Cir (CIR) De BENE chiede lo sconto sui debiti (1 Viewer)

tontolina

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MI SORGE(NIA) UN DUBBIO - COME MAI NESSUNO PARLA DEL BUCO DA 1,8 MILIARDI NEI CONTI DEL GRUPPO ENERGETICO DELLA FAMIGLIA DE BENEDETTI? - LE BANCHE TREMANO, SOPRATTUTTO MPS

La cassaforte di famiglia dell’Ingegnere chiede uno sconto sui debiti senza però voler metterci del suo. Il che, specie dopo il fresco ingresso nelle casse dei 350 milioni netti pagati dalla Fininvest dei Berlusconi per il Lodo Mondadori, sta irritando non poco gli istituti di credito…



MI SORGE(NIA) UN DUBBIO - COME MAI NESSUNO PARLA DEL BUCO DA 1,8 MILIARDI


C'è un buco che minaccia le banche italiane di cui si dice poco o niente.

Una voragine profonda come quella di Alitalia, Telco-Telecom o Tassara-Zaleski.

Si chiama Sorgenia ed è il gruppo energetico controllato dalla Cir della famiglia De Benedetti, che negli ultimi 10 anni ha accumulato debiti su debiti, fino a raggiungere la soglia da allarme rosso di 1,8 miliardi.

E qui ha dovuto chiedere alle banche una moratoria e una ristrutturazione del debito. Il gruppo, fondato nel '99 dall'Ingegnere in vista della liberalizzazione del settore, da un lato non riesce più a rispettare le scadenze; dall'altro dovrà far fronte nel 2014 e 2015 (tra linee «corporate» e «project») a rimborsi per oltre un miliardo.


Le banche tremano.



Mentre la Cir chiede uno «sconto» sui debiti senza però voler metterci del suo. Il che, specie dopo il fresco ingresso nelle casse dei De Benedetti dei 350 milioni netti pagati da Fininvest per il Lodo Mondadori, sta irritando non poco le banche coinvolte nella faccenda. Tra queste, prima fra tutte c'è il Monte dei Paschi di Siena che, per non farsi mancare niente, è la maggiore sostenitrice creditizia del gruppo Sorgenia, leader di vari pool di finanziamento erogati negli anni della gestione di Giuseppe Mussari. La banca guidata da Alessandro Profumo, interpellata, non ha voluto fornire alcuna indicazione per «policy aziendale».
sorgenia LOGO

Ma secondo voci di mercato Mps dovrebbe essere esposta per circa 600 milioni (un ordine di grandezza pari a un quinto dell'aumento di capitale da 3 miliardi che la banca senese ha in cantiere).

Intesa è la seconda più esposta seguita poi da Unicredit, Mediobanca, Banco Popolare, Ubi Banca, Bpm e in misura minore anche Carige, Bnl, Cariparma, Pop Etruria e qualche estera.

Il debito è distribuito tra le diverse società del gruppo,

ma essenzialmente sta in capo alla holding per 800 milioni, a Sorgenia Power (650 milioni) da cui dipendono tre delle quattro centrali elettriche e alla collegata (quindi non consolidata) Tirreno Power (800 milioni), una delle tre «Genco» cedute dall'Enel, di cui Sorgenia detiene il 39 per cento. La situazione è per di più appesantita dal fallimento di una delle banche creditrici, la tedesca Portigon (ex WestLb).

Nei soli primi 9 mesi di quest'anno Sorgenia ha annunciato una perdita di 434 milioni, in gran parte dovuta a svalutazioni. Il nuovo manager operativo, Andrea Mangoni, arrivato a luglio, deve ora negoziare con le banche, che gli hanno chiesto un piano industriale, in calendario per martedì prossimo, nel quale oltre a qualche dismissione ci sarà la richiesta al governo di sovvenzioni (il capacity payment).


