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Val

Torniamo alla LIRA
La faccia ce la metto sempre. Lui idem.


In una diretta Facebook il ministro dell'Interno rimanda al mittente le accuse che definisce "politici e gratuiti".
Il leader della Lega si rivolge direttamente ai follower e al procuratore Armando Spataro.

"Sono un ragazzo di 45 anni, mi piace stare su Facebook - dice - Condivido con vuoi la mia attività e non cambio da ministro.
Forse dà fastidio a chi era abituato ai ministri imbalsamati, chiusi in ufficio e non si capiva cosa facessero.
Io non cambio, sono uno di voi. Mi piace andare a fare la spesa, andare a prendere un gelato con i miei figli, fare due passi o una corsetta.
Prendere il treno normalmente come i cittadini normali".

Il motivo della diretta Fb è di "puntualizzare" quando detto dal procuratore capo di Torino sul blitz
contro la "mafia nigeriana" che, secondo Spataro, Salvini con un tweet avrebbe rischiato di compromettere perché "ancora in corso".

"Non si permetta nessuno dire che il ministro dell'Interno mette a rischio un'operazione di polizia perchè fa un tweet un'ora dopo la comunicazione ufficiale
- afferma il ministro - quando un procuratore dice che con un tweet metto a rischio una operazione sbaglia, nei modi e nei tempi".

Nei modi, perché "tra istituzioni che si rispettano ci si telefona".

E nei tempi perché le cose per Salvini sono andate così:
"Ogni mattina mi arrivano per sms tutte le operazioni compiute nella notte precedente.
Stamattina mi alzo all'alba alle 6 a Bruxelles e alle 7.22 mi arriva un sms che mi riempe di gioia
perché tra le altre operazioni delle forze dell'ordine mi si parla di una operazione contro i 15 esponenti della mafia nigeriana.

Il tweet è stato fatto un'ora e mezza dopo: se alle 7.22 mi si comunica ufficialmente che viene realizzata questa operazione
e io un'ora e mezza dopo ritengo mio dovere ringraziare gli agenti, mi si permetta di non essere attaccato da chi non sa le cose".


Il video dai tetti di Roma, di fronte a 10mila persone che lo seguono in diretta,
Salvini parla poi di riforma della Fornero, di chi lo attacca, di Avvenire, di Boccia e di Confindustria,
della manifestazione di sabato e di Fredy Pacini.

Poi torna all'attacco di Spataro: "Questo procuratore tra 15 giorni va in pensione e spero abbia lunga vita da pensionato".

A meno che "qualcuno non si vuole candidare in parlamento, venire eletto e lì contestare" quello che fa Salvini.
 

Val

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Eccone un altro che poverino non ha più i denti tanto ha rosicato. Radical chic amico di sfruttatori.

Oliviero Toscani ora se la prende con Giorgia Meloni.
Ospite della trasmissione "La Zanzara" su Radio 24, se la prende con la leader di Fratelli d'Italia.

"Per fortuna ci sono gli stranieri che mi hanno insegnato tutto. Mi hanno insegnato il rock and roll, hanno portato i blu jeans",
ha detto l'autore di alcune delle più famose campagne pubblicitarie dei Benetton.
"Ce l'hai sempre con gli italiani, perché dici 'quattro coglioni di italiani?'", gli ha domandato Giuseppe Cruciani.
"Mi stanno sui coglioni quelli che fanno i nazionalisti, sono quattro coglioni".
Anche la Meloni? "Lei poveretta è ritardata. Brutta e volgare".

Un attacco choc, che però non si è fermato a queste parole:
"Mi dà fastidio la sua estetica. È fastidiosa. Mi dà fastidio e tutto ne risente".

I conduttori hanno provato a far ragionare Toscani, che però era un fiume in piena
e le sue dichiarazioni non sono passate inosservate.

"Il radical chic (con tessera Pd in tasca) Oliviero Toscani, fotografo di Benetton,
dice alla trasmissione 'La Zanzara' che io sono 'brutta e volgare', che 'gli dà fastidio la mia estetica' e che 'sono ritardata'.

Non risponderei a qualcuno che disistimo così profondamente, se non ci fossero in queste poche parole svariate forme di razzismo viscerale.

