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Danske Bank sotto inchiesta per aver riciclato soldi russi
4 settembre 2018, di Alessandra Caparello
Danske Bank sotto inchiesta per aver riciclato soldi russi | Wall Street Italia

Danske Bank, la più grande banca della Danimarca, sotto indagine per possibili violazioni in materia di riciclaggio di denaro.
L’inchiesta riguarda in particolare le transazioni effettuate dalla divisione estone dell’istituto.
Ora un rapporto stilato dalla Promontory Financial, società di consulenza, visto in anteprima dal Financial Times ha rilevato che fino al 2013 furono parcheggiati fino a $ 30 miliardi di dollari nella filiale estone di Danske, l’anno di picco dello scandalo durato dal 2007 fino al 2015.

“Il volume delle transazioni del NRP [portafoglio non residente] ha raggiunto il picco nel 2013 con il numero di transazioni che si avvicinano a 80.000 quell’anno e il volume delle transazioni si avvicina a $ 30 miliardi”.

Una fonte vicina ha affermato al quotidiano inglese che si tratta di una quantità enorme di denaro per un ramo così piccolo di una banca.

“Non puoi avere quella quantità di denaro che scorre senza che si sollevino domande”.

Certo non tutte le transazioni saranno sospette ma spetta alla banca provare che non è stata utilizzata per riciclare fondi e che ha effettuato controlli abbastanza forti da individuare i soldi sporchi.

“Prendiamo la questione molto sul serio, motivo per cui abbiamo avviato indagini approfondite. Siamo impegnati a comprendere il quadro completo e credo che sia nell’interesse di tutti che le conclusioni siano tratte sulla base di fatti verificati e non di frammentarie informazioni prese fuori dal contesto. Stiamo concludendo i rapporti, ma come abbiamo già comunicato, è chiaro che le questioni relative al portafoglio sono state più grandi di quanto avessimo precedentemente previsto”.

Così ha dichiarato Ole Andersen, presidente di Danske Bank che pubblicherà due rapporti sullo scandalo del riciclaggio di denaro questo mese di cui uno incentrato sui dettagli della transazione sospetta e l’altro sulla sua governance.
 

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OPERAZIONE SOSPETTE
Danske Bank nella bufera, si dimette il Ceo dopo lo scandalo-riciclaggio da 200 miliardi di euro
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Thomas Borgen (Reuters)


  • Siamo una banca nordica con forti radici locali e ponti nel resto del mondo». A posteriori, c’è qualcosa di ironico nella descrizione che Danske Bank fa di sé. L’istituto di Copenaghen è alle prese con le dimissioni del suo Ceo Thomas Borgen dopo uno scandalo-monstre di riciclaggio di denaro attraverso una sua filiale in Estonia.

    La banca ha pubblicato oggi un report interno, commissionato a uno studio legale (Bruun & Hjejle), dove si evidenzia che fra il 2007 e il 2015 l’istituto «non è stato sufficientemente efficace nell’evitare che la sua banca in Estonia venisse utilizzata per riciclaggio di denaro», in larga parte da clienti in arrivo da Russia e paesi nell’orbita della ex Unione Sovietica.
    Danske Bank ha dichiarato in un comunicato di «non essere in grado di fornire una stima delle transazioni illecite», ma ci si può fare una prima idea considerando che le investigazioni hanno rilevato almeno 6.200 clienti sospetti e un flusso complessivo pari a 200 miliardi di euro nel periodo indicato.
    Lo scandalo è di una portata tale che potrebbe far scricchiolare l’affidabilità creditizia dell’intera economia danese, da sempre premiata per «gli alti livelli di trasparenza» dalle principali agenzie di rating globali.

    Cosa è successo in Estonia e il circuito dei «clienti non residenti»
    Quotata sul Nasdaq di Copenhagen e forte di 2,7 milioni di clienti, Danske Bank è la più grande banca della Danimarca. L’istituto è presente in 15 paesi al mondo e ha chiuso il primo semestre del 2019 con profitti per 9,1 miliardi di corone danesi, pari a 1,2 miliardi di euro. Le indagini confluite nel report di oggi coprono un periodo che va dal 2007 al 2015, in concidenza con l’acquisizione nel 2007 di una banca finlandese e della sua filiale estone, rispettivamente chiamate Sampo Bank e As Sampo Bank. Nel mirino del report ci sono 9,5 milioni di transazioni effettuate da 15mila clienti, dei quali 10mila appartenenti al cosiddetto «non resident portfolio» (un portafoglio di clienti residenti fuori dall’Estonia) e altri 5mila che presentavano alcune «caratteristiche» adatte a far sospettare che vivessero o lavorassero fuori dal paese baltico.