Ma il punto è che la società si trova in queste condizioni per un errore di fondo commesso dai De Benedetti: quello di investire miliardi nelle centrali a «ciclo combinato» (quelle che funzionano a gas) e di averlo fatto fino a pochi anni fa, quando il crollo della domanda da un lato, e la priorità nel dispacciamento delle energie rinnovabili dall'altro, hanno reso la tecnologia di Sorgenia marginale. Centrali programmate per lavorare 7-8mila ore l'anno si trovano a funzionare per 2.500.
tirreno power centrale di vado ligure


Per il resto stanno ferme, non producono ricavi, tanto meno margini, ma solo costi fissi (appesantiti dai famigerati contratti «take or pay») e di ammortamento degli investimenti effettuati.

E Sorgenia, a differenza di altri produttori, ha poche o nulle possibilità di diversificazione. Le banche si trovano quindi di fronte un mix di fattori tutti negativi: il peso del debito e la crisi del settore, a cui si aggiunge un azionariato frammentato: la Cir dei De Benedetti controlla il 52% delle attività Sorgenia con gli austriaci di Verbund al 48%;
mentre in Tirreno Power Sorgenia ha il 39%, con il 50% dei francesi di Gdf.

Per risolvere il rebus Sorgenia ha chiamato Lazard, che se ne occupa con l'ad Marco Samaja e il partner Igino Beverini.
Anch'essi, interpellati, non hanno voluto fornire chiarimenti sulla situazione, a conferma della cintura di protezione che si sta stringendo intorno a una vicenda esplosiva.

Gli scenari sono diversi e arrivano fino a quello, estremo, secondo il quale il socio Verbund sarebbe deciso a chiedere il concordato preventivo per fermare l'emorragia.
Altri invece giurano che la questione sia il primo pensiero dell'Ingegnere. Deciso a non perderci un centesimo. Magari grazie a qualche operazione di «sistema» da organizzare nel 2014. Dopo la vittoria alle primarie del Pd di Matteo Renzi, il candidato sostenuto dalla «sua» Repubblica.
 
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tontolina

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De Benedetti e l'energia fossile del pd

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"Come mai, mentre a Montecitorio la Commissione Attività Produttive svolge il suo quotidiano lavoro, rappresentanti della Sorgenia di De Benedetti aspettano nei corridoio del Palazzo, davanti alla porta?

Ve lo spieghiamo noi.

Alcuni quotidiani nazionali raccontano che la Sorgenia di Carlo De Benedetti dichiara ingenti perdite.

Fortunatamente per l'ingegnere, c'è il governo che prende a cuore il caso e corre in soccorso.

Non a caso, nella Stabilità si decide di andare in direzione opposta a una sentenza del Tar Lazio dello scorso aprile. E si fa uno sconticino di 22 milioni di euro di oneri di urbanizzazione alla centrale Sorgenia nel territorio lodigiano.

Pagare il Comune per i servizi che deve fornire al tuo impianto?

Niente da fare: tutto gratis, tutto passa in cavalleria.

Giovedì il Movimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento tale da rendere obbligatorio il pagamento degli oneri. Emendamento bocciato dal Pd (unico 'pezzo' di maggioranza presente).

Ci chiediamo se la presenza nei corridoi di Sorgenia Rapporti istituzionali sia stata utile a ricordare al Partito democratico di votare contro il nostro emendamento, confermando ancora una volta il loro servilismo reverenziale verso le energie fossili.
L'"energia sensibile" è molto brava a sensibilizzare i politici di riferimento, controllandoli fin sulla porta. Fossili proprio come loro." M5S Camera
 

weibull

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grazie per aver aperto una discussione su questo argomento,
non solo sulla natura sul rischio di insolvenza che può contaminare anche il settore bancario
ma sul far luce in un grande investimento, semplicemente sbagliato, gas, metano, risorse fossili. (non per un mero motivo etico, inquinare si/no ma per un motivo di efficienza e margine + margine -)
 

tontolina

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RI-SORGENIA DALLE CENERI – L’AIUTINO DA 120 MILIONI DEL GOVERNO LETTA ALLA SOCIETA’ DI DE BENEDETTI SU CUI PESANO DEBITI DA 1,8 MLD (MPS LA BANCA PIU’ ESPOSTA)

