depressione economica italiana e la ripresa che non c'è (1 Viewer)

tontolina

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ITALIA a rischio povertà: tasso disoccupazione all’11,1%

Scritto il 9 gennaio 2013 alle 11:00 da Dream Theater
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Il numero dei senza lavoro in Italia si stabilizza ma su base annua è in aumento, senza conteggiare la CIG. E in Europa invece i dati sono in peggioramento

La disoccupazione in Italia è sempre più critica. Tasso disoccupazione all’11,1%. Su base annua il tasso è in aumento di 1,8 punti. Se poi prendiamo la disoccupazione giovanile, i numeri sono ancora più preoccupanti. Se prendiamo la fascia di età 15-24 anni, Il tasso di disoccupazione per i giovani è pari al 37,1%. Ben più di un terzo.Si tratta del record assoluto, sia rispetto ai massimi sia dalle serie mensili, sia dalle trimestrali.
Non siamo però proprio messi peggio degli altri stati europei: infatti in Eurozona il tasso disoccupazione ha raggiunto in media l’11.8% ed è in marginale aumento. Quindi siamo ancora meglio della media. Ma signori, sono dati drammatici! E i mercati al momento, come detto, ignorano i dati negativi perché il trend è bullish. Ma stiamo all’occhio perché l’euforia prima o poi passa, mancando i fondamentali.
Inoltre, NOTATE BENE, una piccola nota assolutamente necessaria che in molti ignorano. Lo sapevate che in ITALIA coloro che sono in CIG (Cassa Integrazione Guadagni) dalla statistica vengono ancora considerati OCCUPATI e quindi non vengono conteggiati in quell’11.1%? Di conseguenza possiamo serenamente dire che quel dato NON è corretto visto che la maggior parte di coloro che sono in CIG, a causa del difficile momento economico, finiranno di essere disoccupati “ordinari”. Quindi come non dare ragione al Rapporto UE 2012 su occupazione e sviluppi sociali. ITALIA a rischio povertà . Addirittura c’è chi parla di AUSTERICIDIO (Daniel Leigh e Olivier Blancherd, due economisto dei FMI)
Dice la relazione UE:
“c’é un alto rischio di entrare nella povertà e basse possibilità di uscirne, con la creazione di una massiccia trappola della povertà” .
Come sempre al top la Germania che si trova comunque anche lei con una disoccupazione in aumento (5.6% da 5.4%), ed il peggio come sempre in Grecia (26%) e Spagna (26.6%). E queste ultime due, in ambito di disoccupazione giovanile sono veramente impressionanti. Grecia a 57,6% e la Spagna a 56,5%.
Ora, non vorrei dire, ma continuano a propinarci discorsoni e promesse, ma per il mondo del lavoro che cosa si vuol fare? Si continua a sparare su IMU si, IMU no, tagli di spesa e chissà cosa, senza però mai dare soluzioni vere al dramma dell’occupazione. Infatti vorrei ricordare che secondo diverse proiezioni (Unioncamere-Prometeia) a fine anno nel Mezzogiorno la disoccupazione sarà al 17,9%, con Calabria, Sicilia e Campania che sfioreranno il 20%. Come pensiamo di uscire dalla crisi se non si combatte la disoccupazione in modo concreto? Perché se c’è tanta disoccupazione, i consumi come fanno a salire?
La SOLA austerity fine a se stessa è SBAGLIATA visto che in tempi di crisi, è un rimedio peggiore del male stesso in quanto ammazza l’economia invece di resuscitarla. E lo dimostrano tutti questi dati prima illustrati oltre a quelli sugli investimenti che latitano da tempo.Se poi volete un altro esempio in Europa lo troverete nel Portogallo. Ha fatto i “compiti a casa” richiesti dalla Troika ma oggi si trova in una situazione di recessione cronica da cui non sa come uscirne, con disoccupazione al 16% e la gente che si riversa in Piazza. Chiarissimo scenario da austerity fine a se stesso che non può che portare alla catastrofe, se non intervenvono i correttivi per la crescita e gli investimenti. Certo, la coperta è corta, ma se non si trovano soluzioni, per l’Italia e gli altri paesi più deboli, sarà la fine.
La disoccupazione in Eurozona

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STAY TUNED!
 

tontolina

Forumer storico
Inflazione e deflazione

L’inflazione e la deflazione sono, in ultima analisi, rispettivamente la svalutazione e la rivalutazione dell’unità monetaria. Si ha inflazione quando l’aggregato monetario si espande più velocemente di quello dei beni. Se la moneta abbonda e i beni sono scarsi, il loro prezzo aumenta e la moneta si deprezza. Con la deflazione si verifica il contrario: l’aggregato monetario si contrae più velocemente di quello dei beni, i prezzi calano e l’unità monetaria si rivaluta.