    Scandalo pari a 20 volte il Pil dell’Estonia


    Danske Bank nella bufera, si dimette il Ceo dopo lo scandalo-riciclaggio da 200 miliardi di euro

 

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Massimo Moschella

In genere la parte dei brutti, sporchi e cattivi i copioni l'assegnano sempre a noi italiani.
Corruzioni, truffe, peculati, malversazioni - oltre alla sempiterna etichetta di evasori fiscali - ci vengono affibbiati con malcelato gusto dai media europei e spesso, senza peli sulla lingua, anche nei consessi internazionali.
Li guardi in faccia, i rappresentanti politici e mediatici degli altri paesi, e vedi che godono mentre ti fanno lo spelling delle accuse: I N A D E M P I E N T I, quando va bene. M A F I O S I quando perdono le staffe (ma da ultimo ci sentiamo apostrofare anche R A Z Z I S T I da chi non ha mai visto un migrante in casa sua).

È per questo che, ritengo, abbiamo l'obbligo morale di amplificare notizie molto significative a cui la stampa anche nostrana, spesso eterodiretta da lobbies di varia natura e nazionalità, tenta di mettere il silenziatore.

Danimarca, monarchia parlamentare, 5.700.000 abitanti, valuta adottata corona danese, Stato membro dell'Unione europea, possiede anche le Isole Fær Øer e la Groenlandia, capitale Copenaghen, Pil pro capite 49.600 $ (2017).
La sanità danese prevede, dal 1973, che ogni danese sia iscritto al Sistema Sanitario Nazionale. Il sistema è quasi gratuito, infatti l'85% della spesa è dello stato, mentre il cittadino paga il 15% per servizi ausiliari come la fisioterapia.
La Danimarca è un paese impostato secondo una moderna economia di mercato, orientata allo sviluppo del settore dei servizi. Lo sviluppo economico è fortemente cresciuto a seguito dell'adesione dello stato all'UE che ha ampliato la capacità di circolazione di merci e servizi, grazie alla soppressione di dazi e barriere doganali.

Andando più a fondo, scopri pure che sono 11 su 28 i membri dell'Unione con un debito pubblico al di sotto della fatidica soglia del 60% e un rapporto deficit/Pil inferiore al 3%. Tra questi troneggia la Danimarca con un risibile 38%. Il rating concesso unanimemente al paese dalle agenzie? AAA manco a dirlo.
Me cojoni. Sembrano proprio i parenti virtuosi e fortunati con cui ogni famiglia è chiamata a fare i conti durante i pranzi di Natale.

Allora diventi tignoso: studi, approfondisci, indaghi. E scopri pure che la Danimarca vuole introdurre nuove restrizioni alla sua già dura politica verso i migranti. Il premier conservatore Lars Lokke Rasmussen ha annunciato che Copenhagen, d´intesa con altri Paesi europei, vuole trasportare i migranti per i quali saranno decisi respingimento ed espulsione in posti particolarmente sgradevoli del Vecchio continente, evidentemente allo scopo di far passar loro la voglia di stabilirsi appunto in Europa.

E qua capisci che forse hai a che fare con nazisti in erba.

Ma c'è di più.

La commissaria europea alla concorrenza, la politica danese cinquantenne Margrethe Vestager fra il 2016 e i primi mesi del 2018 ha comminato multe milionarie a Apple, Facebook, Google e Amazon, cioè le quattro aziende di tecnologia più ricche e potenti al mondo. Le ragioni sono diverse, ma si possono ricondurre alla posizione dominante che ciascuna di queste aziende mantiene nel proprio settore e sono Incorruttibili.

Insomma, i danesi sembrano rappresentare la summa delle virtù teologali.
Almeno fino al giorno in cui la fortuna gli gira le spalle e scivolano anche loro sulla merda.
Allora capisci che sono dei purciari come e peggio degli altri, ripuliti, ben vestiti ma pur sempre dei gran purciari.
E tu, italiano medio, insieme ai cugini greci, cominci a sentirti meglio.

Nella filiale estone della Danske Bank - il più grande istituto di credito della Danimarca - fiorivano conti intestati a società dei più oscuri paradisi fiscali: Panama, Belize, Isole vergini britanniche, Seychelles. Le società non avevano attività, siti web e dipendenti e i beneficiari finali erano schermati da prestanome.

