da tucidide a miglio (1 Viewer)

great gatsby

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REALISMO POLITICO: DA TUCIDIDE A MACHIAVELLI FINO A MIGLIO


di GIUSEPPE GAGLIANO*

Premessa: Indipendentemente dalla raffinatezza concettuale con la quale le scienze strategiche interpretano l’agire polemologico degli stati nello scenario internazionale, i presupposti del realismo classico elaborati da Tucidide, Machiavelli, Hobbes-reinterpretati e ampliati dal realismo moderno nelle riflessioni di Kissinger, Morgenthau, Waltz e Mearsheiemer – costituiscono riferimenti storici imprescindibili per una disincantata percezione della realtà storica soprattutto di fronte al riemergere delle utopie politiche che già Machiavelli ebbe modo di stigmatizzare con ironia e fermezza.



L’opera storiografica di Tucidide può agevolmente essere interpretata come un’ autorevole anticipazione del realismo politico all’interno delle relazioni internazionali.

La finalità precipua dell’opera di Tucidide non era quella di analizzare un singolo fenomeno storico – la guerra del Peloponneso – ma di individuare gli elementi costanti all’interno della dinamica storica.

Da questo punto di vista la sua opera storiografica acquista un valore sia normativo che descrittivo giacché-come l’opera di Machiavelli -intende individuare leggi generali estensibili per tutti i fenomeni internazionali nel contesto della Grecia del V secolo a.C.


Se è indubbio che dall’ opera complessiva di Tucidide emerge una concezione ciclica della storia (come noto il concetto di ciclicità fu già ampiamente teorizzato dalla filosofia greca) è altrettanto indubbia la rilevanza che ha per Tucidide una concezione antropologica pessimistica (ampiamente presente nel realismo classico ed in particolare nell’opera di Machiavelli e di Hobbes) secondo la quale la natura umana è dominata costantemente da avidità, orgoglio e paura a causa della quale gli esseri umani hanno la tendenza ad aumentare la loro ricchezza e il loro potere.

Nel linguaggio delle relazioni internazionali Tucidide analizza il sistema internazionale greco in un’ottica bipolare, statocentrico e geopolitica: lo scenario politico della Grecia del V secolo è infatti caratterizzato dal confronto bipolare tra Sparta e Atene la cui dimensione geopolitica è profondamente differente poiché da un lato la potenza di Sparta è di natura continentale mentre quella di Atene è di natura marittima.

A livello strategico i due Stati perseguono obiettivi contrapposti: da un lato Sparta attua la sua egemonia sui propri alleati: “senza tenerli sottoposti ad un tributo, badando solo che si eleggessero con un regime oligarchico a loro favorevole, gli ateniesi invece pigliando per sé col passare del tempo le flotte degli alleati ” (1) imponevano un tributo a tutti.

Anche l’individuazione della genesi del conflitto tra Sparta e Atene si colloca in un’ottica di realismo profondamente moderno ed attuale poiché Tucidide individua cause immediate e cause profonde del conflitto: le prime sono riconducibili alla crisi diplomatica tra Corinto e Corcira per il controllo politico ed economico della città di Epidammo mentre le cause profonde sono riconducibili esclusivamente ad una logica di potenza: “il motivo più vero, ma meno dichiarato apertamente, penso che fosse il crescere della potenza ateniese e il suo incutere timore ai lacedemoni, sì da provocare la guerra” (2)

. Alla luce di queste considerazioni risulta evidente come il conflitto tra Sparta Atene sia dunque determinato dalla rottura dell’equilibrio di potere: la lenta ed inesorabile ascesa politica e militare di Atene determina una reazione violenta da parte delle altre città- stato che temono per la loro indipendenza.

La formazione dunque di una coalizione ampia in funzione anti-ateniese nacque con la precisa intenzione di preservare lo status quo.

L’equilibrio infatti consentiva il mantenimento dell’indipendenza della città – stato mentre la sua rottura avrebbe comportato su lungo termine le premesse per l’assoggettamento dell’incorporazione del sistema ellenico all’interno di quello romano come osserva opportunamente lo studioso Kalevi Holsti. (3)

In definitiva emerge con estrema chiarezza una concezione realistica e quindi conflittuale dello scenario internazionale che anticipa, nelle sue linee generali, l’interpretazione machiavellica della storia



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great gatsby

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Di estremo interesse risulta l’interpretazione dei presupposti realistici nel pensiero di Machiavelli data dallo studioso italiano Gianfranco Miglio.

