Dài, chiudiamo anche noi lo Stato? (3 lettori)

Ignatius

sfumature di grigio
noto anche che IQF si sta sviluppando una immediata sensibilità al numero
ne sono oltremodo compiaciuto :):):)

Hai dunque letto anche tu che le masse forumistiche maschili si chiedono con crescente interesse quanti asciugamani, e di quanti grammi ciascuno, riuscirebbero a reggere senza usare le mani e la bocca?

Eh, son d'accordo con te: queste son davvero soddisfazzzioni. :up:
 

MissT

Forumer storico
Hai dunque letto anche tu che le masse forumistiche maschili si chiedono con crescente interesse quanti asciugamani, e di quanti grammi ciascuno, riuscirebbero a reggere senza usare le mani e la bocca?

Eh, son d'accordo con te: queste son davvero soddisfazzzioni. :up:

Ma cmq dalla foto si capisva chiaramente che usava gli addominali.... cosi' sono tutti capaci! della serie "come nascono le leggende metropolitane" :D
 

Caront€

Succube a prescindere!
Ma cmq dalla foto si capisva chiaramente che usava gli addominali.... cosi' sono tutti capaci! della serie "come nascono le leggende metropolitane" :D

La tua sfiducia nei confronti del nostro andersen1 rasenta la bestemmia.
Va' a confessarti, sciaguràta!

lo appoggio ad IGNO (in senso figurato)
e rilancio...
facci vedere tu...posta una tua foto mentrre lo sorreggi ...:mumble::mumble::mumble::D:D:D:lol:
 

f4f

翠鸟科
Hai dunque letto anche tu che le masse forumistiche maschili si chiedono con crescente interesse quanti asciugamani, e di quanti grammi ciascuno, riuscirebbero a reggere senza usare le mani e la bocca?

Eh, son d'accordo con te: queste son davvero soddisfazzzioni. :up:


ciascuno ha le soddisfazioni che preferisce :rolleyes:
 

f4f

翠鸟科
Spending review, una cura da tory


Tagli per 118 miliardi di sterline, l’84% della correzione di bilancio

Centodiciotto miliardi di sterline, penny più penny meno. Una spending review con numeri da capogiro, esercizio mai tentato in queste dimensioni dalla seconda guerra mondiale in poi. E probabilmente anche prima. Limitandosi a leggere i numeri David Cameron batte Margaret Thatcher, schianta Tony Blair e annichilisce il ricordo di quanto il Regno Unito fece negli anni Settanta quando ad ordinare una correzione che vale metà di quella in corso oggi fu il Fondo monetario. Un aiutino non richiesto per consentire ora di stringere la cinghia oltre l’ultimo buco lo ha dato, è ovvio, una crisi che ha portato Londra a un deficit a due cifre.
«Per capire l’eccezionalità - spiega Gemma Tetlow dell’Institute of fiscal studies, celebrato think tank londinese - le faccio un esempio significativo: la polizia. Mai toccata, neppure in epoca thatcheriana quando, anzi, gli stanziamenti aumentarono del 4% all’anno. Il ministero dell’Interno ha ora avuto il budget ridotto del 25 per cento (cumulando i tagli attuati e programmati fra il 2010 e il 2015 n.d.r)».


Sforzo ancor più titanico se si considera che i 118 miliardi rappresentano l’84% della correzione da 141 miliardi di sterline messa in campo dall’Esecutivo - a tappe successive e nell’arco degli anni fiscali dal 2010-2011 fino al 2017-2018 - subito dopo la vittoria elettorale. E questo implica che per correggere il bilancio di 141 miliardi, ovvero del 9,1% del pil come deliberato a fine 2012, solo il 16 per cento arriverà da nuove imposte.