L’inflazione è un fenomeno politico perché l’aggregato monetario è regolato dagli istituti di emissione in accordo con i governi. Entrambi pensano che in presenza di recessione stimoli monetari provochino un aumento della domanda di beni e quindi della spesa aggregata. Ma è solo un’illusione: l’inflazione non aumenta mai la ricchezza netta. Il suo esito finale è sempre la svalutazione monetaria e la contrazione della ricchezza. Un’inflazione intorno al 3 per cento all’anno, considerata innocua, dimezza il potere d’acquisto nel corso di una generazione. Se raddoppia lo dimezza in poco più di un decennio.

Se i prezzi aumentano anche tassi di interesse dovrebbero aumentare per compensare la perdita del potere di acquisto ma invece vengono progressivamente ridotti.

La deflazione, di per sé è un fenomeno economico. E’ una crescita della produzione più veloce della crescita dell’aggregato monetario. Il progresso economico provoca una naturale tendenza alla discesa dei prezzi. Se aumenta la produzione e la produttività, i prezzi diminuiscono e pertanto lo stesso aggregato monetario è compatibile con un maggiore volume di spesa.

Poiché la depressione si accompagna alla deflazione che comporta scarsità di denaro, le banche centrali ravvisano nella discesa dei prezzi il sintomo di una crisi e cercano di prevenirla con stimoli monetari. Ma la depressione si verifica per il crollo della produzione reale e dei redditi su cui si basa la spesa, non perché il livello dei prezzi cala. Confondendo le cause con i sintomi, gli istituti di emissione inflazionano sempre alimentando il male che pretendono di curare.


La scena del dramma

A partire dal 2008 la base monetaria dei paesi sviluppati è aumentata in proporzione al debito e in sproporzione alle economie ma l’inflazione è rimasta confinata al settore finanziario. Affinché si manifesti nell’economia reale occorre che il denaro venga effettivamente speso. Se il pubblico ha in tasca 50 e le banche 1000 la base monetaria è 1050. È’ su questa base che vengono moltiplicati i mezzi di pagamento, il cui maggior volume fa aumentare i prezzi dei beni e servizi. Finora il credito è stato erogato solo ai sistemi bancari per risanarne le perdite e permettere ai governi nuova spesa. L’inflazione quindi è rimasta contenuta. D’altra parte poiché rimane superiore ai tassi di interesse nominali, i tassi reali risultano negativi incentivando l’indebitamento. Ma in termini economici, la soppressione dei tassi comporta una valutazione dei beni futuri minore di quella dei beni presenti e ciò significa dilapidazione del presente rispetto al futuro. Significa quindi arresto del processo di accumulazione e decadenza industriale. Proprio quello che accade negli USA, Europa e Giappone.


da Economia e Libertà: GUEST POST: 2013 E OLTRE
 

tontolina

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L’Inferno Italiano. Crollano Ordini (-6.7%) e Fatturato (-5.4%) dell’Industria. Me che Vi aspettavate? Biscotti?

18 gennaio 2013 Di Giuseppe Sandro Mela

Giuseppe Sandro Mela.

«Lasciate ogni speranza, o voi che entrate».


La depressione è per definizione una calo consistente e continuativo di ordinativi e fatturato della produzione. Chi si fosse aspettato di poterla curare con pannicelli caldi e soluzioni estemporanee avrebbe sbagliato, e di grosso. Chi si fosse illuso di uscirne a buon mercato vada, e di corsa, dallo psichiatra.

Errate le terapie, questo cancro non può far altro che peggiorare: non fatevi nessuna illusione, ma proprio nessuna.
I dati sui consumi dei combustibili riportati da Paolo Rebuffo in un recentissimo post sono coerenti con quelli a seguito riportati: diminuita la produzione, diminuita la necessità di trasporto.