Il caso Sorgenia è la spina nel fianco della famiglia di Carlo De Benedetti. Nella legge di Stabilità, le proposte di Scelta ciNica e Pd per evitare un pagamento da 22 milioni di oneri di urbanizzazione e per ottenere 100 milioni di sovvenzioni per le centrali a gas…

RI-SORGENIA DALLE CENERI – L’AIUTINO DA 120 MILIONI DEL GOVERNO LETTA ALLA SOCIETA’ DI
 

tontolina

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15 DIC 2013 16:46 1. SORGENIA O L'ENERGIA DEL CREDITO ALLE FAMIGLIE. ANZI, A UNA SOLA FAMIGLIA. IL GRUPPO DEI DE BENEDETTI E DI VERBUND HA ACCUMULATO UN DEBITO MONSTRE DI 1,75 MILIARDI - 2. EPPURE I SUOI PROFITTI SONO OSCILLATI TRA I 100 E I 190 MILIONI. A QUALE IMPRESA NORMALE VERREBBERO CONCESSI PRESTITI PER 15 VOLTE L'UTILE OPERATIVO LORDO? - 3. NEL GRUPPO DELLE BANCHE IMPANTANATE CON SORGENIA SONO FINITE ANCHE TRE POPOLARI. QUELLE CHE RACCONTANO DI ESSERE "VICINE AL TERRITORIO E ALLE PICCOLE IMPRESE” - 4. QUANDO UN IMPRENDITORE SI RECA NELLA FILIALE DI UNA POPOLARE, A VERONA O A BRESCIA, OTTIENE FINANZIAMENTI QUASI PARI AL FATTURATO? PER DECINE E DECINE DI MILIONI? - 5. UNO STUDIO RIVELA CHE I CREDITI SOTTO I 500 MILA EURO, CHE SONO IL CUORE DELL’OPERATIVITÀ PER PMI E FAMIGLIE, GENERANO APPENA IL 4,8% DELLE SOFFERENZE. INSOMMA, CONVENGONO. MA LE BANCHE PREFERISCONO I LIGRESTOS, GLI ZALESKI, E COMPAGNIA CANTANTE

1. SORGENIA O L'ENERGIA DEL CREDITO ALLE FAMIGLIE. ANZI, A UNA SOLA FAMIGLIA. IL


E' proprio vero che più debiti hai e più ti prestano soldi. Se non altro per tenerti a galla. Se poi hai azionisti dal nome altisonante e bene introdotti, il gioco è ancora più facile. Sorgenia è una serissima holding alla testa di un gruppo nel settore dell'energia, controllata dalla CIR della famiglia De Benedetti e dagli austriaci di Verbund. Fon dall'inizio, il Monte dei Paschi di Siena ritenne utile avere e - tuttora detenere - un 1,2% del capitale. Per vicinanza forse di tipo democratico.
Ora Sorgenia non se la passa troppo bene e vediamo perchè.


Nel bilancio 2012, il gruppo ha registrato ricavi per circa 2,57 miliardi di euro, che però davano un utile operativo lordo "Ebitda" (cioè ante svalutazioni e ammortamenti) di appena 101 milioni.
E questo non per una congiuntura negativa o sfortunata, da addebitare tutto alla crisi.

Dal 2000 ad oggi, come si può vedere dal vecchio business plan 2011-2016 (consultabile sul sito Sorgenia), l'Ebitda non è mai andato oltre
i 190 milioni del 2008,

110 nel 2009,

164 nel 2010.

Ed erano già picchi positivi!
Un po' pochini, come profitti, per sostenere un debito bancario elevatissimo da sempre, pari a circa 1,75 miliardi.
Il business plan 2011-2016 redatto il 28 febbraio 2011 già dichiarava un debito di 2,2 miliardi (a fine 2010) che nel 2016 sarebbe calato a 1,17 miliardi.
I ricavi avrebbero dovuto nel frattempo salire dai 2,66 miliardi del bilancio 2010 a 4,79 miliardi nel 2016. Mentre l'Ebitda, da 164 milioni del 2010 doveva crescere a 746 nel 2016.
La trimestrale a fine settembre 2013, rispetto ad un debito monstre che resta a 1,75 miliardi, riporta invece dati operativi completamente diversi.