Uno scenario che disegna un’operazione assai più vasta di un "semplice" taglio alle inefficienze e agli sprechi. Londra ha messo in campo un ripensamento globale del rapporto fra Stato e cittadini a cominciare dal welfare rimodellato attorno allo slogan stop al " something for nothing" ovvero alla concessione di sussidi senza niente in cambio - sia sotto forma di formazione o di lavori socialmente utili - da parte del disoccupato.
 

f4f

翠鸟科
Il non fare costa 40 miliardi l’anno


Ogni anno spese 269 ore per pagare le tasse e adempiere agli obblighi formali connessi









a Germania viene spesso indicata come il modello da imitare. Ma la strada da fare è ancora molta per avvicinarsi. A dirlo è l’ultima classifica stilata dalla Banca Mondiale sulla facilità di fare impresa: Doing Business 2014. Sebbene l’Italia abbia migliorato il proprio ranking di due posizioni, passando dal 67˚ al 65˚ posto e la Germania sia peggiorata di due – dal 19˚al 21˚– il divario resta impietoso.
Basta scorrere le varie classifiche tematiche per rendersi conto delle due velocità dei Paesi. Per effettuare un allacciamento elettrico, ad esempio, in Italia servono 5 passaggi burocratici e 124 giorni di attesa media. Alle imprese tedesche sono sufficienti tre procedure e appena 17 giorni di tempo.
Sul fronte dell’export, una delle voci dove molto spesso (che si tratti di macchinari, di meccanica o di agroalimentare) Roma e Berlino si trovano a confrontarsi, anche lì le cose non vanno molto meglio. La preparazione dei documenti necessari all’esportazione di merci richiede quattro giorni di tempo e un costo di 175 dollari in Germania. E se in Italia il costo è di poco superiore (180 dollari) il tempo necessario per i documenti sale a 11 giorni. Nel nostro Paese, tutte le procedure richiedono la bellezza di 19 giorni e poco meno di 1.200 dollari. Per le aziende tedesche tutte le operazioni vengono espletate in appena 9 giorni e il costo complessivo è minore rispetto a quello sopportato dalle concorrenti italiane: 905 dollari. Per quanto riguarda le importazioni la situazione è molto simile: sette giorni e 940 dollari in Germania, 18 giorni (quasi quattro settimane lavorative) e 1.145 dollari in Italia.
Quando si parla di sviluppo bloccato e burocrazia, i permessi a costruire sono una delle note dolenti del nostro Paese. Servono undici procedure e 233 giorni e mezzo per espletarle tutte (30 giorni per il nulla osta dal Genio civile, ad esempio, o 135 giorni per il permesso a costruire vero e proprio). La burocrazia teutonica, invece, c’è bisogno di 9 procedure e 97 giorni. Non a caso Berlino è al 12˚ posto, stabile, mentre l’Italia è peggiorata di 11 posizioni, passando dal 101˚al 111˚posto.
 

f4f

翠鸟科
L’impatto «devastante» delle inefficienze e dell’«opacità» della macchina pubblica. La corruzione che impazza senza freni nel corpaccione della Pa. «Nessuna crescita è possibile se la spesa pubblica non si farà più efficace ed efficiente»: non ha usato mezze misure nel suo discorso d’insediamento di ieri il neo presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri. Che ha messo in guardia: se il peso del debito rallenta il passo verso l’uscita del tunnel, per l’Italia cominciano ad arrivare adesso anche «segnali inquietanti di deflazione». Ancora troppe ombre intravede insomma Squitieri a bocce ferme per il nostro Paese. Soprattutto perché, ha detto, «siamo in un momento storico in cui la spesa improduttiva appare sempre più inaccettabile». E se è vero che ormai la spesa pubblica vale più della metà della ricchezza, qualsiasi speranza di crescita è da considerare pura utopia. In questo senso, i capitoli di spesa e i comportamenti da aggredire, secondo Squitieri, sono ormai annosi. E a maggior ragione da prendere di petto. Ma per cambiare rotta «nulla sarà davvero efficace» se non sapremo combattere con forza quel virus della sfiducia «che si avverte in tutti i corpi della società»». Quella sfiducia, ha sottolineato il presidente della magistratura contabile, che è indice di «una crisi morale che spinge alla rassegnazione di fronte a soprusi e malversazioni». Di qui l’«impegno primario» indispensabile per contrastare la corruzione, perfino scrivendo finalmente leggi e norme chiare e semplici per porre un argine «agli insorgenti fenomeni di mala amministrazione». Tanto più se se si considerano i «deboli sistemi di controllo e di valutazione» sulla spesa e sui comportamenti, che uniti all’opacità e agli «scarsi livelli di integrità nelle gestioni pubbliche provocano un impatto devastante sull’economia e sulla credibilità dell’intero sistema-Paese».
 

Ignatius

sfumature di grigio

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