In questa orrifica campagna elettorale, ove tutti i candidati e formazioni politiche prometto di tutto, dalla concessione del matrimonio eterosessuale, al riconoscimento delle unioni con le oche, alle sperticate promesse di sviluppo e crescita, i numeri sono qualcosa di più che macigni: sono la lapide tombale di un certo tipo di politica economica. Tuttavia ammaliano e generano illusioni incongruenti.

Sono impressionanti le analogie con il quadro economico sovietico negli anni ottanta, quelli che precedettero l’implosione dell’Unione Sovietica, l’abbandono forzoso di quell’iniqua teoria che fu il comunismo, ed il ritorno della Russia alla prosperità nella libertà di mercato.Ora é in agonia l’inteventismo dello stato nell’economia: chiamatelo jaynesianesimo oppure socialismo, é solo questione di etichette. Il contenuto della bottiglia é identico.

Siamo chiari, anche a costo di essere guastafeste.
1. L’attuale depressione europea e specialmente quella italiana è generata dal drastico calo del potere produttivo della nazione, che proprio non é più competitivo né redditizio.
2. I problemi finanziari, ivi compresi quelli del debito sovrano sono succedanei al disastro produttivo.
3. La produzione industriale crolla perché non più libera di imprendere e gestire ad arte la condotta aziendale, soffocata da una miriade di leggi, decreti, normativi, circolari attuative (430,000 al momento in vigore). I costi di gestione sono amplificati da un’oppressione burocratica addirittura maggiore di quella sovietica, e che rasenta la franca dittatura.

4. La politica di incremento dell’imposizione fiscale depriva di guadagno e ricchezza le imprese e le famiglie, da cui derivano impossibilità attuale di investimenti produttivi, e di restare sul mercato, e riduzione del potere di acquisto.
5. A ciò consegue un’impennata della disoccupazione per chiusura a fallimento della produzione. Unici esclusi, i dipendenti delle pubbliche amministrazioni

6. Resiste soltanto i terrifico Moloch dello stato, totalmente incapace di ridurre le spese, che servono poi a mantenere una fantasmagorica pletora di dipendenti delle pubbliche amministrazioni, che oramai non riescono nemmeno ad erogare qualche straccio di servizio. Si mantengono i dipendenti pubblici totalmente improduttivi, per non dire di attuale e concreto ostacolo alla produzione. Si ricordi che nella scuola abbiamo 4.1 studenti per ogni addetto stipendiato dalla stato.

7. Negli ultimi undici mesi il debito pubblico è aumentato di 113 miliardi di euro: tutti spesi per supportare le spesi correnti statali. In parole povere, stipendi e pensioni. Il tutto a carico di quei poveracci dei nostri figli, perché i “diritti precostituiti” non si toccano. Finchè non ci penserà la depressione.

* * * * * *
Orbene, non ci si illuda che si possa uscire dalla depressione mantenendo gli attuali poteri di acquisto e livelli occupazionali: sarebbe come nutrire un delirio schizofrenico con screzio paranoide.
Quindi, se si fosse persone ragionevoli, si deregolamenterebbe immediatamente lo stato, deforestando la selva di leggi, leggi, leggiucchie che imbrigliano e coerciscono la produzione. Si ridurrebbero tutte le pensioni di almeno il 30% e si licenzierebbe un largo numero di dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Un grandioso tagio delle tasse e delle spese dello stato.

Meglio farlo volontariamente ed in modo controllato, che lasciar fare la depressione: quella non guarderebbe in faccia nessuno.
Le risorse sono terminate, così come il denaro degli altri.