Razzismo contro le donne, costrette - indipendentemente da ciò di cui si occupano - a dover rendere conto del loro aspetto fisico.
E, molto peggio, razzismo verso il dramma di chi soffre di disturbi psichici.
Voglio dire che sono profondamente fiera che la mia presenza dia fastidio a una persona così miserabile".
 

Val

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Perdonatemi, ma questa mi sta proprio sulla palle. Fare la santerellina, poi .........

«Sono contenta dell’uragano provocato dallo scandalo Weinstein e dal movimento metoo
nato per denunciare molestie e violenze quotidiane subite dalle donne nel mondo:
anche se è probabile che qualche denuncia sia stata mossa solo per fare parlare di sé,
la conseguenza è che oggi gli uomini iniziano ad avere paura di farci proposte indecenti
in cambio di una parte in un film o di una campagna pubblicitaria».

"Proprio così, a 17 anni. Il tipo, che poteva essere mio padre, era il responsabile casting di un catalogo di moda.
Fu un vero shock! Mi mandò un messaggio in cui non parlava esplicitamente di sesso,
ma comunque era chiaro dove volesse arrivare. Me lo ricordo ancora benissimo.
Diceva: se mi seguirai ti farò volare come una farfalla.
Ci ho messo un anno prima di trovare il coraggio di affrontare altri provini."

E con quali registi le piacerebbe lavorare?

Con Paolo Genovese, Federico Moccia, i fratelli Vanzina e Carlo Verdone.

Ora rispondo :

“- E con quali registi le piacerebbe lavorare?”
“- Con Paolo Genovese, Federico Moccia, i fratelli Vanzina e Carlo Verdone.”
beh,e come mai nessuna regista donna?
dopotutto noi uomini siamo sempre pronti a molestare,stalkerizzare,violentare ecc. qualsiasi tenera fanciulla che ci capiti sotto le grinfie…
specialmente da una posizione di forza,come dite sempre.
Quindi consiglio caldamente a tutte quelle che lavorano nello spettacolo,di consorziarsi…perchè l’unione fa la forza
e di trovarsi registe,produttrici,conduttrici,finanziatrici e distributrici,e lavorare solo con loro, perchè SOLO così,saranno finalmente al sicuro.
certo,poi bisogna vedere il risultato….ma non preoccupatevi: farete senz’altro a pezzi questi figli di maiali orbi che osano attentare alle vostre grazie.

Un’altra conseguenza di questo movimento, è che i manager saranno sempre meno propensi a lavorare con donne
per paura di false accuse di molestie sessuali. Ogni cosa ha le sue conseguenze, che possono essere positive e/o negative.

La frase “se mi seguirai ti farò volare come una farfalla”, volerci vedere una molestia
mi ricorda la barzelletta del tizio che salutato da una ragazza con un ciao elaborò che gli aveva dato del cornuto.

E finisco dicendo alla signorina.
Non ti preoccupare, non c’è bisogno di farle, certe avances:
le fanno direttamente non solo le candidate ma anche le loro madri.
 

Val

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Che desse fastidio lo dicevano in molti .....


“Tutto quello che hanno raccontato i giornali non è necessariamente la verità” racconta in merito alla morte di Lady D

Darryn Lyons è l’ex re dei pararazzi ed ex capo dell’agenzia Big Pictures ed era presente nel luogo dell’incidente.
“Sono accadute molte cose strane in quella notte. Forse non si arriverà mai a scrivere la parola fine” rivela al The Sun.

“Persino William ed Harry non hanno saputo cosa è accaduto veramente, è stata raccontata una storia per addolcire quell’amara verità.”

Durante l’intervista il fotografo ammette che, secondo il suo punto di vista, Lady D. è stata assassinata, vittima di un complotto.
“Dopo la sua morte sono accadute molte cose inspiegabili. Ad esempio molti fotografi sono stati messi sotto custodia
e la polizia ha sequestrato molte prove che sono state scattate sulla scena del crimine.
Persino le mie telefonate e quelle del mio team erano sotto controllo. Ho ricevuto anche minacce di morte.”

E poi: “L’indagine è stata chiusa nel 2008. È stato accusato l’autista e la sua negligenza” conclude.
Il fotografo ammette inoltre che le prove rinvenute sulla scena non le ha mai vendute a nessun giornale.
 

Val

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Leggiamo i nomi. Tutti radical chic ......di sinistra con il kulo ben parato.

