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I "personaggi" che abolirono i biglietti di stato nel 1998



Fonte: http://seigneuriage.blogspot.it/2013/11/i-personaggi-che-abolirono-i-biglietti.html
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A FUTURA E SEMPITERNA MEMORIA:

LEGGE 31 marzo 1966, n. 171
Autorizzazione al Tesoro dello Stato a fabbricare ed emettere biglietti di Stato da L. 500. (GU n.91 del 14-4-1966)
(Presidente: Giuseppe SARAGAT - Premier: Aldo MORO - Ministro del Tesoro: Emilio COLOMBO - Guardasigilli: Oronzo REALE)
Testo in vigore dal: 29-4-1966 al: 28-3-1998

abrogata da:

DECRETO LEGISLATIVO 10 marzo 1998, n. 43
Adeguamento dell'ordinamento nazionale alle disposizioni del trattato istitutivo della Comunita' europea in materia di politica monetaria e di Sistema europeo delle banche centrali. (GU n.61 del 14-3-1998)
Entrata in vigore del decreto: 14/03/1998
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Presidente della Repubblica: Oscar Luigi SCALFARO (deceduto)

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Romano Prodi, Presidente del Consiglio dei Ministri (vivente)

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Carlo Azeglio Ciampi, Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica (vivente)

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Lamberto Dini, Ministro degli affari esteri (vivente)

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Vincenzo Alfonso Visco, Ministro delle finanze (vivente)

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il Guardasigilli: Giovanni Maria Flick (vivente)



Pubblicato da Nicoletta Forcheri a 16:41 ShareThis Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook
 
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avessimo una Banca Centrale statale e non avessimo aderito all’euro il nostro debito pubblico sarebbe di soli 192 miliardi anziché 2000 miliardi!
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24 ottobre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://www.ioamolitalia.it/blogs/vivere-senza-l-euro/eurodisastro—se-avessimo-una-banca-centrale-statale-e-non-avessimo-aderito-all-euro-il-nostro-debito-pubblico-sarebbe-di-soli-192-miliardi-anziche-2000-miliardi.html
di Stefano Di Francesco
19/10/2013 19:04:13


Sarà poi vero che siamo un popolo di ladri, manigoldi, evasori, spendaccioni il cui unico scopo nella vita è rubare al prossimo? Sarà poi vero che solo noi, solo qui in Italia, abbiamo questa morale così incline alle furberie, alla corruzione, al malcostume?
Bèh..in parte è vero, non siamo sicuramente tra i più onesti e virtuosi del mondo, ma esistono popoli e nazioni dove la corruzione è molto maggiore che da noi, dove la tangente è la regola ed il malcostume quotidianità. Pensiamo ai paesi del sud-est asiatico: Cina, Corea, Filippine, Taiwan, … rubano anche lì, però le loro economie vanno a velocità dieci volte la nostra. Forse il problema non è lì.
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Ma che strano!! Il debito pubblico italiano se fosse stato monetizzato attraverso la Banca Centrale piuttosto che attraverso la vendita di titoli sul mercato finanziario sarebbe di soli 192 miliardi di euro, il 12,3% del PIL e non il 132% come oggi!!!
Possiamo quindi affermare che il debito è praticamente oggi composto di soli interessi e che non dipende dalla spesa, dalla mala gestione, dalla corruzione e tanto meno dall’evasione fiscale.
Si tratta di capire che sono state la sciagurata decisione di non consentire più alla Banca d’Italia di sottoscrivere il debito nazionale, l’emissione di BTP a tassi ben superiori all’inflazione, la necessità di innalzare detti interessi per collocare il debito sul mercato, l’adesione all’Euro ed alle tante troppe sovrastrutture che ci sono state imposte con la sua adozione, le cause del debito pubblico e non la mala gestione della cosa pubblica.
Sprechi ci sono stati, ci sono e probabilmente ci saranno anche in futuro. Ma è un dato di fatto che l’Italia da vent’anni a questa parte ha prodotto avanzi primari di bilancio per una cifra superiore a 730 miliardi di euro!!
Sono gli interessi passivi che lo Stato paga ogni anno ad aver trasformato questo avanzo in un deficit dopo l’altro, consentendo al debito pubblico di arrivare a quasi 2100 miliardi di euro!
Inoltre questi interessi fluiscono per circa il 90% nelle casse del sistema bancario globale (italiano ed estero). Trattasi di 70/80 miliardi che le banche incassano senza rischio e che si guardano bene dal reimmettere nel sistema economico, tant’è che riducono il credito di 50 miliardi l’anno al sistema Imprese -Famiglie! Che bel risultato !come sono efficienti i mercati finanziari!!
Dobbiamo tornare padroni del nostro destino, gli italiani decidano per l’Italia.


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qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda" Horacio Verbitzky

















































domenica 19 gennaio 2014

MPS: LANNUTTI, BANKITALIA SAPEVA ECCO LE PROVE ADUSBEF PRESENTA ESPOSTO-DENUNCIA CORTE APPELLO GENOVA




Fonte: http://www.agenparl.it/articoli/news/economia/20140116-mps-lannutti-bankitalia-sapeva-ecco-le-prove-adusbef-presenta-esposto-denuncia-corte-appello-genova


(AGENPARL) - Roma, 16 gen - In un corposo esposto-denuncia inviato alla Corte di Appello del Tribunale di Genova, competente sul Tribunale di Siena ed alla Procura Generale di Cassazione, Adusbef ha chiesto di accertare le strane dimenticanze del Tribunale della città del Palio, in merito al ruolo della Banca d’Italia, che nonostante fosse bene a conoscenza delle operazioni strutturate di ricopertura sui derivati tossici, sembra abbia chiuso gli occhi per togliere le castagne dal fuoco da una istituzione “che non sbaglia mai perchè produce ministri e presidenti del Consiglio e della Repubblica”, fornendo l’alibi perfetto alla tesi secondo la quale Bankitalia fosse stata all’oscuro dell’operazione ‘Alexandria’, e che addirittura fosse stata ostacolata nelle sue funzioni di ‘alta Vigilanza’.

La comoda tesi sostenuta nel capo di imputazione del processo che si sta celebrando a Siena, è che alla Banca d’Italia sia stato nascosto un documento dal quale emergerebbe il collegamento tra la ristrutturazione dell’operazione Alexandria e l’acquisto di 3 miliardi di euro di Btp, entrambe realizzate da MPS con Nomura, la cui mancata comprensione del collegamento avrebbe impedito alla Banca d’Italia di eccepire la corretta contabilizzazione del BTP, ipotizzata anche nell’interrogatorio reso dall’ex Capo degli Ispettori di Bankitalia Giampaolo Scardone (nel frattempo passato a Banca Carim come Vice direttore Generale) durante la testimonianza resa il 2.12.2013 dicembre 2013 (pag.186 del verbale), non regge con le carte e con l’integrale ascolto dell’udienza Link Audio Radio Radicale: http://www.radioradicale.it/soggetti/giampaolo-scardone, dove emerge chiaramente che furono i funzionari del MPS a chiarire agli ispettori il meccanismo di collegamento di Alexandria.

Chiunque abbia seguito il processo ha compreso che tale tesi, secondo la quale Bankitalia fosse stata tenuta all’oscuro delle operazioni “struttura BTP 2034 e nota Alexandria” è falsa e ridicola, smentita clamorosamente dalle stesse ispezioni della Vigilanza di Bankitalia iniziate l’11 maggio e concluse il 6 agosto 2010 (firmata da Vincenzo Cantarella, Biagio De Varti, Giordano Di Veglia, Angelo Rivieccio, Federico Pierobon, Omar Qaram), ma soprattutto dalle successive ispezioni del 2011,dove gli ispettori della Banca d'Italia esaminarono i numeri di Banca Mps, nel quale dedussero esplicitamente il collegamento tra l'operazione di ristrutturazione Alexandria e i repo sui BTp condotti con la controparte Nomura, oltre che dal rapporto che la Banca d’Italia fornisce alla Consob nel mese di aprile 2012, quindi 5 mesi prima del supposto ritrovamento del Mandate il documento che legava esplicitamente le due operazioni in una oscura cassaforte. Se non fosse stato così evidente, come mai il rapporto ispettivo di Bankitalia, che mise in luce il collegamento del repo sui BTp al 2034, la cui connessione fu fornita dai dirigenti del MPS, dedusse che avrebbe creato un serio problema di liquidità alla banca, con possibili impatti della sola operazione repo BTp con Nomura, tale da mettere a rischio la stessa sopravvivenza della banca ? Già in un precedente esposto-denuncia inviato il 25 gennaio 2013 alle Procure della Repubblica, tra le quali Siena, Adusbef aveva ipotizzato l’esatta ricostruzione delle dinamiche truffaldine messe in atto dal Monte dei Paschi, con il diretto concorso della Banca d’Italia, che nonostante le ripetute ispezioni aveva fatto finta di non vedere.