ADNK. 2013-01-18. Novembre nero per l’industria italiana, crollano ordini (-6,7%) e fatturato (-5,4%).
Roma – (Adnkronos/Ign) – Lo comunica l’Istat. Su base congiunturale il ribasso è stato dello 0,2% per il fatturato e dello 0,5% per gli ordinativi. A trainare la contrazione la caduta del mercato interno, con la componente estera che ha contribuito, ma non è riuscita, a frenare il calo.
Roma, 18 gen. – (Adnkronos/Ign) – Industria italiana ancora in rosso a novembre con ordini e fatturato in forte contrazione. Al netto della stagionalità il fatturato registra infatti una diminuzione, in termini tendenziali, del 5,4%, con un calo dell’8,7% sul mercato interno e un aumento dell’1,5% su quello estero. Rispetto ad ottobre la riduzione è dello 0,2% con una diminuzione dello 0,6% sul mercato interno ed un aumento dello 0,5% su quello estero. Si tratta dell’undicesimo calo tendenziale consecutivo. Lo comunica l’Istat che segnala anche come nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessivo registra una flessione del 2,4% rispetto ai tre mesi precedenti.
Quanto agli ordini, l’indice grezzo degli ordinativi segna una variazione negativa del 6,7% su base annua e dello 0,5% rispetto al mese precedente. Su questo fronte, si tratta del quindicesimo calo tendenziale consecutivo. Nella media degli ultimi tre mesi gli ordinativi totali diminuiscono del 3,0% rispetto al trimestre precedente.
Per quanto riguarda il fatturato, gli indici destagionalizzati segnano cali congiunturali per i beni di consumo (-1,1%), per i beni strumentali (-0,7%) e per i beni intermedi (-0,2%), mentre e’ in aumento l’energia (+3,6%). L’incremento tendenziale maggiore del fatturato si registra nel settore della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+4,2%), mentre la diminuzione più marcata riguarda le attività estrattive (-15,4%).
Su base mensile l’Istat, come per il fatturato segnala dinamiche differenti per gli ordinativi interni – in calo dell’1,8% – e per quelli esteri – in crescita dell’1,3%. Su base annua il calo interno sale al 13,5 % mentre la crescita degli ordinativi esteri è del +4,1%. Nel confronto con il mese di novembre 2011 l’unico aumento si registra nelle fabbricazioni di prodotti chimici (+2,8%), mentre il calo più rilevante si osserva nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-12,1%).
 

tontolina

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Non pensate all'economia Pensate alla vostra economia!!! Scritto da Riccardo Barbuti Venerdì 18 Gennaio 2013 17:03 Sono ormai 15-20 mesi che trovo post di questo tenore, quello che stiamo vivendo e vivremo è il più duro riequilibrio economico dal 1929 ad oggi

La morale che si può trarre è che il disastro di questo riequilibrio è ampio e produrrà conseguenze per almeno un decennio, la bolla della Spesa pubblica e del debito che l'ha finanziata è ormai scoppiata nel 2011 ed ora?
La brutta notizia la trovate nei dati del post ripreso da Rischiocalcolato.it, la buona è che le banche centrali stanno inondando il mondo di liquidità per sostenere la situazione (in America i risultati occupazionali, immobiliari si iniziano a vedere) e le autorità monetarie, FMI in testa, stanno virando dall'austerità alla crescita, mentre le popolazioni si stanno abituando a questo riequilibrio dei consumi.
I Più colpiti?
I giovani e quei Paesi meno efficienti tra i quali sfortunatamente metto l'Italia.
MORALE, NON PENSARE ALL'ECONOMIA, PENSA ALLA TUA ECONOMIA, ALZA IL CULO ED INIZIA AD ATTIVARTI INVECE CHE COMMISERARTI...
[ame="http://www.youtube.com/watch?v=7FfdLzRE29k"]Ricordate il leone e la gazzella?[/ame]

