Dipingere o creare (1 Viewer)

HollyFabius

Nuovo forumer
Riporto da una discussione vista su faccialibro.
In arte è più utile dipingere o creare?

Alcuni commenti (liberamente e disordinatamente tratti) :
Simona P.: "ma perchè tutti pensano che dietro uno scarabocchio ci sia un mondo di idee e dietro a un bel dipinto, a un bel volto ci sia il nulla? ma quale inghippo psicologico è mai questo?"
e, sempre Simona P. "di scarabocchi ce ne sono troppi e ci fanno credere che dietro ci sono un mare di concetti.... questo è il dramma dell'arte concettuale che deve essere debellata a tutti i costi"

Stefan L. " (…) Un artista può arrivare alla astrazione dopo un percorso serio... Non ci si può alzare alla mattina e dire mi sento artista e "squash splash" fatta un opera!!! Non mi si fraintenda. Non sono contro la libera espressione.
Sul fatto del creare penso che, chi ha posto la domanda il senso sia questo. Se copi un idea di un altro non sei un creativo ma un abile esecutore... rielaborare è già più creativo perché ci si mette del proprio per cui dell'unico.."

Elena L.
"Chi è privo di fantasia è morto... E chi sa solo ben dipingere vive a metà"

Barbara F.
"(…) se non sai disegnare o dipingere o scolpire come pensi di fare arte? É ovvio che ci vuole fantasia e stile ma lo stile viene dall'esperienza e l'esperienza viene dal saper sperimentare quindi dall'applicazione di una qual si voglia tecnica che sia scolpire o dipingere o altro. Se la tecnica non ce l'hai non crei. A mio avviso"

Simona P
"L'arte è una attività Olistica, costituita da una attività teorica fondata sull'intuizione, che determina una attività pratica in cui il valore dell'opera realizzata risulta individuato dal suo significato etico, estetico e spirituale (Carlo Sarno)"

Massimo L.C.
"Prima di essere artisti bisogna essere pittori... Non esistono scorciatoie, la tecnica pittorica è la base, proporzioni, colori, contrasti... Padroneggiare la tecnica e da lì inizia il percorso, la ricerca, la creazione della propria arte... Dipingere un astratto o in informale è un punto di arrivo magari di un percorso durato decenni... Mai un punto di partenza"
 

kiappo

Forumer storico
Personalmente sono d'accordo con l'ultimo intervento, di Massimo L.C....ma forse ...essendo cambiati e molto i tempi e i mezzi espressivi, il mio ragionamento è da " vecchia scuola"
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Letto a fianco del ritratto di Père Tanguy nel Museo Rodin, Parigi

"Se amiamo questi pittori, nonostante la loro ovvia goffaggine, è perché hanno guardato la natura con occhi assolutamente nuovi, di cui nessuna regola scolastica, nessun ideale convenzionale, nessuna forma appresa con lo studio aveva ancora adulterato la visione. È lo stesso merito che troviamo in Van Gogh. Egli trascura tutte le ricette accademiche, ignora come organizzare un quadro come fosse un piatto o una salsa, secondo le indicazioni di un libro di cucina. Egli si pone ingenuamente di fronte alla la natura e cerca di tradurla. Che questo gli riesca perfettamente è altra questione. E' certo che non sa disegnare, è un difetto comune a molti impressionisti.La massa di questo ritratto è certamente sfortunata.La pesantezza di questo ritratto è davvero fastidiosa. Certamente, io, poiché che mi piace tanto esprimere nelle mie opere la logica e l'armonia delle linee naturali, sono scioccato da questa grevità, ma nel mio odio per tutto ciò che puzza di scuola, perdono molte cose all'indipendenza di Van Gogh " (Paul Gsell, "Commento di Auguste Rodin su arte e artisti" La Revue, 1 novembre 1907, p. 98)