Negli esposti Adusbef ricostruisce le fasi di acquisizione di Antonveneta, annunciato l'8 novembre 2007 da MPS, per 10,3 miliardi di euro accollandosi anche 7,9 miliardi di debiti, quando appena sessanta giorni prima gli spagnoli del Banco Santander di Botin- Opus Dei, molto vicino al banchiere Ior Gotti Tedeschi a sua volta vicinissimo a Mussari (come risulta dalle agende dell'ex presidente di Mps) avevano rilevato la stessa Antonveneta per 6,3 miliardi. Tutte le acquisizioni e le fusioni tra gli istituti di credito, devono passare al vaglio preventivo della Banca d'Italia, che deve valutare la sostenibilità finanziaria, la sana e prudente gestione, l'impatto sui bilanci e sul conto economico, ai fini della stabilità e per non mettere a rischio il risparmio dei depositanti da operazioni azzardate o sopravvalutate. Ai tempi dell'acquisizione, ricopriva la carica di Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, con la signora Anna Maria Tarantola, attuale presidente della Rai, ai vertici dell'ufficio di Vigilanza, Fabrizio Saccomanni direttore Generale.

Già dalle relazioni della Vigilanza di Bankitalia che nel 2010 fa visita al Monte dei Paschi di Siena, emergono risultanze parzialmente sfavorevoli, con i punti di debolezza. Per quel che riguarda i profili organizzativi e di controllo gli ispettori scrivono: «La regolamentazione delle operazioni finanziarie deve essere estesa ai veicoli di diritto estero, al fine di evitare che possano essere assunte posizioni non monitorabili dalle strutture di controllo» (ovvero: siccome ci sono più centri decisionali in grado di assumere rischi ad esempio acquistando finanza strutturata, è opportuno che la capogruppo sia in grado di conoscere i rischi che tutti questi altri centri si assumono). La relazione prosegue: «L’azione dei comitati interni è incerta, poco incisivo l’operato del comitato rischi, le decisioni prese nei comitati finanza e di stress non vengono riportate con regolarità al consiglio» (cioè ognuno assume rischi come gli pare e il Consiglio non sa niente).

«La struttura commerciale si raccorda in modo insufficiente con quella che gestisce i rischi finanziari derivanti da prodotti che includono derivati. Poco efficace anche il coordinamento dei vari risk Taking Center, la cui sovrapposizione operativa è stata assecondata assegnando crescenti obiettivi di profitto all’area Tesoreria, Capital Managment e Direzione Global Market» (in altre parole, i dirigenti di queste aree si sovrappongono pur di fare profitto senza monitorare i rischi).

«L’orientamento del gruppo verso l’assunzione dei rischi escluso dal computo dei requisiti prudenziali non si è accompagnato al rafforzamento, anche in termini di risorse addette, dei relativi presidi di riscontro» (come dire che hai comprato il treno ma non hai assunto il macchinista e lo fai guidare ad uno che non ha la patente).

A maggior riprova della mancanza di competenza nella capacità di gestire i rischi assunti, Bankitalia scrive: «Il Risk managment non riscontra le valorizzazioni dei fondi hedge e di private equity, né le posizioni detenute da numerose controllate estere». Ed erano appunto le controllate estere a fare le famose operazioni Alexandria e Santorini, di cui Bankitalia dice di non sapere nulla, nonostante sulla relazione ispettiva scriva: «Alcuni investimenti a lungo termine presentano profili di rischio non adeguatamente controllati né riferiti dall’esecutivo all’organo amministrativo. In particolare si sono determinati consistenti assorbimenti di liquidità (oltre 1,8 miliardi) riferiti a due operazioni, del complessivo importo nominale di 5 miliardi di euro, stipulate con Nomura e Deutsche Bank Londra» ossia dell’operazione Alexandria e Santorini che “potevano mettere a rischio la sopravvivenza della banca”.

Bankitalia conosceva queste operazioni, e sapeva che non erano adeguatamente monitorate. Inoltre tutte queste operazioni vanno scritte in un bilancio, e poiché il controllo della correttezza contabile spetta alla Consob, (ed è difficile immaginare che la nocività si sia manifestata negli ultimi tre mesi) se ne deduce che anche Consob non abbia garantito negli anni al mercato ed agli investitori la dovuta trasparenza sulla situazione contabile e finanziaria di Montepaschi. Una Consob stile Vegas-Caputi silente e contigua, che dopo aver ricevuto nel luglio 2012 in un esposto, l’esatta ricostruzione delle operazioni in derivati contabilizzate in modo da occultare le perdite nel bilancio Mps nella ristrutturazione di Santorini fatta da Mps con Deutsche Bank, e di Alexandria con Nomura, ha avallato tutte le operazioni sporche di bilancio, a differenza della Bafin, omologa autorità tedesca, che ha contestato nel novembre 2013 al top management di Deutsche Bank, la falsa contabilizzazione del derivato Santorini da parte del ramo finanza della banca d' affari tedesca, ipotizzando che dietro Santorini fosse nascosta la condivisione dell' occultamento delle perdite di bilancio di Mps tra i manager Deutsche Bank e quelli Mps.

Adusbef confida che la Procura Generale di Cassazione e la Corte di Appello di Genova, possano aprire un’inchiesta sull’operato di un Tribunale, che non vuole vedere le pesanti responsabilità della Banca d’Italia e la sua palese omessa vigilanza, aggiungendo al danno sofferto da risparmiatori, azionisti, lavoratori e contribuenti chiamati a ripianare le perdite di un crack bancario per oltre 4 miliardi di euro, la beffa di esonero di responsabilità per l’ex Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, la signora Anna Maria Tarantola, attuale presidente della Rai, i vertici dell'ufficio di Vigilanza, e l’ex direttore Fabrizio Saccomanni attuale ministro dell’Economia


Pubblicato da Nicoletta Forcheri a 03:03 ShareThis Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook








"Inganni ai clienti": indagati Bazoli e Passera



http://www.liberoquotidiano.it/news/home/1388064/-Inganni-ai-clienti%E2%80%94indagati-Bazoli-e-Passera.html#.UtrBdo3pKCU.facebook

L'ESCLUSIVA DI LIBERO IN EDICOLA OGGI
I banchieri verso il rinvio a giudizio a Trani: avrebbero venduto derivati sapendo che avvantaggiavano solo l'istituto 16/01/2014


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Michele Ruggiero, combattivo pubblico ministero della Procura di Trani, ha colpito ancora. Dopo aver messo sotto inchiesta le principali agenzie di rating mondiali e aver indagato per abuso d’ufficio Silvio Berlusconi (poi archiviato) per le presunte pressioni sull’Agcom, questa volta ha iscritto sul registro degli indagati 15 tra banchieri e manager. Sono tutti accusati di truffa aggravata continuata e (solo alcuni funzionari minori) di concorso in abusivismo finanziario continuato. Gli inquisiti hanno ricevuto nei giorni scorsi l’avviso di chiusura indagini. I nomi eccellenti di questa nuova inchiesta sono soprattutto dirigenti ed ex dirigenti di Banca Intesa e della controllata banca Caboto. Tra questi: Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza ed ex presidente del cda, Corrado Passera, amministratore delegato sino al 2011 e poi ministro (l’altroieri ha annunciato la fondazione del suo nuovo partito),Enrico Salza, ex presidente del Consiglio di gestione, Giampio Bracchi, ex vicepresidente e Giovanni Gorno Tempini, ex amministratore delegato di Caboto, oggi ad della Cassa depositi e prestiti. L’accusa è quella di aver venduto derivati a Ruggiero Di Vece, titolare della Euroalluminio, società pugliese specializzata nella vendita di materiali per l’edilizia. Tutto ha inizio nel 2004 con la sottoscrizione da parte dell’imprenditore di un finanziamento a tasso variabile dell’importo di 700 mila euro da estinguere in quindici anni in rate trimestrali. Contemporaneamente Di Vece viene indotto (per il pm il «consenso sarebbe stato carpito con l’inganno») a firmare con Banca Intesa «contratti aventi a oggetto strumenti finanziari derivati Irs». Una truffa aggravata dal fatto di aver fatto sottoscrivere a Di Vece prodotti «via via più gravosi, chiedendo periodicamente la rinegoziazione previa risoluzione dei precedenti contratti; prospettando al cliente una minore esposizione e invece aggravando la sua posizione e aumentando contestualmente il proprio margine di guadagno».
I derivati erano stati proposti a Di Vece come «copertura dal rischio di variazione del tasso d’interesse» del suo finanziamento, ma per Ruggiero questi «erano strutturalmente inefficaci e inadeguati a tale funzione per la loro peculiare natura speculativa (cioè vere e proprie scommesse sui tassi), sempre sbilanciata in favore della banca». L’imprenditore avrebbe stipulato, «secondo lo schema adottato notoriamente dalle banche della proposta-accettazione», tre contratti destinati a «operatori qualificati» quale non era, dopo aver firmato un modulo in cui invece si dichiarava tale, pur «senza avere ricevuto alcuna informazione sul tipo di derivati, sulla nozione di “operatore qualificato” e sulle conseguenze» di quella dichiarazione. Quei contratti per Ruggiero avrebbero procurato a Intesa un «ingiusto profitto patrimoniale» di 41.410 euro, «profitto rimasto occulto al cliente». In più l’imprenditore avrebbe avuto un ulteriore danno. Infatti nel 2008 avrebbe pattuito l’estinzione anticipata del terzo contratto, «viste le ingenti perdite subite» e per farlo avrebbe versato all’istituto 78.600 euro, «somma unilateralmente determinata» da Intesa. Ma se sono comprensibili le accuse nei confronti dei funzionari che hanno direttamente interagito con Di Vece, Ruggiero che cosa contesta esattamente a chi guidava Banca Intesa all’epoca, da Bazoli a Passera? Per il pm, amministratori e manager erano tutti «consapevoli che contratti swap di quel tipo» erano favorevoli sono alla banca e quindi «coscientemente e volontariamente (e quanto meno con dolo eventuale), predeterminavano le condizioni per la negoziazione di contratti derivati di natura truffaldina».
A questo punto il magistrato stila l’elenco delle accuse rivolte ai vertici: aver consentito il collocamento di questi derivati presso la clientela; non averla informata sui possibili rischi (qui Ruggiero cita diversi articoli del Testo unico di intermediazione finanziaria del 1998, il Tuif); non essere corsi ai ripari di fronte ai rischi evidenziati dall’auditing interna e dall’ispezione della Banca d’Italia. Insomma i vertici «predeterminavano, inducevano consentivano e/o comunque non impedivano» che «“l’evento truffa” accadesse (così assumendosene le relative responsabilità)».
Ma quali sono le segnalazioni che avrebbero ignorato? La direzione dell’auditing interno in un report del marzo del 2004 «in ordine al processo di vendita di prodotti derivati su tassi alla clientela delle piccole e medie imprese» avrebbe segnalato «anomalie e criticità inerenti la documentazione sottoscritta dalla clientela, inadeguatezza della qualità del processo di consulenza e vendita al cliente, mancanza di supervisione e indirizzo da parte della Divisione Rete». Anche gli ispettori di Bankitalia avrebbero avuto da ridire sulla vendita dei prodotti finanziari incriminati. Il magistrato cita i risultati di due ispezioni: quella del settembre 2005 e quella del maggio 2006. Gli esperti di via Nazionale avrebbero contestato l’«inefficacia dei controlli circa l’operato della Rete commerciale» che proponeva i derivati; la mancata corresponsione dei premi ai clienti; la ricerca di meri ritorni senza prestare attenzione ai «rischi legali e reputazionali» della banca. Contestazioni di cui, secondo l’accusa, i vertici della banca non potevano non essere stati informati. Ma non ne avrebbero tenuto conto.