Quando Matteo Salvini si chiede retoricamente dov'era Confindustria negli anni della crisi,
«quando gli italiani, imprenditori e artigiani, venivano massacrati», non ha tutti i torti.

Anche se erano decenni che il partito dello sviluppo, orfano del quasi disciolto Partito democratico,
non si riconosceva così tanto nel centrodestra.
Dopodiché il vicepremier, riferendosi a Confindustria, tocca un nervo scoperto.

L'associazione degli industriali guidata da Vincenzo Boccia, che tra le 12 riunite a Torino è senz'altro leader,
rispetto al governo e all'elettorato gialloverde sconta il peccato di vari anni di scelte e posizioni apparse discutibili agli occhi di una larga fetta dei suoi stessi associati.
È questo il motivo per cui, fin dal primo giorno di Salvini-Di Maio a Palazzo Chigi, gli industriali, attraverso la loro rappresentanza,
sono stati guardati con sospetto, se non con aperta avversione.
E subito tagliati fuori da ogni ipotesi di concertazione.
Al punto che esiste, nel cassetto dei Cinque Stelle, un progetto per vietare alle imprese di Stato (Enel, Eni, Fs per dirne alcune)
di aderire e dunque versare le quote associative alla Confederazione.

L'attuale presidenza Boccia paga in particolare la decisa adesione alla stagione del renzismo.
Dall'intesa tra Matteo Renzi e Confindustria aveva visto la luce quel Jobs Act la cui abolizione diventerà una delle priorità del contratto di questo governo.
Ma soprattutto, quando poi arriva il referendum costituzionale voluto da Renzi esattamente due anni fa,
Boccia, appena eletto, schierò apertamente l'associazione per il Sì.
E non solo come posizione di principio, ma anche a livello organizzativo.
Una scelta senza precedenti per l'associazione, che ha provocato non pochi mal di pancia tra gli associati, specie quelli del Nord,
il cui cuore imprenditoriale batterebbe naturalmente verso destra.
Sappiamo tutti com'è andata a finire e quali divisioni quel referendum ha creato nel Paese,
trasformandosi nel trampolino di lancio per la vittoria del M5s alle politiche del marzo scorso.

Andando indietro nel tempo, il filo che lega Confindustria e la sinistra si colora di nuovo di rosso cupo nell'autunno del 2011
quando, presidente Emma Marcegaglia, gli industriali sono tra quelli che spingono e poi provocano
la caduta dell'ultimo governo di centrodestra, guidato da Silvio Berlusconi. Il «FATE PRESTO» cubitale
della prima pagina del quotidiano confindustriale, il Sole-24 Ore, è rimasto il simbolo di quella stagione,
l'ariete che ha aperto la strada al governo tecnico di Mario Monti, alla odiata legge Fornero, all'Imu, alle politiche di austerità.
Cioè a tutto quel complesso di norme, ma anche di emozioni e umori, contro il quale sia Lega, sia M5s hanno costruito la loro affermazione.

E se ci spingiamo fino al 2006, troviamo l'episodio leggendario del convegno confindustriale di Vicenza, a pochi mesi dalle elezioni politiche.
Silvio Berlusconi, premier uscente, se la vedeva testa a testa con Romano Prodi, avanti nei sondaggi.
Anche quella volta il centrosinistra aveva dalla sua Confindustria, presidente Montezemolo.
E in quel convegno, arrivando a sorpresa all'ultimo minuto, Berlusconi non le mandò a dire, invitando gli imprenditori preoccupati per la crisi economica
(che allora era ben di là da venire) a essere più ottimisti, a frequentare di meno Confindustria;
e attaccando platealmente gli imprenditori radical, prendendo di mira Diego Della Valle seduto nelle prime file.
L'evento segnò una spaccatura storica tra Berlusconi e l'associazione industriali.
 

Val

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Signor Giudice, pensi se i 5 milioni di italiani messi alla fame dagli ultimi governi...avessero una situazione di emarginazione
e di frustrazione affettiva e relazionale..ed un corto-circuito psico fisico........

Nonostante la richiesta a 10 anni di carcere avanzata dal pm, il Gup già in primo grado
aveva riconosciuto al giovane un vizio parziale di mente, accertato con una perizia richiesta dall'avvocato difensore.