"Si nous aimons ces peintres, malgré leur maladresse évidente, c’est parce qu’ils regardèrent la nature avec des yeux absolument neufs dont aucune règle d’école, aucun idéal de convention, aucune forme apprise n’avaient encore adultéré la vision. C’est le même mérite que nous trouvons chez Van Gogh. Il néglige toutes les recettes académiques, il ignore la manière de confectionner un tableau comme un plat ou comme une sauce suivant les indications d’un livre de cuisine. Il se place naïvement devant la nature et cherche à la traduire. Qu’il y ait parfaitement réussi, c’est une autre affaire. Il est certain qu’il ne sait pas dessiner. C’est un défaut commun à plusieurs impressionnistes. La massivité de ce portrait est assurément fâcheuse. Moi qui aime tant exprimer dans mes œuvres la logique et l’harmonie des lignes naturelles, je suis choqué de cette lourdeur. Mais dans ma haine de tout ce qui sent l’École, je pardonne beaucoup à l’indépendance de Van Gogh." (Paul Gsell, "Propos d’Auguste Rodin sur l’art et les artistes", La Revue, 1er novembre 1907, p. 98)
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Non sta bene che Rodin abbia chiuso questa discussione. Certo, Rodin era un artista e sapeva anche fare il lavoro classico. Ma sono tornato dalla mostra veneziana su Licini con tante nuove osservazioni.

Sapeva disegnare, Licini?, mi chiedevo. Ma poi: gli interessava disegnare "alla classica"? Evidentemente no. Ora, se una cosa non interessa, è dura mettersi a farla, tanto più quando si abbia una personalità artistica e sensibile. Perché Licini voleva assolutamente esprimere altro che la forma. Egli mirava alla poesia, a quell'indeterminato che poi è invece assolutamente icastico quando, paradossalmente esso indeterminato sia perfetto. Perché è difficile cercare la perfezione della forma, ma anche difficile cercare la perfezione dell'imperfezione - destino inevitabile, l'imperfezione, per i "nati di donna".
Non sapevo, fino a ieri, che Licini fu influenzato da Franco Ciliberti, teosofo e studioso di filosofie orientali che fu anche vicino al gruppo comasco di Terragni. (teosofo non significa antroposofo, tuttavia c'è una parentela e le aspirazioni, a chi guardi da fuori, appaiono piuttosto simili). Un po' sbrigativamente si può allora rintracciare un filone "mistico", ma anche ironicamente terreno, nella pittura di Licini.

Tutti abbiamo presenti certe Madonne o certi Gesù Cristi del XX secolo, figure quasi da fumetto assolutamente prive di spiritualità


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Stanno a mostrare come oggi sia difficile, forse impossibile, conciliare la correttezza del disegno religioso o mistico , con una profonda spiritualità,

volto_cristo_2.jpg
images
mentre certe vette del recente passato sono state raggiunte, come si vede, per la via di un disegno non necessariamente magistrale (in realtà, da queste due immagini non si comprende quanto e se Rouault e Chagall potessero "disegnare bene".).

Allora si dirà che il pittore non sarà magari granché nel disegno classico, ma importa che esprima qualcosa? Mmmm, per i grandi chissà ... però il XX secolo ha anche, verso la sua fine (anni recenti) sostenuto che l'espressione, il sentimento ecc. non contano nulla nell'arte. Credo che questo tipo di affermazioni riflettano un certo vuoto interiore, tipico dell'epoca presente, ma anche il timore di cadere nel sentimentalismo, come infatti vi cadono le immagini in bianco-nero qui sopra. Vi sono persino collezionisti che teorizzano il quadro anoressico e frigido, per timore che l'espressione, chissà, sporchi qualcosa (mi immagino case invivibili, da Mr Hulot)


.,
cui aggiungo qui di seguito qualcosa di simile a casa mia :jack:

Alla fine, credo che nel passato i tempi stessi imponessero all'artista di saper disegnare (però prima del 400 la situazione era diversa, alla faccia dell'O di Giotto), ma ora qualcosa nell'aria è cambiato, se gli Annigoni & C sembrano cimiteriali e Paladino è assai più mistico di loro (tralascio per ora tutto il vasto capitolo dell'arte geometrica e geometrizzante).