Opportunamente il politologo italiano sottolinea come la politica – da parte di Machiavelli – venga interpretata in modo schematico ed informale come se, in altri termini, questa fosse un gioco per il potere; la laicizzazione avviata da Machiavelli gli consente inoltre di rendere la politica autonoma rispetto al diritto, alla morale e alla religione.


Con un’ espressione pregnante lo studioso Miglio rileva come la politica, nell’ottica machiavellica, sia una tecnica per condurre le relazioni di potere sul terreno della forza con l’obiettivo di conquistarlo, conservarlo e incrementarlo.

Il successo dunque di un’azione politica si misura solo sull’efficacia dell’acquisizione, della conservazione o dell’incremento del potere.


Come Tucidide anche Machiavelli, nella sua interpretazione della dinamica conflittuale della storia, rigetta qualsiasi visione utopica poiché vuole individuare nella realtà storica, attraverso un approccio empirico, la realtà effettuale: “guardando con tale disillusione trovava nella politica solo il gioco della forza, le schermaglie per il potere che si generano e riproducono senza posa” (4) .

Non desta dunque alcuna sorpresa che anche Machiavelli, profondamente influenzato fra l’altro dalla storiografia greca e latina, intendesse- al di sotto della dinamica conflittuale storica- individuare una teoria della politica per trarre indicazioni e suggerimenti per la gestione del potere politico.


Anche il politologo fiorentino infatti come Tucidide era persuaso che la storia come la politica fosse attraversata da regolarità destinate a reiterarsi nel corso dei secoli senza variabili significative.

Quanto alla visione antropologica di Machiavelli questa, analogamente a quella di Tucidide, è pessimista poiché l’agire dell’uomo è guidato dall’egoismo e di conseguenza la leadership politica deve pianificare la sua azione politica sulla base della natura umana vista nella sua interezza al di là e al di sopra di qualsivoglia demagogia moralistica.

L’uomo per Machiavelli infatti-sottolinea Miglio-ha una natura antagonista ed è spontaneamente nemico dei suoi simili poiché il suo modus operandi è fondamentalmente egoistico.

Il leader politico dovrà dunque agire attuando una doppia morale, secondo una logica che si può indubbiamente definire quella della ragion di Stato intendendo con questa espressione: “la trattazione con metodi eccezionali di situazioni eccezionali che, toccandola vicino alla vita dello Stato, giustificano sospensione delle regole d’ordinaria amministrazione” (5) .

*Presidente CESTUDEC (Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis)

NOTE

1,Tucidide,Le storie, Sansoni,p. 468

2, ibidem, p. 470

3,Kalevi Holsti,International Politc,Prentice Hall, 1977

4,Gianfranco Miglio,Lezioni di politica,1.Storia delle dottrine politiche ,Il Mulino,2011,p.200

5,ibidem,p. 206
 

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翠鸟科
MISSION E STATUTO

MISSION E STATUTO « Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis





Il Cedustec (Centro Studi Strategici Carlo de Cristoforis) associazione culturale no -profit, è un centro di analisi che intende trattare i temi della sicurezza, della difesa e dell’intelligence e storia militare. Il Presidente del Cedustec è il Prof.Gagliano Giuseppe e il Vice-Presidente il Colonello Mario Pietrangeli(EI).
Statuto
2) L’Associazione ha sede in COMO
3) L’Associazione non ha scopo di lucro e persegue i seguenti
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seminari e congressi; svolgere attività formativa e
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formazione professionale e/o culturale;
e) promuovere e curare la redazione, la pubblicazione e la
diffusione di studi
e testi scientifici e/o divulgativi,
supporti informatici, utilizzando qualsiasi mezzo di
comunicazione;



 

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翠鸟科
Il ritorno alla Madre Terra