da Mondo Elettrico

Il 2012 si chiude con una nuova e pesante flessione per i consumi petroliferi italiani che nel mese di dicembre sono ammontati a circa 5 milioni di tonnellate, con una diminuzione dell’11,1% (-634.000 tonnellate) rispetto allo stesso mese del 2011.
I prodotti autotrazione, con un giorno di consegna in meno, hanno rilevato le seguenti dinamiche: la benzina nel complesso ha mostrato uncalo del 12,1% (-94.000 tonnellate) rispetto a dicembre 2011, mentre ilgasolio autotrazione di - 14,1% (- 299.000 tonnellate).
La domanda totale di carburanti (benzina + gasolio) nel mese didicembre è così risultata pari a circa 2,5 milioni di tonnellate, di cui 0,7 milioni di tonnellate di benzina e 1,8 di gasolio autotrazione, con undecremento del 13,6% (-393.000 tonnellate) rispetto allo stesso mese del 2011.
Nel mese considerato le immatricolazioni di autovetture nuove sonodiminuite del 22,5%, con quelle diesel che hanno rappresentato il 52,2% del totale (era il 52,1% nel dicembre 2011).
Nell’intero 2012, i consumi sono stati pari a circa 63,9 milioni di tonnellate, con un calo del 10,1% (-7.191.000 tonnellate) rispetto al 2011.
La benzina ha mostrato una flessione del 10,8% (-1.013.000 tonnellate), il gasolio del 10,4% (-2.661.000 tonnellate).
Nel 2012 la somma dei soli carburanti (benzina + gasolio), evidenzia un peggioramento del 10,5% (-3.674.000 tonnellate).
Nel periodo considerato, le nuove immatricolazioni di autovetture sono risultate in diminuzione del 19,9%, con quelle diesel a coprire il 53,4% del totale (era il 55,4 nel 2011).
Nonostante il fortissimo calo dei consumi dei carburanti registrato nell’anno, il gettito fiscale stimato è risultato cresciuto di oltre 4 miliardi di euro rispetto al 2011 (+12,5%) di cui, 3,2 miliardi derivanti dalle accise e 0,9 dall’iva.
Ciò per effetto della maggiore componente fiscale che nel 2012 per la benzina ha mostrato in media annua un progresso del 19,5% e per il gasolio del 28,5%, a fronte di variazioni dei prezzi industriali (al netto delle tasse) rispettivamente del 9% e del 7,8%.
Roma, 17 gennaio 2013 – Comunicato stampa dell’Unione Petrolifera
—————
Postiamo come di consueto i grafici da noi elaborati con i dati provenienti dal Ministero dello Sviluppo Economico. La solita voragine, il baratro, l’abisso sempre più profondo nel quale cadono i consumi evidente segnale della marmellata nella quale annega la navicella nazionale. .
Adesso i grafici relativi ai carburanti da autotrazione.


Gasolio

(ndRC: Grafico Fondamentale, guardate la linea rossa sempre più lontana dalle medie stagionali, Un disastro mai visto)

Benzina


Insieme benzina + gasolio



Tutto crolla. I grafici mensili ci segnalano che tutto va giù in picchiata, giù, giù, senza un segnale di volersi fermare..
Giù i consumi di petrolio (- 11,1 %) e
giù i consumi dei carburanti (-10.5%),
giù le immatricolazioni delle auto (- 22,5%),
giù il mercato degli autocarri va peggio delle auto: -31,6%
giù il consumo di energia elettrica (-5,6 %)
giù la produzione industriale
e i consumi del gas metano .


 

tontolina

Forumer storico
Economia e Libertà


Born to be Free

"SE SEI SMART, NEL 21° SECOLO VAI IN ASIA"
Jan 20, 2013 05:21 pm | Riecho blog
Come abbiamo più volte ripetuto in questo blog la ricchezza e il potere stanno muovendosi dall'Occidente verso altre terre. Non mi riferisco solo alla ricchezza intesa come capitale finanziario, ma anche, e forse soprattutto, al capitale umano.

Un ambiente che sanziona il talento, la creazione, il successo allontana il talento e l'innovazione. Un sistema che fa pagare ai giovani il conto del banchetto consumato da un'altra vecchia generazione allontana i giovani. I giovani di talento sono dunque la categoria che più di tutte sta percorrendo la via della fuga: l'Europa sta perdendo i suoi giovani migliori.



Lo spostamento della ricchezza finanziaria e umana comporta uno spostamento dei centri di potere, che è un fenomeno ricorrente nella storia. Gli ultimi secoli sono stati caratterizzati dal legame tra ricchezza e potere e le terre occidentali: Europa occidentale e Stati Uniti.

La fortuna nostra e dei nostri genitori di aver vissuto in un occidente prospero ha la sua causa prima nella rivoluzione industriale avvenuta in Gran Brategna. Il miracolo della creatività e dell'ingegno di persone che riescono, grazie ad un innovazione, a cambiare il destino di milioni di individui. James Watt ebbe un'intuizione che trasformò completamente il modo di produrre rendendolo più facile e più veloce. A beneficio di tutta la società.

Solo una società economicamente prospera potrà permettersi di sostenere una difesa militare, avanzare nelle scienze, splendere nell'arte e nella cultura, migliorare nella medicina e nella tecnologia ecc. Ecco perché il benessere materiale è la base per una società ricca in ogni aspetto. Nelle parole di Jeffrey Tucker: "Tutto questo cosiddetto “materialismo” finisce quindi per alimentare una realtà immateriale, ci consente di provare gioia. Infatti sin dall’antichità poeti, filosofi e teologi ci descrivono le proprietà magiche che la musica può avere sulla civiltà. E’ toccato però ai capitalisti rendere reali e universali i loro sogni".

