Correzione in vista sui mercati? (1 Viewer)

Ciao a tutti,
secondo voi è lecito aspettarsi prima della fine dell' anno una correzione dei mercati azionari (USA e quindi di riflesso Europa e Emergenti) nel breve periodo, magari prima della fine dell' anno? Forse al momento vi sono più rischi potenziali che rendimenti.
Eventualmente potrebbe essere un' occasione di ingresso a prezzi più bassi con ottica di medio-lungo periodo?
Sui bond invece ho una visione negativa sul medio-lungo periodo visto che è in atto il tapering in USA ed inizierà probabilmente il prossimo anno anche in Europa. Preferisco ignorarli.
Grazie
Mirco
 

tontolina

Forumer storico
Ciao a tutti,
secondo voi è lecito aspettarsi prima della fine dell' anno una correzione dei mercati azionari (USA e quindi di riflesso Europa e Emergenti) nel breve periodo, magari prima della fine dell' anno? Forse al momento vi sono più rischi potenziali che rendimenti.
Eventualmente potrebbe essere un' occasione di ingresso a prezzi più bassi con ottica di medio-lungo periodo?
Sui bond invece ho una visione negativa sul medio-lungo periodo visto che è in atto il tapering in USA ed inizierà probabilmente il prossimo anno anche in Europa. Preferisco ignorarli.
Grazie
Mirco
tutti si attendono una lieve correzione del 20% sul mkto americano....
poi
se lo faccia oppure no
è un'altra questione...
 

tontolina

Forumer storico
WALL STREET: anno nuovo, tendenza nuova?
Scritto il 1 gennaio 2018 alle 15:03 da Lukas

L’ultimo COT REPORT del 2017 sembra proprio voler portare cambiamenti alla configurazione dei mercati. Per carità, non stiamo parlando di inversione ribassista, ma i certo di un progressivo cambiamento nei mercati dei derivati. Un preludio quantomeno ad un indebolimento. [Guest post]
Cari amici, nell’ultima settimana dell’anno, i mercati finanziari internazionali, quasi a voler chiudere ufficialmente un periodo, sembrano cominciare a prefigurare tendenze nuove e diverse rispetto al recente passato. I mutamenti, ancora embrionali, non riguardano tuttavia i mercati azionari, bensi i settori a monte degli stessi. Vedremo nelle prossime settimane se tali accenni di novità troveranno ulteriore seguito e conferma. In tal caso, infatti, gli stessi finirebbero inevitabilmente per contagiare e produrre effetti, non piacevoli, anche sui mercati dell’equity.

Le nuove, ed ancora embrionali, tendenze, sono, come detto, già molto visibili sullo scenario intermarket. Ci riferiamo, in particolare, al progressivo e persistente indebolimento del dollaro index, che anche in quest’ultima ottava storna di un consistente 1,3 %. Nell’ultimo anno lo storno è molto più consistente, ossia pari al -10,3 %. Massiccio deprezzamento del biglietto verde che ha riportato, peraltro, il cambio EURUSD nuovamente a quota 1,20. Livello che comporta molte sofferenze per l’economia europea, già parecchio evidenti sui mercati azionari del Vecchio Continente. La guerra valutaria è peraltro funzionale al recupero di competitività dell’economia Usa voluta fortemente dal presidente Trump. Il pesante deprezzamento del dollaro sta, inoltre, producendo anche un’inversione di trend nel mercato delle commodities.
Basti pensare che il petrolio, in quest’ultima ottava, ha nuovamente varcato la quota di 60 dollari al barile.
Qualcuno può pensare che ciò sia l’espressione di una prospettiva di maggior crescita economica.
Personalmente non lo credo, anche perché i mercati obbligazionari non sembrano avvalorare tale ipotesi. Nell’ultima settimana, infatti, i rendimenti sui bond decennali Usa arretrano di 8 bps, e tornano a quota 2,40 %. E’ significativo che gli stessi non riescono, ormai da molto tempo, a superare la barriera del 2,50 %.
Nel frattempo i rendimenti sul biennale Usa sono risaliti sino a quota 1,89 %.
Il differenziale si è pertanto progressivamente ridotto, e ciò conferma che il ciclo dell’economia Usa è già in fase molto avanzata di maturazione.
Gli incentivi fiscali potranno allungarne un pò la durata, ma non credo che riusciranno ad invertire l’inesorabile processo di appiattimento della yield curve americana.
In tale contraddittorio nuovo contesto i mercati azionari Usa, per ora riflettono e rallentano la loro corsa. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, arretra dello 0,36 %, e chiude l’anno a quota di 2.673,61 punti.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:
upload_2018-1-1_17-37-0.png