Enormi quantità di soldi venivano trasferite più volte al giorno in un giro vorticoso di triangolazioni prima di terminare la corsa in entità offshore o nell'acquisto di pietre preziose, auto di lusso e appartamenti esclusivi. Nella banca in molti sapevano delle anomalie e il giro è andato avanti per anni. Così, dal 2007 al 2015 oltre 200 miliardi di euro sospetti sono entrati e usciti dalle casse della filiale della Danske Bank in Estonia, una cifra grande 20 volte il Pil del paese baltico. È il più grande caso di riciclaggio di Stato (le autorità di controllo non potevano non sapere) degli ultimi anni.

A questo punto, ti prepari un buon caffè che cominci a goderti con più gusto in questa penultima domenica di settembre.

La Danimarca è sotto shock. Orgasmo...
Danske Bank è un'istituzione nel paese che vanta una Tripla A nel rating del debito. Ma la più importante banca danese (profitti netti per 9,1 miliardi di corone, circa 1,22 mliardi di euro, nel primo semestre dell’anno) non è riuscita a contenere gli effetti di uno scandalo che ha portato ieri alle dimissioni del Ceo, Thomas Borgen, mentre il titolo perdeva più dell'8% in borsa ampliando il calo dall'inizio dell'anno al 32%. Dal suo picco nel maggio 2017 la capitalizzazione di Borsa della Danske Bank è scesa di 12 miliardi di euro.

Ora la banca rischia una multa da 536 milioni di euro e la perdita di 2 A se sarà riconosciuta colpevole mentre la Fsa, l’Authority finanziaria danese, ha annunciato che riaprirà l’inchiesta sulla Danske Bank che era stata chiusa lo scorso maggio.
Quindi le autorità bancarie del paese dei purciari avevano pure avviata un'ispezione che si era chiusa a tarallucci e vino.
Di bene in meglio.

Sono quasi 15mila clienti, provenienti in gran parte dalla Russia, dal Regno Unito e dalle Isole vergini britanniche, ad aver movimentato in nove anni circa 200 miliardi di euro (234 miliardi di dollari). I soldi arrivavano principalmente da altri conti estoni (23%), dalla Russia (23%), dalla Lettonia (12%), da Cipro (9%), dal Regno Unito (4%) e da altri paesi (30%). Dalla banca i fondi ripartivano verso altri conti in Estonia, Lettonia, Cina, Svizzera e Turchia. Più della metà dei soldi, però (il 52%), ha preso il largo verso altri lidi, gran parte dei quali sono paradisi fiscali. I pagamenti sono stati effettuati in 32 diverse valute, anche se la maggior parte ha utilizzato dollari ed euro.

Bene. Oggi prepareremo un ragù coi fiocchi...


 

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i truffatori tedeschi non hanno davvero concorrenti

Deutsche Bank ha ammesso di essere coinvolta nello scandalo di Danske Bank, il più grosso scandalo bancario nella storia dell’Unione Europea.



Ha confermato infatti di aver gestito almeno 130 miliardi di euro di denaro “sospetto” proveniente dalla succursale estone di Danske Bank. In quanto banca corrispondente, ha aiutato i clienti di Danske Bank in Estonia a trasferire denaro nel sistema finanziario degli Stati Uniti.
 

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posted by Guido da Landriano
LO SCANDALO BANCARIO DEL NORD SI ALLARGA: DOPO DANSKE ORA NORDEA


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Secondo quanto riportato da Bloomberg e da Reuters lo scandalo per il riciclaggio di denaro sporco di dubbia provenienza, iniziato nelle repubbliche baltiche, si sta allargando a tutto il Nord Europa.
Dopo la danese Danske ora tocca alla Finno-svedese Nordea.
Secondo notizie di fonte finnica la banca sarebbe accusata di aver violato le norme antiriciclaggio su movimenti di denaro di dubbia provenienza per per lo meno 700 milioni di euro. Secondo il giornale britannico Guardian il volume dei movimenti sarebbe molto, ma molto più ampio, arrivando ad interessare 4,6 miliardi di dollari trasferiti all’estero da un network di ben 70 istituzioni economiche e finanziarie dell’Europa dell’Est. La documentazione relativa alle frodi sarebbe già stata inviata alle autorità di controllo svedesi che però non hanno ancora iniziato le indagini ufficiali, dimostrando di sapersela prendere con mediterranea tranquillità.

