Obbligazioni a tasso fisso CRISI UCRAINA, Bond Russia, Ucraina, Gazprom e altro (3 lettori)

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Il frontespizio dell'annuncio di Gazprom pubblicato da Il Sole 24 Ore del primo marzo 2023
Su Il Sole 24 Ore del primo marzo è stato pubblicato un avviso a pagamento del colosso russo Gazprom dove si annuncia l’avvio di una procedura di “consent solicitation” finalizzata a “chiedere la partecipazione degli investitori” in relazione a un eurobond del valore complessivo di 500 milioni di euro, in scadenza nel 2025 e con un tasso di interesse del 4,364%. Si tratta dell’ennesima operazione con cui la società russa chiede ai sottoscrittori del bond e ai suoi azionisti di accettare la conversione di un titolo denominato in euro in un’obbligazione russa, emessa dalla società Gaz Capital SA.
 

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L’accettazione della conversione garantirebbe ai sottoscrittori una commissione di 3,50 euro ogni 1.000 euro del valore nominale degli eurobond. Lo stesso comunicato fa sapere che Gazprom ricorrerà a procedure analoghe per tutte le partite di propri eurobond in circolazione.


L’obiettivo di una simile operazione è, in termini tecnici, quello di garantire il pagamento degli interessi e il rimborso ai sottoscrittori, che altrimenti non sarebbero possibili date le sanzioni esistenti nei confronti della stessa società russa, e il cui mancato versamento implicherebbe la dichiarazione di insolvenza. Peraltro, l’inserzione fa riferimento alla scarsa collaborazione che banche e broker manifestano rispetto alle informazioni necessarie a garantire il successo delle conversioni.

In termini più generali, tuttavia, il ricorso a procedure siffatte di conversione suggerisce alcune considerazioni non banali. In primo luogo, le conversioni possono rappresentare uno strumento di pressione nei confronti dei possessori di tali titoli, a cominciare da quelli istituzionali, perché sollecitino la rimozione delle sanzioni, responsabili del mancato rispetto della natura originaria delle obbligazioni. È evidente poi che le sanzioni stanno mettendo in grave difficoltà Gazprom che vede limitata la propria capacità di pagamento ma, al tempo stesso, finiscono per favorire l’inevitabile, e quasi obbligata, trasmigrazione dei possessori di obbligazioni “europee”, denominate in euro, verso vere e proprie obbligazioni russe, creando un legame, tutt’altro che trascurabile, di pezzi dei mercati dei titoli con la finanza di Stato della Federazione.

In presenza di sanzioni, infatti, la procedura di “consent solicitation”, vietata in alcuni Paesi a cominciare dagli Stati Uniti, significa l’accettazione forzata della conversione, pena, di fatto, la perdita dell’intero investimento. A oggi questo genere di “trasmigrazioni” ha già riguardato obbligazioni per una decina di miliardi di euro, ma l’annuncio relativo all’intero ammontare delle obbligazioni Gazprom emesse in euro significa una conversione rilevante in grado di incidere sui bilanci di vari istituti creditizi e assicurativi.

In estrema sintesi, ciò comporta una “russificazione” forzata di una parte dei prodotti obbligazionari in circolazione e, al contempo, indirizza Gazprom verso un sostanziale abbandono delle piazze internazionali, dove le norme sanzionatorie l’hanno resa, in concreto, non più solvibile. Sembra inevitabile, in tal senso, che le compagnie energetiche russe siano destinate a diventare i pivot di un mercato finanziario interno, a oggi pressoché inesistente, dove scambiare azioni e obbligazioni di società in cui oltre il 50% è nelle mani dello Stato; per Putin questa può essere la strada per attrarre le disponibilità degli oligarchi e per “incastrare” i sottoscrittori internazionali a cominciare dai grandi fondi hedge, come Vanguard e BlackRock, già presenti nell’azionariato di Gazprom e, in genere, impegnati nell’acquisto dei suoi bond.

Le conversioni “forzate”, del resto, possono trovare un incentivo non solo nelle già ricordate commissioni ma anche negli utili che la stessa Gazprom continua a macinare -quasi 42 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2022- e che, nella prospettiva individuata dalla sua prima linea di comando, dovrebbero rimanere saldamente in Russia. Dunque, la procedura pubblicizzata sul quotidiano economico di Confindustria sembra essere, prima di tutto, una parte di una più complessiva strategia politica.

Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento
 

NoWay

It's time to play the game
L’accettazione della conversione garantirebbe ai sottoscrittori una commissione di 3,50 euro ogni 1.000 euro del valore nominale degli eurobond. Lo stesso comunicato fa sapere che Gazprom ricorrerà a procedure analoghe per tutte le partite di propri eurobond in circolazione.