Commercial Traders : – 72.106
Large Traders : + 59.129
Small Traders : + 12.977

Sembra, dunque, trovar definitiva conferma e forza la nuova configurazione del mercato dei derivati azionari Usa.
In quest’ultima ottava registriamo, infatti, variazioni molto ingenti nelle posizioni dei diversi operatori, pari a ben 34.961 contratti. In particolare,
i Large Traders, acquistano altri 28.830 contratti long, e quasi raddoppiano l’entità della loro posizione Net Long.
Gli Small Traders, sembrano lasciarsi alle spalle ogni timore, acquistano anch’essi altri 6.131 contratti long, consolidando in tal modo la loro nuova posizione Net Long.
I Commercial Traders, invece, prendono atto della voracità delle altre 2 categorie di operatori, a cui cedono l’intero lotto dei 34.961 contratti long, ed assumono una marcata ed ingente posizione di copertura, Net Short.
Le ingenti movimentazioni di quest’ultima ottava sembrano voler definitivamente archiviare la situazione degli ultimi 2 anni, e consolidare un nuovo e diverso assetto del mercato dei derivati azionari Usa, in linea con quanto di nuovo comincia ad intravvedersi sullo scenario intermarket.
Come ho già detto nelle scorse settimane, la nuova configurazione del mercato dei derivati Usa non prefigura ribassi marcati ed imminenti per le quotazioni azionarie.
Non assisteremo più, però, al trend unidirezionale e perennemente rialzista degli ultimi 2 anni.

Affrontare il mercato diventerà pertanto più difficile e complesso. In particolare credo che nel primo semestre del nuovo anno il trend rialzista proseguirà, ma con ritmi più moderati ed incerti rispetto al recente passato. Nella seconda parte dell’anno, invece, le condizioni di mercato potrebbero sensibilmente peggiorare e dare inizio, in sintonia con i primi accenni di recessione dell’economia Usa, ad una doverosa, ed ormai attesa, marcata correzione dei valori azionari. Anche l’avverarsi di quest’ultima ipotesi non deve però intimorire gli amici traders, perché si possono conseguire buone performance anche durante marcate fasi correttive. L’importante, infatti, è interpretare bene ciò che accade sui mercati ad assumere posizioni temporalmente coerenti, ossia in trend con gli stessi.

Il futuro prossimo si prospetta, quindi, ancora positivo per i mercati azionari, e cercherò, come sempre, di tradarli con il mio originale trading system, fondato sullo sfruttamento e sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi e nelle ricerche dei professori Jegadeesh e Titman, ed illustrati nel mio sito Long Term Momentum Azioni Italia. Nel 2017, il mio portafoglio denominato “ Azioni Italia – LTM “, ha conseguito una performance positiva pari al + 12,12 %. Performance positiva, ma inferiore a quella realizzata dal Ftse All Share, pari al + 15,55 %. Una sotto-performance del 3,43 %, non in linea con le nostre attese ed aspettative, ascrivibile molto probabilmente agli effetti distorsivi indotti dai PIR, che ha veicolato molti investimenti sui titoli dell’AIM non contemplati dal nostro portafoglio. Ciò non fa, però, venir meno la fiducia nel nostro approccio operativo, che nei gli ultimi 5 anni ci ha regalato una sovra-performance media annua pari al 16 %. Ciò detto, nella prima settimana del nuovo anno, coerentemente con l’analisi sopra esposta, non muto l’assetto del mio portafoglio costituito dall’85 % di posizioni long e dal 15 % di posizioni short, ossia da una posizione Net Long pari al 70 % del mio portafoglio. Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ Azioni Italia – LTM “ può consultare, se vuole, direttamente il mio sito. Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di Intermarketandmore BUON ANNO e buon trading.

Lukas
WALL STREET: anno nuovo, tendenza nuova? | IntermarketAndMore
 

tontolina

Forumer storico
WALL STREET: il COT REPORT lancia un alert
Scritto il 7 maggio 2018 alle 11:09 da Lukas
WALL STREET: il COT REPORT lancia un alert | IntermarketAndMore