L’utopia verde tra Ecologia radicale ed Ecoterrorismo

Nel seguente saggio – rispetto al precedente – l’autore ha voluto individuare le costanti principali, di ordine ideologico ed epistemologico, relative all’ambientalismo attuale che, per maggiore chiarezza metodologica, abbiamo ridefinito come ecologia radicale, facendo riferimento a gran parte delle attuali correnti dell’ambientalismo contemporaneo (l’ecofemminismo, l’ecologia profonda, l’ecomarxismo, ecc.). Questi elementi comuni sono sia di natura ideologica (olismo, biocentrismo, ntimodernismo, estensionismo giuridico, anticapitalismo, antirazionalismo, ecc.) sia di natura operativa (il boicottaggio, la disubbidienza civile). La profonda continuità con i movimenti no global – quando non vera e propria connivenza e collaborazione –, nonché la comune matrice sessantottina ha indotto l’autore ad applicare anche all’ecologismo radicale il medesimo approccio metodologico del saggio precedente, ponendo l’enfasi, ancora una volta, sul ruolo euristico della metodologia di Vittorfranco Pisano. I capitoli sono stati strutturati secondo un telos logico assai preciso. Da un lato sono state esposte sinteticamente alcune salutari provocazioni sfavorevoli alla ecologia radicale, dall’altro lato sono state delineate le riflessioni di alcuni dei più acclarati esponenti dell’ecologia radicale (Shiva, Boockin, Goldismith, Brown, Latouche, Capra) facendo emergere nuclei concettuali comuni, pur nella diversità delle singole visioni del mondo. Nell’ultimo capitolo – servendosi di un consistente numero di analisi di intelligence (dell’Fbi, dell’Aisi, del Csis canadese) relative all’ecoterrorimo (e in particolare all’Alf, all’Elf, all’ecoterrorismo di matrice anarchica italiano), l’autore ha provato non solo l’estrema pericolosità di questo nuovo fenomeno ma la sostanziale affinità ideologica con le correnti più moderate dell’ecologia radicale, affinità che tuttavia non impedisce di differenziarli dal punto di vista operativo.



ALF credo sia
Animal Liberation Front
oppure
alf - Cerca con Google è ignoto l'acronimo ELF , ammenocchè non si trati di carburanti mi piace l'accostamento tra terroristi e correnti moderatedella ecologia radicale... detto così sembra un pò azzardato..
magari mi compro il libro :)
 

great gatsby

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sempre di gagliano

...............

LA COSTITUZIONE SENZA AUTORITA’ DENUNCIATA DA SPOONER


di GIUSEPPE GAGLIANO*

Come noto lo scritto “La costituzione senza autorità” fu redatto da Lysander Spooner nel 1870 e si costruì a partire da alcuni presupposti ben precisi: la classe politica viene in quest’opera equiparata ad una banda di ladri e assassini, lo Stato è posto sullo stesso piano di una associazione a delinquere e la costituzione non è altro che un pezzo di carta privo di significato.


Tuttavia l’assunto più importante su cui si costruisce la critica impietosa dell’autore è un assunto di tipo giusnaturalistico secondo il quale esistono solo leggi naturali-il riconoscimento cioè della priorità e della non alienabilità dei diritti individuali- grazie alle quali l’esistenza dello Stato risulta essere non necessaria. Proprio per questa ragione, le decisioni a maggioranza con le quali si stabilisce una costituzione, non hanno alcuna giustificazione reale.

In altri termini, per l’autore, esisteva all’interno di ogni uomo un senso naturale di giustizia ossia: “una legge oggettiva e universale capace di essere immediatamente riconosciuta dalla ragion umana e credeva che gli ostacoli maggiori alla pace e al benessere potessero essere rimossi nel giro di una generazione (…).

Credeva che grazie alla libera iniziativa e al gioco naturale e spontaneo del mercato si sarebbe progressivamente realizzata una condizione di eguaglianza, di abbondanza diffusa” (1).

L’insieme di queste motivazioni non possono che indurre a ritenere l’autore un antesignano a tutti gli effetti del pensiero libertario americano e, opportunamente, proprio il massimo esponente del libertarismo americano moderno Murray Rothbard, lo riconobbe esplicitamente.

Dal punto di vista intrinseco la costituzione americana, secondo l’autore, non aveva alcuna autorità poiché era stata istituita tramite un contratto tra persone più di vent’anni orsono. Inoltre, quando la costituzione americana fu siglata, solo una piccola parte della società civile prese parte alla sua elaborazione. Proprio per le ragioni esposte, la costituzione americana deve considerarsi deceduta insieme a coloro che la elaborarono. Inoltre, il discorso costituente non afferma in termini espliciti l’esistenza di alcun obbligo di natura giuridica da rispettare per tutti coloro che sarebbero venuti in seguito. Un’altra motivazione della sua illegittimità, è data dal fatto che la costituzione americana fu votata soltanto da un numero assai limitato di soggetti dal momento che vi erano restrizioni di tipo censitario. Inoltre, l’espressione del voto, dovrebbe essere la conseguenza di un’azione volontaria ma quando un singolo votante: “Si trova accerchiato da un governo al quale non può resistere” (2) diventa assai difficile poter affermare che il voto dato costituisca di per sé un’azione autenticamente volontaria: “E’ più per adeguarsi per necessità alla volontà altrui che una vera scelta personale” (3).