A solo titolo di informazione per i più superflua aggiungo che per le Scienze Spirituali :rolleyes: ciò è in relazione con il fatto che i corpi immateriali dell'uomo, millenni prima espansi e in diretto contatto con la guida delle divinità, poi ristrettisi sino a coincidere con il corpo fisico (periodo greco, romano, 500, con espressione del bello nell'anatomia, vista come idea incarnata) ora si stanno espandendo di nuovo. Pertanto tornano (però dopo una evoluzione che ovviamente ha lasciato e deve lasciare il suo segno, perciò piano col primitivismo) a contatto con i misteri del mondo, con quanto ci parla al di là del puro materiale. Forse queste voci non chiedono più di venire espresse con anatomie perfette, e piuttosto vogliono che l'artista si dedichi a "raffigurare l'immateriale", Ciò però richiede un atteggiamento di devozione, o quantomeno di serietà, e direi anche di umiltà.

Qualcosa in alcun modo corrispondente forse si trova nella musica. Molti pensano che il grande musicista sia quello che crea le melodie più belle, ma non è proprio così.E se consideriamo la bella melodia analoga al buon disegno, vediamo allora che molti geni musicali non furono affatto grandi melodisti, proprio come molti perfetti disegnatori non furono grandi artisti. Beethoven, Brahms, Bruckner già esprimono la loro grandezza in altro che nell'invenzione melodica, ma non sono certo inferiori a Schubert, Prokofief, Berlioz, grandi facitori di melodie. Peraltro, essendo i "tempi" della musica assai diversi da quelli della pittura, l'analogia è meglio che finisca qua. :look:
 
Ultima modifica:

giustino

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Riporto da una discussione vista su faccialibro.
In arte è più utile dipingere o creare?

Alcuni commenti (liberamente e disordinatamente tratti) :
Simona P.: "ma perchè tutti pensano che dietro uno scarabocchio ci sia un mondo di idee e dietro a un bel dipinto, a un bel volto ci sia il nulla? ma quale inghippo psicologico è mai questo?"
e, sempre Simona P. "di scarabocchi ce ne sono troppi e ci fanno credere che dietro ci sono un mare di concetti.... questo è il dramma dell'arte concettuale che deve essere debellata a tutti i costi"

Stefan L. " (…) Un artista può arrivare alla astrazione dopo un percorso serio... Non ci si può alzare alla mattina e dire mi sento artista e "squash splash" fatta un opera!!! Non mi si fraintenda. Non sono contro la libera espressione.
Sul fatto del creare penso che, chi ha posto la domanda il senso sia questo. Se copi un idea di un altro non sei un creativo ma un abile esecutore... rielaborare è già più creativo perché ci si mette del proprio per cui dell'unico.."

Elena L.
"Chi è privo di fantasia è morto... E chi sa solo ben dipingere vive a metà"

Barbara F.
"(…) se non sai disegnare o dipingere o scolpire come pensi di fare arte? É ovvio che ci vuole fantasia e stile ma lo stile viene dall'esperienza e l'esperienza viene dal saper sperimentare quindi dall'applicazione di una qual si voglia tecnica che sia scolpire o dipingere o altro. Se la tecnica non ce l'hai non crei. A mio avviso"

Simona P
"L'arte è una attività Olistica, costituita da una attività teorica fondata sull'intuizione, che determina una attività pratica in cui il valore dell'opera realizzata risulta individuato dal suo significato etico, estetico e spirituale (Carlo Sarno)"

Massimo L.C.
"Prima di essere artisti bisogna essere pittori... Non esistono scorciatoie, la tecnica pittorica è la base, proporzioni, colori, contrasti... Padroneggiare la tecnica e da lì inizia il percorso, la ricerca, la creazione della propria arte... Dipingere un astratto o in informale è un punto di arrivo magari di un percorso durato decenni... Mai un punto di partenza"

Sono dell'opinione più volte ribadita che l'uomo non può creare ma soltanto scoprire.