di Giacomo Amadori






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sabato 18 gennaio 2014

La Grecia è adesso sotto controllo straniero,




 

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Il gettone che diventò una moneta



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Il Gettone Telefonico Italiano:
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Il gettone che diventò una moneta

Scritto da WisardCoin, 2004

Introduzione
La storia del gettone telefonico Italiano è una storia piuttosto "particolare", poiché questo oggetto, inizialmente nato per il solo utilizzo con apparecchi telefonici pubblici, si è innalzato a ruolo di vera e propria moneta, riconosciuta in tutto il Paese, e comunemente accettato da tutti, con un suo valore riconosciuto, anche se non indicato.

Storia di un disco di bronzo Il primo gettone telefonico italiano nacque nel lontano 1927, alla Fiera Campionaria di Milano ad opera della STIPEL, Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda, per rendere più comodo l'uso del telefono pubblico. Esso era un piccolo disco d'alpacca (una lega di rame, nichel e zinco) o di bronzo.
Da allora ha accompagnato per 75 anni ininterrotti la vita dell'Italia, sempre nelle nostre tasche, mescolato con le monete e pronto ad essere usato per una telefonata o per sostituire la mancanza degli spiccioli.
Sempre in questa sua equivoca doppia funzione, con le monete ha condiviso una parte di storia.

Verso la fine del 1959 nasce il gettone telefonico che almeno tre generazioni di italiani conoscono.
Possiamo sicuramente considerarlo parente stretto della lira perché fino al 2001, anno in cui la Lira ha ceduto il posto al nuovo Euro, il gettone telefonico è stato sempre comunemente usato come moneta, senza quasi distinzione.
Ovunque in Italia, è sempre stato accettato di buon grado, come degno sostituto della moneta da 50 Lire fino al 1980, quando il suo valore è improvvisamente raddoppiato.
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UUn gettone telefonico del 1927. Il predecessore del gettone telefonico "classico"
Il "gettone da 100" Lire ha quindi cominciato sostituire le monete da 100 Lire, fino al 1984, quando il suo valore, sempre seguendo le tariffe delle telefonate urbane, è raddoppiato nuovamente, portandosi a 200 Lire, valore che ha poi mantenuto invariato fino al 2001.
Come qualsiasi diffuso oggetto di valore ha anche conosciuto fenomeni d'accaparramento nei momenti in cui cambiava il suo valore.
Nel 1976 sono arrivate le carte telefoniche prepagate e nel 1983 la SIP decise di non coniare più il vecchio gettone telefonico.
Si calcola che nel 1972 si sia prodotto un gettone per ogni abitante mentre nel 1978 si è giunti a sette gettoni per abitante. La stima complessiva è che dal 1927 al 1983, anno in cui si è smessa la produzione e sono contemporaneamente entrati in funzione i primi apparecchi a scheda magnetica e a gettoni, siano stati emessi in Italia circa 600 milioni di gettoni.
La prima scheda telefonica prepagata di Telefonia Pubblica, assoluta novità a livello mondiale, nacque in Italia nel 1976 al fine di fronteggiare il singolare fenomeno, diffuso a livello nazionale, della scarsità di moneta metallica, che, incidendo negativamente su alcune attività economiche del Paese, aveva da un lato spinto le banche ad emettere i famosi "mini assegni" e, dall'altro, a fare assumere al gettone telefonico la funzione di moneta di scambio.
Il gettone ha resistito ancora per molti anni alla nuova tecnologia delle carte magnetiche, ma la diffusione dei cellulari lo ha reso definitivamente obsoleto.
E' uscito per sempre dalle nostre tasche nello stesso periodo in cui è scomparsa quella che spesso è stata la sua lontana parente nobile, la lira, sostituita dall'Euro.
Il 31 dicembre 2001 il gettone telefonico è andato definitivamente in pensione; è ormai oggetto di culto e collezione per numismatici e appassionati.
Effettivamente, dal 31-12-2001 non possono essere più utilizzati e la Telecom ha dato la facoltà ai possessori di sostituirli nei negozi abilitati, con schede telefoniche da lire 2000. Ogni 9 gettoni veniva consegnata 1 scheda telefonica.

Il suo aspetto
Il gettone telefonico, è in bronzo, ed ha un diametro di 24 mm circa.
La produzione di gettoni ebbe un'impennata e la Sip la compagnia telefonica Italiana dell'epoca, negli anni settanta si servì contemporaneamente di quattro diversi fornitori, due al Nord e due al Sud, che impressero ognuno il proprio marchio sui pezzi prodotti: Ipm (Industria Politecnica Meridionale, di Arzano, Napoli); Esm (Emilio Senesi Medaglie, Milano), Ut (Urmet Costruzioni Elettrotelefoniche Torino), Cmm (Costruzioni Minuterie Metalliche, Sant'Agata Li Battiati, Catania).
Il Marchio è visibile sopra la scritta "GETTONE", ed è composto da 2 o tre lettere, identificanti appunto il costruttore.
Oltre al marchio, a partire dalla fine del 1959 si trova anche incisa l'indicazione del mese e anno di produzione espressa in quattro cifre, le prime due indicano l'anno le successive il mese.
Ad esempio, il gettone in figura è stato prodotto nel Luglio del 1976.
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Il gettone telefonico, in circolazione dal 1959 al 2001


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mercoledì 8 gennaio 2014

La storia del disastro dell'euro.. a partire dal 1944 (sapere aiuta a decidere da che parte stare)