Tutto parte dallo scandalo estone che coinvolse la Danske bank, ma si sta allargando a macchia d’olio tanto che gli inquirenti inglesi ed americani che stanno seguendo la vicenda parlano di una “Trojka Laundromat” di una lavanderia delle repubbliche baltiche riguardante i denari sporchi che fa capo a filiali ed istituzioni bancarie di quei paesi, utilizzato in corrispondenza e contrapposizione con altri sistemi di riciclaggio come il “Proxy Laundromat“.

Uno dei più forti accusatori, che afferma che siamo soltanto di fronte alla punta dell’iceberg, è Bill Browder,fondatore e CEO del fondo Hermitage Capital Management, una volta investitore fra i maggiori in Russia e quindi diventato nemico giurato della corruzione dopo la morte sospetta in carcere del suo amico l’avvocato Magnitsky che stava mettendo in luce alcuni aspetti poco chiari della finanza russa.

Nordea, già in passato indagata per violazione delle normative anti riciclaggio, è stata portata in causa dallo stesso Browder che l’ha indicata come uno degli istituti che hanno percepito i denari riciclati dall’Estonia.
Nordea , che ha sede in Finlandia, ha visto un forte calo delle proprie quotazioni per poi riprendersi parzialmente.
 

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Forumer storico
Riciclaggio nel Baltico, coinvolta anche una grande banca svedese
28 Marzo, 2019
Riciclaggio nel Baltico, coinvolta anche una grande banca svedese

Un’altra importante banca europea è sotto i riflettori della magistratura. Le autorità svedesi hanno perquisito la sede di Swedbank a Stoccolma, il più grande istituto di credito della regione baltica, nell'ambito di un'indagine sul riciclaggio di denaro. che riguarda la filiale estone di Danske Bank, già coinvolta in un gigantesco scandalo legato a 200 miliardi di euro di pagamenti sospetti tra il 2007 e il 2015.

Swedbank potrebbe aver trattenuto le informazioni dalle autorità statunitensi in merito a transazioni finanziarie sospette. L’emittente pubblica SVT ha spiegato che l'istituto di credito potrebbe aver ingannato gli investigatori Usa sulle transazioni dei propri clienti legate a Mossack Fonseca, uno studio legale panamense al centro di un furto fiscale e di uno scandalo di riciclaggio che ha attirato società e privati di numerosi paesi.

Le autorità di Svezia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno iniziato a indagare su Swedbank in seguito a un’inchiesta di SVT dello scorso mese di febbraio quando era emerso che 50 clienti avevano trasferito almeno 3,8 mld di euro da Swedbank a Danske Bank (presso la cui filiale estone sarebbero stati riciclati 200 miliardi di euro tra il 2007 e il 2015. Nel frattempo, la banca scandinava ha perso un quarto del proprio valore.
 

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Sparisce il CEO della filiale estone di DANSKE. Come mai?


Aivar Rehe, CEO della filiale estone della nota banca danese Danske, è scomparso da lunedì scorso. Aivar è scomparso mentre stava facendo jogging attorno alla scuola dove doveva recarsi. L’amministratore bancario è scomparso nel mezzo di una situazione pesantissima per la banca, coinvolta in un grande scandalo di riciclaggio di denaro sporco proveniente da diversi magnati dell’ex URSS e che ha condotto la banca ad una serie di pesanti conseguenze, fra cui una sanzione dalle autorità di controllo estoni e danesi, oltre che indagini da parte delle autorità americane.
Una situazione molto pensante che condusse anche alle dimissioni di Thomas Borgen, CEO della centrale danese, e che ha condotto alla decisione di chiudere la filiale estone entro la fine di quest’anno.

Aivar Rehe ha sempre affermato che tutta l’attività della banca è stata legittima durante il suo mandato, ma, ovviamente, il rapimento mette una luce diversa su tutta la vicenda. Speiamo che si tratti solo di una misura temporanea perchè, purtroppo, quando si ha a che fare con russi arrabbiati per aver perso dei soldi il finale non è spesso dei migliori.

Intanto un’altro Jyske Bank, la seconda banca della Danimarca, ha deciso di far pagare tassi negativi ai correntisti con oltre 111 mila euro versati sui conti, per ben lo 0,75%, una misura simie a quella presa dalle principali banche svizzere neppure un mese fa.
 
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