- COSA FAI NELLA VITA? (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Dai mediocri burocrati europei non ci si può aspettare altro. Ed i nostri politici a chinare la testa. Gentiloni, ma chi sei ? Fatti sentire, datti na mossa.


Nelle sue raccomadazioni la Commissione europea ha confermato che in Italia
"sono state adottate le ulteriori misure di bilancio richieste per il 2017, e che pertanto in questa fase non sono ritenuti necessari interventi supplementari per garantire la conformità con il criterio del debito".
Evitata quindi la temuta procedura di infrazione delle regole del patto di stabilità.

Nonostante questo, la Commissione identifica le principali criticità dell'Italia:
il debito sopra il 130% del Pil, che sottrae risorse alla crescita,
l'inefficienza della burocrazia e dalla pubblica amministrazione e la corruzione, ostacoli per l'attività economica,
l'elevato livello di crediti inesigibili nei bilanci bancari, che diminuiscono la capacità di finanziare l'economia,
la povertà e la scarsa partecipazione femminile al mondo del lavoro.

E rimanda il governo all'autunno, quando
"rivaluterà il rispetto dell'Italia del criterio del debito, sulla base dei dati notificati per il 2016
e delle previsioni economiche di autunno della Commissione, che includeranno le nuove informazioni sull'attuazione delle misure di bilancio nel 2017 e i piani per il bilancio 2018",
dal momento che il Paese deve "perseguire la propria politica di bilancio in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità", cosa che "si traduce in uno sforzo sostanzioso per il 2018".

E, anche se non ci sono ancora "cifre" sugli obiettivi di bilancio che l'Italia dovrebbe raggiungere per il 2018, la raccomandazione è sempre la stessa: più tasse.
La Commissione Ue ha invatti chiesto all'Italia di

"spostare il carico fiscale dai fattori di produzione a misure meno dannose per la crescita".

Cioè "ridurre il numero e la copertura delle detrazione e delle deduzioni",
la riforma dal catasto e
soprattutto "reintroducendo la tassa sulla prima casa per le famiglie ad alto reddito".

Una proposta che non piace al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che in conferenza stampa
mette in chiaro che "cambiare idea su un'altra tassa cambiata da pochi mesi non è una buona idea".

"Pacta sunt servanda (i patti vanno rispettati, ndr), ha "minacciato" Pierre Moscovici parlando con i giornalisti,
"Le elezioni non interrompono gli obblighi dell'Italia. Le regole sono le regole. Comunque, la Commissione ha concesso flessibilità all'Italia in passato e continuerà il dialogo con il governo italiano".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ecco l'altro lato della medaglia .......su un lato la Dany, sull'altro queste due ......

Hanno perso l’ultima funivia della giornata e sono state raggiunte dai Vigili del fuoco per essere “scortate” a piedi verso valle.
Disavventura nella serata di oggi, domenica 21 maggio, per due donne di 41 e 43 anni che si sono “attardate” tra le bellezze naturali dei Piani d’Erna.

Hanno raggiunto la nota località lecchese approfittando della splendida giornata di sole, ma
– forse non calcolando adeguatamente i tempi dell’escursione, per la quale pare non fossero adeguatamente preparate –
sono arrivate alla funivia troppo tardi, quando ormai non era più possibile utilizzarla per scendere a valle.

Assistite dal personale di un vicino rifugio, hanno chiamato i soccorsi.
Alcuni Vigili del fuoco di Lecco sono saliti a piedi e, dopo essersi sincerati delle loro condizioni, hanno predisposto la discesa a valle.
L’intervento è iniziato intorno alle ore 21.00 e si è protratto fino a alle 2.00 di notte.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Personalmente, avrei risposto di pernottare al rifugio e di scendere a valle il giorno dopo.
Avete un'idea di cosa sia costato l'intervento ?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Intervento due. Pensate che i proprietari abbiamo pagato il disturbo ?