Fonte: Il Nord di Alessandro de Angelis

martedì 7 gennaio 2014
Prima degli accordi di Bretton Woods, le banche degli stati dovevano avere una quantità di oro nei loro forzieri pari al denaro che stampavano. Succedeva, però, che esse stampavano più denaro rispetto al controvalore in oro che possedevano. Perciò nel 1944 si decise che solamente il dollaro dovesse avere la controvertibilità in oro e le altre monete potessero essere scambiate con il dollaro che faceva da garante.
Gli USA invece stamparono quasi 90 miliardi di dollari, creando un’inflazione globale, senza avere il controvalore in oro. Così, quando l’URSS e la Cina restituirono i dollari agli Usa chiedendo in cambio l’oro, costrinsero il presidente Nixon, il 15 agosto 1971, a far cadere la convertibilità del dollaro con l’oro, facendo sì che la moneta perdesse il suo effettivo valore ed il suo reale valore diventò indotto dalla sottomissione degli stati – e quindi delle persone – ad accettarlo come moneta di scambio per i beni e i servizi che le persone producevano.
Nel 1971, il nostro debito pubblico era di 16 miliardi e 145 milioni milioni di euro, ma quel debito, nella realtà, non esisteva, in quanto la Banca d’Italia era, come previsto dall’articolo 3 del suo statuto, un ente di diritto pubblico a maggioranza pubblica, cioè dello stato, che poteva stampare così la moneta a suo piacimento, ripagando in questo modo i debiti che contraeva. A questo punto avviene il tradimento e, in barba alla costituzione italiana, inizia la cessione ad enti privati delle quote di Banca d’Italia, che verrà forzatamente legalizzata grazie al tradimento dei politici, verificatosi nel 1992 con la legge 35/1992 dal Ministro del Tesoro Guido Carli, ex governatore della banca in questione (quando si dice il caso!).
Ma procediamo con ordine. Dieci anni prima di questo tradimento, il Ministro del Tesoro Andreatta ed il governatore della Banca d’Italia Ciampi tolsero l’OBBLIGO alla banca di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi e quindi di finanziare il debito pubblico, che passò così in soli dieci anni da 142 miliardi (dai 16 miliardi del 1971, perché lo stato finanziava la crescita attraverso l’emissione dei titoli) a ben 850 miliardi di debito – questa volta reale, in quanto contratto verso altri istituti bancari privati.
Nel 1992, solo il 5% delle quote di Banca d’Italia era rimasto di proprietà dello stato, mentre il restante 95% era andato in mano a banche private quali Comit, Credito Italiano e Banco di Roma. Gli acquirenti autorizzati a comprare i titoli di stato erano banche commerciali primarie ed istituzioni finanziarie private quali IMI, Monte dei Paschi, Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch. Il gioco era fatto: in pochi anni il debito – ad oggi – ha superato i 2040 miliardi di euro, grazie al tradimento dei politici che iniziarono in maniera concertata con i banchieri a svendere il patrimonio dello stato e dei cittadini a prezzi da saldo e, non contenti ancora, legalizzarono, con l’ennesimo tradimento verso il popolo, la privatizzazione della Banca d’Italia, grazie al governo Prodi che, il 16.12.2006, modificò lo statuto della banca all’articolo 3, facendo sì che essa non fosse più un ente di diritto pubblico, come dovrebbe essere in uno stato democratico. Ma non è finita qui, in quanto in una guerra ci deve essere un vincitore – cioè le famiglie al comando delle banche centrali – ed uno sconfitto – ovvero i popoli dell’Euro-zona sotto la dittatura dell’oligarchia bancaria della BCE (banca privata) e della Commissione Europea, che ha potere decisionale sulle politiche sociali degli stati, mentre il parlamento europeo ha solo quello consultivo.
Caduta la controvertibilità in oro, il denaro doveva essere non più addebitato ai cittadini, ma accreditato, in quanto esso è la misura del valore dei beni e servizi che noi cittadini produciamo e non certo dei parassiti banchieri che ci prestano la moneta a debito e che ora decidono le politiche sociali degli stati grazie al collaborazionismo dei politici loro asserviti. Questa moneta creata dal nulla viene trasferita dalla BCE alle grandi banche commerciali private che poi le prestano agli stati ad altissimi interessi, generando un debito pubblico inesigibile perché frutto di una frode poi legalizzata.
Ora dal 2012 gli stati non potranno più decidere quanto spendere e in cosa grazie ai trattati del Fiscal Compact e del MES, o fondo salva stati, che è in realtà un istituto di speculazione finanziaria pronto a requisire gli ultimi beni patrimoniali del nostro già povero stato – beni demaniali e forestali e servizi locali di pubblico interesse.
In Grecia hanno cominciato ad arrestare chi non ha la possibilità di pagare le tasse, portando i cittadini in campi militari in dismissione. Tra non molto la stessa sorte toccherà all’Italia. La terza guerra mondiale sta ormai per finire: la nostra ultima possibilità è che il Movimento5Stelle inizi a mandare alle trasmissioni pubbliche i suoi deputati a parlare della truffa del debito pubblico ed inserisca, come non fatto nel programma delle scorse elezioni, 1) la sovranità monetaria, 2) la nazionalizzazione della Banca d’Italia, 3) l’uscita dall’Euro e 4) l’inesigibilità del debito pubblico frutto di una frode legalizzata, altrimenti vuol dire che anche Grillo è stato messo in campo dai gestori del vero potere delle banche, per far sì che quella parte dell’elettorato che non sarebbe andata a votare portasse gli astensionisti a superare il 50%, di modo che gli italiani non si riconoscessero più nelle deleghe sociali verso i politici che ci hanno tradito. Ma siamo sicuri, o almeno vogliamo sperare, che di certo non sarà così.
N.B. – il popolo italiano ringrazia il governo Letta e il ministro Saccomanno per averci ricordato che non ci sono le risorse – ovvero il denaro – per non alzare l’aliquota dell’IVA, scordandosi furbescamente di dire che anche quest’anno sono stati sottratti al popolo, sottoforma di tassazione forzata, ben 90 miliardi di euro per pagare il debito derivante dal tradimento di averci venduto la sovranità monetaria ed altri 50,6 miliardi di euro con il MES, per un totale di oltre 140 miliardi, a fronte dei miseri 2 miliardi che occorrono per non alzare l’aliquota IVA. La storia ci insegna che, alla fine, ogni dittatura è destinata a cadere. Aiutateci quindi a divulgare questo articolo.
Alessandro De Angelis
Scrittore e ricercatore antropologo

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lunedì 6 gennaio 2014

Dalla Legge Amato, estratto disatteso nel caso BNP-BNL



Dalla legge Amato del 1990 che privatizzò il nostro sistema bancario, si previde comunque di :

d) introdurre una disciplina volta a garantire la permanenza del controllo diretto o indiretto di enti pubblici sulla maggioranza delle azioni con diritto di voto nell'assemblea ordinaria delle societa' per azioni di cui all'articolo 1. In casi eccezionali, al fine di rafforzare il sistema creditizio italiano, la sua presenza internazionale, la sua dimensione patrimoniale, e di permettergli di raggiungere dimensioni che ne accrescano la capacita' competitiva, per finalita' di pubblico interesse, uno speciale regime autorizzatorio potra' consentire deroghe al suddetto principio subordinando le relative operazioni:
1) alla presenza, negli statuti degli enti creditizi interessati, di disposizioni volte a impedire che soggetti individuali o gruppi non bancari acquisiscano posizioni dominanti e comunque pregiudizievoli per l'indipendenza dell'ente creditizio;
2) al parere della Banca d'Italia, che provvede all'istruttoria;
3) all'approvazione del Consiglio dei Ministri, con comunicazione alle competenti commissioni parlamentari;
e) disciplinare le procedure per la vendita delle azioni al fine di assicurare trasparenza e congruita' applicando ad essa le norme sulle offerte pubbliche per i collocamenti sul mercato.

CHE FACEVANO QUINDI DURANTE LA FUSIONE PER INCORPORAZIONE DI BNL IN BNP PARIBAS (CONTROLLO TOTALE?) (compreso Artigiancasse, Findomestic e quant'altre...) i nostri ministri?

L'acquisizione da parte della BNP Paribas del 48% delle azioni BNL detenute da Unipol iniziò sotto il governo Berlusconi (il 1 febbraio e poi 3 e il 5 aprile 2006) con un patto parasociale (cfr. file:///C:/Users/nicoletta/AppData/Local/Temp/Temp1_bnl.zip/bnl.htm) che prevedeva comunque il controllo sulle sue quote da parte di Unipol


e l'incorporazione fu poi terminata sotto Prodi, anzi per l'esattezza si concluse il 16 maggio 2006, e Berlusconi lasciò l'incarico il 17 maggio 2006 (cfr. http://www.ilgiornale.it/news/marted-prospetto-dell-opa-bnp-su-bnl.html ) . Tale operazione di controllo totalitario di una banca compartecipante al capitale di Bankitalia da parte di una banca dealer dello Stato Italiano, controllata anche dai governi FR, BE e Luss, venne fatta in occasione di una crisi di governo provocata ad arte sull'ennesimo scandalo di Berlusconi, non ricordo quale, perché i soliti eredi delle compagnie delle indie anglofrancolandesi completassero questa importantissima operazione di colonializzazione finanziaria in Italia.
Dopo il patto infatti vi erano tutti gli atti implementanti che si coclusero a fine anno 2006.
N. Forcheri 6/1/2013

RIf. http://www.disinformazione.it/Maastricht_lisbona.htm
 

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martedì 20 agosto 2013

Come un paese della zona euro in default può stampare euro



17 agosto 2013 Fonte: http://www.stampalibera.com/?p=65816



di Julian DA Wiseman, http://leconomistamascherato.blogspot.it/2011/08/defaulting-eurozone-country-can-print.html Agosto 2011

Trad. e note a cura di Marco Saba, riveduto da N. Forcheri con aggiunta di note

(Originale inglese: English )
Nota dei Traduttori:
Dall’articolo sotto si enucleano vari fatti interessanti:

1. che la Gran Bretagna non ha aderito al sistema TARGET2, pur partecipando alla BCE e pur non avendo adottato leuro come la Danimarca che pure appartiene a TARGET2.
2. che i TDS (titoli di Stato) sono altamente liquidi e cioè valgono moneta tra banche (donde il contingentamento della BCE degli stessi per evitare il rischio sotto)
3. che a partire dal momento che un paese ha privatizzato come l’Italia il suo sistema bancario si è dato la zappa sui piedi, il che è elementare ma l’autore sotto ragiona come se il paese X avesse entità da esso controllate ossia pubbliche, cioè ragiona da inglese.
4. che le sentenze dei tribunali possono essere aggiustate in senso favorevole per un dato paese, ma questo è valido nella sovranità di un paese come GB, FR e DE poiché non si è mai visto in Italia la magistratura deliberare contro le banche creditrici.
5. che l’euro non è una moneta unica “finale” in quanto la BCE non è pagatore di ultima istanza (ufficialmente) contrariamente alla BoE e alla sterlina che lo sono
6. last but not least, che stampando moneta a iosa, sia pur in una circostanza di default “si diluisce la ricchezza dei creditori” ergo si aumenta quella dei debitori… Non una parola sulla tanto paventata “inflazione”…
Articolo:
Argomento: I default sovrani sono sempre disordinati, ma un default sovrano nella zona euro può causare danni ancora maggiori, molto sparsi e non marginali, su una parte ancora ricca del mondo.