Fra il drammatico ed il faceto: solo 1,7 miliardi di ricavi in 9 mesi 2013 (altro che i 3,9 miliardi su base annua 2013 indicati meno di due anni fa nel piano) e risultato operativo lordo di 116 milioni che diventano perdita netta di 434.
Perché faceto? Perché in meno di due anni il management ha evidentemente registrato un fallimento previsionale e gestionale non comune.
Quanto sopra non sembri sterile pignoleria da contabili. Perché i numeri sono davvero colossali e il gruppo CIR che prima li pianifica sulle slides, a febbraio 2011, e poi li produce molto diversi, non è certo noto per la propria modestia manageriale e imprenditoriale.

Naturalmente si potrebbero meglio analizzare e comprendere varie ragioni di mercato, imprevisti, operazioni straordinarie. Non si entra qui nel dettaglio del piano industriale.
Dagospia non odia certo il capitale e rispetta la libera impresa, e comunque in questo scenario di crisi irridere un'impresa in difficoltà non sarebbe né intelligente né elegante. Ma quando l'impresa è fatta con soldi altrui - tanti soldi altrui - si impongono alcune riflessioni.

Perché, ad esempio, "Milano Finanza" di sabato ricorda che un gruppetto di banche si ripartisce il debito SORGENIA: Intesasanpaolo, Unicredit, Mediobanca, alcuni grandi istituti esteri e almeno tre banche popolari (Banco popolare, Ubi e Popolare dell'Etruria). Ad esse Sorgenia chiederà sicuramente un "riscadenziamento" e uno stralcio. Mesi di negoziati, advisor in campo. Solite liturgie.
Si preparano quindi nuove perdite e nuove sofferenze per le banche, che in realtà pagheranno altri.
E poi si continua a parlare di credit crunch, di sofferenze che imballano il sistema, di ratios patrimoniali che impedirebbero le nuove erogazioni, ma di cosa si sta discutendo veramente?

A questo punto è anche lecito domandare: ma le popolari non erano banche del territorio, vicine alle PMI ed alle famiglie? Alla Famiglia De Benedetti, verrebbe da dire guardando Sorgenia.
Quando un imprenditore si reca nella filiale di una popolare, a Verona o a Brescia, ottiene finanziamenti quasi pari al fatturato? Per decine e decine di milioni?
Se avete una piccola e normale impresa, per ogni 100 mila euro di ebitda vi lasciano indebitare per 15 volte tanto?
Una recente indagine di Unimpresa rivela che le operazioni creditizie singole di importo sotto i 500 mila euro, che dovrebbero essere il cuore dell'operatività per PMI e famiglie, genera appena il 4,8% delle sofferenze. Insomma, convengono. Ma le banche preferiscono i Ligrestos, gli Zaleski, Alitalia e compagnia cantante.
Le banche italiane - e soprattutto le popolari - dovrebbero spiegare quante sofferenze nei loro conti sono dovute in realtà ai grandi e assurdi finanziamenti a pochi gruppi fortunati (le famiglie più famiglie di altre), e le dovrebbe scorporare in una grande bad bank, liberando capitale per le imprese normali. Sarebbe ora di farlo.
 

tontolina

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oto di fiducia, intervento di Sorial M5S: #fuorilelobby

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"Noi oggi denunciamo i lobbisti che saccheggiano i soldi di tutti i contribuenti italiani. Una grande super marchetta da un miliardo di euro.
Le nostre proposte vengono bocciate dal governo e dalla maggioranza per insufficienti risorse, invece Sorgenia SPA di Carlo De Benedetti, tessera numero 1 del partito democratico, il partito del fantoccio Renzi, ottiene decine di milioni di euro. Uno sconto per il vero capo del PD.