Considerarsi creatori è presuntuoso e non fa altro che rafforzare il proprio ego che è la cosa più brutta che ci sia.
Non è questo che succede a tutti coloro che si dichiarano artisti?
Non è questo che ci fa storcere il naso di fronte a tanta arte o presunta tale?
Non è forse questo che allontana la gente dall'arte contemporanea?

E' solo Dio che crea e l'uomo può soltanto illudersi di farlo.
Su questa comprensione/incomprensione si gioca non soltanto l'arte contemporanea ma il modo stesso di vivere di ciascuno.
Questo non sminuisce il potenziale artistico presente in ognuno ma anzi lo rafforza e lo indirizza nella ricerca di soluzioni che possano migliorare la qualità della vita.
Non è forse arte la capacità di vivere felici, in pace, a lungo,in salute?
Non è armonia, canto, melodia questo?

Invece di partire dal saper dipingere, scolpire, creare dovremmo fare una lista di priorità e verificare giorno per giorno ciò che viene prima e ciò che viene dopo.

Ne vedremmo delle belle!
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Sono dell'opinione più volte ribadita che l'uomo non può creare ma soltanto scoprire.

Considerarsi creatori è presuntuoso e non fa altro che rafforzare il proprio ego che è la cosa più brutta che ci sia.
Non è questo che succede a tutti coloro che si dichiarano artisti?
Non è questo che ci fa storcere il naso di fronte a tanta arte o presunta tale?
Non è forse questo che allontana la gente dall'arte contemporanea?

E' solo Dio che crea e l'uomo può soltanto illudersi di farlo.
Su questa comprensione/incomprensione si gioca non soltanto l'arte contemporanea ma il modo stesso di vivere di ciascuno.
Questo non sminuisce il potenziale artistico presente in ognuno ma anzi lo rafforza e lo indirizza nella ricerca di soluzioni che possano migliorare la qualità della vita.
Non è forse arte la capacità di vivere felici, in pace, a lungo,in salute?
Non è armonia, canto, melodia questo?

Invece di partire dal saper dipingere, scolpire, creare dovremmo fare una lista di priorità e verificare giorno per giorno ciò che viene prima e ciò che viene dopo.

Ne vedremmo delle belle!
Devo invece dire che proprio la capacità di creare mostra esservi una scintilla divina nell'uomo.
Però la contrapposizione con quanto affermi non è così dura. Infatti tale creatività, oggi, ma anche ieri, è possibile solo se l'uomo creando si eleva ad una forma di unione con la spiritualità. Può però anche creare, per dirla breve, "nel male", cioè lontano dalle altezze, ed allora trasparirà il materialismo, che dà solo l'illusione di creare. Ovvero anche la sottomissione alle scelte e ai gusti del mercato.
Per di più, poi, nessuno oggi può essere totalmente libero dal materialismo, ed allora la capacità di creare veramente si riferirà non più al risultato finale, ma a tutto il percorso che ad esso ha portato, con le sue lotte, gli errori ecc.. Sarà dunque importante anche la direzione del percorso, non solo la meta. In questo senso la capacità di elevare la propria visione permette all'artista di creare veramente, mentre altri comportamenti sono o meramente commerciali, o espressione di impotenza creativa.

Per dare un esempio, Marino, nel ricercare "l'idea" del cavaliere - e del cavallo - mostra un nobile impulso creativo. Sciltian, nel restringere l'interesse non tanto e non solo alla riproduzione del soggetto, ma addirittura alla benale lettura di esso, senza considerare i mille valori possibili intorno a questo (luce, ritmi, rapporti ecc), non crea ma ripropone il vissuto nel suo lato meno interessante e vivo.
 

HollyFabius

Nuovo forumer
Sono dell'opinione più volte ribadita che l'uomo non può creare ma soltanto scoprire.