L’obiettivo di una simile operazione è, in termini tecnici, quello di garantire il pagamento degli interessi e il rimborso ai sottoscrittori, che altrimenti non sarebbero possibili date le sanzioni esistenti nei confronti della stessa società russa, e il cui mancato versamento implicherebbe la dichiarazione di insolvenza. Peraltro, l’inserzione fa riferimento alla scarsa collaborazione che banche e broker manifestano rispetto alle informazioni necessarie a garantire il successo delle conversioni.

In termini più generali, tuttavia, il ricorso a procedure siffatte di conversione suggerisce alcune considerazioni non banali. In primo luogo, le conversioni possono rappresentare uno strumento di pressione nei confronti dei possessori di tali titoli, a cominciare da quelli istituzionali, perché sollecitino la rimozione delle sanzioni, responsabili del mancato rispetto della natura originaria delle obbligazioni. È evidente poi che le sanzioni stanno mettendo in grave difficoltà Gazprom che vede limitata la propria capacità di pagamento ma, al tempo stesso, finiscono per favorire l’inevitabile, e quasi obbligata, trasmigrazione dei possessori di obbligazioni “europee”, denominate in euro, verso vere e proprie obbligazioni russe, creando un legame, tutt’altro che trascurabile, di pezzi dei mercati dei titoli con la finanza di Stato della Federazione.

In presenza di sanzioni, infatti, la procedura di “consent solicitation”, vietata in alcuni Paesi a cominciare dagli Stati Uniti, significa l’accettazione forzata della conversione, pena, di fatto, la perdita dell’intero investimento. A oggi questo genere di “trasmigrazioni” ha già riguardato obbligazioni per una decina di miliardi di euro, ma l’annuncio relativo all’intero ammontare delle obbligazioni Gazprom emesse in euro significa una conversione rilevante in grado di incidere sui bilanci di vari istituti creditizi e assicurativi.

In estrema sintesi, ciò comporta una “russificazione” forzata di una parte dei prodotti obbligazionari in circolazione e, al contempo, indirizza Gazprom verso un sostanziale abbandono delle piazze internazionali, dove le norme sanzionatorie l’hanno resa, in concreto, non più solvibile. Sembra inevitabile, in tal senso, che le compagnie energetiche russe siano destinate a diventare i pivot di un mercato finanziario interno, a oggi pressoché inesistente, dove scambiare azioni e obbligazioni di società in cui oltre il 50% è nelle mani dello Stato; per Putin questa può essere la strada per attrarre le disponibilità degli oligarchi e per “incastrare” i sottoscrittori internazionali a cominciare dai grandi fondi hedge, come Vanguard e BlackRock, già presenti nell’azionariato di Gazprom e, in genere, impegnati nell’acquisto dei suoi bond.

Le conversioni “forzate”, del resto, possono trovare un incentivo non solo nelle già ricordate commissioni ma anche negli utili che la stessa Gazprom continua a macinare -quasi 42 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2022- e che, nella prospettiva individuata dalla sua prima linea di comando, dovrebbero rimanere saldamente in Russia. Dunque, la procedura pubblicizzata sul quotidiano economico di Confindustria sembra essere, prima di tutto, una parte di una più complessiva strategia politica.

Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento

Non mi è chiaro un punto (di sicuro sarà già stato detto, ma mi deve essere sfuggito). In seguito ad ipotetica conversione, i rubli arriverebbero nelle banche occidentali o verrebbero versati in Russia? In entrambi i casi mi viene da dire che ci sarebbero non pochi problemi per i detentori...
 

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Non mi è chiaro un punto (di sicuro sarà già stato detto, ma mi deve essere sfuggito). In seguito ad ipotetica conversione, i rubli arriverebbero nelle banche occidentali o verrebbero versati in Russia? In entrambi i casi mi viene da dire che ci sarebbero non pochi problemi per i detentori...

probabilmente , ma certamente vedersi cambiare gli euro in rubli (e si parla di miliardi) creerebbe non pochi problemi alle istituzioni europee coinvolte in questo “scippo”
 

corradotedeschi

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Russian Agricultural Bank informa sullo stato del pagamento del rendimento cedolare subordinato di Eurobond
03 marzo 2023
JSC Rosselkhozbank prevede di pagare la cedola entro il 25 aprile 2023 (il periodo della cedola va dal 16 ottobre 2022 al 16 aprile 2023) sugli Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA (ISIN: XS0979891925, US74973DAJ81). Per ricevere il pagamento della cedola spettante ai portatori di Eurobond intestati a depositari al di fuori della Federazione Russa, JSC Rosselkhozbank richiede ai portatori di titoli di inviare i documenti (come da Elenco sotto riportato) attestanti i diritti su Eurobond a partire dal 14 aprile 2023 a l'indirizzo e-mail ufficiale della Banca: [email protected] il 19 aprile 2023. L'oggetto della lettera deve specificare "Informazioni sul titolare di Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA" (i documenti specificati ai punti 1, 2, 4, 5, 6, 7 dell'Elenco possono essere inviati entro il 14 aprile 2023 all'indirizzo e-mail ufficiale della Banca: [email protected] ).