Tutto ciò è illegale! Denunceremo a tutte le autorità competenti questa violazione. E avremo ragione, così come sui rimborsi elettorali che la corte dei conti ha dichiarato illegittimi e che voi volete continuare ad intascarvi. [...]
Noi oggi denunciamo in Aula questi fatti, perché come furono caccciati i mercanti dal tempio, cacceremo chi insieme a voi si è contrapposto al bene dei cittadini, al bene di tutti i pensionati, di tutti i giovani di tutti i lavoratori. Quest’uomo, questo mercante, ha un nome e cognome. Il lobbista si chiama LUIGI TIVELLI. E se questo parlamento avesse dignità lo caccerebbe dalle istituzioni. Vi abbiamo pescato con le mani nel sacco. Che cosa vi serve ancora per fare le valige?" Giorgio Sorial, M5S Camera

Guarda l'intervento integrale!
 

Argema

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Membro dello Staff
Vorrei ricordare ai tanti che leggono Repubblica ... che Repubblica è di De Benedetti.
Un polo di potere, una connivenza continua con il Pd (il partito dei privilegi, tanto quanto il Pdl), un prodotto studiato a tavolino con psicologi, sociologi e marketing, per un pubblico italiano ingenuo ed ignorante.

Quando vedo gente che si dichiara "alternativa", o contro i poteri forti, mettere un link ad un articolo di Repubblica mi cascano braccia e palle.
 

tontolina

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Il Parlamento infestato dalle lobbies. Di De Benedetti

De Benedetti contestato a Ivrea


"Le lobbies colpiscono ancora! Guardate la foto. Si chiama Roberta Romiti e lavora per la Sorgenia, un azienda che costruisce e gestisce centrali elettriche, proprietario De Benedetti, tessera numero 1 del Pd. Per giorni la lobbista ha sostato fuori la porta della Commissione Bilancio fino a portare a casa un risultato: uno sconto di 22 milioni di euro per la Sorgenia. Gli oneri di urbanizzazione di una centrale nel lodigiano non verranno pagati dall'azienda, nonostante un sentenza del Tar.

Il Movimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento tale da rendere obbligatorio il pagamento degli oneri. Emendamento bocciato dal Pd. Questa notte per protesta il Movimento ha abbandonato l'aula della Commissione. L'"energia sensibile" è molto brava a sensibilizzare i politici di riferimento, controllandoli fin sulla porta. Fossili proprio come loro." M5S Camera

La lettera del M5S alla presidente della Camera Boldrini per far vietare l'accesso ai lobbisti a Montecitorio, in particolare durante lo svolgimento dei lavori di Commissione:
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personalmente non nutro alcuna speranza in questa donna che ha dimostrato scarsa capacità democratica e rispetto per le minoranza ... ma solo molto arrogante
 

tontolina

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SORGENIA DI GUAI - GLI AUSTRIACI DI VERBUND AZZERANO IL VALORE A BILANCIO DELLA SOCIETÀ E LE BANCHE VOGLIONO CHE RODOLFO DE BENEDETTI METTA SUL PIATTO 2-300 MILIONI DI CAPITALI PROPRI - LA SMENTITA DI CARLO DE BENEDETTI

Il debito complessivo è arrivato alla cifra-monstre di 2,2 miliardi e c'è bisogno di capitali freschi e di un robusto piano di dismissioni per tamponare il buco - Provocata dal rampollo Rodolfo , è la prima crisi che la manager Monica Mondardini deve affrontare da quando l'Ingegnere ha lasciato le cariche...



Alberto Brambilla per "Il Foglio"
Nella cassaforte della famiglia De Benedetti si lavora pancia a terra per tamponare la prima importante crisi industriale da quando il fondatore, Carlo De Bendetti, ha lasciato l'incarico di presidenza al figlio Rodolfo un anno e mezzo fa.
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La compagnia energetica Sorgenia, di cui la conglomerata debenedettiana Compagnie Industriali Riunite (Cir) è l'azionista di maggioranza, è in crisi di liquidità e nel corso degli ultimi quattro anni ha accumulato debiti complessivi per 2,2 miliardi di euro, tra debiti da rimborsare e crediti verso venti banche, tra cui le principali sette del paese, le più esposte (Monte dei Paschi di Siena, azionista Sorgenia, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Bmp, Banco Popolare e Mediobanca).
Il management di Cir e Sorgenia sta lavorando per cercare un accordo con gli istituti di credito in modo da convincerli a farsi in parte carico di una manovra finanziaria (aumento di capitale, cessione di asset o altro) da almeno 600 milioni di euro per alleviare il fardello. Per capire quanti soldi dovranno uscire da Cir e quanti andranno in carico alle banche oggi si terrà un incontro tra tutte le parti coinvolte, secondo indiscrezioni raccolte sulla piazza milanese.
RODOLFO DE BENEDETTI jpeg