I periti hanno infatti stabilito che la capacità di intendere e di volere del giovane era "grandemente scemata al momento del fatto".
Segnalando anche un "ritardo" nello sviluppo mentale di Hosni e un disturbo della personalità.

Secondo quanto scritto dal Gup nella sentenza di primo grado, ad influire sulla condizione psichica di Hosni e quindi sul suo comportamento furono

"la situazione di emarginazione, di frustrazione affettiva e relazionale, di fragilità emotiva accompagnata da una non completa maturazione sotto il profilo intellettivo"

Sempre nella sentenza, il Gup scrisse che il giovane tunisino quella sera mise in atto un'azione "spropositata",
un "gesto inconsulto", quando le forze dell'ordine gli chiesero i documenti, un'azione non supportata "da un movente rivendicativo o ideologico".

La sua azione contro i militari, è scritto sempre nella sentenza di primo grado,
"è stata però sorretta da una particolare esaltazione emotiva. Tale da consentire di registrare una sorta di corto circuito psico-fisico al termine del quale Hosni è apparso come svuotato".

Ricordiamo che Hosni era stato condannato in primo grado a 7 anni.
Adesso dovremo aspettare altri 90 giorni prima di leggere le motivazioni delle sentenza che hanno portato allo sconto di pena.
 

Val

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Cambia l'era dei quiz televisivi: dal 1° gennaio 2019 i concorrenti vincitori potranno essere premiati con denaro contante e non più con i famosi gettoni d'oro.

La tanto discussa pratica delle vincite in gettoni d'oro, quindi, non dovrebbe più essere applicata.
In questo modo, i vincitori dei quiz televisivi potranno intascarsi l'intero importo della vincita
e non solo una parte come invece succede con i gettoni d'oro. https://www.davidemaggio.it/archives/168938/gettoni-doro-vincite-contanti-2019-quiz

I vincitori dei gettoni d'oro non ricevevano mai un importo corrispondente a quello conquistato durante il gioco a premi,
poiché le vincite erano soggette ad una ritenuta fiscale del 20%.

Inoltre il concorrente doveva togliere alla somma le spese di spedizione e un'ulteriore quota dovuta al cambio da oro a cash,
soggetta peraltro alle oscillazioni del valore del prezioso metallo.

Ma cosa ne pensa il padre di tutti i quiz televisivi Gerry Scotti?
In un'intervista a ItaliaOggi, il conduttore si è detto soddisfatto della decisione e ha parlato di "farsa dei gettoni d’oro".
"Potremo finalmente premiare i concorrenti con denaro cash, con il contante, e mettere fine alla farsa dei gettoni d’oro.
Perché un concorrente vinceva, poniamo 100 mila euro, che erano tassati al 20%, e quindi diventavano già 80 mila".

Gerry Scotti, poi, ha cercato di spiegare il meccanismo dei gettoni d'oro.
"Poi però il produttore dei gettoni d'oro offriva al premiato 60 mila euro in contanti, piuttosto degli 80 mila in gettoni d’oro.
E tutti, naturalmente, preferivano il liquido. Quindi da 100 mila si scendeva a 60 mila.
E per 50 anni i quiz hanno in sostanza arricchito soprattutto il terziario dei premi.
Adesso, dal 2019, potremo finalmente premiare solo i concorrenti, dando loro soldi veri".
 

Val

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I gettoni d’oro sono stati introdotti nel 1955, proprio come forma di pagamento per i quiz televisivi italiani.
Si tratta di veri e propri gettoni, che hanno un peso variabile e che hanno su una delle due facce il logo dell’azienda commissionante (e quindi della rete televisiva).
A distanza di massimo 6 mesi dalla vincita (sebbene i ritardi riscontrati negli anni siano stati molteplici),
il concorrente vittorioso riceve i suoi gettoni d’oro, il cui valore corrisponde a grandi linee alla cifra effettivamente guadagnata, ma al netto del 22% dell’IVA.

Sarà il banco metalli, a contattarlo, per comunicargli il numero di gettoni che gli saranno corrisposti:
il concorrente potrà quindi scegliere di ricevere il pacchetto di gettoni, o di rivenderli direttamente al banco metalli per farsi accreditare sul suo conto corrente il corrispettivo in denaro.