I documenti originali* (o le loro copie debitamente certificate) specificati nell'Elenco devono essere inviati all'ufficio spedizioni di JSC Rosselkhozbank all'indirizzo 10, Bldg 2, Presnenskaya Emb., 123112, Mosca, entro il 19 aprile 2023. * Tutte le copie dei documenti
e gli estratti devono essere autenticati. I documenti cartacei emessi all'estero saranno accettati purché regolarmente legalizzati e redatti in lingua russa o inglese (con traduzione autenticata in lingua russa).

Elenco dei documenti:
1) Per le persone fisiche - copie debitamente certificate dei documenti di identità personali elencati nell'Appendice 1 al Regolamento della Banca di Russia n. 499-П del 14 ottobre 2015 sull'identificazione da parte degli istituti di credito di clienti, rappresentanti dei clienti, beneficiari e beneficiari effettivi in ordine contrastare la legalizzazione (riciclaggio) dei proventi di reato e il finanziamento del terrorismo (di seguito il "Regolamento della Banca di Russia").

2) Per le persone giuridiche e le altre persone non costituite in personalità giuridica - copie debitamente certificate di documenti contenenti informazioni di identificazione dei clienti qualificabili come persone giuridiche e persone giuridiche estere prive di personalità giuridica, beneficiari qualificabili come persone giuridiche e persone giuridiche straniere prive di personalità giuridica ai sensi della Clausola 1 dell'Appendice 2 al Regolamento di la Banca di Russia.

3) Uno dei seguenti documenti che confermano (al 14 aprile 2023) lo status dei detentori di Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA e delle persone che esercitano diritti su Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA, il relativo numero di Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA e registrati sul conto del titolare di Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA aperto presso un depositario estero:
- estratto conto di deposito (documento) al fine di comprovare la detenzione, emesso da un depositario estero;
- messaggio МТ 535 del sistema di messaggistica finanziaria globale SWIFT (Statement of Holdings), inviato da un depositario estero al suo depositante;
- qualsiasi altro documento, incluso un estratto del sistema bancario online, fornito da un depositario estero e contenente le informazioni (da specificare nei documenti menzionati nella presente clausola) sul numero di Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA e registrati sul conto del titolare di Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA

4) Documento contenente un collegamento al sito web ufficiale dell'autorità competente che ha rilasciato la licenza (permesso) o ha incluso il depositario estero di cui alla clausola 3 di questo elenco nell'elenco (registro) di soggetti autorizzati alla registrazione e al trasferimento dei diritti sui titoli.

5) Coordinate bancarie del detentore di Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA, menzionato nella Clausola 3 di questo elenco, per trasferire i pagamenti su Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA in rubli russi.

6) Copia dell'accordo con un operatore professionale del mercato mobiliare che gestisce Eurobond in un'infrastruttura estera.

Per ricevere il pagamento della cedola sugli Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA, i titolari devono stipulare l'Accordo secondo il modulo fornito da JSC Rosselkhozbank per confermare il loro consenso a ricevere pagamenti in rubli russi e la rinuncia a potenziali rivendicazioni future nei confronti di JSC Rosselkhozbank, soggetto a trasferimento dei pagamenti specificati al detentore di Eurobond emessi da RSHB CAPITAL SA

7) Il documento attestante la residenza fiscale del detentore di Eurobond

La Banca garantisce la massima riservatezza delle informazioni fornite dagli investitori.

La presente comunicazione ha solo scopo informativo, non costituisce un'offerta o un invito a fare un'offerta e non obbliga la Banca ad intraprendere alcuna azione o ad effettuare alcuna operazione in relazione agli Eurobond in esame.
 
C'è qualcuno che ha eurobond statali della Bielorussia? Io posseggo il 2030 in dollari sù conto titoli Fineco e quest'ultima mi dice di attendere per via delle sanzioni....io mi sono iscritto al Ministero delle Finanze Bielorusso il quale mi manda aggiornamenti nei quali dice di pagare sù una banca statale Bielorussa. In un post ha detto di rivolgersi alla Citibank NA London Branch che è il loro agente di pagamento ma di fatto io ho provato a contattarli ma non ci ho cavato un ragno dal buco.....
Buonasera Lasagna. Io ho il Belarus 2023 scaduto il 28/02. Dal sito del Ministero si apprende che il titolo sarebbe stato rimborsato in rubli bielorussi su conto acceso presso la Belarus Bank e a disposizione degli aventi diritto. Sto cercando di capire come poter far arrivare i soldi in Italia (in dollari o euro), ma sembra che, causa sanzioni, questa ipotesi sia preclusa…
 

Wallygo

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Io rispetto a Russia ho del briciolame sulla 23 ma "salvarsi" guadagnandoci pure da una situazione che ogni giorno diventa sempre più complicata ha del fantastico...una lotta contro il tempo e contro ostacoli di ogni tipo ... vedremo come andrà a finire questa storia/saga ma sono cmq felice di essere parte di questo gruppo di investitori che ha fatto 'sta puntata':corna:
 

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