Stando a indiscrezioni di Mf/Milano Finanza e del Messaggero, i De Benedetti dovrebbero sborsare tra i 200 e i 300 milioni di euro - cifra desiderata dalla banche - vincendo così la riluttanza che in passato li ha contraddistinti nell'iniettare soldi liquidi, anziché fare operazioni finanziarie a debito. "Sorgenia ha scarsa redditività - dice un autorevole osservatore che preferisce l'anonimato - e non è in grado di ripagare il debito, servono i soldi dell'azionista. Dopo molte operazioni fatte a leva, anzi a levissima, se la proprietà non mette capitale vuol dire che non crede nell'azienda. Sarebbe un'altra storia di capitalismo straccione".
E' interessante notare che la cifra grosso modo coincide con il netto del rimborso ricevuto da Cir dopo la vittoria contro Silvio Berlusconi, arcinemico di Carlo De Benedetti, per il lodo Mondadori (un danno patrimoniale da 400 milioni di euro). Tant'è che, a sentire gli esperti, quando è arrivata la sentenza il 17 settembre scorso il titolo Cir non ha brillato a Piazza Affari ("il rialzo è stato sterilizzato dai timori circa Sorgenia", dice un analista di una primaria banca italiana).
Le difficoltà di Sorgenia sono esplose negli ultimi mesi ma erano note. Tant'è che a luglio il vertice di Sorgenia è stato riorganizzato: i De Benedetti hanno chiamato a gestire il riassetto un esperto sia di energia sia di finanza come Andrea Mangoni, per molti anni a capo di Acea e direttore finanziario di Telecom Italia fino a qualche mese prima delle dimissioni di Franco Bernabè.