In modo progressivo,stiamo vedendo un deterioramento del quadro del report prodotto dal CFTC di Chicago. La fase distributiva potrebbe però proseguire ancora un po’, ma sembra evidente che gli stessi operatori stanno progressivamente correndo ai ripari. Analisi COT Report del CFTC [Guest post]
Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali hanno sostanzialmente confermato gli incerti andamenti delle precedenti ottave, e dei primi mesi dell’anno. In molti si chiedono come mai, di fronte ad utili record, le quotazioni delle imprese Usa non crescono, e l’S&P 500 registri da inizio d’anno un saldo negativo, seppur lieve, dello 0,38 %. Com’è ben noto, i mercati sono abituati a guardare in avanti, gli utili aziendali di oggi sono, in realtà, già stati scontati, quasi per intero, nei mesi finali dello scorso anno.
Oggi, invece, i mercati cosa vedono e cosa scontano ? Vedono, credo, che questo lunghissimo ed anomalo ciclo economico espansivo và lentamente, ma abbastanza inesorabilmente, verso il suo epilogo. I segnali in tal senso sono già molti, ed evidenti da tempo, ma in tanti preferiscono ignorarli o far finta di non vederli.
Personalmente già da alcuni mesi, in coerenza, ho assunto un atteggiamento operativo alquanto cauto e prudente. Non bisogna esser avidi. Sarebbe, infatti, davvero sciocco dilapidare, magari in poche settimane, una gran parte dei lauti guadagni conseguiti negli scorsi anni.
Quali sono gli evidenti segnali che fanno presagire nei prossimi 6-12 mesi la fine del ciclo ? Lo scenario intermarket ci dà, credo, molte indicazioni. In particolare, il dollaro Usa, dopo quasi un anno di down-trend, ha nettamente invertito il suo andamento. Nelle ultime 6 settimane, si è infatti rivalutato del 3,50 %, con benefici effetti sia sull’euro che sullo yen. Alla rivalutazione del dollaro, si associa, peraltro, una consistente rivalutazione delle commodities, cresciute in termini reali del 6,8 % solo nell’ultimo mese. In particolare, eranoanni che non vedevamo le quotazioni del petrolio intorno ai 70 $ al barile. E statene certi, le conseguenze si faranno presto sentire. Anzi, alcune avvisaglie si cominciano già a manifestare. Il mercato obbligazionario, non a caso, registra già da alcuni mesi parecchie tensioni. I rendimenti dei bond decennali Usa, sono infatti risaliti sin quota 2,95 %. Ancora maggiore l’ascesa dei tassi a più breve scadenza.

I bond a due anni, esprimono oggi rendimenti pari al 2,51 %. La yield curve si è pertanto molto appiattita, e ciò lascia intravvedere e presagire che questo lungo ciclo economico và lentamente, ma inesorabilmente, verso il suo epilogo. E gli investitori, che guardano sempre in avanti, si comportano di conseguenza. Non a caso, i mercati azionari, da alcuni mesi lateralizzano in maniera scomposta, ed appaiono alquanto nervosi. In particolare il nostro benchmark azionario mondiale, l’S&P 500, quota oggi 2.663,42 punti, ossia lo 0,38 % in meno dei valori registrati a fine 2017, nonostante la sequela di utili record da parte delle aziende Usa.

Ciò premesso, passo ad esaminare i nuovi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures e delle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 162.524
Large Traders : + 89.978
Small Traders : + 72.546
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Anche il mercato dei derivati azionari Usa dà supporto alla nostra prudente vision. Si conferma, e si consolida, infatti, la configurazione, storicamente volatile ed incerta, del mercato dei derivati azionari Usa, in auge ormai da ben 5 mesi. In quest’ultima ottava, registriamo variazioni esigue, ma pur sempre significative, nelle posizioni dei diversi operatori, pari a 6.544 contratti. In particolare, i potenti Commercial Traders, cedono l’intero lotto dei 6,544 contratti long ed incrementano la loro abituale posizione di copertura, Net Short, ai livelli massimi degli ultimi anni. Per contro, i Large Traders acquistano altri 6.298 contratti long, ed estremizzano ulteriormente la loro naturale posizione trend-following, Net Long. Gli Small Traders, infine, acquistano solo i residui 246 contratti long, ma portano la loro posizione Net Long ai livelli massimi degli ultimi anni, sopra le settantamila unità.

Le movimentazioni di quest’ultima settimana, anche se esigue, estremizzano ulteriormente le posizioni dei diversi operatori del mercato dei derivati azionari Usa.
Ciò non è un bel segnale. In particolare, ci si chiede, perché le “ Mani Forti “ hanno incrementato progressivamente, a livelli ormai record, la loro posizione Net Short? Cosa intravvedono all’orizzonte? Altro segnale, alquanto preoccupante, è il livello record della posizione rialzista degli Small Traders, operatori notoriamente contrarian, che spesso si trovano sul lato sbagliato del mercato.
Interrogativi e considerazioni che non vogliono prefigurare un imminente crash del mercato, ma che ci inducono ad assumere un atteggiamento operativo cauto e prudente. A dire il vero, ritengo più probabile che, nelle prossime settimane, il mercato prosegua nell’improduttiva fase di lateralizzazione in corso già da alcuni mesi. Lateralizzazione distributiva e non accumulativa, trovandoci, come sopra ricordato, alla fine e non all’inizio del ciclo economico. Speriamo solo che tale fase non si prolunghi all’infinito, altrimenti le nostre performance né saranno sicuramente penalizzate.


Lukas
 

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