Storia a lieto fine oggi in Valsassina per i tecnici del Soccorso Alpino Lombardo della Stazione locale:
si trovavano in Grignetta per arrampicare quando è arrivato un messaggio dal loro capostazione per il recupero di un cane,
caduto all’imbocco del canale Caimi dalla Cresta Cermenati.

cane_cnsas1.jpg


L'animale tratto in salvo

Un tecnico si è calato e ha recuperato l’animale che, nonostante un volo di oltre 30 metri, è stato tratto in salvo in discrete condizioni.
I proprietari, visibilmente sconvolti, avevano provato invano a cercare di recuperarlo, per poi rendersi conto che era troppo rischioso.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Prima o poi capiterà anche a noi...forse prima di quando si possa ipotizzare .....e tutti zitti e cojoni.

Cominciamo a ricordare – perché è la dimenticanza che ci rende più servi – cosa fu quello che la Banca Centrale Europea (e i politici UE) chiamarono “il salvataggio concesso” ad Atene.
La BCE lanciò il SMP (Securities Market Programme) che consiste nel comprare il debito greco sul mercato secondario.

Cosa è il mercato secondario? E’ quello dove la banche vendono e comprano i titoli degli stati.
Trattandosi di titoli greci, soprattutto le banche – tedesche e francesi – avevano fretta di vendere.
Se non ci fosse stata la BCE a comprarli, avrebbero dovuto non vendere, ma svendere quei titoli che allora nessuno voleva.

Quindi, l’azione di salvataggio ha salvato le banche tedesche e francesi, che avevano prestato in modo spropositato e come minimo incauto, ad una economia così piccola e debole.
Draghi le ha sottratte alla sanzione che i “mercati” liberi riservano a chi investe male, prestando a debitori insolventi: il meritato fallimento. E le ha pagate più di quel che i titoli valevano.

Non basta: le banche centrali nazionali, certo su stringente consiglio della BCE, ne seguono le orme, lanciando un loro “programma di salvataggio”,
ANFA (Agreement on Net Financial Assets), insomma anch’esse acquistato titoli greci, salvando le banche loro
(noi italiani abbiamo salvato le banche altrui; non avevamo grandi esposizioni con Atene).

Comunque, direte, le banche hanno venduto alla BCE a meno di quel che potevano pretendere dal debitore, hanno fatto un sacrificio.
L’Europa ha teso una mano al governo greco, la BCE si è accollata titoli che sono carta straccia.

Prego, guardiamo meglio: la BCE ha raccattato i titoli a prezzi da liquidazione, ma dalla Grecia pretende il rimborso del montante iniziale.

Ha dunque ricavato una plusvalenza dalla differenza tra il prezzo a cui ha acquistato, e quello a cui esige il rimborso.
Draghi ha speso 40 miliardi per comprare titoli greci dal valore facciale di 55, stimava il Financial Times.

Non solo: la BCE nel frattempo ha lucrato gli interessi su quei titoli.
Interessi alti, perché sui titoli acquistati di seconda mano, lo sono.
La Grecia paga interessi a tasso del 5,9 per cento.
L’aprile scorso così la Grecia ha pagato 1,34 miliardi di euro a quel tasso.

La stessa BCE valuta che i profitti realizzati in questa operazione in 10,4 miliardi di euro.
Un’altra organizzazione, Campagna per il Giubileo, che ha dei docenti universitari nel suo seno, stima i profitti di Francoforte “fra 10 e 22 miliardi”.

Fatto è che nel 2012 la cosa si è risaputa, ed i profitti della BCE estratti al popolo greco avendo cominciato a fare scandalo,
allora – e solo allora – gli Stati membri della UE hanno preso l’impegno di “retrocedere”, ossia di restituire alla Grecia, su base annuale, i profitti intascati.
Ohibò? Ma era un diritto della Grecia, oppure no? Non saprei. Certo è l’indizio di una coda di paglia chilometrica.

Però attenzione, c’è il trucco: la retrocessione dei profitti lucrati con SMP e ANFA, è una cosa che spetta fare agli stati membri.
Non poteva restituirli la BCE direttamente, cosa più semplice?
Ma no, perché la BCE vi spiegherà che lei, i profitti che realizza, li versa per quota alle banche centrali nazionali,
le quali essendo banche private costituite da consorzi di banche private, e dove lo Stato è solo uno degli azionisti, distribuiscono i profitti agli azionisti.
E’ il mercato, ragazzi. Ha le sue regole.