Ora Sorgenia viene valutata "zero" dai partner di Cir nell'energia, gli industriali austriaci della Verbund dati in uscita dal capitale appena possibile; alcuni analisti concordano altri dicono valga di più. Fatto sta che a prima della crisi era il quinto operatore nazionale ed era considerata il gioiello della holding debenedettiana. Per capire come si è prodotto il dissesto bisogna tornare indietro di dieci anni quando Sorgenia decide di indebitarsi e acquistare al prezzo di 400 milioni di euro quattro centrali termoelettriche prevalentemente a gas stipulando contratti vincolanti (take or pay), di fatto più onerosi rispetto alle forniture sul mercato libero (cosiddetto spot).
E' stato un sovrainvestimento che pesa tuttora considerati i ritorni scarsi che generano gli impianti (il cash flow per Sorgenia è solo di 50-100 milioni di euro), ma è stata una scelta strategica che all'epoca sembrava addirittura profittevole, secondo una visione condivisa da economisti ed establishment. Prima della crisi finanziaria Terna, altro operatore dell'energia, considerava sottodimensionato il fabbisogno energetico italiano, servivano più centrali e impianti. All'epoca le previsioni parlavano di un fabbisogno per 83 gigawatt l'ora (per il 2013).
sorgenia LOGO A causa della crisi economica però oggi i consumi energetici nazionali (legati all'andamento del pil) sono tornati ai livelli di dieci anni fa e quelle stime si sono dimostrate eccessive (siamo a 65 gigawatt). Oggi le centrali sono in numero doppio rispetto al necessario e lavorano in media al 15-20 per cento del loro potenziale.
Tant'è che il governo Letta con il rimborso del "capacity payment" intende rifondare le utilities per l'energia in eccesso, immagazzinata e da liberare per calmierare eventuali scompensi sulla rete. "Abbiamo avuto una overdose di impianti che adesso non sono giustificati in relazione ai bisogni energetici - dice Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera e autore del saggio "Soft Economy" con postfazione di Carlo De Benedetti - è stata una politica europea sbagliata: il problema adesso è chiudere gli impianti inquinanti".
Franco Bernabe Anche la politica nazionale aveva spinto in questa direzione, sviata dalle stime che la crisi ha sconfessato. Fu infatti nel 2002 che il governo Bersani concesse la privatizzazione della Interpower, oggi Tirreno Power, sulla quale i De Benedetti investirono 145 milioni e di cui Sorgenia è rimasto socio di minoranza assieme ai francesi di Gaz de France. Tirreno Power gestisce la centrale a carbone di Vado Ligure finita sotto inchiesta insieme a parte del management da parte della magistratura savonese per "disastro ambientale", la stessa fattispecie giuridica dell'Ilva.
L'azienda respinge ogni accusa. La notizia ha dato buon gioco al settimanale Panorama e al Giornale per criticare De Benedetti enfatizzando il silenzio di Repubblica su Vado Ligure in contrasto con il costante allarme sull'Ilva spesso lanciato dal quotidiano edito dal gruppo l'Espresso. In ogni caso, la centrale di Vado versa in una drammatica condizione finanziaria - i revisori non hanno firmato i bilanci dell'anno scorso - ora è ripartita dopo uno stop e ieri è stato nominato un nuovo direttore generale, Massimiliano Salvi, altro ex Acea, che si occuperà del complicato riassetto.
ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA FRANCO BERNABE FOTO LA PRESSE Il boom delle rinnovabili sussidiate dallo stato (10-20 miliardi di incentivi l'anno) ha aggravato il problema di Sorgenia perché il "green" ha inondato il mercato di energia (il 35 per cento arriva da idrico, solare ed eolico) e di nuovi attori (400 mila) rendendo più costosa la produzione per gli operatori tradizionali (in Italia i margini di guadagno sono vicini allo zero per ogni kilowatt ora prodotto).
Una politica di iperincentivi comune in Europa che il Financial Times ha definito "scellerata" per i ricaschi negativi sulle altre imprese, anche del calibro di E.on. Sorgenia è una delle più piccole, ora la settima in Italia, e ha sentito prima il contraccolpo giacché il 95 per cento della sua capacità produttiva è a gas.
Renato Cortese Ermete Realacci e Fulvio Della Rocca Solo una minima parte della società si dedica alle energie rinnovabili, contrariamente a quel che inducono a pensare le operazioni di marketing e l'enfasi del quotidiano debenedettiano Repubblica per l'energia pulita. Certo, anche Sorgenia ha approfittato dei sussidi pubblici (20 milioni di euro l'anno) traendone una rendita fissa, un po' come se fosse un investimento immobiliare, ma anche questa fase è destinata a finire con il ridursi degli incentivi.
tirreno power centrale di vado ligure Per alleviare la crisi industriale nel 2015 dovrebbero partire le dismissioni del ramo "green" di Sorgenia in Italia e Francia (valore stimabile ma impreciso - non è stato nominato l'advisor - di 265 milioni). E' più facile vendere centrali eoliche e impianti fotovoltaici rispetto alle centrali a carbone (che non hanno mercato) perché interessano i fondi d'investimento. Per tamponare la falla Sorgenia nel gruppo Cir - solido nel suo complesso - l'Ingegner De Benedetti starebbe seguendo direttamente il dossier. Il gossip finanziario è che sia sceso dall'attico al primo piano della Cir - dove ci sono gli uffici operativi. Sono voci smentite ufficialmente, si vedrà se è davvero tornato in pista.
LA SMENTITA DI CARLO DE BENEDETTI: LETTERA DI CARLO DE BENEDETTI
Caro Direttore,
in merito all'articolo pubblicato oggi dal Foglio su Sorgenia, vorrei precisare quanto segue.

1) Ho lasciato la Presidenza della CIR cinque anni fa e ho donato la proprietà del Gruppo lo scorso anno.
2) E' ridicolo pensare che oggi, a 80 anni, io riprenda la conduzione del Gruppo, anche perché ho totale fiducia nel nuovo management.
Carlo De Benedetti
 

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