse, non di un falso d’artista». Sgarbi adombra l’ipotesi insomma che «Isgrò stia approfittando della popolarità di Waters, querelandolo, per rinverdire la sua, evidentemente un po’ in calo»"
 

vecchio frank

could be worse...
Altra domanda che sorge spontanea: se anziché con un pennarello nero le cancellature della copertina di Waters fossero state fatte con un pennarello blu o rosso, Isgrò secondo voi avrebbe potuto denunciarlo lo stesso? :D
 

mantegna

Forumer attivo
Vedi l'allegato 439816

Faccio un esempio. Questo era un mio vecchio avatar. Si tratta di un gatto sconosciuto fotografato a Weimar in quella che appare come una sua postazione preferita. Ora, mettiamo che io crei decine e decine di quadri aventi come soggetto gatti contemplativi che osservano il mondo da un comodo recesso e, naturalmente, mettiamo pure che diventi famoso per questo. Ciò mi autorizzerà a denunciare per plagio tutti coloro che dipingeranno un soggetto simile, o magari lo useranno per la copertina di un settimanale? Significherebbe che io mi sono arbitrariamente appropriato di un aspetto del reale, sul quale pretendo corpose royalty solo per averne fatto una specie di usucapione visuale (non oso dire intellettuale o artistica, tantomeno dovrebbe osare il cancellatore abusivo).

Quanto a Simeti, caro @mantegna , aspettiamoci pure che in periodo pre-pasquale denunci la Perugina :piazzista:


Grandissima.
:ola:
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Deviando un poco il discorso ... chi e'' stato alla Biennale di VE avra'' visto, credo, le statuine della Santeria cubana esposte come opera d''arte. In quale padiglione erano e come veniva ''giustificata'' l''operazione, che pare cosa assai vicina al plagio, pur avendo altro significato?
Gracias
 

Cris70

... a prescindere
Cuba.
Giustificate nell'ambito di quanto segue.

"...
Un qualsiasi approccio all'arte contemporanea cubana presuppone un mal di testa dolce-amaro, data la polifonia linguistica e l'ampiezza tematica che si può osservare all'interno di tale produzione. Il design del Padiglione di Cuba alla 57esima Biennale di Venezia prende in considerazione il generale apprezzamento curatoriale dell'evento. Ma ha anche un punto di partenza nel modo di pensare culturale Cubano. Negli Anni Sessanta, Alejo Carpentier ha parlato del comportamento del "temporale" in America Latina e nei Caraibi, dove, secondo il suo punto di vista, tre realtà di quell'ordine coesistono, considerando il presente come "il tempo della visione o della intuizione", metafora di una validità certa in un processo non completato ed in costruzione, le cui contingenze obbligano costantemente a raffinare i sensi.
Ispirato da queste idee, la logica del Padiglione si riferisce al presente dell'ambiente cubano, come a quello dell'arte insulare. A risultato di una tradizione solida, l'attuale diversità di attori e promozioni che lavorano all'unisono fuori e dentro Cuba, richiama la confluenza senza precedenti di diverse generazioni di artisti negli Anni Sessanta. Nonostante le loro tipologie tengano viva una proiezione all'avanguardia dal rinnovamento degli Anni Ottanta, o dalla successiva rivendicazione del "paradigma estetico" e dell' "artigianato d'arte" degli Anni Novanta, la scena opera oggi sotto il rizoma del postmoderno "tutto va", ospitando una molteplicità di interessi.
Tempo di Intuizione è solo un assaggio di quella vitalità ora meno compatta, ma ancora presente. Porta a dialogare artisti provenienti da promozioni diverse, artefici o seguaci di alcune delle procedure avanzate dei decenni più recenti. Nelle linee discorsive degli artisti invitati, il contesto e l'impegno rivolto ad esso, sono chiave quando si tratta del ripensamento della realtà. Gli artisti non perdono l'ancoraggio con lo spazio originale, anche se in alcuni casi straripano. Dalla loro visione peculiare dell'arte, traducono temi e preoccupazioni del mondo interiore, poetiche di genere, razzialità, fede e spiritualità, le oscillazioni tra passato e futuro ("il tempo dell'attesa" come lo chiamava Carpentier) nella decostruzione della storia e la riflessione sulla vita di tutti i giorni.
Allo stesso tempo, i loro lavori ed i loro progetti sono un'espressione di quello che l'arte e il ruolo dell'artista significano nel disegno di un altro concetto di umanità, fondata su una identità molteplice che oppone la vecchia nozione di atavismo, di identità unica (Jean Bernabè, Patrick Chaimoiseau, Raphael Confiant), che contempla l'intersezione ed i suoni di tutte le culture."
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Cuba.
Giustificate nell'ambito di quanto segue.