Le società che riescono in questo processo sono quelle che si fondano su principi sani: risparmio, libertà economica, garanzia delle libertà individuali. Questi sono gli ingredienti per una prosperità di lungo termine.

E' facile comprendere quindi perché oggi l'occidente è in un declino inarrestabile: governi in bancarotta, sistema bancario insolvente, distruzione dei risparmi, incentivi alle spese e al consumo, ostacolo alla libera intrapresa con nuove tasse, nuove regole, nuovi controlli a ritmo quotidiano.

Al contrario l'Asia ha fatto propri negli ultimi decenni quei valori e quei principi che oggi danno i loro frutti: l'ascesa dell'Asia è inevitabile, come inevitabile è contemporaneamente il declino dell'occidente, come puntualizziamo nel nostro Free Report.

Jim Rogers è un famoso investitore che ama spesso ripetere: "If you were smart in the 18th century, you moved to France. If you were smart in the 19th century, you moved to England. If you were smart in the 20th century, you moved to the US. And if you're smart in the 21st century, you move to Asia."

Jim Rogers risiede attualmente a Singapore.

La fortuna che la tecnologia moderna ci regala è quella di aver la possibilità di muoverci nel mondo senza troppa fatica e costi. Questo potrà rendere meno difficile accettare di lasciare la propria terra.

L'internazionalizzazione del proprio stile di vita credo sia indispensabile per chi, soprattutto giovane, voglia sfruttare al massimo le occasioni e le opportunità offerte dal mondo di oggi e di domani.

Riecho
Editor EconomiaeLiberta.com
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Abbiamo una banca centrale che presta soldi all'1% a un sistema bancario che compra titoli pubblici che rendono il 6% e che vengono dati in garanzia alla stessa banca centrale. Il 5% è una somma enorme e fa tutti contenti, la banche che fanno un sacco di soldi e gli stati che spendono a debito a rotta di collo. Banche e stati basterebbero quindi a sè stessi.

Al di fuori di questa relazione ci sono le economie reali e le persone vive come voi e me. Ebbene, persone vere, aziende ed economie sono solo una gran rottura di palle. Devono sottostare a tutta una serie di regole economiche che, per quanto distorte e coartate dalla politica, non possono essere forzate con piena discrezionalità. Intendo dire che in un mercato nessuno può obbligarmi a comprare quella precisa marca di orologio o di scarpe. Finchè ci sono diversi orologiai o scarpai sul mercato, costoro devono essere in grado di catturare la mia preferenza altrimenti falliscono. L’unica possibilità di togliermi la scelta è nazionalizzare l’economia, cioè ostruire un orologio di stato, una zuppa di stato, una motoretta di stato, una mobilia di stato etc etc.

La banca, allo stato attuale, non ha nessun interesse a finanziare gli imprenditori puri che possono sbagliare e fallire. Questi saranno visti più come un rischio che come un'opportunità. Ricordiamoci che le banche fanno quattrini a palate senza rischi col triangolo magico, banche centrali, stati, sistema bancario. Se le cose vanno male ad un progetto fallimentare succede che vi saranno dei soldi che escono dal sistema, le cosiddette sofferenze, e questo NON deve succedere.

Niente e nessuno, inclusi i privati cittadini, deve sottrarre soldi al sistema del triangolo magico. In questo senso la lotta al contante è perfettamente logica. Così come è logico che il rubinetto degli investimenti verso i privati e gli imprenditori si sia seccato quasi del tutto. Ciò spiega anche perchè, nonostante la mostruosa quantità di quattrini creati dalle banche centrali che prestano alle banche che comprano titoli pubblici, non registriamo un'inflazione a doppia cifra.

L'economia che, come insegnava Mises, è una scienza umana e non una scienza sperimentale, è però pur sempre una scienza, e come tale risponde a una legge fondamentale tanto quanto la gravità universale, cioè non esistono pasti gratis. Quello che il sistema banche/stati sta realizzando sotto i nostri occhi è un mostruoso trasferimento di ricchezza dalle persone 'vere' che lavorano alle classi dominanti che governano le nazioni. Ma che tipo di ricchezza stanno trasferendo visto che la disoccupazione è una piaga che sta divorando tutto l’occidente (e chi non lavora non può produrre ricchezza)? La risposta è semplice. Si stanno impossessando della ricchezza prodotta da chi non ha ancora perso il lavoro (ma che presto lo perderà) unitamente a quella che l'umanità ha creato nelle ultime tre o quattro generazioni.