In questo secondo caso, ecco che avviene un’ulteriore svalutazione: il premio perde un ulteriore 5%,
che è comunque una percentuale minore di quella che si perderebbe rivendendo i gettoni – ad esempio – alla Banca d'Italia o ad una delle poche gioiellerie autorizzate a operazioni di questo tipo
(indicate nel documento di trasporto che accompagna il “bottino”).
Anche facendoseli spedire, però, si assiste ad una svalutazione, più o meno del 3.5%.
 
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Val

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Quanti calcinkulo a questi genitori .......ma pure al medico di famiglia

Uno studente di un liceo scientifico friulano di 16 anni ha denunciato il suo professore di inglese, “colpevole”
di avergli assegnato un voto basso dopo l’ultima interrogazione dell’anno scolastico.

La vicenda, risalente alla scorsa primavera, è stata raccontata solo oggi, 5 dicembre sulle pagine del Messaggero Veneto.

Lo studente a poche settimane dall’inizio delle vacanze estive aveva ripetutamente rifiutato l’invito del’insegnante a farsi interrogare per migliorare il suo voto già sufficiente.

Il giovane, infatti, aveva voti eccellenti in tutte le materie e a ridosso della fine dell’anno scolastico si era assentato per prendere parte a concorsi e gare di matematica.

L’insegnante di inglese, che non voleva esprimere un voto finale inferiore alla media altissima del sedicenne,
aveva parlato anche con i suoi compagni affinché lo spronassero a presentarsi come volontario a un’interrogazione.

Di fronte ai numerosi rifiuti del ragazzo a presentarsi come volontario il professore era intervenuto chiamandolo alla lavagna:
il giovane, probabilmente per protesta, aveva fatto scena muta, tornando al banco con un tre sul registro e la media finale sporcata da quella interrogazione.

Il giovane, però, a luglio aveva querelato l’insegnante, accusandolo
“di avergli procurato uno stato di profonda prostrazione e stress, che avrebbe portato anche a disagi di natura fisica, certificati dai referti sanitari firmati dal medico di famiglia”.

Il gip Andrea Odoardo Comez, ha tuttavia deciso di archiviare il caso, come richiesto dalla pubblico ministero Elisa Calligaris.

I genitori del ragazzo si sono opposti all’archiviazione chiedendo di poter presentare altri documenti sulle condizioni psicofisiche dello studente.
 

Val

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Ahahahahahah leggete bene il finale ahahahahahah

Fabrizio Corona deve tornare in carcere, il procuratore generale di Milano lo chiederà ancora
e infatti farà ricorso in Cassazione per ribaltare la decisione del Tribunale di Sorveglianza che giovedì scorso ha mantenuto il regime alternativo alla detenzione.

Quanto all’iter processuale, alla base del ricorso, ci sarebbe la violazione dell’articolo 94 del testo unico
sugli stupefacenti che prevede “l’affidamento in prova in casi particolari” con le conseguenti prescrizioni quali,
ad esempio, l’astensione dal consumare droga o i colloqui regolari con i servizi sociali (Corona si presenta dagli assistenti una volta alla settimana).

La norma poi rimanda pure alle prescrizioni ordinarie previste dall’articolo 47 della legge sull’ordinamento penitenziario,
tra cui il rispetto degli orari, il divieto di allontanarsi dalla Regione Lombardia e di frequentare pregiudicati.

Il pg, come aveva già evidenziato in udienza davanti ai giudici della sorveglianza un paio di settimane fa,
ha sottolineato le moltissime violazioni commesse dall’ex ‘re dei paparazzi’ con le continue ‘ospitate’ in tv e il mancato rispetto di regole e orari.

Due casi tra tutti:
nonostante il divieto, la sua presenza di sera a Roma alla puntata del Grande Fratello vip
(dai filmati si vede uscire dalla casa del Gf) dove ha poi litigato con Ilary Blasi, e gli insulti al sostituto procuratore di Milano.

Il tribunale di Sorveglianza, la scorsa settimana, nel rigettare l’istanza del pg e del confermare, rendendolo definitivo,
l’ affidamento terapeutico territoriale in base anche all’ “individualizzazione del trattamento” (art. 13 ordinamento penitenziario),
ha parlato di esito “positivo” del percorso di Corona, “di numerosi passi avanti” compiuti da Corona.
 

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