"...
Un qualsiasi approccio all'arte contemporanea cubana presuppone un mal di testa dolce-amaro, data la polifonia linguistica e l'ampiezza tematica che si può osservare all'interno di tale produzione. Il design del Padiglione di Cuba alla 57esima Biennale di Venezia prende in considerazione il generale apprezzamento curatoriale dell'evento. Ma ha anche un punto di partenza nel modo di pensare culturale Cubano. Negli Anni Sessanta, Alejo Carpentier ha parlato del comportamento del "temporale" in America Latina e nei Caraibi, dove, secondo il suo punto di vista, tre realtà di quell'ordine coesistono, considerando il presente come "il tempo della visione o della intuizione", metafora di una validità certa in un processo non completato ed in costruzione, le cui contingenze obbligano costantemente a raffinare i sensi.
Ispirato da queste idee, la logica del Padiglione si riferisce al presente dell'ambiente cubano, come a quello dell'arte insulare. A risultato di una tradizione solida, l'attuale diversità di attori e promozioni che lavorano all'unisono fuori e dentro Cuba, richiama la confluenza senza precedenti di diverse generazioni di artisti negli Anni Sessanta. Nonostante le loro tipologie tengano viva una proiezione all'avanguardia dal rinnovamento degli Anni Ottanta, o dalla successiva rivendicazione del "paradigma estetico" e dell' "artigianato d'arte" degli Anni Novanta, la scena opera oggi sotto il rizoma del postmoderno "tutto va", ospitando una molteplicità di interessi.
Tempo di Intuizione è solo un assaggio di quella vitalità ora meno compatta, ma ancora presente. Porta a dialogare artisti provenienti da promozioni diverse, artefici o seguaci di alcune delle procedure avanzate dei decenni più recenti. Nelle linee discorsive degli artisti invitati, il contesto e l'impegno rivolto ad esso, sono chiave quando si tratta del ripensamento della realtà. Gli artisti non perdono l'ancoraggio con lo spazio originale, anche se in alcuni casi straripano. Dalla loro visione peculiare dell'arte, traducono temi e preoccupazioni del mondo interiore, poetiche di genere, razzialità, fede e spiritualità, le oscillazioni tra passato e futuro ("il tempo dell'attesa" come lo chiamava Carpentier) nella decostruzione della storia e la riflessione sulla vita di tutti i giorni.
Allo stesso tempo, i loro lavori ed i loro progetti sono un'espressione di quello che l'arte e il ruolo dell'artista significano nel disegno di un altro concetto di umanità, fondata su una identità molteplice che oppone la vecchia nozione di atavismo, di identità unica (Jean Bernabè, Patrick Chaimoiseau, Raphael Confiant), che contempla l'intersezione ed i suoni di tutte le culture."
Citare altri fa figo ed evita di spiegare quello che assolutamente non si sa.
Tuttavia, considerando l''impostazione topocentrica dei linguaggi senior o cadetti che siano, appare evidente l''interesse ed il calcolo per un passepartout culturale imbonito di assets iperuranici nel caso in questione. Assumendo come provata la teoria dello Hiesterday sulle impostazioni postsemantiche del linguaggio e quella del Culbelt a proposito delle influenze e dei rimandi tra cultura neocaraibica e assiomi ortogaelici, e sempre nell''ipotesi che episodi di intolleranza non siano avvenuti se non per un plafond tropico paraindustriale, nulla occlude l''originaria impostazione agnomica in tale algoritmo di ieraticita'' permanente e distintiva.
Pertanto non mi e'' arduo dichiararmi contestualmente opimo rispetto all''area gnosico-paratattica in questione (''dieta futuristica'') come la chiamano Rutt e Womitt, salvo l''esclusione prettamente ipotetica di quello che Den Tists chiama argutamente ''spazio interdentale galattico''.
 