Cronistoria pubblicazione:
tratto da www.jdawiseman.com/papers/finmkts/20110619_euro_defaulter_print_euros.html. Articolo coperto dai normali diritti di autore


Indice: Introduzione; La contraffazione; Le sterline presso la Banca d’Inghilterra; L’euro in TARGET2; La struttura legale del TARGET2 (molteplicità dei sistemi, le banche centrali hanno un credito perfetto, Il fallimento non si applica a una banca centrale, Qual’è la zona giuridica di competenza?); Alcune domande senza risposta; Conclusioni.


Introduzione


Ai fini di questo saggio, supponiamo che un paese sovrano dell’Eurozona, il paese X, sia a rischio di default. Questo paese sovrano potrebbe essere uno qualsiasi degli attuali Stati membri dell’Eurozona (AT, BE, CY, DE, EE, ES, FI, FR, GR, IE, IT, LU, MT, NL, PT, SI, SK), o un paese non-membro collegato al TARGET2 (DK), o qualsiasi altro paese sovrano (quando diventerà membro della UE).


Si supponga inoltre che il paese inadempiente agisca egoisticamente, se così facendo avesse la possibilità di ottenere un guadagno.

Questo saggio dimostra come la struttura di TARGET2 permette a un paese egoista in default, membro dell’Eurozona, di aiutare se stesso e i suoi amici con quantità illimitate di euro.


La contraffazione


Quindi, il paese X sa che il default è imminente e – ognun per sé – decide di prendersi quello che può.


* Il Paese X presta alle sue banche locali, senza garanzie, una quantità enorme di titoli di Stato la cui quantità teorica potrebbe corrispondere a diversi anni di PIL


* Questo debito pubblico è utilizzato come garanzia in TARGET2 per effettuare pagamenti di grosse dimensioni a soggetti di comodo in altri paesi della UE.


* Queste entità di comodo possono poi effettuare dei pagamenti ad altri, ivi compreso ad enti nello stesso paese originante, X.

Si rivelerà poi impossibile smontare tutte o in gran parte le operazioni effettuate. Quindi grosse quantità di euro verranno trasferite al paese X. Naturalmente, ci saranno problemi legali. Ma molte di queste cause dovrebbero avvenire nei tribunali del paese X, e citare in giudizio i paesi in bancarotta, presso i propri tribunali, di solito non è produttivo.


Chi è stato derubato? Probabilmente, il reato più simile è quello della contraffazione: il denaro è stato creato, in modo da diluire la ricchezza dei detentori di euro e diluendo così la ricchezza dei creditori. Infatti, se l’operazione viene eseguita in dimensioni abbastanza grandi, la diminuzione del valore della moneta in euro potrebbe essere sostanziale.


La Banca centrale europea è sicuramente al corrente del rischio di tale misfatto. Con le spalle al muro, la BCE sarebbe sicuramente disposta a spendere un sacco – un sacco! – per evitarlo. Gli operatori del mercato potrebbero pensare che questo riduce la probabilità di default. Ma se, in un momento testardo di reciproca distruzione, al paese X è permesso di fare bancarotta, e lo fa dopo questa rapina, il tasso del recupero in euro svalutato sarebbe minimo.


Purtroppo per il paese X, il denaro nuovo di zecca non può essere usato per impedire il default. È solo perché il paese X è inadempiente che sarebbe disposto a creare enormi quantità di obbligazioni. I soldi possono essere stampati, ma mai abbastanza per catturare la coda del debito [NdT: poichè il denaro-debito chiamato euro produce sempre ulteriori interessi da pagare cui non corrisponde il capitale inizialmente creato, una delle principali assurdità del nostro sistema monetario corrotto è che cerchiamo disperatamente di esportare con le guerre pacifinte: vedi Libia i cui ribelli sono finanziati dalla Banca Mondiale].


Il resto di questo saggio spiega come la struttura legale del TARGET2 non riesce a evitare che una banca centrale ostile esegua la contraffazione di enormi quantità di euro.


Le sterline presso la Banca d’Inghilterra


Per spiegare meglio, iniziamo con un semplice esempio sugli aspetti giuridici del sistema di pagamento, a cui la zona euro può essere confrontata. La GBP, la sterlina inglese, è una moneta con una sola banca centrale unificata che, per ragioni storiche, viene chiamata la Banca d’Inghilterra (‘BoE’, Bank of England).


Mettiamo che un milione di sterline siano da pagare, per un qualsiasi motivo, da qualcuno che ha il conto presso la Barclays a qualcuno che ha il conto alla Royal Bank of Scotland (‘RBoS’). Il cliente della Barclays ordina alla banca Barclays il pagamento. La Barclays riduce il saldo del conto del cliente di questo importo. La Barclays, attraverso il sistema di pagamento CHAPS [NdT: sistema di compensazione interbancaria - o settlement], istruisce la BoE di trasferire il denaro dal conto Barclays presso la BoE al conto RBoS sempre presso la BoE. Questa istruzione alla BoE contiene anche informazioni su quale conto RBoS è il beneficiario, e la RBoS aumenta il saldo di quel conto. Il pagamento è fatto.


Si osservi che ci sono due livelli. I clienti bancari ordinari fanno operazioni attraverso le banche, mentre le banche operano attraverso la banca centrale. Nel sistema della sterlina, il tipo supremo di denaro, noto anche come “denaro finale”, è il denaro della banca centrale. Le banche possono continuare a effettuare pagamenti fino a quando il denaro si esaurisce e la BoE smette di prestarne [NdT: e quindi di crearlo "ex nihilo", dal nulla, derubando i legittimi detentori della sovranità monetaria].


L’euro nel TARGET2


Ora supponiamo che un milione di euro debba essere versato da un cliente della Société Générale (‘SG’) in Francia, a un cliente della Danske Bank in Danimarca. (La Danimarca non è un membro della zona euro, ma la banca centrale danese è collegata al TARGET2). Così il cliente della Société Générale ordina alla SG stessa di effettuare il pagamento. La SG diminuisce il saldo del conto del cliente del rispettivo importo. La SG invia un ordine di pagamento su TARGET2, a cui entrambe le banche centrali sono collegate. La Banque de France riduce il saldo del conto SG in base a questo valore, e la Danmarks Nationalbank aumenta il saldo della Danske Bank per la stessa quantità. Infine, la Danske Bank accredita il conto del proprio cliente e il pagamento è fatto.


Davvero? Un momento: come fa la Banque de France a pagare la Danmarks Nationalbank? Non lo fa. Non esiste una moneta unica “finale” nella zona euro.Le banche centrali nazionali non regolano queste cose tra di loro. Fino a quando esse saranno solventi e affidabili, funziona. Ma vuol dire che un paese X fallito può effettuare pagamenti che non può pagare, e se tali pagamenti sono ad agenti dello stesso paese X, allora il paese X avrà pagato sé stesso [NdT, ciò è valido per i paesi che abbiano agenti/enti pubblici cioè banche pubbliche e controllate dal pubblico, donde l'importanza di mantenere un sistema pubblico di banche e società].


La struttura legale di TARGET2


Cerchiamo quindi di esplorare la struttura legale di TARGET2. Il do Indirizzi della BCE del 26 Aprile 2007 sul trasferimento espresso trans europeo automatizzato di regolamento lordo in tempo reale (TARGET2)cumento rilevante è “Indirizzo della BCE del 26 Aprile 2007 relativo a un sistema di trasferimento espresso transeuropeo automatizzato di regolamento lordo in tempo reale (TARGET2)” (TARGET2) (BCE/2007/2) GU L 237 dell’8.9.2007, pag. 1. Esso comprende la formulazione degli accordi che disciplinano il TARGET2.


Il TARGET2 è una molteplicità di sistemi
BCE/2007/2,
Allegato II, titolo I,
Art. 3, par. 5-6


5. TARGET2 è giuridicamente strutturato come una molteplicità di sistemi di pagamento composta da tutti i sistemi che costituiscono TARGET2, designati come «sistemi» secondo le rispettive normative nazionali di attuazione della Direttiva sul carattere definivo dei regolamenti. TARGET2-[inserire riferimento a BC/paese] è designato come «sistema» ai sensi del [inserire la disposizione nazionale pertinente di attuazione della Direttiva definitiva sui regolamenti].