Di fatto, gli stati europei, nel 2013, hanno versato “alla Grecia” una prima tranche di 2,7 miliardi.
Ho scritto “alla Grecia” tra virgolette, perché in realtà l’hanno versato su un conto speciale dedicato.
Dedicato al rimborso del debito. Insomma i creditori hanno versato i 2,7 miliardi in realtà a loro stessi, in un conto di deposito per la propria garanzia.

In Grecia, di quegli interessi che i greci hanno pagato, non è entrato un euro.

Nel 2014, gli stati europei hanno versato un’altra tranche – ma cambiando ancora: su un conto intermedio del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) che è situato, guarda le coincidenze, in Lussemburgo.
Cioè quel paradiso fiscale di cui il capo della commissione europea Juncker è stato primo ministro per quasi vent’anni (1995-2013),
facendo quegli accordi fiscali con 550 multinazionali per attrarne le sedi nel piccolo centro;
le multinazionali che si sono messe d’accordo con Juncker hanno pagato l’1% sui profitti trasferiti nel Granducato
(a proposito: la scoperta fu fatta da un consorzio di giornalisti nel 2014.

“Non bloccherò l’indagine”, promise Juncker a testa alta. Qualcosa però dev’esser successo, perché son passati 3 anni e tutto tace.
Forse perché le indagini su Juncker sono affidate a Margrethe Vestager, commissaria alla concorrenza, sua collega e sottoposta in oligarchia?).

Lasciamo perdere, non dobbiamo distrarci da questi interessi che gli stati UE si sono impegnati di restituire ai greci.
Abbiamo visto che i creditori hanno versato qualcosa nel 2013; qualcosa in un conto dormiente alle Cayman d’Europa (Granducato) l’anno dopo.
E poi? Poi più niente. Perché a giugno 2015, gli stati europei si sono rimangiati l’accordo … pardon, mi correggo:
l’ hanno bloccato con la motivazione che finché Atene non si piegava alle austerità e ai tagli ferocissimi richiesti dai creditori, nemmeno più un euro.

La sospensione, l’ha chiamata l’Eurogruppo, è dovuta “al ritiro della Grecia dal tavolo negoziale sul prolungamento della durata del secondo programma”;
naturalmente “nell’ipotesi di un nuovo accordo, questi [profitti] saranno utilizzati” – per darli ai greco, direte voi.

No: “saranno utilizzati per alleggerire il debito greco in caso di non- sostenibilità di esso e della messa in opera di misure di riforma”.

In pratica, sembra che con ciò si voglia dire: se le “riforme” che noi euro-usurai imponiamo ai greci rendono insostenibile il debito greco,
noi ci serviremo lautamente di quel monte di interessi ch non vi restituiamo.

Ma c’è anche un’altra spiegazione: che i farabutti banchieri e governi creditori abbiano usato la negazione di questi interessi
– che sono dovuti alla Grecia, per loro stessa ammissione – come arma di ricatto.
Avevano vinto Tsipras e a trattare c’era Varoufakis, bisognava punirli i greci, far vedere che delle banali votazioni non possono essere opposte a trattati europei, come disse Juncker allora.

Del resto già nel 2012, quando la faccenda degli interessi indebiti divenne nota, subito i creditori europei condizionarono la retrocessione alla continuazione dei programmi di austerità:
condizione illegittima – diremmo illegale, se nella UE vigessero i principi della legalità.
Ma l’esempio l’ha dato la stessa BCE, condizionando la retrocessione del dovuto a delle specifiche riforme:
qui sì illegalmente, in violazione patente dei propri statuti di istituzione tecnica. politicamente indipendente.

Per coincidenza, le riforme imposte dalla BCE sono quelle che vuole la Merkel con Schauble.
Persino il Fondo Monetario, ed è tutto dire, ha espresso disagio per questa brutalizzazione del popolo ellenico,
e ammette che queste “riforme” aggravano la situazione debitoria della Grecia; bisogna essere nell’Europa Unita per vedere simile spietatezza disumana e inflessibile.

I successi tecnici di questa cura sono lì da vedere:
nel 2010 il debito della Grecia era il 146,25 per cento del Pil;
nel 2016 è salito a 183,44,
e nel 2017 salirà ancora a 184, 74.