Oltretutto il voto tributato alla costituzione, fu un voto segreto e questo sta a indicare molto chiaramente che tutti i governi costruiti sulla segretezza non sono altro che un insieme di rapinatori, tiranni e assassini.


Ora, coloro che votano volontariamente, in buona sostanza appartengono solo a tre categorie di persone e cioè alla categoria di coloro che sperano di poter utilizzare il governo per i loro interessi personali, alla categoria degli sciocchi – i quali sono convinti che il governo tutelerà la sovranità e la libertà del singolo cittadino – e infine alla categoria di quanti – pur essendo consapevoli dei numerosi mali che conseguono alla costituzione – non sanno come liberarsene o non intendono sacrificare la propria vita per cambiare lo stato di cose.


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great gatsby

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Allo scopo di comprendere chiaramente quale sia la vera natura del governo, l’autore sostenne che una delle imposizioni che lede maggiormente la libertà individuale fosse la tassazione, che costituisce un vero e proprio furto legalizzato.

D’altra parte, non è proprio il denaro a rappresentare il fondamento stesso al governo? Se è così allora “qualsiasi banda di farabutti se ha abbastanza soldi con cui cominciare può autoproclamarsi governo” (4) .

Alla luce di questa considerazione, non è ammissibile che le proprie proprietà, la propria libertà siano delegate nelle mani di individui che oltretutto non possono essere chiamati realmente a rispondere dei loro misfatti più o meno evidenti.

Ebbene, questo potere che la costituzione dà a chi ci governa, non è un potere assoluto e irresponsabile? Nella realtà dei fatti l’autorità che i nostri rappresentanti esercitano non è determinata dalla nostra volontà ma dai loro interessi. Infatti, l’unico loro reale interesse non è quello di tutelare la società civile, ma quello di “farsi le scarpe a vicenda” e, in determinate circostanze, sarebbero anche capaci di ammazzarsi l’uno con l’altro pur di portare a compimento le loro ambizioni politiche.

Se quanto fino a qui asserito è legittimo, è vero allora che neppure i militari che giurano fedeltà e che ricevono l’ordine di uccidere, hanno il dovere di ubbidire poiché nella realtà il giuramento che viene fatto dal soldato non è stato fatto in realtà a nessuno.

A maggior ragione i debiti che la classe politica vorrebbe far gravare sulle spalle dei cittadini, sono debiti in realtà contratti dalla corruzione e dalla stupidità di chi ci governa:

“I quali avevano bisogno di denaro per perpetrare le ruberie e gli omicidi in cui erano impegnati all’epoca e che si proponevano di estorcere dal futuro popolo degli Stati Uniti ricorrendo a ruberie e a minacce di morte per pagare tali debiti” (5).

Al di là della demagogia e della retorica tipica del diritto e della politica, il fondamento stesso sia della guerra che del potere è il denaro e di conseguenza coloro che sono in grado di fornire grandi quantitativi di denaro sono quelli che hanno in realtà in mano le fila del governo.

Ebbene, questi finanziatori che Spooner definisce finanziatori di crimini prezzolati, sono i veri burattinai della politica.

Certo, è inammissibile e moralmente riprovevole, che gran parte del denaro elargito da questi finanziatori serva ad alimentare guerre e ad addestrare un numero di soldati professionisti che, l’autore con sarcasmo definisce assassini professionisti, i quali tuttavia sono l’unico strumento che possiede la classe dirigente per mettere in atto i propri obiettivi.

Insomma a guardare con occhi lucidi e onesti la storia, non si può non giungere alla conclusione che tutti coloro che si fanno chiamare di volta in volta sovrani, imperatori, eccellenze non sono altro che farabutti miserabili dediti “a spogliare, ridurre in schiavitù e trucidare i loro simili, ma anche dei leccapiedi, posti servilmente, ossequiosamente e supinamente alle dipendenze e al servizio di questi finanziatori di delitti prezzolati” (6).

*Presidente Cestudec

NOTE

Lysander Spooner, La costituzione senza autorità,Il Melangolo,1997

1.ibidem,pagg.26-27

2.ibidem,pag.38

3.ibidem,pag.38

4.ibidem,pag.48

5.ibidem,pag.83

6.ibidem,pag.92
 

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