6. La partecipazione a TARGET2 ha luogo con la partecipazione a un sistema costitutivo TARGET2. Le presenti condizioni descrivono i reciproci diritti e obblighi dei partecipanti a TARGET2-[inserire riferimento a BC/paese] e della [inserire il nome della BC]. Le regole di elaborazione degli ordini di pagamento (titolo IV) si riferiscono a tutti gli ordini di pagamento immessi o ai pagamenti ricevuti da qualunque partecipante a TARGET2.


Quindi TARGET2 non è una persona giuridica, anzi non è nemmeno una cosa sola. Si tratta di una molteplicità di sistemi, ciascuno dei quali è sotto il controllo di una banca centrale.


Il TARGET2 presuppone che le banche centrali abbiano un credito perfetto
BCE/2007/2 ,
Allegato II, titolo IV,
Art. 16, &1 e 3


1. Un partecipante può limitare l’uso della liquidità disponibile per gli ordini di pagamento nei confronti di altri partecipanti a TARGET2, escluse le BC, fissando limiti bilaterali o multilaterali. Tali limiti possono essere fissati solo in relazione a ordini di pagamento ordinari.



3. Con la determinazione di un limite bilaterale, il partecipante dà disposizione alla [inserire nome della BC] di non regolare un ordine di pagamento accettato se la somma dei propri ordini di pagamento ordinari in uscita verso un altro conto PM di un partecipante a TARGET2, al netto della somma di tutti i pagamenti urgenti e ordinari in entrata provenienti dal conto PM di tale partecipante a TARGET2, supera detto limite bilaterale.


Si osservi che il modello alla base di TARGET2 presuppone che le banche centrali abbiano un credito perfetto.


La procedura d’insolvenza non si applica a una banca centrale
BCE/2007/2,
Allegato II, titolo IX,
Art. 34, par. 1


Sospensione e cessazione straordinaria della partecipazione
1. La partecipazione di un partecipante a TARGET2-[inserire riferimento a BC/paese] cessa con effetto immediato e senza preavviso ovvero è sospesa se si verifica uno dei seguenti eventi di default:


a) l’apertura di procedure d’insolvenza;


BCE/2007/2 ,
Allegato II, titolo I,
Art. 1 (Definizioni)
- per «partecipante» (o «partecipante diretto») (participant or direct participant) si intende un soggetto che detiene almeno un conto Payment Module presso la [inserire nome della BC], 1


Poiché le regole di insolvenza si applicano a un partecipante, e che un partecipante detiene un conto Payments Module (PM) presso le rispettive banche centrali e, visto che presumibilmente una banca centrale non dovrebbe detenere un conto PM presso se stessa, quindi la procedura fallimentare non si applica a una banca centrale.


Quale giurisdizione?
BCE/2007/2 , § IV,
Art. 12, par. 1 e 3


Risoluzione delle controversie e legge applicabile
1. In caso di controversia tra le BC dell’Eurosistema relativamente al presente indirizzo, le parti interessate tentano di comporre la controversia in conformità di quanto previsto nel protocollo di intesa relativo alla procedura per la composizione delle controversie interne al SEBC.

3. Nel caso di una controversia del tipo di cui al paragrafo 1, i rispettivi diritti e obblighi delle parti sono determinati in via principale dalle norme e procedure stabilite nel presente indirizzo. Nelle controversie relative ai pagamenti tra i sistemi componenti TARGET2 trova applicazione, in via sussidiaria, la legge dello Stato membro in cui si trova la sede della BC dell’Eurosistema del beneficiario, a condizione che essa non contrasti con il presente indirizzo.


Ciò lascia spazio ad astuzie impreviste e alle conseguenti dispute. Che cosa accade se il paese X, sul bordo del default, fa quanto segue:


Crea tantissimi titoli di Stato, valutati generosamente, e li presta a una banca locale amichevole.



<LI style="OVERFLOW: auto; BACKGROUND-IMAGE: url(http://www.stampalibera.com/wp-content/themes/freeart_by_stampalibera/images/postbullets.png); PADDING-BOTTOM: 0px; PADDING-TOP: 0px; PADDING-LEFT: 12px; MARGIN: 0.2em 0px; LINE-HEIGHT: 1em; PADDING-RIGHT: 0px">Tale banca, utilizzando i titoli appena emessi come garanzia, invia i soldi sul conto di un’entità di comodo nel paese Y non ìn default e appartenente al sistema TARGET2 (con X ≠ Y). <LI style="OVERFLOW: auto; BACKGROUND-IMAGE: url(http://www.stampalibera.com/wp-content/themes/freeart_by_stampalibera/images/postbullets.png); PADDING-BOTTOM: 0px; PADDING-TOP: 0px; PADDING-LEFT: 12px; MARGIN: 0.2em 0px; LINE-HEIGHT: 1em; PADDING-RIGHT: 0px">Metà di tale denaro viene poi reinviato a un altro ente del paese X.
E quindi? I tribunali del paese Y possono decidere se il pagamento in uscita, sostenuto da garanzie dubbie, sia valido o meno. Se è valido, allora la metà del denaro restante nel paese Y è moneta buona. Se non è valido, allora l’entità di comodo del paese Y fallisce, e il suo liquidatore si rivarrà per il pagamento con il paese X. Ma quest’ultimo caso verrà poi valutato dal Tribunale del paese X, le cui leggi potrebbero essere state “aggiustate” in senso sfavorevole per la condanna di tali azioni.


Nel determinare la validità dei pagamenti, la regola importante è tipicamente la legislazione locale del 1998 di attuazione della DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che modifica la direttiva 98/26/CE concernente il carattere definitivo del regolamento nei sistemi di pagamento e nei sistemi di regolamento titoli e la direttiva 2002/47/CE relativa ai contratti di garanzia finanziaria per quanto riguarda i sistemi connessi e i crediti
http://ec.europa.eu/internal_market/financial-markets/docs/proposal/sfd_fcd_proposal_it.pdf
(la cui implementazione è un obbligo: si veda l’allegato II, Titolo I, Art. 3, par. 5 citato sopra).


Ma la legislazione locale e la giurisprudenza potrebbe variare, quindi le autorità del paese X potrebbero complicare ulteriormente le cose con l’invio di denaro, tramite entità di comodo, in molteplici giurisdizioni del sistema TARGET2.


Alcune domande senza risposta


Questo ragionamento lascia senza risposta alcune domande sgradevoli.


">In quale momento la BCE potrebbe accorgersi di cosa sta succedendo, e quindi avviare il default formale staccando la spina? La stampa finanziaria ha generalmente descritto le azioni delle autorità dell’Unione europea, nella crisi attuale, come “buttare a calci il barattolo giù per la strada”. Questo passo sarebbe il contrario: la BCE direbbe che, poiché il paese X deve comunque fallire un giorno, la BCE fa avvenire il default immediatamente. Questa sarebbe una decisione difficile da prendere e da giustificare. Non è chiaro se sia legale.



<LI style="OVERFLOW: auto; BACKGROUND-IMAGE: url(http://www.stampalibera.com/wp-content/themes/freeart_by_stampalibera/images/postbullets.png); PADDING-BOTTOM: 0px; PADDING-TOP: 0px; PADDING-LEFT: 12px; MARGIN: 0.2em 0px; LINE-HEIGHT: 1em; PADDING-RIGHT: 0px">Qual è la nazionalità dei dipendenti della BCE che potrebbe staccare la spina? Si può aver fiducia che non farebbero una telefonata rimandando di dieci minuti? Davvero possiamo fidarci ? <LI style="OVERFLOW: auto; BACKGROUND-IMAGE: url(http://www.stampalibera.com/wp-content/themes/freeart_by_stampalibera/images/postbullets.png); PADDING-BOTTOM: 0px; PADDING-TOP: 0px; PADDING-LEFT: 12px; MARGIN: 0.2em 0px; LINE-HEIGHT: 1em; PADDING-RIGHT: 0px">Sarebbe davvero possibile per il paese X di eseguire un atto ostile in diretta violazione degli obblighi derivanti dal trattato? Anche se non lo facesse, potrebbe forse il paese X minacciare di farlo? La BCE potrebbe davvero contare sul fatto che il paese X non lo farebbe ?
Conclusione


I default sovrani sono sempre disordinati, ma un default sovrano nella zona euro può causare danni ancora maggiori, molto sparsi e non marginali, su una parte ancora ricca del mondo. La BCE lo sa sicuramente ed è per questo che continua a insistere sul non-default.La BCE intende proprio questo.


- Julian DA Wiseman
19 giugno 2011
www.jdawiseman.com
1[per Payment Module (PM) si intende un modulo della Single Shared Platform o Piattaforma unica condivisa nel quale i pagamenti dei partecipanti a TARGET2 sono regolati sui conti PM, cioé un conto detenuto da un partecipante a TARGET2 nel paese membro presso una BC dell'Eurosistema, necessario per consentire a tale partecipante a TARGET2 di: immettere ordini di pagamento o ricevere pagamenti attraverso TARGET2; e regolare tai pagamenti attraverso tale BC dell'Eurosistema]v



Pubblicato da Nicoletta Forcheri a 14:32 ShareThis Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook
 

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DEUTSCHE BANK: IL RITORNO DELLA VORAGINE CON LA BANCA INTORNO!