Il debito diventa sempre più impagabile.
Però i creditori hanno imposto al governo di Atene altri tagli delle pensioni e annullamento di tutti gli alleviamenti tributari,
e ciò per “darle” 3,8 miliardi, che deve rimborsare alla BCE: insomma prestiti ad interesse, altri prestiti.
Eppure ci sono 4,5 miliardi degli interessi dovuti, e bloccati dai criminali creditori.

Nel frattempo la Grecia ha un avanzo primario – che deve dedicare ai creditori, e si è impegnata a mantenere l’avanzo primario per 10 anni: ogni anno, un avanzo di bilancio di 3,5.
Il Fondo Monetario ha minacciato di ritirarsi dal “salvataggio”, ritenendolo impossibile e inumano.
Sembra che Schauble abbia accettato una riduzione dell’avanzo primario; ha paura, per una volta, l’usuraio ministro delle finanze:
paura che il FMI si ritiri, e allora si veda che il problema della Grecia è l’insolvenza, non la mancanza di liquidità che i creditori graziosamente le coprono prestando ad interesse.

Questa è l’Europa a cui ci dicono che bisogna restare aggrappati, perché sarebbe la nostra salvezza.
Fosse un nemico, avrebbe trattato i greci un po’ meglio. L’Europa calpesta l’umanità. Non riconosce pietà.

Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole, perché è la sua sola coperta” prescriveva Esodo 22, 24-26).

Draghi non restituisce il mantello al debitore; glielo presta ad interesse.
 

andgui

Forumer storico
Personalmente, avrei risposto di pernottare al rifugio e di scendere a valle il giorno dopo.
Avete un'idea di cosa sia costato l'intervento ?

A me è successo qualcosa di simile circa trent'anni fa. Facevo una settimana di vacanza a Courmayeur a fine febbraio. Un giorno decido di cambiare e provare le piste di La Thuile, dove non ero mai stato. Giornata di sole splendido ma con vento e piste ghiacciate. Su e giù con seggiovie e skilft, quasi senza accorgermene arrivo in Francia a La Rosiére (credo una ventina di kilometri in linea d'aria), mi siedo in un ristorantino e mi godo il pranzo. Riprendo il ritorno e a metà del percorso mi accordo di esser rimasto solo sulle piste, gli italiani partiti prima di me e i francesi in ritorno a La Rosière. Mi affretto, ma arrivato in cima al penultimo impianto di risalita, mi accorgo che l'ultimo impianto è ormai fermo e l'operatore se ne sta andando. Non c'erano i telefonini, mi metto a urlare e parto da incosciente in picchiata sulla pista ghiacciata. Il manovratore rimette in moto l'impianto, investendomi con una sfilza di improperi in patois, in francese e in italiano.
Tornato a Courmayeur racconto la vicenda alla moglie che mi ricopre di epiteti, il più gentile dei quali era: incosciente.
Risultato: smesso di sciare.

andgui.
 

tatteo

Forumer storico
A me è successo qualcosa di simile circa trent'anni fa. Facevo una settimana di vacanza a Courmayeur a fine febbraio. Un giorno decido di cambiare e provare le piste di La Thuile, dove non ero mai stato. Giornata di sole splendido ma con vento e piste ghiacciate. Su e giù con seggiovie e skilft, quasi senza accorgermene arrivo in Francia a La Rosiére (credo una ventina di kilometri in linea d'aria), mi siedo in un ristorantino e mi godo il pranzo. Riprendo il ritorno e a metà del percorso mi accordo di esser rimasto solo sulle piste, gli italiani partiti prima di me e i francesi in ritorno a La Rosière. Mi affretto, ma arrivato in cima al penultimo impianto di risalita, mi accorgo che l'ultimo impianto è ormai fermo e l'operatore se ne sta andando. Non c'erano i telefonini, mi metto a urlare e parto da incosciente in picchiata sulla pista ghiacciata. Il manovratore rimette in moto l'impianto, investendomi con una sfilza di improperi in patois, in francese e in italiano.
Tornato a Courmayeur racconto la vicenda alla moglie che mi ricopre di epiteti, il più gentile dei quali era: incosciente.
Risultato: smesso di sciare.