Considerarsi creatori è presuntuoso e non fa altro che rafforzare il proprio ego che è la cosa più brutta che ci sia.
Non è questo che succede a tutti coloro che si dichiarano artisti?
Non è questo che ci fa storcere il naso di fronte a tanta arte o presunta tale?
Non è forse questo che allontana la gente dall'arte contemporanea?

E' solo Dio che crea e l'uomo può soltanto illudersi di farlo.
Su questa comprensione/incomprensione si gioca non soltanto l'arte contemporanea ma il modo stesso di vivere di ciascuno.
Questo non sminuisce il potenziale artistico presente in ognuno ma anzi lo rafforza e lo indirizza nella ricerca di soluzioni che possano migliorare la qualità della vita.
Non è forse arte la capacità di vivere felici, in pace, a lungo,in salute?
Non è armonia, canto, melodia questo?

Invece di partire dal saper dipingere, scolpire, creare dovremmo fare una lista di priorità e verificare giorno per giorno ciò che viene prima e ciò che viene dopo.

Ne vedremmo delle belle!
L'idea che esista un essere razionale superiore, trascendente, che ha creato la realtà è dietro a questa opinione. Non è però l'unica possibile.
In primis l'essere razionale è un'idea antropomorfa, non vi è giustificazione alcuna di questa idea. La filosofia di Schopenhauer, per esempio, descrive una realtà costruita da volontà irrazionale/i, mentre la rappresentazione (la visione razionale) è costruita dalla nostra coscienza. Poi è interessante la posizione panteista dove non esiste separazione tra la realtà e un essere superiore, non esiste differenza tra immanenza e trascendenza, Dio è ogni cosa e ogni cosa è Dio.
Che dire poi di Nietzsche e dell'affermazione che Dio sia morto? E potremo andare avanti a parlare della visione orientale, delle nuove visioni moderne, ecc. ecc.
Dire che l'uomo può solo scoprire è una posizione tradizionale, ma oggi come si può tranquillamente sostenere che i prodotti della tecnologia siano semplicemente scoperti e non derivati da atti di creazione?
La filosofia contemporanea è permeata di nichilismo, ovvero è pregna di una tendenza a negare ogni verità, compresa l'essere superiore trascendente.
La Storia dell'Arte ha subito una trasformazione profonda quando l'estetica è passata dalla ricerca del bello, della verità, della sensibilità della scoperta divina alla ricerca di linguaggio, di senso del significato, del segno. Oggi l'artista costruisce un linguaggio e lo propone, non ispira la realtà e la riproduce come invece faceva nei secoli scorsi. E il corpus (l'insieme) dei vari linguaggi espressivi cresce ed aumenta, ovvero viene alimentato da libere creazioni del loro spirito.
 

giustino

Art is looking for you
Devo invece dire che proprio la capacità di creare mostra esservi una scintilla divina nell'uomo.
Però la contrapposizione con quanto affermi non è così dura. Infatti tale creatività, oggi, ma anche ieri, è possibile solo se l'uomo creando si eleva ad una forma di unione con la spiritualità. Può però anche creare, per dirla breve, "nel male", cioè lontano dalle altezze, ed allora trasparirà il materialismo, che dà solo l'illusione di creare. Ovvero anche la sottomissione alle scelte e ai gusti del mercato.
Per di più, poi, nessuno oggi può essere totalmente libero dal materialismo, ed allora la capacità di creare veramente si riferirà non più al risultato finale, ma a tutto il percorso che ad esso ha portato, con le sue lotte, gli errori ecc.. Sarà dunque importante anche la direzione del percorso, non solo la meta. In questo senso la capacità di elevare la propria visione permette all'artista di creare veramente, mentre altri comportamenti sono o meramente commerciali, o espressione di impotenza creativa.

Per dare un esempio, Marino, nel ricercare "l'idea" del cavaliere - e del cavallo - mostra un nobile impulso creativo. Sciltian, nel restringere l'interesse non tanto e non solo alla riproduzione del soggetto, ma addirittura alla benale lettura di esso, senza considerare i mille valori possibili intorno a questo (luce, ritmi, rapporti ecc), non crea ma ripropone il vissuto nel suo lato meno interessante e vivo.