Anche un pazzo si accorgerebbe che questo giochetto non può durare in eterno, ma ricordatevi sempre la frase del principe dei cialtroni, Lord Maynard Keynes, i pazzi mica vivono in eterno, nel lungo periodo saremo tutti morti. E nel breve? Saremo tutti poveri.

Mauro Gargaglione
Contributor EconomiaeLiberta.com
NolMpo2-1ro

 

tontolina

Forumer storico
Mercato Italiano, se fossimo i primi a saltare?

Mercato Italiano, se fossimo i primi a saltare?

In questi giorni mi sono dedicato al bilancio della società dove lavoro e non riusciamo a starci dietro da quanto lavoriamo, questo permette a tutti noi di vivere economicamente tranquilli ma se non ci fosse stato chi evitava qualunque spesa non indispensabile non avremmo potuto collocarci in questa posizione felice, bisogna essere molto attenti alle spese fatte altrimenti non si riesce a recuperare ed i debiti sostenuti per gli investimenti si mangiano il tuo capitale in modo progressivo ed inarrestabile. Fin qua tutto scontato ma quello successo in questi anni sta facendo sprofondare questo paese in un abisso irrecuperabile ed il fondo lo abbiamo toccato negli ultimi due anni dimostrando a tutto il mondo quanto inetti siamo come paese.

A mio parere la maggior parte della classe politica di questo paese non ha il minimo senso della patria e penso che l’unico mezzo per sistemare questa struttura mal fatta sia quella di buttarla giù per ricominciare dall’inizio.

In medicina esiste il famoso Rasoio di Occam e la corretta applicazione può far capire molte cose. Quindi se voi foste una banca ed l’azienda pubblica vi chiedesse dei soldi tramite la classe politica italiana….voi…….si dico a voi………..li dareste questi soldi?
Non voglio divulgarmi troppo e passo all’esame grafico:



Diciamo subito che non la vedo bene a causa del notevole ipercomprato e della somiglianza con l’anno 2007, questo non vuol dire che tutti i mercati crolleranno ma che questo paese non è ancora salvo e nonostante gli ultimi segnali positivi penso che le elezioni politiche daranno la lettura definitiva di questo contesto grafico ingarbugliato. Per la cronaca oggi è scattato……..secondo il mio sistema di analisi. Servono altre conferme ma ritengo altamente la probabilità di un ribasso il cui target non spetta a me tracciarlo.



Nel settimanale è sparita la divergenza ribassista e questo mi mette in posizione di maggiore tranquillità ma sembra proprio che abbiamo bisogno di un ritracciamento per rifiatare, non voglio fare il nostradamus perchè non mi calza l’abito del mago ma ritengo molto pericoloso il tipo di grafico che vedo e solo dopo il prossimo ritracciamento sapremo che tipo di movimento è in essere. Per il momento io faccio come un generale sopra il monte che guarda i soldati combattere.


da Mercato Italiano, se fossimo i primi a saltare? | Rischio Calcolato
 

big_boom

Forumer storico
e' dal 2007 che scrivo che l'Italia e' fallita, non tanto per colpa degli italiani ma della classe dirigente

da mandare tutti a zappare nei campi per 10 euro al giorno :D

comunque e' un casino perche' anche gli USA non sono tanto ben messi
troppe tasse e troppi idioti al volante :-o
 

tontolina

Forumer storico
[ame=http://www.youtube.com/watch?v=a9y1-_HWlCk]VI SPIEGO I PIANI DI CHI VUOLE PIU' EUROPA - Fabrizio Tringali - YouTube[/ame]
 

tontolina

Forumer storico
Italia, indice Pmi dei servizi in calo: allarme per la disoccupazione

Il nuovo calo del nostro terziario preoccupa per i riflessi sulla crescita ma soprattutto per l'occupazione. Eurozona (Germania a parte) ancora in recessione

L’indice Pmi, elaborato da Markit sulla base di un’indagine condotta tra i direttori di acquisto delle imprese attive nel settore terziario, a gennaio è risultato pari a 43,9 in decisa flessione rispetto ai 45,6 di dicembre. Il dato di gennaio rappresenta il ventesimo mese consecutivo di contrazione delle attività del terziario
 

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