andgui.
olè
:rotfl:

adesso in valle aosta ti fanno scendere a valle (in quella che sei al momento) e poi ti arrangi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nuove inquietanti ombre sui caschi bianchi siriani.
Nonostante il trionfo dell’omonimo documentario prodotto da Netflix agli ultimi Oscar e vari riconoscimenti internazionali ottenuti – come il premio Right Livelihood Award –
si manifestano nuovi dubbi sulla vicinanza dell’ organizzazione umanitaria alla formazione salafita di Hayat Tahrir al-Sham, la diramazione di Al Qaida in Siria.
I caschi bianchi avrebbero recentemente accettato un premio a Idlib dalla stessa formazione terroristica, con tanto di cerimonia organizzata in loro onore.
Il video che immortala l’evento è stato diffuso su twitter
e ripreso da alcune agenzie di stampa come Mintpress.

Tahrir al-Sham e i caschi bianchi siriani
«Vorrei ringraziare i miei fratelli di Hayat Tahrir Al-Sham (Al-Nusra) per questa cerimonia in nostro onore e per tutti coloro che hanno partecipato all’organizzazione di questo evento» –
afferma il volontario mentre riceve il premio. Il condizionale e la prudenza in queste casi sono d’obbligo, ma si tratterebbe, secondo le testimonianze,
di un membro affiliato ai caschi bianchi e appartenente alla difesa civile siriana.
Nel video, in arabo ma accompagnato da sottotitoli in inglese, si celebra l’evento organizzato da Tahrir Al-Sham in onore dei caschi bianchi e del loro impegno sul campo a fianco della rivoluzione:
«Con la rivoluzione siriana che entra nel suo settimo anno, Tahrir al-Sham vuole onorare i suoi soldati nell’ombra che hanno trascorso interne giornate e nottate a servire il loro popolo».


Abu Jaber loda l’organizzazione
In un altro video che sta facendo il giro del web e dei socail network, il leader della formazione terroristica, Abu Jaber, loda apertamente i caschi bianchi, definendoli i «soldati nascosti della rivoluzione».
La domanda che sorge spontanea è: se davvero tale organizzazione è così imparziale, per quale motivo Abu Jaber, che è capo di un’organizzazione terroristica ed estremista, si esprime in questi termini?
Nonostante le smentite di rito, le prove che certificano la vicinanza dei caschi bianchi alle formazioni salafite e terroristiche cominciano a pesare.

I legami con i terroristi e le inchieste internazionali
Varie inchieste internazionali, a dispetto delle celebrazioni e degli Oscar, hanno messo in luce la vera identità dei caschi bianchi siriani.
La giornalista indipendente Vanessa Beeley ha analizzato i legami della nota ong con i terroristi di Hayat Tahrir Al-Sham.

«Con oltre 60 milioni di euro che provengono dalla Gran Bretagna e da altre nazioni come l’Olanda – osserva –
i caschi bianchi rappresentano una delle ong più foraggiate nel teatro della guerra siriana.
Essi sostengono di non essere legati ad alcun gruppo in Siria e di essere indipendenti.
In realtà sono ben integrati con Al-Nusra e collegati con la maggioranza delle compagini terroristiche in Siria.
Durante il mio recente viaggio in Siria, mi ha colpito la risposta dalla maggior parte dei siriani quando chiedevo loro
se sapessero chi fossero caschi bianchi: la maggior parte delle persone non ne aveva mai sentito parlare».

James Le Mesurier, il fondatore dei caschi bianchi

Il fondatore dei caschi bianchi è James Le Mesurier, un ex militare laureatosi presso la Elite Royal Military Academy della Gran Bretagna, a Sandhurst.
Un ufficiale britannico che faceva parte dell’intelligence, coinvolto in in una lunga serie di interventi militarti della Nato in molti teatri di guerra, tra cui Bosnia, Kosovo e Iraq.
Le Mesurier vanta anche una serie di incarichi di alto profilo presso le Nazioni Unite, l’Unione europea, e nel Regno Unito.
Inoltre, ha stretti legami con La Academi, la compagnia militare privata fondata nel 1997 da Erik Prince.
 

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