Scritto il 20 gennaio 2014 alle 10:41 da icebergfinanza
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Affascinante davvero affascinante, anche se solo due o tre anni dopo che Icebergfinanza in solitaria, insultato e dileggiato, per mesi e mesi ha condiviso responsabilità e rischi delle banche tedesche, dettagliandone ogni esposizione seguendo le informazioni accessibili a tutti della BIS ma non solo anche Vanityfair giusto per comprendere come economia e finanza siano scienze serie di cui vi lascio una sintesi…
(…) un punto di vista sulla crisi del debito europeo e la crisi greca, è che si tratti di un tentativo elaborato dal governo tedesco per conto delle sue banche per ottenere indietro i loro soldi senza richiamare l’attenzione su ciò che stanno facendo.
Il governo tedesco dà i soldi al fondo di salvataggio dell’Unione europea in modo che possa dare i soldi al governo irlandese in modo che il governo irlandese può dare indietro denaro alle banche irlandesi così le banche irlandesi possono rimborsare i loro prestiti alle banche tedesche.
“Stanno giocando a biliardo”, dice Enderlein. “Il modo più semplice per farlo sarebbe quello di dare i soldi tedeschi alle banche tedesche e lasciare che le banche irlandesi o greche fallissero.”
Gomblottoooooo!!!! No nessun complotto, tutto alla luce del sole solo che io Italia la luce del sole arriva tardi anche se Voi grazie ad Icebergfinanza lo sapevate dall’agosto del 2011…
In 24 ore due pesi massimi dell’economia sono andati all’attacco delle banche tedesche che sarebbero agevolate dalle nuove riforme in sede europea (Unione bancaria, Basilea III) . Ieri Marco Onado ha detto a Radio24: «Più passa il tempo e più il potere di lobbying delle banche va consolidandosi» con un riferimento più che implicito anche al limite del 3% sul capitale ipotizzato dalle bozze in discussione sulle normative sui vincoli di bilancio, che potenzia la leva finanziaria e difatto favorisce in particolare le banche tedesche che, tra quelle europee, sono le più esposte alla leva finanziaria. Non a caso, negli ultimi giorni sono state proprio le banche tedesche a correre di più in Borsa.
Gli ha fatto eco oggi l’economista Luigi Zingales, in un’audizione alla Commissione Finanze del Senato sul dl Imu-Bankitalia: «Le banche tedesche hanno oggi maggior solvibilità delle italiane perché lo Stato ha trasferito loro un grosso ammontare di risorse specialmente alle Landensbank piene di titoli tossici statunitensi all’indomani della crisi, con un meccanismo che la Germania ha invece contrastato negli altri paesi Ue».
La prima cosa da è combattere, secondo Zingales è questa situazione «di due pesi e due misure» con un’Unione bancaria che sia «uguale per tutti».
«La legge “no bailout” dei tedeschi, di fronte alle difficoltà proprie cambia – sottolinea il professore della Chicago Booth School of Business – in un mondo in cui le banche hanno implicitamente un supporto pubblico e gli Stati ricchi hanno banche solide e quelli poveri no, se lo possono permettere». Questo atteggiamento, per l’economista «dà un vantaggio competitivo alle loro banche che poi si trasmette in un vantaggio competitivo a livello europeo, con conseguenze estremamente negative sulla nostra crescita economica».
«Oggi l’Unione europea è principalmente franco-tedesca e impone le sue regole al resto del continente con conseguenze devastanti, dal mio punto di vista, nel sud Europa. Il rischio di non cambiare queste regole è quello di avere una meridionalizzazione e desertificazione dell’intera Italia» .Sole24Ore
Tante belle addormentate, si svegliano in mezzo alla foresta che cade!
Ma facciamo una piccola sosta!
CRISI: Zingales, investimenti pubblici dannosi per economia ROMA (MF-DJ)- Zingales ha poi espresso diffidenza verso “massicci investimenti pubblici” nell’economia: “aumentare il ruolo di uno Stato che non funziona risulterebbe dannoso”, ha aggiunto sottolineando la necessita’ di “lasciare libero il mercato e le imprese di agire, anziche’ proteggerle”.
Ti fermi, rileggi e rileggi ancora una volta e ti chiedi… Ma Zingales c’è o si fa?
Glielo spiegate Voi che la sua America sembra uscita meglio di altri Paesi dalla crisi, grazie ad una dose imponente di interventi statali e monetari e che il suo libero mercato oggi senza lo Stato sarebbe fuso? Glielo dite Voi che senza Stato e Banca Centrale, senza Abenomics, oggi il Giappone sarebbe ancora immerso in una stagnazione secolare o meglio è ancora immerso?
Ma in un Paese che ha la memoria corta, anche un professore amerikano ha gioco facile a cambiare opinione, ma il web non dimentica, no non dimentica…
02.dic 2011…Angela Merkel aveva ragione quando diceva che la Grecia era insolvente e la Bce non doveva intervenire. Aveva ragione anche quando diceva che l’Italia doveva fare il suo dovere prima di essere salvata.La Repubblica
Non solo ma leggete qui, una strambata a 360 gradi…
Per la crisi dell’area euro, i politici italiani ed europei (e parecchi economisti) accusano i mercati e la testardaggine di Angela Merkel. Accusano i mercati di aver ignorato a lungo il rischio di default, e ora magari di alimentarlo ad arte per pura speculazione. Accusano la Merkel di non essere intervenuta subito a salvare la Grecia e di continuare a opporsi a un aiuto all’Europa. Si illudono che se la Grecia fosse stata aiutata subito, oggi saremmo in una situazione diversa. In realtà è vero l’opposto. (…) Ma la matematica ci dice che qualcuno – banche, altri creditori, o contribuenti – deve rimetterci. Di fatto, è chiarissimo chi ci rimetterà più di tutti: il contribuente tedesco. È tanto strano che i tedeschi e il loro cancelliere non vogliano assumersi il costo degli errori altrui? Se la nostra Lega chiede la secessione per gli aiuti al Sud, perché dovremmo aspettarci dalla Germania beneficenza per Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia? Cercare di forzare la Merkel su questa strada per lei giustamente inaccettabile non aiuta la causa europea, ma la distrugge. Un matrimonio forzato causa risentimento e non amore.
Chi è che ci rimetterà più di tutti? Cercare di forzare la Merkel su questa strada per lei giustamente inaccettabile non aiuta la causa europea, ma la distrugge. Un matrimonio forzato causa risentimento e non amore?
Ma Santo Cielo e allora che vuol dire… un matrimonio forzato causa risentimento e non amore, Zingales, non puoi mica costringere la Germania a non salvare le sue banche e impedirle di contrastare la stessa dinamica negli altri Stati, come hanno fatto dal primo all’ultimo minuto.
Mica l’hanno sposata l’Europa loro, come gli inglesi, i tedeschi si fanno i fatti loro e quando possono assieme ai francesi ti fanno pure le corna , sforando a piacimento i trattati di Maastricht.
Rigore che non sempre è stato osservato scrupolasamente e non solo da parte dei “piccoli”: nel 2003 furono infatti Francia e Germania – finiti nel mirino di Bruxelles per aver sforato i rispettivi deficit – a chiedere (e ottenere) una riforma del Trattato. di Stefano Natoli – Il Sole 24 Ore –
Solo un finto tonto non sa che imporre rigidità in un’area valutaria non ottimale rischia di far esplodere la stessa area.
Martin Feldstein nel 1999 disse che : «L’euro riporterà la guerra in Europa»
L’amico non si può riconoscere nella prosperità, ma nell’avversità il nemico non si nasconderà. ” Siracide, Antico Testamento, II sec. a.e.c.
Ma come le banche tedesche sono le principali colpevoli attraverso il credito subprime erogato in mezza Europa e tu Zingales ti metti a fare la morale, appoggiando la Merkel che ha reso insolvente la Grecia per permettere ai fondi di salvataggio di salvare le proprie banche?
L’Italia doveva fare il suo dovere, a tu non dici nulla di come all’improvviso Deutsche Bank e altre banche tedesche hanno completamente scaricato l’intero portafoglio titoli di Stato italiani, diventando molto attive nella commercializzazione dei CDS, assicurazioni a copertura del fallimento italia?
Ovviamente il signor Ackermann ex ceo di Deutsche Bank era uno dei più fidati consiglieri di Angelina… Deutsche Bank CEO’s Hedging of Italian Risk Shows Germany Is the
Tutto regolare mica penserete ad un complotto, loro pensavano che dopo la Grecia toccava all’Italia ovviamente senza passare dalla Spagna e quindi il compito di una banca efficiente è quello non di ridurre il rischio ma di cancellarlo completamente vendendo quasi tutto all’improvviso, diventato molto attiva nell’acquisto di protezione contro il rischio Italia, ovvero CDS giusto per non sbagliarsi, tutto per caso ovviamente.
Chissenefrega se il dinamismo sul mercato dei CDS avrebbe avuto un impatto sullo spread in fondo mica tutti guardano quello che Deutsche bank fa nel mercato del reddito fisso dove è molto attiva, vero ?
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Si Angela aveva ragione a farsi una padella dei fatti suoi, facendo finta che il problema erano gli altri, una ricetta da manuale non c’è che dire, peccato che la realtà è molto diversa da quello che vi raccontano e peccato che in Italia a parte alcuni volponi, non ci sia un solo politico che prima del famigerato agosto 2011 sapesse che lo spread non è un drink.
I principali banchieri italiani, quelli delle maggiori banche italiane, che non hanno disdegnato di speculare in questi anni con i derivati dove erano? La maggior parte si informa dai talkshow e dai telegiornali e chiede al politico di turno che fare, erano intenti a osservare la caduta dei BTP, esprimendo un desiderio, speriamo che noi non facciamo la fine della Grecia, perchè sai lo dice Monti!
Chiedo scusa se la cronaca è intrisa di ironia, ma galleggiare per anni in un oceano di falsità e menzogna ti rende acido!
Poi che uno come Bini Smaghi ex rappresentate italiano presso la BCE, abbia tranquillamente confermato che si vendevano allegramente BTP per … Bini Smaghi: “Berlusconi fatto dimettere perché voleva uscire dall ‘euro e che Hans Werner Sinn uno degli economisti più influenti in Germania lo abbia ribadito “Silvio Berlusconi voleva uscire dall’euro”. Parola di Hans -Werner fa parte chiaramente del gossip finanziario vero?
Peccato che quando Icebergfinanza lo raccontava quotidianamente a partire dal giugno del 2011, spiegando attraverso analisi, fonti e dati inequivocabili cosa stava succedendo all’improvviso, buona parte del Paese dormiva.
Non credo di aver mai preso in vita mia un concentrato di insulti e dileggi simile eppure mi dicevo, Andrea continua la verità è figlia del tempo!
Riesce difficile nascondere al mondo intero che la Germania giace sopra una discarica radioattiva derivata pari a quasi 20 volte il PIL tedesco…
La Deutsche bank, la più grande banca tedesca, ha tolto il primato all’americana JP Morgan Chase nella classifica dei derivati finanziari! Questo è un fatto sottaciuto, ma bruttissimo per tutta l’Europa Il bilancio annuale 2012 della Db rivela contratti in derivati per un valore nozionale di 55,60 trilioni di euro, pari a oltre 72 trilioni di dollari Ha superato quindi la Jp Morgan Chase, che è sempre stata la numero uno sui mercati Otc. Quest’ultima alla fine del quarto trimestre dello scorso anno deteneva derivati per un valore nozionale pari a 69,5 trilioni di dollari. Deutsche bank spaventa Merkel
Non solo, ma magistralmente capace di nascondere 12 miliardi di perdite tra il suo bilancio evitando cosi un salvataggio pubblico che sarebbe costato la reputazione della Crande Gemania, spread e CDS compresi, altro che virtuosismo alemanno…

La Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha avviato un’indagine sul possibile occultamento di perdite per miliardi di dollari su derivati occultate da Deutsche bank, prima banca del Paese durante l’ultima crisi finanziaria. Lo rivela il Financial Times citando fonti a conoscenza del dossier. Secondo il quotidiano londinese ispettori della banca centrale tedesca si recheranno a New York come parte di un’indagine sulle accuse relative a una non corretta valutazione di derivati che avrebbe consentito all’istituto di Francoforte, la maggiore banca d’Europa, di aver nascosto perdite per 12 miliardi di dollari evitando così un salvataggio pubblico. “Ha nascosto perdite per 12 miliardi” Germania
Poi all’improvviso dopo una lunga serie di frodi e manipolazione via Reuters scopri anche che Deutsche quits gold price-setting as regulators investigate fix
Annunciando il ritiro quasi completo dalle attività nelle materie prime, Deutsche Bank un mese fa aveva specificato che la scure dei tagli avrebbe risparmiato i metalli preziosi. Ieri l’annuncio a sorpresa: l’istituto tedesco «ritira la sua partecipazione al processo di definizione dei benchmark di oro e argento». In parole povere: addio al fixing, il meccanismo quasi centenario con cui un gruppo ristretto di banche fissa i prezzi di riferimento per un mercato da oltre 20mila miliardi di dollari.
La decisione, si dice nel comunicato, è legata al «significativo ridimensionamento della divisione commodities» e non fa venire meno il «pieno impegno» nei metalli preziosi, che la banca già oggi scambia in gran parte al di fuori degli appuntamenti quotidiani per il fixing. Il disimpegno avviene comunque in un momento di particolare attenzione dei regolatori nei confronti di possibili manipolazioni dei benchmark finanziari. E Deutsche Bank, già coinvolta nello scandalo del Libor, è sotto la lente anche nelle indagini sugli scambi di valute. La Bafin, l’equivalente tedesco della Consob, ha inoltre ammesso che sta indagando proprio sul fixing: cosa che, stando a indiscrezioni, starebbero facendo anche le ben più potenti Fca britannica e Cftc statunitense. «Le accuse ipotizzate per valute e metalli preziosi sono particolarmente serie – aveva dichiarato solo giovedì la presidente della BaFin, Elke Koenig – perché in questi casi, diversamente da Libor ed Euribor, i valori di riferirimento sono tipicamente basati su transazioni reali in mercati liquidi e non su stime delle banche». Deutsche Bank abbandona il club del fixing dell’oro
E certo ci si ritira perchè i costi sono superiori ai ricavi tanto per dirne una, ma all’improvviso, dopo la manipolazione dei cambi e delle valute figurarsi se poteva mancare quella dell’oro…

Deutsche Bank indagata per manipolazioni prezzo oro

German Gold Manipulation Blowback Escalates: Deutsche Bank

Ovviamente come le risolvono le tecnocrazie e le plutocrazie mondiali queste evidenti e conclamate continue frodi e manipolazioni delle banche, con qualche multina qua e la, giusto, giusto per aiutare queste povere banche a rifarsi la verginità, ovviamente con gli stessi profitti ottenuti attraverso le manipolazioni e le frodi e sua maestà il trading e il carry trade, gentilmente messo a disposizione dalle banche centrali di loro esclusiva proprietà visto che loro stesse sono le principali azioniste!
Banche, maxi multa Ue a otto istituti per i tassi Euribor e Libor

Ma attenzione perchè non è finita qui e ora via con una nuova carrellata…
Certificates. Deutsche Bank e lo scandalo dei tassi

Manipolazioni dei cambi, anche Berlino indaga su Deutsche Bank

Manipolazione forex, Deutsche bank sospende alcuni trader a New York
Maestà, il popolo ha fame, manca il pane “
Se non hanno pane che facciano trading sulle valute o si mangino un pezzo d’oro, che diamine, mica possiamo far credito a tutti no!
Anzi meglio se ha fame cosi possiamo scommetterci sopra, su quanto dureranno questi plebei…
I “Bond Morte” di Deutsche Bank: incassi se crepano, perdi se vivono

Capito come funziona, mentre tu perdi tempo a sognare il taglio del Senato e una nuova legge elettorale, capito dove finiranno nei prossimi mesi e anni i tuoi soldini, il tuo dovere di contribuente quando loro socializzeranno ancora una volta le perdite e tra una tratina di caviale ed un bicchiere di champagne privatizzeranno i profitti figli di frodi e manipolazioni in mezzo mondo?
Per quanto riguarda poi il Monte dei Pazzi di Siena … Die Welt: “Su Mps autorità tedesca accusa Deutsche Bank“. La banca tedesca e gli investitori nipponici di Nomura avrebbero aiutato il Monte dei Paschi, investendo nei derivati, a nascondere l’entità delle perdite di bilancio. Da qui le accuse della BaFin, l’Autorità federale di vigilanza sulle attività bancarie. La replica: “Stiamo cooperando”
Nel frattempo nel fine settimana i compagni di viaggio che ci seguono su twitter hanno avuto in esclusiva prima di tanti altri la notizia Fears of Deutsche Bank profit warning – FT.com e ancora Deutsche Bank profit warning fears ovvero che …Deutsche Bank, rosso inatteso in trim4, titolo atteso in calo
Deutsche Bank: azioni in ribasso dopo annunciata perdita Francoforte, 20 gen. (Adnkronos/Dpa) – Le azioni di Deutsche Bank sono scese del 3,7 per cento, dopo che la più grande banca della Germania ha annunciato a sorpresa una perdita nel quarto trimestre a causa dei pesanti costi di ristrutturazione. La banca, con sede a Francoforte, ha registrato una perdita ante imposte di 1,15 miliardi di euro negli ultimi tre mesi del 2013.
La verità è figlia del tempo… state sintonizzate perchè di Deutsche bank sentirete parlare ancora il più presto possibile!
Ringrazio tutti di cuore per gli apprezzamenti, l’entusiasmo e la calorosa accoglienza all’ultimo manoscritto di Machiavelli ” Madame Volatilitè” Abbraccio Andrea
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