RedArrow

Forumer storico
Citare altri fa figo ed evita di spiegare quello che assolutamente non si sa.
Tuttavia, considerando l''impostazione topocentrica dei linguaggi senior o cadetti che siano, appare evidente l''interesse ed il calcolo per un passepartout culturale imbonito di assets iperuranici nel caso in questione. Assumendo come provata la teoria dello Hiesterday sulle impostazioni postsemantiche del linguaggio e quella del Culbelt a proposito delle influenze e dei rimandi tra cultura neocaraibica e assiomi ortogaelici, e sempre nell''ipotesi che episodi di intolleranza non siano avvenuti se non per un plafond tropico paraindustriale, nulla occlude l''originaria impostazione agnomica in tale algoritmo di ieraticita'' permanente e distintiva.
Pertanto non mi e'' arduo dichiararmi contestualmente opimo rispetto all''area gnosico-paratattica in questione (''dieta futuristica'') come la chiamano Rutt e Womitt, salvo l''esclusione prettamente ipotetica di quello che Den Tists chiama argutamente ''spazio interdentale galattico''.
Permettimi di non essere d'accordo.
La teoria di Dem Tists, come ogni testo serio di storia dell'arte riconosce, è apodittico. Non a caso altri autori, che preferisco non citare per evitare che tu possa pensare che io infarcisco di citazioni le mie tesi, affermano che occorre distinguere tra cause evenemenziali e tendenze di fondo, diciamo spirituali, del fare artistico storico. Spero cioè che tu non fraintenda pensando a Worringer quanto al fenomeno che è storicamente passato sotto il nome di 'evergetismo'. Il gaelismo direi che con l'arte centroamericana, e in particolare con l'arte cubana, non c'entra niente. Su Rutt invece, un pensatore eterodosso, non posso che essere d'accordo, consentimi di dirlo.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Permettimi di non essere d'accordo.
La teoria di Dem Tists, come ogni testo serio di storia dell'arte riconosce, è apodittico. Non a caso altri autori, che preferisco non citare per evitare che tu possa pensare che io infarcisco di citazioni le mie tesi, affermano che occorre distinguere tra cause evenemenziali e tendenze di fondo, diciamo spirituali, del fare artistico storico. Spero cioè che tu non fraintenda pensando a Worringer quanto al fenomeno che è storicamente passato sotto il nome di 'evergetismo'. Il gaelismo direi che con l'arte centroamericana, e in particolare con l'arte cubana, non c'entra niente. Su Rutt invece, un pensatore eterodosso, non posso che essere d'accordo, consentimi di dirlo.
Sia pure. Tuttavia.
Appurata l''aporia nell''interiezione ostativa, comprensiva delle variegate primarie scatologie euristiche {in francese semplicemente m&rd&}, l''acribia virginale soggiacente ad una qualche predittiva weltanschaung esocaribica non concede un ette di malinconica aggravazione sul registro delle intensita'' bitumistiche apparenti. Risulta con cio'' estraneo come al regresso del polisenso corticale ineunte una acclarata provenienza etilica, come magari ben seppe rimarcare il Nietsche nella sua demenza, allora l''exitus del sotteso poligramma suddetto si appagherebbe di ampie cacofonie ipotermiche di provenienza . absit iniuria {et urinia} verbis . sciacquonica. Ne"si pretenda con siffatta esegesi diuretica di deconcionare il petogramma di tale arke'' ausonica, purtuttavia, inzomma,
madamina il cacalogo e'questo.
 

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