Mi rendo conto che il verbo creare può assumere diverse forme e significati.
Parlo più che altro un'attitudine, un modo di porsi di fronte alla vita e all'arte.
Quella di stare in una passività vigile, nell'osservazione del susseguirsi degli eventi, nel vedere e cogliere le occasioni che si presentano.
In questo senso è, se vogliamo una forma di meditazione, dove non c'è proprio niente da costruire, nè da creare ma solo da accogliere, da accettare.
Questo come tu dici significa per me "elevare la visione", stare in un luogo ove le cose accadono e più che attore sei spettatore.
Ovviamente le possibilità sono molteplici ma questa mi pare la più consona sia per vivere bene con tutto ciò che ne consegue ed ovviamente per fare dell'arte.

Mi pare che questa sia ciò che fa la differenza come hai ben sottolineato col paragone fra Marino e Sciltian ed estremizzando ancor di più
vedo in Fontana, quello dei "tagli e dei buchi" l'interprete maggiore di questa attitudine
 

Cris70

... a prescindere
Se posso vi ribalto tutto, con la speranza che anche qualcun altro lo legga ammesso che abbia una discreta apertura mentale.

Giulio Paolini non dipinge e non crea, semmai diviene esso stesso spettatore.

Essere Artisti al giorno d'oggi a parer mio è proprio questo: nessun riferimento e nessuna certezza solo una guida verso una diversa prospettiva e diverse chiavi di lettura.
 

Allegati

  • Nota_sull_artista.pdf
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giustino

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L'idea che esista un essere razionale superiore, trascendente, che ha creato la realtà è dietro a questa opinione. Non è però l'unica possibile.
In primis l'essere razionale è un'idea antropomorfa, non vi è giustificazione alcuna di questa idea. La filosofia di Schopenhauer, per esempio, descrive una realtà costruita da volontà irrazionale/i, mentre la rappresentazione (la visione razionale) è costruita dalla nostra coscienza. Poi è interessante la posizione panteista dove non esiste separazione tra la realtà e un essere superiore, non esiste differenza tra immanenza e trascendenza, Dio è ogni cosa e ogni cosa è Dio.
Che dire poi di Nietzsche e dell'affermazione che Dio sia morto? E potremo andare avanti a parlare della visione orientale, delle nuove visioni moderne, ecc. ecc.
Dire che l'uomo può solo scoprire è una posizione tradizionale, ma oggi come si può tranquillamente sostenere che i prodotti della tecnologia siano semplicemente scoperti e non derivati da atti di creazione?
La filosofia contemporanea è permeata di nichilismo, ovvero è pregna di una tendenza a negare ogni verità, compresa l'essere superiore trascendente.
La Storia dell'Arte ha subito una trasformazione profonda quando l'estetica è passata dalla ricerca del bello, della verità, della sensibilità della scoperta divina alla ricerca di linguaggio, di senso del significato, del segno. Oggi l'artista costruisce un linguaggio e lo propone, non ispira la realtà e la riproduce come invece faceva nei secoli scorsi. E il corpus (l'insieme) dei vari linguaggi espressivi cresce ed aumenta, ovvero viene alimentato da libere creazioni del loro spirito.

Caro Holly, non ho studiato e neppure letto niente di filosofia (purtroppo), le mie sono considerazioni basate su esperienze ed osservazioni puramente personali.
Anche di fronte a ciò che la tecnologia propone oggi continuo ad avere una posizione tradizionale, e cioè che si tratti di scoperte, e non di creazioni, talvolta grandi molte volte piccole, e che tutte insieme portano lo sviluppo ad un livello ove ci si dimentica da dove si è partiti e che ci fa, a torto, sentire onnipotenti.

Che oggi l'artista costruisca un linguaggio e lo proponga è indubbio ma costruire non è creare, è assemblare, mettere insieme pezzi preesistenti.
 

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